Esposto in Procura del fratello dell'operaio deceduto in Unicoop Firenze
Claudio Pierini, 52 anni, morto sul lavoro. Ma forse non solo. Il fratello di Claudio continuava a chiedersi 'perché' e 'come' era potuta accadere una cosa simile.
E poi la domanda più importante: «Perché mio fratello continuava a essere impiegato lavorativamente sul muletto quando la Coop sapeva bene che non poteva più farlo. Almeno a quel ritmo e a quelle condizioni. Infatti fin da marzo di quest'anno, quando era stato sottoposto a visita di controllo da parte del medico aziendale del lavoro, era stato certificato che per Claudio si rendeva necessario un minore impegno sul muletto».
«Nero su bianco, c'era tutto scritto, quel lavoro non avrebbe dovuto più farlo. Invece da 4 mesi non era cambiato nulla e nonostante il certificato le sue mansioni erano rimaste inalterate»
E poi l'imprevedibile. Che con il senno di poi magari si poteva anche prevedere, forse. Tanto che i familiari di Claudio con l'assistenza di un pool di legali, gli avvocati Mattia Alfano e Guido Ferradini, hanno preparato ieri un esposto inviato all'attenzione del Procuratore, Giuseppe Quattrocchi.
In primo luogo dunque il certificato in cui veniva caldamente 'consigliato' all'azienda di utilizzare il dipendente Pierini in mansioni meno impegnative.
Ma l'esposto sottolinea anche un altro aspetto. Gli avvocati hanno sentito informalmente alcuni colleghi di lavoro dell'operaio morto il 21 luglio scorso in un magazzino della Unicoop di Viale Europa a Scandicci. Dai loro racconti è risultato che il muletto - privo di protezioni frontali - non si era ribaltato, ma aveva perso aderenza al terreno andando a schiantarsi contro le scaffalature di pancali. Una morte praticamente istantanea per lo schiacciamento di organi vitali. Una macchia d'olio. Già, il muletto 'impazzito' perché ha perso aderenza su una macchia d'olio causata dalla rottura di due bottiglioni nel corso di una precedente operazione di scarico. Nessuno era intervenuto per ripulire e rimuovere il potenziale pericolo nonostante la cosa fosse già stata segnalata.
Da pochi giorni per di più il pavimento del magazzino era stato cambiato e sostituito con uno nuovo, di sostanza plastica. Più scivoloso dunque, specie con un pò di umidità.
Claudio, per il fratello, è morto per una combinazione di questi 4 fattori (protezioni del muletto, cambio di mansione, pulizia dell'olio e nuovo pavimento). Almeno 3 di questi facilmente evitabili.
E poi la domanda più importante: «Perché mio fratello continuava a essere impiegato lavorativamente sul muletto quando la Coop sapeva bene che non poteva più farlo. Almeno a quel ritmo e a quelle condizioni. Infatti fin da marzo di quest'anno, quando era stato sottoposto a visita di controllo da parte del medico aziendale del lavoro, era stato certificato che per Claudio si rendeva necessario un minore impegno sul muletto».
«Nero su bianco, c'era tutto scritto, quel lavoro non avrebbe dovuto più farlo. Invece da 4 mesi non era cambiato nulla e nonostante il certificato le sue mansioni erano rimaste inalterate»
E poi l'imprevedibile. Che con il senno di poi magari si poteva anche prevedere, forse. Tanto che i familiari di Claudio con l'assistenza di un pool di legali, gli avvocati Mattia Alfano e Guido Ferradini, hanno preparato ieri un esposto inviato all'attenzione del Procuratore, Giuseppe Quattrocchi.
In primo luogo dunque il certificato in cui veniva caldamente 'consigliato' all'azienda di utilizzare il dipendente Pierini in mansioni meno impegnative.
Ma l'esposto sottolinea anche un altro aspetto. Gli avvocati hanno sentito informalmente alcuni colleghi di lavoro dell'operaio morto il 21 luglio scorso in un magazzino della Unicoop di Viale Europa a Scandicci. Dai loro racconti è risultato che il muletto - privo di protezioni frontali - non si era ribaltato, ma aveva perso aderenza al terreno andando a schiantarsi contro le scaffalature di pancali. Una morte praticamente istantanea per lo schiacciamento di organi vitali. Una macchia d'olio. Già, il muletto 'impazzito' perché ha perso aderenza su una macchia d'olio causata dalla rottura di due bottiglioni nel corso di una precedente operazione di scarico. Nessuno era intervenuto per ripulire e rimuovere il potenziale pericolo nonostante la cosa fosse già stata segnalata.
Da pochi giorni per di più il pavimento del magazzino era stato cambiato e sostituito con uno nuovo, di sostanza plastica. Più scivoloso dunque, specie con un pò di umidità.
Claudio, per il fratello, è morto per una combinazione di questi 4 fattori (protezioni del muletto, cambio di mansione, pulizia dell'olio e nuovo pavimento). Almeno 3 di questi facilmente evitabili.
2 agosto 2011
am ag
La Nazione
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