Coop ha svenduto una delle sue aziende, Dico spa, a un gruppo privato e adesso oltre 400 persone - di cui 100 nel solo territorio di Prato - rischiano di perdere il posto di lavoro
La nuova proprietà ha infatti comunicato che queste persone sono esuberi e per loro verrà aperta una procedura di mobilità.
Come siamo arrivati a tutto questo?
Dico nasce nel 1994 dalla fusione di 7 delle 9 cooperative italiane facenti capo a COOP ITALIA: COOP ADRIATICA, COOP ESTENSE, COOP CONSUMATORI NORDEST, NOVACOOP, UNICOOP TIRRENO, COOP LIGURIA, COOP LOMBARDIA.
Dal 1999 la società ha il suo centro direzionale a Prato, in cui operano attualmente circa 100 persone.
Nel 2010 alla presidenza di DICO viene nominato Mario ZUCCHELLI, già presidente di COOP ESTENSE. Quell’anno rappresenta la svolta per DICO SpA.
Zucchelli chiama a guidare DICO, il manager di Eurospin Antonio LANARI.
Lanari riceve di fatto carta bianca da Zucchelli e si circonda di un team di lavoro proveniente da Eurospin (nelle figure di Arrigoni, Pisacane, Zingarlini). Da quel momento vengono messe in campo una serie di iniziative fallimentari:
1. apertura di una seconda sede a Bologna, brutta copia della sede di Prato
2. Introduzione della vendita di Piante e Fiori che comporterà una perdita di milioni di euro l’anno
3. Inserimento massivo di extralimentari spesso di pessima qualità (nel 2013 sono stati sfiorati 10milioni di euro di giacenze)
Nel periodo compreso tra il 2010 e il 2013 le perdite per DICO Spa iniziano a farsi sempre più pesanti, tanto che Il biennio 2011-2012 si chiuderà con perdite per quasi 50 milioni di euro.
Nel corso del biennio sia a Zucchelli che a tutto il CDA di DICO viene fatto presente più volte la situazione che si sta delineando.
Nonostante i numeri ben chiari ricevuti più volte le COOP decidono ogni volta di rinnovare la fiducia.
Da parte di tutti i lavoratori DICO, in particolare quelli della Sede che percepivano la drammaticità della situazione, nel corso di tutto il biennio c’è sempre stata una forte preoccupazione. Ma ad ogni incontro avuto con Lanari (l’unico interlocutore con cui è stato possibile confrontarsi visto che le Coop non si sono mai presentate) viene sempre dichiarato che la situazione è sotto controllo e che chi si preoccupa sta solo creando allarmismo fra i colleghi.
Però, a Marzo 2013 – appena dopo il termine delle elezioni politiche - tutti i lavoratori DICO apprendono dagli organi di stampa che è in atto un’operazione per la vendita delle quote di DICO ad un gruppo privato. Un’operazione che tecnicamente viene definita di scambio quote, in quanto a fronte di circa 340 negozi (più 6 magazzini e 2 sedi) che dalle COOP andavano al gruppo privato, le COOP prendevano in cambio 54 supermercati nel Lazio.
In tutta l’operazione nessun cenno era fatto al destino dei 1.787 dipendenti di DICO operativi sul territorio nazionale.
Di tale operazione nessuno era stato portato a conoscenza, né la dirigenza DICO, né i lavoratori, né le organizzazioni sindacali. Un’operazione che, come poi sarà ammesso dalle cooperative, andava avanti da mesi, ma tutta gestita nella massima segretezza.
All’interno di DICO c’è stata come era prevedibile una grande mobilitazione che si è concretizzata il 22 Marzo con uno sciopero nazionale e la manifestazione sotto la sede di COOP ITALIA a Bologna dove era riunito l’ultimo CDA di DICO.
In tale fase una delegazione di DICO è stata ricevuta da Zucchelli e Lanari. In tale occasione Zucchelli si è formalmente impegnato, firmando anche una impegnativa di suo pugno, a presenziare (lui o un delegato per le cooperative) agli incontri che ci sarebbero stati tra le organizzazioni sindacali e la nuova proprietà.
In tale occasione Zucchelli ha utilizzato anche la felicissima espressione che la DICO era da considerare
morta (menomale non ha detto la stessa cosa dei 1.787 dipendenti!).
Successivamente a tale impegnativa ci sono stati ben 3 incontri (2 nazionali ed uno locale su Prato) tra la nuova proprietà e le organizzazioni sindacali, ma né Zucchelli stesso, né altre persone su delega delle cooperative si sono presentate in nessuna occasione.
La nuova proprietà ha ufficialmente preso possesso di DICO dai primi giorni di Aprile, le organizzazioni sindacali hanno in più occasioni tentato di contattare le cooperative, organi di stampa, media per esprimere le loro paure sul fronte occupazionale.
Abbiamo provato più volte in ogni modo a richiamare le cooperative a rispettare quello spirito di etica e rispetto della dignità della persona che dovrebbe far parte del loro DNA. Ci siamo però trovati di fronte un muro di gomma contro il quale si sono infrante tutte le nostre legittime richieste.
1. Chiusura della Sede di Bologna
2. Chiusura dei negozi in grossa perdita
3. Cambio del management aziendale
Soprattutto a seguito delle chiusura dei negozi sono già partite le prime lettere di licenziamento che fortunatamente siamo riusciti a bloccare sperando di poter far rientrare tali licenziamenti in un contesto più ampio di ammortizzatori sociali.
Il 27 Maggio abbiamo avuto un nuovo incontro tra organizzazioni sindacali e nuova proprietà per la presentazione del piano industriale di rilancio di DICO SpA.
Accanto a lodevoli e belle iniziative di rilancio dei negozi, sviluppo di nuovi punti vendita, riduzione dei costi, ci sono state presentate anche alcune iniziative che hanno destato una profonda e motivata preoccupazione.
In particolare ciò che ci è stato presentato è stato:
1. Chiusura dei negozi in forte perdita (una numerica compresa tra 32 e 65 punti di vendita)
2. Chiusura di due magazzini (uno a Roma e uno nelle Marche)
3. Chiusura delle due sedi di DICO di Prato e Bologna
La numerica dei dipendenti coinvolti in tali operazioni di chiusura ammonta a 419 persone.
Solo la sede di Prato si trovano occupati al momento 100 dipendenti.
Le chiusure sono state programmate per il secondo semestre 2013.
Da parte della nuova proprietà c’è stato ribadito l’impegno di ricollocare il maggior numero di persone possibili, disponibilità confermata da quanto accaduto su alcuni negozi in provincia di Roma, i cui dipendenti sono stati ricollocati praticamente in massa su altri negozi in zona.
Ma tale operazione non può gioco-forza essere messa in atto per la sede di Prato, data la numerica molto alta delle persone coinvolte e i pochissimi negozi DICO in zona.
A conferma di ciò ci è stata indicata la certezza di una numerica alta di esuberi e l’avvio ad inizio di Giugno di una procedura di mobilità che riguarderà principalmente i lavoratori di Prato.
Siamo pertanto qui a rivendicare con forza i nostri diritti.
Ed in virtù di questo,
Chiediamo alle Coop tutte di assumersi una volta per tutte la profonda responsabilità di questi "FIGLI DI UN DIO MINORE" che hanno abbandonato e nei confronti dei quali non hanno mai perso occasione per dimostrare il loro disinteresse. Chiediamo anzi pretendiamo che tornino a mettere in atto quei valori etici e morali che professano in tutte le loro attività. Soprattutto alla luce di una fase in cui tutte le Coop investono denari in nuovi progetti (acquisizione degli Aligrup in Sicilia, acquisto dei Despar nel Lazio, interessamento alla catena Billa, investimenti nei distributori carburanti, sponsorizzazione a Expo 2015), allora ci chiediamo perché non si sia voluto dare fiducia ai DICO, magari facendo un cambio di management.
Chiediamo alle Coop un atto di onestà intellettuale, ammettendo gli errori fatti nel scelta del management DICO. Errori fatti e procrastinati rinnovando pedissequamente la fiducia a chi stava portando la DICO al fallimento.
Errori che la nuova proprietà ha subito individuato e messo in atto fin da subito un radicale cambio di management.
Chiediamo alle istituzioni locali, per primo al comune, ma anche alla provincia e alla regione di intervenire con tutti i mezzi a loro disposizione di farsi garante di fronte al drammatico scenario di perdita posti di lavoro soprattutto sul territorio.
In una fase di crisi come quella attuale, lo scenario di un’ingente perdita occupazionale e la possibile perdita di interlocutori commerciali crea una preoccupazione ancora più forte soprattutto su un territorio come quello pratese che sta già pagando un prezzo caro per questa crisi.
Chiediamo alla nuova proprietà il massimo impegno e la massima fiducia nella professionalità dei lavoratori DICO per garantire la massima continuità occupazionale in questa fase così delicata.
Chiediamo a Voi organi di informazione di portare alla luce la nostra storia.
Grazie.
5 giugno 2013
RSA DICO PRATO
1 commento:
pecato leggere di licenziamenti e chiusure. peccato perché il nostro paese sta andando man mano alla deriva. speriamo che i nuovi decreti politici ci aiutino
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