19 febbraio 2012

UNICOOP TIRRENO PUNTA AL RILANCIO E DICE STOP AGLI IPER

Per il rilancio la Coop toscana si appresta a coprire la voragine finanziaria degli ultimi anni (3 bilanci in passivo), frutto di scelte sbagliate in territori come la Campania, radicandosi sul territorio e uscendo dal format iper come già Unicoop Firenze e altre Coop nazionali stanno facendo

Intanto però il prestito sociale è in calo


Al quartier generale di Unicoop Tirreno, a Riotorto, si respira un’aria nuova. Il lavoro dei due nuovi direttori, Massimo Lenzi (organizzazione) e Fernando Pellegrini (finanza, patrimonio e bilancio) ha portato ad una totale riorganizzazione interna.

E’ preludio ad una nuova fase di crescita della cooperativa di Vignale che si appresta a coprire la voragine finanziaria degli ultimi anni, frutto di scelte sbagliate in territori difficili (come la Campania). Un percorso in salita che parte dal 2012 e durerà fino al 2015, con l’unico obiettivo di risanare i conti ed affrontare le nuove sfide sul fronte della concorrenza con gli altri marchi di vendita locali. Il pareggio di bilancio è attesto solo entro il 2014.

I dettagli del bilancio preventivo 2012 saranno presentati lunedì prossimo (alle 16) al cinema teatro Metropolitan. Il mercoledì successivo c’è il bis all’interno della Cittadella delle Associazioni, in via Pertini, a San Vincenzo, anche per i soci di Venturina e Campiglia.

A questi due incontri Unicoop Tirreno si presenta con due dati interessanti: un fatturato di mille e 200 milioni di euro ed una base sociale formata da oltre 890mila soci. Di questi circa 140mila sono anche depositari dei loro risparmi. Ora la filosofia di sviluppo Unicoop parla una nuova lingua: prima di tutto ci sarà un’attenzione particolare al contenimento dei prezzi, poi sarà cancellata la divisione netta tra iper, supermercato e piccolo incoop.

Una delle regole d’oro di Unicoop Tirreno sarà quella di radicarsi dentro i territori, come vollero nel Dopoguerra i padri fondatori (i soci che la formarono). Tradotto in gergo commerciale, significa una lotta impegnativa alla concorrenza, nella convinzione che questa crisi modificherà anche in futuro i comportamenti economici delle famiglie, che saranno sempre più orientate all’essenziale.

Stop agli ipermercati. Perché il peso di una crisi economica che dura ormai da qualche anno sta mettendo all’angolo questo tipo di strutture, grandi e troppo costose. Al contrario, i piccoli negozi, che si trovano nei centri storici, vanno alla grande. Stilando la lista di costi e ricavi di ogni singolo canale di vendita, il risultato è fin troppo chiaro. Tanto da scrivere un nuovo capitolo negli investimenti di Unicoop: d’ora in avanti avremo solo i superstore alimentari. Questo perché il cibo regge alla crisi: le vendite sono calate solo dell’1,4 per cento. Piccola cosa davanti al crollo registrato dagli altri settori, pari al 7 per cento solo nel 2011.

Prestito sociale in calo. Tra gli effetti della crisi, ne è convinto Pellegrini. E sotto l’effetto di tagli ed aumenti, le famiglie continueranno a prelevare i loro risparmi anche per tutto il 2012. Unicoop s’impegna ad ovviare alle difficoltà di prelevare oltre i mille euro in contanti, per via dei provvedimenti antievasione introdotti dal governo Monti. In aumento solo il numero dei nuovi soci prestatori, a seguito di una campagna a sostegno del prestito a loro riservata. Unicoop Tirreno guarda con timore questo andamento perché è da questi soldi che derivano parte degli investimenti di tutta la cooperativa.


16 febbraio 2012

Katia Ghilli

Il Tirreno


7 commenti:

Anonimo ha detto...

è chiaro, si tratta di un comunicato stampo, nulla più!
Necessaria in fase assembleare che una cooperativa spinga al consenso nei suoi territori storici, ci mancherebbe altro! Sorprende invece come il giornale che pochi mese fa intitolava a grandi lettere sulle decine di esuberi della sede di Vignale, oggi non si ponga più alcuna domanda guardando il cielo sereno annunciato come cosa fatta...anche questo un miracolo del governo tecnico?

Anonimo ha detto...

In realtà si dicono un mare di baggianate: unicooptirreno
dopo sei anni di cura "Lami" è agonizzante, altro che sereno, il presidente ormai, fatto l'irreparabile, prova a trovarsi un buen ritiro, la disgrazia é per chi resta, in tutto questo il cda continua a credere a stupidi piani di rilancio, che ogni anno spostano avanti di almeno un altro anno il raggiungimento del pareggio.

Anonimo ha detto...

Pare evidente che la situazione di Unicoop Tirreno è molto difficile. Quando si usano espressioni come "radicarsi dentro ai territori" si ammette tutta la difficoltà che sommerso la coperatica quando ha cercato di allargare la propria area d'influenza (vedi il pasticcio con relativo buco milionario combinato in Campania). Qui più che "radicarsi" pare un disperato tentativo di ancorarsi ad un territorio che invece comincia ad erodere la forza vera delle Coop (e forse la reale mission): il prestito sociale. Non ci è dato di sapere la quantificazione di questa fuoriuscita dai libretti, imputata nell'articolo unicamente alla crisi. Il bilancio del 2011 farà luce, specie se comparato alle altre Coop. La sensazione è che il calo sul prestito sociale sia derivante anche dalle condizoni di difficoltà della Coop Tirreno e che alcuni soci preferiscano non accollarsi un rischio eccessivo. Rimane la strada della fusione con Unicoop, nonostante la recalcitranza dell'attuale leadership della Coop guidata da Lami.

Anonimo ha detto...

In un indubbio quadro di difficoltà, e vendo dare ad ognuno le sue colpe, e' giusto dire che la scelta della Campania non l'ha fatta o non del tutto l'attuale dirigenza ma e' frutto di almeno un ventennio di scelte. Casomai gli investimenti sono stati abnormi rispetto alle potenzialità patrimoniali e di questi, dopo anni x arrivare alle realizzazioni, solo pochissimi sono risultati profittevoli. Inoltre sono state prese nel tempo anche decisioni non facili come la chiusura dei mini mercati al sud, la chiusura del super del prenestino, la vendita di teverola, la chiusura di benevento, il ridimensionamento di afragola ecc...
Sui libretti temo sia un dati di sistema, che fa bingo con calo dei depositi bancari, guarda caso specie in Toscana.
In verità, oltre agli errori propri di unicoop Tirreno, c'e da dire che quello del libretto coop e' una forma di risparmio di altri tempi e mi attendo un calo fisiologico e anche veloce. Sono pronte le coop al fare a meno di queste risorse? I loro bilanci possono reggere senza? Si dovra' velocemente tornare alla redditivita' caratteristica e di nuovo imparare a fare risultati ADEGUATI vendendo generi alimentari. Sfida più difficile x vignale che ha depositi x oltre 4 volte il patrimonio. La sfida allora si vi ce proprio nei territori storici, adeguando la rete, i venendo in promo, ripensando lo sviluppo su Roma, trovando velocemente una sostenibita' economica in Campania o sia attuata una ordinata ritirata.
In bocca al lupo, da cooperatore sono con voi

Anonimo ha detto...

Tutto il sistema cooperativo subisce la pressione di una crisi: prestito sociale, consumi...ecc ecc .Chi ha le spalle strette anche di più! Tirreno però ha anche un problema di Governance: se non ricordo male il gruppo di testa ed il CDA(non è cambiato molto negli ultimi 15 anni)è rimasto paralizzato per anni tra le 2 correnti di potere. E' stato ondivago sulla Campania, addirittura ha dichiarato nei fatti l'impotenza a far tornare i conti ad Afragola e poi investe milioni in una struttura anacronistica a Salerno. Invece di presidiare i territori ribaltando sulla convenienza i pochi soldi a disposizione preferisce finanziare palazzinari per costruire altre cattedrali nel deserto, altro che dignitosa ritirata!!!

Anonimo ha detto...

Tornando sull argomento sviluppo sl sud, avendo lavorato in Campania in tutt altro settore, mi sento di dire che quello di Salerno e' probabilmente l' unico posto dove consiglierei di aprire un nuovo superstore. Alta concentrazione abitativa in rapporto all estinzione territoriale, reddito medio più elevato che nelle zone limitrofe, popolazione in crescita e criminalità organizzata meno presente. Aggiungo anche un ottimo sindaco. Ancora, il tema del sud sempre più appare un tema di movimento e non l'avventura di una sola coop, si veda oltre a coop Tirreno in Campania anche estense in Puglia, le coop in Sicilia, i progetti sulla Calabria, l'impegno immobiliare di Firenze sempre in Campania. Le opportunità di successo aumentano se sono di sistema.

bruciani stefano negozio di MASSA ha detto...

una cooperativa mediocre e senza umilta'