30 aprile 2011

COOPERATIVE, SI ALLARGA A MACCHIA D'OLIO IL LAVORO NERO



Le infiltrazioni della mafia, la concorrenza sleale, i casi, sempre più numerosi, di vero e proprio sfruttamento soprattutto a danno dei migranti


Il fenomeno è ormai vastissimo e gli strumenti di controllo inadeguati

Nel 2010 la situazione è peggiorata ulteriormente, delle 57 cooperative controllate nessuna era in regola.

Le infiltrazioni della mafia, la concorrenza sleale, i casi, sempre più numerosi, di vero e proprio sfruttamento soprattutto a danno dei migranti. Sono tanti, ormai, i campanelli d’allarme che stanno suonando in casa Legacoop sulle cosiddette cooperative spurie.

Spurie, per non dire “lavoro nero”, “falsi soci”, “appalti al massimo ribasso”, trattamenti retributivi ampiamente sotto la media. La crisi economica, in poche parole, rischia di trasfigurare del tutto lo spirito del mutualismo che è alla base del fenomeno della cooperazione. Il fenomeno non è nuovo. «Ma sta diventando sempre più problematico», dice Giuliano Poletti, presidente di Legacoop. Nel corso dell’ultimo congresso, celebrato poche settimane fa a Roma, se ne è parlato parecchio. A scuotere i delegati è salito sul palco don Luigi Ciotti. «L’etica - ha detto - è fatta di gesti coerenti e si deve leggere nei comportamenti, è il nutrimento della democrazia, in un’epoca in cui si registra il crollo della moralità pubblica».

Dai controlli effettuati su una percentuale di cooperative pari al 10-15% del totale, due su tre sono risultate irregolari; percentuale che nelle province di Milano e Lecco sale all’82%. Sotto i riflettori soprattutto quella fetta di coop non iscritte alle tre centrali. Su dieci realtà solo 4-5 fanno parte di sistemi organizzati. Il resto si muove nell’“area grigia”. In Italia le coop sono in totale più di 150mila. Di queste, 20.400 aderiscono a Confcooperative, 14.500 a Legacoop e 8.000 ad Agci.

Un fenomeno che sta prendendo sempre più piede è quello delle cooperative che nascono e muoiono nell’arco di pochi giorni, per poi ricomparire sotto un altro nome, soprattutto nel settore dei servizi. Giusto il tempo di presentarsi in qualche bando pubblico o intercettare i contributi. Lo consente la legge. Così come la legge consente di poter mettere in piedi una coop con soli tre membri. Una situazione molto fluida in cui, come raccontano i verbali degli ispettori, «anziani e disabili» vengono messi alla guida di piccole imprese al solo scopo di godere delle agevolazioni.

Alcuni strumenti istituzionali per combattere il fenomeno ci sarebbero: l’osservatorio e le revisioni. Il condizionale è d’obbligo, perché il primo si trova a dover fare i conti con un fenomeno macroscopico; il secondo è bloccato presso il ministero dello Sviluppo economico.
«Il punto è quello di riorientare l’attività ispettiva - sottolinea Carlo Marignani, responsabile delle Relazioni industriali di Legacoop - in modo che non si proceda alla cieca nell’individuare le attività illecite». C’è un grosso defilcit di controlli nei territori, quindi, che Legacoop può arginare solo se arriva a coinvolgere di più i suoi terminali.

Recentemente a Parma, proprio l’Osservatorio provinciale permanente sulla cooperazione ha fotografato la situazione degli ultimi 3 anni di 150 cooperative della pronvincia. E i risultati sono stasti i seguenti: nel 2009 su 89 società controllate solo una era in regola; nel 2010 la situazione è peggiorata ulteriormente dato che delle 57 cooperative controllate nessuna era in regola. I controlli sono stati effettuati da tecnici di Inps e Inail e dalla Direzione provinciale del lavoro.

Nel 2009 le sanzioni si aggiravano intorno ai 176mila euro, mentre nel 2010 sono stati raggiunti numeri da record: 490mila euro. Le cooperative sanzionate lavoravano nei seguenti settori: edilizia, facchinaggio, logistica e metalmeccanica.
A Milano, poi, dal primo gennaio al 31 agosto 2010 gli accertamenti hanno svelato 1.101 posizioni di lavoro irregolari.



28 aprile 2011

Fabio Sebastiani

Liberazione.it


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