29 gennaio 2008

UNICOOP FIRENZE E PARTECIPAZIONE in MPS






Antonveneta, Siena paga il conto


Il Montepaschi a caccia di risorse per concludere l’operazione. Il 6 marzo l’assemblea voterà l’aumento di capitale: ma con quale sconto rispetto ai prezzi di mercato, visto che il titolo è già molto depresso? Il 10, poi, sarà approvato il nuovo piano industriale.

Il tempo stringe, ma forse mai come in questo caso saranno proprio gli ultimissimi giorni a dire come andranno le cose; se, in oltre cinquecento anni di storia, questa debba essere considerata l’acquisizione più sfortunata del Monte o se, alla fine, sarà premiato il coraggio di una banca che pur pagando e forse strapagando è riuscita ad irrobustirsi in modo significativo e, in termini dimensionali, a conquistare stabilmente il terzo posto nella classifica dei principali istituti di credito.

Sta di fatto che, fin dal primo momento, era stato chiaro che il boccone Antonveneta per il Montepaschi sarebbe stato ostico; difficile da digerire e da spiegare al mercato, come si è visto subito, a novembre, quando dopo l’annuncio il titolo in una decina di giorni passò da 4,4 a 3,6 euro. Gli operatori storsero il muso, davanti ad un’acquisizione che solo un paio di anni prima, a ridosso della contesa tra Bpi e AbnAmro, veniva stimata al fair value 5,5 miliardi di euro, saliti a 6,6 quanto è stata acquisita dal Santander, che subito dopo l’ha "girata" ai senesi, per nove miliardi, a fronte di un patrimonio netto di 3,7. Eppure, cara o non cara, l’acquisizione ha un forte valore strategico anche dal punto di vista di complementarità territoriale e i malumori del mercato, qualche volta troppo concentrato sul breve termine, sarebbero probabilmente già rientrati o quasi, se nel frattempo non si fosse innescata la fortissima turbolenza che sta travolgendo le Borse.

Invece il clima resta cupo e, a metà della settimana scorsa, Mps quotava a Piazza Affari appena al di sotto dei mezzi propri. Poi il titolo è leggermente risalito (ma comunque la capitalizzazione è intorno agli 8 miliardi, meno di quanto il Monte si appresti a pagare) e certo presentarsi ora con una richiesta di aumento di capitale da 5 miliardi (che verrà approvato dall’assemblea del 6 marzo) non è la cosa più semplice da fare.

A Siena, in realtà, ostentano grande tranquillità. Infatti i soci storici a parte Hopa, che è appena uscita per considerazioni proprie hanno già tutti garantito, anche se in alcune occasioni non in modo formale, che sottoscriveranno l’aumento; anzi qualcuno potrebbe prendere lo spunto per salire, come è stata avanzata l’ipotesi non smentita di Zaleski e di Axa; sicuramente non si tirerà indietro Caltagirone, come sempre molto liquido, e gli ambienti senesi ritengono che anche Unicoop Firenze, attualmente socio al 2,4%, farà la sua parte e forse potrebbe persino decidere di arrotondare verso l’alto la sua partecipazione; altrettanto scontato è il sostegno del primo azionista del Monte, la Fondazione, che proprio questo lunedì renderà noto il suo Documento di programmazione triennale, l’equivalente del piano industriale. Se sceglierà di scendere di qualche punto percentuale sul capitale complessivo (ora ha il 58% delle azioni, comprese quelle privilegiate, e comunque ha sempre sottolineato di non voler andare sotto il 51) sarà piuttosto per far spazio a qualche altro socio stabile e privato, limitando le annose polemiche sulla mano pubblica che controlla il Monte (ma non per questo rinunciando alla maggioranza assoluta delle ordinarie).

Non basta. A dare ancora maggiore serenità al Monte c’è l’accordo, sottoscritto con cinque colossi bancari (di italiani c’è solo Mediobanca) che garantisce comunque la sottoscrizione dell’aumento per la parte rivolta al mercato e dei titoli riservati alle future emissioni convertibili; le stesse banche che si sono impegnate a trovare i finanziatori, o a finanziare in proprio, quella parte di prestito ponte, da due miliardi, su cui sono già state fissate le condizioni di tasso (con una maggiorazione sull’Euribor non penalizzante, sostiene chi ha visto le carte). Anche sul resto, dichiarano le parti in campo, è stato fissato tutto il fissabile: insomma, non c’è modo (anche volendo) di tirarsi indietro. E peraltro nessuno sembra volerlo.

E allora? Allora la vera domanda non è "se" ma "come" avverrà l’aumento, cioè con quanto sconto rispetto ai prezzi di mercato un minimo di limatura rispetto alle quotazioni c’è sempre, quando si bussa a cassa rispetto ad un valore del titolo già molto depresso. Comunque, il 6 marzo l’assemblea voterà l’operazione e il 10 verrà presentato il nuovo piano industriale di gruppo, inclusa Antonveneta.

Ben prima, entro la fine di questa settimana o al massimo la prossima, dovrebbero esserci invece novità sul fronte della vendita dell’asset management del gruppo. Una decisione che aiuta a far cassa, ma che era stata presa ben prima dell’operazione Antonveneta, e va piuttosto nella direzione indicata più volte dal governatore Mario Draghi di separare gli assetti proprietari, tra banche e società di gestione del risparmio. Il numero uno del Monte, Giuseppe Mussari, da questo punto di vista è molto attento ai richiami di via Nazionale e dei nuovi dettami della Mifid: sempre per limitare al minimo i potenziali conflitti di interesse ha venduto il 70% di Intermonte sim (agli stessi manager) e ora si appresta a cedere la società di asset management, di cui manterrà comunque un terzo circa. Il rimanente, nelle intenzioni del venditore, dovrebbe essere ceduto per un terzo ad un partner industriale, e per il restante terzo ad un partner finanziario.

Tra pochi giorni si dovrebbe arrivare alla short list, ma il plotoncino iniziale si è già assottigliato: il Monte, infatti, al momento non offre agli acquirenti impegni di distribuzione, per cui il valore della sola sgr è decisamente minore, in un segmento che continua ad essere dominato dalla rete di vendita. Inoltre, in linea con il mercato e forse facendo un pochino meglio, comunque l’sgr del Montepaschi ha passato tutto il 2007 a perdere: l’anno appena concluso ha visto una raccolta netta negativa pari a 1,7 miliardi di euro, su un patrimonio di una ventina di miliardi. È sempre la sesta società per quota di mercato, ma certo il valore di questo tipo di attività al momento è quasi ai minimi storici.

VITTORIA PULEDDA - Supplemento Affari& Finanza - La Repubblica - 28 gennaio 2008

Approfondimenti:

Il Giornale - 29 Gennaio 2008

28 gennaio 2008

UNICOOP FIRENZE: PRIMI DATI 2007


Unicoop fa più ricavi con prezzi stabili

Unicoop Firenze, leader nella grande distribuzione, ha avuto un incremento del fatturato nel 2007 del 2,6% mentre i prezzi si sono mantenuti sostanzialmente stabili, appena lo 0,3% in più rispetto all'anno precedente

Lo rende noto Unicoop Firenze in una nota spiegando che "l'incremento delle vendite di Unicoop Firenze è di ben tre volte superiore alla media nazionale: i dati Istat nel periodo gennaio-ottobre 2007 segnalano infatti una crescita della grande distribuzione specializzata in generi alimentari pari appena allo 0,9%".

Ancora più marcata - prosegue il comunicato - la forbice con il dato nazionale sul capitolo inflazione: nel comparto dei generi alimentari, secondo i dati Istat, a livello nazionale si é registrata infatti un'inflazione del 2,9%, ossia quasi 10 volte tanto quella della cooperativa (+0,3%)".

Anche i soci crescono di numero: il trend di aumento si è infatti mantenuto sostenuto anche nel 2007 raggiungendo quota 1.049.337 (+2,9%). Ottimo anche il risultato occupazionale, gli addetti sono pari a 7.813 il 2,8% in più dell'anno precedente.

(ANSA in collaborazione con intoscana.it).

24.01.20

************************************************************************************


Nel 2007 il fatturato di Unicoop Firenze ha subito un incremento del 2,6% e i prezzi si sono mantenuti sostanzialmente stabili, appena lo 0,3% in più rispetto all'anno precedente. Lo rende noto Unicoop Firenze.

Anche i soci intanto crescono consistentemente: il trend di aumento si è infatti mantenuto sostenuto anche nel 2007 raggiungendo quota 1.049.337 (+2,9%).
Ottimo anche il risultato occupazionale, gli addetti sono pari a 7.813 il 2,8% in più dell'anno precedente.

(Toscana Radio News)

24.01.2008

21 gennaio 2008

BANCA MPS, VIA AL RIASSETTO E CESSIONI PER 5 MILIARDI




È una riorganizzazione patrimoniale e in piena regola. Nei primi tre mesi di quest'anno, Banca Mps chiuderà una quindicina di dossier relativi a cessioni di immobili, partecipazioni finanziarie e asset industriali. Per un controvalore stimato intorno ai 5 miliardi. Molto di più dei quasi 2 miliardi del finanziamento ponte per l'acquisto di Antonveneta già concluso dal gruppo presieduto da Giuseppe Mussari, la cui copertura è prevista proprio attraverso la vendita di patrimonio non strategico.

In questa direzione sta lavorando da tempo il direttore generale Antonio Vigni, sulla base del piano industriale di gruppo 2006-2009 e in attesa di portare in consiglio d'amministrazione quello nuovo, ai primi di marzo. Il Monte dei Paschi, una volta integrata Antonveneta, oltre a consolidarsi come terzo player nazionale, sarà dunque più snello e concentrato sul core business bancario. E avrà una compagine azionaria modificata, come già si comincia a intravedere.

Hopa ha ridotto la presenza nel capitale di Bmps dal 2,4 all'1,6% e in prospettiva il legame tra Siena e Brescia è destinato a sciogliersi (il gruppo toscano ha il 9,6% di Hopa, che sale al 15% con la quota di Antonveneta). In uscita anche Emilio Gnutti, che aveva direttamente l'1,5% di Bmps, e analoga sorte toccherà all'intreccio che ancora lega Unipol (1,9% di Bmps) e Montepaschi ( 14% di Finsoe).

C'è invece chi fa rotta verso la Toscana. Axa, che in Italia gestisce la joint assicurativa Axa Mps Vita (di cui controlla il 50%), ha già quasi il 3% del gruppo senese e punta ad arrivare al 4% (quota oltre la quale i diritti di voto sono congelati per statuto). Anche il finanziere Romain Zaleski, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, sta incrementando la sua partecipazione, che negli ultimi giorni sarebbe passata dal 2 al 3%, con la prospettiva di raggiungere la soglia del 4.

Axa e Zaleski rafforzano il fronte degli "indipendenti", composto dai soci stabili Francesco Gaetano Caltagirone e Unicoop Firenze (rispettivamente con 4,5 e il 3%), insieme a chi rileverà il 10% che la Fondazione Mps (oggi al 58,5%) probabilmente deciderà di "liberare" in fase di aumento di capitale previsto per finanziare l'operazione Antonveneta, e con i fondi esteri che secondo indiscrezioni controllano ormai il 5% del capitale. Questo schieramento nominerà la metà dei consiglieri nell'organo di governo della banca, il cui rinnovo è in programma nella primavera del 2009.

Per quanto riguarda il programma di dismissioni, avviato più di un anno fa e gestito dal vice direttore generale Nicola Romito, saranno decisivi i prossimi due mesi. La maggior parte dei dossier verrà chiusa entro marzo e solo gli immobili porteranno nelle casse di Rocca Salimbeni circa 2,5 miliardi. Tra le altre cose, saranno cedute le tenute di Marinella e di Fontanafredda, gli immobili non strumentali e quello di via dei Normanni a Roma, mentre Mps immobiliare con il patrimonio strumentale (valore 1,7 miliardi, escluse le sedi storiche) potrebbe diventare oggetto di una joint.

Entro gennaio Siena aspetta le offerte vincolanti per la partnership ( 50 e 50) nei non performing loans ( con una cartolarizzazione del portafoglio crediti da 800 milioni). In corsa sono rimasti Italfondiario, Abn Amro e Lehman Brothers. A fine mese sarà definita anche la short list per il doppio partner (finanziario e industriale) da far entrare nella Sgr, che gestisce 22 miliardi di patrimonio e ha un valore complessivo tra 500 e 800 milioni (verrà ceduto il 70%). Sempre nel primo trimestre dell'anno, Siena incasserà inoltre i 220 milioni per la vendita a Intesa Sanpaolo dell'attività di banca depositaria.

Tempi più lunghi invece per l'uscita da Finsoe (14%), Hopa (9,6%) e Banca del Monte di Parma (49%), che insieme "pesano" per altri 700 milioni circa. Alla luce dell'operazione Antonveneta ( che costerà 9 miliardi ma porterà a Siena circa 500 milioni del premio per l'allargamento della rete distributiva), saranno infine messi sul mercato un centinaio di sportelli (valore circa un miliardo), probabilmente in Toscana, Lazio e Umbria. Ma questo nella seconda parte dell'anno.

Cesare Peruzzi -

Finanza e Mercati -

ILSOLE24ORE.COM


16 gennaio 2008

QUANDO LA COOP DISCRIMINA



COMPORTAMENTI ANTISINDACALI
Una sentenza imbarazza Cgil, Cisl e Uil. Ma non solo loro.

"Comportamento antisindacale".
La Unicoop Tirreno (1,2 miliardi di fatturato nel 2006, 10,3 milioni di utile) ha perso una causa, promossa dai sindacati di base, su un tema, quello della tutela dei lavoratori, che dovrebbe essere iscritto nel dna di una cooperativa e per di più «rossa».

E invece il giudice Dario Conte, del tribunale del lavoro di Roma, ha dato ragione alla Flaica Uniti-Cub che, in giugno, aveva denunciato la società(che fa parte della Lega delle cooperative) perché si era rifiutata di consegnare l’elenco dei lavoratori di un proprio supermercato di Roma dove i sindacati di base volevano organizzare l’elezione delle rsu (rappresentanze sindacali unitarie, ovvero i comitati di lavoratori di ogni luogo di lavoro e che vengono eletti direttamente dai dipendenti).

Il motivo? Un accordo nazionale tra la società e i sindacati confederali, successivo alla denuncia (è del settembre di quest’anno), afferma che solo Cgil, Cisl e Uil, firmatari del contratto di lavoro di distribuzione cooperativa, potevano indire le elezioni per le Rsu.

La sentenza pilota, almeno in ambito cooperativo, ribalta quell’intesa e afferma che la Flaica è un sindacato nazionale e, in quanto tale, ha diritto a indire l’elezione delle rsu anche se non ha firmato il contratto di lavoro. Non solo: la sentenza mette in mora anche le organizzazioni confederali che hanno stipulato un accordo che esclude altre sigle e che è stato ritenuto non valido. Tanto più che la categoria del commercio della Uil ha presentato al tribunale addirittura una memoria difensiva.

Così una sentenza su un fatto locale può dare origine a un effetto a catena in seno alle Coop.
Anzitutto è stato ribadito il principio che qualunque sindacato in possesso dei requisiti può indire le elezioni per le Rsu. In secondo luogo è possibile che i sindacati di base diano vita a una serie di denunce in tutt’Italia (un processo simile è già in corso in Liguria) contro le Coop che, proprio in forza dell’accordo con Cgil, Cisl e Uil, non gli permettono di indire
e elezioni delle rsu.

Giancarlo Desiderati, segretario della Flaica Uniti-Cub, e promotore
della denuncia, si sta preparando.

Panorama 20/12/07 (Marco Cobianchi)

Altre informazioni sul blog dei dipendenti Unicoop Tirreno

Notizie correlate: Auchan condannata per comportamento antisindacale

12 gennaio 2008

PRIMI DATI DELLA SCELTA SUL TFR



Il governo si aspettava un 40% di adesioni a fine 2007
I primi riscontri danno il 23% dai negoziali



Se mai c’è stata l’intenzione, da parte del legislatore della riforma del 2005, di indurre i lavoratori dipendenti ad aderire inconsapevolmente ai fondi pensione con il meccanismo del silenzio assenso, ebbene, il piano pare sia fallito.

Nel bilancio di iscrizioni e rendimenti dei fondi pensione a fine 2007 – che tiene conto degli afflussi del semestre del silenzio assenso - il dato forse più sorprendente e che i cosiddetti silenti sono stati pochi.

I lavoratori hanno dunque deciso consapevolmente nella stragrande maggioranza dei casi di lasciare anche il TFR futuro in azienda.

L’altro dato importante del 2007 è che, terminato il semestre del silenzio-assenso e delle grandi campagne informative e delle grandi campagne informative sulla previdenza integrativa le adesioni ai fondi pensione hanno bruscamente rallentato. Contemporaneamente, è invece rimasto sostenuto il ritmo delle iscrizioni agli strumenti pensionistici individuali, in primis i Pip delle compagnie Vita, anche da parte dei lavoratori dipendenti. L’ennesima dimostrazione del fatto che anche un servizio finanziario proposto da reti ben remunerate può conseguire maggiore successo di un analogo più efficiente e meno costoso (come i fondi negoziali) ma che non può contare su una distribuzione altrettanto agguerrita.

I lavoratori dipendenti, in prevalenza, hanno dunque preso una decisione, non necessariamente la più razionale: quella di non aderire per il momento ai fondi pensione. Sarebbe solo in parte sorprendente verificare che tra di loro c’è qualcuno che successivamente si è fatto convincere dai venditori di polizze che è opportuno dotarsi di un piano di accumulazione ai fini previdenziali.
Dove non poterono il governo e i sindacati, poterono gli agenti, i promotori e le banche.

Da “Plus 24” – Il sole 24 ore – Marco Liera

10 gennaio 2008

CAMPANIA: RIFIUTI, DRAMMATICA SITUAZIONE ALL'IPERCOOP















Quarto
La drammatica situazione venutasi a creare in gran parte della Campania relativa alla mancata raccolta dei rifiuti solidi urbani e le tensioni che da giorni interessano alcune località sede di discariche, stanno creando pesanti disagi ed ingentissimi danni economici anche a molti operatori commerciali.

Unicoop Tirreno, presente in Campania con cinque ipermercati e quattro supermercati, oltre ad un centro distribuzione (1.300 dipendenti, oltre 170 milioni di euro di fatturato nel 2007, 100.000 soci, rapporti commerciali con oltre 300 fornitori locali) sta vivendo una situazione paradossale nell’ultimo centro aperto lo scorso 6 dicembre nella città di Quarto (NA).

La città di Quarto è raggiungibile da due direzioni principali: una galleria che la unisce a Pozzuoli e l’asse mediano.
Due giorni prima dell’apertura è stato emanato un provvedimento per la chiusura della galleria che collega la città di Quarto con quella di Pozzuoli: inizialmente veniva disposta la chiusura della galleria per dieci giorni, poi prorogata fino al prossimo mese di febbraio (nessuno è in grado di garantire che la nuova data sarà effettivamente l’ultima).

Nei giorni successivi all’apertura l’area è stata pesantemente interessata dalle manifestazioni che hanno caratterizzato lo sciopero degli autotrasportatori e qualche ente ha pensato bene di dare una mano avviando contestualmente lavori di asfaltatura sull’asse mediano.
Venendo ai giorni nostri, Quarto, come si può leggere sulla stampa e vedere nelle immagini televisive, è divenuta ostaggio delle proteste per la riapertura della discarica di Pianura: il risultato è stata la chiusura del centro commerciale nel pomeriggio di sabato 5 gennaio e martedì 8 gennaio a partire dalla mattina.

Per i prossimi giorni si vedrà, nessuno è in grado di garantire niente.
Due dati sono certi già oggi: il fatturato ha subito un calo pesante in pieno periodo natalizio, quello più favorevole per il commercio; si sono dovuti sostenere costi di esercizio (nel solo ipermercato lavorano 270 persone, molta merce deperibile si è deteriorata) non motivati dalle reali condizioni di svolgimento delle attività e comunque improponibili per periodi prolungati.
Facciamo appello alle autorità competenti perché si attivino per garantire a tutti gli operatori economici condizioni certe e continuative per l’esercizio delle attività e riflettano sull’opportunità di individuare misure compensative per i già troppi danni da esse subiti.

Fonte : comunicato stampa

05 gennaio 2008

I COMPITI DEL CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA





ARTICOLO 35 DELLO STATUTO








Il consiglio di sorveglianza:


- nomina e revoca i componenti e il presidente del consiglio di gestione e ne stabilisce il compenso anche in misura differenziata per quelli che risultino investiti di particolari incarichi o deleghe;

- approva il bilancio di esercizio e, ove redatto, il bilancio consolidato, dopo aver acquisito il parere obbligatorio non vincolante delle assemblee consultive delle sezioni soci;

- indica coloro che devono svolgere la funzione di presidente delle assemblee separate, nonché un loro sostituto;

- vigila sull’osservanza della legge e del presente statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione ed in particolare sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento;

- riferisce per iscritto almeno una volta all’anno all’assemblea sull’attività di vigilanza svolta e sulle omissioni e sui fatti censurabili eventualmente rilevati. Tutti i suoi componenti sono tenuti a partecipare alle assemblee generali;

- fornisce parere obbligatorio non vincolante in ordine alle politichesettoriali, alle operazioni strategiche, ai piani industriali, finanziari e di ristrutturazione aziendale della cooperativa, predisposti dal consiglio di gestione;

- indica i fabbisogni annuali necessari per lo svolgimento delle attività istituzionali, sociali e di sorveglianza;

- delibera la costituzione, l’accorpamento e la cancellazione delle sezioni soci, definendone il territorio geografico di competenza, in accordo con quanto previsto dal presente statuto e dagli appositi regolamenti;

- delibera, sentito il parere del consiglio di gestione, in merito alla fusione per incorporazione di società possedute per almeno il novanta per cento del capitale;

- delibera in ordine alle nomine alle cariche sociali nelle società partecipate;

- esercita ogni altro potere previsto dalla normativa vigente o dallo Statuto.

Nella riunione del consiglio di sorveglianza convocata per l’approvazione del bilancio d’esercizio, un terzo dei componenti di questo può chiedere che tale bilancio venga approvato dall’assemblea dei soci.

I 45 CONSIGLIERI:

Fiorella Astori, Prato
Franco Becattini, Arezzo
Arrigo Becocci, Lucca
Marzia Bellini, San Miniato
Dimitri Benvenuti, Bagno a Ripoli
Sanzio Benvenuti, Firenze
Laura Berti, Firenze
Paolo Bicchi, Firenze
Paola Birindelli, Monsummano Terme
Mauro Bombardi, Montevarchi
Roberto Guido Bonacchi, Agliana
Paolo Brunetti, Cascina
Renato Burigana, Firenze
Turiddo Campaini, Empoli
Gilberto Campi, Firenze
Paolo Cantelli, Firenze
Sandra Capuzzi, Pisa
Giovanni Casini, Campi Bisenzio
Marinella Catagni, Empoli
Daniela Ceccarelli, Arezzo
Paola Chiarelli, Sesto Fiorentino
Alfredo Corsino, Prato
Renata Corzi, Lastra a Signa
Mauro Cristini, San Giustino Umbro
Roberto D’Anna, Firenze
Lando Fiaschi, Certaldo
Alessandro Franciolini, Figline Valdarno
Giovanni Frediani, Castelfiorentino
Graziano Gazzarri, Volterra
Vittorio Giachi, Poggibonsi
Gianfranco Grossi, Borgo San Lorenzo
Gabriella Iacopini, Scandicci
Gino Leoncini, Vinci
Moreno Lunardi, Viareggio
Enzo Marchi, San Casciano V. Pesa
Paolo Marchionni, Cavriglia
Paolo Marconi, Firenze
Mauro Marrucci, Siena
Luciano Menichetti, Fucecchio
Viviana Quaglia, Firenze
Ciro Rizzi, Pistoia
Anna Maria Tarchi, Scandicci
Marina Trambusti, Firenze
Marinella Volpi, Pontedera
Franca Zambelli, Pontassieve

COMPOSIZIONE-COMPENSI-COMPETENZE-PRESIDENTE

03 gennaio 2008

UNICOOP FIRENZE: NASCE IL NUOVO CONSIGLIO DI GESTIONE


Unicoop Firenze ed il nuovo sistema duale:
Armando Vanni nominato da Campaini presidente del Consiglio di Gestione



Il Consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze, riunito oggi sotto la presidenza di Turiddo Campaini, ha nominato i manager del Consiglio di gestione composto da sette membri.

Su proposta di Campaini e' stato nominato presidente del consiglio di sorveglianza Armando Vanni.
Alla vicepresidenza e' stato eletto Golfredo Biancalani.

Questa la lista degli altri cinque membri con le relative deleghe: Riccardo Sani, responsabile sviluppo, immobiliare e tecnico; Maura Latini, responsabile commerciale canale ipermercati; Fabio Tozzini, responsabile commerciale canale supermercati; Piero Forconi, responsabile risorse umane; Alberto Migliori, responsabile amministrazione, controllo e finanza.

Dopo decine di assemblee con i soci, tre anni di dibattito interno e sottili distinguo interpretativi delle nuove norme di riforma del diritto societario - si legge in una nota - siamo ai nastri di partenza.

Dal 2 gennaio alla testa di Unicoop Firenze non ci sono piu' un presidente e un amministratore delegato, ma una struttura duale che poggia su tre organi gerarchicamente ordinati: l'Assemblea generale dei delegati dei soci, organo d'indirizzo e decisione su tutte le piu' critiche materie istituzionali; un Consiglio di sorveglianza di 45 membri, espressione dell'assemblea cioe' del milione di soci proprietari di Unicoop Firenze: nessuno dei 45 potra' essere dipendente della Coop; un Consiglio di gestione composto da sette membri.
Il Consiglio di sorveglianza avra' potere d'indirizzo strategico e di controllo sulle scelte dei manager.

Si tratta di una vera e propria "rivoluzione" nell'assetto societario, perche' per la prima volta introduce la distinzione fra rappresentanza della societa' e management. Finora nel consiglio di amministrazione sedevano al contrario fianco a fianco, soci e vertice gestionale della cooperativa.


2 gennaio 2008

Fonte: (AGI)