31 ottobre 2007

SPORT ESTREMI 2 – CACCIA ALL’OFFERTA



La psicosi collettiva dello sconto selettivo

L’apertura del nuovo centro commerciale di Empoli è apparsa sulla cronaca qualche giorno fa con resoconti in cui la clientela non si è certo distinta per episodi edificanti.

Bivacchi alle porte già dalla notte per avere una buona posizione al mattino alle “griglie di partenza”, maxi ressa, scivoloni, spintoni, cadute, parapiglia tra casalinghe che si contendono bistecche e inseguono mirabolanti offerte che premiano solo i primi. Salvo poi rivelarsi notizie infondate, voci messe in circolazione chissà da chi.

Dato che l’immagine di Coop si distingue in solidarietà, forse sarebbe il caso di indirizzare in questo senso le “pulsioni” del consumatore, non proponendo offerte di tipo competitivo e selettivo, del genere “beati i primi”, che purtroppo incitano a comportamenti che tutto hanno a che fare meno che con un atteggiamento di solidarietà o di civile convivenza.


22 ottobre 2007

SPORT ESTREMI – VIVERE CON 1.000 EURO AL MESE



Da”La Repubblica.it” 21/10/07

Di JENNER MELETTI


Enzo Rossi ha passato un mese come i suoi dipendenti
e dopo quest'esperienza ha deciso di dare aumenti a tutti



Industriale vive da operaio:
"Il 20 avevo già finito i soldi"

"L'ho fatto anche per le mie figlie, che non hanno mai provato privazioni"

CAMPOFILONE (Ascoli Piceno) - Per un mese ha provato a vivere con lo stipendio di un operaio. Dopo 20 giorni ha finito i soldi. Enzo Rossi, 42 anni, produttore della pasta all'uovo Campofilone, ha deciso allora di aumentare di 200 euro al mese, netti, gli stipendi dei suoi dipendenti, che sono in gran parte donne. Ha dichiarato di essersi vergognato, perché non è riuscito a fare nemmeno per un mese intero la vita che le sue operaie sono costrette a fare da sempre. Ha detto che "è giusto togliere ai ricchi per dare ai poveri".
Signor Rossi, per caso non sarà comunista?
"No. Non sono marxista. Sono un ex di destra. Ex perché quelli che votavo non sanno fare nemmeno l'opposizione".
Perché allora questo mese da "povero" e soprattutto la decisione di aumentare i salari a chi lavora per lei?
"Perché stiamo tornando all'800, quando nella mia terra c'erano i conti e i baroni da una parte ed i mezzadri dall'altra, e si diceva che i maiali nascevano senza coscia perché i prosciutti dovevano essere portati ai padroni. Negli ultimi decenni il livello di vita dei lavoratori era cresciuto e la differenza con gli altri ceti era diminuita. Adesso si sta tornando indietro, e allora bisogna rimediare".
Aveva bisogno davvero di provare a vivere con pochi soldi? Non poteva chiedere a chi è costretto a farlo, senza scelta?
"Certo, sapevo come vivono le donne che lavorano per me. Ma ho fatto questa esperienza soprattutto per le mie figlie, che non hanno mai provato le privazioni. Ho voluto fare toccare loro con mano come vivono la grandissima parte delle loro amiche".
Come si è svolto l'esperimento?
"E' stato semplice. Io mi sono assegnato 1.000 euro, e altri 1.000 sono arrivati da mia moglie, che lavora in azienda con me. Duemila euro per un mese, tante famiglie vivono con molto meno. Abbiamo fatto i conti di quanto doveva essere messo da parte per la rata del mutuo, l'assicurazione auto, le bollette... Con il resto, abbiamo affrontato le spese quotidiane. Il risultato è ormai noto: dopo 20 giorni non avevamo un soldo. Mi sono vergognato, anche se ero stato attento a ogni spesa. Sa cosa vuol dire questo? Che in un anno intero io sarei rimasto senza soldi per 120 giorni, e questa non è solo povertà, è disperazione".
Signor Rossi, lei è mai stato povero?
"Sì, anche se ero già un piccolo imprenditore. Nel 1993 - erano già nate le mie figlie - ho dovuto chiedere soldi in prestito agli amici per mantenere la famiglia. Non mi vergogno a dirlo, tanto quei soldi li ho restituiti. E' anche per questo che nell'esperimento ho coinvolto la famiglia. Volevo che le mie figlie vivessero in una famiglia con pochi mezzi, per trovare difficoltà e provare a superarle".
Il momento peggiore?
"L'ultimo giorno, quando ho deciso di arrendermi. Entro nel bar con 20 euro in tasca, gli ultimi. Sono conosciuto in paese, siamo 1.700 abitanti in tutto e gli imprenditori non sono tanti. Mentre entro un pensiero mi fulmina: e se trovo sei o sette amici cui offrire l'aperitivo? Non ho abbastanza soldi. Ecco, ci sono tanti operai che, quando tocca il loro turno, debbono pagare da bere agli altri, perché non è bello fare sapere a tutti che si è poveri. Sono in bolletta e non lo dicono a nessuno. In quel momento ho pensato: tanti di quelli che sono qui sono poveri davvero e non per un mese. Mi sono sentito come quando sei immerso in mare a 20 metri di profondità e scopri che la bombola è finita".
E allora ha deciso di aumentare i salari.
"E' il minimo che potevo fare. Secondo l'Istat, il costo della vita è aumentato di 150 euro al mese. Per quelli come me non sono nulla. Per gli operai 150 euro al mese in meno sono quasi 2.000 all'anno, e questo vuol dire non pagare le rate della macchina o non comprare il computer al figlio. E poi, lo confesso, io ho aumentato i salari anche perché sono un egoista. Secondo lei, come lavora una madre di famiglia che sa di non poter arrivare a fine mese? Se è in paranoia, dove terrà la testa, durante il lavoro? Le mani calde delle mie donne che preparano la pasta sono la fortuna della mia azienda. E' giusto che siano ricompensate".
Se aumenta gli stipendi, vuol dire che l'azienda rende bene.
"Nel 1997, quando ho preso il pastificio Campofilone, il fatturato era di 90 milioni di lire. Quest'anno arriveremo a 1,6 milioni di euro. Da due anni le cose vanno davvero bene, e mi posso definire benestante. Non è giusto che sia solo io a goderne. Il valore aggiunto derivato dalla trasformazione della farina e delle uova deve portare benefici sia ai contadini che mi danno la materia prima che ai lavoratori della fabbrica".
Come l'hanno presa, i suoi colleghi industriali?
"Mi sembra bene. Alcuni mi hanno telefonato per sapere se l'aumento di 200 euro è uguale per tutti e altre cose tecniche. Forse vogliono imitarmi e questa è una cosa buona. Io ho spiegato che sarebbe giusto non fare pagare alle aziende i contributi relativi a questo aumento. Se il governo capisce (mi ha telefonato anche Daniele Capezzone, della commissione imprese) l'idea di prendere ai ricchi per dare ai poveri non resterà soltanto un manifesto".


20 ottobre 2007

LA LEGGE ANTI-BLOG














La formula dei Blog, che tanta possibilità offre a chi vuol fare e ricevere informazione (un tempo si sarebbe detto controinformazione), sta subendo un attacco senza precedenti.

Dopo il caso Grillo, la politica ha pensato bene di intervenire.

Dal Blog di Beppe Grillo:

Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo.
La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.”

E ancora:

“La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.”

Crediamo che sia vitale difendere questi liberi spazi da vincoli, lacci e tentativi di controllo o censura. Questi spazi sono liberi e tali devono rimanere.

17 ottobre 2007

UN VOTO CONTRO


Pubblichiamo, con un pò di ritardo, i risultati sul "protocollo welfare" nei magazzini Unicoop di Scandicci e Sesto Fiorentino.
Il NO ha trionfato a valanga, la percentuale sfiora il 70%.
Ci pare evidente che è stato respinto non solo l'accordo sul welfare, ma il sindacato stesso per come (non) ha lavorato, lasciando libero arbitrio all'azienda, scavalcato dai lavoratori che hanno provveduto in proprio a difendersi e rivendicare le proprie istanze.
Quel sindacato inutile e compromesso merita un NO.





.
MAGAZZINI SCANDICCI e SESTO F:NO

AVENTI DIRITTO

363


VOTANTI

139


SI

43

30,93 %

NO

96

69,06 %

11 ottobre 2007

LE COOP, I PRESTITI E LE VERE REGOLE

LA LETTERA
risponde GIANCARLO MAZZUCA

SICURAMENTE di effetto la risposta che le ha dato il presidente di Coop Italia, Tassinari, alla sua domanda sui prestiti da soci: «le ricordo - dice - che questi prestiti sono regolamentati direttamente dalla Banca d'Italia e che, in aggiunta, noi ci siamo dati un codice di autoregolamentazione». Ma cosa prevede in particolare Bankitalia?

Luigi A. Giannilli


SOLLECITATO dalla curiosità del nostro lettore, sono andato a scartabellare nei regolamenti di Banca d'Italia e, in effetti, ho trovato qualcosa che fa riflettere e che, indubbiamente, è nuovo fieno nella cascina di Bernardo Caprotti, il presidente di Esselunga (a proposito, ho letto che il suo libro, «Falce e carrello», sta andando a ruba).
Guardando gli estratti del «Regolamento dei soggetti diversi dalle banche», aggiornato al marzo di quest'anno, ho infatti scoperto che, in caso di fallimento della cooperativa, è previsto un rimborso di solo il 30% del depositato. Come dire che, considerando che i prestiti da soci (ma perchè non si parla più propriamente di «risparmi dei soci»?) raggiungono i 7 miliardi e 414 milioni di euro per le principali «firme» di Coop Italia, sono garantiti meno di due miliardi e mezzo. Ovviamente tocchiamo ferro: queste coop sono corazzate capaci di sopportare tutti i mari in tempesta, ma andare a leggersi i regolamenti di via Nazionale non fa male a nessuno. A cominciare dai soci. Del resto, lo stesso Tassinari, nella sua intervista, quando dice che i «prestiti da soci, diversamente dalle coop di consumo di altri Paesi europei, ci hanno consentito di ampliarci e modernizzarci», dice una grande verità. E finisce per ammettere che Caprotti qualche ragione ce l'ha.

DOMENICA 7 OTTOBRE 2007

IL RESTO DEL CARLINO - LA NAZIONE - IL GIORNO

07 ottobre 2007


ASPETTANDO UNA LETTERA DAI SEGRETARI REGIONALI

Sappiamo che i magazzini Unicoop non sono certo una priorità per il nostro sindacato di riferimento e da tempo cerchiamo di portare avanti con le nostre forze e capacità le istanze che ci riguardano.

In ultimo la definizione del salario variabile per quanto riguarda il magazzino di Sesto Fiorentino (ex Meacci), una unità produttiva che era appaltata ai tempi della stipula dell’infelice accordo sul S.V. vigente. Qualcosa di simile ci risulta sia stato fatto pochi giorni fa con l’integrazione dell’accordo del canale Ipermercati.

La RSU del magazzino ha formalmente richiesto la delega per una trattativa con l’azienda, ma a tutt’oggi, nessuna risposta …

Ai Segretari Regionali

Filcams - Dalida Angelini

Fisascat - Gianfranco Mazza

Uiltucs - Ernesto Lombardo

Scandicci, 5 settembre 2007

Oggetto: ns. richiesta

Nell’ambito della verifica prevista dall’accordo sul Salario Variabile per il CEDI di Scandicci, in data 27/07 si è svolto il primo incontro con la Cooperativa rappresentata da Forconi Piero, Covelli Marco, Pinto Maria, Nocentini Francesco e per le RSU da Ielatro Luca, Porcasi Antonino,Zanieri Alessandro e Vangi Giovanni.

Essendo emerse delle nuove situazioni non presenti all’atto della stipula dell’accordo vigente, come il riappropriamento del magazzino di Sesto Fiorentino (Meacci) con personale Unicoop e il reparto salumi/Latticini del CEDI completamente appaltato, eccetto pochi addetti alla ricezione merci, abbiamo richiesto la modifica del succitato accordo per aggiornarlo.

Alla nostra richiesta la Cooperativa ci ha risposto in maniera positiva, solo nel caso che le segreterie firmatarie dell’accordo deleghino in forma scritta la scrivente.

Con la presente siamo a richiedervi tale possibilità sollecitandovi ad una risposta entro il mese di settembre; visto che a breve siamo in attesa di essere convocati per il prossimo incontro di verifica trimestrale come peraltro da noi già richiesto.

Sicuri che la nostra richiesta venga accolta vi porgiamo i nostri cordiali saluti.

Per le RSU del CEDI

Luca Ielatro

Alessandro Zanieri

Antonino Porcasi

Giovanni Vangi


03 ottobre 2007

IL COMPORTAMENTO DUALE: COOP, TRA SOLIDARIETA’ E IPOCRISIE


Dopo la gestione duale, parliamo di qualcosa di altrettanto doppio, anzi di più …

Le vicende degli ultimi tempi, etichettate con il sostantivo “antipolitica”, che vanno dall’iconoclasta libro di Stella e Rizzo, “La Casta” al ruggente V-Day di Grillo, hanno, tra i molti pregi quello di squarciare il manto dell’ipocrisia.

Negli ultimi giorni sono apparse sui giornali una serie di notizie che riguardano a vario titolo l’universo Coop e che rendono appunto meno ipocrita e più realista quel mondo, generalmente propagandato con un’immagine eticamente ineccepibile di un’azienda socialmente impegnata.

Il corsivista de “La Repubblica”, Michele Serra, nella sua rubrica quotidiana “L’Amaca”, ci racconta di come non senta più la necessità di far spesa alla Coop per motivi ideologici, dopo che ha saputo che una società edile a marchio Coop sta costruendo un albergo super lusso.

Il vulcanico ottuagenario Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, rende noto attraverso il suo scomodo libro “Falce e carrello”, di tutti gli ostacoli che la sua azienda ha incontrato in alcune zone amministrate da giunte rosse e dei favoritismi che queste avrebbero concesso alla concorrente Coop, alla faccia del libero mercato.

Il Sole 24 ore nel suo inserto “Plus 24”, più prosaicamente ci fa notare che i rendimenti dei soci Coop sono inferiori a quelli dei titoli di stato.

Nelle vicende che riguardano i magazzini Unicoop, abbiamo cercato di mettere in risalto proprio la contraddizione della Coop dal “Cuore che si scioglie” e quella vissuta direttamente, subendo ordini di servizio e quant’altro e constatando quanto poco rispetto ci sia per i lavoratori dell' appalto.

Se il manto dell’ipocrisia si comincia a rompere non possiamo che esserne contenti.

Articoli citati: