La Casa di riposo di Cervere (CN) ospita 32 anziani ed è gestita dalla cooperativa «Azzurra»
Ore di lavoro settimanali: 38. A 6,70 euro lordi l’ora. A fine mese: 800 euro netti. Si superano i mille mensili solo con decine di ore di straordinari, magari di notte.
Lo prevedono alcuni dei contratti della cooperazione che riguardano (stima Confcooperative provinciale) 1500 soci-lavoratori della Granda: in case di riposo, facchinaggio, pulizie. Per Confcooperative e Cgil, Cisl e Uil sono contratti «in pratica fuorilegge», perché alcune settimane fa il ministero del Lavoro, con una circolare specifica, ha dichiarato non validi i contratti detti «Unci»: con paghe più basse e meno tutele per il socio-lavoratore. C’è chi la chiama cooperazione «spuria».
Il ministero del Lavoro ha chiarito che, d’ora in avanti, è riconosciuto valido solo il contratto siglato dalle «associazioni più rappresentative» (Agci, Confcooperative, Legacoop, Cgil, Cisl e Uil). Tutto il resto? Nullo, «e il personale di vigilanza deve recuperare le differenze retributive». I sindacati stanno raccogliendo adesioni di soci-cooperatori, a cui è stato applicato il contratto «Unci» o altri simili.
Ad esempio la Uil Fpl per «difendere» i 12 peratori socio sanitari (Oss) che lavorano nella casa di riposo di Cervere (15 dipendenti, 32 anziani ospiti) ha chiesto al tribunale di Alba che la cooperativa Azzurra, che gestisce il ricovero per anziani, «si metta in regola con le disposizioni vigenti». Il segretario provinciale Giovanni La Motta: «Fino all’anno scorso c’era una sola oss che, ogni notte, affiancata da un volontario, seguiva i pazienti, che sono su tre piani: un lavoro impossibile. Ora volontari non ce ne sono più. Così a questa lavoratrici è stata chiesta una “notte passiva”: cioè non bollare e a fronte di 15 euro dormire nella casa di riposo a supporto di una collega. Ma senza il dovere di intervenire se non in casi di emergenza. Non è previsto dal contratto, con paga molto bassa. Su nostra richiesta è già intervenuto l’Ispettorato del Lavoro; chiederemo anche all’Inps di verificare. Quando al direttore della cooperativa abbiamo chiesto di applicare il contratto specificato dal ministero del Lavoro, ci è stato risposto che era impossibile. Sennò si falliva».
Pietro Luigi Garro è presidente di Azzurra: nata nel ‘96, 250 soci (tra oss, educatori, infermieri), opera nel Cuneese e nel Saluzzese, dalle case di riposo alle Asl ai consorzi socioassistenziali.
Garro: «La circolare del ministero del Lavoro ci ha fatto saltare sulla sedia. Giovedì saremo a Roma per protestare con il Consiglio nazionale Unci, di cui faccio parte. La legge è chiara: anche dentro le cooperative, i lavoratori devono essere pagati non meno dei contratti stipulati dalla associazioni comparativamente più rappresentative. Noi siamo legati all’Unci che riunisce oltre 8 mila cooperative in Italia. Perché l’Unci no e le altre sigle sì? Incomprensibile».
Sulla casa di riposo di Cervere: «Non applichiamo il contratto Unci, ma quello interno della cooperativa, approvato dall’assemblea dei soci, che è molto simile. Non è vero che non ci sono più volontari. Pagare due oss per notte? Possibile solo se gli ospiti fossero il doppio».
Prosegue: «Ad esempio la casa di riposo di Revello: la gestivano noi e il Comune ha bandito una una gara imponendo il contratto Cgil Cisl e Uil. Abbiamo partecipato e vinto: prevede 7,72 euro lordi l’ora. Ma così è raddoppiata la retta della casa di riposo, tanti anziani sono andati via, si sono dovute ridurre le ore di lavoro ai lavoratori. Una sconfitta per tutti. Finora la cooperativa Azzurra ha sempre pagato in tempo, tredicesime e ferie comprese. Ma ora la situazione è difficile: da settembre sono a rischio i servizi che diamo, perché Asl e consorzi pagano con 12 mesi di ritardo. Nella Granda ci sono tante cooperative che non pagano i soci, o a fine anno chiedono lo stato di crisi per i bilanci in rosso e sottopagano i lavoratori. Questo contenimento dei costi ci ha permesso di operare sempre bene, anche di mantenere basse le rette della case di riposo. Non solo: Azzurra dà ogni anno i ristorni, cioè suddivide l’eventuale utile tra tutti i soci. Come un premio di produzione. E con i ristorni non c’è quasi differenza con il contratto unico che il ministero del Lavoro vorrebbe imporre».
31 luglio 2012
Lorenzo Boratto
La Stampa
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