Alla fine Turiddo Campaini lascia a 73 anni e mezzo di cui 41 come presidente di Unicoop Firenze
Una figura importante del mondo cooperativo con luci e ombre
Una figura importante del mondo cooperativo con luci e ombre
Ce lo aspettavamo e, a essere sinceri, un po' lo speravamo anche. Campaini lascia la presidenza del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze, ma non definitivamente: probabilmente sarà presidente onorario. Una carica inventata proprio per lui e come per lui si maligna che Unicoop nel 2008 scelse il sistema di gestione duale che è composto da un consiglio d’amministrazione, cui spetta la gestione della società, e
di un consiglio di sorveglianza in rappresentanza dei soci, con
compiti di controllo. Il fatto era che Campaini, presidente dal 1973, aveva già oltrepassato la soglia dei 65 anni, età in cui per convenzione di solito i manager Coop lasciano per essere ricollocati in altre società sempre orbitanti attorno alle mondo cooperativo.
Parlare di Campaini per noi è complesso, poiché nell'immaginario collettivo dei quasi ottomila dipendenti di Unicoop Firenze ha assunto una presenza che travalica quella del ruolo di presidente. Campaini è una sorta di padre putativo, il grande vecchio silenzioso e saggio, un costante punto di riferimento, una figura rassicurante a cui tutti sono legati. Sarebbe ingeneroso sostenere che dopo 41 anni di presidenza è naturale diventare un'icona. Campaini è amato e rispettato non solo perché siamo abituati alla sua impalpabile presenza da sempre, ma soprattutto perché il rispetto e la stima se li è guadagnati. Così come è stato un punto di riferimento importante per tutto il movimento cooperativo.
Le ragioni di un addio: innanzitutto l'età
I motivi della scelta sono molteplici, alcuni ovvi. E' chiaro che l'età ha un peso rilevante, ma è riduttivo pensare che questo sia il solo elemento che pesa. E' vero che Campaini va verso i 74 anni ed è presidente di Unicoop da 41, dai tempi di Nixon, come ebbe perfidamente da chiosare un lanciatissimo Renzi. Anche il fatto che annunci la sua uscita appena dopo la strabordante vittoria elettorale dell'ex sindaco di Firenze alle europee assume un forte connotato simbolico.
I rapporti col nuovo PD di Renzi
I due non si sono mai amati, e la storia personale di Campaini parla chiaro riguardo le sue posizioni politiche che hanno radici nel partito comunista. Il presidentissimo lascia probabilmente anche perché il suo amato partito non c'è più, Renzi lo ha sminuzzato e ricomposto a sua immagine e somiglianza. E' il mondo di riferimento di Campaini che sta cambiando e lui non lo capisce e non lo vuol capire. Così sono saltati, almeno momentaneamente, i canonici ancoraggi politici e, ultima beffa, Renzi ha scelto un uomo delle Coop come ministro, ma particolarmente vicino alle Coop emiliane (i cugini rivali nella letteratura cooperativa), che considera più dinamiche e più affini al suo modo di pensare ed agire. Abbiamo negli occhi la foto di un incontro del marzo scorso su una panchina di via Carlo del Prete tra Campaini e Nardella, un tentativo di riallacciare con chi comanda ora. Quell'immagine così malinconica è decisamente emblematica. La scelta di Campaini è forse dettata anche da una tendenza generale ad un giovanilismo aprioristico e un po' superficiale, guarda caso conforme al Renzi pensiero. In buona sostanza il presidente inaugura un rinnovo generazionale che non si fermerà solo alla sua persona. Anche la poltrona del fido Golfredo Biancalani, 67enne presidente del consiglio di gestione, parrebbe pronta per un avvicendamento. Si renderanno così più chiari i ruoli, dove il presidente che conta sarà quello del consiglio di gestione, senza essere soverchiato da una figura imponente come quella di Campaini al cui posto siederà la meno ingombrante Daniela Mori come rappresentante dei soci. Bisogna notare come le scelte di successione sembrano essere orientate ad una linea di continuità interna ad Unicoop Firenze (la Mori è direttore del settore soci e vicepresidente della fondazione Il cuore si scioglie), ben lontane dal tentativo fatto con la nomina di Armando Vanni a presidente del consiglio di gestione nel gennaio del 2008. Il Vanni proveniva dalla presidenza del Consorzio Etruria, impresa di costruzioni allora molto vicina ad Unicoop Firenze ed adesso finita in concordato preventivo dopo oscure vicissitudini. Fu "costretto" alle dimissioni già nel marzo del 2009, a seguito di mai completamente chiarite divergenze proprio con il Campaini. In seguito è stato al centro di indagini della magistratura inerenti il suo operato come presidente del Consorzio Etruria e della BTP. La lezione è evidentemente servita.
I rapporti con le Coop emiliane
Le relazioni tra cooperazione toscana e emiliana sono state tutto sommato scorrevoli e di reciproca soddisfazione fino alla metà degli anni 2000. Partecipazioni finanziarie incrociate garantivano la reciproca presenza di Unicoop Firenze, di Mps e delle coop emiliane sia in Unipol attraverso la finanziaria Holmo, sia in Mps partecipata oltre da Unicoop Firenze anche da Unipol. Poi arrivò l'estate del 2005, quella dei furbetti del quartierino e del tentativo di scalata della Unipol di Consorte su BNL. Il mondo Coop e i DS entrarono in fibrillazione. Consorte, nel tentativo di racimolare la somma necessaria per accaparrarsi BNL si rivolse anche a Campaini che però non apprezzava affatto l'operazione sia perché - dice Campaini - nessuna cooperativa che avesse aderito avrebbe avuto la possibilità di dire la sua, sia perché - era un progetto costruito su alleanze che non mi entusiasmavano affatto. Come è noto l'opa tentata da Unipol naufragò tra inchieste giudiziarie e figuracce. L'universo dei DS, del segretario che voleva una banca e delle Coop erano stremati. In questo contesto e grazie proprio al suo niet a Consorte, gli emiliani chiesero a Campaini di assumere la presidenza di Finsoe (la Spa delle Coop che controlla Unipol). Fu un gesto di inequivocabile riconoscimento volto a testimoniare che i valori del mondo cooperativo così bistrattati da faccendieri spericolati trovavano il suo più degno rappresentante nel prudente presidente di Unicoop Firenze, che accettò l'incarico (9 gennaio 2006). Campaini cercò di indirizzare Unipol verso la banca di riferimento di Unicoop Firenze, Mps, ma gli emiliani fecero muro. Le dimissioni di Campaini da Finsoe nel settembre 2006 segnarono una rottura insanabile. Da quel momento le strade finanziarie di toscani e emiliani si separarono. Unipol uscì da Mps e Unicoop ed Mps uscirono da Holmo, la finanziaria che all'epoca nella catena di controllo stava sopra Finsoe.
La sua assenza ai funerali di Claudio
Una dolorosa parentesi che ci tocca da vicino. Il 21 luglio 2011 nei magazzini Unicoop Firenze di Scandicci un incidente sul lavoro tolse la vita al nostro amico e collega Claudio Pierini, detto Piero. Tra qualche giorno per quell'episodio comincerà il processo penale che vede rinviati a giudizio due dirigenti di Unicoop. E' stato il primo e auspichiamo l'unico morto sul lavoro in Unicoop Firenze. Al funerale parteciparono in molti, tutti i compagni di lavoro e anche i dirigenti apicali. Mancava però Turiddo Campaini e la sua assenza non solo ci addolorò oltremodo, ma una indelicatezza simile da lui non ce la saremmo mai aspettata e non possiamo dimenticarlo.
Il disastro di MPS
La vicenda è nota e ha senz'altro offuscato la fama del nostro presidente, forse in modo indelebile. D'altra parte il suo pensiero sulla borsa è contraddittorio, visto che la considera sinonimo di speculazione. Sulla partecipazione di Unicoop in Mps ci limitiamo ai punti essenziali. Unicoop Firenze comincia ad investire sulla banca senese all'inizio degli anni 2000. Negli quinquennio successivo la partecipazione si assesterà attorno ad una quota del 3% circa. L'intenzione era quella di sostenere la Fondazione MPS creando uno zoccolo duro nell'azionariato nel tentativo di vincolare la banca al territorio. Dice Campaini: in quegli anni era forte il timore che gli istituti bancari diventassero preda dei concorrenti stranieri. In più si stava discutendo di introdurre una norma che imponesse alle Fondazioni bancarie di scendere sotto il tetto del 30% nella proprietà degli istituti, in sostanza si voleva ridimensionare il ruolo delle Fondazioni e permettere l'ingresso di nuovi soggetti nel mondo bancario. In qualche misura Campaini contribuiva a mantenere, mutatis mutandis, le condizioni di chiusura del mercato che avevano permesso ad Unicoop Firenze di gestire, grazie ad amministrazioni vicine, la concorrenza con Esselunga. Però stavolta gli va davvero male e Unicoop Firenze finirà per uscire da Mps con oltre 400 milioni di perdite e i soci prestatori innervositi che toglieranno circa 700 milioni dai libretti nel giro di tre anni. Inoltre la Banca d'Italia lo sanziona per complessivi 444mila euro. Una débâcle. Noi scrivemmo circa un anno fa: Campaini
deve rispondere del disastro, anche perché con i suoi 40 anni di
presidenza in Unicoop Firenze è un simbolo per tutto il mondo
cooperativo, deve riconoscere gli errori e assumersi la sua parte di
responsabilità con un atto forte e deciso. E' tempo che lasci che la sua
creatura cammini con le sue gambe e affronti i marosi con altri
capitani. Se farà questo gesto, e insieme a lui quelli della prima ora
che lo circondano, lo rispetteremo e lo ricorderemo con stima e affetto.
Ovviamente non pensiamo che abbia raccolto il suggerimento dal nostro blog, era semplicemente un'indicazione di buon senso e di misura. Siamo lieti che il buon senso e la misura che spesso, ma non sempre, hanno contraddistinto le sue scelte abbiano infine prevalso.
Sul presidente Campaini abbiamo pubblicato molto materiale. Per leggerlo basta scorrere questa lista.
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