27 agosto 2012

MPS: LO STATO SALVA LA BANCA, GLI AZIONISTI SI ARRANGINO










Da Ferragosto in avanti Montepaschi ha guadagnato il 33 per cento. Ma non è merito né del rastrellamento di nuovi investitori, né dell’euforia per la prospettiva dello Stato azionista della banca senese: l’aumento delle quotazioni si spiega interamente con l’effetto della contrazione dello spread sul portafoglio di Btp. Per il resto a Siena c’è poco da festeggiare. L’ingresso del Tesoro, che dovrà avvenire a condizioni di mercato, avrà un forte impatto diluitivo per tutti gli azionisti.


Gli accertamenti condotti fin qui dalla Consob sul rally borsistico del Montepaschi non hanno individuato accumuli di azioni degni di nota. Nessun rastrellamento occulto, ma solo un intenso trading. Salvo eventuali sorprese, dunque, non ci sarebbero all’orizzonte i nuovi investitori di cui diversi organi di stampa hanno scritto nelle scorse settimane, né volenterosi acquirenti per le azioni che la Fondazione Mps, oggi al 37%, ha intenzione di vendere. Le prospettive della banca non inducono infatti ad assumere posizioni consistenti di lungo periodo. Anche lo Stato azionista di Banca Mps, è di là da venire. I cosiddetti “Monti bond” per un totale di 3,4 miliardi non hanno ancora avuto il placet della Commissione europea, anche se dovranno essere emessi entro la fine del 2012. Ma l’eventuale pagamento della cedola di interessi tramite assegnazione al Tesoro di nuove azioni Mps – ipotesi prevista in caso di perdite o di utili insufficienti – avverrebbe non prima dell’approvazione del bilancio 2012. Probabilmente a luglio, mese in cui cade la data di pagamento degli interessi prevista per i vecchi Tremonti bond. Sempre che il pagamento della prima cedola non venga fissato al 2013.


Perché allora l'intenso trading e soprattutto un aumento delle quotazioni del 33% da erragosto a venerdì scorso? La spiegazione è molto semplice: lo spread. Dal 24 luglio, due giorni prima delle dichiarazioni di Mario Draghi a Londra («La Bce farà qualsiasi cosa per salvare l'euro), la riduzione del differenziale di rendimento fra titoli italiani e Bund ha fatto salire il valore dei Btp nel portafoglio, riflettendosi nella capitalizzazione delle banche, da Unicredit al Banco Popolare, da Intesa a Ubi.

Nel caso del Montepaschi, l’incremento della capitalizzazione (867 milioni) registrato nel periodo si spiega interamente con la rivalutazione del portafoglio di 25 miliardi di Btp: circa 880 milioni, al netto delle tasse. In sostanza, oggi per un investitore le azioni Mps sono solo una proxy ad alta leva finanziaria di un portafoglio di titoli di Stato (con una scadenza media di 9 anni, la più lunga fra le banche italiane).

Al di fuori della speculazione, il razionale per investire nella banca senese è debole. In Borsa, il capitale di Mps vale 2,8 miliardi. Ci sono poi i 3,4 miliardi di titoli ibridi, che prima o poi andranno restituiti. Va poi considerato che fra le grandi banche è anche quella con la qualità di asset peggiore. I crediti dubbi sono il 16% del totale (147 miliardi), il più alto nel settore, e hanno nel contempo il più basso tasso di copertura. È stato calcolato che il valore dei crediti dubbi non ancora svalutati equivale a metà dell’attuale patrimonio netto. A essere prudenti, si può prevedere quindi 1 miliardo di nuove svalutazioni sui crediti. Sommando capitalizzazione, Monti-bond e rettifiche su crediti, si arriva a 7,2 miliardi. Quasi la metà di Unicredit. Decisamente troppo, anche per una banca che vanta mezzo millennio di storia e ha un numero uno come l’ex a.d. di Piazza Cordusio, Alessandro Profumo (che è uno degli 80 soci de Linkiesta). A questo si aggiunge, infine, la prospettiva di un aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione, per 1 miliardo di euro, su cui si attendono indicazioni dal cda di domani, convocato per approvare i risultati semestrali. È in questo scenario, semmai, che potrebbero spuntare nuovi azionisti stabili.

Si è infine speculato sul fatto che il Tesoro possa ricevere azioni di nuova emissione, pagandole al valore di libro (circa 1 euro), nel caso in cui la banca non abbia utili a sufficienza per pagare in contanti la cedola sui Monti-bonds (ipotizzata al 10%). Con le cedole di due esercizi (680 milioni), è stato stimato che il Tesoro avrebbe così il 6-7% di Mps, pagando le azioni a un prezzo pari a quattro volte la quotazione di mercato (0,24 euro). Come dire che lo Stato paga un premio per avere l’onore di salvare Banca Montepaschi, facendo un regalo a tutti gli azionisti attuali. E in particolare alla Fondazione Mps, che insieme con l’ex presidente Giuseppe Mussari e il sistema politico senese, è il principale responsabile della crisi della banca.

Un esito che farebbe sicuramente gridare allo scandalo, se non fosse che non accadrà: lo impediscono le regole europee sulle misure di sostegno alle banche. Secondo l’ultima comunicazione della Commissione europea, «il conferimento di capitale deve essere sottoscritto con uno sconto sufficiente rispetto al prezzo delle azioni (previo adeguamento in base all’«effetto di diluizione») registrato immediatamente prima dell’annuncio del conferimento stesso, in modo da offrire allo Stato una ragionevole prospettiva di adeguata remunerazione». Non ci possono essere regali, quindi. Lo Stato salverà una banca, non i suoi azionisti.


27 agosto 2012

Lorenzo Dilena

Linkiesta



22 agosto 2012

MPS, IL TESORO DIVENTA AZIONISTA

Il Tesoro col 7% diventerebbe il secondo azionista

Gli accordi sui Monti Bond prevedono infatti che, in assenza di utili a fine anno, un fatto praticamente scontato se verrà presentata una semestrale con una perdita così ingente, il Tesoro venga remunerato con azioni della banca.

Invece di incassare 640 milioni di euro dagli interessi dei Monti Bond, il Tesoro si troverebbe in portafoglio una quota di circa il 7% del Monte.



Continua il rimbalzo in Borsa del Monte dei Paschi, ma la notizia è solo in parte positiva per Siena, perché la corsa all’acquisto di azioni della banca, che ieri hanno superato la quotazione di inizio anno, è determinata da una serie di notizie preoccupanti che hanno riacceso l’interesse della speculazione. Speculazione che adesso scommette in un rapido e progressivo allentamento del controllo da parte della Fondazione sulla banca. Un allentamento che potrebbe quindi far diventare contendibile il controllo di Rocca Salimbeni e che è determinato dal perdurare della difficile situazione della banca.

Secondo alcuni analisti, infatti, il Monte martedì prossimo presenterà una semestrale contraddistinta da un’altra pesante perdita che potrebbe aggirarsi attorno al miliardo di euro. Tale passivo, come aveva fatto capire l’ad Fabrizio Viola a giugno in occasione della presentazione della trimestrale , potrebbe essere determinato da una nuova svalutazione dell’avviamento di Antonveneta che già aveva determinato la chiusura dei conti 2011 con un rosso di oltre 4 miliardi di euro. Anche dopo questo drastico abbattimento della valutazione dell’asset della banca veneta, il Monte conserva infatti ancora a bilancio 2,2 miliardi di avviamenti relativi alla banca patavina.
 
Se questo scenario verrà confermato, l’ingresso dello Stato nel capitale della banca sarà inevitabile e questo comporterà un’ulteriore diluizione della quota detenuta dagli enti locali attraverso la Fondazione. Gli accordi sui Monti Bond prevedono infatti che, in assenza di utili a fine anno, un fatto praticamente scontato se verrà presentata una semestrale con una perdita così ingente, il Tesoro venga remunerato con azioni della banca. Lo Stato non incasserebbe quindi neppure un euro per il maxiprestito da 3,4 miliardi di euro, ma verrebbe compensato in azioni. A condizioni particolarmente favorevoli per Siena, visto che l’emissione di nuovi titoli del Monte avverrebbe non a valori di mercato (ieri sera fissati a 0,227), ma sulla base del patrimonio netto, ossia a 1,05 euro. «Prevediamo un’emissione di azioni a favore del governo per 640 milioni di euro a causa di due anni di perdite» nel 2012 e nel 2013, scrive in un rapporto la società di investimenti Cheuvreux. Invece di incassare 640 milioni di euro dagli interessi dei Monti Bond, il Tesoro si troverebbe in portafoglio una quota di circa il 7% del Monte. Già nel 2011, a causa del bilancio in rosso, il Monte ha evitato di pagare allo Stato circa 160 milioni di interessi su 1,9 miliardi di Tremonti bond. Una consistente svalutazione dell’avviamento viene pronosticata, oltre che da Chevreux, anche da Kbw e Exane Bnp Paribas, mentre Banca Imi ritiene «difficile fare una stima». In ogni caso, se anche il 2012 chiuderà in rosso, il Monte riuscirà a rispamiare altri 300 milioni di euro di interessi, dopo i 160 non corrisposti al Tesoro lo scorso anno.

A movimentare le quotazioni del Monte era stato nei giorni scorsi il presidente di Mps Alessandro Profumo che aveva prefigurato uno scenario, peraltro, abbastanza scontato, nel quale la Fondazione avrebbe diminuito progressivamente la propria quota, anche per effetto dell’assenza, per il secondo anno consecutivo, di dividendi da parte del suo unico assett in portafoglio.

21 agosto 2012

Carlo Bartoli

 
Il Tirreno


20 agosto 2012

I CANI FUORI DALLA COOP DI PONTEDERA

Il provvedimento preso da Unicoop Firenze per il punto vendita di Via Terracini a Pontedera in seguito ad una sguaiata protesta

Potranno però entrare i cani guida per i non vedenti e quelli di piccola taglia, a condizione che siano contenuti all’interno di un idoneo trasportino.

PONTEDERA. Fido rimane fuori. Adesso è ufficiale. C’è la lettera che lo spiega. La comunicazione che la Unicoop Firenze ha fatto al sindaco del Comune di Pontedera. È stata spedita nei giorni prima di Ferragosto ed è stata messa agli atti lo scorso fine settimana.

La comunicazione di Unicoop riguarda il supermercato di via Terracini a Pontedera. La Coop e il centro commerciale del quartiere Sozzifanti, per intenderci.

Fa riferimento alla legge della Regione Toscana (del dicembre 2009) e spiega che la Unicoop ha «deciso di vietare l’accesso ai cani e a qualsiasi animale domestico all’interno dei propri supermercati alimentari».

Con un’unica eccezione, però: potranno varcare la soglia del supermercato i cani guida per i non vedenti e quelli di piccola taglia, a condizione che siano contenuti all’interno di un idoneo trasportino.


Dal blog: Quando gli animali contano più delle persone


20 agosto 2012

Il Tirreno



18 agosto 2012

FILCAMS CONTRO COOP ESTENSE: SI ARRIVERA' ALLO SCIOPERO?

Coop Estense e la disdetta dell'integrativo. Si va finalmente verso lo sciopero?

La vicenda del CIA della Coop modenese ha aspetti paradossali, si pensi solo che il contratto integrativo che la Coop ha disdetto il 1° maggio scorso, era scaduto nell'aprile del 2007

Abbiamo ricostruito dettagliatamente la lunga vertenza.


Il punto di domanda del titolo è d'obbligo, e di auspicio toglierlo, dato che Filcams in Coop Estense (ma non solo in quella Coop, anzi) ha minacciato più volte lo sciopero sul Contratto Integrativo Aziendale per poi non farne di nulla. Il contratto è scaduto dall'aprile del 2007.

L'organizzazione sindacale lo strombazzò fin dall'inizio di questa lunghissima vertenza, da effettuarsi addirittura sotto le feste natalizie del 2010, il principale casus belli era (ed è) la questione delle cosiddette pagelline, un metodo valutativo individuale che la Coop modenese voleva introdurre e assai discutibile.

L'aria che si respirava era che Coop Estense (e chissà se qualche altra Coop) non avesse una gran voglia di rinnovare l'integrativo aziendale. Fummo infatti facili profeti. In seguito lo sciopero natalizio fu sospeso e si giunse ad un compromesso: l'accordo ponte, un patto transitorio che pareva proprio una pezza messa lì per prender tempo in attesa della firma del Contratto Nazionale della Distribuzione Cooperativa. L'accordo non fu esente da critiche interne alla Filcams-Cgil. E siamo nel gennaio 2011.

Intanto la situazione della Coop non è tutta rose e fiori e i problemi cominciano ad affiorare, tanto che alcuni mesi dopo la Coop chiede un misterioso prestito per 25 milioni. E arriviamo al luglio 2011 e al primo storico sciopero nazionale nelle Coop della GDO sul CCNL. In quella circostanza ne vengono fuori delle belle, in Filcams. Nel fiorentino lo sciopero viene in parte boicottato dalla stessa organizzazione sindacale, mentre apprendiamo che in Coop Estense c'è apprensione nello scioperare, segnalando così un clima assai teso all'interno della Coop presieduta da Mario Zucchelli.

Arriviamo a tempi più recenti. Il 1° maggio scorso (non notare la data risulta impossibile) la Coop emiliana ha deciso di disdire unilateralmente l'integrativo aziendale sostituendolo con un regolamento interno. Beh, ci siamo detti, stavolta lo sciopero se lo beccano di sicuro in Coop Estense. Infatti l'immediata reazione sindacale annunciò lo stato di agitazione con un pacchetto di otto ore di sciopero con modalità da definire. La polemica intanto si inasprisce, ma la tragedia del terremoto segna un'inevitabile tregua.

Coop Estense però continua a beccarsi tegole e beghe. La fusione di Unipol con Fonsai costringe la Coop a esborsi per la ricapitalizzazione dell'azionista Finsoe, dalla quale ne esce ridimensionata tramite la partecipazione in Holmo Spa e come se non bastasse l'antitrust multa la Coop modenese per abuso di posizione dominante per 4 milioni e 600mila euro.

E ora? Pare si ricominci. Come potrete leggere nell'articolo che segue, Filcams ripropone dopo la pausa estiva le otto ore di sciopero, con data da stabilirsi, ma con l'impegno del segretario nazionale Filcams-Cgil, Franco Martini. Diceva l'attore Nino Manfredi in un datato tormentone televisivo: Fusse che fusse la vorta bbona.


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E si prepara un altro round con Coop Estense

Oltre alla questione Metro, per i sindacati si riaprirà, a breve, anche lo scontro con Coop Estense. «Nelle prossime settimane riprenderà lo stato di mobilitazione interrotto col terremoto», fa sapere Marzio Govoni, segretario Filcams/Cgil.

A dire il vero di vera tregua tra le sigle e il colosso della distribuzione cooperativa è da un po' che non se ne vede, visto che l'annosa questione del rinnovo del contratto di secondo livello è un tavolo che va avanti ormai da anni.

Dal 1° maggio, inoltre, di un vero e proprio integrativo non c'è più traccia: Coop Estense, infatti, lo ha disdetto sostituendolo con l'applicazione di un regolamento interno. I rappresentanti dei lavoratori avevano subito reagito proclamando «lo stato di agitazione». Poi ci sono state le scosse del 20 e del 29 maggio è l'agitazione è stata sospesa.

Già a luglio, però, a distanza di un solo mese, la Filcams, l'organizzazione cigiellina del settore, ha riunito in un attivo i delegati di Coop Estense di Ferrara e Modena, alla presenza del segretario nazionale Franco Martini e di quello regionale Veronica Tagliati. In quella sede la Cgil ha annunciato 8 ore di sciopero che arriveranno dopo la pausa estiva e che l'organizzazione tradurrà in data certa a breve.

Proprio l'emergenza terremoto sembrava avere delineato una tregua di massima sull'annosa questione 'integrativo sì, integrativo no'. Stando alla versione della Filcams l'accordo di massima con Coop Estense prevedeva la proroga (e la riattivazione) temporanea del vecchio contratto aziendale.

Un quadro collaborativo che, però, stando alle ultime vicissitudini sembra definitivamente accantonato.



17 agosto 2012

Modena Qui




17 agosto 2012

EMILIA-ROMAGNA DA' IL WELFARE AI PRIVATI. ALLE COOP I SERVIZI AI DISABILI E ANZIANI

La regione decide di sottrarre all'amministrazione pubblica il 75% del settore.

Critiche da parte di opposizione, Tribunale diritti del malato e sindacati, Cgil esclusa: «Si consegna la sanità in mano a chi ha fatto della salute dei cittadini un vero e proprio business».

Dalla giunta rispondono: nessuna esternalizzazione, ma solo una scelta politica favorevole alla gestione integrata

Si veda anche: La mutua delle Coop: la nostra sanità a buon mercato


BOLOGNA – Pubblico o non pubblico: questo il dilemma! Gli elettori di sinistra, quando a governare c’erano Dc prima e centrodestra poi, hanno sempre prediletto il pubblico al privato ma si sa che con il passare dei tempi, e soprattutto quando si passa dall’opposizione al governo, anche le ideologie possono cambiare. Quantomeno si adeguano. Niente più proclami contro i privati e soprattutto, come insegna la Regione Emilia Romagna, basta con il pubblico.

DELIBERA CHOC - Sta di fatto che i vertici regionali dell’Emilia-Romagna, aprendo le porte agli stessi privati sempre combattuti a colpi di scioperi generali e manifestazioni di piazza, in gran silenzio decidono di saltare il fosso e deliberano: entro il 2014, seguendo le indicazioni che arrivano dal report della Direzione generale Sanità e Politiche sociali della Regione, i servizi di Welfare in Emilia Romagna saranno gestiti per oltre il 74% da soggetti privati come le cooperative e per il 26% da soggetti pubblici e Asp.

Tra un anno e mezzo i Comuni dovranno aver, quindi, concluso il percorso di accreditamento dei soggetti pubblici e privati a cui verranno affidati alcuni servizi socio-sanitari, come l’assistenza alle persone anziane e a quelle disabili. Una scelta a suo tempo molto criticata dalle opposizioni e dalle organizzazioni sindacali, esclusa la Cgil, le quali hanno accusato la Regione di voler favorire i privati a scapito dei cittadini. «È una scelta che penalizza solo i cittadini – spiega Luciano Magli, responsabile del Tribunale per i diritti dei malati – Ma la cosa, evidentemente, non interessa molto i nostri amministratori visto che preferiscono consegnare la sanità pubblica in mano a chi ha fatto della salute dei cittadini un vero e proprio business». Dalla Regione, dal canto loro, si affrettano a spiegare che con la scelta fatta viene superata la logica degli appalti a scadenza e l’avvicendamento delle cooperative. «Al contrario – scrivono – sono previsti contratti duraturi che vincolano i soggetti gestori a rispettare alcuni parametri per mantenere la delega sull’intero servizio».

FAVOREVOLI E CONTRARI - Ma allora, ha ragione l’assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi quando assicura che è sbagliato parlare di esternalizzazione ma si tratta solo di una scelta politica di una forma di gestione integrata tra pubblico e privato? Oppure ha ragione chi la definisce una delle tante manovre che porteranno alla completa dismissione del pubblico a favore di pochi privati e magari con un occhio di riguardo alle coop? I dubbi su tutta l’operazione sono tanti e non arrivano solo dai cittadini. Vincenzo Tradardi, ex presidente di Asp est San Mauro Abate, una delle cinque attive in provincia di Parma, è tra quelli che non vedono di buon occhio l’operazione. E accusa la Regione di avere un unico vero obiettivo: affossare le Asp. Ad attaccare Regione e Cgil ci pensa anche l’associazione Carta Canta, da anni impegnata attivamente nella tutela dei diritti delle persone non autosufficienti, il cui timore è che la delibera sia solo un primo passo verso la completa esternalizzazione/privatizzazione dei servizi sociali.

Gli unici a scendere in difesa della delibera sono stati i vertici sindacali della Cgil di Parma da dove arrivano parole di elogio e la solita promessa: «La Cgil attraverso Fp e Spi monitorerà che la legge venga applicata in modo corretto e si rispettino i criteri di qualità».

Un proclama non condiviso, naturalmente, dal Pdl. Secondo gli azzurri, infatti, sarebbe solo un modo per tagliare il principio di sussidiarietà mentre le Asp altro non sono che «un ulteriore carrozzone che serve alla Regione per controllare il capitale del territorio e anche per piazzare qualche poltrona».



17 agosto 2012

Francesco Mura

Il Vostro Quotidiano


16 agosto 2012

FINSOE, REGGE IL PATTO PARASOCIALE, MA SENZA COOP ESTENSE




L'accordo vincola soltanto Holmo e i francesi di BNP

Non ci sono le coop della grande distribuzione, nel nuovo patto di sindacato di Finsoe, holding che controlla il gruppo finanzario Unipol. L'ultima versione del patto, aggiornata dopo l'aumento di capitale da 300 milioni di curo, mostra come lo stesso vincoli solamente due soggetti:
Holmo spa e i francesi di Bnp Paribas. I quali francesi sono presenti nella filiera azionaria di via Stalingrado grazie a un residuo dell'antico legame tra Unipol e Bnl, che nella bollente estate del 2005 pareva destinata a finire sotto l'ala dell'azienda felsinea e invece cadde in mani transalpine.

Sino al 2011, pure le società mutualistiche della grande distribuzione, come Coop Estense, Coop Adriatica e Coop NordEst, partecipavano al patto parasociale di Finsoe, seppure indirettamente: tutte, infatti, possedevano delle quote di Holmo. Quest'ultima, ancora all'11 ottobre dello scorso anno, deteneva l'83,25% della sub-holding, mentre Bnp aveva il 4,63% e, ai sensi dell'accordo, il diritto a un consigliere di amministrazione.

Circa un mese dopo, con il beneplacito della Consob, è però divenuta effettiva la riorganizzazione della catena societaria, che viene descritta in breve nelle righe seguenti.
In sostanza, Holmo spa esiste ancora, ma con un numero di azionisti notevolmente ridotto, e con una quota dentro Finsoe pure notevolmente diminuita, sotto il 25%. Le catene dei supermercati sono infatti uscite dal capitale e, tutte ereditando la propria parte di debito, hanno costituito ciascuna una società-veicolo autonoma, a cui è stata conferita la relativa partecipazione in Finsoe.

Nel caso di Coop Estense, è stata creata Finpar Unip; nel caso di Coop NordEst, è stata creata Posto e così via. Il 13 luglio 2012, poi, il cda della subholding ha proceduto alla maxi-ricapitalizzazione, necessaria a dotare Unipol delle munizioni per la scalata, a catena, al gruppo assicurativo Fondiaria Sai. L'obiettivo è creare il secondo campione nazionale delle polizze: ma è una storia complessa, segnata anche nelle ultime settimane da colpi di scena che sono finiti all'attenzione della magistratura, e una storia che ovviamente merita autonome trattazioni. Ciò che conta è questo: dopo l'aumento, il patto parasociale è stato rinnovato.

Un estratto della versione aggiornata è stato pubblicato sul quotidiano Il Sole 24 Ore lo scorso 20 luglio. Ebbene: stando a quell'estratto, all'accordo aderiscono solo Holmo spa, con il suo 24,57%; e Bnp Paribas, che ora ha il 3,31%. Non si fa invece menzione ad altri azionisti storici, che nel sindacato non erano mai entrati, come P&V e Jp Morgan.


Ma soprattutto non si fa menzione delle mini-holding in mano agli altri big della gdo.
Ora: non far parte del patto parasociale non significa per forza essere in disaccordo con chi sta dentro. Ma perché Coop Estense e le consorelle non hanno voluto legarsi le mani con le società mutualistiche rimaste dentro Holmo? Forse nella mondo un tempo granitico della finanza rossa c'è qualche tensione? Forse pesano le divergenze maturate proprio in occasione dell'aumento di capitale di Finsoe, quando le cooperative più piccole, per cui pure la crisi si fa sentire, hanno chiesto uno sforzo maggiore ai gruppi più grossi?




15 agosto 2012

Nicola Tedeschini

Modena Qui




13 agosto 2012

PRIMAFROST, INDAGATI I VERTICI AZIENDALI


La procura mette sotto inchiesta almeno cinque persone.

Tra le accuse lo sfruttamento di manodopera e l’estorsione


Svolta nell’inchiesta Primafrost, l’azienda di surgelati di Valdaro messa sotto accusa per irregolarità nelle retribuzioni e per le insufficienti misure di sicurezza adottate nei confronti dei lavoratori. Secondo i sindacati, che nella giornata di ieri hanno tenuto una conferenza stampa, sarebbero quattro le persone indagate dalla procura. In poche parole i vertici della società. In realtà, stando alle indiscrezioni raccolte a palazzo di giustizia, sarebbero molte di più.

Un’indagine nata da una serie di esposti che hanno fatto scattare i controlli della Direzione provinciale del lavoro e dell’Asl. La notizia è stata ufficializzata dal segretario della Fit-Cisl Emmanuele Monti, insieme al collega della Filt-Cgil Marzio Uberti.

I reati ipotizzati sono di intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera, somministrazione fraudolenta dei lavoratori, estorsione in concorso. Prese in esame anche le minacce che alcuni lavoratori hanno denunciato di aver subito in passato, come quella di non venire assunti se non avessero abbandonato il sindacato.

Sono state analizzate anche le retribuzioni economiche definite anomale. Alcuni dei reati contestati rientrano, come accennato, nell’ambito della sicurezza sul lavoro, ma da questo punto di vista le prescrizioni dell’Asl sono state in parte rispettate.

Ricordiamo che quindici dei venti lavoratori licenziati hanno firmato un accordo che prevede un esborso, da parte dell'azienda, di settemila euro. In cambio questi operai hanno rinunciato a ogni altra rivendicazione. Vale a dire ai cinque mesi non lavorati, al recupero della differenza retributiva degli ultimi cinque anni e al reintegro in Primafrost come dipendenti dell'azienda e non come cooperativa, così come previsto da un'ordinanza dell'ispettorato del lavoro che aveva comandato l'assunzione di tutti e venti gli operai.

Cinque di loro però hanno tenuto duro e non hanno accettato il compromesso proposto dall'azienda.

Dopo le denunce, secondo il sindacato, sarebbero arrivate le minacce ai lavoratori sindacalizzati. Operai e sindacati hanno messo insieme un dossier fotografico sulle condizioni di lavoro: arrampicati su scaffali e carrelli a quattro o cinque metri di altezza senza protezioni, e senza alcun riconoscimento o indennità per il lavoro svolto a trenta gradi sotto zero, con scarpe antinfortunistiche rattoppate da nastro adesivo. E infine con le uscite di sicurezza bloccate.

Per richiamare l’attenzione sulle precarie condizioni di lavoro, venti operai si sono anche autodenunciati per evasione fiscale.



11 agosto 2012

Graziella Scavazza

Gazzetta di Mantova


10 agosto 2012

CONCORDATO CONORZIO ETRURIA: CEDUTO IL 100% DI INSO

La Inso passa di mano: l'acquisisce la Società Italiana per Condotte d’Acqua

Finisce il rapporto con Consorzio Etruria iniziato nel 2000 con passaggio del 100% del capitale. Per il 2012 si prevede un fatturato da 220 milioni con una quota estero del 68%


La Società Italiana per Condotte d’Acqua ha acquisito il 100% del capitale della Inso, general contractor con un’esperienza di 30 anni per progetti di ingegneria, costruzione e fornitura di tecnologie rivolti ai settori della Sanità, dell’Industria e del Terziario.

Inso è un leader a livello nazionale e internazionale nel settore delle costruzioni ospedaliere e sanitarie, nel cui ambito fornisce anche progettazione e fornitura di strumentazione medicale. Il know how in questo settore consente alla Inso di realizzare interi ospedali “chiavi in mano”, come pochissimi altri operatori nel mondo, grazie anche alla creazione di un’apposita Divisione Tecnologie Medicali, specializzata in apparecchiature elettromedicali. Tra le forniture più importanti, quella per il complesso ospedaliero Sidra Medical Centre in Qatar, attualmente in corso di esecuzione, per complessivi 310 MLN di USD.

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Per l’industria Inso realizza edifici completi di tutta l’impiantistica e delle linee di processo: stabilimenti farmaceutici ed agroalimentari, edifici industriali, tra cui hangar per la manutenzione di aeromobili, ecc.
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Nel settore dei servizi, della logistica e del terziario, dove tradizionalmente opera sin dalle origini, Inso ha maturato una forte esperienza nella progettazione di centri commerciali, business centre, palazzi per uffici, magazzini di stoccaggio. In particolare, Inso ha maturato una forte esperienza nella realizzazione di grattacieli. Tra le opere più significative il grattacielo residenziale “Zlota 44” a Varsavia in Polonia, che porta la firma dell'architetto Daniel Libeskind. Si tratta di un grattacielo alto 200 metri situato nel centro della capitale polacca. E' un edificio di 57 piani, di cui 2 interrati, che ospiterà oltre 250 appartamenti di lusso high-tech, una piscina interna ed una all'aperto, sauna secca e umida, wellness, servizio reception H24 e area parcheggi.
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Inso opera attivamente anche nel settore delle concessioni e dei grandi interventi in project finance. Anche in questa linea di attività l’attenzione è focalizzata sul settore sanitario. Nello sviluppo di questi progetti, Inso assolve alle attività di gestione di tutti i servizi manutentivi ed alberghieri, sia con risorse interne al gruppo che in collaborazione con i principali operatori del settore.
Ad oggi sono ben quattro i contratti di concessione in corso in Italia nel settore ospedaliero: Vimercate (Milano), Careggi (Firenze), Nuoro ed Empoli (Firenze), mentre all’estero è attiva nella concessione di Kayseri in Turchia, ospedale da 1500 posti letto.
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“L’acquisizione del capitale di Inso – commenta Isabella Bruno Tolomei Frigerio presidente Ferfina, holding che controlla, tra l’altro, anche Condotte – rappresenta una grande operazione nel mercato internazionale dei general contractor e riveste una grande valenza strategica per il gruppo Condotte, consentendo un ulteriore salto dimensionale ed una spiccata internazionalizzazione. Infatti, ci permette di superare già nel 2012 il MILIARDO di Euro di valore della produzione (pari a 780,101 MLN di Euro nel 2011), di cui all’estero circa il 50% e dal 2013 oltre il 60%, secondo una strategia di crescita per linee esterne pianificata e sostenibile.
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Inoltre, potenzia la presenza all’estero del nostro Gruppo con 7 nuovi Paesi, in cui Inso è fortemente radicata, che sommandosi ai nostri attuali mercati ci conduce a coprire 14 Paesi, Italia esclusa. Inso è presente in Qatar, Polonia, Siria, Martinica, Grecia, Algeria e Turchia.
Infine, l’operazione continua la strategia storica del Gruppo: la specializzazione tecnologica in particolari settori di punta. Ricordo che nel 2008 abbiamo acquisito il controllo della Cossi Costruzioni, eccezionale nelle gallerie. Siamo sempre stati leader nel know how tecnico e siamo, quindi, alla continua ricerca di rafforzarlo anche tramite aggregazioni con realtà che hanno nel lavoro specializzato un punto di forza. Nello specifico, Inso è leader nel settore della costruzione di strutture sanitarie chiavi in mano con la relativa gestione. A ciò si aggiunge la specializzazione nella costruzione di grattacieli ed una importante esperienza nelle concessioni. Si tratta di caratteristiche che si sposano perfettamente con la realtà e con la strategia del Gruppo Condotte”.
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Il Gruppo Inso del 2011 ha registrato un valore della produzione consolidato pari a circa 160 MLN di Euro. Le previsioni 2012 prevedono un fatturato di circa 220 MLN con una quota estero pari al 68%.
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Il portafoglio ordini, al 31 marzo 2012, è pari a circa 1,8 MLD di Euro, di cui il 27% relativo al business costruzioni, il 16% medicale e il 57% alle concessioni.
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L’Advisor dell’operazione è la Mitfin di Milano.
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La storia di Inso SpA (www.inso.it)
Inso nasce nel 1976 nel Gruppo ENI, con partecipazioni di Nuovo Pignone, Snamprogetti e Anic, ed integra la capacità di progettazione dei soci fondatori con le attività di prefabbricazione sviluppate da Nuovo Pignone di Porto Recanati, lo stabilimento voluto da Enrico Mattei, operativo dal 1963.
Dopo la prefabbricazione di stazioni di rifornimento carburanti, Inso inizia a realizzare scuole ed asili in Italia e all’estero e diventa attiva anche nella logistica di emergenza e nella realizzazione di campi base.
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A partire dagli anni ’70 l’attività si estende alla realizzazione di uffici, alberghi, laboratori di ricerca e soprattutto ospedali, per i quali la società stipula i primi contratti di concessione in Lazio, Lombardia, Toscana e Marche, contribuendo significativamente al rinnovo della rete ospedaliera italiana.
Negli stessi anni si dota delle competenze tecniche e di ingegneria clinica necessarie ad equipaggiare le strutture sanitarie con le apparecchiature per lo svolgimento delle attività medico-chirugiche e diagnostiche.
In poco tempo diventa un operatore competente anche nella sola fornitura di pacchetti di strumentazione medicale e di servizi di maintenance.
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Negli anni ’90 la società consolida la propria posizione nel settore delle realizzazioni industriali, civili e commerciali ed in progetti ad alto contenuto tecnologico, con particolare riferimento al settore farmaceutico. Pone inoltre le basi per la futura esperienza all’estero, partecipando attivamente al programma di modernizzazione della rete ospedaliera in Grecia, anche grazie al supporto di General Electric, che nel frattempo ha rilevato Nuovo Pignone e con esso Inso.
Nel 2000, con Consorzio Etruria di Montelupo Fiorentino che ne acquisisce il controllo, Inso dà vita ad uno dei principali gruppi di costruzioni in Italia.
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Sof SpA è una società controllata da Inso che opera nel settore delle manutenzioni e gestioni energetiche, prevalentemente in campo ospedaliero.
Sof è un partner strategico nell’implementazione dei progetti in concessione, dove maggiormente vengono valorizzati il know-how gestionale e l’esperienza maturata nel settore del global service.
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Società Italiana per Condotte d’Acqua SpA (www.condotte.it)
La Società Italiana per Condotte d'Acqua S.p.A. è una delle più antiche realtà imprenditoriali italiane. Nata nel 1880 ha da poco festeggiato il suo 132° anniversario. Oggi Condotte è uno dei principali General Contractor italiani nel settore delle grandi opere e player di riferimento in Italia ed all'estero in tutti i settori delle opere pubbliche e private, come strade, autostrade, ferrovie, metropolitane, ponti, opere marittime e di salvaguardia ambientale, opere idrauliche, dighe, edilizia residenziale ed industriale.
Il gruppo, controllato da Ferfina S.p.A. la holding e finanziaria, di cui è presidente la dott.ssa Isabella Bruno Tolomei Frigerio e che include l’altra società del Gruppo Ferfina - Condotte Immobiliare Società per Azioni.
Dal luglio 2008 la Società Italiana per Condotte d’Acqua ha adottato il sistema di governance duale.
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Il Consiglio di Gestione è presieduto dall’ing. Duccio Astaldi mentre il Consiglio di Sorveglianza è presieduto dal prof. Franco Bassanini.
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Alcuni dati di bilancio consolidato nel 2011 del Gruppo
Valore della produzione 780, 101 MLN di Euro
Di cui estero 302 MLN (39%)
EBITDA 68 MLN
EBIT 28 MLN
Risultato netto 7 MLN
Patrimonio netto 145 MLN
Posizione finanziaria netta -143 MLN
Portafoglio ordini 3.851 MLN
Di cui estero 1.924 MLN (49,9 %)
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Di seguito alcuni dei lavori più importanti in Italia:
Alta Velocità Torino – Milano e Roma – Napoli, progetto MOSE per la tutela e la salvaguardia della Laguna di Venezia, Ponte sullo Stretto di Messina, Nuovo Centro Congressi a Roma Eur (La Nuvola di Fuksas).
Rete Portuale di Lipari: l’opera consiste nella realizzazione di una rete portuale integrata nel Comune di Lipari. CONDOTTE si è aggiudicata l’appalto-concorso indetto dal Comune per la selezione del Socio di maggioranza della Società (Porto di Lipari Spa), partecipata al 70% da CONDOTTE ed al 30% dal Comune di Lipari, che realizzerà il progetto e gestirà l’opera per 45 anni.
Nato (Afsouth): il progetto consiste nella realizzazione, chiavi in mano, del nuovo “quartiere generale Nato” a Lago Patria (CE), affidata all’ATI tra CONDOTTE e Sirti Spa.
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I lavori più importanti all’estero:
Svizzera - San Gottardo: realizzazione in consorzio con la controllata Cossi Costruzioni S.p.A. della Galleria di base del Ceneri (Lotto 852). I lavori assegnati consistono nella realizzazione di due tubi di 11,5 chilometri a partire dalle “caverne operative" di Sigirino nelle due direzioni.
Romania – corridoi Paneuropeo: realizzazione in ATI con Tirrena Scavi e Cossi Costruzioni, di un lotto relativo ai lavori autostradali che fanno parte del quarto corridoio Paneuropeo, per un importo complessivo di 160 MLN di euro.
Algeria - Tlemcen /Tlelat: realizzazione della nuova linea ferroviaria a doppio binario di 130 Km Oued-Tlelat /Tlemcen, a sud di Orano, facente parte del programma di collegamento con la frontiera Marocchina.
Algeria – Skikda: condotta di trasferimento dell'acqua potabile
Algeria - Cap Djinet: raccordo a valle della stazione di dissalazione
Giordania – Ayala: realizzazione, in una laguna nei pressi di Aqaba sul Mar Rosso, di una marina con annessi complesso ricettivo turistico-residenziale, campi da golf e relative infrastrutture viarie su una superficie di 430 ettari.
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U.S.A - SR 826: Adeguamento della Palmetto Expressway tra la Miller Drive e la Bird Road – Miami (Florida)
U.S.A - SR 874: adeguamento dello Svincolo su Killian Parkway – Miami (Florida)
U.S.A. - Costruzione di svincoli tra l’autostrada di Palmetto e quella di Dolphin nella Contea di Dade (Florida).



9 agosto 2012

Gonews.it


09 agosto 2012

QUANDO GLI ANIMALI CONTANO PIU' DELLE PERSONE


Ieri la protesta di alcuni proprietari di cani che hanno preteso e ottenuto di entrare nel punto vendita di Unicoop Firenze a Pontedera con animali al guinzaglio e le giuste tutele del Comune di Roma a protezione dei cavalli che trainano carrozzelle turistiche, ci hanno indotto ad una riflessione. Sugli umani.




Ieri è avvenuta una singolare protesta in un negozio di Unicoop Firenze a Pontedera. Un plotoncino di persone con cane a guinzaglio ha raccolto via facebook il lamento di una cliente che era stata allontanata perché entrata nel punto vendita col suo cane. I cani ed i loro padroni si sono presentati compatti all’ora di massimo afflusso al supermercato e hanno marciato sotto la galleria del centro commerciale con libero ingresso al supermercato, grazie al fatto che la direzione del centro Coop ha chiuso un occhio per non esasperare gli animi ed evitare troppa «cagnara».

Chi intende considerare questa bravata come una protesta animalista, ha completamente sbagliato bersaglio. Qui non si tratta di diritti negati né ai padroni dei cani, né agli animali stessi, i quali si suppone non nutrano uno specifico interesse nell'accompagnare il padrone a far la spesa in un supermercato. Si tratta invece di una prevaricazione bella e buona che va oltre le più elementari norme igienico-sanitarie, nonché di una incivile mancanza di rispetto verso gli altri clienti e i dipendenti. Chi lavora in Coop, come in qualsiasi altra catena di supermercati, conosce bene a quali norme igieniche si debba giustamente sottostare, quali indumenti, anche fastidiosi, debbano essere indossati. Ecco che un gruppo di prepotenti cane muniti, pretende di infischiarsi delle regole e fare di un posto pubblico casa sua. Coop è stata ingiustamente indulgente, perché ha piegato la testa alla prepotenza, al non rispetto delle norme, danneggiando chi le regole le rispetta, siano essi clienti o lavoratori.

L'altro fatto che ci colpisce è che i cavalli che trainano le botticelle (così le carrozzelle romane) siano giustamente tutelati da norme comunali stringenti. Essi infatti non possono essere utilizzati oltre le sei ore di lavoro, nessuna attività dalle ore 13 alle 17 in estate, pause adeguate e divieto di esercizio oltre i 35 gradi e altro ancora.

Ora, i cavalli ed i cani ci stanno molto simpatici, ci piacerebbe che un pò di accortezza fosse riservata anche nei confronti degli umani. Nei magazzini la temperatura supera spesso nel periodo estivo i 30 gradi e il lavoro non è propriamente sedentario. Ricordiamo la protesta dei magazzini Unicoop Firenze di Sesto Fiorentino, giusto un anno fa, ma potremmo citare centinaia di casi, dove nessuna Asl, nessun ente competente si guarda bene di verificare a che temperatura lavorano questi minotauri. E anche recentemente, tra le tutele negate ai lavoratori di magazzino, emerge il problema dello svolgere un lavoro faticoso con temperature impossibili.

Vogliamogli del bene agli animali, ma non ci dimentichiamo degli umani.


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UNICOOP TIRRENO E IL PRESTITO VINCOLATO


Il prestito sociale vincolato a 24 mesi, con disponibulità complessiva di 60 milioni pare riscontrare l'interesse dei soci di Unicoop Tirreno

Ne avevamo già scritto nel maggio scorso, quando fu presentata l'offerta

I rendimenti stabiliti sono dell' 1,8% per il primo anno e del 2,8% nel secondo anno, entrambi al netto della ritenuta fiscale (20%)


Il debutto del Prestito Sociale Vincolato ha avuto un ritorno più che positivo. Merito della fiducia verso la Cooperativa, del rendimento e di una comunicazione chiara e comprensibile

prestito-sociale-2012-1.png

I soci prestatori di Unicoop Tirreno hanno accolto con entusiasmo la campagna del Prestito Sociale Vincolato inaugurata il 15 maggio scorso. «L’attuale andamento – spiega Nicola Fedeli, responsabile settore Prestito Sociale e Servizi Finanziari di Unicoop Tirreno – fa pensare che la disponibilità di 60 milioni sarà esaurita prima del termine ultimo fissato dalla campagna, il 15 ottobre 2012».

Nel momento in cui scriviamo (8 giugno 2012, ndr), infatti, sono stati collocati oltre 40 milioni di euro, per 3.200 contratti e la somma media vincolata per socio è stata di circa 17mila euro. «Ciò che notiamo è anche un’omogeneità delle operazioni – continua Fedeli –. Non ci sono territori che spiccano per livelli massimi o minimi: la risposta è buona ovunque, nelle zone storiche come Livorno e Grosseto, così come nelle province laziali e umbre e in Campania». La Cooperativa in effetti una risposta positiva se l’aspettava, in più tra i soci (e i dipendenti soci) c’era molta attesa, tanto che il giorno di partenza della campagna (15 maggio) sono stati collocati circa 6 milioni di euro e, 20 giorni dopo, ben 3mila soci avevano sottoscritto un contratto. Conferma della fiducia che il socio prestatore ha nei confronti della Cooperativa, delle sue radici storiche, della sua immagine e chiarezza. «Anche la comunicazione ha influito notevolmente sul successo della campagna – conclude Fedeli –.

Non ci siamo affidati a slogan né a messaggi fuorvianti, bensì a una campagna ben comprensibile, chiara senza quella miriade di asterischi che alla fine smussano il messaggio iniziale. Il nostro elefantino è diventato un simbolo ben riconoscibile nei punti vendita e il presidio dei colleghi e la formazione del personale del Prestito Sociale hanno contribuito al buon esito dell’iniziativa ». Tutto ciò ci induce a pensare a una seconda emissione che sicuramente realizzeremo in tempi brevi.


9 agosto 2012

Beatrice Ramazzotti

nuovoconsumo.it


08 agosto 2012

L'ELITE DELLE COOP CHE IN FONSAI HANNO FATTO LA PARTE DEL LEONE

Finsoe cui fa capo il 51% di Unipol è la holding padrona del secondo gruppo assicurativo italiano manon è più quella variopinta compagine mutualistica di una volta dove tutti contavano nella stessa misura e le decisioni si prendevano in maniera «bulgara».

Le Coop che hanno maggiormente sostenuto l'operazione sono cinque:
Le emiliane del distretto adriatico: Coop Adriatica (primo azionista singolo con il 12,5% di Finsoe), Coop Nordest, Coop Estense. Seguono Novacoop e Coop Lombardia

Marco Pedroni (foto), presidente di Coop Consumatori Nordest e presidente del consiglio di amministrazione di Finsoe


La loro parte le coop l’hanno fatta: come promesso hanno sottoscritto il 55% dell’aumento di capitale di Unipol da 1,1 miliardi e ora fanno i conti in casa loro. Domani l’assemblea di Finsoe cui fa capo il 51% di Unipol prenderà atto di essere la holding padrona del secondo gruppo assicurativo italiano ma anche di non essere più quella variopinta compagine mutualistica di una volta, dove tutti contavano nella stessa misura e le decisioni si prendevano in maniera «bulgara».

Di fatto un’élite di coop ha fatto la parte del leone nello sforzo finanziario per consentire ad Unipol di comperare Fonsai: in cinque hanno sottoscritto sia le proprie quote nella ricapitalizzazione da 300 milioni di Finsoe sia, tramite la società Lima srl, il 3% di quella di Unipol. Non solo hanno fatto anche la parte di quelle imprese che non avevano i mezzi per partecipare, come la imolese Cesi o la Unicoop Tirreno, e quella dei soci esteri non interessati a rimanere nella partita: Bnp Paribas, Jp Morgan e le mutue Belghe PV Assurance.

«Le coop di consumo sono più ricche di altre — commenta Vincenzo Tassinarima non prendono decisioni a maggioranza, cercano di far valere sempre un principio di collegialità». I grandi azionisti di Unifonsai sono i tre big emiliani della grande distribuzione: Coop Adriatica, guidata da Adriano Turrini (primo azionista singolo con il 12,5% di Finsoe), Coop Nordest guidata dal presidente di Finsoe Marco Pedroni (nella foto), e Coop Estense. Seguono la piemontese Novacoop presieduta da Ernesto Dalle Rive e la Coop Lombardia. Questi cinque insieme hanno sborsato circa 150 milioni e insieme controllano il 42% di Finsoe. Gli altri soci che contano sono Cooperare spa, l’istituto per lo sviluppo della cooperazione (8,4%) e Coop Liguria (6,1%). Anche il primo socio collettivo di Finsoe, Holmo (24,5%), ha fatto la sua parte nell’aumento Finsoe, ma non è riuscito a sua volta a completare la propria di ricapitalizzazione: troppe defezioni. Doveva raccogliere 74 milioni di risorse fresche dai suoi soci ma si è fermato a 25 milioni.

La conseguenza della mutata geografia azionaria ed economica delle cooperative è scritta nero su bianco nel nuovo statuto di Finsoe. La governance della holding anziché prevedere il solito patto di sindacato antiscalata prevede la possibilità di uscire dalla compagine senza accordo unanime. Lo statuto introduce una clausola di gradimento per l’ingresso di terzi nell’azionariato e due clausole di uscita: «covendita» e «trascinamento». Il diritto di covendita scatta nel caso in cui alcuni soci ricevano un’offerta per una partecipazione rilevante (superiore al 35%) o tale da portare il nuovo entrante oltre il 50%. Il trascinamento viceversa consente di obbligare gli altri azionisti a vendere nel caso ad alcuni soci arrivi un’offerta che supera il 60% del capitale.


8 agosto 2012

Roberta Scagliarini

Corriere della Sera



LA MUTUA DELLE COOP: «LA NOSTRA SANITA' A BUON MERCATO»

Il piano per un «welfare integrativo»

I vuoti che inevitabilmente il servizio pubblico lascerà, saranno integrati da Coop, che pensa di realizzare «una grande mutua dei cittadini» integrativa del Servizio Sanitario Nazionale e che può rilevare uffici delle Poste Italiane che chiuderanno



«Capiterà sempre più spesso che in alcune aree di intervento il pubblico sia costretto a ritirarsi e che questa ritirata coincida con la scomparsa del servizio. A quel punto interviene la cooperazione, non certo per fini politici ma per garantire innanzitutto la tenuta sociale». Paolo Cattabiani è il presidente di Legacoop Emilia Romagna e come ha anticipato all' Unità sta studiando attivamente nuove forme di impegno delle cooperative.

Due, in particolare, sono i progetti ai quali Legacoop sta dedicando grande attenzione:
a) «una grande mutua dei cittadini» integrativa del Servizio sanitario nazionale e capace di offrire prodotti a prezzi calmierati;
b) cooperative di utenti che rilevino il servizio nei paesi di montagna dove le Poste chiudono.

Spiega Cattabiani: «Noi ci siamo sempre posti l'obiettivo di organizzare l'offerta, ora pensiamo che siamo giunto il tempo di occuparci anche della domanda sociale e la crisi dello Stato ci spinge a farlo con una certa velocità».

Cominciamo dalla mutua che è sicuramente il progetto che farà più discutere. Le riflessioni delle Coop sono nel solco di quello che viene chiamato il «secondo welfare», in sostanza di fronte alla crisi dello Stato sociale i corpi intermedi si organizzano e mettono in campo soluzioni capaci di surrogare/integrare l'intervento pubblico. Cattabiani pensa a una mutua alla quale possano aderire tutti i cittadini (e non solo i soci Coop) pagando l'iscrizione a un prezzo piuttosto favorevole e dunque alla portata di un pensionato e di un precario (si può ipotizzare qualche decina di euro). La mutua successivamente offre una serie di prodotti sanitari specialistici - e quindi non in concorrenza con il Ssn - a prezzi competitivi e potrà farlo grazie a economie di scala. Insomma, più cittadini aderiranno alla nuova mutua più i servizi potranno essere a buon mercato. Il potenziale in casa Coop c'è: anche solo sperimentalmente si può partire dallo zoccolo rappresentato dai 2,5 milioni di iscritti emiliano-romagnoli (in Italia complessivamente sono 7 milioni), ci si può appoggiare ai punti vendita della grande distribuzione di Coop Italia e infine si può fare affidamento sul know how messo a punto da Unisalute, una società dell'Unipol che già fornisce pacchetti di welfare aziendale sul mercato (un cliente è la multinazionale Luxottica). Aggiunge Cattabiani: «Nei discorsi che andiamo facendo c'è l'idea di partire dalla nostra filiera e dalla mia regione, poi se saremo bravi potremo espandere il tutto sul territorio nazionale». Tra i servizi che sicuramente saranno presi in esame spiccano le cure e la prevenzione odontoiatrica, ma non solo.

Le Coop in Emilia e Romagna hanno già sette piccole mutue che a breve dovrebbero esser razionalizzate per costituire il primo gradino della nuova iniziativa. Il progetto delle «grande mutua» ha un orizzonte temporale tra i 2 e i 4 anni ma i primi passi vanno fatti subito. L'intento è anche quello di offrire qualità, «non pensiamo certo di organizzare un ghetto sanitario, i prezzi saranno bassi per la forza dell'organizzazione industriale e non perché saranno mediocri». Accanto a prodotti più standardizzati ci saranno anche soluzioni più personalizzate e ovviamente l'utente pagherà in ragione dei servizi di cui usufruirà effettivamente. Dal punto di vista del conto economico Cattabiani pensa che una mutua possa chiudere in pareggio anche con soli 40 mila utenti, di conseguenza con i numeri che può garantire il sistema Coop non ci dovrebbero essere problemi di sorta. «D'altro canto chi meglio di noi, con la nostra cultura solidaristica e mutualistica, può caricarsi il compito di surrogare lo Stato in bolletta?».

Per quanto riguarda il servizio postale si pensa, invece, a creare nei paesi tagliati dalla riorganizzazione del servizio alcune cooperative di comunità, che evidentemente non sono orientate al profitto ma con una buona dose di lavoro volontario suppliscono alla ritirata dello Stato. In questo caso sarà necessario stipulare una convenzione con le Poste e poi la distribuzione verrebbe curata a livello locale. Le idee ci sono e non resta che metterle in pratica, sostiene Cattabiani.


7 agosto 2012

Dario Di Vico

il Corrirere della Sera.it



BOLLATE (MI), TRE LICENZIATI. SCIOPERO ALLA "COOP ALA"









Ancora sciopero e presidio di protesta alla coopertiva Ala di Ospiate, che dal 2007 si occupa dell’imballaggio di prodotti per la cosmetica. «Tre licenziamenti non fermeranno la lotta». I lavoratori denunciano: «Lavoro nero per sei mesi, misure di sicurezza inesistenti, 240 ore lavorate 120 pagate, assunti al terzo livello pagati come sesto livello con 4.000 euro annui di differenza, casa in comodato gratuito ma pagata con detrazione in busta paga». E ancora, «dispositivi individuali di protezione nulli, zero informazione-formazione dei lavoratori al rischio, areazione del fabbricato inesistente con 40 gradi medi d’estate, timbratore per il controllo delle ore assente, il locale mensa vicino ai cessi». Non è il primo sciopero.


Bollate, 8 agosto 2012 - Ancora sciopero e presidio di protesta alla coopertiva Ala di Ospiate, che dal 2007 si occupa dell’imballaggio di prodotti per la cosmetica. «Tre licenziamenti non fermeranno la lotta», urlano i lavoratori che da ieri sono tornati a incrociare le braccia davanti ai capannoni di via Trento 59. «Questi licenziamenti sono la risposta che i vertici della coop danno ai lavoratori che si erano resi protagonisti nei giorni scorsi di una lotta per la dignità, contro lo sfruttamento subito tutti i giorni in fabbrica», dichiarano le rappresentanze sindacali dello SiCobas.

I lavoratori denunciano: «Lavoro nero per sei mesi, misure di sicurezza inesistenti, 240 ore lavorate 120 pagate, assunti al terzo livello pagati come sesto livello con 4.000 euro annui di differenza, casa in comodato gratuito ma pagata con detrazione in busta paga». E ancora, «dispositivi individuali di protezione nulli, zero informazione-formazione dei lavoratori al rischio, areazione del fabbricato inesistente con 40 gradi medi d’estate, timbratore per il controllo delle ore assente, il locale mensa vicino ai cessi». Non è il primo sciopero.

La battaglia è iniziata a giugno, proseguita a luglio, ripresa in questi giorni. «La nostra risposta unitaria sarà sempre la lotta, per questo oggi (ieri, per chi legge, ndr) senza alcuna defezione i 17 lavoratori che chiedevano diritti sono ancora fuori dai cancelli e lo saranno ancora nei prossimi giorni. La solidarietà e l’unità che questi lavoratori hanno già dimostrato per Kokilan, licenziato il mese scorso per avere alzato la testa, non verrà certo meno». Fra loro e vertici della coop è uno scambio di accuse.

«Nessuno sfruttamento, non abbiamo mai saltato uno stipendio, svolgiamo un lavoro regolare. Il nostro obiettivo era formare una squadra di lavoro stabile ma in queste condizioni non è possibile», dichiara Anna Zanotti Fragonara, la titolare della società. Un incontro fra le parti c’è già stato. «Dicono che non abbiamo rispettato l’accordo del 9 luglio ma questo non è vero. Di fronte alle assenze ingiustificate di due lavoratori ci siamo trovati costretti a contestare formalmente e prendere dei provvedimenti disciplinari - aggiunge Fragonara -. È vero anche che abbiamo licenziato tre operai, ma questo dopo tre richiami e altrettanti provvedimenti non rispettati. Noi abbiamo tentato ogni via di dialogo, continuare sulla strada della protesta nuoce soprattutto a loro dato che le ore di sciopero non vengono pagate, inoltre, non è questa la strada per sedersi attorno ad un tavolo».



8 agosto 2012

Monica Guerci

Il Giorno




04 agosto 2012

NESSUNA PAURA: ORA COOP ESTENSE CI PROVA A CARPI

A modena Coop Estense multata dall'antitrust, a Carpi acquista un'area senza gara





E così ci risiamo. Senza temere di finire nuovamente sotto le grinfie dell'Antitrust Coop Estense acquista un'area comunale che le viene concessa, senza alcuna gara pubblica, soltanto perchè lì vicino c'è un suo supermercato.

Questa volta non si tratta della vicenda Esselunga costata al colosso una multa da 4 milioni di euro, ma della Coop Magazzeno e dell'area tra via Don Albertario e Don Sturzo che verrà acquistata dal colossodella Gdo per più di un milione di euro. Ad annunciarlo sono stati gli assessori presenti al consiglio comunale di piena estate e la questione ha suscitato, come si poteva immaginare, un po' di scalpore tra le opposizioni.

La giunta carpigiana, infatti, senza colpo ferire ha sottoposto al consiglio una delibera con la quale si determina la «vendita di un lotto (2345 metri quadrati di terreno + 392 mq di quota di area cortiliva di proprietà dell'amministrazione) posto tra le vie Don Albertario e don Sturzo, come previsto dal Piano delle alienazioni triennale dell'ente locale». Alienazione che prevede un'entrata di 1 milione e 3 mila euro circa nelle casse comunali, a 400 euro al metro quadrato.

«L'offerta è stata presentata da Coop Estense che possiede già un supermercato vicino al terreno in questione» ha spiegato l'assessore Carmelo Alberto D'Addese soddisfatto. «Un prezzo equo, ma una cessione senza gara» ha subito ribattuto Roberto Benatti (PdL): «C'è un difetto di motivazione per l'affidamento diretto.Si motiva la cosa col fatto che la cooperativa è già in possesso dell'area antistante e ha già fatto i preliminari. E' il solito favore fatto alla Coop, che peraltro a Modena ha avuto una multa per abuso di posizione dominante per una questione simile a questa. Era necessario a mio parere - ha continuato - fare prima una gara o una richiesta di manifestazione di pubblico interesse, anche nei confronti di soggetti diversi. Potevano esserci altre possibilità, trovare qualcuno che non voleva che la Coop si ampliasse o magari che volesse costruire lui in quest'area per poi cedere alla Coop... Se ci fosse concorrenza il Comune magari otterrebbe di più».

A ruota è intervenuto il capogruppo Roberto Andreoli (Pdl) che ha chiesto di «presentare una richiesta aperta alla città per chi possa essere interessato all'acquisto» e ha fatto notare «perplessità per la tempistica: in quanto la domanda di acquisto - ha detto - è stata presentata da Coop Estense il 16 maggio, quattro giorni prima del primo sisma. E il 18 luglio magicamente è pronta la perizia di stima, con gli uffici oberati e sfollati a causa del terremoto per 60 giorni... E' fantastica la capacità di questo Comune di fare velocissimamente gli atti per gli amici».

Il giovane consigliere Paolo Gelli (Pd), invece, è intervenuto a favore della cosa affermando che quella in discussione non è un'area di pregio, in quanto interclusa, ha poi ricordato che non poteva essere persa un'occasione per mettere a frutto questo terreno e incamerare risorse in questo momento difficile. «Si tratta di un'area verde sì ma residuale. E qui potrebbe magari sorgere una seconda Casetta dell'acqua...».

Effettivamente in un progetto tanto ben orchestrato, quella proprio non può mancare...



3 agosto 2012

Modena Qui

03 agosto 2012

RSA USB DEL PUNTO VENDITA "NETO" CRITICA SULL'ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

Riceviamo e pubblichiamo dalla RSA USB del punto vendita de Il Neto un volantino sulle problematiche interne al negozio




La RSA USB del negozio Neto esprime disappunto e preoccupazione per il tipo di organizzazione del lavoro che da un po’ di tempo la dirigenza del negozio sta portando avanti con il tacito assenso del sindacato confederale, un’organizzazione basata esclusivamente su una scriteriata ricerca di diminuzione di ore lavorate senza tenere minimamente conto del servizio che ogni negozio deve in primis garantire al cliente.

Il nostro negozio già carico di problematiche note a tutti, tipo il posizionamento dello stesso, mancanza di un adeguato parcheggio, notevole concorrenza nelle zone limitrofe, non ha certo bisogno per essere competitivo solo ed esclusivamente nella spasmodica ricerca di un dato di produttività che spesso fa coppia con uno scarso livello di servizio al cliente.

Esempi ne sono le code alle casse anche in orari di meno affluenza, il mancato rifornimento degli scaffali, il pressappochismo di alcuni responsabili che pur di raggiungere il compitino della produttività organizza il lavoro riducendo al minimo la presenza del personale per poi dover continuamente chiedere cambi di orari se non addirittura straordinari per coprire le carenze di orario.

La direzione, per bocca di suoi dirigenti, aveva promesso a soci e dipendenti un forte impegno per risollevare il negozio da una stagnazione di risultati determinata da anni di scarso impegno aziendale... bene, se l’odierna organizzazione è la risposta aziendale ai noti problemi del Neto c’è poco da stare allegri.

Non è col sistema Marchionne che si risolvono i problemi ma col coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.

Non certo generando malumori e\o paure di eventuali cambi di orari o addirittura di negozio che si affrontano i problemi... a settembre vorremmo proposte serie da questa Azienda e non questa “improvvisazione estiva” che porta solo scarsi risultati economici ma molte lamentele fra i clienti e fra i dipendenti!



3 agosto 2012

RSA USB- NEGOZIO IL NETO


Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato Firenze



Via Galliano 107 tel. 0553200764- 0559331383 - Fax 0559334408 - firenze@usb.it
Sito web www.usb.it


01 agosto 2012

COOP ADRIATICA SI AGGIUDICA OTTO PLENTY MARKET

Coop Adriatica bissa l'operazione del luglio 2011, quando acquistò otto punti vendita Plenty Market

La Coop bolognese si è aggiudicata gli ulteriori otto punti vendita presentando l'unica offerta all'asta fallimentare

Coop Adriatica dichiara che garantirà continuità occupazionale per i 53 dipendenti



BOLOGNA - Coop Adriatica si aggiudica otto punti vendita Plenty Market, dopo il fallimento delle società che li detenevano, l'Albrea srl e la Bodal srl di proprietà della famiglia Dall'Olio.
A comunicare la notizia è Coop Adriatica che esprime «soddisfazione» per l'acquisizione.

L'ASTA - Il colosso della grande distribuzione è stato l'unica realtà a presentare un'offerta all'asta pubblica indetta dal giudice fallimentare per l'acquisto degli otto negozi. «Nonostante la difficile situazione economica e la perdurante crisi dei consumi - scrive Coop Adriatica - abbiamo ritenuto di dare un segnale di disponibilità a fronte di un fallimento aziendale che compromette posti di lavoro e servizi al consumatore».

I DIPENDENTI - La Coop garantirà «continuità occupazionale» per i 53 lavoratori dei supermercati della catena Plenty. Nel periodo di subentro, che è di quattro mesi, saranno avviati i rapporti con le organizzazioni sindacali.

I PUNTI VENDITA - Sette degli otto punti vendita acquisiti dalla Coop si trovano in pieno centro: in via Farini, via Calori, via Montegrappa, via Amaseo, via di Porta Castiglione, via XXI Aprile e piazza dei Martiri. L'ultimo è in via Massarenti.


31 luglio 2012

Corriere di Bologna.it



METRO ITALIA CASH & CARRY DISDETTA IL CONTRATTO INTEGRATIVO

Fa ormai tendenza quella di disdettare il contratto integrativo nella GDO e abbiamo un esempio significativo anche nel mondo Coop, con Coop Estense





L’azienda di vendita all'ingrosso di prodotti Food e No Food, METRO Italia Cash & Carry, ramo italiano della multinazionale di Dusseldorf, ha annunciato la disdetta dell’insieme della contrattazione di secondo livello, mettendo a rischio così più di 40 anni di accordi sindacali.


Dura la reazione delle organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil che hanno immediatamente proclamato lo stato d’agitazione: una giornata di sciopero in tutte le unità produttive METRO Italia per il prossimo 6 ottobre, nonché altre 12 ore di sciopero da svolgersi senza ulteriore preavviso entro il 30 settembre con le modalità che verranno stabilite dalle rappresentanze sindacali aziendali.

“Le forti difficoltà economiche del momento non giustificano un atto così drastico e unilaterale, che mette in discussione diritti e tutele dei quasi 5mila dipendenti” è il commento della Filcams Cgil alla notizia della disdetta della contrattazione di secondo di livello di Metro Italia.

“Non condividiamo la scelta di Metro Italia, azienda solida e da sempre attenta alle relazioni sindacali. Non e' questo il modello "tedesco" che abbiamo in mente: esistono soluzioni negoziali, che possano soddisfare le esigenze del mercato, senza rinunciare ai diritti dei lavoratori”.

“Come organizzazioni sindacali, siamo disponibili a riavviare una trattativa che possa individuare un’alternativa, per arrivare alla definizione di un contratto integrativo condiviso da entrambe le parti”.

Nei prossimi giorni, saranno organizzate assemblee informative in tutti i punti vendita, sparsi su tutto il territorio nazionale, isole comprese.



31 luglio 2012

Filcams-Cgil