16 novembre 2007

MPS CHIAMA, UNICOOP PRONTA A RISPONDERE


L’azienda di Campaini dovrebbe sborsare 120 milioni per mantenere la sua quota

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Axa, Unicoop e Caltagirone primi sì a Mps – Antonveneta

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Da "La Repubblica Firenze" del 10 novembre 2007
di Maurizio Bologni

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La fondazione Mps ha il 58,57 del capitale della banca senese. Per mantenere l’attuale quota dovrebbe versare più di 2,5 miliardi di denaro fresco. Può però permettersi di diluire la partecipazione senza rinunciare a garantire il controllo della banca senese agli enti locali che a loro volta la controllano. Può permettersi di farlo tanto più dovesse crescere la quota di partecipazione di soci che le sono più vicini. Francesco Gaetano Caltagirone (2,43%) ha già mostrato grande apprezzamento per l’operazione Antonveneta.

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Ma anche Unicoop Firenze sembra sulla strada di contribuire alla ricapitalizzazione.

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L’azienda guidata da Turiddo Campaini dovrebbe sborsare più di 120 milioni per mantenere la sua attuale quota del 2,42% in Mps. Potrebbe fare di più, crescendo ancora. “Le nostre partecipazioni non sono speculative, ma strategiche” va infatti ripetendo Campaini. Ed è chiaro quanto per Unicoop sia strategico in termini di migliori servizi ai propri soci, l’accordo con la banca senese.

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Con Consumit (gruppo mps) Unicoop ha creato Integra spa, partecipata al 50%, che opera nell’ambito del credito al consumo, ha emesso le nuove carte socio Coop e prepara strumenti finanziari riservati agli oltre un milione di piccoli “proprietari” della catena di grande distribuzione alimentare. Adesso, con Banca Toscana (gruppo Mps) Unicoop apre sportelli bancari nei supermercati con prodotti riservati a soci Coop. Stesso feeling collaborativo Campaini non mostra con Unipol. “Le coop sono un universo, noi siamo un caso a se” ha detto di recente a rimarcare la distinzione. L’affare Antonveneta potrebbe essere per Unicoop l’occasione per una definitiva scelta di campo: disinvestire il 2% in Unipol e puntare tutto su Mps.

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“La politica è lenta, le imprese devono essere rapide, e Banca Monte Paschi ha dimostrato di essere impresa affrancata dal potere politico cui qualcuno la vorrebbe incatenata: in quindici giorni ha concluso una trattativa condotta nella riservatezza più assoluta, confermandosi terzo colosso bancario nazionale e portandosi a 3.200 sportelli, 35.000 i dipendenti, 6 milioni i clienti” E’ questo il tributo che rendono al management, dopo gli enti locali e i vertici istituzionali (Claudio Martini) e politici del centro sinistra toscano e senese, anche i sindacati Cgil e Uil, banchieri come profumo e Guzzetti, persino politici del centro destra come Crosetto e dinelli, gli imprenditori senesi della Cna: “Diminuiremo la distanza con il nord est, apriremo sinergie con una delle parti più vitali del Paese”, esultano questi ultimi. Più freddo il centrosinistra nazionale. “Impressione positiva” ha detto Prodi. “Bene se ci saranno dei vantaggi per clienti” ha aggiunto Bersani. Per il resto silenzio, soprattutto per chi a suo tempo avrebbe gradito mandare Mps in sposo prima a Bnl e poi a Unipol. E che si sospetta sia stato tenuto all’oscuro di un’operazione tutta imprenditoriale.


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