In passato le voci su processi aggregativi tra grandi coop non si sono concretizzate
Ora, sulla scia della fusione di due grandi cooperative edili si torna a parlare di una possibile soluzione tra Coop Nordest e Coop Estense
Ora, sulla scia della fusione di due grandi cooperative edili si torna a parlare di una possibile soluzione tra Coop Nordest e Coop Estense
Si ricomincia a parlare di fusioni nel mondo Coop. Anche in passato alcuni processi unificativi tra grandi coop sembravano prendere corpo per poi sfarinarsi. In particolare va rammentato il tentativo di aggregazione delle tre grandi coop della distribuzione del distretto nord-ovest (Coop Liguria, Novacoop, Coop Lombardia) perorato dal presidente di Novacoop, nonché attuale presidente del consiglio di sorveglianza di Coop Italia, Ernesto Dalle Rive. Il progetto poi non decollò e i motivi li indicammo in questo post.
Si parlò anche di una possibile fusione tra le due grandi coop toscane (Unicoop Firenze e Unicoop Tirreno) ma in questo caso erano solo voci e Unicoop Tirreno sembrò risoluta a non essere assorbita dalla consorella maggiore.
Ora però qualcosa pare cambiare. Le necessità spingono alcune boccheggianti realtà cooperative dell'edilizia a far massa critica e l'annunciata fusione tra i due colossi Unieco e Coopsette, costrette a chiedere la ristrutturazione del debito, pare essere solo un primo evento.
Come scrive Dario Di Vico, le coop al contrario dei privati hanno rinviato le ristrutturazioni aziendali e sono rimasti fedeli alla linea del solidarismo. Ma il sesto anno della crisi li costringerà in tempi brevi a cambiare registro. Un altro impulso al cambiamento potrebbe venire dall'avvicendamento di Poletti alla guida di Legacoop. Qui Di Vico si lancia in previsioni che sarebbero assai innovative nel paludato mondo Coop: la Lega potrebbe decidere di adottare un modello confindustriale e scegliere di volta in volta uno dei capi-azienda (come presidente - nota blog). In questo modo la nomina non sarebbe più “vita”, la rotazione sarebbe più veloce e nello stesso tempo si produrrebbe una conduzione più soggettiva. Tutto ciò in un universo come quello cooperativo, poliarchico e abituato a movimenti lenti, segnerebbe un’ulteriore discontinuità. L’unica cosa che appare certa è che il nuovo presidente - funzionario o manager che sia - sarà di estrazione emiliano-romagnola anche questa volta.
Si parlò anche di una possibile fusione tra le due grandi coop toscane (Unicoop Firenze e Unicoop Tirreno) ma in questo caso erano solo voci e Unicoop Tirreno sembrò risoluta a non essere assorbita dalla consorella maggiore.
Ora però qualcosa pare cambiare. Le necessità spingono alcune boccheggianti realtà cooperative dell'edilizia a far massa critica e l'annunciata fusione tra i due colossi Unieco e Coopsette, costrette a chiedere la ristrutturazione del debito, pare essere solo un primo evento.
Come scrive Dario Di Vico, le coop al contrario dei privati hanno rinviato le ristrutturazioni aziendali e sono rimasti fedeli alla linea del solidarismo. Ma il sesto anno della crisi li costringerà in tempi brevi a cambiare registro. Un altro impulso al cambiamento potrebbe venire dall'avvicendamento di Poletti alla guida di Legacoop. Qui Di Vico si lancia in previsioni che sarebbero assai innovative nel paludato mondo Coop: la Lega potrebbe decidere di adottare un modello confindustriale e scegliere di volta in volta uno dei capi-azienda (come presidente - nota blog). In questo modo la nomina non sarebbe più “vita”, la rotazione sarebbe più veloce e nello stesso tempo si produrrebbe una conduzione più soggettiva. Tutto ciò in un universo come quello cooperativo, poliarchico e abituato a movimenti lenti, segnerebbe un’ulteriore discontinuità. L’unica cosa che appare certa è che il nuovo presidente - funzionario o manager che sia - sarà di estrazione emiliano-romagnola anche questa volta.
Quella che pare certa è solo l'ultima considerazione, il resto è da vedersi, anche se appare un po' complicato. Sulle fusioni invece qualcosa stavolta potrebbe accadere e qualche antipasto c'è già stato, così si torna a parlare di quella tra Coop Consumatori Nordest e Coop Estense. Di seguito l'articolo che riporta la notizia.
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Coop Nordest e Estense, è l'ora delle aggregazioni
Se ne parla da oltre vent’anni ma il movimento cooperativo italiano è
pronto a voltare pagina per dare il via libera definitivo alle
aggregazioni nella grande distribuzione. Ad aprire la strada a Reggio in
fatto di fusioni sono già state Coopsette e Unieco, pronte a varare il gruppo unitario Unisette per scalare la classifica di general contractor e uscire dalla crisi nel settore delle costruzioni.
Il cambio degli assetti nel mondo della cooperazione non si ferma però
qui. In campo torna infatti la maxi aggregazione del settore consumo tra
Coop Nordest (presieduta dall’ex presidente della Lega
regionale Paolo Cattabiani, e con sede a Reggio, forte di una rete di
vendita che parte dall’Emilia e arriva a Trieste) e Coop Estense (nata dalla fusione tra Modena e Ferrara, presente anche in Puglia e nella provincia di Matera).
A fare il punto è stato pochi giorni fa il Corriere della Sera
con un articolo di Dario Di Vico, che trova conferme non ufficiali in
attesa del via libera. Anche a Reggio le voci corrono e, pur non essendo
state avviate procedure tecniche, il dossier è tornato a ingombrare il
tavolo dei rispettivi board.
Nel caso in cui dalle parole si passi ai fatti, verrebbe creato un vertice unico con vendite per oltre 2 miliardi di euro, poco meno di 2 milioni di soci, patrimoni aggregati da prime della classe e circa 10 mila dipendenti.
Le due coop vantano inoltre un prestito sociale di circa 2 miliardi di
euro, benzina a sufficienza per mettere sotto scacco i concorrenti e
finanziare un più accentuato sviluppo sui territori di competenza senza
dover elemosinare soldi alle banche. Non bisogna poi dimenticare la
ghiotta partecipazione in Finsoe, scatola finanziaria che controlla il gruppo Unipol-Fonsai, di cui le due coop detengono una quota pro-capite di poco inferiore al 11%.
La strategia di unificazione rientra in un più vasto processo di riordino del sistema accelerato dalla recente nomina del presidente nazionale di Legacoop Giuliano Poletti,
diventato ministro del Lavoro, che ha liberato il posto a Roma. Per la
sostituzione circolano diversi nomi ma l’unica certezza - secondo quanto
trapela - è che il nuovo presidente nazionale dovrà comunque arrivare
dall’Emilia-Romagna. Ad essere messa in lista c’è anche l’attuale
presidente della Lega di Reggio, Simona Caselli, una
donna-manager con esperienza finanziaria maturata nella cassaforte
cooperativa Ccfs. Caselli se la dovrà vedere però con candidati del
calibro di Giampiero Calzolari, presidente della
Granarolo e della Legacoop di Bologna. La corsa è appena cominciata e a
fare la differenza saranno certamente gli sponsor tanto in Emilia quanto
a Roma.
13 marzo 2014
Enrico Lorenzo Tidona
gazzettadireggio.gelocal.it
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