18 febbraio 2013

UNICOOP FIRENZE: SU MPS CONVERGONO INCASSI DEI SUPERMERCATI E PRESTITO SOCIALE

Turiddo Campaini
Prosegue l'indagine di Giuseppe Oddo de il Sole 24 Ore sull'intreccio tra Unicoop Firenze e Mps, dopo l'articolo sui titoli Fresh Mps, che sarebbero tuttora nel portafoglio della coop fiorentina


La cronistoria degli ultimi 10 anni della Coop guidata da Campaini passa prima per il no a Consorte sulla scalata di Unipol a Bnl, ma anche per una finanziarizzazione che snatura la funzione del prestito sociale esponendo Unicoop a rischi che nulla hanno a che fare con il loro oggetto sociale.


La minusvalenza latente su quel 2,7% di azioni detenute da Unicoop supera i 400 milioni e il prevalere delle logiche finanziarie nella gestione del prestito sociale ha portato la società all'acquisto di titoli azionari e obbligazionari che incorporano quote più o meno alte di rischio.


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Tutte le strade di Unicoop Firenze portano a Siena. Il colosso toscano della grande distribuzione organizzata non è solo un importante azionista del Monte ei Paschi con il 2,7% di capitale, ma anche tra i suoi maggiori clienti. La sua finanza gira intorno a piazza Salimbeni. Sui suoi conti correnti presso il Monte convergono sia la maggior parte degli incassi dei supermercati - 2,4 miliardi di giro d'affari nel 2012, pari a oltre 7 milioni al giorno - sia il prestito sociale ovvero il denaro raccolto nel tempo tra i 250mila soci prestatori della cooperativa per finanziarne lo sviluppo. Le coop sono infatti, con le banche, le uniche imprese autorizzate alla sollecitazione del pubblico risparmio.

Il prestito sociale di Unicoop Firenze, che alimenta il conto n. 64.508 di Banca Monte dei Paschi, sfiora i 2,650 miliardi ed è investito in attività finanziarie, per lo più titoli e quote di fondi comuni d'investimento. Il conto presenta un saldo annuo nell'ordine di qualche milione.

Il 90% dei ricavi delle vendite transita invece per alcuni conti operativi del Monte, che presentano depositi nell'ordine di svariate decine di milioni e "pronti contro termine" che possono superare i 250 milioni. Il restante 10% confluisce su istituti come Bnaca di San Miniato e Carifirenze. Questo polmone di liquidità serve per pagare i fornitori entro 60 giorni dalla consegna della merce. E' una massa imponente di denaro che fa di Unicoop Firenze, con i suoi quasi 8.000 addetti , uno dei fulcri dell'economia del territorio oltre che uno strumento di potere e di consenso legato a filo doppo al Pd.

Al vertice della società, nel ruolo di presidente del consiglio di sorveglianza siede da tempo immemorabile il settantaduenne Turiddo Campaini, il quale ha gestito la svolta finanziaria di Unicoop e dall'aprile 2003 ricopre la carica di amministratore del Monte dei Paschi. E' stato Campaini a guidare l'ingresso di Unicoop Firenze nell'azionariato di Mps ed ad opporsi nell'estate 2005 al tentativo di scalata di Unipol su Bnl che avrebbe posto la cooperazione toscana in condizioni di subalternità rispetto a quella emiliano-romagnola.

L'allora presidente di Unipol, Giovanni Consorte, forte del sostegno di Massimo D'Alema e Piero Fassino, aveva chiesto ai compagni cugini senesi di associare il Monte all'Opa su Bnl, ma da Campaini e dal gregario dei Ds di Siena Franco Ceccuzzi, vicino a Walter Veltroni, venne un netto rifiuto. Contrario all'operazione fu anche Giuseppe Mussari, che ai tempi era il numero uno della Fondazione Mps e aveva dalla sua parte anche Giuliano Amato e Franco Bassanini.

L'investimento in Mps sembrava promettere un futuro radioso ad Unicoop ed al suo presidente, ma a distanza di quasi otto anni dal fallito takeover a Bnl i risultati sono tutt'altro che brillanti. La minusvalenza latente su quel 2,7% di azioni detenute da Unicoop supera i 400 milioni e il prevalere delle logiche finanziarie nella gestione del prestito sociale ha portato la società all'acquisto di titoli azionari e obbligazionari che incorporano quote più o meno alte di rischio.

Accanto a centinaia di milioni impiegati in bond sovrani come Bot, Cct e Btp, ve ne sono altri investiti a lunga e lunghissima scadenza, acquistati prima del crollo dei mercati finanziari, che potrebbero rivelarsi illiquidi o comunque di difficile realizzo. A parte i 30 milioni di obbligazioni Fresh emesse da Bank of New York, convertibili in azioni Mps, di cui abbiamo già scritto, c'è un elenco di titoli in scadenza nel 2017, nel 2018, nel 2019, nel 2020 e nel 2049 i cui valori di carico andrebbero analizzati con attenzione ed adeguati a quelli di mercato. Tra questi ricorrono emissioni di Lehman Brothers, Merryl Lynch, Royal Bank of Scotland, Banco Sabadell, Banca Italease, Banca Carige, Banca delle Marche, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bpu, titoli strutturati, covered bonds e altri prodotti dal profilo di rischio elevato. Per non parlare dei 7,5 milioni di Spoleto float in scadenza il 7/12/2015, dei 7,5 milioni di Ibercaja in scadenza il 25/4/2019. dei 24 milioni di Italy Var in scadenza il 15/6/2020, dei 5 milioni di HTi Funding in scadenza il 30/6/2049, dei 2,5 milioni di Nordea Bank in scadenza il 17/9/2049. L'elenco sarebbe troppo lungo da pubblicare.

La domanda è perché una società cooperativa come Unicoop Firenze che gestisce supermercati alimentari e di consumo impiega il risparmio dei soci, tra cui quelli di molti anziani pensionati, in attività di questa natura. Lo scopo del prestito sociale era di consentire alle cooperative (che non possono emettere bond e operare come una società di capitale) di avere un proprio canale di finanziamento, indebitandosi verso i soci. La finanziarizzazione snatura la funzione del prestito sociale esponendo queste aziende a rischi che nulla hanno a che fare con il loro oggetto sociale.



17 febbraio 2013

Giuseppe Oddo

il Sole 24 Ore


11 commenti:

Anonimo ha detto...

Magari mi sbaglio ma secondo me sono stati aggiunti 3 zeri di troppo all importo del prestito sociale di unicoop Firenze.
Ps sull articolo e' stato messo anche il nr di cc su Mps! Cavolo che privacy!!

Anonimo ha detto...

Prendendo un bilancio unicoop di capisce che la minus potenziale in Mps non può essere di 400mil come scritto xke a bilancio c'è per 300, inoltre qualche cosa varrà' (0,23 x azione) dunque minus potenziale non oltre 200 ad oggi...
Poi il mondo sta girando male e su questo non di può che condividere.
Ps anche le banche, le aziende liquide, i privati, che hanno risparmi investiti 2017-2018 in avanti, acquistati ante 2008, sono tutti in perdita.
Il problema e': speriamo non ci siano altri default in Europa

Lavoratori Unicoop ha detto...

n effetti c'era un punto anziché una virgola sull'ammontare del prestito sociale. Grazie per la segnalazione. Sull'altra osservazione delle minus, i nostri conti sono un pò diversi. Si arriva ad una cifra di oltre 400 mln se si sommano le minus con la svalutazione nel bilancio 2008. E' poi vero che gli istituti bancari e altre società sono in perdita, ma non certo ai livelli del titolo mps, che performa molto peggio della media del settore. In ultimo vorremmo far notare che il punto dell'articolo di Oddo, come nel precedente, si può riassumere con la frase che chiude il pezzo: "La finanziarizzazione snatura la funzione del prestito sociale esponendo queste aziende a rischi che nulla hanno a che fare con il loro oggetto sociale.

Anonimo ha detto...

Con la svalutazione 2008 (circa 185) ci siamo . Sul resto si può discutere.

Anonimo ha detto...

chi ha imposto la svalutazione del 2008? notate qualche differenza con il consiglio di gestione del 2009 che cambiò i principi contabili e non prosegui una svalutazione doverosa?

Insider ha detto...

Per chi ha memoria nel bene e nel male delle vicende legate ad Armando Vanni, risulterebbe che egli, presidente del consiglio di gestione Unicoopp FI, propose e ottenne, ob torto collo, la svalutazione delle azioni Mps da 2.52 a 1.5 euro. Trapelò la contrarietà di Campaini. Parliamo del fanigerato bilancio 2008, il primo bilancio in rosso di Unicoop Firenze con un passivo di 194 milioni di cui ben 189 dovuti alla svalutazione di cui sopra. Le dimissioni di Vanni furono e rimangono un mistero.

Anonimo ha detto...

Macché dimissioni! il rapporto di lavoro si risorse con LICENZIAMENTO e quello di amministratore con la REVOCA. Seguì una causa di lavoro vinta dal Vanni (almeno in primo grado) con tanto di pignoramento contro Unicoop. Tanto era strategicamente e POLITICAMENTE importante quella partecipazione che si preferì cacciare a pedate l'unico che la pensava diversamente (anche a costo di dover risarcire danni enormi). Sarà il caso di chiedere agli amministratori dell'epoca che, dopo 4 anni, facciano chiarezza, oppure vogliamo continuare a credere a babbo natale?

Lavoratori Unicoop ha detto...

Su Armando vanni non non abbiamo certo grossi rimpianti. Ci basta ricordare quello che disse a "Mi manda rai tre", nella vicenda dei nostri colleghi accusati ingiustamente di furto. Detto questo il mandato a Vanni fu revocato con motivazioni ufficiali non convincenti o quantomeno poco chiare. Vanni non rilasciò dichiarazioni in merito. Se poi c'è stata una causa noi non ne siamo a conoscenza, dato che la notizia non risulta riportata da nessuna fonte. Evidentemente nessuna delle due parti aveva interesse a pubblicizzare la vertenza. Per completezza di informazione, l'uscita di Vanni portò anche alle dimissioni di Patrizia Vianello dalla presidenza di Lega Coop Toscana.

anonimo ha detto...

Scusate eh ! ma voi che lavorate alla coop magari anche a quella di Siena non vi sentite un po' presi per il... mentre ve la menavano con il calo degli incassi, le ristrutturazioni, la concorrenza la necessita di tenere sempre aperto quasi notti e domeniche i vostri super directors giocavano perdendo palate di milioni di euri in operazioni come quella MPS

Lavoratori Unicoop ha detto...

Non lavoriamo alla Coop di Siena, come con un pò di attenzione puoi leggere nell'intestazione del nostro blog. Per il resto, vieni a dirlo proprio a noi? Prova a cambiare indirizzo.

Anonimo ha detto...

Sull'Informatore scrivono che "i conti tornano". L'informazione distorta è un classico di Unicoop contrariamente a quanto si crede; anzi l'assenza di informazioni trasparenti finchè si può. Speriamo spunti anche da noi Beppe Grillo e li mandi tutti a casa i super director da decenni al timone: sono INADEGUATI alle sfide attuali. Ma non si dimetterà nessuno, non importa se arrecherenno danni che incideranno sul futuro della cooperativa; basti pensare che in 40 anni Turiddo non ha saputo neppure coltivare un successore, nè ha preparato una nuova classe dirigente: sono sempre i soliti che si scambiano le poltrone.