30 giugno 2012

COOPERSALUTE TAGLIA LA PREVENZIONE ONCOLOGICA E CARDIOVASCOLARE

Novità negative nel nuovo piano sanitario del fondo

Nel rinnovo del piano sanitario per il biennio 2012/2013 sono confermate tutte le prestazioni precedenti, ma dal 01 agosto 2012 non sarà più possibile beneficiare dei pacchetti di prevenzione oncologica e cardiovascolare fino al 31 dicembre 2013.



NUOVO PIANO SANITARIO

A distanza di sei anni dall'avvio del Fondo Coopersalute siamo a rendervi conto dell'attività svolta e aggiornarvi sugli sviluppi delle prestazioni.


I 54.700 iscritti al Fondo registrati nel maggio 2012 consolidano l'andamento delle adesioni nonostante la forte crisi che colpisce l'economia italiana dimostrando la tenuta occupazionale, frutto anche di una attenta collaborazione tra imprese e lavoratori del settore.


Dal 1 aprile 2007, anno di avvio delle prestazioni di Coopersalute, il Fondo ha rimborsato e sostenuto costi i propri iscritti di oltre 11.000.000 di euro pari a oltre 200.000 prestazioni.


Dati che dimostrano l'utilità del Fondo sanitario, confermata dalla normativa contrattuale recentemente sottoscritta dalle parti sociali.


La crescita significativa dell'utilizzo delle prestazioni e l'incremento dei costi sanitari ha però creato difficoltà di equilibrio economico del Fondo.


Gli Organi sociali di Coopersalute hanno pertanto dovuto operare scelte nella direzione di ridurre i costi sanitari, che in ogni caso non facessero peggiorare le prestazioni relative alla copertura per i casi di cura necessarie, utilizzando le risorse economiche accantonate in questi anni dal Fondo e sospendendo però temporaneamente, fino a tutto il 2013, le sole prestazioni di prevenzione.


Si è raggiunta tale decisione a seguito di una approfondita razionalizzazione dei costi, pur consapevoli del valore etico e sanitario relativo alla prevenzione, ma coscienti che gran parte di tali prestazioni sono assicurate dal servizio sanitario nazionale, anche se non con la stessa rapidità di tempo e la stessa organicità garantita dai pacchetti di prevenzione forniti fino ad oggi dalle rete di strutture convenzionate.


Nel rinnovo del piano sanitario per il biennio 2012/2013 sono confermate tutte le prestazioni precedenti, ma dal 01 agosto 2012 non sarà più possibile beneficiare dei pacchetti di prevenzione oncologica e cardiovascolare fino al 31 dicembre 2013.


Affidando alle parti sociali il compito di trovare, nel prossimo rinnovo le giuste ed equilibrate soluzioni contrattuali, gli Organi sociali di Coopersalute confermano il loro impegno a gestire il Fondo nelle forme che garantiscano al meglio il servizio agli iscritti.


Ringraziamo infine tutte le parti sociali, le imprese, le lavoratrici e i lavoratori che, con la loro collaborazione, hanno permesso il consolidamento e l'efficacia di Coopersalute.




Vice Presidente ...............................................Presidente

Franco Barsali ................................................Bruno Perin



29 giugno 2012

COOP ESTENSE SANZIONATA PER ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE

Coop Estense (Fotofiocchi)

La decisione dell'Antitrust
Multa da 4 milioni e 600mila euro. La società avrebbe impedito l'ingresso o l'espansione del concorrente Esselunga nella provincia: "Profondo sconcerto"



Modena, 28 giugno 2012 - L’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato ha deliberato che la societa’ Coop Estense ha abusato della posizione dominante detenuta nel mercato dei supermercati e degli ipermercati della provincia di Modena, ostacolando, o quanto meno ritardando fortemente, l’ingresso o l’espansione del concorrente Esselunga in tale provincia.

Ne dà notizia un comunicato dell’Antitrust. L’istruttoria era stata avviata nel febbraio 2011 alla luce di alcune notizie di stampa, suffragate dalle informazioni richieste dagli uffici dell’Autorita’ a Esselunga.

La sanzione, di 4 milioni e 600mila euro, su istanza della parte, potra’ essere rateizzata: l’Antitrust ha infatti intenzione di tener conto dello stato di calamita’ naturale legato al terremoto. Chiusa invece senza accertamento dell’infrazione, per mancanza di prove, una seconda istruttoria avviata nei confronti di Unicoop Tirreno, alla luce di una segnalazione di Esselunga.

Dalla documentazione acquisita e’ emerso che Coop Estense, che aderisce, insieme ad altre otto grandi cooperative, al consorzio Coop Italia, ha messo in atto ‘’una strategia unitaria, continuata e ripetuta dal 2001 al 2009, i cui effetti permangono ancora oggi: in particolare la societa’ si e’ frapposta, in maniera sistematica, ai tentativi del concorrente di avviare nuovi punti vendita alimentari, in aree potenzialmente idonee ad insediamenti commerciali e gia’ nella sua disponibilita’, in particolare nei Comuni di Modena prima e di Vignola poi, anche intervenendo strumentalmente negli iter amministrativi in corso avviati da Esselunga per ottenere le necessarie autorizzazioni. Tale strategia si e’ inserita in un contesto di mercato gia’ caratterizzato da una scarsa disponibilita’ di aree idonee ad insediamenti commerciali e da significative barriere all’ingresso di natura amministrativa’’, spiega l’Antitrust.


Per effetto di tali comportamenti, Coop Estense ha mantenuto, ed anche rafforzato, la propria posizione dominante nei mercati rilevanti, con quote crescenti nel tempo e che si attestano, per il 2011, al 66% nel mercato degli ipermercati e al 47% in quello dei supermercati nella provincia di Modena. ‘’Inoltre, impedendo ad un concorrente efficiente di accedere al mercato, Coop Estense ha determinato un danno ai consumatori in termini di maggiori prezzi e/o di minore scelta’’, sottolinea la nota. Per effetto della decisione dell’Antitrust Coop Estense dovra’ sbloccare la situazione di stallo che si e’ creata e dovra’ farsi promotrice di iniziative che, entro sei mesi, consentano l’avvio di attivita’ commerciali da parte del concorrente.


L’Antitrust ha anche deciso di comminare a Coop Estense una sanzione di 4 milioni e 600mila euro. Pur in presenza di un grave abuso di posizione dominante che ha prodotto concreti effetti restrittivi sul mercato, l’importo della sanzione risulta di ammontare ridotto, in ragione dei comportamenti imposti alla societa’, tesi ad agevolare l’accesso dei concorrenti nel mercato. La sanzione, su istanza di parte, potra’ comunque essere rateizzata.

Coop Estense: “Profondo sconcerto”
Coop Estense ha appreso, ‘’con profondo sconcerto e consistenti riserve’’ del provvedimento con il quale l’Autorita’ Garante della concorrenza ha sanzionato la cooperativa per abuso di posizione dominante. Si tratta di un provvedimento che, secondo Coop Estense, ‘’non ha alcun fondamento logico ne’ giuridico’’ e contro al quale annuncia ricorso al Tar.

La cooperativa ‘’in ciascuno dei due episodi contestati (Vignola e area Ex Cosnorzio Agrario di Modena) ha semplicemente perseguito nel modo piu’ trasparente e pubblico, a differenza di altri, un proprio obiettivo imprenditoriale volto a rendere piu’ efficienti negozi gia’ all’epoca dei fatti ritenuti dai Soci stessi obsoleti’’, si legge nella nota.

‘’Peraltro i progetti di Esselunga, secondo l’Antitrust soggetto pregiudicato dall’abuso, non hanno avuto seguito per effetto di decisioni legittimamente adottate - come confermano tutti i provvedimenti dei Giudici pronunciatisi precedentemente - dalla Pubblica Amministrazione, alla quale spettava, in piena autonomia, il compito di valutarli’’.


28 giugno 2011

il Resto del Carlino


23 giugno 2012

ALTA ADESIONE ALLO SCIOPERO USB NEI MAGAZZINI UNICOOP FIRENZE

Riceviamo dai colleghi del coordinamento USB in Unicoop Firenze e volentieri pubblichiamo i dati dell'adesione allo sciopero di ieri 22 giugno

La RSA di USB fa notare il preoccupante ritardo, sempre meno giustificabile, per il rinnovo delle RSU, il cui mandato è scaduto già nel marzo 2010

Intanto in questo senso si muovono altre iniziative
, sulle quali chiediamo ai colleghi di partecipare




Grazie!
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A TUTTI I LAVORATORI CHE HANNO ADERITO ALLO SCIOPERO DEL 22 GIUGNO ALL'INTERNO DEI MAGAZZINI UNICOOP FIRENZE DI SCANDICCI

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ALTA E' STATA L'ADESIONE CON PUNTE CHE HANNO SFIORATO IL 100% NEI REPARTI SCARICO MERCI GENEREI VARI, RIORDINO/TRASPORTI

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BENE ANCHE IL REPARTO VUOTI/IMBALLAGGI, L'ORTOFRUTTA, GLI AUTISTI ED IL MAGAZZINO MEACCI DI SESTO FIORENTINO

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UN RINGRAZIAMENTO VA ANCHE A TUTTI QUEI LAVORATORI CHE PUR NON SCIOPERANDO HANNO SVOLTO ATTIVITA' LAVORATIVA NEI SOLI REPARTI DI APPARTENENZA IN SEGNO DI

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RISPETTO

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ABBIAMO DECISO DI NON COMMENTARE QUEI LAVORATORI, ORAMAI RIMASTI IN POCHI, CHE HANNO LASCIATO IL REPARTO DI APPARTENENZA PER ANDARE A SOSTITUIRE I COLLEGHI CHE STAVANO SCIOPERANDO


GRAZIE ED AVANTI COSI

UNITI SI PUO'!

UNITI SI DEVE!



COORDINAMENTO USB PER L'UNICOOP FIRENZE

17 giugno 2012

«CHI COMANDA TORINO», NOSTRA INTERVISTA ALL'AUTORE DEL LIBRO

Hanno pensato una metropoli senza la Fiat con due sole alternative: il debito e il cemento

Chi decide le sorti della città?

Maurizio Pagliassotti nel suo libro Chi comanda Torino, effettua una precisa radiografia di quel nucleo di potere stabile da circa 20 anni

Il Blog Lavoratori Unicoop ha intervistato l'autore



E’ uscito in queste settimane un interessante saggio scritto dal giovane giornalista e scrittore torinese Maurizio Pagliassotti e pubblicato dall’editore Castelvecchi di Roma. Il Titolo è “Chi comanda Torino” ed analizza in modo preciso, puntuale e critico la storia economica, politica, culturale e sociale di Torino negli ultimi vent’anni, dandone uno spaccato e una rappresentazione a dir poco allarmanti.

Il libro passa in rassegna le vicende e i protagonisti dei cambiamenti “epocali” della metropoli piemontese, individuando con precisione il disegno e la filosofia che li ha diretti nelle loro scelte politiche ed economiche, fino al loro totale fallimento. Guidati da uno pseudo riformismo liberale, i poteri forti hanno pensato a una metropoli senza la FIAT con due sole alternative: le grandi opere pubbliche realizzate con l’indebitamento, una gestione urbanistica spregiudicata con la conseguente cementificazione del territorio.

Il risultato di tale politica dissennata ha fatto si che Torino oggi sia la città più indebitata d’Italia (circa cinquemila euro per ogni abitante), messa in ginocchio da una programmazione economica decisa a tavolino da chi comanda in città (la Fiat, le grandi banche, le coop rosse) e più generale, dalla crisi economica che ha investito il paese, inceppando un meccanismo che ha prodotto non solo un abnorme indebitamento, ma anche nuove povertà, emarginazione, degrado urbano e sociale.

Dietro tale fallimento ci sono le forze politiche che hanno governato Torino nell’ultimo ventennio, in primis il PSI-PDS-DS–PD, che hanno operato in un rapporto di simbiosi e spesso di totale subordinazione con la filosofia di Marchionne, con le grandi banche come Intesa S. Paolo (Salsa e Fornero), le grandi imprese del mattone e i colossi delle cooperative rosse.

Siamo riusciti ad ottenere da Maurizio Pagliassotti una intervista esclusiva per il nostro Blog, che pubblichiamo consapevoli che parlare di “Chi comanda Torino” altro non significa che affrontare un tema di interesse nazionale.


BLOG: A Torino è nato il “modello Marchionne“ che si sta propagando come una metastasi in tutto il paese con i suoi effetti sociali devastanti. Puoi esprimere una valutazione sugli effetti della filosofia che guida tale modello e gli esiti negativi che ha generato a Torino e più in generale?

PAGLIASSOTTI: Definirla filosofia mi sembra eccessivo, è piuttosto la legge della giungla che torna a farsi strada dopo cinquant’anni di vita civile. Il peggior effetto che ha generato in città è un cambio percettivo da parte della popolazione, che vede il sacrificio richiesto da banchieri e politici come la colpa da espiare dopo anni di bagordi. Il problema è che le spese pazze dell’amministrazione comunale hanno solo minimamente inciso sul lavoro, ovvero sull’unico generatore di ricchezza cittadino, come ampiamente provato dalla terrificante crisi che ci sta divorando. La privatizzazione di parti della città, dei servizi educativi per l’infanzia, perfino dell’inceneritore, viene spacciata come la giusta pillola amara da ingoiare dato che un po’ tutti abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità.


BLOG: Nel tuo libro sostieni che “Chi comanda a Torino” ha perseguito un modello di sviluppo senza la FIAT, puntando sulle grandi opere pubbliche (Giochi olimpici 2006, ma anche TAV), sul turismo e sugli eventi (generando un abnorme indebitamento della città) e su una politica urbanistica selvaggia con la cementificazione massiccia del territorio. Questo modello oggi è in profonda crisi. Oltre alle grandi banche, tu sostieni che tra i poteri forti che hanno influenzato e cavalcato tale modello ci sono anche le coop che hanno cambiato pelle, abbandonando ogni spirito solidaristico, per sposare tout court il mercato e il profitto, accaparrandosi importanti appalti pubblici e spazi di mercato sempre maggiori. In che modo le coop hanno influenzato e cavalcato tale politica fallimentare, traendone vantaggi e profitti?

PAGLIASSOTTI: Rispondo con una premessa. Ho lavorato in passato per una coop sociale della Val Pellice che aveva, ed ha, un profondo spirito solidaristico. Penso che quel modello da qualche parte esista tra mille difficoltà, dovute proprio alla deriva capitalistica che ha invaso anche il mondo della cooperazione. Le grandi cooperative hanno trasformato la mia città profondamente perché si sono poste quali ideologhe ed esecutrici del piano che prevedeva il passaggio dalla città fabbrica alla cementificazione del territorio e alla grande distribuzione. Tale piano è fallimentare: l’industria non è sostituibile dai servizi e nemmeno dalle ruspe. Le cooperative stanno inoltre sostituendo pezzi di settori pubblici che vengono privatizzati dalle istituzioni per fare cassa. Ovviamente questo è legittimo, ma si tratta pur sempre della privatizzazione di servizi “strategici” a soggetti privati che legittimamente devono fare affari per vivere. Al riguardo ricordo la vicenda dei nove nidi torinesi la cui gestione educativa verrà data alle cooperative. Il dubbio è che le stesse cooperative, a fronte di una crisi sempre più stremante, possano cadere nel vortice del ribasso, andando così ad intaccare la qualità di un servizio essenziale.


BLOG: Chi sono i personaggi del movimento cooperativo piemontese e torinese che hanno ispirato e condizionato le scelte del Comune di Torino e dell’ex Sindaco Chiamparino?

PAGLIASSOTTI: Beh, sicuramente Antonino Monaco, gran visir della cooperative edili San Pancrazio e Di Vittorio. Non fosse morto prematuramente probabilmente avrebbe scelto la carriera politica, dato che era molto apprezzato e seguito in città. Oggi sicuramente un uomo molto ascoltato, e temuto anche dai poteri bancari, è Giancarlo Gonella, presidente di Legacoop.


BLOG: In quali settori dell’economia torinese le grandi cooperative rosse hanno esercitato un ruolo importante, condizionando le scelte della pubblica amministrazione e traendone enormi vantaggi economici?

PAGLIASSOTTI: Nel settore edilizio “olimpico” l’influenza è stata formidabile. Oltre il 50% delle opere olimpiche è stata costruita dalle cooperative, non solo torinesi ovviamente. Un periodo d’oro.


BLOG: Nei tuo libro dedichi un capitolo al tema NO TAV. Ritieni che, a fronte di un simile fallimento del modello sin qui seguito, ci siano le condizioni per un disegno economico e sociale alternativo, più attento al sociale e alle istanze del mondo del lavoro? In che modo il movimento “NO TAV”, che a Torino e in Val di Susa è molto radicato, può contribuire a determinare una svolta, offrendo una alternativa al modello fondato sulle grandi opere, sulla cementificazione selvaggia, spesso inutile e dai costi sociali ed economici insostenibili?

PAGLIASSOTTI: Un modello economico sociale alternativo non può che passare, a Torino, attraverso la rinegoziazione massiccia del debito: direi nell’ordine del 30%. Una manovra da portare avanti con Intesa Sanpaolo, visto che l’ex sindaco Sergio Chiamparino è diventato presidente della Compagnia di San Paolo, primo azionista della banca torino-milanese. Pensare un ordine economico sociale alternativo esula dalle mie capacità culturali anche se in cuor mio lo auspico. Sicuramente il modello che Torino ha sussunto negli ultimi venti anni si è dimostrato disastroso. A tal riguardo mi viene in mente la Teoria delle Catastrofi: quando sei dentro una catastrofe l’unica soluzione è entrare dentro una catastrofe ancora più grande. E’ quello che sta accadendo ora nella mia città.


Maurizio Pagliassotti è giornalista. Per «Liberazione» ha seguito le questioni: Tav, Fiat, Thyssen-Krupp. Ha lavorato anche con altre testate tra cui «Diario»

Chi comanda Torino - Castelvecchi Rx - pag. 192 - euro 14.90







15 giugno 2012

SI RIAPRONO LE TRATTATIVE PER IL CONTRATTO INTEGRATIVO DI UNICOOP FIRENZE: QUALI PROSPETTIVE?


Un parto difficile quello del Contratto Integrativo Aziendale di Unicoop Firenze e non ci consola il fatto di non essere i soli

Dopo molte ambiguità dei soliti noti sindacalisti per tutte le stagioni, nessun documento scritto che informi i lavoratori sull'andamento delle trattative, la consueta arroganza di Unicoop alla quale non si contrappone un sindacato forte ed indipendente, sembra che si riaprano le trattative.

Vediamo dove eravamo rimasti e in che direzione potremmo andare
.


Dopo l'ormai lontano 30 marzo, sta davvero per riaprirsi il tavolo delle trattative per il rinnovo del CIA di Unicoop Firenze, almeno stando alle dichiarazioni di intenzione espresse dai sindacati confederali, ma sappiamo che anche Unicoop ha manifestato la sua interessata disponibilità alla riapertura del confronto. Il tempo limite per trovare un accordo soddisfacente pare essere il mese di giugno, dopodiché si andrebbe alle consultazioni nelle unità produttive (ci auguriamo che ciò non avvenga nei mesi in cui molti lavoratori sono in ferie, ma non ci stupiremmo del contrario).

Le Organizzazioni Sindacali si presenteranno con posizioni disomogenee e questo non sarà certo un punto a loro favore nel rapporto di forza da mettere in atto. Cisl e Uil hanno fatto circolare un volantino nei punti vendita, nel quale sostengono dichiaratamente di voler mantenere la discussione sul tema della vestizione all'interno del CIA. Supponiamo che si vorranno comportare allo stesso modo riguardo all'altro spinoso argomento inerente la retribuzione della festività civile del 4 Novembre.

A dire il vero la Uiltucs aveva dichiarato chiuso il confronto se esso non si fosse riaperto entro la fine del mese di Maggio, ma pare essersene dimenticata. In fondo di parole dette e scritte a vanvera ne abbiamo sentite e lette ben altre... chiamatela se volete strategia sindacale.

Filcams ha un approccio alle questioni in modo diametralmente opposto. Vuole che i suddetti argomenti vengano affrontati in tavoli ben distinti da quello del CIA. Questo per non complicare la firma dello stesso più di quanto non sia ed anche per non precludere, in caso di mancato accordo, la possibilità di fare vertenza ai propri tesserati.

Ricordiamo che la vertenza sulla vestizione sarebbe già possibile intraprenderla, in forza dei precedenti, e che le Rsu Filcams del territorio aretino ci avevano anche fatto un pensierino, ma sembra proprio che siano state ricondotte a più miti consigli.

Sul 4 Novembre era già stato fatto circolare un parere dell'ufficio legale della cui consulenza si avvale la Filcams-Cgil. Esso era positivo nell'affermare il diritto alla retribuzione della festività in questione. La Direzione rispose, per mano della sua Responsabile alle Relazioni Sindacali, con una lettera nella quale si dava, ovviamente, una diversa interpretazione in merito agli accordi. Non abbiamo notizie sul parere sindacale e neppure legale da parte di Uiltucs e Fisascat.

Altra sostanziosa materia pare essere rappresentata dal prossimo rinnovo delle RSU del gruppo Unicoop.La posta in gioco è alta. Vi sono molte ore di agibilità che ciclicamente Unicoop concede, in deroga al Ccnl, alle Organizzazioni Sindacali firmatarie per poterle poi distribuire ai membri degli organismi, ai distacchi, ecc.

Nonostante le molteplici richieste di rinnovo provenienti da ogni dove e giustificate dal colpevole ritardo nella indizione delle elezioni (si va verso i 30 mesi!), una delle quali proviene proprio da membri e delegati della Filcams e sebbene persino Unicoop dia chiari segni di insofferenza, niente è più chiaro a tutti se non il fatto che nessun accordo Rsu e dunque nessun rinnovo sarà possibile finché non verrà firmato il nuovo CIA di Unicoop!

E poi ci sono le regole per la rappresentanza che sono tutte da riscrivere:
sembra che si sia orientati a stabilire concetti di rappresentatività e dunque di attribuzione di ore di agibilità sindacale in modo proporzionale al numero degli iscritti e\o dei voti raccolti dalla sigla. Questo supponiamo potrebbe favorire la Filcams-Cgil che di iscritti ha il numero maggiore, chissà cosa ne penseranno Uiltucs e Fisascat?

Gli organismi sindacali aziendali sono adesso il coordinamento e l'esecutivo. Molti membri, forse troppi, che tutto fanno tranne prendere decisioni unitarie. Potrebbero dunque essere rivisti anche questi organigrammi interni?

Infine i delegati. E' stato evidente fin da subito come fossero assolutamente insufficienti le ore di permesso sindacale (80) attribuite a queste figure sindacali dall'accordo vigente. Il delegato è colui che si misura davvero quotidianamente con le difficoltà dell'organizzazione del lavoro, delle relazioni con i responsabili, con i mille problemi dei singoli lavoratori; è parsa da subito gravemente penalizzante l'attribuzione di un monte ore annuo così basso, il tutto architettato per favorire la creazione di figure sindacali che invece al lavoro vediamo assai poco!
Stessa cosa dicasi per il numero palesemente inefficace dei Rappresentanti dei lavoratori per la Sicurezza. Insomma una situazione svilente che ci portiamo appresso da ormai troppi anni!

In tutto questo ingarbugliato panorama si è inserita anche l'iniziativa inedita del sindacato di base USB che, per la prima volta, pur approfittando dello sciopero generale previsto per il 22 Giugno, indice uno sciopero contro Unicoop (ma vuole essere anche un segnale ai sindacati confederali) in cui contesta i contenuti delle trattative per il CIA e il mancato rinnovo delle Rsu.

Nei prossimi giorni attendiamo sviluppi interessanti dei quali non mancheremo di informarvi.





14 giugno 2012

USB: IL 22 GIUGNO IN UNICOOP FIRENZE E' SCIOPERO ANCHE CONTRO INTEGRATIVO E RINNOVO RSU

Sciopero in Unicoop Firenze per il 22 giugno
USB dice no alla trattativa sul CIA e chiede a gran voce le elezioni delle RSU, scadute da tempo



In concomitanza con lo sciopero generale organizzato dal sindacato USB, in Unicoop Firenze lo stesso sindacato organizza per la prima volta uno sciopero contro la ripresa della trattativa sull'integrativo e per un rapido rinnovo delle RSU



SCIOPERO !!!

PER IL 22 GIUGNO

Unitamente allo sciopero nazionale gia indetto

USB indice uno sciopero all'interno di Unicoop Firenze

MAGAZZINI UFFICI E PUNTI DI VENDITA


Contro la ripresa della trattativa sull'integrativo da parte di

CGIL-CISL-UIL


-No alla modifica del divisore convenzionale,per non lasciare in azienda una parte dello straordinario.


-No ad un salario variabile legato alle presenze, perchè la malattia non costituisca una ulteriore penalizzazione sul salario del lavoratore.


-No alla vestizione pagata dai lavoratori. Una recente sentenza dei lavoratori del negozio del Neto conferma che questa,se imposta dall'azienda,deve rientrare nell'orario di lavoro.


-No al lavoro domenicale obbligatorio,ma solo facoltativo,per non far diventare la domenica un giorno come gli altri e non perdere la maggiorazione straordinaria.



PER QUESTI MOTIVI E MOLTI ALTRI DICIAMO

NO ALL'INTEGRATIVO DI UNICOOP FIRENZE

INOLTRE CHIEDIAMO A GRAN VOCE

NUOVE ELEZIONI RSU

Ormai scadute da oltre 2 anni


UNITI SI PUO!!!!

UNITI SI DEVE!!!!



COORDINAMENTO USB PER L'UNICOOP FIRENZE




13 giugno 2012

RACCOLTA DI FIRME PER IL RINNOVO DELLE RSU IN UNICOOP FIRENZE




Una firma per sollecitare il rinnovo delle RSU in Unicoop Firenze, scadute dal marzo 2010






"1000 firme in 100 giorni", è questa la campagna dei dipendenti di Unicoop Firenze per promuovere il rinnovo dei propri rappresentanti sindacali.


Le elezioni per il rinnovo delle RSU infatti si sarebbero dovute tenere nel marzo del 2010 alla scadenza del mandato di tre anni previsto dagli accordi sindacali esistenti. Invece, nonostante nei mesi passati siano state raccolte in alcune unità lavorative della Cooperativa numerose firme per chiedere l'indizione delle elezioni e nonostante le Organizzazioni sindacali firmatarie del CCNL abbiano inviato alla Direzione aziendale una missiva contenente l'impegno a svolgere le votazioni l'ultima settimana del mese di marzo 2012, ancora nessuna iniziativa è stata adottata per mantenere fede agli impegni sindacali precedentemente assunti.

Alla luce di questa incomprensibile forzatura, alcuni dipendenti della Cooperativa non si arrendono e, anzi, decidono di rilanciare il proprio impegno creando una petizione avvalendosi del servizio offerto da petizioni on line.

La petizione, alla quale è possibile aderire al link http://www.petizionionline.it/petizione/rinnovo-rsu-unicoop-firenze/7260, ha l'ambizioso obiettivo di raggiungere la soglia di almeno 1000 firme in 100 giorni entrando direttamente dal web all'interno dei tanti punti vendita di Unicoop Firenze.

"Questa iniziativa non vuole andare contro niente o nessuno" dice Vincenzo Galdi, rappresentante sindacale degli uffici e tra i promotori dell'iniziativa. "Con questa petizione i dipendenti della Cooperativa vogliono solamente ristabilire un basilare principio di democrazia, quello della legittimità e della rappresentanza del mandato sindacale. Con questa iniziativa vogliamo rendere ancora più esplicita la necessità basilare che molti dipedenti in questo momento avvertono: l'essere rappresentati da persone di fiducia".

La novità dell'iniziativa non consiste solamente nell'utilizzo di un servizio on line specializzato in petizioni, ma stando ad alcune indiscrezioni sembra che nei prossimi giorni verrà avviato una sorta di casting per individuare lavoratrici e lavoratori interessati a partecipare come testimonial della petizione.

Come? La risposta sembra ancora una volta annidarsi nelle infinite reti del web...

Per maggiori informazioni è possibile scrivere a rsuffici@gmail.com




10 giugno 2012

RSU Uffici Unicoop Firenze


12 giugno 2012

IL TRIBUNALE ORDINA IL REINTEGRO PER I 6 LICENZIATI DI ESSELUNGA




Esselunga: 6 licenziati da per inidoneità alla mansione, la magistratura condanna l’azienda al reintegro






Tra aprile e maggio del 2011 Esselunga licenziò 6 lavoratori in Lombardia giudicandoli inidonei permenentemente alla mansione. Tali licenziamenti furono effettuati senza consentire ai lavoratori di ricorrere alla ASL di competenza come previsto dalla Legge (art 41 comma 9 Dlgvo 81/08) e l'azienda, inoltre, procedette ai licenziamenti dei 6 lavoratori senza neppure ricercare un'altra collocazione lavorativa all'interno delle numerose attività presenti nelle sue filiali.

A seguito di tali comportamenti Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil organizzarono un’immediata protesta e assicurando ai licenziati il proprio supporto legale, ma Esselunga rispose sospendendo le relazioni con le organizzazioni sindacali responsabili di richiedere il rispetto della legge.Tra aprile e maggio del 2011 Esselunga licenziò 6 lavoratori in Lombardia giudicandoli inidonei permenentemente alla mansione. Tali licenziamenti furono effettuati senza consentire ai lavoratori di ricorrere alla ASL di competenza come previsto dalla Legge (art 41 comma 9 Dlgvo 81/08) e l'azienda, inoltre, procedette ai licenziamenti dei 6 lavoratori senza neppure ricercare un'altra collocazione lavorativa all'interno delle numerose attività presenti nelle sue filiali.

“È di questi giorni” affermano in una nota congiunta i sindacati “il pronunciamento del tribunale di Milano che dispone il reintegro di un dipendente dell’Esselunga di Corsico licenziato il 14 aprile del 2011”; così come negli altri 4 casi in cui si è andati a giudizio, i diversi giudici interessati si sono espressi disponendo il reintegro dei dipendenti, mentre in 2 casi l’azienda ha conciliato corrispondendo ai licenziati un risarcimento economico ed ammettendo implicitamente la non correttezza dei licenziamenti effettuati.

Nonostante la soddisfazione per queste sentenze, Filcams, Fisascat e Uiltucs sono interessate a stabilire con Esselunga rapporti sindacali corretti che partano dal riconoscimento del ruolo delle parti sociali: “Ci auguriamo che questi reiterati pronunciamenti della magistratura possano chiudere una fase di immotivata ostilità di Esselunga nei confronti delle organizzazioni sindacali, per avviare un confronto finalizzato alla riduzione degli infortuni e ad evitare l’insorgere di malattie professionali.”

La tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e il rispetto delle normative in materia sono interesse comune delle Aziende e delle Organizzazioni Sindacali.


12 aprile 2012

Filcams-Cgil


L'AMICO DI DELL'UTRI LICENZIA, LA POLIZIA PICCHIA. IL CASO ALMA GROUP

CORSI E RICORSI NELLE COOP DI FACCHINAGGIO

Al centro del caso, ancora la cooperativa Alma Group, della quale ci siamo occupati a proposito dei magazzini Conad di Montopoli (PI) e di nuovo il nome di Natale Sartori, che emerge nella inchiesta padovana sulla cosiddetta cricca della logistica

Sangue e manganelli a Basiano, nel milanese. La polizia ha caricato 90 lavoratori dell'Alma Group licenziati in tronco la scorsa settimana. Uno di loro è codice rosso all'Humanitas, mentre gli altri denunciano i «padroni». Cioè Natale Sartori, ex socio d'affari di Vittorio Mangano, vecchia conoscenza di Marcello Dell'Utri.


«I capi ci dicevano: ‘attenti a protestare che dietro di noi c’è la mafia’». Mohamed ha cinquant’anni. Viene dall’Egitto e ha un regolare permesso di soggiorno. Ha passato gli ultimi 15 a lavorare per 9 euro all'ora come facchino alla Gratico Srl di Basiano, nell’hinterland milanese, stabilimento dove si appoggiano le cooperative che si occupano di logistica e distribuzione alimentare per le grandi catene di supermercati come Il Gigante, Esselunga e Coop.

Ha due figli, Khaled. Dopo tre giorni di presidio di fronte ai capannoni bianchi di questo distretto industriale della Brianza, non ha perso la voce per denunciare i suoi ex datori di lavoro che lo hanno licenziato in tronco il 5 giugno scorso insieme con altre 90 persone, con una lettera di 10 righe e senza una reale motivazione (vedi foto sotto). Sono qui da venerdì scorso lui come tanti altri.

«Non ce ne andiamo da qui, i padroni devono darci delle spiegazioni. Ce lo dicevano: attenti che c'è la mafia», spiega guardando una pozza di sangue coagulato rimasta sull’asfalto. «I poliziotti hanno spaccato la testa in due a Ishamm» urla. Questa mattina erano più di 100 fuori dagli stabilimenti nella zona industriale di Basiano. Già nel fine settimana uno di loro, Abouel, si è preso una manganellata in testa, ma arrivato all'ospedale si è visto scrivere sul foglio medico 'Fatto illecito rissa' (vedi foto). «Non volevano scrivere picchiato dai carabinieri», ci spiega.

Hanno fatto picchetto per fermare gli altri lavoratori «crumiri» della cooperativa Bergamasca che volevano entrare a lavorare a 4 euro all'ora. Le forze dell'ordine li ha presi a manganellate e ha sparato i lacrimogeni. Hanno reagito, ne è nata una battaglia. Un ragazzo è in coma all’Humanitas di Rozzano, ma fuori pericolo. Mentre gli altri 21 sono in codice giallo e verde. I poliziotti contusi sono 16. Qualcuno accusa la sicurezza logistica dell'azienda dicendo «sono ex poliziotti d'accordo con le forze dell'ordine per questi interventi».

I «padroni» contro cui si scaglia Mohamed, sono quelli della Alma Group Spa, che controllano la cooperativa Sinergy a cui era iscritto. Vedi alla voce Natale Sartori, amministratore unico di questa società consortile per azioni di Peschiera Borromeo, che si occupa tra le altre cose di logistica integrata, trasporti, produzione, stoccaggio, traslochi e movimentazione merce. Sartori è una vecchia conoscenza delle procure di Milano e Palermo.

Fu arrestato nel 1999 in un processo per mafia dove compariva anche il senatore del Popolo della Libertà Marcello Dell’Utri: i due hanno avuto diversi incontri come dimostrano le intercettazioni. Non è indagato, ma il suo nome è tornato alla ribalta nelle ultime inchieste sulla 'ndrangheta in Lombardia: nell’inchiesta «Caposaldo» è stato filmato dai carabinieri del Ros insieme al presunto boss Paolo Martino, arrestato il 14 marzo del 2011.

Del resto, Sartori era un amico e socio d’affari di Vittorio Mangano, il famoso stalliere di Arcore, in quella villa San Martino di proprietà dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Storie note. Gianni Barbacetto, giornalista del Fatto Quotidiano, ha definito Sartori come uno degli esponenti di spicco della «seconda generazione dei colletti bianchi di Cosa nostra».

Arrivato a Milano dalla Sicilia negli ’50 e ’60, Sartori, rolex submarine al polso, occhiali da vista Cartier, villa in Sardegna a San Teodoro, è stato titolare fino al 1994 della Cisa group, rete di società e cooperative che già all’epoca offrivano servizi alle imprese, soprattutto pulizie, facchinaggio, trasporti: lavoravano anche per Publitalia. Poi l'azienda ha cessato l'attività, come spiegano i dati della camera di commercio.

Dopo una condanna a 4 anni e 9 mesi per «corruzione continuata», Sartori è comunque tutt'ora un punto di riferimento per la logistica in Italia. Si è costruito un impero. Nel 2010 a Montopoli, in provincia di Pisa, la Cgil gli ha fatto la guerra quando aveva vinto un appalto della Conad per un magazzino di circa 50 mila metri quadri. I sindacati denunciarono «la tratta di migranti».

Lavoratori stranieri, per di più egiziani e pakistani che arrivavano dalla Lombardia per lavorare in Toscana. «Un segno evidente» spiegarono da Filt e Cisl «del rischio di traffico di lavoratori legati all'intermediazione di manodopera». L'affare con la Conad saltò, tra la soddisfrazione pure del Partito Democratico che da quelle parti è partito di governo: «Ha vinto la legalità, non la mafia».

Sartori è titolare insieme con la figlia Cristina e alla moglie Giargiana Provvidenza di diverse aziende che spaziano dall'alimentare ai bar fino alla ristrutturazione di immobili. Un impero nel servizio di distribuzione di catering, ma pure nell'immobiliare. Tra questa pure la Antichi Sapori Srl, Futura Srl, Immobitalia, Oversize, Eurologistica, Sistema Srl, Elco, F&P Holding.

Il giro d'affari è milionario. Basti pensare che la Italtrans, altra azienda che opera alla Gartico e che si appoggia alla Bergamasca, nel solo 2010 ha fatturato 140 milioni di euro, con una quota del 40% per le attività logistiche. Non solo. Gli affari sono pure all'estero. La signora Provvidenza risulta socia pure di una società di logistica in Romania, la Ge.Ho.Re.Ca distribution.

Il caso di Montopoli può essere solo un esempio del modo in cui opera Alma Group. La storia di Mohamed, infatti, fa scuola in questo spicchio di Brianza che cerca di combattere la crisi economica. Sono centinaia i lavoratori stranieri che ogni giorno cercano di portare a casa uno stipendio dignitoso.

È una «guerra fra poveri», con le società consortili che cercano manodopera sempre più a basso costo. C'è chi denuncia mancanza di norme di sicurezza. Altri che parlano di intimidazioni, giri poco chiari. Casi di «caporalato». A Pioltello, in un magazzino di smistamento l'anno scorso ci hanno trovato 25 chili di cocaina. Chi ci lavorava? Anche qui, tra i consorzi spunta la Alma Group.

Già allora Sartori si difese. E il legale della società, Francesco Marasà, già avvocato di Bernardo Provenzano e di Mangano, tutelò la società nelle sedi opportune. Ma i Cobas continua a fare muro. «Continueremo a protestare», dice Fabio Zerbini che segue i lavoratori anche con assistenza legale. «Domani saremo qui per trovare una soluzione». 12 giugno 2012


12 giugno 2012

Alessandro Da Rold

Linkiesta



10 giugno 2012

I FACCHINI LICENZIATI OCCUPANO, I CARABINIERI SGOMBERANO, 5 FERITI

La rabbia dei facchini licenziati (NewPresse)
La rabbia dei facchini licenziati (NewPresse)

Ad 89 operai la commessa che gli dava lavoro non è stata rinnovata. E' partita l'opposione e non intendono fermarsi.


Basiano (MI) - «Interruzione di rapporto» fra logistica e cooperativa, partono 89 lettere di licenziamento: capannone occupato, notte di sgombero e tafferugli, da ieri presidio permanente. Siamo nella zona industriale di Basiano e il capannone logistico teatro della vicenda è quello della Gartico Scarl, che gestisce trasporti alimentari nel settore della grande distribuzione. I licenziati sono invece gli 89 dipendenti, perlopiù egiziani, del network di cooperative Alma Group di Peschiera, che da cinque anni ha in appalto il servizio di trasporto merci.

La cronaca delle ultime convulse 48 ore parte venerdì, quando a tutti gli addetti viene notificata, a firma della Sinergy, altra cooperativa della casa, la cessazione del contratto di lavoro con decorrenza 20 giugno, conseguente alla disdetta dell’appalto e «all’impossibilità» di ricollocare i dipendenti in altre attività della cooperativa. Immediata la reazione dei lavoratori, che l’altro pomeriggio, avute le cattive notizie, sono rimasti per ore nel capannone rifiutando di uscire e «chiedendo — spiega uno dei lavoratori, Sheidid Mohamed — semplicemente un incontro con qualsiasi responsabile. La legge prevede cose molto precise, ovvero la garanzia di reintegro nella coop che subentri. Ma qui nessuno ci ha detto niente di niente».

In tarda serata, dopo una lunghissima trattativa con le divise che hanno ripetutamente invitato i manifestanti allo sgombero volontario dei locali occupati, l’irruzione delle forze dell’ordine, un contingente del reparto mobile della Polizia di Stato e una trentina di carabinieri della Compagnia di Vimercate. Qui i momenti più tesi: la resistenza passiva dei manifestanti, l’allontanamento coatto, il tafferuglio, al termine del quale cinque manifestanti sono stati accompagnati in ospedale, e Vimercate e a Zingonia, per accertamenti. Oggi mostrano graffi e lividi riportati durante lo sgombero, «siamo stati trascinati fuori, non abbiamo reagito in nessuna maniera e siamo disponibili al dialogo. Oggi come ieri, vogliamo soltanto una cosa, garanzie sul nostro posto di lavoro. E non ci muoviamo di qui sino a quando non le otterremo».

Vivono tutti fra Milano e l’hinterland, hanno famiglie e figli, «la scuola è finita, da lunedì, perchè no, li portiamo qui con noi». È presidio permanente, «sino a quando non avremo risposte». Oggi alle 15 assemblea sui cancelli, con i rappresentanti Cobas.


10 giugno 2012

Monica Autunno

Il Giorno


08 giugno 2012

I SOGNI DI COOP ESTENSE COSTANO CARO, PER FONSAI SCUCE ALMENO 30 MILIONI


Ma l'aiuto a Unipol ha attirato gli strali dei sindacati








Mario Zucchelli, presidente di Coop Estense


«Investire mezzo miliardo di euro (assieme ad altre Coop) in rischiose attività finanziarie e contemporaneamente progettare il taglio del salario dei propri dipendenti lascia l'amaro in bocca a chiunque abbia a cuore i valori cooperativi». Si esprimevano così, in una nota dello scorso 28 aprile, le organizzazioni del commercio della Triplice di Modena.

Quella nota è evidentemente riferita a Coop Estense, e anzi annunciava la rottura delle trattative per il contratto integrativo. In estrema sintesi, il senso della vertenza era questo: la società presieduta da Mario Zucchelli ha sfruttato appieno le liberalizzazioni degli orari, senza però, almeno secondo i sindacati, concedere ai dipendenti adeguate maggiorazioni sindacali.

Come da miglior tradizione del politichese, Cgil, Cisl e Uil si limitano all'allusione,quando parlano di «rischiose attività finanziarie». Che è però agevole identificare nella partita più affascinante del 2012 di Piazza Affari: la scalata di Unipol, il braccio finanziario di Legacoop di cui Coop Estense è azionista indiretto ma importante, al gruppo assicurativo Fondiaria Sai, oggi in mano alla famiglia
Ligresti, costruttori siculo-meneghini.

Il progetto dell'amministratore delegato Carlo Cimbri, fresco di assoluzione in Appello per un'altra
scalata, quella vanamente lanciata alla Bnl del 2005, è ambizioso: creare, con la benedizione di Mediobanca, il secondo operatore nazionale delle polizze dopo le Generali.

La prima smentita che FonSai diede all'ipotesi di nozze con Unipol, che smentita evidentemente non era, risale al 4 gennaio. Da quel giorno, la partita è ancora in corso, perché Unipol ha intanto trovato diversi ostacoli nelle autorità regolamentari, come Consob e Antitrust; e ha trovato soprattutto concorrenza in Sator e Palladio, due importanti finanziarie che hanno presentato una proposta alternativa per il gruppo assicurativo milanese.

Nella serata di due giorni fa, Unipol ha cambiato i propri piani per Fon-Sai un'altra volta: è quella buona? Forse. Supponendo che tutto vada a buon fine, nell'articolo a fianco si prova allora a vedere quanto i sogni di Cimbri possono costare a Coop Estense e agli altri big modenesi che partecipano a Unipol: per la prima, il conto sembra aggirarsi sui 30 milioni di euro, più del doppio del margine operativo lordo e dell'utile netto del bilancio 2011.

Alla stessa Coop Estense spetta invece un altro compito, quello di fugare il grande dubbio dei sindacati: ossia che le liberalizzazioni siano state un'ottima scusa per cercare di alzare i ricavi a parità di costi, espandendo i margini e, in definitiva, facendo cassa.
E, con quella cassa, alimentare i nuovi sogni di grande finanza firmatiUnipol e Legacoop.



8 giugno 2012

Nicola Tedeschini

Modena Qui

06 giugno 2012

TALVOLTA ANCHE I SOCI COOP NEL LORO PICCOLO S'INCAZZANO

All'assemblea dei soci per il bilancio di Coop Consumatori Nordest, a Reggio Emilia, va in scena un copione un pò diverso dalle solite riunioni paludate

I soci protestano contro l'apertura del 2 giugno scorso e strappano la promessa che il prossimo anno la Coop chiuderà

Fanno altre domande scomode, come sull'operazione di Unipol-Fonsai e sul valore iscritto a bilancio della azioni Unipol detenute dalla cooperativa

Si comportano come tutti i soci dovrebbero fare, attenti anche alle esigenze dei dipendenti e critici quando occorre con la dirigenza.


La notizia è di qualche giorno fa, ma serve da spunto per una riflessione sul mondo dei soci Coop, sui loro comportamenti nei confronti delle dirigenze cooperative e dei dipendenti. Come premessa diciamo che non si può fare di tutta un erba un fascio. Come per le Coop e i sindacati che ci operano (in particolare quello maggioritario, la Filcams-Cgil) ci sono realtà più aperte e dinamiche e altre più chiuse e distanti.

Un accenno va fatto anche alla stampa locale, che come in questo caso, dà risalto ad un'assemblea dei soci coop, riportando anche le domande scomode e le risposte imbarazzate del dirigente, cosa impensabile da noi in Unicoop Firenze o in altre realtà, dove la notizia principale del mondo dei soci e della cooperativa, la pubblicazione del bilancio che quest'anno è negativo per 45,5 milioni, non ha trovato guardacaso, da quel che ci risulta, nessun riscontro sui mezzi d'informazione.

Ci sorprende positivamente la reazione dei soci di Coop Nordest, perché è orgogliosa e vicina alle maestranze, sensibili in particolar modo al tema delle aperture festive e domenicali che sta modificando le loro vite. Non possiamo esprimere lo stesso positivo giudizio per altri soci, e qui facciamo riferimento alle testimonianze di numerosi colleghi dei negozi, i quali ci narrano di comportamenti arroganti di alcuni soci, come se avere una tesserina Coop concedesse loro il diritto di trattare il dipendente coop come proprio dipendente. Più in generale constatiamo un atteggiamento di distanza verso i problemi dei dipendenti, come quello delle festività lavorative, ad esempio, ma non solo.

E' interessante invece notare quello che è successo nell'assemblea dei soci di Reggio Emilia e come alcune risposte del presidente di Coop Nordest siano, a nostro avviso, insoddisfacenti. Pedroni non dice infatti che le domeniche sono convenienti perché la coop ha deciso unilateralmente di non applicare le maggiorazioni previste dal Contratto Integrativo Aziendale vigente.

Come è poco chiara la risposta data al socio che chiede conto del fatto che in bilancio, Coop Nordest abbia iscritto le azioni Unipol ad un valore più alto rispetto ai corsi (deprimenti) del titolo in borsa. Pedroni risponde che il prezzo di borsa non valorizza adeguatamente la compagnia assicurativa bolognese. Ora, sul valore con cui si iscrivono le partecipazioni finanziarie ci sono vari criteri e anche quello utilizzato nella fattispecie è lecito e legittimo, ma se alcune coop (tra cui la Nordest) controllano un'azienda che è quotata in borsa, non dovrebbero beneficiare solo degli aspetti positivi, altrimenti non la si quoti. Quando il titolo si apprezza, allora la borsa lo valuta correttamente, quando invece scende (o crolla) , eh no, non va bene, e per presentare un bilancio migliore si utilizzano altri criteri e magari si rivaluta il patrimonio immobiliare.

Lo stesso dicasi per le altre Coop che hanno quote di partecipazioni azionarie di una certa rilevanza, come il drammatico caso di Unicoop Firenze e la gigantesca minusvalenza, anche qui solo teorica, su azioni di Monte Paschi. In ogni caso Unicoop Firenze ha svalutato parte dei titoli in portafoglio (obbligazioni e titoli di Stato) ci domandiamo quante delle 9 grandi coop lo abbiano fatto. Su Pedroni poi, si capisce che i soci stiano lì a riveder le bucce, memori del precedente.

Concludiamo con un invito. Soci Unicoop Firenze, soci Coop in genere, fatevi sentire e prendete esempio dai consoci di Coop Consumatori Nordest. I dipendenti apprezzerebbero.

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Reggio Emilia, 29 maggio 2012 - Toccate tutto, ma non il 2 giugno. I soci di Coop Nordest hanno le idee chiare, a giudicare dagli applausi scroscianti che hanno accompagnato le richieste di non rendere lavorativa la giornata della festa della Repubblica.

Il tema del lavoro nei giorni festivi è stato al centro del tradizionale “dialogo” tra vertici della cooperativa e soci all’interno dell’assemblea annuale, che si è tenuta domenica al Centro Malaguzzi di via Bligny.
Il presidente di Coop Nordest, Marco Pedroni, ha risposto alle domande di numerosi soci che sono intervenuti al momento del dibattito: tanto che l’assemblea si è protratta dalle 9 e 30 fin dopo le dodici. E se c’è un tema che ha “scatenato” gli interventi di diversi soci, specie di quelli impegnati nei distretti sociali, è proprio quello delle aperture nei giorni festivi e soprattutto nella data, che riveste in terra reggiana un particolare valore “sacrale”, della festa del 2 giugno.


Diversi interventi hanno messo il classico “dito nella piaga” di una azienda che è sempre chiamata a mostrare una particolare sensibilità. Diversi interventi hanno sottolineato come la domenica sia la giornata della settimana da dedicare agli affetti della famiglia e non alla cultura del consumo; alcuni hanno chiesto se l’apertura nei giorni festivi costituisca una reale fonte di guadagno per l’azienda. Un intervento in particolare ha chiesto di valorizzare la sfera dei diritti dei dipendenti, anche se questo confligge con il risultato di bilancio.

Prendendo la parola alla fine degli interventi, Pedroni ha sottolineato il fatto che tutta la concorrenza sta tenendo aperti i negozi di domenica e che sul tema si è arggiunto un accordo ad un tavolo promosso dal Comune: accordo che ha razionalizzato le aperture. Pedroni ha poi affrontato il nodo dal punto di vista del lavoro: la giornata della domenica è divenuta in poco tempo una delle più utilizzata dai clienti e tener chiuso significherebbe dover sacrificare diverse decine di posti di lavoro. Infine Pedroni ha promesso che l’anno prossimo per il 2 giugno i negozi Coop saranno chiusi.


Alcuni soci hanno poi chiesto a Pedroni prudenza sull’operazione che vedrà anche Coop Nordest tra le coop che sosterranno l’operazione in quanto anelli dellla catena di controllo di Unipol. In particolare un socio ha chiesto spiegazioni sul fatto che a bilancio di Coop Nordest sarebbe iscritto un valore della partecipazione in Unipol più alto di quello di Borsa. Pedroni ha spiegato che si tratta di un valore «sottostimato» dalla Borsa e che ci sono «perizie tecniche» a supporto del valore più alto assegnato a Unipol.
Pedroni ha poi spiegato il senso dell’operazione Unipol - Fonsai: «Le numerose cooperative coinvolte hanno detto tutte sì all’operazione perché si aspettano di ottenere risultati positivi in tempi ragionevoli».


29 maggio 2012

Simone Russo

il Resto del Carlino