23 luglio 2015

LA UIL SU UNICOOP TIRRENO: «UNA DIRIGENZA COSì UCCIDE LA COOPERAZIONE»

E’ il declino. E’ difficile non definirla una “disfatta” della cooperativa, una realtà in profonda crisi, con un gruppo dirigente spesso “inadeguato e più predisposto allo scontro quotidiano con i lavoratori che al confronto con le altrui dignità”. Dignità “calpestate”. Ma mai come dall’attuale dirigenza di Unicoop Tirreno. Sono questioni calde, quelle affrontate durante il coordinamento nazionale di oggi dei delegati e delle delegate Uiltucs Uil di Unicoop Tirreno. Una realtà lavorativa in cui è stata proprio la dirigenza, secondo quanto emerso dall’incontro, ad aver “talmente peggiorato gli effetti della crisi economica che la cooperativa Toscana è stata riportata indietro nel tempo di quasi 20 anni. Dirigenza che, come se non bastasse, hanno ridotto la grande cooperativa a quello che era la struttura storica di Unicoop Toscana Lazio, dove per Lazio oramai si intende quasi esclusivamente l’area di Roma città, dove, tra l’altro, le cose per le coop non vanno neppure bene”. Questo e molto altro è emerso dal confronto avvenuto nella sede nazionale della Uiltucs, categoria della Uil che si occupa di Turismo, Commercio e Servizi, a Roma. Un coordinamento, alla presenza del segretario nazionale Paolo Andreani, in cui è stato ribadito con forza il NO delle lavoratrici e dei lavoratori anche ai soprusi e alle continue discriminazioni di dirigenti di bassissimo profilo. Antonio Vargiù, ex segretario nazionale Uiltucs, e profondo conoscitore della cooperativa, ha rappresentato con grande dispiacere questa drammatica situazione di Unicoop. Perché molte attività, sia in Campania che nel Lazio, si apprende dall’incontro, “sono state cedute, direttamente e/o indirettamente, ad altre cooperativa della Lega Coop che hanno più capacità gestionali e dirigenziali”. Sono state sollevate pesanti e nette critiche al comportamento di Unicoop Tirreno, e i delegati hanno evidenziato la grande conflittualità presente all’interno della cooperativa. Una situazione, quella che è emersa al coordinamento, aggravata dagli scarsi rapporti sindacali da un lato, e dall’avanzamento di un processo di ristrutturazione non condiviso dall’altro. Non solo. Molti negozi, è emerso, “sono completamente abbandonati a se stessi; i soci trovano le offerte pubblicizzate solo per pochi giorni e i lavoratori devono sempre più spesso sopperire alle numerose inadeguatezze degli uomini di Vignale Riotorto, dove ha sede la coop, che dovrebbe guidare una società – Unicoop Tirreno/Coop Toscana Lazio – in cui, la tanto decantata etica della cooperazione è agonizzante da anni”. E’ questa la realtà vissuta oggi da molti lavoratori: quei lavoratori che da essere il ‘riconosciuto valore aggiunto’, sono divenuti veri e propri roboCoop”, con solo una semplice matricola e nessuna dignità. “Ma se non ci sono più differenze con le altre catene commerciali, se non vi è più etica, se si discrimina nel dialogo sindacale, perché riconoscere alla cooperazione i vari trattamenti di favore?”. Una domanda che intendiamo porre, presto, anche ai rappresentanti del Governo. Parole dure, che hanno trovato riscontro, purtroppo, in alcune situazioni limite. Infatti, sotto la lente di ingrandimento dei delegati e delle delegate Uiltucs sono finiti anche certi rapporti sindacali “privilegiati” che destano grande preoccupazione. Privilegiati perché “hanno, con la cooperazione delle similitudini di vecchia data e di comune provenienza politica o semplicemente perché molti dirigenti di oggi, ma pare anche per quelli di domani, provengono direttamente da esperienze sindacali ??? Per questo molti direttori si prodigano per aumentare il proselitismo di alcuni e diminuire il peso di chi, come la Uiltucs, vuole fare sindacato e non politica e ha come obiettivo SOLO i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”. Per non parlare, restando nel tema dei casi limite, delle scelte non condivise dalla Uiltucs come l’apertura della Coop per la festività del 25 Aprile, portata avanti dalla cooperativa ignorando gli accordi integrativi. “Indubbiamente è stata una decisione che ha ulteriormente compromesso i già difficili rapporti” ha spiegato Marco Conficconi, segretario generale della Uiltucs Toscana. La volontà di chiudere alcuni negozi nell’intero territorio della cooperativa, che va dalla Campania alla Toscana, poi, fa il resto. Ed è a proposito di Campania che l’attenzione è andata sul tanto sponsorizzato, ma poco concreto, “Progetto Sud”. Piano del quale si parla da tempo nonostante a lavoratori e organizzazioni sindacali la dirigenza non dica un bel niente. “Al momento – è stato detto durante il coordinamento nazionale – quello che è visibile a tutti, soci compresi, è un netto disimpegno di Unicoop Tirreno. In Campania hanno fatto con noi accordi per il rilancio dei negozi Dico, che fanno parte della cooperativa, e quello che riscontriamo nei fatti è invece la completa chiusura della catena. Dichiarano apertamente di non voler più applicare il contratto nazionale della GDO cooperativa peggiorando ancora una volta, inevitabilmente, i diritti, anche economici, dei lavoratori. È questo – si chiede la Uiltucs – il decantato ‘Progetto Sud’?”.

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E’ il declino. E’ difficile non definirla una “disfatta” della cooperativa, una realtà in profonda crisi, con un gruppo dirigente spesso “inadeguato e più predisposto allo scontro quotidiano con i lavoratori che al confronto con le altrui dignità”. Dignità “calpestate”. Ma mai come dall’attuale dirigenza di Unicoop Tirreno. Sono questioni calde, quelle affrontate durante il coordinamento nazionale di oggi dei delegati e delle delegate Uiltucs Uil di Unicoop Tirreno. Una realtà lavorativa in cui è stata proprio la dirigenza, secondo quanto emerso dall’incontro, ad aver “talmente peggiorato gli effetti della crisi economica che la cooperativa Toscana è stata riportata indietro nel tempo di quasi 20 anni. Dirigenza che, come se non bastasse, hanno ridotto la grande cooperativa a quello che era la struttura storica di Unicoop Toscana Lazio, dove per Lazio oramai si intende quasi esclusivamente l’area di Roma città, dove, tra l’altro, le cose per le coop non vanno neppure bene”. Questo e molto altro è emerso dal confronto avvenuto nella sede nazionale della Uiltucs, categoria della Uil che si occupa di Turismo, Commercio e Servizi, a Roma. Un coordinamento, alla presenza del segretario nazionale Paolo Andreani, in cui è stato ribadito con forza il NO delle lavoratrici e dei lavoratori anche ai soprusi e alle continue discriminazioni di dirigenti di bassissimo profilo. Antonio Vargiù, ex segretario nazionale Uiltucs, e profondo conoscitore della cooperativa, ha rappresentato con grande dispiacere questa drammatica situazione di Unicoop. Perché molte attività, sia in Campania che nel Lazio, si apprende dall’incontro, “sono state cedute, direttamente e/o indirettamente, ad altre cooperativa della Lega Coop che hanno più capacità gestionali e dirigenziali”. Sono state sollevate pesanti e nette critiche al comportamento di Unicoop Tirreno, e i delegati hanno evidenziato la grande conflittualità presente all’interno della cooperativa. Una situazione, quella che è emersa al coordinamento, aggravata dagli scarsi rapporti sindacali da un lato, e dall’avanzamento di un processo di ristrutturazione non condiviso dall’altro. Non solo. Molti negozi, è emerso, “sono completamente abbandonati a se stessi; i soci trovano le offerte pubblicizzate solo per pochi giorni e i lavoratori devono sempre più spesso sopperire alle numerose inadeguatezze degli uomini di Vignale Riotorto, dove ha sede la coop, che dovrebbe guidare una società – Unicoop Tirreno/Coop Toscana Lazio – in cui, la tanto decantata etica della cooperazione è agonizzante da anni”. E’ questa la realtà vissuta oggi da molti lavoratori: quei lavoratori che da essere il ‘riconosciuto valore aggiunto’, sono divenuti veri e propri roboCoop”, con solo una semplice matricola e nessuna dignità. “Ma se non ci sono più differenze con le altre catene commerciali, se non vi è più etica, se si discrimina nel dialogo sindacale, perché riconoscere alla cooperazione i vari trattamenti di favore?”. Una domanda che intendiamo porre, presto, anche ai rappresentanti del Governo. Parole dure, che hanno trovato riscontro, purtroppo, in alcune situazioni limite. Infatti, sotto la lente di ingrandimento dei delegati e delle delegate Uiltucs sono finiti anche certi rapporti sindacali “privilegiati” che destano grande preoccupazione. Privilegiati perché “hanno, con la cooperazione delle similitudini di vecchia data e di comune provenienza politica o semplicemente perché molti dirigenti di oggi, ma pare anche per quelli di domani, provengono direttamente da esperienze sindacali ??? Per questo molti direttori si prodigano per aumentare il proselitismo di alcuni e diminuire il peso di chi, come la Uiltucs, vuole fare sindacato e non politica e ha come obiettivo SOLO i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”. Per non parlare, restando nel tema dei casi limite, delle scelte non condivise dalla Uiltucs come l’apertura della Coop per la festività del 25 Aprile, portata avanti dalla cooperativa ignorando gli accordi integrativi. “Indubbiamente è stata una decisione che ha ulteriormente compromesso i già difficili rapporti” ha spiegato Marco Conficconi, segretario generale della Uiltucs Toscana. La volontà di chiudere alcuni negozi nell’intero territorio della cooperativa, che va dalla Campania alla Toscana, poi, fa il resto. Ed è a proposito di Campania che l’attenzione è andata sul tanto sponsorizzato, ma poco concreto, “Progetto Sud”. Piano del quale si parla da tempo nonostante a lavoratori e organizzazioni sindacali la dirigenza non dica un bel niente. “Al momento – è stato detto durante il coordinamento nazionale – quello che è visibile a tutti, soci compresi, è un netto disimpegno di Unicoop Tirreno. In Campania hanno fatto con noi accordi per il rilancio dei negozi Dico, che fanno parte della cooperativa, e quello che riscontriamo nei fatti è invece la completa chiusura della catena. Dichiarano apertamente di non voler più applicare il contratto nazionale della GDO cooperativa peggiorando ancora una volta, inevitabilmente, i diritti, anche economici, dei lavoratori. È questo – si chiede la Uiltucs – il decantato ‘Progetto Sud’?”.

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Forte critica di Uiltucs alla dirigenza di Unicoop Tirreno, accusata tra l'altro anche di mantenere rapporti privilegiati con altre organizzazioni sindacali





E’ il declino. E’ difficile non definirla una “disfatta” della cooperativa, una realtà in profonda crisi, con un gruppo dirigente spesso “inadeguato e più predisposto allo scontro quotidiano con i lavoratori che al confronto con le altrui dignità”. Dignità “calpestate”. Ma mai come dall’attuale dirigenza di Unicoop Tirreno.

Sono questioni calde, quelle affrontate durante il coordinamento nazionale di oggi dei delegati e delle delegate Uiltucs Uil di Unicoop Tirreno. Una realtà lavorativa in cui è stata proprio la dirigenza, secondo quanto emerso dall’incontro, ad aver “talmente peggiorato gli effetti della crisi economica che la cooperativa Toscana è stata riportata indietro nel tempo di quasi 20 anni. Dirigenza che, come se non bastasse, hanno ridotto la grande cooperativa a quello che era la struttura storica di Unicoop Toscana Lazio, dove per Lazio oramai si intende quasi esclusivamente l’area di Roma città, dove, tra l’altro, le cose per le coop non vanno neppure bene”.

Questo e molto altro è emerso dal confronto avvenuto nella sede nazionale della Uiltucs, categoria della Uil che si occupa di Turismo, Commercio e Servizi, a Roma. Un coordinamento, alla presenza del segretario nazionale Paolo Andreani, in cui è stato ribadito con forza il NO delle lavoratrici e dei lavoratori anche ai soprusi e alle continue discriminazioni di dirigenti di bassissimo profilo. Antonio Vargiù, ex segretario nazionale Uiltucs, e profondo conoscitore della cooperativa, ha rappresentato con grande dispiacere questa drammatica situazione di Unicoop. Perché molte attività, sia in Campania che nel Lazio, si apprende dall’incontro, “sono state cedute, direttamente e/o indirettamente, ad altre cooperativa della Lega Coop che hanno più capacità gestionali e dirigenziali”.

Sono state sollevate pesanti e nette critiche al comportamento di Unicoop Tirreno, e i delegati hanno evidenziato la grande conflittualità presente all’interno della cooperativa. Una situazione, quella che è emersa al coordinamento, aggravata dagli scarsi rapporti sindacali da un lato, e dall’avanzamento di un processo di ristrutturazione non condiviso dall’altro. Non solo. Molti negozi, è emerso, “sono completamente abbandonati a se stessi; i soci trovano le offerte pubblicizzate solo per pochi giorni e i lavoratori devono sempre più spesso sopperire alle numerose inadeguatezze degli uomini di Vignale Riotorto, dove ha sede la coop, che dovrebbe guidare una società – Unicoop Tirreno/Coop Toscana Lazio – in cui, la tanto decantata etica della cooperazione è agonizzante da anni”.

E’ questa la realtà vissuta oggi da molti lavoratori: quei lavoratori che da essere il ‘riconosciuto valore aggiunto’, sono divenuti veri e propri roboCoop”, con solo una semplice matricola e nessuna dignità. “Ma se non ci sono più differenze con le altre catene commerciali, se non vi è più etica, se si discrimina nel dialogo sindacale, perché riconoscere alla cooperazione i vari trattamenti di favore?”. Una domanda che intendiamo porre, presto, anche ai rappresentanti del Governo.

Parole dure, che hanno trovato riscontro, purtroppo, in alcune situazioni limite. Infatti, sotto la lente di ingrandimento dei delegati e delle delegate Uiltucs sono finiti anche certi rapporti sindacali “privilegiati” che destano grande preoccupazione. Privilegiati perché “hanno, con la cooperazione delle similitudini di vecchia data e di comune provenienza politica o semplicemente perché molti dirigenti di oggi, ma pare anche per quelli di domani, provengono direttamente da esperienze sindacali ??? Per questo molti direttori si prodigano per aumentare il proselitismo di alcuni e diminuire il peso di chi, come la Uiltucs, vuole fare sindacato e non politica e ha come obiettivo SOLO i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Per non parlare, restando nel tema dei casi limite, delle scelte non condivise dalla Uiltucs come l’apertura della Coop per la festività del 25 Aprile, portata avanti dalla cooperativa ignorando gli accordi integrativi. “Indubbiamente è stata una decisione che ha ulteriormente compromesso i già difficili rapporti” ha spiegato Marco Conficconi, segretario generale della Uiltucs Toscana. La volontà di chiudere alcuni negozi nell’intero territorio della cooperativa, che va dalla Campania alla Toscana, poi, fa il resto.

Ed è a proposito di Campania che l’attenzione è andata sul tanto sponsorizzato, ma poco concreto, “Progetto Sud”. Piano del quale si parla da tempo nonostante a lavoratori e organizzazioni sindacali la dirigenza non dica un bel niente. “Al momento – è stato detto durante il coordinamento nazionale – quello che è visibile a tutti, soci compresi, è un netto disimpegno di Unicoop Tirreno. In Campania hanno fatto con noi accordi per il rilancio dei negozi Dico, che fanno parte della cooperativa, e quello che riscontriamo nei fatti è invece la completa chiusura della catena. Dichiarano apertamente di non voler più applicare il contratto nazionale della GDO cooperativa peggiorando ancora una volta, inevitabilmente, i diritti, anche economici, dei lavoratori. È questo – si chiede la Uiltucs – il decantato ‘Progetto Sud’?”.



22 luglio 2015


Gonews.it
E’ il declino. E’ difficile non definirla una “disfatta” della cooperativa, una realtà in profonda crisi, con un gruppo dirigente spesso “inadeguato e più predisposto allo scontro quotidiano con i lavoratori che al confronto con le altrui dignità”. Dignità “calpestate”. Ma mai come dall’attuale dirigenza di Unicoop Tirreno. Sono questioni calde, quelle affrontate durante il coordinamento nazionale di oggi dei delegati e delle delegate Uiltucs Uil di Unicoop Tirreno. Una realtà lavorativa in cui è stata proprio la dirigenza, secondo quanto emerso dall’incontro, ad aver “talmente peggiorato gli effetti della crisi economica che la cooperativa Toscana è stata riportata indietro nel tempo di quasi 20 anni. Dirigenza che, come se non bastasse, hanno ridotto la grande cooperativa a quello che era la struttura storica di Unicoop Toscana Lazio, dove per Lazio oramai si intende quasi esclusivamente l’area di Roma città, dove, tra l’altro, le cose per le coop non vanno neppure bene”. Questo e molto altro è emerso dal confronto avvenuto nella sede nazionale della Uiltucs, categoria della Uil che si occupa di Turismo, Commercio e Servizi, a Roma. Un coordinamento, alla presenza del segretario nazionale Paolo Andreani, in cui è stato ribadito con forza il NO delle lavoratrici e dei lavoratori anche ai soprusi e alle continue discriminazioni di dirigenti di bassissimo profilo. Antonio Vargiù, ex segretario nazionale Uiltucs, e profondo conoscitore della cooperativa, ha rappresentato con grande dispiacere questa drammatica situazione di Unicoop. Perché molte attività, sia in Campania che nel Lazio, si apprende dall’incontro, “sono state cedute, direttamente e/o indirettamente, ad altre cooperativa della Lega Coop che hanno più capacità gestionali e dirigenziali”. Sono state sollevate pesanti e nette critiche al comportamento di Unicoop Tirreno, e i delegati hanno evidenziato la grande conflittualità presente all’interno della cooperativa. Una situazione, quella che è emersa al coordinamento, aggravata dagli scarsi rapporti sindacali da un lato, e dall’avanzamento di un processo di ristrutturazione non condiviso dall’altro. Non solo. Molti negozi, è emerso, “sono completamente abbandonati a se stessi; i soci trovano le offerte pubblicizzate solo per pochi giorni e i lavoratori devono sempre più spesso sopperire alle numerose inadeguatezze degli uomini di Vignale Riotorto, dove ha sede la coop, che dovrebbe guidare una società – Unicoop Tirreno/Coop Toscana Lazio – in cui, la tanto decantata etica della cooperazione è agonizzante da anni”. E’ questa la realtà vissuta oggi da molti lavoratori: quei lavoratori che da essere il ‘riconosciuto valore aggiunto’, sono divenuti veri e propri roboCoop”, con solo una semplice matricola e nessuna dignità. “Ma se non ci sono più differenze con le altre catene commerciali, se non vi è più etica, se si discrimina nel dialogo sindacale, perché riconoscere alla cooperazione i vari trattamenti di favore?”. Una domanda che intendiamo porre, presto, anche ai rappresentanti del Governo. Parole dure, che hanno trovato riscontro, purtroppo, in alcune situazioni limite. Infatti, sotto la lente di ingrandimento dei delegati e delle delegate Uiltucs sono finiti anche certi rapporti sindacali “privilegiati” che destano grande preoccupazione. Privilegiati perché “hanno, con la cooperazione delle similitudini di vecchia data e di comune provenienza politica o semplicemente perché molti dirigenti di oggi, ma pare anche per quelli di domani, provengono direttamente da esperienze sindacali ??? Per questo molti direttori si prodigano per aumentare il proselitismo di alcuni e diminuire il peso di chi, come la Uiltucs, vuole fare sindacato e non politica e ha come obiettivo SOLO i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”. Per non parlare, restando nel tema dei casi limite, delle scelte non condivise dalla Uiltucs come l’apertura della Coop per la festività del 25 Aprile, portata avanti dalla cooperativa ignorando gli accordi integrativi. “Indubbiamente è stata una decisione che ha ulteriormente compromesso i già difficili rapporti” ha spiegato Marco Conficconi, segretario generale della Uiltucs Toscana. La volontà di chiudere alcuni negozi nell’intero territorio della cooperativa, che va dalla Campania alla Toscana, poi, fa il resto. Ed è a proposito di Campania che l’attenzione è andata sul tanto sponsorizzato, ma poco concreto, “Progetto Sud”. Piano del quale si parla da tempo nonostante a lavoratori e organizzazioni sindacali la dirigenza non dica un bel niente. “Al momento – è stato detto durante il coordinamento nazionale – quello che è visibile a tutti, soci compresi, è un netto disimpegno di Unicoop Tirreno. In Campania hanno fatto con noi accordi per il rilancio dei negozi Dico, che fanno parte della cooperativa, e quello che riscontriamo nei fatti è invece la completa chiusura della catena. Dichiarano apertamente di non voler più applicare il contratto nazionale della GDO cooperativa peggiorando ancora una volta, inevitabilmente, i diritti, anche economici, dei lavoratori. È questo – si chiede la Uiltucs – il decantato ‘Progetto Sud’?”.

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22 luglio 2015

CAPROTTI INDAGATO PER IL DOSSIER SULLO SPIONAGGIO ALLA COOP


 
Per il patron Esselunga invito a comparire. Le ipotesi: ricettazione e concorso in diffamazione del direttore affari generali di Coop Lombardia





Il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, ha ricevuto ieri un invito comparire in Procura per le ipotesi di ricettazione e concorso in diffamazione del direttore affari generali di Coop Lombardia, Daniele Ferrè: il pm Gaetano Ruta gli contesta d’aver nel 2009 di fatto comprato dagli imprenditori di sicurezza privata Fabio Quarta e Gianluca Migliorati - attraverso l’affidamento alla loro S.I.S. di commesse da 700 mila euro l’anno per la vigilanza di alcuni punti di vendita di Esselunga - il materiale su intercettazioni illegali di dipendenti di un negozio Coop a Vigevano nel 2004 che i due ex fornitori di Coop avevano portato al direttore Maurizio Belpietro, e sulla cui base «Libero» il 13-14-15 gennaio 2010 («La Coop ti spia») asserì l’esistenza di uno sistematico spionaggio dei lavoratori ordinato (come la pulitura nel 2009 del cd di registrazioni) dal manager Coop Ferrè. Il Tribunale civile in primo grado condannò però il quotidiano a risarcire 100 mila euro a Ferrè per diffamazione; e nel penale la giudice Anna Zamagni assolse Ferrè e dispose che per calunnia ai suoi danni fossero inquisiti i due 007 privati (4 anni la pena chiesta nel processo che finirà il 23 ottobre).
 
Caprotti, replica il suo avvocato Ermenegildo Costabile, «è molto sorpreso da questa ipotesi: c’è un equivoco e ritiene di poterlo chiarire al pm come sempre accaduto». Lo scorso 6 marzo Caprotti affermò di non aver mai saputo degli audio illegali: «Il 14 luglio 2009 Belpietro, che dirigeva Panorama, mi disse che aveva una inchiesta su certe condotte di Coop, che era stato aiutato da questi poliziotti privati, che si era avvalso di materiale fornito da loro, e che avevano problemi economici. Mi chiese: “Ho bisogno di un favore, voi potreste farli lavorare come vigilantes nei negozi?”. Io risposi: se posso fare un favore a voi e a Panorama, volentieri. Così tra luglio e agosto li vidi una volta, un’altra andai io nella loro sede 10 minuti in ottobre, e dissi al nostro capo della sicurezza di farli lavorare». «Gli demmo la vigilanza di 7-8 supermercati per 4 anni, per un fatturato di circa 2,4 milioni di euro», conferma l’ad di Esselunga, Salza: «Belpietro ci disse che sulla base di materiale fornito da queste due persone aveva una inchiesta su certi fatti Coop che non gli apparivano ortodossi, e ci chiese di farli lavorare». Belpietro e il giornalista Gianluigi Nuzzi sono indagati ieri per l’ipotesi di calunnia, legata all’aver pubblicato la presunta prova regina (una fattura di Coop da 290 mila euro) rivelatasi invece un falso.
 
 
 
21 luglio 2015
 
Luigi Ferrarella

Corriere della Sera
 
 
 

21 luglio 2015

QUATTRO ANNI FA LA MORTE SUL LAVORO DEL NOSTRO CLAUDIO, ORA SI ATTENDE IL PROCESSO PER TRE RESPONSABILI DI UNICOOP FIRENZE


Quattro anni fa moriva nei magazzini di Unicoop Firenze, il nostro collega Claudio Pierini





La mattina del 21 luglio 2011, il nostro collega Claudio pierini moriva mentre lavorava nei magazzini di Unicoop Firenze, a Scandicci. Nel giorno delle ricorrenza della sua morte desideriamo ricordare l'amico e il compagno di lavoro e informare tutti i nostri colleghi (e abbiamo potuto verificare che sono tanti) che della gravissima vicenda non sanno nulla.

Ci pare francamente sconcertante che negli innumerevoli corsi sulla sicurezza non si faccia mai, e ribadiamo mai, un accenno a quell'evento che pur nel dramma ha davvero cambiato il modo di lavorare nei magazzini, dove ora si dà rilievo alla sicurezza e responsabilizzato tutti la gerarchia aziendale, fino ai preposti, più di mille corsi. Eppure gli incontri sulla sicurezza si svolgono a poche decine di metri dal luogo in cui Claudio morì. Ma evidentemente l'argomento è talmente imbarazzante che è meglio lasciare le maestranze all'oscuro.

Tanto più che per la morte di Claudio sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo tre responsabili di Unicoop Firenze.
Ai due iniziali infatti, se n'è aggiunto un terzo. Il processo penale è fissato per il prossimo dicembre.
Complicato risulta il percorso del risarcimento alla famiglia dopo che, Unicoop, parte in causa, ha segnalato ai servizi sociali una presunta incapacità del fratello di Claudio nel gestire il patrimonio. A noi sembra alquanto bizzarro il rilievo di Unicoop, azienda che ha polverizzato circa 500 milioni investendo a testa bassa in azioni MPS, nonostante tutte le negatività che gravavano sull'istituto senese. Verrebbe da dire da quale pulpito viene la predica.
Torniamo a ricordar l'amico di tante giornate lavorative, la sua allegria che si può dedurre anche dalla foto. Qui si possono leggere alcuni racconti di nostri colleghi dedicati a Claudio.
 
21 luglio 2015