15 novembre 2015

UNIPOL, FINSOE ACCELERA IL RIASSETTO

Il presidente di Coop Alleanza 3.0, Turrini
Lo scioglimento della Finanziaria dell'Economia Sociale (Finsoe) porterebbe direttamente le Coop nel capitale di Unipol

La neonata Coop Alleanza 3.0 diventerebbe primo azionista con il 21,45%

Il riassetto porterebbe ad una più proficua distribuzione dei dividendo




Laura Galvagni - Il Sole 24 Ore

Non ci sarà la fusione tra Unipol Gruppo e UnipolSai, come ha assicurato il ceo delle due società, Carlo Cimbri, ma, in compenso, ci sarà una forte semplificazione della catena di controllo a monte della holding. Da tempo Finsoe ha annunciato di volere procedere allo scioglimento e ora la cassaforte che custodisce il 31,4% di Unipol avrebbe accelerato il passo per dare nuova forma all’azionariato della compagnia assicurativa. Un nuovo assetto che porterà le Coop direttamente nel capitale della società di Bologna con la neonata Coop Alleanza 3.0 primo azionista forte di un 21,45% del capitale mentre Holmo avrà il 7,48%. Il riassetto ha ragioni che si possono ricercare nell’opportunità di sfruttare al meglio economicamente il ruolo di soci della galassia assicurativa. Basti pensare che Finsoe ha staccato ai propri azionisti una cedola di 26,5 milioni contro i 38 milioni incassati da Ugf.

Prima di tagliare il traguardo, però, sarà necessario che tutti i tasselli vengano messi al posto giusto. Il primo, quello relativo al debito, è di fatto già stato sistemato. Con l’emissione obbligazionaria della scorsa estate sono state chiuse la maggior parte delle posizioni, residuano altri 100 milioni ma Finsoe ha la capienza per archiviare anche l’ultima fetta di esposizione. Quindi, altro elemento chiave è certamente la governance. Per capirne meglio le implicazioni è necessario ricordare che diversi mesi fa Coop Alleanza 3.0 ha presentato in Consob un quesito circa possibili ricadute su Unipol legate alla maxi fusione realizzata tra Coop Adriatica, Coop Estense e Coop Consumatori Nordest che ha portato la newco al 34,16% di Finsoe. In quella sede la Commissione ha stabilito che l’integrazione non avrebbe avuto alcun impatto. E questo perché la governance della holding «è ispirata a principi di massima democraticità e condivisione delle decisioni». Stante infatti lo statuto di Finsoe, nessuno degli azionisti «è in grado di esercitare un’influenza dominante». Al termine del “parere”, tuttavia, Consob aggiunge che le conclusioni a cui è giunta «prescindono da qualsivoglia considerazione relativa alle future eventuali modifiche dell’azionariato di Finsoe nonché al prospettato scioglimento della medesima». Insomma, la scissione del veicolo teoricamente potrebbe riaprire il confronto con la Commissione. Di certo, condizione chiave per Consob è che non venga rilevato alcun mutamento a livello di assetti di controllo. In ragione di ciò, cruciali potrebbero essere i contenuti del futuro patto di sindacato che legherà le Coop. Sulla carta, peraltro, i soci potrebbero arrivare a vincolare oltre il 43% del capitale. Si vedrà, la strada è ancora lunga. In ogni caso, ci si immagina che l’anima dell’accordo ricalcherà a grandi linee i principi che hanno ispirato Finsoe, come la rappresentatività in consiglio e la condivisione delle decisioni garantita da quorum specifici su delibere di carattere strategico. 

Altro aspetto attorno al quale gli osservatori si sono interrogati è il valore a cui Finsoe ha in carico le azioni Unipol. Stando ai documenti più recenti, il prezzo è di 9,95 euro, ben al di sopra di quanto quoti attualmente il gruppo: circa 4,48 euro. Il divario è abbastanza rotondo. Tuttavia, è la tesi della holding, questo gap si giustifica con il fatto che essendo la finanziaria il socio di controllo il valore incorpora un premio di maggioranza. Inoltre rispecchia quelle che sono le proiezioni del patrimonio netto e infine dei flussi di cassa futuri. Va in ogni caso detto che ogni singola cooperativa ha una valutazione diversa nei propri bilanci e più allineata a quelle che sono le indicazioni del mercato.



15 novembre 2015

Laura Galvagni

Il Sole 24 Ore



09 novembre 2015

USB VINCE CONTRO UNICOOP FIRENZE LA VERTENZA SUL 4 NOVEMBRE CHE CGIL NON VOLLE FARE

Usb vince la vertenza sul mancato pagamento della festività del 4 novembre contro Unicoop Firenze

Una brutta pagina scritta dalla cooperativa fiorentina e dai sindacati confederali


Forse per pura coincidenza o forse no, si è tenuta proprio lo scorso 4 novembre l'udienza decisiva per stabilire se Unicoop Firenze avesse indebitamente omesso di pagare la festività del 4 novembre, fin dal lontano 1991, alla gran parte dei propri dipendenti.

Il 1991 fu l'anno della sottoscrizione del CCNL di categoria che stabilì la riduzione dell'orario di lavoro da 40 a 38 ore settimanali, cosa che avvenne senza cedere in cambio la retribuzione per la festività del 4 novembre così come invece previsto nel contratto integrativo di Unicoop Firenze del 1985. L'entrata in vigore del suddetto CCNL invalidava perciò quanto stabilito nel contratto aziendale del 1985, restituendo ai lavoratori il diritto di percepire la retribuzione festiva.

Ciò non accadde e ancora ci chiediamo come possa essere sfuggito per così tanti anni alle organizzazioni sindacali firmatarie di quegli accordi, tanto più che il pagamento della fatidica festività avveniva invece per tutti i dipendenti degli ipermercati (sorti dopo il 1991), cosa che avrebbe dovuto rendere ancor più evidente il difetto di Unicoop. In realtà il problema emerse in prossimità della trattativa per il nuovo contratto integrativo aziendale (CIA) del 2013 grazie allo zelo di un delegato Filcams-Cgil. Questi ottenne un parere legale dallo studio del quale la Cgil fiorentina spesso si avvale che fu favorevole ad un'eventuale vertenza, in quanto valutò correttamente i motivi di cui sopra. Unicoop fu interpellata dai sindacati e, manco a dirlo, rispose attraverso il suo ufficio legale producendo un parere del tutto opposto. Per far valere i propri diritti non rimaneva che andare davanti ad un giudice.

Però, come sempre accade quando si tratta di Coop, la Cgil toscana preferì non intraprendere nessuna azione legale risarcitoria nei confronti dell'azienda. Anzi fece di peggio, poiché ritenne di dover risolvere la questione eliminando di fatto la retribuzione della festività novembrina a tutti i lavoratori Unicoop, anche a quelli degli Iper che ne avevano fino ad allora goduto. La decisione fu sancita all'interno dell'integrativo firmato nel gennaio del 2013 con grande soddisfazione, immaginiamo, dei vertici aziendali. (Vedi testo accordo - 3. Ulteriori trattamenti di armonizzazione - Pag. 8). D'altra parte, come citato nella sentenza del Tribunale è consentito di derogare in pejus a quanto stabilito dal contratto nazionale. Se poi sia opportuno farlo lasciamo a chi legge il giudizio.

Accade però che talvolta non tutti si arrendano alla consueta ossequiosa logica conciliante di Cgil e Co. nei confronti di Coop. Nel settembre 2013 il sindacato Usb promosse infatti la sacrosanta azione legale, forte del parere favorevole e molto articolato dello studio Conte-Martini-Ranfagni. Aderirono all'azione ben 110 lavoratori appartenenti ai magazzini, ai punti vendita e al settore amministrativo.

Ed ecco che torniamo all'inizio del nostro post. Il 4 novembre si celebra l'udienza ed il 6 novembre è emessa la sentenza  favorevole ai lavoratori ricorrenti: Unicoop Firenze è costretta a dover risarcire i 110 dipendenti per i pagamenti non effettuati nei 5-6 anni precedenti al 2013 relativi alla festività del 4 novembre! E ben gli va che le norme riguardo alla prescrizione hanno reso impossibile chiedere il rimborso per tutti i 24 anni indebitamente sottratti!

Rimane l'amarezza nel dover constatare il comportamento complice dei sindacati confederali che qui in Toscana e almeno per quanto riguarda Coop, sono alquanto negligenti nella tutela dei lavoratori. Atteggiamenti che stridono non poco con quanto sta avvenendo in questi giorni di scioperi e manifestazioni contro le richieste delle associazioni cooperative.

Auspichiamo che questa ennesima sentenza faccia riflettere i colleghi. La coerenza, la perseveranza e la buonafede possono dare soddisfazioni insperate, nonostante l'arroganza aziendale e l'ambiguità dei sindacati confederali.

In coda al post potrete trovare il link alla sentenza del tribunale. Precisiamo che essa ha valore solo per i lavoratori ricorrenti e non si estende automaticamente agli altri dipendenti. Coloro che volessero rivolgersi ad uno studio legale per perseguire il medesimo risultato potranno farlo con notevoli possibilità di riuscita grazie a questo precedente, consapevoli però di aver perso tempo prezioso.

Sentenza 4 novembre