08 novembre 2011

SCANDALO SPIONAGGIO ALLA COOP LOMBARDIA ANCHE IL VICEPRESIDENTE NEI GUAI


L’azienda ha sempre detto di essere all’oscuro del piano. Il pm non la pensa così

Per gli impianti la HiTech Security presenta una fattura da 345mila euro alla Coop





Non solo un ex dipendente infedele. Nell’inchiesta sullo spionaggio ai danni dei dipendenti Coop finisce anche il vicepresidente Lombardia, Daniele Ferrè. Nei giorni scorsi, il pm Francesca Celle, infatti, ha notificato al manager un «avviso di conclusione indagine», l’anticamera della richiesta di rinvio a giudizio. A Ferrè vengono contestati i reati di «interferenza illecita nella vita privata» e «cognizione illecita di conversazioni telefoniche». Reati non proprio bazzecole, prevedono fino a 4 anni di carcere, e sarebbero stati commessi fino al giugno 2009, in concorso con altri due indagati: l’ex responsabile della sicurezza Coop, Massimo Carnevali e il responsabile di una società di tecnologie investigative, Alberto Rancarani.

Lo scandalo è scoppiato nel gennaio del 2010, quando sul quotidiano Libero (un giornalista è indagato oltre che di diffamazione anche di aver diffuso materiale coperto dalla privacy), compaiono una serie di conversazioni strettamente private, effettuate al telefono dell’ufficio del direttore della Coop di Vigevano. I nastri, hanno scoperto le indagini, erano stati intercettati all’interno di un progetto partito nel 2004. «L’idea iniziale», ha svelato a verbale un indagato, «era di intervenire su una cinquantina di punti vendita». In realtà il progetto illegale è iniziato solo a Vigevano. Attraverso un meccanismo informatizzato, i vertici lombardi di Coop, secondo l’ipotesi della procura, avrebbero ascoltato le telefonate dei propri dipendenti. Un lavoro che ha portato l’agenzia di Rancarani, nel 2009, a emettere una fattura da 345 mila euro a Coop, che però non è stata mai saldata.

Fino a oggi, i vertici del colosso cooperativo, hanno più volte dichiarato di essere all’oscuro del piano. Il pm Celle, con il coinvolgimento di Ferrè, non sembra pensarla allo stesso modo. Nel fascicolo è allegato anche un altro atto che rivela un precedente. Nel gennaio 2010, il Ministero del Lavoro ha inviato un rapporto in cui si denuncia il presidente della Coop Lombardia, per violazione della privacy. Durante un controllo nella sede di via Quarenghi, gli ispettori si sono accorti che era presente un sistema di videosorveglianza interno che violava i patti sindacali. Per il numero uno Coop Lombardia, la disavventura, si è chiusa con il pagamento di una sanzione amministrativa.



8 novembre 2011

Emilio Randacio

La Repubblica.it


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