Questa frase così esplicita ci spinge a chiederci il perché della partecipazione in Mps.
Ecco come risponde lo storico Presidente di Unicoop Firenze e le nostre considerazioni
Gli estratti che riportiamo fanno parte del libro-intervista di Pietro Jozzelli a Turiddo Campaini, Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze, dal titolo emblematico: Un'altra vita è possibile.
Con la dovuta premessa che questi brani fanno parte di un ragionamento complessivo sul mondo cooperativo e che il libro è stato pubblicato nel 2010, ci pare interessante proporre alcuni passaggi, alla luce dei recenti eventi che coinvolgono Mps di cui Unicoop Firenze è azionista di minoranza col 2,7%.
Il capitolo 5 si intitola : Perché la Cooperazione dice no alla speculazione finanziaria. Jozzelli nella prima domanda, che per brevità riassumiamo, chiede a Campaini di spiegare il suo no a Consorte quando quest'ultimo, appoggiato da altre cooperative, tentava la scalata a Bnl.
Campaini spiega in modo articolato la sua contrarietà a quella operazione e specifica: «Unipol era nata per rispondere a determinate esigenze delle piccole imprese, dei soci delle cooperative, dei lavoratori e pensionati, non per comprare una banca. Qui entra in ballo un'altra considerazione, oggetto di ampie discussioni tra le cooperative: come concepire la finanza? Per quanto mi riguarda, sono del parere che la Borsa sia assolutamente incompatibile con la società cooperativa, sono due cose agli antipodi. La Borsa è fatta esclusivamente di capitali, le cooperative sono società di persone. Poi, come ho già detto in precedenza, Borsa è sinonimo di speculazione, acquisto azioni perché voglio guadagnarci sopra.»
A questo punto ci chiediamo come, con simili pensieri, il presidente Campaini abbia trascinato Unicoop Firenze nella scriteriata partecipazione in Mps. Il giornalista Jozzelli domanda: «Però Unicoop ha acquistato quote del Monte dei Paschi. Perché?»
La risposta di Campaini: «L'ingresso risale al 2002-2003, periodo in cui era forte il timore che gli istituti bancari diventassero preda dei concorrenti stranieri. In più si stava discutendo di introdurre una norma che imponesse alle fondazioni bancarie di scendere sotto il tetto del 30% nella proprietà degli istituti: in sostanza si voleva ridimensionare il ruolo delle Fondazioni e permettere l'ingresso di nuovi soggetti nel mondo bancario. Decidemmo di fare l'operazione sulla base di due considerazioni. Primo, ci interessava garantire la permanennza del momento decisionale della banca sul territorio toscano.[...] In Toscana non sarebbe rimasta una banca vera e propria se anche il Monte fosse stato inglobato nel gioco delle compravendite bancarie. Diventando soci del Monte, puntavamo a potenziare la componente toscana della banca [...] La seconda considerazione che ci ha mosso è stata il desiderio di creare con il Monte nuovi servizi finanziari per i nostri soci a condizioni vantaggiose.»
Quindi la Borsa per Campaini è speculazione, è assolutamente incompatibile con la società cooperativa e Unipol ha sbagliato per manie di grandezza (che paiono recentemente riemerse con l'acquisizione di Fondiaria-Sai), ma se si tratta di mantenere ancorato il Monte dei Paschi al territorio, ci si tappa il naso e si comprano le azioni. E se ci si rimette centinaia di milioni, amen. Non si capisce poi quale tregenda poteva incombere su Unicoop Firenze se Mps non avesse avuto più quella centralità senese. Questa ipotesi tra l'altro è a questo punto tra le più probabili, dato che la Fondazione, senza l'obbligo di legge tanto temuto da Campaini, ma solo grazie alla pessima gestione di manager incapaci e truffaldini, è rimasta a secco e dovrà necessariamente scendere nella quota di controllo (attualmente il 37,5%) per andare sotto quel tetto del 30%.
Campaini dovrebbe aver avuto le idee più chiare e fors'anche essere meglio consigliato. Non si va in borsa se siamo una Coop. Se ci si va si perde qualcosa di profondo della nostra natura mutualistica, dato che Borsa è sinonimo di speculazione, si sta alle regole di un gioco che non ha nulla a che fare con l'oggetto sociale della Coop. A questo punto la frittata è tale che Campaini si rifiuta di rispondere ai giornalisti, ai soci, ai dipendenti. A chiunque.
Il disastro è triplice: da una parte si immola una quantità enorme di risorse, dall'altra il sacrificio risulterà vano, mancando l'obiettivo strategico di vincolare la Banca al territorio, infine il ritorno d'immagine legato a Mps è tale da dover seriamente riflettere se Unicoop debba in qualche misura vincolare il proprio nome a quello dell'istituto senese.
Le conclusioni. Campaini deve rispondere del disastro, anche perché con i suoi 40 anni di presidenza di Unicoop Firenze è un simbolo per tutto il mondo cooperativo, deve riconoscere gli errori e assumersi la sua parte di responsabilità con un atto forte e deciso. E' tempo che lasci che la sua creatura cammini con le sue gambe e affronti i marosi con altri capitani. Se farà questo gesto, e insieme a lui quelli della prima ora che lo circondano, lo rispetteremo e lo ricorderemo con stima e affetto.
La risposta di Campaini: «L'ingresso risale al 2002-2003, periodo in cui era forte il timore che gli istituti bancari diventassero preda dei concorrenti stranieri. In più si stava discutendo di introdurre una norma che imponesse alle fondazioni bancarie di scendere sotto il tetto del 30% nella proprietà degli istituti: in sostanza si voleva ridimensionare il ruolo delle Fondazioni e permettere l'ingresso di nuovi soggetti nel mondo bancario. Decidemmo di fare l'operazione sulla base di due considerazioni. Primo, ci interessava garantire la permanennza del momento decisionale della banca sul territorio toscano.[...] In Toscana non sarebbe rimasta una banca vera e propria se anche il Monte fosse stato inglobato nel gioco delle compravendite bancarie. Diventando soci del Monte, puntavamo a potenziare la componente toscana della banca [...] La seconda considerazione che ci ha mosso è stata il desiderio di creare con il Monte nuovi servizi finanziari per i nostri soci a condizioni vantaggiose.»
Quindi la Borsa per Campaini è speculazione, è assolutamente incompatibile con la società cooperativa e Unipol ha sbagliato per manie di grandezza (che paiono recentemente riemerse con l'acquisizione di Fondiaria-Sai), ma se si tratta di mantenere ancorato il Monte dei Paschi al territorio, ci si tappa il naso e si comprano le azioni. E se ci si rimette centinaia di milioni, amen. Non si capisce poi quale tregenda poteva incombere su Unicoop Firenze se Mps non avesse avuto più quella centralità senese. Questa ipotesi tra l'altro è a questo punto tra le più probabili, dato che la Fondazione, senza l'obbligo di legge tanto temuto da Campaini, ma solo grazie alla pessima gestione di manager incapaci e truffaldini, è rimasta a secco e dovrà necessariamente scendere nella quota di controllo (attualmente il 37,5%) per andare sotto quel tetto del 30%.
Campaini dovrebbe aver avuto le idee più chiare e fors'anche essere meglio consigliato. Non si va in borsa se siamo una Coop. Se ci si va si perde qualcosa di profondo della nostra natura mutualistica, dato che Borsa è sinonimo di speculazione, si sta alle regole di un gioco che non ha nulla a che fare con l'oggetto sociale della Coop. A questo punto la frittata è tale che Campaini si rifiuta di rispondere ai giornalisti, ai soci, ai dipendenti. A chiunque.
Il disastro è triplice: da una parte si immola una quantità enorme di risorse, dall'altra il sacrificio risulterà vano, mancando l'obiettivo strategico di vincolare la Banca al territorio, infine il ritorno d'immagine legato a Mps è tale da dover seriamente riflettere se Unicoop debba in qualche misura vincolare il proprio nome a quello dell'istituto senese.
Le conclusioni. Campaini deve rispondere del disastro, anche perché con i suoi 40 anni di presidenza di Unicoop Firenze è un simbolo per tutto il mondo cooperativo, deve riconoscere gli errori e assumersi la sua parte di responsabilità con un atto forte e deciso. E' tempo che lasci che la sua creatura cammini con le sue gambe e affronti i marosi con altri capitani. Se farà questo gesto, e insieme a lui quelli della prima ora che lo circondano, lo rispetteremo e lo ricorderemo con stima e affetto.
2 commenti:
La dirigenza della Cooperativa non si assume mai alcuna responsabilità, così è facile comandare per 40 anni. Anche di fronte a questo disastro nessuno si dimette, nessuno ha colpa; anzi sull'Informatore si scrive: "I conti tornano". C'è un grande problema di ricambio generazionale nella dirigenza, tutti pensionati tenacemente attaccati alle poltrone. Qui si rischia il futuro della cooperativa. MPS è banca dal 1472 e in meno di 10 anni l'hanno ridotta in bancarotta; in UnicoopFirenze ci vorrà ancora meno, se i soci inizieranno a ritirare il prestito sociale il castello crollerà.
Le cooperative non devono operare con prodotti finanziari a bassa copertura del capitale. Mi spiegate cosa accomuna una cooperativa di consumo e la finanza della borsa? Perchè a pagare saranno tutti i soci e non chi ha portato a bruciare ingenti risorse in azzardi borsistici? Ma vi rendete conto che la coop sei tu ma i danni li fanno altri IMPUNEMENTE?!?!
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