Mobilità per 225 dipendenti dell'ipercoop di Afragola
Una brutta vicenda che segna una delle pagine più nere del movimento cooperativo, di seguito ricostruita brevemente.
Quella dell'uscita di Unicoop Tirreno dalla Campania è un'intenzione che la Coop toscana non ha certo tenuto nascosta. Facendo un rapido excursus, bisogna obbligatoriamente ricordare innanzitutto la chiusura dei punti vendita di Solofra (AV), Castellammare di Stabia (NA), Soccavo (NA) e Nocera (SA). Unicoop Tirreno cedette i negozi dopo una complessa trattativa ad una società che non garantì la continuità aziendale e che infatti chiuderà i battenti nel giugno 2010. Per chi vuol farsi un'idea precisa di quel disastro che mette in luce tutta una serie di responsabilità, da Unicoop a sindacati, la lettura di questo articolo è illuminante. Da quella vicenda è nata una lotta condotta in solitario da un gruppo di ex dipendenti di Unicoop Tirreno che continua tutt'oggi.
Questi segnali però furono ignorati dalle maestranze e dai sindacati negli Ipercoop che oggi si trovano a subire lo stesso trattamento dei colleghi dei punti vendita citati che furono lasciati soli. Probabilmente si pensò che strutture come gli iper non sarebbero state toccate, invece fu un grave errore non stare a fianco di quei lavoratori.
E così il contagio arriva ad Afragola già dall'ottobre dello stesso anno (2009). In seguito Unicoop Tirreno manderà messaggi ben chiari. L'Iper di Afragola entra nel mirino di Unicoop almeno dal marzo 2011 e viene definita senza mezzi termini: un ramo secco.
Ma i sindacati, Filcams-Cgil in testa, che hanno giocato un ruolo non proprio chiaro e coerente in tutte queste vertenze, paiono minimizzare. I lavoratori sembrano subire rassegnati e impauriti. Si arriva così in tempi recenti con gli scioperi negli iper campani, segnati dalla trattativa di Unicoop Tirreno con il chiacchierato imprenditore casertano Catone (addirittura c'è chi dà l'accordo per certo) che poi invece abbandonerà il campo dopo che, sotto la spinta del sindacato di base USB, i lavoratori avevano respinto tramite referendum quell'opzione. Anche qui la posizione della Filcams-Cgil locale non è certo limpida. Fin dal novembre 2012 era arrivata persino a comunicare che la cessione del 49% delle quote dei negozi di Unicoop Tirreno a Catone, elemento su cui ruota la trattativa, fosse già avvenuta: [...] piano di vendita deliberato dalla UNICOOP TIRRENO, che ha ceduto il 49% della proprietà della rete campana, ad un imprenditore del casertano.
Dobbiamo segnalare anche che, nonostante alcune iniziative abbiano cercato di sensibilizzare il Mondo Coop, i carotaggi messi in atto da alcune Coop emiliane non hanno portato a nessun esito.
Questi segnali però furono ignorati dalle maestranze e dai sindacati negli Ipercoop che oggi si trovano a subire lo stesso trattamento dei colleghi dei punti vendita citati che furono lasciati soli. Probabilmente si pensò che strutture come gli iper non sarebbero state toccate, invece fu un grave errore non stare a fianco di quei lavoratori.
E così il contagio arriva ad Afragola già dall'ottobre dello stesso anno (2009). In seguito Unicoop Tirreno manderà messaggi ben chiari. L'Iper di Afragola entra nel mirino di Unicoop almeno dal marzo 2011 e viene definita senza mezzi termini: un ramo secco.
Ma i sindacati, Filcams-Cgil in testa, che hanno giocato un ruolo non proprio chiaro e coerente in tutte queste vertenze, paiono minimizzare. I lavoratori sembrano subire rassegnati e impauriti. Si arriva così in tempi recenti con gli scioperi negli iper campani, segnati dalla trattativa di Unicoop Tirreno con il chiacchierato imprenditore casertano Catone (addirittura c'è chi dà l'accordo per certo) che poi invece abbandonerà il campo dopo che, sotto la spinta del sindacato di base USB, i lavoratori avevano respinto tramite referendum quell'opzione. Anche qui la posizione della Filcams-Cgil locale non è certo limpida. Fin dal novembre 2012 era arrivata persino a comunicare che la cessione del 49% delle quote dei negozi di Unicoop Tirreno a Catone, elemento su cui ruota la trattativa, fosse già avvenuta: [...] piano di vendita deliberato dalla UNICOOP TIRRENO, che ha ceduto il 49% della proprietà della rete campana, ad un imprenditore del casertano.
Dobbiamo segnalare anche che, nonostante alcune iniziative abbiano cercato di sensibilizzare il Mondo Coop, i carotaggi messi in atto da alcune Coop emiliane non hanno portato a nessun esito.
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Perdite per 14 milioni di euro nel 2012 (circa 80 milioni negli ultimi cinque anni) hanno spinto Unicoop Tirreno ad aprire una procedura di mobilità per 250 dipendenti su 677 complessivi della Campania, prevedendo così la chiusura dell’ipermercato di Afragola. A questo si aggiunge il mancato accordo con un imprenditore privato locale, respinto dalla maggioranza dei lavoratori campani.
I LICENZIAMENTI – I tagli si concentrano, dunque, nell’ipermercato di Afragola, nel centro commerciale Le Porte di Napoli dove ci saranno 225 licenziamenti sui 226 dipendenti. Perderanno il posto anche 18 lavoratori su 162 addetti nell’ipercoop di Avellino, 5 su 167 nell’iper di Quarto e 2 su 57 nel supermercato di Napoli-Arenaccia. Nessun esubero nel supermercato di Santa Maria Capua Vetere dove lavorano 45 persone.
LA PROCEDURA DI MOBILITA’ – La procedura di mobilità prevede 45 giorni di tempo per la discussione e il confronto con le organizzazioni sindacali; se questa prima fase non porterà a risultati, si passa ad una seconda fase della durata di 30 giorni di tavolo di confronto presso un ente istituzionale. «La Cooperativa è disponibile – si legge in una nota – nel lasso di tempo consentito dalla procedura e mantenendo fermo l’obiettivo della sostanziale riduzione delle perdite, ad esaminare soluzioni credibili» proposte per risolvere la crisi. «Non avremmo voluto arrivare a questo punto – afferma Unicoop Tirreno – abbiamo tentato ogni strada».
24 aprile 2013
www.campaniasuweb.it
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