È una riorganizzazione patrimoniale e in piena regola. Nei primi tre mesi di quest'anno, Banca Mps chiuderà una quindicina di dossier relativi a cessioni di immobili, partecipazioni finanziarie e asset industriali. Per un controvalore stimato intorno ai 5 miliardi. Molto di più dei quasi 2 miliardi del finanziamento ponte per l'acquisto di Antonveneta già concluso dal gruppo presieduto da Giuseppe Mussari, la cui copertura è prevista proprio attraverso la vendita di patrimonio non strategico.
In questa direzione sta lavorando da tempo il direttore generale Antonio Vigni, sulla base del piano industriale di gruppo 2006-2009 e in attesa di portare in consiglio d'amministrazione quello nuovo, ai primi di marzo. Il Monte dei Paschi, una volta integrata Antonveneta, oltre a consolidarsi come terzo player nazionale, sarà dunque più snello e concentrato sul core business bancario. E avrà una compagine azionaria modificata, come già si comincia a intravedere.
Hopa ha ridotto la presenza nel capitale di Bmps dal 2,4 all'1,6% e in prospettiva il legame tra Siena e Brescia è destinato a sciogliersi (il gruppo toscano ha il 9,6% di Hopa, che sale al 15% con la quota di Antonveneta). In uscita anche Emilio Gnutti, che aveva direttamente l'1,5% di Bmps, e analoga sorte toccherà all'intreccio che ancora lega Unipol (1,9% di Bmps) e Montepaschi ( 14% di Finsoe).
C'è invece chi fa rotta verso la Toscana. Axa, che in Italia gestisce la joint assicurativa Axa Mps Vita (di cui controlla il 50%), ha già quasi il 3% del gruppo senese e punta ad arrivare al 4% (quota oltre la quale i diritti di voto sono congelati per statuto). Anche il finanziere Romain Zaleski, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, sta incrementando la sua partecipazione, che negli ultimi giorni sarebbe passata dal 2 al 3%, con la prospettiva di raggiungere la soglia del 4.
Axa e Zaleski rafforzano il fronte degli "indipendenti", composto dai soci stabili Francesco Gaetano Caltagirone e Unicoop Firenze (rispettivamente con 4,5 e il 3%), insieme a chi rileverà il 10% che la Fondazione Mps (oggi al 58,5%) probabilmente deciderà di "liberare" in fase di aumento di capitale previsto per finanziare l'operazione Antonveneta, e con i fondi esteri che secondo indiscrezioni controllano ormai il 5% del capitale. Questo schieramento nominerà la metà dei consiglieri nell'organo di governo della banca, il cui rinnovo è in programma nella primavera del 2009.
Per quanto riguarda il programma di dismissioni, avviato più di un anno fa e gestito dal vice direttore generale Nicola Romito, saranno decisivi i prossimi due mesi. La maggior parte dei dossier verrà chiusa entro marzo e solo gli immobili porteranno nelle casse di Rocca Salimbeni circa 2,5 miliardi. Tra le altre cose, saranno cedute le tenute di Marinella e di Fontanafredda, gli immobili non strumentali e quello di via dei Normanni a Roma, mentre Mps immobiliare con il patrimonio strumentale (valore 1,7 miliardi, escluse le sedi storiche) potrebbe diventare oggetto di una joint.
Entro gennaio Siena aspetta le offerte vincolanti per la partnership ( 50 e 50) nei non performing loans ( con una cartolarizzazione del portafoglio crediti da 800 milioni). In corsa sono rimasti Italfondiario, Abn Amro e Lehman Brothers. A fine mese sarà definita anche la short list per il doppio partner (finanziario e industriale) da far entrare nella Sgr, che gestisce 22 miliardi di patrimonio e ha un valore complessivo tra 500 e 800 milioni (verrà ceduto il 70%). Sempre nel primo trimestre dell'anno, Siena incasserà inoltre i 220 milioni per la vendita a Intesa Sanpaolo dell'attività di banca depositaria.
Tempi più lunghi invece per l'uscita da Finsoe (14%), Hopa (9,6%) e Banca del Monte di Parma (49%), che insieme "pesano" per altri 700 milioni circa. Alla luce dell'operazione Antonveneta ( che costerà 9 miliardi ma porterà a Siena circa 500 milioni del premio per l'allargamento della rete distributiva), saranno infine messi sul mercato un centinaio di sportelli (valore circa un miliardo), probabilmente in Toscana, Lazio e Umbria. Ma questo nella seconda parte dell'anno.
In questa direzione sta lavorando da tempo il direttore generale Antonio Vigni, sulla base del piano industriale di gruppo 2006-2009 e in attesa di portare in consiglio d'amministrazione quello nuovo, ai primi di marzo. Il Monte dei Paschi, una volta integrata Antonveneta, oltre a consolidarsi come terzo player nazionale, sarà dunque più snello e concentrato sul core business bancario. E avrà una compagine azionaria modificata, come già si comincia a intravedere.
Hopa ha ridotto la presenza nel capitale di Bmps dal 2,4 all'1,6% e in prospettiva il legame tra Siena e Brescia è destinato a sciogliersi (il gruppo toscano ha il 9,6% di Hopa, che sale al 15% con la quota di Antonveneta). In uscita anche Emilio Gnutti, che aveva direttamente l'1,5% di Bmps, e analoga sorte toccherà all'intreccio che ancora lega Unipol (1,9% di Bmps) e Montepaschi ( 14% di Finsoe).
C'è invece chi fa rotta verso la Toscana. Axa, che in Italia gestisce la joint assicurativa Axa Mps Vita (di cui controlla il 50%), ha già quasi il 3% del gruppo senese e punta ad arrivare al 4% (quota oltre la quale i diritti di voto sono congelati per statuto). Anche il finanziere Romain Zaleski, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, sta incrementando la sua partecipazione, che negli ultimi giorni sarebbe passata dal 2 al 3%, con la prospettiva di raggiungere la soglia del 4.
Axa e Zaleski rafforzano il fronte degli "indipendenti", composto dai soci stabili Francesco Gaetano Caltagirone e Unicoop Firenze (rispettivamente con 4,5 e il 3%), insieme a chi rileverà il 10% che la Fondazione Mps (oggi al 58,5%) probabilmente deciderà di "liberare" in fase di aumento di capitale previsto per finanziare l'operazione Antonveneta, e con i fondi esteri che secondo indiscrezioni controllano ormai il 5% del capitale. Questo schieramento nominerà la metà dei consiglieri nell'organo di governo della banca, il cui rinnovo è in programma nella primavera del 2009.
Per quanto riguarda il programma di dismissioni, avviato più di un anno fa e gestito dal vice direttore generale Nicola Romito, saranno decisivi i prossimi due mesi. La maggior parte dei dossier verrà chiusa entro marzo e solo gli immobili porteranno nelle casse di Rocca Salimbeni circa 2,5 miliardi. Tra le altre cose, saranno cedute le tenute di Marinella e di Fontanafredda, gli immobili non strumentali e quello di via dei Normanni a Roma, mentre Mps immobiliare con il patrimonio strumentale (valore 1,7 miliardi, escluse le sedi storiche) potrebbe diventare oggetto di una joint.
Entro gennaio Siena aspetta le offerte vincolanti per la partnership ( 50 e 50) nei non performing loans ( con una cartolarizzazione del portafoglio crediti da 800 milioni). In corsa sono rimasti Italfondiario, Abn Amro e Lehman Brothers. A fine mese sarà definita anche la short list per il doppio partner (finanziario e industriale) da far entrare nella Sgr, che gestisce 22 miliardi di patrimonio e ha un valore complessivo tra 500 e 800 milioni (verrà ceduto il 70%). Sempre nel primo trimestre dell'anno, Siena incasserà inoltre i 220 milioni per la vendita a Intesa Sanpaolo dell'attività di banca depositaria.
Tempi più lunghi invece per l'uscita da Finsoe (14%), Hopa (9,6%) e Banca del Monte di Parma (49%), che insieme "pesano" per altri 700 milioni circa. Alla luce dell'operazione Antonveneta ( che costerà 9 miliardi ma porterà a Siena circa 500 milioni del premio per l'allargamento della rete distributiva), saranno infine messi sul mercato un centinaio di sportelli (valore circa un miliardo), probabilmente in Toscana, Lazio e Umbria. Ma questo nella seconda parte dell'anno.
Cesare Peruzzi -
Finanza e Mercati -
ILSOLE24ORE.COM
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