Il documento approvato dal direttivo Cgil del 10 e 11 maggio conferma tutte le peggiori previsioni su contratto e democrazia
La Cgil della Camusso è pronta per ritornare al tavolo del nuovo “Patto sociale” insieme a Governo, Confindustria, Cisl e Uil. E sceglie di farlo attraverso il voto su un documento che prevede di fatto l'accettazione delle “nuove” relazioni industriali e della distruzione del Contratto nazionale che si sono concretizzati dagli accordi separati del 2009 al “fattaccio” del caso Fiat.
Per 'favorire la crescita e lo sviluppo' non si attaccano i nostri imprenditori che realizzano profitti a dismisura precarizzando il lavoro, aumentando lo sfruttamento, non si attaccano le privatizzazioni e le liberalizzazioni dei servizi pubblici, divenuti terreno di scorribande per speculatori ed affini, non si attacca una politica fiscale che ruba ai lavoratori quasi sei mesi di reddito annuo, mentre continua a regalare benefici agli evasori con sconti e scudi fiscali.
La soluzione secondo la CGIL sta nel restringere le garanzie e i contenuti del contratto nazionale, riducendone il numero, per assicurare - dice la Camusso - con la contrattazione di secondo livello l'adesione alle diverse situazioni territoriali, all'andamento del mercato, alle esigenze competitive, ma in verità con il nemmeno tanto nascosto obbiettivo di rendere impossibile a chiunque che non siano Cgil, Cisl e Uil ottenere il diritto alla rappresentanza.
In una fase in cui ai padroni riesce facile vincere con i ricatti modello Pomigliano/Mirafiori/Bertone non è niente male!
Ci si dimentica inoltre che la contrattazione di secondo livello, in un'Italia dove oltre il 95% delle aziende è di dimensione piccola o artigianale, riguarda solo pochissime aziende medio/grandi.
La disponibilità poi dichiarata a valorizzare la democrazia e il ruolo delle RSU si scontra con il recente accordo, che in questo documento viene addirittura citato come esempio, firmato anche dalla CGIL sul rinvio delle elezioni delle RSU nel Pubblico Impiego che, come tutti sanno tutti, è stato l'espediente scelto dai sindacati concertativi e dal Governo in attesa della loro cancellazione definitiva.
Come previsto, dopo lo sciopero/sfogatoio ed in formato ridotto del 6 maggio, la Cgil ha scelto la strada del decisionismo interno per imporre le nuove nozze che si dovranno celebrare con Cisl e Uil e che vedranno la regia occulta di tante forze politiche del centro sinistra e di grande parte della Confindustria, Marcegaglia in testa.
La minoranza interna, o meglio sarebbe dire le varie forze della minoranza congressuale, hanno votato no e si sono attestate su un 20% che potrebbe rappresentare molto se utilizzato in una ipotesi di rottura di schemi e di quella disciplina sindacale che sta portando la Cgil al suicidio politico, ma che non riesce ad esprimere una concreta spinta alternativa allo spirito “collaborativo” che ormai è stato fatto proprio dalla maggioranza Cgil.
Per il sindacato di base e per USB si tratta ora di raccogliere la sfida della costruzione della alternativa credibile, aumentando la propria capacità di mobilitazione e l'incisività delle proprie iniziative continuando a lavorare con la consapevolezza che la strada scelta dalla Cgil apre oggettivamente nuovi spazi per il sindacato conflittuale e realmente democratico.
USB - Unione Sindacale di Base
Vedi anche:
Svolta negativa nel direttivo della CGIL
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