.
La mossa ha tutta l'aria di un bluff per dare la possibilità a Filcams-Cgil di uscire dall'angolo in cui è compressa, tra l'impossibilità di accettare un contratto simile a quello del commercio e l'esigenza delle Coop di avere invece garanzie simili
Che questo contratto nazionale fosse un parto difficile era chiaro a tutti. La firma separata nel contratto di riferimento, quello del terziario, ha condizionato fin dall’inizio la discussione. Le cooperative hanno insistito su alcuni punti, come quello di ridurre i costi in maniera significativa e, sulla falsariga del contratto del terziario, intervenire sul pagamento della malattia garantendo solo sei eventi pagati al 100%, i tre giorni successivi rimborsati solo al 50%, mentre dal nono giorno in poi più nulla. Questo ha portato la Filcams-Cgil allo sciopero del 9 luglio scorso, senza però che si interrompesse la trattativa, ripresa tranquillamente il giorno successivo. In questo contesto non ha certo aiutato l’accordo interconfederale firmato il 28 giugno, firmato anche da Cgil, che svuota la contrattazione nazionale potenziando quella aziendale.
Dopo un rinvio prolungato, le parti si sono di nuovo incontrate il 10 ottobre, come dalla nota di Filcams, che già dal titolo mette le mani avanti: «Trattativa Cooperazione, un percorso difficile».
Da quello che si legge, le cooperative escludono un contratto separato e propongono al sindacato una pausa di riflessione, che va letta come un invito ad andare incontro ad esigenze specifiche della cooperativa. Pare evidente che la posizione più difficile sia quella di Filcams-Cgil, la quale non può certo accettare condizioni che ha rifiutato nel contratto del Terziario, tanto più che adesso la Uil dichiara conclusa la trattativa e concorda con Coop sui punti principali (vedi documento). Le Cooperative, dopo aver escluso un contratto separato, aggiungono però che «se questo ulteriore tentativo dovesse fallire, però, le cooperative hanno già preso in considerazione la possibilità mettere fine al contratto dell’Imprese Cooperative confluendo nel contratto nazionale di Confcommercio.»
Insomma, prima escludono che si arrivi ad un contratto separato, poi minacciano di confluire nel contratto del Terziario che però è avvenuto a firme separate! Singolare modo di ragionare.
La sensazione è che sia un bluff per sbloccare la situazione e dare un pretesto a Filcams-Cgil per firmare qualcosa altrimenti assai indigesta, dandole però la possibilità di passare per salvatrice dei lavoratori essendo riuscita ad evitare il rischio rappresentato dall'abbandono del contratto Coop.
Le Associazioni Cooperative sanno benissimo che se facessero qualcosa del genere metterebbero a repentaglio quelle differenze, quegli elementi distintivi (reali o fittizi) che le caratterizzano e che gli danno quei vantaggi ed agevolazioni rispetto alle aziende concorrenti firmatarie del contratto del Terziario. Quelle differenze che appunto hanno reso ragionevole l'esistenza di un contratto nazionale diverso per le Coop della distribuzione.
2 commenti:
è sempre la solita musica alla fine chi ci rimette è sempre il lavoratore,dovremmo svegliarci tutti ed aprire gli occhi.Le alternative stanno nascendo proviamo a cambiare !!!
Il solito teatrino trito e ritrito. Alla fine verrà trovato un accordo che vedrà i lavoratori perdere ancora una volta.
E' L'ORA DI FINIRLA !
INDIGNAMOCI PER GLI STIPENDI E I BENEFICI DI QUADRI E DIRIGENTI !
Posta un commento