30 aprile 2010

1° MAGGIO, RENZI: "NON POSSO SPENGERE FIRENZE PER RAGIONI IDEOLOGICHE"



Polemica del Sindaco con Campaini: "Unicoop resta chiusa perché non ha il permesso di aprire"



''Non posso spegnere una citta' per ragioni ideologiche. Per la prima volta nella storia di Firenze viaggeranno gli autobus dell'Ataf, dopo che tutti gli anni c'erano polemiche per lo stop dei mezzi pubblici. Palazzo Vecchio restera' aperto e i negozi del centro storico che lo vorranno potranno restare aperti: e' una loro scelta, non un obbligo''. Cosi' il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, replica ai sindacati che contestano la decisione dell'amministrazione comunale di concedere ai negozianti del centro di rimanere aperti il 1 maggio: le organizzazioni sindacali hanno proclamato lo sciopero per l'interna giornata.

''Per alcuni il primo maggio e' un'ossessione, per altri e' un sogno e io sono tra questi ultimi'', ha proseguito Renzi, che ai giornalisti che gli domandavano cosa ne pensasse delle critiche arrivategli dai sindacati e anche da esponenti di spicco del suo partito, come il presidente della Provincia Andrea Barducci, ha replicato: ''Il nostro partito si chiama 'democratico' proprio perche' c'e' possibilita' di discutere. Io rispetto le opinioni di tutti''.

Il sindaco di Firenze non ha risparmiato una stoccata al presidente di Unicoop Firenze, Turiddo Campaini. ''Leggo - ha detto Renzi - che Campaini ha detto che Unicoop restera' chiusa perche' e' contraria alla decisione del Comune. Lo trovo un po' surreale dal momento che Unicoop Firenze restera' chiusa perche' non ha il permesso di aprire, dato che tale possibilita' riguarda solo gli esercizi del centro storico, dove Unicoop Firenze non e' presente''.

29 aprile 2010

Adnkronos


PRIMO MAGGIO: CONTRO APERTURA NEGOZI SCIOPERO A FIRENZE

NUOVO CDA PER UNIPOL


Il gruppo dichiara una esposizione verso i paesi pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) di 354 milioni

Svalutazione della partecipazione in MPS di 160-170 milioni



L’assemblea dei soci di Unipol Gruppo Finanziario ha approvato il bilancio dell’esercizio 2009, i cui contenuti sono già noti al mercato.

L'assemblea ha deliberato la distribuzione di un dividendo unitario per l’esercizio 2009, interamente in contanti, di euro 0,0400 per ciascuna azione ordinaria e di euro 0,0452 per ogni azione privilegiata. Il dividendo complessivo relativo alle azioni in circolazione ammonta a euro 100,4 milioni, con un pay-out del 77,9%. Detto dividendo sarà messo in pagamento dal 27 maggiocon stacco cedola a partire dal 24 maggio 2010.Gli azionisti hanno nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione per gli esercizi 2010–2011–2012, dopo avere determinato in 25 il numero dei suoi componenti.

Sono stati nominati Amministratori i signori: Francesco Berardini, Sergio Betti, Rocco Carannante, Pier Luigi Celli, Carlo Cimbri, Gilberto Coffari, Piero Collina, Sergio Costalli, Ernesto Dalle Rive, Jacques Forest, Vanes Galanti, Roger Iseli, Claudio Levorato, Ivan Malavasi, Massimo Masotti, Enrico Migliavacca, Pier Luigi Morara, Milo Pacchioni, Marco Pedroni, Giuseppe Politi, Pierluigi Stefanini, Francesco Vella, Marco Giuseppe Venturi, Luca Zaccherini e Mario Zucchelli.

L’assemblea dei Soci, parte straordinaria, ha inoltre approvato l’operazione di rafforzamento patrimoniale alla medesima proposto, deliberando tra l’altro, previa revoca per la parte non ancora attuata della delega ex art. 2443 del codice civile, conferita al Consiglio di Amministrazione dall’Assemblea straordinaria del 29 agosto 2005:

- un aumento del capitale sociale a pagamento per un importo complessivo massimo, comprensivo dell’eventuale sovrapprezzo, di Euro 400.000.000, da eseguirsi in forma scindibile, mediante emissione di azioni ordinarie e di azioni privilegiate, prive di valore nominale, con godimento regolare, da offrirsi in opzione, rispettivamente, agli azionisti titolari di azioni ordinarie e a quelli titolari di azioni privilegiate, ai sensi dell’art. 2441 del codice civile, con abbinati gratuitamente warrant ordinari e privilegiati nel rapporto di 1(uno) warrant ordinario o di 1(uno) warrant privilegiato rispettivamente ogni azione di nuova emissione della medesima categoria;

- un contestuale aumento del capitale sociale a pagamento, in forma scindibile, per un importo complessivo massimo, comprensivo dell’eventuale sovrapprezzo, di Euro 100.000.000, da eseguirsi entro il 31 dicembre 2013, mediante emissione di azioni ordinarie e privilegiate al servizio dell’esercizio dei rispettivi warrant;

- la richiesta di ammissione a quotazione dei warrant ordinari e privilegiati e l’approvazione dei relativi regolamenti;

- la conseguente modificazione dell’art. 5 (capitale) dello statuto sociale.

Al termine della seduta assembleare, il nuovo Consiglio di Amministrazione di Unipol Gruppo Finanziario si è riunito e ha deliberato la nomina dei signori: Pierluigi Stefanini quale Presidente, Piero Collina quale Vice Presidente e Carlo Cimbri quale Amministratore Delegato della Società".

29 aprile 2010


(CD)

La Stampa.it

MAGAZZINI UNICOOP: SI PROSPETTA UN CAMBIO ALLA DIREZIONE DELLA LOGISTICA



Lo "storico" direttore alla logistica Covelli starebbe per passare le consegne a Fabio Dal Bimbo



Stando alle voci di corridoio che corcolano da qualche tempo, parrebbe prossimo un cambio alla direzione della logistica dei magazzini Unicoop Firenze.
Il direttore attuale Marco Covelli, che da tempo inenarrabile ricopre il ruolo, starebbe per passare le consegne.

Dovrebbe essere sostituito da Fabio Dal Bimbo, attuale direttore dell'Iper di Sesto Fiorentino. Al suo posto dovrebbe andare Luca Braccesi.

Marco Covelli, ormai 65enne e inserito di recente nel Consiglio di Gestione dell'azienda, non lascia certo un bel ricordo. Rimane il principale artefice della fortissima conflittualità all'interno dei magazzini che dura da quasi un decennio, da quando cioè Unicoop ha cominciato la politica degli appalti. Sua una buona fetta di responsabilità nelle numerose vertenze che hanno contrapposto i lavoratori dei magazzini all'azienda.

Per dovere di cronaca aggiungiamo che le vertenze sono state tutte perse da Unicoop.
Sarà per questo che lo hanno premiato con una poltrona nel Consiglio di gestione?

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NUOVI CENTRI COMMERCIALI: LA TOSCANA HA DECISO LO STOP



Rossi: "Ora vanno tutelati negozi e mercati per ragioni sociali e turistiche"





«IN TOSCANA non ci saranno spazi per nuovi centri commerciali dopo il 31 dicembre 2010, con l’esaurimento della vecchia programmazione». Di fronte alle guerre fra colossi della grande distribuzione, Enrico Rossi non ha dubbi. E aggiunge: «La nostra priorità sarà quella di tutelare e valorizzare la distribuzione al dettaglio nei centri urbani, per preservarne la funzione sociale e turistica, salvaguardando i centri commerciali naturali, le filiere corte, i mercati a chilometri zero».

Parla lui, il governatore, perchè l’assessorato al commercio è «in transito». Da Gianfranco Simoncini (Pd) a Cristina Scaletti (Idv). L’aggiustamento avverrà nella seduta di giunta fissata per oggi.
Perchè? Il problema non è politico ma pratico. Confesercenti e Confcommercio, pur senza far polemiche, hanno lanciato un messaggio: commercio e turimesmo devono stare insie. Così la Scaletti riunirà le due deleghe. E Simoncini andrà avanti col «delegone» alle attività produttive.

Ancora Rossi: «Eventuali nuove realizzazioni di centri commerciali dovranno essere valutate con attenzione e verificate con le esigenze del territorio. Semmai lavoreremo per i negozi, per velocizzare gli adempimenti e favorire l’accesso al credito».
Frasi del presidente saranno accolte con soddisfazione dai commercianti e da chi li rappresenta. Che sulla grande distribuzione vuole «tregua armata» di fronte a uno scenario dove le catene dominanti si contendono pochi spazi, come a Livorno. E i piccoli rischiano di restare schiacciati nello scontro fra titani.

Fino al 31 dicembre 2010 vige la programmazione della giunta di Claudio Martini con Paolo Cocchi assessore a commercio e turismo. Confesercenti e Confcommercio vogliono che dopo non succeda niente. Sostengono che i megacentri commerciali aperti in Toscana nell’ultimo decennio superano la superficie media delle regioni del Nord Italia.

Massimo Biagioni, direttore regionale di Confesercenti, e Massimo Pucci, direttore di Confcommercio Toscana, lanciano l’allarme. Insieme alle associazioni dell’artigianato hanno redatto un documento in cui sottolineano il valore delle città e dei centri commerciali naturali. Il problema? Troppe chiusure di botteghe tradizionali, rimpiazzate da franchising e esercizi che non durano.

E per la prima volta, all’ apertura di una grande struttura corrisponde un contraccolpo negativo su altre grandi strutture. Producendo cassa integrazione e riduzione di personale. «Quando dicono che con i centri commerciali cresce l’occupazione raccontano una bugia», dice Biagioni. Che spiega: «Quando si parla di assunzioni nei megastore non si tiene mai conto dei posti di lavoro degli autonomi e dei commercianti che chiudono. E ora che la cassa integrazione tocca, anche in Toscana, vertici mai raggiunti, si vedono i danni».

STEFANO PUCCI insiste sul sostegno a chi lavora nei centri storici e alla rivitalizzazione e al rilancio dei luoghi tradizionali del commercio, che è possibile far decollare con il sostegno dei Pius, brutta sigla che però significa risorse ai comuni che hanno realizzato il centro commerciale naturale e soldi non alle imprese, ma al territorio, come volano di promozione e sviluppo. E Biagioni rilancia: «Le aspettative immobiliari non possono determinare lo sviluppo, la rendita uccide il commercio».

Non è tutto. Confesercenti e Confcommercio si aspettano dalla nuova giunta regionale anche altro: ridurre le aperture domenicali, fermare sostanzialmente altri ipermercati e dare spazio solo a eventuali interventi mirati, precisi e condivisi. Eppoi rilancio della funzione abitativa delle città, mobilità, facile acesso, semplificazione, snellimento burocratico.
Sogno o realtà? Per rispondere bisognerà aspettare la reazione delle grandi catene, Coop in testa, alle parole di Rossi.

29 aprile 2010

Sandro Bennucci


La Nazione


NELLE AUTORIZZAZIONI DEGLI ULTIMI 5 ANNI LA COOP FA LA PARTE DEL LEONE

29 aprile 2010

COOP, ARRIVANO LE "PAGELLE" PER I DIPENDENTI





Da "Non adeguato" a "eccellente", i quattro parametri scelti da Coop liguria per valutare i propri dipendenti dai caporeparto

Le valutazioni "Riguardano solo il modo di lavorare", dicono i responsabili





Se la Coop sei tu, chi può darti di più (sulla pagella)?

Potrebbe essere la domanda che si stanno facendo molti dipendenti degli ipermercati liguri gestiti dalle cooperative. Quelli che hanno ricevuto le schede personali, una nuova modalità di valutazione applicata dalla Coop nel corso degli ultimi tre mesi.

La novità ha un nome da glasnost: Ppvc, sigla che sta per “Piano permanente di valutazione competenza” il che si traduce in un foglio, compilato dai capireparto, su cui vengono annotati una volta l’anno quattro parametri con un voto corrispondente.

Da “non adeguato” a “eccellente” passando per “adeguato”, “buono”, “ottimo”. I quattro parametri sono a loro volta composti da altre voci «concrete e verificabili che riguardano solo ed esclusivamente il modo di lavorare e non la persona», spiega Maurizio Fasce, responsabile delle risorse umane degli ipermercati liguri.

29 aprile 2010

Emanuele Rossi

IL SECOLO XIX.it

PRIMO MAGGIO, SU LE SERRANDE E I SINDACATI FANNO SCIOPERO

Il comune, con un'ordinanza firmata dal vicesindaco Nardella, dà la facoltà di apertura il Primo Maggio ai negozi del centro storico, solo quelli all'interno della cerchia dei viali


Il Comune di Firenze, con un’ordinanza firmata dal vicesindaco Dario Nardella, dà la facoltà di apertura il Primo maggio ai negozi del centro storico, ma solo quelli all’interno della cerchia dei viali. Sempre oggi, però, i sindacati di categoria regionali di Cgil, Cisl e Uil (Filcams, Fisascat, Uiltucs) proclamano lo sciopero «per l’intera giornata del Primo maggio in tutti quei territori dove verrà concessa l’apertura straordinaria».

Si chiude così una querelle che nei giorni scorsi ha visto contrapposti Comune e categorie economiche, da una parte, e sindacati dall’altra. Oltre a Firenze anche l’amministrazione di Siena aveva autorizzato i negozi a stare aperti. Nelle ultime ore il vicesindaco Nardella ha incontrato i rappresentanti di categorie e sindacati per trovare una soluzione condivisa. Anche il sindaco Matteo Renzi aveva espresso la volontà di concedere l’apertura straordinaria, provocando subito reazioni contrarie, come quelle del presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci o di Unicoop Firenze.

«È una misura - sottolinea Nardella - dettata dalla responsabilità che il Comune ha di consentire alla città di valorizzare al meglio la propria vocazione turistica e culturale, in un momento di crisi economica. A Firenze arriveranno oltre 100 mila persone attratte da una eccezionale concomitanza di eventi, come la Mostra dell’Artigianato, il Maggio musicale e la Notte bianca. Dispiace che i sindacati abbiano assunto una posizione di totale indisponibilità al dialogo». «Si tratta, peraltro - chiarisce Nardella - di consentire la facoltà, e non l’obbligo, di tenere i negozi aperti nel centro, dove si registrerà la maggiore affluenza».

I sindacati giudicano di «estrema gravità la possibilità che alcune amministrazioni comunali possano prevedere l’apertura dei negozi». Annunciano che chiederanno alle confederazioni sindacali di far diventare i comizi del Primo maggio «un momento di protesta generale» in quei comuni dove le Amministrazioni concederanno l’apertura dei negozi. E dopo l’ordinanza sono arrivate, da più parti, reazioni e commenti. «Non ci interessa esprimere valutazioni di carattere politico, nè tantomeno fare polemica - spiega il vicepresidente Confcommercio Firenze, Daniele Locchi - il Comune però ha varato un provvedimento di puro buon senso. I diritti dei lavoratori non sono minimamente intaccati, in quanto pienamente tutelati dai contratti nazionali». Per il presidente provinciale di Confesercenti, Nico Gronchi e per quello cittadino, Uliano Ragionieri, «con la decisione assunta da Palazzo Vecchio ha prevalso senz’altro il buon senso. Noi restiamo convinti di aver lavorato nell’interesse delle nostre imprese, ma anche in quello della città e della sua immagine».

Adiconsum, Adoc e Federconsumatori della Toscana hanno proclamato lo «sciopero dell’acquisto» per il Primo maggio. «Saremo nelle piazze - spiegano in una nota - per ribadire il valore, non solo simbolico, di quella Festa. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori del commercio e alla battaglia che hanno intrapreso insieme alle organizzazioni sindacali». «Sì al servizio per i consumatori, no al consumismo esasperato - ribadisce Pietro Giordano, segretario nazionale Adiconsum -. Da sempre noi ci siamo battuti per un servizio reale per i cittadini consumatori, ma questa posizione non significa accettare la logica del mero profitto imprenditoriale della grande distribuzione organizzata». Dal Pdl, infine, i consiglieri comunali Marco Stella e Stefano Alessandri sottolineano che «il 1/o maggio non deve ridursi a un dibattito su negozi aperti o chiusi, ma deve essere un momento di riflessione sul mondo del lavoro e sulle prospettive future. La concertazione sia la base delle azioni da intraprendere. La soluzione anti-crisi - aggiungono - non è certo fare aprire le attività commerciali il Primo maggio».

28 aprile 2010

IL CORRIERE FIORENTINO.it

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28 aprile 2010

IL DDL LAVORO PASSA L'ESAME DELLA CAMERA


La camera ha approvato gli articoli del collegato sul lavoro

Passa l'emendamento di Cesare Damiano (PD) a causa delle assenze nella maggioranza


La Camera ha approvato tutti gli articoli del disegno di legge collegato sul lavoro rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica. L'ultimo dei 50 articoli a essere votato è stato il 31 (conciliazione e arbitrato), a lungo accantonato dopo che Governo e maggioranza sono stati battuti a causa di un centinaio di assenze (95 nel solo Pdl, di cui una cinquantina ingiustificate, comprese quelle di alcuni finiani) quando l'Aula ha approvato un emendamento del Pd.

Secondo esponenti della maggioranza la modifica può "scardinare" la norma, e anche secondo lo stesso presentatore del testo, Cesare Damiano, la modifica assesta un "serio colpo" all'impianto del provvedimento, garantendo piena libertà di scelta ai lavoratori. Il relatore, Giuliano Cazzola, ha invece affermato prima della ripresa dell'esame che la modifica non inficia i contenuti del Ddl. In sostanza, secondo la modifica proposta da Cesare Damiano, laddove si affermava a proposito delle clausole compromissorie che "le commissioni di certificazione accertano la effettiva volontà delle parti di devolvere ad arbitri le controversie che dovessero insorgere in relazione al rapporto di lavoro", il testo dell'emendamento prevede che la norma riguardi le controversie "insorte", non quelle che "dovessero insorgere", quindi quelle già in atto, non quelle ancora a venire.

Secondo il ministro del Welfare, Sacconi, l'emendamento del Pd, ancorché espressione di una colpevole assenza di moltissimi parlamentari di maggioranza, «non ha fortunatamente modificato la normativa attuativa dell'articolo 808 del Codice di procedura civile, come definita dallo stesso collegato, in materia di clausole compromissorie, con le quali le parti possono devolvere ad arbitri le controversie nascenti dal contratto». Restano «ovviamente, così come già stabiliti, i limiti entro cui le clausole possono essere sottoscritte, ovvero dopo il periodo di prova e senza riferimento» al licenziamento. «Confido - ha aggiunto il ministro - che questo voto ininfluente possa tuttavia avere il merito di sollecitare la presenza dei parlamentari per tutto il futuro iter del provvedimento».

Sono state inoltre approvate altre due modifiche rispetto al testo della Commissione, entrambe col parere favorevole di relatore e Governo. Una rende più chiaro il divieto di sottoscrivere clausole compromissorie prima della conclusione del periodo di prova o, in sua assenza, di trenta giorni dall'assunzione. La seconda fa salva la possibilità di integrare sulla base di successivi accordi sindacali l'eventuale decreto del ministro del Lavoro che intervenga in surroga in mancanza di accordi interconfederali o contratti collettivi di lavoro che definiscano modalità e contenuti delle clausole compromissorie. Il 31 é l'articolo su cui più si sono appuntate le osservazioni del Capo dello Stato.

Sulla base delle indicazioni contenute nel messaggio di rinvio del provvedimento al Parlamento, la commissione Lavoro lo ha rivisto in vari punti. Come ha ricordato il relatore, Giuliano Cazzola (Pdl) le modifiche all'articolo 31 apportate dalla Commissione (quindi prima della battuta d'arresto in Aula) prevedono che nell'arbitrato di equità si dovrà tener conto, oltre che dei principi generali dell'ordinamento, anche dei principi regolatori della materia (derivanti anche da obblighi comunitari). In caso di impugnazione del lodo arbitrale la competenza sarà, in unico grado, del Tribunale in funzione di giudice del lavoro. Oltre a non poter essere pattuita prima della conclusione del periodo di prova, la clausola compromissoria non potrà inoltre riguardare i licenziamenti.

In base a un'altra modifica, davanti alle commissioni di certificazione le parti potranno farsi assistere da un legale di fiducia o da un rappresentante dell'organizzazione sindacale o professionale a cui abbiano conferito mandato. Quanto al potere di surroga del ministro del Lavoro, é previsto che, in assenza di accordi interconfederali o contratti collettivi che definiscano la pattuizione di clausole compromissorie, dopo un anno dall'entrata in vigore della legge il Ministro convocherà le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori più rappresentative, per promuovere un'intesa. Se l'accordo non sarà raggiunto nei successivi sei mesi, il Ministro con un suo decreto individuerà, in via sperimentale e tenuto conto di quanto emerso dal confronto tra le parti sociali, le modalità di attuazione della nuova disciplina.

28 aprile 2010

Il Sole 24 Ore - Radiocor


L'abc del collegato Lavoro

1* MAGGIO: PROVINCIA FIRENZE CONTRO COMUNE, NO AD APERTURA NEGOZI



La provincia di Firenze contro il comune sull'apertura dei negozi di Primo Maggio







La Provincia di Firenze contro il Comune sulla possibile apertura dei negozi il prossimo primo maggio. Dopo che ieri i sindacati avevano annunciato lo sciopero in caso di apertura degli esercizi, oggi interviene il presidente dell'amministrazione provinciale Andra Barducci.

''Mi auguro di cuore che l'amministrazione comunale fiorentina ci ripensi - afferma Barducci -. Non credo che un'apertura straordinaria si possa considerare una misura contro la crisi mentre vedo molto chiaramente, in iniziative come queste, il pericolo che preconizzava il presidente di Unicoop Firenze Turiddo Campaini: l'incentivo al consumismo e la discutibile equiparazione tra il 'godere' il tempo libero e 'comprarlo'. Inoltre - ha aggiunto il presidente della Provincia - non si puo' sempre andare in deroga a tutto, e' un messaggio politicamente sbagliato e pericoloso.

I diritti dei lavoratori, l'impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale non sono fatti scontati, ma assai piu' 'sacri' di tante altre festivita' che non oseremmo mai discutere''.

Sottolineando che ''il fatto che in Italia il 1* maggio fu soppresso durante il ventennio fascista ci ricorda quanto questa festa sia collegata al tema dei diritti e della liberta' individuale'', Barducci ribadisce l'augurio che ''il Comune ci ripensi, e che il 1* maggio anche a Firenze si festeggino i lavoratori, come in gran parte del mondo''.

27 aprile 2010

ASCA


MPS, IMPOSSIBILE SOSTEGNO BANCA SENZA CONGRUO RITORNO ALLA FONDAZIONE








Il presidente Mancini chiede già per il prossimo anno un "congruo" ritorno al dividendo


La Fondazione Mps, azionista con 45,7% del capitale ordinario, ha detto che la banca Monte dei Paschi deve lavorare per tornare a remunerare gli azionisti e che senza uno "stabile e congruo" ritorno economico non potranno esserci ulteriori sforzi a sostegno della banca.

Lo ha detto Gabriello Mancini, presidente della Fondazione Mps, intervenendo nell'assemblea di bilancio.

Con l'esercizio 2009 la banca non ha pagato dividendo alle azioni ordinarie, ma solo una cedola simbolica alle risparmio.

"L'ente che io rappresento ha accettato questo sacrificio sempre che si situi in un percorso chiaro di un ritorno solerte a una maggiore e più solida redditività e una adeguata remunerazione del capitale investito", ha detto Mancini.

"Non è infatti possibile ipotizzare che gli azionisti, e in primo luogo la Fondazione si trovino a sostenere, nei prossimi anni, ulteriori sforzi, se questi non saranno preceduti da uno stabile e congruo ritorno economico", ha aggiunto.

Il prossimo piano industriale, ha detto Mancini, dovrà recuperare redditività sia "lavorando sul fronte dei ricavi..e al tempo stesso deve continuare ad abbattere drasticamente i costi, ben oltre il livello, pur apprezzabile, evidenziato nel passato esercizio".

27 aprile 2010

Reuters Italia


IGD: CEDE IL 20% DI PORTA MEDICEA PER 13,1 MILIONI


La societa' immobiliare IGD ha definito la cessione del 20% della controllata Porta Medicea alla CMB Cooperativa Muratori Braccianti per un corrispettivo di 13,1 milioni di euro. L'operazione consente l'ingresso di un partner industriale nel progetto di sviluppo immobiliare del porto mediceo di Livorno.

Per IGD l'operazione genera una plusvalenza di 1,2 milioni di euro.

28 aprile 2010

ASCA

27 aprile 2010

PRIVACY: NORME PER TELECAMERE SICURE




Al fine di garantire la libertà delle persone





Sistemi integrati di videosorveglianza solo nel rispetto di specifiche garanzie per la libertà delle persone. Appositi cartelli per segnalare la presenza di telecamere collegate con le sale operative delle forze di polizia. Obbligo di sottoporre alla verifica del Garante della privacy, prima della loro attivazione, i sistemi che presentino rischi per i diritti e le libertà fondamentali delle persone, come i sistemi tecnologicamente avanzati o "intelligenti". Queste, in sostanza, le nuove regole varate dall'Autorità Garante per la protezione dei dati personali per installare telecamere e sistemi di videosorveglianza da parte di soggetti pubblici o privati. Il periodo per adeguarsi è stato fissato, a seconda degli adempimenti, da un minimo di sei mesi ad un massimo di un anno.

Il provvedimento generale, che sostituisce quello del 2004 e introduce importanti novità, si é reso necessario - spiega il Garante - non solo alla luce dell'aumento massiccio di sistemi di videosorveglianza per diverse finalità ma anche in considerazione dei numerosi interventi legislativi adottati in materia: tra questi, quelli più recenti che hanno attribuito ai sindaci e ai comuni specifiche competenze, in particolare in materia di sicurezza urbana, così come le norme, anche regionali, che hanno incentivato l'uso di telecamere. Il provvedimento, di cui è stato relatore Francesco Pizzetti, in via di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, tiene conto delle osservazioni formulate dal Ministero dell'interno e dall'Anci.

Ecco in sintesi le regole fissate dal Garante.

Principi generali Informativa: i cittadini che transitano nelle aree sorvegliate devono essere informati con cartelli della presenza delle telecamere. Nel caso in cui i sistemi di videosorveglianza installati da soggetti pubblici e privati siano collegati alle forze di polizia è necessario uno specifico cartello, sulla base del modello del Garante.

Le telecamere istallate a fini di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica non devono essere segnalate, ma il Garante auspica comunque l'utilizzo di cartelli che informino i cittadini.

Conservazione: le immagini registrate possono essere conservate per periodo limitato e fino ad un massimo di 24 ore, fatte salve speciali esigenze di ulteriore conservazione in relazione a indagini. Per attività particolarmente rischiose (es. banche) é ammesso un tempo più ampio, che non può superare comunque la settimana. Eventuali esigenze di allungamento dovranno essere sottoposte a verifica preliminare del Garante.

Settori di particolare interesse Sicurezza urbana: i Comuni che installano telecamere per fini di sicurezza urbana hanno l'obbligo di mettere cartelli che ne segnalino la presenza. La conservazione dei dati non può superare i 7 giorni. Sistemi integrati: per i sistemi che collegano telecamere tra soggetti diversi, sia pubblici che privati, o che consentono la fornitura di servizi di videosorveglianza "in remoto" da parte di società specializzate (es. società di vigilanza, Internet providers) mediante collegamento telematico ad un unico centro, sono obbligatorie specifiche misure di sicurezza. Per alcuni sistemi è necessaria la verifica preliminare del Garante.

Sistemi intelligenti: per i sistemi di videosorveglianza dotati di software che permettono l'associazione di immagini a dati biometrici (es. "riconoscimento facciale") o in grado, ad esempio, di riprendere e registrare automaticamente comportamenti o eventi anomali e segnalarli è obbligatoria la verifica preliminare del Garante. Violazioni al codice della strada: obbligatori i cartelli che segnalino i sistemi elettronici di rilevamento delle infrazioni. Le telecamere devono riprendere solo la targa del veicolo. Deposito rifiuti: lecito l'utilizzo di telecamere per controllare discariche di sostanze pericolose ed "eco piazzole".

Settori specifici Luoghi di lavoro: le telecamere possono essere installate solo nel rispetto dello norme in materia di lavoro. Vietato comunque il controllo a distanza dei lavoratori, sia all'interno degli edifici, sia in altri luoghi di prestazione del lavoro (es. cantieri, veicoli). Ospedali e luoghi di cura: no alla diffusione di immagini di persone malate mediante monitor quando questi sono collocati in locali accessibili al pubblico.

E' ammesso, nei casi indispensabili, il monitoraggio da parte del personale sanitario dei pazienti ricoverati in particolari reparti (es.rianimazione), ma l'accesso alle immagini deve essere consentito solo al personale autorizzato e ai familiari dei ricoverati. Istituti scolastici: ammessa l'installazione di sistemi di videosorveglianza per la tutela contro gli atti vandalici, con riprese delimitate alle sole aree interessate e solo negli orari di chiusura. Taxi: le telecamere non devono riprendere in modo stabile la postazione di guida. Trasporto pubblico: lecita l'installazione ma rispettando limiti precisi come l'angolo visuale circoscritto.

Web cam a scopo turistico: la ripresa deve avvenire con modalità che non rendano identificabili le persone. Soggetti privati Tutela delle persone e della proprietà: si possono installare telecamere senza il consenso dei soggetti ripresi, ma sempre sulla base delle prescrizioni indicate dal Garante.

27 aprile 2010

ANSA.IT

"IL PRIMO MAGGIO NON SI LAVORA" SINDACATI PRONTI ALLO SCIOPERO





Oggi l'amministrazione decide sull'apertuta del Primo Maggio
Sindacati pronti allo sciopero






L'amministrazione dirà oggi ufficialmente se i negozi del centro, e molto probabilmente anche tutti gli altri, avranno o non avranno la deroga per stare aperti sabato 1° maggio. E non è detto che non l'avranno a restare aperti fino alle sei del mattino la notte bianca immediatamente precedente. Il che sarebbe, dal punto di vista dei commessi, un lavoro non stop per due giorni di seguito, fanno notare i sindacati infuriati. Che verranno ricevuti oggi alle tre del pomeriggio dal vicesindaco Nardella che promette "rispetto e attenzione" per le loro posizioni. Ma sembra ormai che la decisione sia presa.

Proprio per questo i sindacati da ieri preparano già lo sciopero. Tutti e tre, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Firenze. Lo proclameranno immediatamente, appena l'amministrazione confermerà di voler sdoganare uno degli ultimi tabù e far lavorare per la prima volta commesse e commessi il 1° maggio. Sciopero anche in Toscana: per solidarietà e perché a nessun altro Comune venga in mente di "far passare la festa del lavoro come una festa del consumo, sacrificando i lavoratori".

Renzi e le tre organizzazioni dei commercianti, Confesercenti, Confcommercio e Cna che hanno chiesto l'apertura in nome della lotta alla crisi, hanno già parlato di città aperta, vivace e ospitale sia per i fiorentini che i tanti turisti del prossimo week end. I sindacati obiettano che "il codice del commercio regionale dice che la deroga al 1° maggio si può fare solo tramite accordo con i sindacati". Ma Nardella precisa: "Concertazione". Dunque li starà a sentire, ma poi deciderà. L'accordo non ci sarà, spiegano sia Carla Bonora che Salvo Carofratello, segretari fiorentini della Filcams e Fisascat: "Ormai in centro si salvano solo 4 festività in un anno, non sarà con un giorno di lavoro in più che si risolve la crisi. Se proprio si vuole, allora però che lavorino tutti, che si possa fare il certificato di residenza in Comune, si vada in banca, si possano portare i figli all'asilo. Perché solo e sempre i commessi?".

Cgil, Cisl e Uil stano già affilando le armi. Sono presenti solo tra il circa il 30 % dei commessi e solo nei grandi magazzini, non c'è sindacato nei piccoli negozi dove una o poche persone lavorano a contatto con i proprietari. Sanno che gli scioperi del commercio sono difficili. Ma si dice che le commesse di Zara abbiano già avvisato di non essere disponibili. Pare che da Coin e alla Rinascente in molti vogliano resistere. Non importano le maggiorazioni salariali per la festività, spiegano al sindacato: "Il primo maggio è un simbolo della dignità del lavoro, è difficile scambiarlo con i soldi. Oltretutto in centro lavorano tutte le domeniche, 361 giorni su 365, e sono stanchi".

Da parte loro, i sindacati di categoria regionali, Cgil, Cisl e Uil, incitano le amministrazioni "a domandarsi come i cittadini vogliono vivere, come vogliono consumare, ma anche quali modelli di tempo libero promuovere e quali relazioni sociali e culturali sostenere". Aria di ribellione anche nel Pd di Palazzo Vecchio. Per niente convinti della deroga molti dei consiglierei, da Collesei a Meucci, Fratini, Pugliese, Agostini. Scettico anche il capogruppo Bonifazi. Schierati per la festa del lavoro, i consiglieri comunali Pdl, Roselli e Torselli.

27 aprile 2010

Ilaria Ciuti


La Repubblica.it

25 aprile 2010

PRIMO MAGGIO, SI VA VERSO L'APERTURA DEI NEGOZI



Alla richiesta delle categorie, Palazzo Vecchio aveva risposto inizialmente con un secco no: ma ieri, dopo una giornata convulsa, quel no sembra vacillare, quantomeno si sono aperti grossi spiragli.
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Il sindaco Renzi è favorevole all'apertura.


Si deciderà lunedì. I sindacati, contrarissimi, sono in rivolta

Il 1° maggio vacilla. Se venerdì scorso era certo che Palazzo Vecchio si sarebbe opposto a qualsiasi richiesta commerciale che, in nome alla lotta alla crisi, facesse cadere uno degli ultimi tabù, ora non è più altrettanto sicuro che la festa-simbolo del lavoro resti in piedi.

Perlomeno ieri, la giornata che si è svolta al capezzale del 1° maggio con ampliamento alla notte bianca del 30 aprile è stata convulsa. E in fine serata il Comune non aveva ancora deciso. Se ne riparla lunedì. Ma il no deciso di venerdì scorso a ogni ipotesi di deroga non è più così incrollabile. Causa la richiesta ufficiale di apertura, e non più a parole, delle tre associazioni dei commercianti, Confesercenti, Confcommercio e Cna. E causa l'esser venuti a conoscenza che altre città d'Italia, compresi i due Comuni di centro sinistra di Torino e Genova, il 1° maggio lo hanno già sconsacrato e restano aperti.

Di certo si sa che da principio il vicesindaco con delega al commercio Dario Nardella non era favorevole all'apertura. Peraltro contrastata con decisione dai commessi che si ribellano a lavorare il 1° maggio. Ora però la chiusura non è più così netta. L'amministrazione ne sta discutendo. Nardella resta convinto di una cosa: "Le regole vanno rispettate. Ancora non abbiamo deciso. Ma se decidessimo la chiusura, i negozi devono restare chiusi". Si sa anche che invece il sindaco Renzi è nettamente favorevole all'apertura e considera l'obbligo di chiusura ormai superato per una città moderna vivace e ospitale, come sottolineano i commercianti.

La preoccupazione che ieri faceva esitare Palazzo Vecchio era soprattutto che se i negozi aprono il 1° maggio potrebbero chiudere invece la notte bianca immediatamente precedente, notte per cui l'amministrazione aveva appena chiesto ai sindacati dei commessi l'assenso all'apertura fino alle sei. In più la ribellione dei commessi si fa già sentire. "In questo modo - protesta Enrico Talenti della Filcams Cgil - si lavorerebbe due giorni di seguito senza interruzioni".

Ieri, due gli incontri dell'amministrazione. Con le associazioni dei commercianti e con i sindacati dei commessi. Dice la segretaria fiorentina della Filcams Cgil, Carla Bonora: "L'unico compromesso possibile è l'apertura durante la notte bianca fino alle due del mattino invece che a mezzanotte. Fino alle sei no. E il 1° maggio chiusura assoluta".

I sindacati sono sul piede di guerra. "I negozi del centro - spiega Talenti - stanno già aperti 361 giorni su 365. Non sarà cancellando la festa dei lavoratori che si vincerà la crisi. Alla fine sparirà anche Natale". Altro che città aperta, secondo la Cgil. "L'unica vivacità sarebbe il consumo - continua Talenti - Non si capisce perché debbano stare aperti solo i negozi e non i servizi, gli asili, i trasporti. Chi mai si preoccupa se le donne, che sono la maggior parte dei commessi, rischiano a tornare a casa la notte senza mezzi di trasporto o se, il giorno di festa per tutti gli altri, non sanno dove lasciare i figli?".

24 aprile 2010

Ilaria Ciuti


La Repubblica.it

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24 aprile 2010

COOP PRENDE SPICCIOLI, MA ESULTA: "ESSELUNGA BATTUTA 3 -1"


Esselunga condannata a risarcire 50mila euro invece dei 30 milioni richiesti da Coop Liguria
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Premessa, doverosa, per il lettore. La notizia era (ne abbiamo scritto ieri): il giudice assolve Esselunga e il suo presidente Bernardo Caprotti, autore del libro «Falce e carrello», dall’accusa di diffamazione ai danni di Coop Liguria.

Lo stesso giudice, «in parziale accoglimento della domanda» avanzata dalla Coop Liguria, condanna Esselunga e Caprotti al pagamento di 50mila euro alla controparte (a fronte dei 30 milioni richiesti!) che verranno devoluti al Gaslini, a titolo di risarcimento dei «danni non patrimoniali» (mentre la società cooperativa di consumo aveva chiesto anche la liquidazione di ingenti danni patrimoniali, in termini di mancato guadagno, per le affermazioni sostenute nel libro).

Tutto finito qui, nella querelle Esselunga-Coop, due colossi della distribuzione che si fronteggiano in aperta concorrenza? Neanche per sogno. Ieri è arrivata la replica della Coop. Con dichiarazioni trionfalistiche: «Abbiamo vinto noi, in giudizio: 3-1. Ora però vogliamo trionfare, come meritiamo, 4-0» fa uno dei legali che hanno assistito la società nella causa.

Quindi farete appello? insinua il cronista. E immediatamente arriva la brusca frenata del presidente Francesco Berardini: «Un momento, aspettiamo, ora valuteremo. Non abbiamo ancora deciso nulla». Nel frattempo, Coop Liguria vorrebbe mettere in chiaro che non ha mai ricevuto favoritismi dal potere politico-amministrativo: «Lo dimostra - sottolineano anche Bruno Cordazzo e Remo Checconi, già esponenti del vertice cooperativo - anche il fatto che dal 1995 non abbiamo ottenuto l’autorizzazione ad aprire in via Piave».

Però - incalzano ancora i cronisti - avete aperto a Rivarolo, dove Esselunga era stata bloccata dal Tar. «Certo, ma abbiamo dovuto chiudere altri due punti vendita equivalenti, cosa che non poteva fare il nostro concorrente. Il quale, del resto, nell’impossibilità di aprire ci ha offerto di acquistare la struttura».

Immediata la controreplica di Caprotti: «Io sono soddisfatto della decisione presa dal giudice perché stabilisce che il mio libro dice solo verità. Il tribunale ha sancito che non ho diffamato nessuno e raccontato solo episodi documentati. Ma siccome sono stato condannato a pagare 50mila euro, a fronte di una richiesta di 30 milioni, la prossima volta dirò che Coop è migliore di tutti».

Insomma, non c’è pace fra i Coppi e Bartali nazionali della grande distribuzione, ma non c’è neppure in vista un’altra guerra. Che siano troppe le incertezze dei mercati - da leggere: la contrazione dei consumi, l’economia che tarda a invertire la rotta - per perdere tempo in tribunale? In questo senso, entrambi i giganti del supermercato potrebbero (dovrebbero) optare per una tregua. Nella speranza di fare cassa, tanta, benedetta e, possibilmente, subito. Soprattutto in Liguria, dove la grande distribuzione è «condannata» a espandersi, ma deve ancora affrontare costi troppo alti e di arduo ammortamento.

24 aprile 2010

Il Giornale.it


23 aprile 2010

LICENZIATO DELEGATO SINDACALE, SCIOPERO E PRESIDIO DAVANTI ALL'UPS DI CALENZANO

21/04/2010 - Sciopero di 8 ore e presidio stamani davanti ai cancelli della Ups di Calenzano, dei 23 lavoratori della cooperativa Location Delivery che ha in appalto il servizio di trasporto.



La protesta è nata in seguito al licenziamento del delegato sindacale della Filt Cgil che secondo il sindacato ha l'unica colpa di aver chiesto spiegazioni ai dirigenti sulla mancata applicazione del contratto nazionale nonostante gli impegni presi. Parole che secondo l'azienda 'avrebbero incrinato il rapporto di fiducia', ma che vengono lette dalla Filt Cgil come un attacco al sindacato.

Dopo Bari e Milano, questo è il terzo licenziamento di un delegato sindacale presso Ups. D'altronde il settore è allo stremo soprattutto a causa degli appalti al ribasso che costringono i lavoratori a turni di 12 ore di cui solo 4 vengono pagate e senza alcun recupero degli straordinari.

Per questo venerdi davanti alla prefettura di Firenze ci sarà un presidio di tutte le rsa aziendali che operano nel campo della logistica e cooperazione in toscana. Fino a che la vertenza non si sbloccherà con il ritiro del licenziamento, la Cgil andrà avanti con la sua battaglia.

21 aprile 2010

Toscana TV


IGD, ASSEMBLEA APPROVA BILANCIO E DIVIDENDO


La società quotata a Piazza Affari e controllata da Coop Adriatica e Unicoop Tirreno distribuirà un dividendo di 5 centesimi



L'assemblea di IGD ha approvato in sede ordinaria il Bilancio d'Esercizio al 31 dicembre 2009. A livello consolidato, Ricavi Totali pari a 119,6 milioni di euro (+17,95%), Ebitda pari a 76,3 milioni di euro (+29,47%), Ebit pari a 57,2 milioni di euro (56,44%), Utile ante imposte pari a 22,6 milioni di euro (+110,94%).

E' stata anche approvata la distribuzione di un dividendo pari ad euro 0,05 per azione, in aumento del 42,86% rispetto agli 0,035 euro dell'esercizio precedente, con stacco della cedola in data 24 maggio 2010 e pagamento dal 27 maggio 2010. I soci hanno anche dato il via libera all'adeguamento degli onorari da corrispondersi alla Società di Revisione Reconta Ernst & Young S.p.A. per gli esercizi 2009-2012 e proceduto alla nomina di un amministratore, a seguito di cessazione di un amministratore cooptato.

In sede straordinaria, l'assemblea ha approvato la modifica dei termini e delle condizioni del prestito obbligazionario convertibile "€ 230.000.000 2,50 per cent. Convertible Bonds due 2012", approvata anche dall'Assemblea degli Obbligazionisti; le modifiche dell'importo massimo del numero e del prezzo di emissione delle azioni rivenienti dall'aumento di capitale a servizio del prestito obbligazionario deliberato dalla società in data 25 giugno 2007; modifica dell'art. 6 dello Statuto. Approvata anche la delega al Consiglio di Amministrazione, ai sensi dell'art. 2365 c.c., in merito agli adeguamenti dello Statuto alle diposizioni normative.

22 aprile 2010

La Repubblica.it


22 aprile 2010

COOP LIGURIA PERDE LA CAUSA CONTRO "FALCE E CARRELLO"




Secondo il tribunale civile di Milano, il libro del patron di Esselunga non diffama Coop Liguria








Il libro “Falce e Carrello”, scritto dal patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, non diffama Coop Liguria e il suo ex presidente, Bruno Cordazzo: è quanto emerge da una sentenza del tribunale Civile di Milano sulla causa milionaria intentata dal braccio ligure del colosso della distribuzione sulla presunta natura diffamatoria del volume, pubblicato nel 2007.

Secondo il giudice, «una valutazione complessiva della parte centrale del libro interessata alla posizione della Coop Liguria non evidenzia alcuna dolosa o colposa alterazione dei fatti storici riportati e le valutazioni critiche espresse, se pur negative, non si traducono in un attacco gratuito all’immagine della Coop e della persona fisica del Cordazzo».

Coop Liguria e Bruno Cordazzo avevano chiesto al Tribunale di ordinare il ritiro del libro dal commercio e la distruzione di tutte le copie già distribuite e di condannare Caprotti ed Esselunga al risarcimento dei danni per oltre 30 milioni di euro. Tutte le richieste sono state rigettate, in particolare quelle dell’ex presidente, che si riteneva diffamato anche a livello personale per un episodio narrato in Falce e Carrello.

Il Tribunale ha solo riconosciuto alla società la somma di 50.000 euro, sul presupposto che Caprotti, in quanto imprenditore patron di Esselunga, non potrebbe muovere critiche ai propri concorrenti. Esclusa invece la natura pubblicitaria del libro e l’idea che il volume abbia causato qualche danno economico a Coop Liguria. Anche i coautori di Falce e Carrello, Geminello Alvi e Stefano Filippi, e la casa editrice Marsilio sono stati scagionati da tutte le accuse.

In un capitolo del volume, tutto dedicato a criticare il sistema di agevolazioni fiscali e a denunciare gli appoggi politici delle Coop, Caprotti racconta dell’acquisto nel 1984 di un immobile in Valpolcevera a Genova per costruire un supermercato, ceduto nel 1989 per gli ostacoli posti dal Comune all’apertura del punto vendita, che venne poi inaugurato l’anno successivo con insegna Coop. La sentenza del Tribunale di Milano è la prima su una serie di cause intentata dalle Coop ad Esselunga dopo l’uscita di Falce e Carrello, che aveva sollevato un vespaio di polemiche nel 2007. Diffamate dal libro si sono sentite Coop Estense e Coop Adriatica e una causa è stata intentata anche da Coop Italia.

21 aprile 2010

IL SECOLO XIX.it

21 aprile 2010

LIBRETTO COOP, MA QUANTO MI RENDI?


In un periodo prolungato di tassi di rendimento molto bassi, è adeguatamente remunerato il prestito sociale, anche in relazione ai rischi?

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Nello schema che segue, si può notare che le 9 grandi Coop adottano politiche assai diverse nel tasso e nelle modalità da corrispondere ai propri soci


C'è una bella differenza nella gestione del prestito sociale tra le 9 grandi Coop. Insomma, c'è Coop e Coop.
Abbiamo già scritto come il libretto dei soci, sia paragonabile ad un conto corrente bancario, anche se con alcune differenze.

Le più evidenti sono che i depositi sui libretti Coop sono tassati al 20%, mentre il conto corrente di una banca al 27%. Però, a differenza del conto bancario, i soci prestatori non hanno nessuna rete di protezione in caso di fallimento della cooperativa. I conti correnti bancari invece sono garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, che in caso di default della banca copre il correntista fino a 103 mila euro circa. Questo strumento non è esteso ai libretti del prestito sociale.

Ma vediamo come le varie Coop remunerano i soci prestatori. Il rendimento offerto, infatti, non è univoco e variano anche alcune condizioni tra una Coop e l'altra.

DISTRETTO NORD OVEST

Coop Liguria
Cifra massima depositabile 33.350 euro.
Rendimento dal 1 febbraio 2010:
- Fino a 4.000 euro: 0,70% lordo - (0,56%)
- Da 4.001 a 17.000 euro: 0,80% lordo - (0,64%)
- Da 17.001 a 33.350: 1,60% lordo - (1,28%)

Coop Lombardia
Dal 1 marzo 2010 offre le stesse condizioni di Coop Liguria. Inoltre Coop Lombardia offre un servizio di promotori finanziari tramite SimGest.

Novacoop
Cifra massima depositabile 33.350 euro.
Rendimento dal 1 aprile 2010:
-Fino a 17.000 euro: 0,80% lordo - (0,64%)
-Da 17.001 a 33.350: 1,60% lordo - (1,28%)

DISTRETTO ADRIATICO

Coop Adriatica
Cifra massima depositabile 33.350 euro.
Rendimento dal 15 febbraio 2010:
-Fino a 15.000 euro: 0,70% lordo - (0,56%)
-Da 15.001 a 33.350: 1,60% lordo (1,28%)

Coop Consumatori Nordest
Cifra massima depositabile 33.350 euro.
Rendimento dal 1 novembre 2009:
-Fino a 16.000 euro: 0,80% lordo - (0,64%)
-Da 16.001 a 33.350: 1,80% lordo - (1,44%)

Coop Estense
Cifra massima depositabile 33.350 euro.
Rendimento dal 1 aprile 2010:
-Fino a 15.000 euro: 0,50% lordo - (0,40%)
-Da 15.001 a 33.350: 1,50% lordo - (1,20%)
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DISTRETTO TIRRENICO
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Unicoop Tirreno

Cifra massima depositabile 32.500 euro.
Rendimento dal 1 agosto 2009:
- Fino a 2.500 euro: 1,10% lordo - (0,88%)
- Da 2.501 a 15.000 euro: 1,40% lordo - (1,12%)
- Da 15.001 a 32.500: 2.10% lordo - (1,68%)

Unicoop Firenze
Cifra massima depositabile 31.000 euro.
Rendimento dal 1 luglio 2009:
Indipendentemente dalla somma in giacenza il tasso unico è del 1,75% lordo - (1,40%)

Coop Centro Italia
Cifra massima depositabile 33.350 euro.
Rendimento dal 1 novembre 2009:
Indipendentemente dalla somma in giacenza il tasso unico è del 1,40% lordo - (1,12%)

Approfondimenti:

Il sistema Coop

LIBRETTO DEL PRESTITO SOCIALE DELLE COOP: PORRE ATTENZIONE

Ultimi aggiornamenti:

LIBRETTO COOP: RENDIMENTI IN CALO PER I SOCI DI UNICOOP FIRENZE


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"ALLA COOP IL MONOPOLIO E NOI LIVORNESI... PAGHIAMO"


Taradash (PdL) 'spara' sull’operazione Nuovo Centro: "Costretti a servirci da un unico padrone. Vergogna senza precedenti"


"Con la cessione dell’area commerciale del Nuovo Centro alla Coop si chiude il cerchio intorno alla libertà di commercio e di mercato a Livorno. Un’amministrazione comunale a credibilità zero ha fatto in modo che venisse a crearsi, nel settore del grande commercio, un monopolio che non ha paragoni in alcuna altra città italiana o perfino toscana".

Marco Taradash, neo-consigliere regionale e capogruppo PdL in Comune, spara a zero sull’amministrazione del sindaco Alessandro Cosimi all’indomani dell’anticipazione apparsa su queste colonne che porta alla luce la decisione della famiglia Fremura di aprire le porte del Nuovo Centro — dove detiene la maggioranza delle aree con destinazione commerciale ed abitativa — alla Levante Srl, ovvero la società formata da Unicoop Tirreno e Unicoop Firenze, che ha avuto la meglio sul gruppo Esselunga.

"Oggi Coop presidia con i suoi torrioni e i suoi mega-store, già realizzati, in corso di realizzazione, in attesa di realizzazione, tutte e tre i nuovi quartieri cittadini: Porta a Terra, Porta a Mare e Nuovo Centro — prosegue Taradash — e i primi danneggiati sono i consumatori livornesi costretti a servirsi da un unico padrone e a pagare per i prodotti base un prezzo più alto deciso al di fuori e al riparo da ogni meccanismo concorrenziale. Anche i commercianti livornesi saranno danneggiati, ancora una volta obbligati ad accettare le condizioni che un unico soggetto proprietario imporrà loro per condividere almeno in parte i benefici che sarebbero dovuti derivare a tutti dalla costruzione dei nuovi quartieri. Viene infine danneggiata l’economia cittadina, dopo che per l’ennesima volta viene negato l’accesso nell’area livornese a una grande impresa nazionale o internazionale, in questo caso Esselunga, che avrebbe portato investimenti e occupazione".

Taradash osserva poi: "Si dice che l’amministrazione comunale non c’entra, che è stata una trattativa fra privati: l’argomento è risibile. Prima, col lodo Fremura, cedendo aree pubbliche il Comune ha consegnato ad un unico soggetto privato un intero quartiere cittadino, coi suoi futuri negozi e case; poi ha attribuito a quest’unico soggetto il monopolio sull’unica area dove sarebbe stato possibile aprire un nuovo centro commerciale".

Contro questa operazione le opposizioni si coalizzarono: An (Bruno Tamburini e Carlo Ghiozzi), Città Diversa (Marco Cannito) e i Verdi (Gabriele Volpi) fecero ostruzionismo. In consiglio comunale, in occasione della votazione per approvare il piano attuativo del Nuovo Centro, presentarono quasi 1000 emendamenti. "Adesso leggiamo con stupore misto a ironia — prosegue Taradash, che in campagna elettorale alle amministrative 2009 ha attacato il suo avversario Cosimi sul Nuovo Centro — la notizia che questo soggetto (famiglia Fremura, ndr) avrebbe rifiutato un offerta di Esselunga di 10 milioni superiore a quella della Coop perché l’offerta migliore sarebbe arrivata tardivamente. Come no! Meglio non prendersi in giro. E prendere atto della verità che traspare da un’affermazione della portavoce del gruppo Fremura: “Abbiamo preso una decisione e non torneremo indietro. Noi a Livorno ci viviamo e ci lavoriamo”. Abbiamo capito. E’ una scelta comprensibile, non c’è dubbio".

Conclude Taradash: "Sia chiaro che con questa amministrazione, prigioniera politicamente di una rete di interessi che le impedisce di governare il futuro della città, gli investimenti esterni non arriveranno mai. Mentre le grandi famiglie economiche livornesi continueranno a trasferire fuori della cintura doganale della città i loro investimenti produttivi di ricchezza e di lavoro, e ad approfittare a Livorno, come ovvio, delle occasioni di speculazione che verranno così gentilmente messe a loro disposizione, a condizione di non disturbare il manovratore".

20 aprile

Monica Dolciotti

La Nazione


UNICOOP FIRENZE CONTINUA SULLA LINEA DELL'APPALTO DEI MAGAZZINI. LA RSU ALLERTA I SINDACATI


Dubbi legittimi dei lavoratori sul futuro dei magazzini Unicoop, l'avanzata senza fine della ditta appaltatrice e le soluzioni che l'azienda propone al proprio personale




Un documento firmato dalla RSU e indirizzato alle organizazioni sindacali sottolinea questa preoccupazione ed una condotta aziendale che va prontamente stigmatizzata


Una crescente preoccupazione serpeggia in questi giorni nei magazzini Unicoop Firenze dopo che, in un recente incontro tra Direzione aziendale ed RSU, il direttore Covelli ha paventato la possibilità che i dipendenti attualmente in forze al reparto Carni di Pontedera, possano in futuro essere assunti dalla cooperativa appaltatrice (CFT) che gestirà il nuovo magazzino in via di costruzione. VERBALE INCONTRO

L'alternativa è il ricollocamento presso punti vendita. Insomma, non c'è posto per i dipendenti Unicoop presso il nuovo stabilimento di Pontedera. Sarà completamente appaltato !

Non è tutto. Anche il reparto Salumi e Latticini traslocherà dalla sede storica di Scandicci verso la nuova di Pontedera. Il Responsabile dei magazzini Fabio Galeota, durante una riunione da lui indetta, ha affermato che la medesima possibilità verrà proposta anche ai dipendenti di quel reparto, prevedendo anche eventuali incentivi monetari per agevolare il cambio di maglia.

Le RSU dei magazzini, intercettando e condividendo il disappunto dei lavoratori coinvolti e non solo, hanno scritto alle Segreterie Regionali delle OO.SS. di categoria, informandole ed interrogandole a tal proposito. Le apprensioni coinvolgono tutti i reparti poiché, visto il processo di terziarizzazione della logistica già in corso da alcuni anni, si teme che la strada intrapresa dalla Direzione possa in futuro portare a qualcosa che assomigli sempre più ad una cessione di ramo d’ azienda.

Auspichiamo che nell'incontro previsto nell'ambito della trattativa per il nuovo integrativo aziendale, questi temi vengano chiariti fugando ogni timore. Nel frattempo molti lavoratori si sono espressi in favore di una imminente assemblea generale.

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16 aprile 2010

REGGIO EMILIA, PDL CRITICA IL BILANCIO DI COOP NORDEST

Il consigliere del PDL di Reggio Emilia Marco Eboli critica duramente il bliancio del colosso cooperativo emiliano.

La replica della Coop

Si riporta di seguito il comunicato stampa diffuso dal consigliere comunale Pdl Marco Eboli dopo la conferenza nella sala Gruppi Consigliari del comune.
Successivamente, la replica del presidente Coop Consumatori Nordest, Marco Pedroni.

L'ATTACCO DI MARCO EBOLI
"Iniziano a scoprirsi gli scheletri nell'armadio di Lega Coop Reggio Emilia e del suo presidente Cigarini. E si comprende anche meglio perché Cigarini pare disposto a tutto, pur di non vedere messo in discussione l'equilibrio di potere che lo mantiene saldo sulla sua poltrona di presidente.

Coop Nordest, la grande cooperativa di consumo affiliata a Lega Coop Reggio Emilia, ed il cui presidente Marco Pedroni è uno dei fedelissimi sostenitori di Cigarini, ha conseguito nel 2008 risultati disastrosi, e la notizia è stata tenuta nascosta per quasi un anno nelle pieghe dei bilanci, con incredibili acrobazie contabili, senza dare nessuna informazione, nemmeno ai soci, che sono tuttora completamente all'oscuro della inquietante vicenda.

Coop Nordest ha da tempo affidato la gestione della propria liquidità ad una società posseduta al 100%, Omega Srl, che ha sede a Reggio Emilia in via Ragazzi del '99, allo stesso indirizzo di Coop Nordest.

Omega Srl ha investito la liquidità della cooperativa in titoli tutt'altro che privi di rischio, al punto che nell'esercizio 2008 ha perso in un colpo solo la bellezza di circa 163 milioni di euro, che rappresentano una fetta assai consistente del patrimonio accumulato da Coop Nordest in decine di anni di gestione.

Apparentemente, da una lettura superficiale del bilancio 2008 di Omega Srl, risulta una perdita, già assai rilevante, di 131,5 milioni di euro, coperta utilizzando la riserva legale (per 2,2 milioni di euro, la riserva per copertura di perdite (per 91 milioni di euro), gli utili portati a nuovo (per 35,7 milioni di euro) e portando a nuovo la parte residua (per 2,6 milioni di euro). I dati risultano dal bilancio 2008 (pagina 2, rigo 170) e dalla relazione sulla gestione (pag. 11, proposta di copertura della perdita d'esercizio).

In sostanza, la copertura della perdita ha determinato l'azzeramento totale di tutte le riserve di Omega; l'azzeramento completo di tutte le riserve non è comunque stato sufficiente e residuano ancora 2,6 milioni di euro di perdita la cui copertura graverà sugli esercizi successivi al 2008.

Non solo: la riserva per copertura di perdite (pari a 91 milioni), che è stata interamente bruciata dalla perdite dell'esercizio 2008, è stata creata ad arte nel corso dello stesso esercizio, attraverso la rinuncia da. parte del socio unico Coop Nordest a 91 milioni di euro di crediti che vantava nei confronti di Omega. (nota integrativa al bilancio 2008, pagina 11, voce "30. Debiti verso la clientela" e pagina 12, voce "140. Riserve'').

E inoltre: l'importo della perdita effettivamente subita nell'esercizio 2008 deve essere aumentato di 17,3 milioni di euro, provenienti dalla voce "altri fondi" ed interamente utilizzati a copertura di perdite conseguite nel 2008 a fronte della chiusura integrale delle opzioni e delle perdite su titoli immobilizzati (nota integrativa la bilancio 2008, pagina 12, voce "80. Fondi per rischi e oneri - c) Altri fondi'').

Ancora: la società si è avvalsa della facoltà concessa dal D.L. 185/2008 art. 15 comma 13, una norma straordinaria emanata a fine 2008 per salvare i bilanci delle banche e società finanziarie a fronte della crisi finanziaria sui mercati mondiali; in sostanza i titoli azionari presenti in bilancio al 31.12.2008 sono stati valutati non al valore di mercato alla chiusura dell'esercizio, come sarebbe stato necessario fare in base alle norme ordinarie, ma al valore di iscrizione iniziale, prima che la crisi dei mercati finanziari determinasse un forte calo delle quotazioni. Il ricorso a tale norma straordinaria ha consentito di non evidenziare in bilancio una perdita pari a 11,4 milioni di euro, effettivamente conseguita a fine esercizio 2008 (nota integrativa al bilancio 2008, pagina 6 e .pagina 9, voce "60. Azioni, quote ed altri titoli a reddito variabile").

Peraltro, nel verbale dell'assemblea dei soci che ha approvato il bilancio è stato deliberato di costituire una riserva a copertura di ulteriori perdite, facendo proprio riferimento alla perdita potenziale di 11.4 milioni di euro, per l'importo di 12,5 milioni di euro, con rinuncia del socio Coop Nordest a 5,5 milioni di euro di credito vantato nei confronti della società ed il versamento di 7 milioni di euro entro maggio 2009.

Stupisce peraltro che tutto l'investimento in titoli azionari sia concentrato in realtà su un solo titolo azionario quotato, ignorando qualsiasi ragionevole politica di diversificazione del rischio. Sarebbe interessante sapere qual'é quell'unico titolo azionario quotato su cui Coop Nordest ha investito e perso un parte così rilevante del patrimonio dei propri soci. La domanda trova una risposta nel verbale dell'assemblea soci che approva il bilancio: si tratta di azioni UNIPOL privilegiate (verbale assemblea soci, pagina 2).

E poi ancora: l'importo della perdita effettivamente subita nell'esercizio 2008 deve essere aumentato di 2,7 milioni di euro, provenienti dal fondo imposte differite, che è stato interamente azzerato in chiusura di bilancio 2008, ed è stato portato a diminuzione di una voce di costo in conto economico, riducendo così la perdita rilevata in bilancio; l'azzeramento del fondo viene spiegato con il realizzo "della quasi totalità del portafoglio azionario" e quindi con il venir meno di presumibili plusvalenze non realizzate negli esercizi precedenti, che sono ora divenute in realtà minusvalenze (nota integrativa al bilancio 2008, pagina 11, voce "80. Fondi per rischi e oneri - b) Fondo imposte e tasse").

In realtà, la perdita indicata in bilancio per 131,5 milioni di euro, dopo gli utilizzi di fondi e le manovre correttive, corrisponde ad una perdita effettiva di 163 milioni di euro, che si ottengono sommando gli importi sopra indicati; l'importo è peraltro grosso modo coerente con quanto evidenzia nel conto economico del bilancio 2008, che indica un importo di 156, 8 milioni di euro di perdite da operazioni finanziarie (pagina 13, voce "30. Perdite da operazioni finanziarie").

Un importo pari a un settimo del patrimonio netto di Coop Nordest, è andato perso nel 2008, bruciato in operazioni finanziarie della controllata al 100% Omega Srl. Ma i problemi di Coop Nordest non sono circoscritti alla controllata Omega Srl, anzi, hanno proporzioni ben più vaste.

Il valore nel bilancio. al 31.12.2008 di Coop Nordest della partecipazione del 100% in Omega Srl è stato ricondotto al valore di 17,4 milioni di euro, pari al valore del patrimonio netto della partecipata che residua dopo la fortissima perdita subita (nota integrativa al bilancio 2008, pagina 20).

Nel 2008 Coop Nordest ha però "subito significative perdite finanziarie", come scrive chiaramente la società di revisione nella propria relazione al bilancio 2008.

Anche in questo caso, la società si è avvalsa della facoltà concessa dal D.L. 185/2008 art. 15 comma 13, una norma straordinaria emanata a fine 2008 per salvare i bilanci delle banche e società finanziarie a fronte della crisi finanziaria sui mercati mondiali; in sostanza i titoli azionari ed obbligazionari presenti in bilancio al 31.12.2008 sono stati valutati non al valore di mercato alla chiusura dell'esercizio, come sarebbe stato necessario fare "in base alle norme ordinarie, ma al valore di iscrizione iniziale, prima che la crisi dei mercati finanziari determinasse un forte calo delle quotazioni. Il "ricorso a tale norma straordinaria ha consentito ai non evidenziare in bilancio una perdita pari a 43,7 milioni di euro, effettivamente conseguita a fine esercizio 2008 (nota integrativa al bilancio 2008, pagina 28, ultima riga, totale delle sopravvalutazioni ex D.L. 185/2008 per azioni, obbligazioni, titoli di Stato e fondi).

In chiusura di bilancio 2008, Coop Nordest ha poi utilizzato il Fondo rischi su opzioni ed il Fondo rischi titoli non quotati, accantonati negli esercizi precedenti, per un importo complessivo di 58,6 milioni di euro, a fronte delle perdite subite.

Coop Nordest ha poi effettuato, a fine 2008, appena in tempo utile per "salvare" il bilancio, un'operazione di conferimento di proporzioni gigantesche, conferendo la totalità del patrimonio immobiliare (ben 135 immobili) della cooperativa in una società che al termine dell'operazione di conferimento risulta essere controllata per il 95% da Coop Nordest e per il 5% da CCPL, altra cooperativa di Reggio Emilia. L'operazione di conferimento ha determinato l'emersione di maggiori valori degli immobili, generando una fortissima plusvalenza, pari a 276,5 milioni di euro (nota integrativa al bilancio 2008, pagina 7).

L'unico immobile non conferito nell'operazione appena citata, l'ipermercato Ariosto di Reggio Emilia, è stato ceduto alla società Aurora Srl, con sede a Castelnovo di Sotto (RE) e posseduta da Coop Nordest per il 50%; la vendita ha generato una plusvalenza di 21,2 milioni di euro (nota integrativa, pagina 19). Aurora Srl, dotato di un capitale sociale di 34 mila euro, ha potuto pagare il prezzo di acquisto dell'immobile soltanto grazie ad un finanziamento di 19 milioni di euro ricevuto dalla stessa Coop Nordest. In sostanza Coop Nordest ha dovuto finanziare la società acquirente per poter realizzare la vendita e generare la plusvalenza, ed ha poi preso in affitto da Aurora Srl l'immobile.

Dopo tutte le operazioni straordinarie, le deroghe ai criteri di valutazione, e gli utilizzi dei fondi rischi, il bilancio 2008 di Coop Nordest chiude con un modestissimo utile di 1,4 milioni di euro. Se non fossero state poste in essere tutte le operazioni contabili sopra descritte (1. deroga straordinaria ai criteri di valutazione, 2. utilizzo dei Fondi rischi, 3. conferimento dell'intero ramo immobiliare), il bilancio 2008 di Coop Nordest avrebbe evidenziato un perdita di fortissime proporzioni, di circa 400 milioni di euro, pari a ben oltre la metà del patrimonio netto della cooperativa (circa 770 milioni di euro).

Come se non bastasse, nel bilancio 2008 c'è un'ulteriore insidia nascosta; non è stata rilevata la perdita, probabilmente ingente, della società partecipata Holmo, che chiude il bilancio al 30 giugno, e quindi non aveva dati aggiornati disponibili. Holmo dovrebbe essere proprietaria di un pacchetto consistente di azioni Unipol, ed è la società che fu utilizzata per uno sfortunato e tristemente noto tentativo di scalata a Unipol.

Gli elementi che emergono dalla lettura del bilancio 2008 di Coop Nordest sono già decisamente sconvolgenti. I dati sono però ancora più allarmanti se si considera che a fine 2008 la cooperativa aveva ricevuto prestiti dai soci per un importo di 1.423,8 milioni di euro".

LA REPLICA DI COOP CONSUMATORI NORDEST
"La polemica politica ha oggi superato un confine: quello della responsabilità. Il Pdl di Reggio, fornendo una lettura parziale e falsata dei bilanci pubblici di Coop Consumatori Nordest, arriva a conclusioni e prive di ogni fondamento.

Gli esponenti del Pdl locale arrivano a definire “disastrosi” i risultati 2008 della cooperativa, lanciano un’accusa grave quale quella di aver “nascosto” ai soci fantomatiche “acrobazie contabili”. L’obiettivo di questa operazione diffamatoria è quella di gettare ombre sulla solidità della cooperativa e di minare la fiducia riposta dai soci.

Il prestito sociale in Coop Consumatori Nordest è sicuro, lontano dal rischio degli strumenti finanziari speculativi, rispettoso dei regolamenti nazionali delle cooperative di consumo e di Banca d’Italia: al contrario delle dichiarazioni di Eboli esso è di immediata rimborsabilità.

Coop Nordest è un impresa cooperativa in grande salute, che nel 2008, l’anno orribile della crisi finanziaria, ha chiuso un esercizio in utile di €1.423.000 e si appresta a formalizzare un 2009 con un risultato molto positivo intorno ai €20.000.000 ante imposte.

Sono poche l’imprese in Italia e nel mondo che hanno attraversato questi due anni aumentando il proprio patrimonio, garantendo l’occupazione e soprattutto rispondendo a pieno alla propria missione di tutelare il potere d’acquisto, il risparmio, e la sicurezza per i soci-consumatori.

Manipolare questa realtà, danneggiare l’immagine e la credibilità di una realtà economica patrimonio di tutti i reggiani per avere un po’ di visibilità è una preoccupante deriva della polemica politica.

Insinuando dubbi e ombre (sempre attenti però a dire che tutto è stato fatto nella legalità) questi politici alzano un allarme sociale che crea sfiducia nel nostro sistema economico che coinvolge dipendenti, soci, fornitori.

Inaccettabili poi le accuse di aver nascosto ai soci i dati e le scelte: nel 2009 sono state 53 le assemblee che hanno discusso i risultati del 2008, non nascondendo mai la portata delle decisioni che nel corso di quell’anno hanno permesso di affrontare la fase più acuta della crisi con un profilo prudente ed in sicurezza.

I consiglieri Pdl locali che hanno costruito questi impianto diffamatorio saranno chiamati ad assumersi tutte le responsabilità, anche legali. Tuteleremo la cooperativa, l’istituto del prestito sociale, e l’economia che Nordest rappresenta per il territorio e le comunità".

16 aprile 2010

Reggio24ore.com


COOP NORDEST CHIUDE IL 2008 CON SVALUTAZIONI DI 135 MILIONI

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