Unicoop Firenze e Monte dei Paschi: si avvicina il divorzio?
Il momento drammatico della banca senese potrebbe riflettersi sulle decisioni della Coop presieduta da Turiddo Campaini
Il momento drammatico della banca senese potrebbe riflettersi sulle decisioni della Coop presieduta da Turiddo Campaini
Il pezzo che segue è un estratto dell'intervista che Turiddo Campaini, presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze, ha rilasciato a Marcello Mancini de La Nazione.
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I passaggi che riportiamo sono particolarmente significativi per capire quelle che potrebbero essere le scelte future di Unicoop rispetto alla quota di capitale attualmente detenuta in Monte dei Paschi (3%). Vedi l'attuale composizione azionaria di Mps.
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Un tempo fu l'«investimento strategico». Campaini ha sempre sostenuto che la presenza di Unicoop nel capitale dell'istituto senese, non era un investimento qualsiasi, ma strategico, quindi funzionale a vincolare la banca al territorio, concetto che ribadisce anche nell'intervista che segue. Peccato che le sciagure che si sono abbattute su MPS negli ultimi anni, hanno visto una costante discesa del valore del titolo e hanno provocato una gigantesca perdita per Unicoop. Nel bilancio 2008, il primo bilancio in netto rosso della Coop guidata da Campaini, venne svalutata di 189 milioni la quota detenuta in Mps (da 2,52 a 1,5 euro per azione).
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Se consideriamo i corsi attuali del titolo (0,293 euro) la perdita di Unicoop su azioni MPS assume proporzioni gigantesche. Finalmente a Campaini suona l'allarme rosso, ma probabilmente non tanto per il quasi azzeramento dell'investimento in MPS, ma per lo scenario possibile che si presenta. La banca versa in condizioni difficilissime, aggravate ulteriormente dalla tempesta sui titoli di stato italiani e si paventa la possibilità di una riduzione della quota di controllo della Fondazione con l'arrivo di un cavaliere bianco che entri significativamente nel capitale dello sfiancato istituto senese, allontanando però la banca da Siena e dal territorio.
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Di fronte a questo possibile contesto, l'investimento strategico di Unicoop non avrebbe più senso e in questa direzione vanno interpretate le parole di Campaini quando dice: "Se questi obiettivi dovessero diventare impraticabili («contribuire a mantenere le radici di Mps a Siena, estendendole alla Toscana» nota blog), il dottore non ci ha ordinato di restare nel capitale di Mps e non ha prescritto a Campaini di sedere nel Cda" e aggiunge inoltre "e credo proprio che i tempi per arrivare a sciogliere i nodi siano abbastanza vicini".
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Via da Siena, quindi? Campaini parla poco, ma ha almeno il pregio della chiarezza. L'ingresso di un nuovo socio in MPS (o il consolidamento di Axa che adesso ha una quota marginale nel capitale) salverebbe la banca, ma ne cambierebbe definitivamente la natura territoriale.
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Turiddo Campaini è una specie di "Enrico Cuccia de noantri". Silenzioso, riservato, sfuggente, uomo di grande potere come l'ex presidente di Mediobanca. Da 37 anni a capo dell'impero Unicoop, si è lasciato andare due o tre volte appena, pronunciando qualche parola che - tanto per dire - nel 2005 ha seppellito la scalata di Unipol a Bnl prima che lo facessero i magistrati. [...]
- Lei è conosciuto come "tessitore della finanza rossa", da quando disse no a Giovanni Consorte che voleva coinvolgere Unicoop nella scalata di Unipol alla Bnl. Visto ciò che è successo (Consorte condannato a tre anni, proprio una settimana fa), sentì puzza di bruciato o - come spiegò all'epoca - "una cooperativa non può essere né una banca né una società finanziaria?"
- Mi guidò una frase della mia cara maestra di scuola, "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei"; ebbene, quella compagnia non mi piaceva e non era animata dai principi della nostra cooperativa".
- Ma i principi non le impedirono di entrare nel cda del Monte dei Paschi.
- Siamo entrati nel capitale del Monte con obiettivi precisi: contribuire a mantenere le radici di Mps a Siena, estendendole alla Toscana, e poi cercare di tirar fuori elementi sinergici su questioni che potevano servire ai nostri soci. La Toscana aveva già perso Fondiaria, le casse di risparmio di Pisa, Livorno e Lucca, la Cassa di Firenze era prevedibile che partisse, se fosse andata via anche Mps, non sarebbe rimasto un riferimento forte dal punto di vista finanziario. E sappiamo bene che dove ci sono banche, ci sono realtà economicamente più forti".
- Per il futuro?
- "Se questi obiettivi dovessero diventare impraticabili, il dottore non ci ha ordinato di restare nel capitale di Mps e non ha prescritto a Campaini di sedere nel Cda. E credo proprio che i tempi per arrivare a sciogliere i nodi siano abbastanza vicini".
- Tre anni fa lei rifiutò la candidatura a sindaco di Firenze: che effetto le fa oggi vedere Matteo Renzi, eletto dal centrosinistra, dar ragione a Marchionne invece che agli operai della Cgil?
- "Non amo le esasperazioni, credo che il meglio sia sempre nella sintesi. E comunque non ho mai visto un rottamatore che diventa costruttore di automobili. Capisco le intemperanze giovanili, però bisogna non correre il rischio di mettere l'immagine al primo posto: c'è il rischio della meteora e l'esperienza nella cooperativa mi insegna che la gente preferisce i contenuti".
- Se le chiedessero di candidarsi alle prossime elezioni?
- "Qui ha ragione Renzi: sono da rottamare".
11 novembre 2011
Marcello Mancini
La Nazione
2 commenti:
Si ricorda che i messaggi dei disturbati mentali non vengono pubblicati.
piu' di 300 milioni di perdite..o bravi ...tanto i soldi con cui giocano in borsa non sono mica i suoi....
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