Nelle vicende di Mafia Capitale che gettano una luce pessima sul mondo cooperativo, Mario Frau, ex dirigente Coop, vede una continuità in quella che nel suo libro La Coop non sei tu, definì la mutazione genetica delle Cooperative
Il post che segue è un insieme di riflessioni sul mondo Coop di Mario Frau dopo lo scandalo Mafia Capitale. Frau è stato Direttore alla programmazione e sviluppo di Novacoop e membro della Direzione dell'Associazione Nazionale Cooperative di Consumo. Lo abbiamo conosciuto nel 2010, dopo aver letto il suo libro La Coop non sei tu dal significativo sottotitolo: La mutazione genetica delle Coop, dal solidarismo alle scalate bancarie. Su quel libro il blog intervistò l'autore.
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Nel mio saggio La Coop non sei tu ho
più volte usato il termine mutazione
genetica riferendomi ai
cambiamenti che hanno coinvolto le grandi coop. Che ci sia stata tale
trasformazione - meglio sarebbe usare il termine degenerazione - che ha
investito diffusamente alcune grandi Coop che operano in una pluralità di
settori dell’economia, lo confermano i fatti di questi giorni emersi a Roma.
Tale mia convinzione è supportata anche dalla progressiva finanziarizzazione di
tutto il sistema cooperativo e l’affermazione al proprio interno di una casta autoreferenziale di intoccabili,
l’assenza di adeguati controlli democratici da parte dei soci, che sono stati
emarginati ed esclusi da qualsiasi processo decisionale. Il modello
solidaristico è stato abbandonato, per sposare tout court la logica del
profitto, omologandosi alle imprese capitalistiche. Si è così affermato una
sorta di organismo geneticamente
modificato che, godendo di molti privilegi, crea una distorsione del
mercato e anziché distinguersi dalle imprese di capitali, ha finito per
scimmiottarle, omologandosi ad esse. Dopo la nascita del PD, che ha
indubbiamente affievolito il collateralismo, alcune coop hanno cominciato a
intessere rapporti anche con gli altri partiti.
Il verminaio che sta uscendo dallo scandalo di
Mafia Capitale dà idea di un malcostume diffuso e tollerato. Non credo che sia un fenomeno isolato,
come dimostra anche la recente vicenda dell’Expo, ma è presumibile che abbia
investito anche altre grandi cooperative. Ho letto un interessante articolo a
firma di Andrea Cangini, che merita essere riportato in parte: Ad
esempio Salvatore Buzzi,
protagonista dello scandalo Mafia Capitale si sapeva che aveva
precedenti per truffa e omicidio, fondatore di una cooperativa di ex detenuti e
da lì divenuto membro, a Bologna, del consiglio di sorveglianza del Consorzio
nazionale servizi (Cns). «Ti presento il capo delle cooperative rosse di Roma»,
disse Alemanno a Berlusconi mentre Buzzi gli tendeva la mano. «In Cns sono
riverito», ha detto Buzzi in un’intercettazione. E l’incarico di sorvegliante
che gli è stato affidato dimostra che non ha detto il falso. Ora, pur evitando
facili moralismi, è chiaro che la parola «valori» esibita da Legacoop sul
proprio sito s’è persa. Si è persa perché si è persa l’identità di
un’associazione di lavoratori nata per nobili ideali, ma cresciuta male. La
base, ancora popolata di persone che ci credono, è sconcertata. E non se ne
esce costituendosi parte civile nel processo capitolino. Se ne esce affrontando
la realtà. La realtà di un’associazione di imprese perfettamente calata nella
logica capitalista. Urge metter mano, se non alla Costituzione, almeno allo
statuto.”
Qualche giorno fa che Poletti ha rilasciato una intervista a Repubblica,
sostenendo che era assolutamente normale
partecipare a quella cena (quella con Buzzi e esponenti del clan dei
Casamonica), dichiarando testualmente: come
presidente di Legacoop ho partecipato sempre alle iniziative ed alle assemblee
delle cooperative aderenti. Era dunque assolutamente normale che
partecipassi alla cena organizzata dalla cooperativa sociale 29 giugno, che
aveva per obiettivo il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti e delle
persone più deboli. Fa presente Poletti che quando si vive in questo mondo e si vede come lavorano le cooperative
sociali, non si pensa che possano esistere comportamenti come quelli che oggi
vengono alla luce. Mi permetto solo di fare qualche osservazione. Tutto
bene, Poletti, ma chi aveva il compito di controllare la correttezza di Buzzi e
della cooperativa associata 29 giugno? In primis lo aveva il servizio revisioni
di Legacoop, in secundis l'associazione di appartenenza, deputata a controllare
e a vigilare, come prevede la legge.
Anche in questa circostanza torna alla mente quello
che ebbe a dire un grande sindacalista e uomo di cultura come Bruno Trentin, che dopo la
fallita scalata alla BNL da parte di Unipol: le Coop hanno
perso l’anima inseguendo ad ogni costo il profitto e l’arricchimento a scapito
dei propri valori originari.
La mutazione
genetica consiste nel fatto che
i vari supermercati e ipermercati coop sono diventati le filiali di una grande
Banca, senza tuttavia soggiacere ai vincoli e ai controlli imposti alle Banche
dalla Banca d’Italia, con la messa a rischio del prestito sociale e dei posti
di lavoro come è accaduto recentemente alla coop in Friuli. Tali attività
finanziarie, svolte in modo talvolta spregiudicato, spostano ingenti risorse
dagli investimenti produttivi sui mercati che non si conciliano con le finalità
sociali, etiche e mutualistiche che ne dovrebbero guidare l’attività.
Dopo le vicende di Mafia Capitale viene da chiedersi se ci sia ancora spazio
per una realtà cooperativa sana. Credo
che ci siano oggi molti spazi per lo sviluppo e il rilancio di un modello
cooperativo sano, in grado di offrire alle giovani generazioni una alternativa
al precariato e alla disoccupazione, riempiendo gli spazi che le grandi imprese
di capitali non riescono ad occupare. Penso che una organizzazione di persone
che si mettono assieme per dotarsi di servizi o di un posto di lavoro a
condizioni più vantaggiose rispetto al mercato in un momento di generale
impoverimento, come accade in questo periodo, sia di estrema attualità. Per
fortuna non tutto il sistema cooperativo è composto da coop degenerate e
corrotte, governate da caste autoreferenziali che non rispondono mai a nessuno
del loro operato e meno che mai ai propri soci. Il problema della
partecipazione dei soci alla vita sociale delle cooperative ha assunto negli
ultimi anni, a causa della diffusa disaffezione, un aspetto molto preoccupante,
per non dire patologico. Di norma alle assemblee separate di bilancio partecipa
una percentuale bassissima degli aventi diritto e approvano ad occhi chiusi
qualsiasi decisione, molto spesso non comprendendo neppure il significato di
ciò che vanno ad approvare. Nell’ultimo decennio sono nate cooperative di ogni
genere che praticano salari da fame, non pagano i contributi previdenziali ed
evadono le imposte. Esse agiscono ai margini della legalità, facendo
concorrenza sleale alle imprese e alle cooperative sane e solo in qualche
occasione finiscono nelle maglie della giustizia. Vengono chiamate cooperative spurie, sono cooperative
controllate da pochi capi bastone (i negrieri del terzo millennio) dediti alla
intermediazione di manodopera, sia Italiana che straniera che svolge lavori
dequalificati, con turni e ritmi di lavoro massacranti, come nel caso della
logistica. Anche questo fenomeno, da combattere con ogni mezzo, è la prova di
come la mutazione genetica delle coop
si sia spinta molto avanti, direi quasi tollerata.
Diversa è per fortuna la situazione di molte
piccole e medie cooperative, dove spesso il presidente è realmente espressione
dei soci e vive del proprio lavoro partecipando onestamente al successo del
sodalizio. La partecipazione e il controllo da parte dei soci si sviluppa in
modo libero e senza ostacoli, in nome della trasparenza e del rispetto delle
regole statutarie e democratiche condivise. Ciò detto, occorrono urgenti
provvedimenti legislativi per arginare fenomeni come quelli accaduti nella Coop
29 giungo di Roma e in altre cooperative.
Per concludere, ritengo indispensabile una riforma organica della legislazione sulla cooperazione in modo da garantire maggiormente i soci circa il rispetto dei principi solidaristici e mutualistici, della correttezza amministrativa ed etica dei propri manager.
Mario Frau
18 dicembre 2014
1 commento:
Ciao mi presento,sono un rappresentante di 43 lavoratori gruppo tuo che per 2 anni ha fatto da ufficio acquisti per unicoop tirreno dopo lo scambio tuo dico.ora dal 1 gennaio nn serviamo più a nessuno e ci ritroviamo a casa mentre entrambe le parti continuano ad assumere. Vorrei poter far uscire questa cosa sono disposto a qualsiasi cosa pur di far sapere la verità rimango in attesa cristiano
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