CERNOBBIO - Passi avanti nella soluzione del caso Mps,
nella cornice del Forum Ambrosetti. Il ministro dell'Economia, Fabrizio
Saccomanni, e il commissario Ue, Joaquin Almunia discutono del piano e
tracciano una road map. Un appuntamento preceduto dalle dichiarazioni di
Fabrizio Viola, l'ad del Monte, che ha spiegato: "In questi ultimi
giorni abbiamo lavorato su tutto quello che serve per la Commissione.
L'auspicio è che porti a un risultato positivo". Anche da Saccomanni
sono arrivati riscontri improntati all'ottimismo: "E' stato fatto un
buon lavoro nelle ultime settimane, le prospettive sono positive", ha
detto.
Il commissario Ue ha chiarito in conferenza stampa che un
miliardo di aumento di capitale non basta. In caso di fallimento del
piano, ci sarebbe una conversione immediata dei Monti bond in azioni,
nei fatti una nazionalizzazione. Almunia ha mostrato ottimismo e
indicato gli elementi principali dell'accordo che dovranno essere
recepiti. In dettaglio un aumento di capitale oltre a quello già
previsto, la riduzione dei costi e le modifiche al modello di business.
D'altra
parte i passi avanti sul dossier del Monte sono stati preparati dalla
missione in sede europea del cfo Bernardo Mingrone. Il piano della banca
senese per avere l'ok Ue agli aiuti di Stato da 4,7 miliardi è però
destinato a lasciare il segno. Specie sull'azionariato, perché la
ricapitalizzazione per i nuovi soci dovrà aumentare: quel miliardo
previsto dai manager Mps non basta a garantire la solidità e la
profittabilità che Bruxelles richiedono perché il prestito pubblico sia
certamente restituito. Fonti attendibili vedono dunque la cifra
lievitare a 2 miliardi. Con l'effetto che la fondazione Mps, senza soldi
per difendere l'attuale 33%, si diluirà ben sotto il 12% ipotizzato. I
dettagli sono previsti a fine mese, quando l'iter si concluderà. Sul
punto, l'ad Fabrizio Viola si è trincerato dietro un "no comment" da
Cernobbio.
I maggiori progressi, dopo la lettera di Almunia a
Saccomanni (16 luglio) che paventava l'apertura di un dossier per
infrazione, sono stati fatti sui rischi sovrani e su quelli in derivati,
che avevano messo nei guai il Monte di Mussari & Vigni. Nel primo
caso il fardello della tesoreria, che prima della crisi aveva puntato
tutto sui Btp, dovrà ridursi ma con gradualità: la Commissione chiede di
limare il portafoglio di Btp di almeno 5 miliardi (dai 23,4 attuali),
ma senza vincoli sulle scadenze, per attenuare gli effetti su patrimonio
e conti. Sui derivati, invece, la Commissione era spaventata dagli
elevati mark to market negativi di swap e altri - pari a una
quindicina di miliardi - senza considerare che nel bilancio Mps c'è un
simile valore in derivati a marl to market positivo; e quelle posizioni
sono in buna parte collateralizzate e quindi prive di rischi creditizi.
Siena
avrebbe invece proposto a Bruxelles di concentrarsi sul "Var" (che
misura la rischiosità degli attivi), accettando di operare con un Var
inferiore alla media del sistema italiano, e concentrarsi sugli
strumenti di copertura del business commerciale. Qualche passo avanti ci
sarebbe anche sui bond subordinati e ibridi targati Mps: ce ne sono
circa 5 miliardi in circolazione e l'Ue vorrebbe un riacquisto, ma mesi
fa Bankitalia si è detta poco propensa.
Non c'è concordia sui
compensi ai manager e sui tagli dei costi interni. Le retribuzioni del
vertice, in base alle linee guida Ue, non possono eccedere di 15 volte
lo stipendio del dipendente medio; per Siena si tratterebbe di un tetto
sui 500mila euro. Viola nel 2012 ha guadagnato 1,59 milioni rinunciando a
400mila euro di indennità, e Alessandro Profumo ha incassato 62mila
euro come consigliere e rinunciato ai 500mila euro da presidente. Sui
costi interni, già falcidiati dopo la chiusura di 400 filiali e l'uscita
di 4.600 dipendenti, si punta ad altre 100 agenzie in meno anche se
Bruxelles ritiene sovrastimate le stime di risparmi.
7 settembre 2013
Andrea Greco
La Repubblica
La Repubblica
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