25 novembre 2009

INTESA CHIUDE CON MPS. ACCORDO PER 50 SPORTELLI




La sede MPS di Rocca Salimbeni a Siena





Lo "spezzatino" delle agenzie Montepaschi da mettere sul mercato è quasi cosa fatta. Ma, con ogni probabilità, non riguarda più di 80-85 dei 135 sportelli che, dopo la cessione nei mesi scorsi di una prima tranche di 15 alla Popolare della Puglia e della Basilicata (per 73,5 milioni), Banca Mps deve ancora cedere, come richiesto dall'Antitrust in seguito all'acquisto di Antonveneta da parte del gruppo senese.

In pole c'è Intesa Sanpaolo, interessata a 50 sportelli toscani di Bmps (quelli nelle province costiere della regione). L'accordo è già stato trovato, ma sarà ufficializzato (con un'offerta vincolante da parte di Intesa Sanpaolo) soltanto i primi giorni della prossima settimana. Il prezzo medio concordato è di 4 milioni per agenzia. Un altro pacchetto di 30-35 sportelli sarebbe in predicato di finire a Cariparma o a Barclays, con l'azienda emiliana del Crèdit Agricole in vantaggio sul gruppo inglese.

La vendita delle filiali, penultimo atto del piano di dismissioni e di rafforzamento patrimoniale di Bmps, sarà portata in consiglio d'amministrazione domani, ma solo a titolo d'informativa. Per le decisioni bisognerà aspettare almeno fino a giovedì 3 dicembre (giorno del cda successivo). «Contiamo di definire entro la metà di dicembre la cessione del maggior numero possibile di sportelli, tra quelli messi sul mercato», avevano detto appena pochi giorni fa Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, rispettivamente presidente e direttore generale del gruppo di Rocca Salimbeni. La partita, dunque, è ormai alle battute finali. Anche se resteranno invendute una cinquantina di agenzie.

«Abbiamo fatto del nostro meglio, considerate le condizioni del mercato», commentano a Siena. «Cederemo gli altri sportelli nel 2010», aggiungono. In realtà, l'autorità presieduta da Antonio Catricalà aveva considerato urgente la dismissione di un centinaio di agenzie, tutte in Toscana. Rispetto a questa indicazione, resterebbero fuori non più di venti sportelli. Alla fine dell'anno il gruppo senese avrà incassato circa 420 milioni dalla vendita delle filiali. E, rispetto al piano industriale di gruppo, resterà solo da formalizzare la cessione degli immobili strumentali, valutati 1,7 miliardi (mancano ancora le autorizzazioni).

Sul fronte dei coefficienti Bmps sta dunque per completare la rincorsa iniziata un paio d'anni fa, dopo l'acquisto di Antonveneta (costato 9 miliardi), quando la sfida diventò non solo quella di integrare il nuovo gruppo, ma anche quella di recuperare un adeguato livello di patrimonializzazione.

«Con i Tremonti-Bond siamo già abbondantemente sopra gli indici previsti», ha detto Mussari il 19 novembre scorso riferendosi al 7,6% di Tier 1 contenuto nei dati consolidati del terzo trimestre. La vendita delle agenzie e degli immobili riporterà definitivamente Siena in territorio tranquillo nel giro dei prossimi mesi.

Il passo successivo, già annunciato, sarà quello di riscrivere il piano industriale di gruppo con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale del 2011. «Gli obiettivi strategici del piano attuale sono stati praticamente tutti raggiunti: dal taglio dei costi che nel 2009 si attesterà intorno a un ulteriore 5%, fino all'integrazione del gruppo», hanno spiegato Mussari e Vigni all'ultima assemblea di Banca Mps, convocata per deliberare l'emissione di azioni proprie in favore dei dipendenti (32,6 milioni di stock granting) relative all'esercizio 2008. «Le condizioni del mercato sono cambiate e vogliamo anche dare nuovi stimoli ai nostri manager», hanno spiegato, indicando la scadenza di metà 2010 per il varo del nuovo piano. Una prospettiva che ha già incassato l'ok della Fondazione Mps, azionista di riferimento del gruppo bancario.

25 novembre 2009

Cesare Peruzzi

Il Sole 24 Ore

24 novembre 2009

CASSIERA DEL GS RISCHIA COMA DIABETICO PER COLPA DEL PERMESSO NEGATO PER ANDARE IN BAGNO


Ancora un supermercato, ancora un permesso per fare pipì negato. Stavolta niente Esselunga, ma un altro supermercato, il Gs di Viale Monza. Vittima di nuovo una cassiera.


"Ho un'invalidità del 50 per cento perchè soffro di ipertensione, attacchi di panico e ho il diabete alto tanto che non sono idonea a stare sempre alle casse. Quando ho chiesto alla mia responsabile di alzarmi per andare in bagno, lei mi ha negato il permesso, ma io mi sono alzata lo stesso, poi mi sono misurata il diabete ed era talmente alto che mi sono sentita male e sono svenuta"

La donna è stata portata al pronto soccorso, dove le è stata data una prognosi di dieci giorni

"Al pronto soccorso mi hanno detto che ho rischiato il coma diabetico, per questo ho denunciato ai carabinieri la mia responsabile"

Il direttore della filiale Gs di viale Monza non ha voluto commentare la vicenda, ma lo ha fatto Fabrizio Russo, funzionario della Filcams-Cgil di Milano

"Il malore della cassiera del Gs ricorda da vicino il caso della dipendente dell' Esselunga di Milano che lo scorso febbraio aveva denunciato di essersi urinata addosso perchè non le era stato data la possibilità di andare in bagno. C'è un grosso disagio dei lavoratori dei supermercati, dove spesso le condizioni problematiche non vengono trattate in modo adeguato"

A novembre un dipendente del supermercato Esselunga di Viale Umbria aveva tirato un altro oggetto di legno in testa al suo vice direttore perchè non lo lasciava andare in bagno per fare pipì durante il turno di lavoro.

"Qualche mese fa un episodio simile era accaduto in un'altra azienda della grande distribuzione e anche nel gruppo Carrefour da diverso tempo le Rappresentanze Sindacali evidenziano come sempre più spesso, da parte dell'azienda, ci sia una forte sottovalutazione nella 'gestione' di situazioni peraticolarmente delicate: un attegiamento grave e inaccettabile che rischia di aprire una nuova fase nel trattamento dei propri dipendenti da parte di GS"

Il sindacato condanna duramente il comportamento mantenuto dall'azienda ed esprime forte solidarietà alla lavoratrice coinvolta riservandosi di

"mettere in campo tutte le iniziative a tutela della dignità e dei diritti della stessa lavoratrice e di tutti i lavoratori del Gruppo GS/Carrefour. Per fare chiarezza sull'accaduto, è stata avanzata alla direzione aziendale di GS S.p.A., una richiesta urgente di incontro"

Sembra che casi del genere siano piuttosto frequenti nel mondo della gdo, basta farsi un giro su qualche forum di lavoratori che raccontano le loro esperienze. Ma sono cose che non dovrebbero mai succedere.

23 novembre 2009

Arianna Ascione

MILANO 2.0

23 novembre 2009

CASSIERA ESSELUNGA MENTI', NON E' MOBBING



"Ho chiesto per un'ora e mezzo il cambio alla cassa"




Per la cassiera dell’Esselunga di Milano non c’è stato : «Perplessità circa la dinamica dei fatti così come ricostruiti dalla vittima, dubbi che ven­gono rafforzati non solo dal quadro patologico di sofferen­za psichica della cassiera, ma anche dalle stesse dichiarazio­ni contraddittorie rese nel­l’immediatezza dei fatti», così spiega il giudice per le indagini preliminari, Maria Grazia Domanico, accogliendo la richiesta di archiviazione già presentata dal pm, Piero Basi­lone.

Nel febbraio scorso la donna aveva raccontato: «Ho chiesto per un’ora e mezzo il cambio alla cassa. Ma non mi hanno permesso di raggiungere i ser­vizi. Così ho subìto una delle peggiori umiliazioni: bagnar­mi davanti a tutti, come acca­de a un neonato».

Poco tempo dopo, a fine mese la cassiera venne picchiata in uno spogliatoio del supermercato: trauma cranico facciale, di­storsione cervicale, ecchimo­si alle gambe e contusione al braccio destro. Questo però non è bastato ai magistrati che non credono alla versione della donna: «L’autore del fatto non è stato identificato e pertanto va accolta la richie­sta di archiviazione».

La vicenda non ha un colpevole, se non -a detta del gip- delle condizioni psicologiche della donna, quindi niente mobbing e nessuna responsabilità per direttore, vicedirettore, ca­pocassiere e addetto alla sor­veglianza del punto vendita: «Le problematiche che la vitti­ma ha evidenziato appaiono legate ai disturbi psichici e al suo stato di sofferenza psico­logica», si legge nel decreto.

La cassiera però non ha inventato di avere chiesto di andare in bagno senza poi ricevere il permesso di un cambio, ma questo non è sufficiente. Il pm nella richiesta di archiviazione par­la di «totale mancanza di atti­vità o volontà persecutoria». La gonna bagnata e le contusioni però c’erano, ma è stata decisiva la perizia di una psichiatra che ha curato la donna dal ‘97 al 2007 dichiarando che la paziente soffre di disturbi psichici.

17 novembre 2009

BLITZ quotidiano

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ESSELUNGA. LA CASSIERA MENTE O NO ?



I responsabili del supermercato negarono davvero alla donna di andare in bagno. Ma per il giudice non è reato


I giornali non hanno dubbi: «La cassiera si inventò tutto». Questi i titoli di oggi che si riferiscono alla vicenda di un'impiegata part time dell'Esselunga di viale Papiniano a Milano, che nel febbraio 2008 denunciò i propri responsabili per mobbing: l'avrebbero costretta a farsi la pipì addosso in cassa negandole per un'ora e mezza il permesso di andare in bagno. La donna (un'italoperuviana di 45 anni) aveva anche denunciato di essere stata picchiata, giorni dopo, da uno sconosciuto nello spogliatoio del supermercato; per le lesioni subite, accertate in pronto soccorso, la prognosi era stata di 10 giorni.

Lunedì 16 novembre arriva la sentenza: il gip Maria Grazia Domanico archivia le accuse contro i responsabili del punto vendita e i mass media applaudono: macché mobbing, la cassiera ha mentito, si è inventata tutto, e oltretutto aveva anche qualche problema personale. Ma è davvero così? Vediamo di ricostruire la vicenda con le stesse parole del giudice che ha archiviato le accuse contro Esselunga. Sicuramente la donna soffriva di disturbi psicologici, per i quali era stata in cura per diversi anni. Questo è assodato. Tuttavia non basta per darle della bugiarda (e ci mancherebbe). Scrive il gip, dicendosi sicura del fatto che le indagini «hanno consentito di ricostruire in termini sufficientemente precisi l’episodio»: la cassiera «ebbe a richiedere per circa un ora e mezza di essere sostituita alla cassa dovendosi recare in bagno», permesso che le fu negato (dunque non mentiva); per il giudice però «a tale condotta non può essere ricondotta alcuna fattispecie di reato». È vero che non poté andare alla toilette per il «no» dei superiori, ma niente di male, era nel loro diritto farlo.

Occhio dunque, dipendenti di tutta Italia, se vi scappa la pipì sul lavoro dovete tenervela. Quanto all'episodio dell'aggressione, definita dal giudice «più inquietante» - quindi ci fu, anche questa - «l’autore del fatto non è stato identificato e pertanto va accolta la richiesta di archiviazione».
Il gip - come sottolineano tutti i giornali - non nasconde di condividere «le perplessità del pubblico ministero circa la dinamica dei fatti così come ricostruita dalla vittima», che è spesso caduta in contraddizione raccontando la propria vicenda. Su due punti tuttavia non ci sono dubbi: il divieto di andare in bagno e il pestaggio. Ma che volete: non è mobbing.

17 novembre 2009

Gabriella Meroni

Vita.it


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I giornali non hanno dubbi: «La cassiera si inventò tutto».

Questi i titoli di oggi che si riferiscono alla vicenda di un'impiegata part time dell'Esselunga di viale Papiniano a Milano, che nel febbraio 2008 denunciò i propri responsabili per mobbing: l'avrebbero costretta a farsi la pipì addosso in cassa negandole per un'ora e mezza il permesso di andare in bagno. La donna (un'italoperuviana di 45 anni) aveva anche denunciato di essere stata picchiata, giorni dopo, da uno sconosciuto nello spogliatoio del supermercato; per le lesioni subite, accertate in pronto soccorso, la prognosi era stata di 10 giorni.

Lunedì 16 novembre arriva la sentenza: il gip Maria Grazia Domanico archivia le accuse contro i responsabili del punto vendita e i mass media applaudono: macché mobbing, la cassiera ha mentito, si è inventata tutto, e oltretutto aveva anche qualche problema personale. Ma è davvero così? Vediamo di ricostruire la vicenda con le stesse parole del giudice che ha archiviato le accuse contro Esselunga. Sicuramente la donna soffriva di disturbi psicologici, per i quali era stata in cura per diversi anni. Questo è assodato. Tuttavia non basta per darle della bugiarda (e ci mancherebbe). Scrive il gip, dicendosi sicura del fatto che le indagini «hanno consentito di ricostruire in termini sufficientemente precisi l’episodio»: la cassiera «ebbe a richiedere per circa un ora e mezza di essere sostituita alla cassa dovendosi recare in bagno», permesso che le fu negato (dunque non mentiva); per il giudice però «a tale condotta non può essere ricondotta alcuna fattispecie di reato». È vero che non poté andare alla toilette per il «no» dei superiori, ma niente di male, era nel loro diritto farlo.

Occhio dunque, dipendenti di tutta Italia, se vi scappa la pipì sul lavoro dovete tenervela. Quanto all'episodio dell'aggressione, definita dal giudice «più inquietante» - quindi ci fu, anche questa - «l’autore del fatto non è stato identificato e pertanto va accolta la richiesta di archiviazione».

Il gip - come sottolineano tutti i giornali - non nasconde di condividere «le perplessità del pubblico ministero circa la dinamica dei fatti così come ricostruita dalla vittima», che è spesso caduta in contraddizione raccontando la propria vicenda. Su due punti tuttavia non ci sono dubbi: il divieto di andare in bagno e il pestaggio. Ma che volete: non è mobbing.

18 novembre 2009

MANCINI (MPS): AZIONISTI MAI SAZI



Stupefacente dichiarazione del Presidente della Fondazione Monte Paschi




Ecco qui le singolari dichiarazioni di Gabriello Mancini, riportate ieri:

''Mai sazi, gli azionisti sono ghiotti'', cosi' Gabriello Mancini, presidente dalla Fondazione Mps, ha risposto a una domanda sulla possibilita' che nel 2010 (esercizio 2009) la Banca Mps (partecipata dalla Fondazione al 55,5%) possa distribuire, come accaduto quest'anno (esercizio 2008), un dividendo in ''miniatura''.
Quest'anno il monte dividendi di Mps verso la Fondazione e' stato pari a 64 milioni, lo scorso anno era stato di 374 milioni. (Asca)


Che dire.. davvero uno strano concetto della sazietà quello che ha il pingue Mancini.

Basti pensare che appena due anni fa il titolo MPS sfiorava quasi i 3 euro di quotazione (19 novembre 2007 - 2,945 euro) - si veda il grafico a 3 anni e le sue discese ardite.

Ad oggi MPS quota circa 1,30 euro. In 2 anni ha perso il 56% del proprio valore e per rivedere quella quotazione dovrebbe performare del 126% !!! Altro che sazietà ! Questa è la fame cronica della disperazione !

Ne sa qualcosa Unicoop Firenze che nel bilancio 2008 ha svalutato di 189 milioni la quota detenuta in Mps, da 2,52 a 1,5 euro per azione.
Adesso, a quota 1,30, la "sazietà" di Unicoop ha raggiunto meno 226 milioni. Una vera ghiottoneria !

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16 novembre 2009

UNICOOP: POSSIBILI I PERMESSI INDIVIDUALI ANCHE DI 15 MINUTI





Un accordo sindacale poco conosciuto permette di usufruire anche di "micropermessi" di 15 minuti e relativi multipli.



"L'accordo infatti permette di usufruire dei permessi individuali anche per soli 15 minuti permettendo così, specialmente a quei Lavoratori con sole 24 ore di permesso annue, di frazionare ulteriormente le ore spettanti e quindi "economizzare" sul montante ore permessi residui."

Venerdì 13 u.s., la scrivente Rsu ha convocato un'assemblea sindacale c/o la sede di Scandicci di Unicoop Firenze. Più alta rispetto alle ultime volte l'adesione dei Lavoratori che, a fronte delle numerose "questioni aperte" con le Direzioni scandiccine, hanno sentito il dovere di dire la loro.
Nei prossimi giorni parleremo di alcune delle questioni trattate e di una simpatica, oltre che sicuramente efficace, iniziativa proposta dalla Rsu e subito accolta con entusiasmo dai Lavoratori.

Ma ciò di cui vogliamo parlare oggi è un argomento trattato in Assemblea e che accomuna TUTTI i dipendenti di Unicoop Firenze: la possibilità di frazionare i permessi individuali per unità minime di 15 minuti.
A seguito di una comunicazione per i Lavoratori della Direzione Commerciale, riguardante la possibilità di poter usufruire dei permessi individuali anche per soli 15 minuti, è emerso che questo diritto non è ancora riconosciuto né agli impiegati della Direzione Logistica, né a quelli della Direzione Servizi Generali.

Sapevamo già in precedenza che anche ai Magazzini e in numerosi pdv di Unicoop Firenze non viene ancora riconosciuta tale possibilità, ed è proprio a fronte di questa diffusa anomalia che ci sentiamo in dovere di scrivere quanto segue.

Esistono unità lavorative della Cooperativa dove, nonostante l'accordo sindacale del 17 novembre 2008, le Lavoratrici e i Lavoratori non possono ricorrere ai permessi individuali per unità inferiori alla mezz'ora.
Ma da adesso non sarà più così. L'accordo infatti permette di usufruire dei permessi individuali anche per soli 15 minuti permettendo così, specialmente a quei Lavoratori con sole 24 ore di permesso annue, di frazionare ulteriormente le ore spettanti e quindi "economizzare" sul montante ore permesso residui.

Se ci sono dipendenti che ancora non hanno questa possibilità sappiano che, in virtù del punto B del suddetto accordo, il quale testualmente recita "La frazione minima oraria è convenuta nella misura di 15 minuti", possono anche loro vedersi riconosciuto questo diritto.

Stampate pertanto l'accordo (disponibile all'interno dell'area download del nostro blog oppure cliccando su questo link), affiggetelo nelle bacheche e mostratelo ai vostri colleghi. Nel caso la Direzione vi negasse ancora tale possibilità, rivolgetevi ai vs rappresentanti sindacali per avere le tutele necessarie.

Le assemblee a questo servono: ad informarsi, confrontarsi con i colleghi ed organizzarsi.
Da oggi, molti Lavoratori hanno un diritto in più!

15 novembre 2009


Blog RSU Uffici di Unicoop Firenze

15 novembre 2009

LA BANCA ROSSA DA' UNA MANO A GIULIO

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MPS: Si ai Tremonti Bond
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Sarà pure la storica cassaforte della sinistra, ma Mps, adesso, è l’unica fra le grandi banche italiane a trovare un certo gradimento da parte di Giulio Tremonti. Fatta eccezione per Bpm, Creval e Banco Popolare, il Monte dei Paschi , infatti, si è distinta dalle big. E al contrario dei colossi IntesaSanpaolo e Unicredit, ha detto «sì» ai bond che portano il nome del ministro.

Il responsabile dell’Economia ha fatto capire più volte di guardare di traverso i giganti, mentre le realtà intermedie o piccole rientrano fra le categorie più apprezzate a via Venti Settembre. Sono quelle che, a giudizio di Tremonti, riescono meglio ad affiancarsi alle imprese che bussano allo sportello per i finanziamenti.

Mps ha fatto una scelta di campo, scegliendo di dare il via alle emissioni dei Tre-bond, nonostante debba riconoscere interessi oltre l’8% allo Stato. Fatto sta che il ministro, ora, non vede l’ora di stringere il patto di ferro con Siena. Le obbligazioni speciali saranno sottoscritte di via Venti Settembre entro fine anno, come hanno spiegato ieri i vertici di Rocca Salimbeni illustrando i dati sui dati dei primi nove mesi del 2009. E in attesa che arrivi fieno in cascina (il Tesoro dovrebbe “comprare” circa 1,9 miliardi di titoli Mps), la banca senese registra una trimestrale in linea con l’andamento del settore. L’utile netto è sceso del 40% a 401 milioni. In dettaglio, i conti dei nove mesi hanno visto un calo della gestione finanziaria e assicurativa (i ricavi) del 7,4% a 4,34 miliardi (-5% su dati ricostruiti), su cui hanno pesato perdite su crediti per oltre 1 miliardo (+61,8%) e costi operativi di 2,63 miliardi, in calo dell’8,4% sull’anno precedente.

Nessuna catastrofe, insomma: l’andamento dei conti del Monte risente un po’ degli effetti legati alla crisi finanziaria internazionale. Anche se non mancano dati positivi, come il rialzo del margine di interesse e la tenuta degli impieghi nel trimestre rispetto alle altre banche. Sono le due «belle sorprese» della terza trimestrale di Mps, stando ai commenti degli analisti.
Oltre che sui Tremonti bond, Mps scommette sul taglio dei costi. La riduzione a fine anno dovrebbe attestarsi al 4-5%. Il tutto grazie al completamento della riorganizzazione consequenziale all’incorporazione di Banca Toscana.

Per fare cassa, invece, a breve saranno ceduti i 135 sportelli: in corsa ci sono sempre gli inglesi di Barclays che devono vedersela, però, con la concorrenza agguerrita di IntesaSanpaolo. Per la cessione degli immobili strumentali, invece, nessuna indicazione temporale: manca il via libera della Consob, ma anche questo dossier dovrebbe chiudersi entro l’anno con benefici sui coefficienti patrimoniali. Le cessioni avranno un impatto positivo sugli indicatori patrimoniali da aggiungere a quelli derivanti dall’aiutino del Tesoro. E a quel punto lo scippo di Giulio alla sinistra potrà dirsi concluso.


14 novembre 2009

Francesco de Dominicis

Libero-news.it

14 novembre 2009

TERREMOTO IN FILCAMS: ACCORDO CONTESTATO, SEGRETARIO IN BILICO


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Una scossa di terremoto in casa Filcams, la categoria del commercio Cgil, proprio nei giorni di apertura del sedicesimo congresso della confederazione.
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I fatti risalgono al 24 settembre scorso: al tribunale di Milano si celebra un ricorso presentato dalle categorie del commercio di Cgil, Cisl e Uil contro Esselunga per attività antisindacale, in relazione al lavoro domenicale. L’azienda ha ’comandato’ ai lavoratori le domeniche, i lavoratori hanno rifiutato – sulla base del contratto aziendale che prevede il lavoro domenicale solo su base volontaria – e per tutta risposta il gruppo fa partire le contestazioni disciplinari. Immediatamente parte il ricorso delle tre organizzazioni sindacali.

Ma il 24 settembre, in aula, Esselunga porta a propria discolpa un documento firmato a fine giugno dai tre segretari generali di categoria in cui si dice che «in relazione al Patto per il lavoro, sottoscritto il 23 giugno 2009 le parti ribadiscono che lo stesso conferma integralmente tutte le norme contenute nel contratto nazionale del 18 luglio 2008». Quell’accordo, dice in pratica l’azienda, ci autorizza ad avere il lavoro domenicale. Sollevando un polverone, perché di quello stesso accordo nessuno era al corrente. E ora – prima del direttivo di categoria convocato appositamente il 24 novembre – c’è chi chiede le dimissioni del segretario generale Franco Martini.

Facciamo un passo indietro, fino al 18 luglio 2008: è il giorno del contratto separato nel commercio, il primo della stagione. Tra le ragioni che portarono il maggiore sindacato a non firmare c’era proprio il nodo della domenica lavorativa, che nel contratto veniva messa a completa disposizione delle aziende. Parte così la mobilitazione dei lavoratori, seguita poi da un lavoro di ritessitura delle relazioni sindacali.

Il 23 giugno 2009, dopo mesi di trattativa, si era arrivati a un accordo unitario - il «Patto per il lavoro », appunto – ponte necessario per giungere, appunto il 18 luglio 2009, a un contratto nazionale unitario. Il nodo del contendere – le domeniche – viene risolto debolmente, non rinnegando la sostanza dell’accordo separato, ma rimettendone la richiesta alla contrattazione di secondo livello. La dichiarazione che porta pure la firma di Martini è del 24 giugno, il giorno dopo la firma del «Patto»: «Una garanzia per arrivare senza intoppi al contratto unitario», la definisce il segretario.

In pratica, spiega Martini, «alcune grosse aziende minacciavano di ritirare la firma e hanno richiesto che l’accordo sulle domeniche fosse ribadito da un’ulteriore dichiarazione, cosa che però non ha modificato in nulla quanto già sottoscritto e che è decaduta immediatamente con la firma del contratto unitario». Nessuno però ne è stato informato e la vicenda, dall’udienza di fine settembre, è stata resa nota solo in questi giorni.

Insomma, è l’accusa: così si mette in discussione il principio di lealtà verso l’organizzazione. Antonio Lareno, della camera del lavoro di Milano, chiede le dimissioni di Martini: «Il segretario ha raccontato balle a lavoratori e gruppi dirigenti e il resto della segreteria, dal 25 settembre in poi, ha fatto finta di nulla ».

Da Bologna, la segretaria di categoria Ramona Campari lega la vicenda al congresso della confederazione: «È evidente che abbiamo bisogno di una discussione profonda, che non possiamo più procedere per aggiustamenti, ci siamo opposti al modello contrattuale, di questo dobbiamo discutere e deve farlo anche la Filcams».

10 novembre 2009

Sara Farolfi

Il Manifesto

11 novembre 2009

AFRAGOLA: L’IPERCOOP DOVREBBE RIAPRIRE LA PROSSIMA SETTIMANA


La Procura di Napoli ha dato l’ok per il dissequestro dell’ipermercato di Afragola, chiuso da un mese: sospiro di sollievo per i dipendenti.


Schiarita sul fronte Ipercoop: lunedì 16, infatti, potrebbe essere il giorno della nuova riapertura, ad un mese esatto dal crollo dell’intelaiatura di ferro, posta al di sopra delle casse. Il sequestro dell’ipermercato, infatti, scattato da allora è stato revocato ieri dalla Procura di Napoli, che ha effettuato le indagini sul caso.

Tirano un sospiro di sollievo dunque i dipendenti dell’Ipercoop, che nelle scorse settimane avevano inscenato una clamorosa protesta per evitare che il 20% della mensilità di dicembre fosse detratta dal Tfr, come paventato dall’azienda ai sindacati in un primo momento. Da oggi dunque si rimette in moto la macchina organizzativa per consentire la riapertura entro breve dell’ipermercato, coi fornitori in prima fila: solo dopo si potrà fare una stima dei danni economici di questo mese di chiusura.

La struttura riapre i battenti, ad eccezione della galleria "Le Porte di Napoli", rimasta sempre aperta, dunque proprio in prossimità dell’avvio delle vendite natalizie, il momento più atteso per gli operatori del settore.

10 novembre 2009

Andrea Terracciano

Il Mediano.it

DELEGATO SINDACALE RdB LICENZIATO DALLA COOP DI GENZANO E' STATO REINTEGRATO




Comunicato sindacale RdB





Dove non è riuscito il buon senso ha posto rimedio il Tribunale del Lavoro di Velletri, riconsegnando a Fabio Saracino la dignità di Lavoratore, ingiustamente sottrattagli da un illegittimo ed immotivato licenziamento.
Un grazie enorme a Fabio, che nonostante il difficile momento non ha mai abbandonato la strada della lotta e della mobilitazione, un esempio per tutti noi!!!

La RdB ringrazia tutte le Lavoratrici, i Lavoratori, le Delegate ed i Delegati che la sostengono per continuare sulla strada dei diritti e della dignità dei Lavoratori sempre più calpestati in nome del profitto, anche alla COOP.

Le condizioni di lavoro sempre più gravose, i disagi causati dall’azzeramento dei tempi di vita, l’uso sproporzionato del lavoro a termine e del part- time, che i lavoratori COOP devono subire, sono oramai inaccettabili.

E inconcepibile che una Cooperativa, nata per favorire e proteggere i settori popolari, un’istituzione fondata da “operai e contadini”, si sia trasformata in un’azienda in nulla dissimile da quelle affaristiche, e che come queste opera discriminazioni sindacali inaccettabili.

E’ questo ciò che accade, in dispregio alla democrazia; ai valori della cooperazione; ai principi costituzionali: ai lavoratori viene “limitato” il diritto di COSTITUIRE liberamente un’ASSOCIAZIONE SINDACALE.

Basta con l’ipocrisia, Basta con i diritti negati. vogliamo democrazia, vogliamo che i principi di condotta, presenti nello statuto della coop, siano pienamente e realmente messi in atto.

OGGI E’ UN GIORNO DI FESTA PER TUTTI NOI, OGGI ABBIAMO AVUTO LA PROVA TANGIBILE CHE LA LOTTA PAGA!!!

INSIEME A TUTTI I COLLEGHISTRINGIAMO IN UN ABBRACCIO AFFETTUOSO FABIO!!!

Federazione Nazionale RdB CUB

La Coop licenzia delegato sindacale di Genzano

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10 novembre 2009

EX EUTELIA, BLITZ DI GUARDIE PRIVATE PER SGOMBERARE L'AZIENDA OCCUPATA


L'irruzione all'alba nello stabilimento Agile di Roma guidata dall'ex amministratore. L'arrivo della polizia evita lo scontro fisico, ma scoppiano le polemiche.

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I sindacati: "Intimidazioni da squadracce fasciste, il governo intervenga"L'amministratore: "Nessuna violenza da parte nostra, ma lì dentro c'erano degli estranei"

ROMA - Aprire immediatamente un tavolo di confronto presso la presidenza del Consiglio per valutare la situazione dei lavoratori Agile e le prospettive della vicenda ex Eutelia.

A chiederlo è la Fiom-Cgil in una conferenza stampa convocata d'urgenza dopo il blitz di stamattina nello stabilimento romano del gruppo, nel quartiere Tiburtino.

Qui, una dozzina di guardie private guidate dall'ex amministratore dell'azienda, Samuele Landi, ha fatto irruzione poco prima dell'alba cercando con intimidazioni e minacce di mandar via i dipendenti che da giorni occupano la sede per protesta contro licenziamenti annunciati e il ritardo nei pagamenti.

Il blitz dei vigilantes Testimone oculare del blitz è stata, tra l'altro, una troupe del del programma "Crash" di Rai Educational: "Una quindicina di guardie private hanno fatto irruzione urlando e intimando minacciosamente ai dipendenti di uscire. Il gruppo di guardie - racconta la redazione di Crash - dichiarava di essere della polizia. Alla vista della telecamera di un giornalista della Rai, i finti poliziotti guidati dal proprietario dell'azienda Samuele Landi chiedevano alla troupe i documenti. Il giornalista Federico Ruffo si è accorto di non avere davanti dei poliziotti e a quel punto rifiutava di consegnare i documenti e chiamava la polizia".

Arriva la polizia Poco dopo le 4,30, secondo il racconto dei testimoni di "Crash", la polizia arriva in azienda, identifica i componenti della "squadra" e l'ex amministratore e li fa uscire dallo stabilimento. Il filmato dell'irruzione, girato dalla troupe Rai, sarà consegnato alla Digos. A questa testimonianza segue poco più tardi la denuncia della Fiom che parla di "squadraccia": "Con i piedi di porco - accusa la Fiom Cgil - hanno divelto le porte degli uffici, hanno svegliato i lavoratori che presidiavano la sede puntando loro negli occhi le torce elettriche, spacciandosi per poliziotti, chiedendo i documenti, minacciando gli stessi lavoratori e impedendo loro di muoversi. L'immediato arrivo delle forze dell'ordine, chiamate dai lavoratori, ha evitato il peggio visto l'atteggiamento violento e arrogante di questi loschi personaggi".

La versione di Landi Samuele Landi ha fornito nel pomeriggio la sua versione dell'accaduto, spiegando di aver accompagnato in azienda "il servizio di portineria appositamente contrattualizzato", sapendo che l'occupazione "avrebbe dovuto terminare il giorno precedente". Landi aggiunge di aver rimosso il fil di ferro con cui era stata legata la porta principale: "All'interno, con mia sorpresa - afferma l'amministratore - , ho trovato a dormire su brandine, fornite dalla Protezione Civile, e relativa cucina da campo, circa 12-15 soggetti di cui uno solo mi risulta fosse dipendente Agile/Omega, mentre gli altri erano estranei pure a questa azienda, probabilmente appartenenti ai centri sociali". L'amministratore sostiene di aver chiamato a quel punto le forze dell'ordine e contesta l'operato del funzionario di ps secondo il quale si trattava di un'occupazione 'regolare'. "Se qualcuno viene a casa tua, ci si ferma a dormire e mangiare e ti vuole cacciare fuori quando torni è un occupazione regolare?", si chiede Landi. Nell'operazione, dice Landi, nessuno ha usato violenza o minacce che semmai hanno subito lui e i vigilantes: "Sappiate - conclude l'amministratore rivolto a politici e sindacati che hanno criticato il blitz - che ne abbiamo TUTTI abbastanza di coloro che fanno della nostra casa, la loro casa, il nostro letto il loro letto e di tutti i nostri beni i loro beni.....".

La vertenza - L'irruzione romana rappresenta il punto più alto della tensione raggiunta in una vertenza nazionale che al momento non vede sbocchi. L'Agile (gruppo Omega) è una delle aziende che ha rilevato di recente attività, debiti e dipendenti dell'ex Eutelia, grande azienda delle telecomunicazioni con sedi e stabilimenti in tutta Italia: oltre Roma, Pregnana Milanese, Bari, Napoli e Ivrea. Con l'ultimo piano di ristrutturazione, il gruppo ha deciso di mettere in mobilità 1.992 dipendenti e inoltre da luglio non paga gli stipendi. Per questo sono in corso proteste e occupazioni nelle varie sedi. Non sono serviti a nulla neppure gli incontri al ministero, nell'ultimo dei quali il gruppo si era impegnato a versare le retribuzioni entro ottobre.

Le reazioni sindacali Durissimi i commenti da tutto il mondo sindacale, dalle istituzioni e dalla politica al blitz di Roma. Gianni Rinaldini per la Fiom e Susanna Camusso per la Cgil nazionali hanno parlato di "squadrismo al di fuori delle regole democratiche". Con la Cgil, anche la Fim Cisl chiede l'intervento della presidenza del consiglio, parlando di "fatto gravissimo e inaccettabile", di un "atto intimidatorio che richiama logiche violente estranee alla vita sindacale e alla storia democratica del nostro paese". Fiom e Fim, con la Camera del lavoro Roma Est hanno presentato un esposto congiunto alla procura. Di "ignobile aggressione" parla la Uilm che giudica il blitz "il risultato della giustizia fai-da-te" il cui rischio era connesso all'autorizzazione delle ronde.

Le reazioni politiche "Un fatto gravissimo - ha detto Anna Finocchiaro, capogruppo pd al Senato - di imbarbarimento dei rapporti tra le parti sociali, contro il quale tutte le forze politiche devono mobilitarsi". Finocchiaro chiede che il governo riferisca alle Camere sulla vicenda. Di "atto vergognoso e infame" parla Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista-Se: "E' la prima volta dai tempi del fascismo che una fabbrica viene sgomberata da una squadraccia paramilitare privata". Dichiarazioni di condanna sono arrivate da moltissime sigle della sinistra, dai presidenti delle Province di Roma, Viterbo e Arezzo, da esponenti sparsi di Pd e Italia dei valori, liberali Rete riformista.

Le reazioni di Eutelia La società Eutelia, dal canto suo, "si dichiara estranea" al blitz dell'alba, ma lo considera "il deprecabile epilogo di una situazione gravissima" più volte segnalata alle autorità. Secondo Eutelia, i dipendenti Agile che occupano l'azienda "stanno impedendo di fatto l'accesso ai locali dell'intero stabile" e dunque anche a lavoratori e servizi che non hanno a che fare con la vertenza.

Lo sciopero Il 17 novembre i lavoratori del gruppo Omega, di cui fa parte anche Agile (ex Eutelia) incroceranno le braccia e scenderanno in piazza con una manifestazione nazionale a Roma per denunciare il mancato pagamento dello stipendio e dei contributi previdenziali da tre mesi.

10 novembre 2009

La Repubblica.it - Affari&Finanza

Agile-ex Eutelia: Blitz dei vigilantes contro l'occupazione dei dipendenti

GUARDA IL VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA DELLA FIOM

Video su youtube

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D.L. SALVA INFRAZIONI: PDL, TASSE AL 27% SU INTERESSI PRESTITI SOCI COOP




Un emendamento del senatore Tancredi potrebbe equiparare l'aliquota a quella dei conti correnti portandola al 27%




Potrebbe salire dal 12,5% al 27% la ritenuta alla fonte, a titolo di imposta, che si applica sugli interessi corrisposti dalle societa' cooperative e loro consorzi ai propri soci, relativamente ai prestiti sociali erogati. Lo prevede lo stesso emendamento del senatore del Pdl, Paolo Tancredi, al decreto legge salva-infrazioni, all'esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato, con il quale si propone di equiparare il regime fiscale dei fondi d'investimento italiani a quello dei fondi esteri.

La ritenuta al 27%, se venisse approvato l'emendamento, si applichera' agli interessi corrisposti a decorrere dall'entrata in vigore del decreto legge salva-infrazioni, ossia dopo la definitiva conversione in legge.

La norma comportera' maggiori entrate che, in parte (9,25 milioni per il 2011 e 3,25 milioni per il 2012), saranno destinate alla copertura delle misure previste per l'armonizzazione del regime fiscale dei fondi comuni d'investimento italiani con quelli esteri, mentre le entrate rimanenti verranno iscritte nel Fondo per interventi strutturali di politica economica.

13 ottobre 2009

Radiocor - Il Sole 24 Ore


Stangata sui conti Coop, più tasse ai risparmiatori

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09 novembre 2009

ECCO IL PROGETTO DEL CENTRO UNICOOP SONO PREVISTI 500 POSTI DI LAVORO


GROSSETO. Centotrenta milioni di investimento, svincoli stradali e collegamenti con la Cittadella e il Borgo, una sala congressi e un’area per spettacoli viaggianti, supermercati, medie strutture di vendita, una galleria commerciale e servizi per i cittadini. E, soprattutto, la previsione di circa 500 nuovi posti di lavoro.

In attesa che il Comune (o i tribunali, in sospeso ci sono il ricorso civile e quello al Tar) mettano la parola “fine” sull’assurda guerra dei centri commerciali, Unicoop Tirreno presenta il progetto per l’area del Commendone. Il gruppo di Vignale aspetta solo il via libera per iniziare a lavorare a una struttura destinata a cambiare il volto della città, sia dal punto di vista economico che da quello urbanistico.

Ne parliamo con Marco Lami, presidente del gruppo. Stende sul tavolo del suo ufficio la carta del progetto e spiega: «Portiamo a Grosseto soldi e lavoro, con l’intenzione ferma di appaltare il massimo degli interventi ad aziende locali. E con una totale apertura al mondo del commercio cittadino: i nostri spazi saranno prima di tutto offerti a loro». Radicati in Maremma. Perché Unicoop Toscana-Lazio, un colosso che abbraccia una larga fetta della penisola, da Salerno fino a tutta la nostra regione, ci tiene a sottolineare che è azienda radicata a Grosseto e in Maremma e che, in parte, da qui è anche nata. «Non siamo alieni o colonizzatori - ride Marco Lami - siamo una fetta dell’economia maremmana e ci siamo da quarant’anni. Solo nel comune di Grosseto abbiamo 32mila soci, forse più di uno a famiglia. La gente fa la spesa da noi e, in questi giorni di crisi, approfitta dei nostri sconti. E vuol sapere qual è la gamma di prodotti che incrementa le vendite, anche in questi giorni? I prodotti tipici, quelli che vengono dal territorio. È un altro aspetto decisivo: con le aziende produttrici maremmane fatturiamo 20 milioni di euro all’anno».
E ci sono esempi importanti: «Ne cito solo due. Da un’azienda della zona di Pietratonda acquistiamo il 50% della carne venduta in tutti i nostri supermercati. E poi c’è Corsini. Adesso è un’industria fra le più affermate in Maremma, ma è partita con noi quando era solo un piccolo forno ed è cresciuta con noi».

Iniziare a costruire. Ora, dunque, Unicoop vuol passare alla fase realizzativa del nuovo centro commerciale. Lì porterà, per trasferimento, il nulla osta di Vignale Immobiliare dal Casalone, che prevede supermercato e galleria dei negozi. Ma dal Comune attende due passaggi decisivi: l’approvazione del piano attuativo, presentato ormai da parecchi mesi, e il recepimento delle norme regionali sul commercio, che portano la superficie del centro da 15mila a 20mila metri quadri. «C’è una previsione urbanistica, approvata dal Comune, in base alla quale vogliamo iniziare a lavorare - aggiunge Lami -. Ci hanno chiesto varie integrazioni al piano attuativo, le abbiamo fatte, non credo ci siano più motivi per non darci il via libera. Fra l’altro nel centro prevediamo anche un’area per gli spettacoli itineranti, che così si sposterebbero da piazza Barzanti, quella inserita dal Comune nel Piuss». Il progetto sarà importante anche sul piano occupazionale: «Il supermercato Coop avrà bisogno di circa 250 persone. Poi ci sono le medie strutture di vendita, i negozi, i servizi per il centro, dalle pulizie alla vigilanza. In tutto si possono stimare altrettanti posti di lavoro. Circa 500 in tutto».

Concorrenza? Intanto, però, va avanti il centro commerciale al Casalone. I lavori sono quasi terminati. «Non vogliamo passare come quelli che non vogliono concorrenza. Anzi. Siamo pronti a “misurarci sugli scaffali”, come abbiamo sempre fatto. Solo che noi, che a questo progetto lavoriamo da dieci anni, abbiamo seguito un percorso corretto. Ci è stato chiesto, dalle varie amministrazioni, dell’una e dell’altra parte politica, di spostarci. E l’abbiamo fatto. E ci è stato chiesto prima di tutto per problemi di viabilità che, al Casalone, sono ancora presenti, non è cambiato niente. Eppure, fuori da ogni previsione urbanistica, di là si continua a costruire. Quindi, anche se alla fine l’ultima parola arriverà dalle autorizzazioni della Regione (il parere regionale è vincolante, ndr), sia la politica locale a fare una scelta. E gli atti conseguenti. Se poi ci saranno due centri commerciali, ci faremo una sana concorrenza, questa non ci ha mai spaventato».

8 novembre 2009

Guido Fiorini

Il Tirreno


DISDETTA DELL'INTEGRATIVO CARREFOUR-GS CONDANNATA



DISDETTA del contratto integrativo fuorilegge.




Il colosso della grande distribuzione, Carrefour-Gs, dovrà applicare comunque l'accordo che aveva revocato unilateralmentee riconoscere ai lavoratori del gruppo dai 500 ai 1.000 euro a testa in più.

Il giudice del tribunale del lavoro di Torino ha dichiarato antisindacale la disdetta dell'integrativo nazionale da parte del colosso francese della grande distribuzione. Il provvedimento ha valenza nazionale e riguarda 26.000 lavoratori, di cui 6.500 in Piemonte. Il giudice ha stabilito che Carrefour-Gs dovrà riapplicare il contratto dal giorno stesso in cui e' stato sospeso, cioè dal 10 ottobre. Contro la disdetta i dipendenti avevano fatto due giorni di sciopero nazionale nel mese di ottobre, poi il ricorso, promosso unitariamente dai sindacati torinesi, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisle Uiltucs-Uil, con il sostegno di quelli nazionali.

«Siamo soddisfatti - commenta il segretario generale della Uiltucs Piemonte, Giannantonio Pezzetta - perché si sarebbero persi tutti gli effetti a favore dei lavoratori, prodotti negli anni dalla contrattazione. Ci sarebbe stato il rischio, inoltre, di una ricaduta anche negli altri gruppi della grande distribuzione. Ora dovremo rinnovare il contratto perché era scaduto».

Senza il contratto integrativo - spieganoi sindacati-i lavoratori avrebbero perso una cifra annuale fra i 500 e i 1.000 euro, legata prevalentemente al salario variabile, gran parte delle maggiorazioni per il lavoro domenicale e festivo, la retribuzione delle pause e avrebbero ricevuto il 75 per cento anziché il 100 per cento per la malattia dal quarto al dodicesimo giorno. «La denuncia di attività antisindacale - dice Pezzetta - è dovuta al fatto che, mentre era in corso da quattro mesi una trattativa sugli ammortizzatori sociali e sulla richiesta di deroghe ad alcuni istituti contrattuali in alcuni centri particolarmente colpiti dalla crisi, Carrefour-Gs ha venduto alcuni ipermercati del Sud, in Puglia e Basilicata. Sono così venute meno le ragioni di uno scambio. A quel punto l'azienda ha disdetto il contratto».

La pensano in modo diverso i vertici del colosso della grande distribuzione: «Il giudice ha ritenuto legittima la disdetta del contratto integrativo, ha solo spostato l'efficacia al 31 dicembre 2009», sottolinea Francesco Quattrone, direttore risorse umane di Carrefour. «Dalla lettura completa della sentenza - osserva - si capisce chiaramente che la società ha legittimamente disdettato il contratto e ha tenuto un comportamento corretto. Il giudice non ha mosso alcuna censura al piano aziendale realizzato in favore dei propri collaboratori, ma ne ha spostato l'efficacia al primo gennaio rispettando un accordo tra Confcommercio e confederazioni sindacali per evitare situazioni di crisi nel 2009»

8 ottobre 2009

(r.t.)

La Repubblica.it


Esito udienza torino 15 ottobre

08 novembre 2009

LO "IUS" DI MPS PROTEZIONE


Ha appena vinto un premio come migliore mutuo anno del 2009, riscuotendo un grande successo commerciale.

Il mutuo Mps Protezione ha permesso al gruppo Monte Paschi di sbaragliare la concorrenza ed erogare oltre 4,5 miliardi di euro di finanziamenti dall'inizio anno. Un dato in netta controtendenza: a fronte di un mercato che flette del 12% nel 2009, le erogazioni di mutui da parte di Mps crescono del 15% rispetto all'anno precedente.

Un gradimento ottenuto soprattutto grazie all'offerta iniziale, che prevedeva un'offerta un tasso variabile con spread (successivamente aumentato) del 1,1% rispetto all'Euribor e con un cap al 5,5%.

Il cap non è altro che un tetto massimo di tasso che il mutuo non potrà oltrepassare, indipendentemente dai possibili rialzi dei tassi di mercato. Un riparo che il cliente comunque paga con uno spread di norma più elevato rispetto a quello previsto dai mutui internaziomnali.

Ma non è tutto oro quello che luccica. Almeno a giudicare dal tono delle segnalazioni giunte in redazione, dalle quali emerge la preoccupazione dei mutuatari.
"Ma è possibile che una volta stipulato il mutuo, la banca alzi uniteralmente lo spread o il cap?"

Un'apprensione che deriva dalla scoperta, solo al momento della firma davanti al notaio, che la banca " si riserva le facoltà di modificare le condizioni economiche applicate ai singoli contratti di durata posti in essere con il cliente, al quale saranno rese note mediante proposta di modifica unilaterale del contratto, con un preavviso minimo di 30 giorni, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 118 del testo unico bancario".

Il cosiddetto ius variandi. Una clausola che in una nota del 21 febbraio 2007, il Ministero dello Sviluppo ha bocciato, affermando che risultano esclusi dal campo di applicazione dell'art. 118 i contratti di mutuo. Pronunciamento però caduto nel vuoto, stante la prassi ormai consolidata delle banche di inserire la clausola nei contratti di finanziamento. Anche solo per modificare le spese accessorie.
Una questione al centro di un eterno dibattito e che forse, per fare chiarezza, merita un risolutivo intervento legislativo.

"Per quanto ci riguarda - affermano da Mps - ci atteniamo alle disposizioni di Banca d'Italia. Le condizioni soggette a variazioni per giustificato motivo, sono solo quelle relative alle spese accessorie. In nessun caso è ipotizzabile una modifica unilaterale del cap, dello spread o l'inserimento di un floor".

Una clausola, quest'ultima, che impedisce al tasso di scendere sotto un determinato livello e che alcune banche hanno successivamente introdotto facendo appello allo ius variandi.

"Comunque - concludono da Mps - per togliere questo tipo di dubbi, stiamo procedendo con un ulteriore chiarimento all'interno del contratto".

7 novembre 2009

Gianfranco Ursino

"Autogol" - Plus 24 - Il Sole 24 Ore


06 novembre 2009

UNICOOP FIRENZE APRE DUE NUOVI GRANDI PUNTI VENDITA


La cooperativa in controtendenza rispetto alla crisi economica








In una settimana saranno aperte due nuove, grandi strutture di vendita.

Il 16 a Prato e il 22 a Pontedera - a meno di problemi dell'ultimo momento - saranno varati due supermercati di grandi dimensioni che rappresentano il meglio dell'offerta della cooperativa.

E allora viene spontaneo guardarsi un attimo indietro, per capire il significato vero dello sviluppo in questi ultimi anni. Uno sviluppo impetuoso che pone la cooperativa all'avanguardia dell'innovazione nel settore commerciale, non solo per l'offerta ma anche per l'impatto ambientale dei nuovi centri realizzati.

L'ipermercato di Sesto Fiorentino ha avuto il riconoscimento come il centro commerciale "più rispettoso dell'ambiente" d'Italia, per le soluzioni trovate nell'utilizzo della luce naturale, dell'acqua piovana, del risparmio energetico, del condizionamento degli ambienti. Soluzioni tecniche che sono state riproposte poi nelle altre realizzazioni fatte dopo il 2003.

E le soluzioni ecologiche non si sono fermate lì. Nell'ultimo anno sono stati realizzati nove grandi impianti fotovoltaici - e altri tre sono in dirittura d'arrivo - con la produzione di oltre 3 milioni di kilowatt/ora di energia elettrica da fonte rinnovabile, pari al consumo annuo di 1.100 famiglie.

L'ultima "perla" in tema ambientale è stata realizzata proprio a Pontedera, con il parcheggio illuminato a Led, che consumano molta meno energia delle lampade usate fino ad oggi.

Insomma, gli investimenti per milioni d'euro, non sono un dato solo quantitativo, ma hanno l'impronta della qualità e dell'innovazione.

Ma anche sul lato quantitativo rappresentano qualcosa d'importante. I trenta milioni investiti a Pontedera e i cento a Prato, qualcosa significano per quelle città, in un momento di crisi economica come quello che la nostra regione sta attraversando.

Rappresentano opportunità di lavoro, di forniture, di servizi richiesti, di mercato che si allarga. E per la cooperativa anche qualcosa in più. Efficienza ed innovazione da noi significano soprattutto opportunità di maggiore convenienza da offrire ai nostri soci e consumatori.

Novembre 2009

Antonio Comerci

Informatore Coop

COOP CENTRO ITALIA, PRONTI 90 LICENZIAMENTI

L’AQUILA. Fra cinque giorni potrebbero partire 90 lettere di licenziamento. A rischiare il posto di lavoro sono i dipendenti della Coop: il 10 novembre scade la proroga della cassa integrazione e scatterà la mobilità. «Il destino di questi lavoratori», dicono i sindacati, «è nelle mani del sindaco». Spetta al Comune dare il via libera al progetto per la realizzazione di un nuovo supermercato Coop in località Sant’Antonio: una vicenda che si trascina da mesi, ormai giunta al capolinea.

L’amministratore della Coop Centro Italia, Giorgio Raggi , era stato categorico: «Se l’autorizzazione non arriverà entro il 10 novembre, partiranno le lettere di licenziamento e l’azienda lascerà L’Aquila». Per i 90 lavoratori sono ore di attesa e le organizzazioni sindacali tornano a sollecitare il sindaco Massimo Cialente .

Tutto è fermo dallo scorso 31 luglio, quando nella sede dell’assessorato provinciale al lavoro è stato sottoscritto - da Regione, Provincia, Comune, Protezione civile, Coop e sindacati - un accordo che sembrava risolutivo. Sono passati più di tre mesi: non solo non è stata mai convocata la conferenza dei servizi che entro settembre avrebbe dovuto dare l’ok definitivo all’intervento, ma nell’ultima riunione in Prefettura - risalente a una ventina di giorni fa - il Comune aveva chiesto 8 giorni di tempo, per dare una risposta definitiva. Risposta che, almeno in forma ufficiale, ancora non arriva.

«Cialente», afferma il segretario provinciale dell’Ugl Piero Peretti , «ha rilasciato comunque dichiarazioni in cui dice chiaramente che a Sant’Antonio il supermercato Coop non si farà. Fermo restando che il parere del Comune è vincolante, vorrei ricordare al sindaco che tra i firmatari dell’accordo del 31 luglio c’è anche l’assessore Marco Fanfani , da lui delegato. E che tutti gli altri enti interessati sono invece favorevoli al progetto».

Il supermercato dovrebbe sorgere su un’area di circa 3000 metri quadrati nella zona dove sta nascendo il complesso Case, che prevede un 30% da destinare ai servizi. La vicenda si trascina da più di due anni, ma è esplosa all’indomani del terremoto, con la chiusura dei supermercati di Pettino e Pile - inagibili - e l’esproprio, per il progetto Case, dell’area di Sant’Antonio, dove inzialmente era prevista la costruzione di un megacentro commerciale. L’intesa di luglio aveva sancito una riduzione del sito dove realizzare la struttura, scongiurando così il licenziamento dei lavoratori aquilani. Romana Scopano

«Una vicenda che sta diventando ridicola», dichiara il segretario regionale della Cisl Gianfranco Giorgi , «e alla quale bisogna mettere la parola fine. Il sindaco dica apertamente quello che intende fare: ormai i ritardi sono inaccettabili e se la Coop, come annunciato, andrà avanti con i licenziamenti, l’occupazione territoriale subirà l’ennesimo schiaffo». -

5 novembre 2009

Romana Scopano

Il Centro


Lettera aperta per chiarire la situazione Coop

05 novembre 2009

SCIOPERO IPERCOOP LIVORNO: PRECISAZIONI RSU





Comunicato stampa

Livorno, mercoledì 4 novembre 2009


Dopo le dichiarazioni rilasciate dagli esponenti di Unicoop Tirreno nella conferenza stampa di lunedì in relazione allo sciopero di domenica 1 novembre che ha riguardato l’Ipercoop di Livorno, come Rsu di questo ipermercato ci sentiamo in dovere di replicare alle gravi parole pronunciate da Paolo Palmerio e Francesca Addis.

Riteniamo infatti che, prima di lanciare accuse così pesanti, chiunque debba avere una base di verità di ciò che è accaduto, altrimenti si creano soltanto situazioni pericolose alimentate esclusivamente dal sospetto e dal dubbio che determinate circostanze possano essersi realizzate davvero. Situazioni che rischiano tra l’altro di minare la serenità e la fiducia tra gli stessi lavoratori dell’Ipercoop.
Dire che alcuni dipendenti sono stati minacciati, o che qualcuno si sarebbe addirittura sdraiato davanti alle porte per impedire l’accesso al posto di lavoro (!) è pura e semplice menzogna, ma se l’azienda è così sicura di quello che dice la invitiamo a rendere note le prove di quanto ha dichiarato.
Sappiamo infatti che le telecamere della struttura hanno ripreso tutti i momenti del nostro presidio agli ingressi (organizzato, lo ricordiamo, solo per informare i dipendenti che l’azienda aveva cambiato le carte in tavola all’ultimo momento; e infatti tanti sono stati i colleghi che sono partiti da casa sapendo del pagamento in straordinario e hanno saputo della diversa gestione solo una volta arrivati al lavoro). Che pubblichino allora queste immagini che dovrebbero documentare le nostre intimidazioni per non far entrare i lavoratori. Oppure che dimostrino con prove un po’ più circostanziate che sarebbero avvenuti fatti del genere.
Se ciò non avvenisse (e non avverrà, perché questi fatti non si sono assolutamente verificati), sarebbe chiaro che siamo in presenza della classica linea di difesa studiata da chi non ha argomentazioni basate sui contenuti e si deve quindi affidare ad invenzioni volte a screditare una protesta legittima e chi l’ha organizzata.
Non solo: l’offensiva nei confronti dei lavoratori dell’Ipercoop è ancora più grave, visto che sono stati trattati in pratica come persone non in grado di decidere liberamente e con propria coscienza sull’adesione o meno ad uno sciopero.
La verità invece è che la stragrande maggioranza dei lavoratori, in piena autonomia, ha deciso di non presentarsi proprio al lavoro. Chi è venuto l’ha fatto per solidarizzare e fare compagnia a chi aveva allestito il presidio dalla mattina, oppure per informarsi e poi decidere in libertà se entrare o meno.

Alcune altre nostre considerazioni sulla conferenza stampa di lunedì.

1- L’azienda e la Cgil parlano di una cifra consistente persa per il mancato incasso.

Ricordiamo a questo proposito che nel tavolo di trattativa di venerdì abbiamo a più riprese sottolineato che la nostra posizione era volta a garantire l’apertura dell’ipermercato, nell’interesse di azienda e lavoratori. I responsabili dell’ammanco non siamo quindi certo noi, ma chi ha creato i presupposti per arrivare ad uno sciopero. Puntare il dito contro altri serve solo a non prendersi le responsabilità di un danno così ingente, sul quale invece servirebbe un serio mea culpa ed una riflessione accurata.

2- Unicoop Tirreno continua sulla linea secondo la quale “gli extra sono già in busta paga”.

Ci dispiace dover rilevare che persone a quei livelli non conoscano neanche il significato di una norma elementare come quella della “festività coincidente con domenica”.
Si tratta di un risarcimento che la legge riconosce a tutti i lavoratori, quando succede che questi si “bruciano” una festività perché quell’anno cade di domenica. Quella che troveremo nella busta paga relativa al mese di novembre è una cifra che avremmo preso tutti, a prescindere dall’apertura o meno dell’ipermercato, e soprattutto a prescindere dalla presenza al lavoro. Se ne deduce, lo ripeteremo all’infinito, che secondo la loro (insostenibile) linea un dipendente che lavora in un giorno di festività comandata debba avere, nei confronti di uno che invece non lavora, la stessa diversità di trattamento retributivo che intercorre tra due dipendenti che lavorano o meno in una domenica qualsiasi.

3- L’azienda sostiene anche che l’adesione allo sciopero non sarebbe stata così massiccia.

Perché dunque rimanere chiusi quasi tutto il giorno? Se avevano i numeri per farlo, potevano garantire l’apertura e il servizio…
La verità anche in questo caso è invece che l’azienda ha voluto per forza rilasciare la classica e banale dichiarazione al ribasso sui dati numerici dell’astensione dal lavoro, forse per mascherare la realtà che invece parla di un Direttore del Personale che per la terza volta (la prima nel dicembre 2007, la seconda nel giugno nel 2008) esce sulla stampa parlando di “lontananza dai lavoratori” e di “ammissione di errori” nella gestione dei dipendenti, ma che ogni volta non fa niente per prevenire queste palesi mancanze aziendali. Scambio di accuse azienda-sindacato


Rsu Ipercoop Livorno


Scambio di accuse azienda-sindacato


EX EUTELIA: OCCUPATA LA SEDE DI PREGNANA MILANESE



Muhlbauer:
La Regione riferisca in aula





"Stanotte i lavoratori e le lavoratrici della Agile Srl (ex-Eutelia) hanno occupato la sede di Pregnana Milanese, una delle più colpite dai licenziamenti annunciati dall'azienda il 22 ottobre scorso. Infatti, nella sola sede di Pregnana, gli esuberi sono 237 su un totale di 430 dipendenti. Ci siamo recati perciò questa mattina davanti all'azienda per portare il nostro sostegno ai lavoratori, costretti ad azioni eclatanti come i loro colleghi e colleghe di altre sedi, a partire da quella di Roma, perché questa sembra ormai l'unica maniera per strappare almeno un po' di attenzione pubblica. E non ci riferiamo soltanto allo spazio nei telegiornali e sulla carta stampata, ma anche e soprattutto alle istituzioni. Infatti, la vicenda dei 1.192 "esuberi" (su un totale di 1.880) annunciati dal gruppo Agile Srl è una storia che grida vendetta.
Eppure, le istituzioni, compresa Regione Lombardia, sembrano incapaci di uscire dal loro immobilismo".

Lo afferma Luciano Muhlbauer, capogruppo regionale Prc-Se. "Questa storia grida vendetta perché si tratta di un gioco di scatole cinesi, il cui fine unico è la dismissione di quello che fu il settore IT (Information Technology) di Eutelia. Infatti, quest'ultima, cioè la pluri-inquisita famiglia Landi, cedette quattro mesi fa quel settore ad Agile Srl (controllata al 100% dalla stessa Eutelia), mediante una poco regolare cessione di ramo d'azienda. Contestualmente Agile fu assorbita dal gruppo Omega Spa e fu sospesa l'erogazione dello stipendio ai lavoratori. Insomma, siamo di fronte alla costituzione truffaldina di un bad company, la cui missione è liquidare attività e lavoratori, nonostante ci sia un numero significativo di commesse della pubblica amministrazione, vale a dire altrettanto lavoro assicurato - conclude Muhlbauer -. Regione Lombardia è a conoscenza della situazione da molto tempo, ma oltre alle parole non abbiamo visto nulla. Per questo chiediamo al Vicepresidente Rossoni, a capo della task force anticrisi, e all'assenteista Assessore all'Industria, La Russa, di venire a riferire in Aula consiliare martedì prossimo, in occasione della question time, per spiegare cosa è stato fatto e, soprattutto, cosa intendano fare ora, per impedire questi licenziamenti e la chiusura del sito produttivo di Pregnana".

5 novembre 2009

Il Giornale.it

Agile-Eutelia Calenzano

La cronologia del caso Agile

Blog Coord. sindacale Agile

MPS e Eutelia

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02 novembre 2009

L'IPERCOOP CHIUDE, SCIOPERO RIUSCITO







Dipendenti
mobilitati per il mancato pagamento degli straordinari per la Festa di Ognissanti

Livorno - Apertura a singhiozzo fino alle 12.30, con sole sei casse in funzione, ed una quindicina di addetti regolarmente al lavoro in tutto il supermercato, poi la resa definitiva allo sciopero proclamato dai sindacati di base dell’Ipercoop Fonti del Corallo per contestare il dietrofront della direzione aziendale in merito al riconoscimento della paga per lo straordinario festivo della domenica di Ognissanti. Per non saltare l’appuntamento con la prima domenica di apertura del supermercato - coincidente ieri con la festa comandata del Primo Novembre, Unicoop del Tirreno ce l’ha messa tutta. Incluso - dicono gli organizzatori della clamorosa "serrata", "arruolare alle casse e come assistenti agli scaffali, anche il personale amministrativo, i coordinatori e i capireparto". Ma alla fine della fiera, hanno dovuto rassegnarsi ad abbassare la saracinesca dell’ipermercato, invitando i clienti ad uscire, perché lo sciopero - cui stavolta ha aderito la stragrande maggioranza dei dipendenti - è andato a segno, paralizzando l’attività e rendendone impossibile la prosecuzione, dopo mezzogiorno e mezza.

Dal canto loro i rappresentanti sindacali della Sdl Ipercoop Fonti del Corallo hanno tenuto duro, mantenendo la promessa - annunciata sabato al nostro giornale - di mettere in piedi il presidio ad oltranza fin davanti agli ingressi del supermercato fin dalle 3.30 del mattino. "Per informare - spiegano - i dipendenti che ancora non era stato possibile avvisare, visti i tempi ristretti con cui l’azienda ci ha comunicato che non ci avrebbe pagato la giornata di straordinario". Come noto, infatti, la direzione dell’ipermercato, prima ha dato l’ok al riconoscimento in busta paga del lavoro straordinario nel giorno nella domenica di Ognissanti, ha poi fatto marcia indietro, comunicandolo alle rappresentanze sindacali soltanto venerdì mattina, con soli due giorni di preavviso sull’apertura festiva. Un comportamento, questo, che è stato stimmatizzato anche da Cgil, Cisl e Uil, che hanno criticato la condotta altalenante di Unicoop Tirreno, imputandogli di "creare confusione e disagi ai dipendenti".

La triplice però aveva scelto una linea di protesta più "soft", proclamando sì lo sciopero, ma soltanto per mezz’ora a fine turno. Una mobilitazione che avrebbe comunque consentito l’apertura domenicale dell’Ipercoop, anche se avrebbe magari anticipato la chiusura alle 20, anziché alle 21 previste. In realtà, invece, ieri soltanto i livornesi più mattinieri hanno potuto far la spesa. Le casse sono state aperte regolarmente dalle 10 alle 11, poi sono state chiuse, poi hanno riaperto dalle 11.30 alle 12.30. Nel pomeriggio, chi si è recato alle Fonti del Corallo, ha trovato le saracinesche dell’ipermercato abbassate e un cartello ad avvisarli della "chiusura causa sciopero". Ne hanno beneficiato gli altri esercizi del centro commerciale, soprattutto, i negozi del centro città, regolarmente aperti come lo saranno sempre, da qui, a Natale.

2 novembre 2009

Paola Zerboni

La Nazione - Livorno

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