L'articolo di Roberta Scagliarini sull'argomento ha dato lo spunto per un'approfondimento scritto per il blog da Mario Frau
Le coop della Toscana e Unicoop Firenze alcuni mesi fa minacciarono di uscire da Coop Italia, un ritornello che a fasi cicliche ha caratterizzato da sempre i rapporti tra le coop emiliane e toscane.
Nei momenti di scontro sulle strategie i toscani minacciano di separarsi per creare una Centrale Acquisti separata, ma tutti sanno che non lo faranno mai. Troppe sono le ragioni che ostacolano tale scelta separatista. I toscani sanno bene che godono dei vantaggi della “massa critica” rappresentata dal consorzio nazionale per gli acquisti Coop Italia, poi ci sono le sinergie negli spot pubblicitari milionari, c’è la questione dei prodotti a marchio Coop che non potrebbero più utilizzare una volta fuori, infine c’è la comune militanza politica della stragrande maggioranza dei dirigenti apicali.
Ma allora perché si arriva a minacciare scissioni e scelte separatiste dal sistema Coop Italia? Le ragioni sono tutt'altro che marginali. In primis è che ci sono strategie e storie diverse tra le coop toscane, gli emiliani e il resto del movimento. Gli emiliani fanno sempre la parte dell’asso pigliatutto, lasciando ai toscani quasi sempre qualche briciola, come ad esempio la scelta delle sedi, che significano posti di lavoro e potere. Coop Italia e Unipol sono entrambe a Bologna, con alla testa due emiliani doc come il Presidente di Unipol Luigi Stefanini (ex segretario del P.C.I. Bolognese) e il Presidente di Coop Italia Vincenzo Tassinari, (di provenienza P.S.I. ) cresciuto all'interno del mondo coop emiliano. Ai toscani vengono riservati sempre ruoli subordinati se non proprio marginali, evidenziando un certo sciovinismo emiliano.
La spaccatura del 2005 sulla scalata alla Bnl portò il movimento cooperativo a separare i propri destini finanziari. Unicoop Firenze, guidata dall'inossidabile Campaini, scelse di rafforzare la propria presenza in Mps, su Unipol invece si concentrarono soprattutto le coop emiliane, altre ancora con presenze in alcune banche come la Carige (Coop Liguria), la Popolare di Spoleto (Coop Centro Italia) e la Popolare dell’Emilia Romagna (Coop Estense). Proprio in questi giorni, con le dimissioni di Tassinari da Presidente del Consiglio di Gestione di Coop Italia, si è consumato l’ennesimo scontro tra le cooperative toscane, quelle emiliane e del nordovest. Il contrasto verte su come affrontare la crisi, la perdita di clienti e di ricavi e su come gestire i rapporti con l'industria e i consumatori. Si tratta di uno divergenza di vedute che vede una divisione piuttosto netta tra i toscani e il resto del movimento che, prima o poi, sarà destinato a ricomporsi, magari concedendo spazi di autonomia alle strategie di Unicoop Firenze e delle altre coop toscane , come del resto è sempre accaduto.
Le figure storiche che dominano la discussione sono pezzi da novanta come Turiddo Campaini, 73 anni, da più di 30 anni a capo di Unicoop Firenze (dai tempi di Nixon, come ha precisato recentemente il sindaco di Firenze, Renzi), e Vincenzo Tassinari, 64 anni, da 25 presidente di Coop Italia, ora soccombente e dimissionario.
Questo il motivo centrale dello scontro strategico: secondo i cooperatori toscani guidati da Campaini la leva vincente per affrontare la crisi e le prospettive future sarebbe da ricercare nell'efficienza e nel presidio del territorio anziché nella centralizzazione e la dimensione aziendale (quindi meno centralizzazione delle strategie e più spazio invece all'autonomia di ciascuna cooperativa e di ciascun manager-presidente). E’ convinzione di Unicoop Firenze che di fronte all'impoverimento di vasti strati sociali della popolazione, le coop sono chiamate a svolgere un ruolo anti-inflattivo, cioè di calmierazione dei prezzi per tutelare un potere d’acquisto di soci e consumatori che si va sempre più assottigliando. Il problema di fondo è come realizzare un simile ambizioso obiettivo, visto che una parte rilevante del movimento cooperativo manifesta serie difficoltà competitive, con il margine operativo se non in rosso certamente molto risicato. L'unica che riesce a farlo con successo è Unicoop Firenze, che ha i prezzi più bassi di tutte le altre cooperative. E' inoltre la più grande coop Italiana, con quasi 3 miliardi di fatturato, da anni citata per la sua convenienza davanti ad Esselunga e con uno scarto rispetto alle altre Coop (dato certificato da una indagine di Altroconsumo). Forte di una leadership dimensionale e di prezzo, è circolata la voce che Campaini , negli ultimi mesi, aveva più volte minacciato la scissione da Coop Italia trascinando con sé le altre Coop Toscane e Umbre e ipotizzando di creare una propria centrale acquisti separata. Campaini aveva una grande fretta di cambiare strategia commerciale, a cominciare dal ridimensionamento degli ipermercati, da tempo in sofferenza per la crisi dei prodotti no food e per la concorrenza dei grandi specialisti. I grandi ipercoop che operano nel territorio toscano sono in corso di ridimensionamento, con l’abbandono dell'insegna Ipercoop, per essere trasformati in Superstore (il format vincente inventato dal temibile concorrente Esselunga di Bernardo Caprotti) di dimensioni più ridotte. E nelle altre cooperative cosa sta succedendo? Tale ricetta non verrà seguita dagli Ipercoop delle altre cooperative emiliane e del nord ovest, che continueranno a sviluppare gli ipermercati, dimostrando di credere ancora in quel format.
Una vera e propria scissione da parte dei toscani non è però ipotizzabile in quanto essa avrebbe un prezzo altissimo come, ad esempio, la perdita del marchio Coop e soprattutto dei prodotti a marchio Coop che da soli rappresentano il 25% del giro d'affari del sistema. Lo scontro è comunque destinato a durare.
Le dimissioni di Tassinari e la decisione di sostituirlo con il Presidente della Coop Nordest, Marco Pedroni rappresenta un indubbio successo per Campaini per due ordini di ragioni.
Ne esce sconfitta la strategia di Tassinari e di Dalle Rive di puntare ad un accentramento dei poteri e delle funzioni più importanti in Coop Italia a discapito della autonomia delle singole cooperative; esce perdente anche il disegno di realizzare nel tempo una unica grande Coop nazionale mediante un processo di fusioni (del resto il Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Coop Italia, Dalle Rive, che è anche Presidente di Novacoop, ha fallito propria a casa sua quando è abortito il disegno di unificare le tre coop del Distretto Nord Ovest).
Esce invece vincente la strategia di Campaini che ha sempre ritenuto che la soluzione dei problemi di redditività che evidenziano le varie cooperative non si risolverebbe con il gigantismo e ha sempre puntato all'autonomia delle singole cooperative, alla flessibilità, alla valorizzazione del legame con il territorio, alla efficienza e alla competitività mediante politiche di contenimento dei prezzi.
La partita sulla strategia del sistema cooperativo è ancora tutta aperta, ma obiettivamente occorre riconoscere che Tassinari e Dalle Rive, fautori di una strategia di accentramento delle funzioni strategiche in Coop Italia, per il momento ne escono sconfitti e a goderne è Campaini. E ciò nonostante le disavventure sue e di Unicoop Firenze in MPS, che hanno comportato perdite colossali.
Mario Frau
1 commento:
sono profondamente deluso dal comportamento di Unicoop Firenze e allo stesso tempo di Coop Italia!
MI fa sorridere pensare che mentre alcuni colleghi rischiano di perdere il lavoro......i vecchi matusa al potere facciano a braccio di ferro!Cari miei la coop non è vostra!non dimenticatelo!MAI!
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