Si ripresenta a Modena il caso di una coop che chiede anche ai lavoratori precari una "tassa" di 1.000 euro da sommarsi ai 3.000 per l'iscrizione alla società stessa
La Cgil alza la voce e richiama i committenti pubblici
La Cgil modenese denuncia una situazione anomala, se non al
limite dell’incredibile, che si sta verificando presso una cooperativa
di servizi che gestisce nel modenese appalti pubblici, dove
paradossalmente sono i lavoratori a pagare il datore di lavoro. La
vicenda riguarda Codess, cooperativa veneta di servizi, che si è aggiudicata appalti pubblici per la gestione della casa-residenza anziani di Formigine e del nido aziendale dell’Ausl di Modena convenzionato con il Comune.
Codess, che ha vinto appalti con ribassi significativi sulla base d’asta, richiede ai suoi lavoratori al momento dell’assunzione, l’obbligo di diventare soci versando una quota sociale di 3.000 euro (seppur a rate) e in più richiede una “tassa di ammissione socio” (Tam) per un importo di 1.000 euro a fondo perduto. Queste cifre vengono richieste anche ai lavoratori impiegati a tempo determinato per brevi periodi.
“Se è legittimo, ma discutibile, l’obbligo di diventare soci anche in considerazione di brevi periodi lavorativi e considerata l’entità della quota sociale, è del tutto inaccettabile che vengano richiesti 1.000 euro a fondo perduto che si configurano come una vera e propria tassa per poter lavorare – denuncia il sindacato di Piazza Cittadella - Questa richiesta è inaccettabile a priori, ma si configura come un vero e proprio ricatto in periodi di crisi economica e occupazionale come quello che stiamo vivendo”.
La Fp/Cgil di Modena ha segnalato pochi giorni fa ai committenti questa situazione, aggravata dal fatto che è riferita a lavoratori impiegati in servizi pubblici e perciò pagati con risorse della collettività. Il Comune di Modena ha già dichiarato che si è attivato per chiarire la situazione. “Queste 'bad practices' – come le definisce il segretario provinciale Marco Bonaccini - non creano solo danni ai lavoratori, ma mettono in difficoltà anche le tante imprese sane che operano nel sistema di welfare. Chiediamo ai committenti, Comune di Modena, Ausl e Comune di Formigine, che si attivino affinché cessi questa pratica e vengano restituite ai lavoratori le somme già versate. In caso contrario - conclude il sindacalista - ritieniamo che aziende di questo tipo non possano lavorare per conto della Pubblica amministrazione e chiediamo quindi l’immediata revoca degli appalti”.
Codess, che ha vinto appalti con ribassi significativi sulla base d’asta, richiede ai suoi lavoratori al momento dell’assunzione, l’obbligo di diventare soci versando una quota sociale di 3.000 euro (seppur a rate) e in più richiede una “tassa di ammissione socio” (Tam) per un importo di 1.000 euro a fondo perduto. Queste cifre vengono richieste anche ai lavoratori impiegati a tempo determinato per brevi periodi.
“Se è legittimo, ma discutibile, l’obbligo di diventare soci anche in considerazione di brevi periodi lavorativi e considerata l’entità della quota sociale, è del tutto inaccettabile che vengano richiesti 1.000 euro a fondo perduto che si configurano come una vera e propria tassa per poter lavorare – denuncia il sindacato di Piazza Cittadella - Questa richiesta è inaccettabile a priori, ma si configura come un vero e proprio ricatto in periodi di crisi economica e occupazionale come quello che stiamo vivendo”.
La Fp/Cgil di Modena ha segnalato pochi giorni fa ai committenti questa situazione, aggravata dal fatto che è riferita a lavoratori impiegati in servizi pubblici e perciò pagati con risorse della collettività. Il Comune di Modena ha già dichiarato che si è attivato per chiarire la situazione. “Queste 'bad practices' – come le definisce il segretario provinciale Marco Bonaccini - non creano solo danni ai lavoratori, ma mettono in difficoltà anche le tante imprese sane che operano nel sistema di welfare. Chiediamo ai committenti, Comune di Modena, Ausl e Comune di Formigine, che si attivino affinché cessi questa pratica e vengano restituite ai lavoratori le somme già versate. In caso contrario - conclude il sindacalista - ritieniamo che aziende di questo tipo non possano lavorare per conto della Pubblica amministrazione e chiediamo quindi l’immediata revoca degli appalti”.
24 febbraio 2014
Francesco Baraldi
www.modenatoday.it
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