Parole nette quelle rilasciate in un'intervista da Gilberto Gasparini, ex cooperatore di Ccpl, dirigente del Pd di Reggio Emilia. Gasparini ha fatto scalpore avendo il coraggio di dire quello che nel mondo delle Coop è noto.
Riportiamo, prima dell'intervista, un breve stralcio dell'articolo che ha suscitato la polemica.
Il dirigente PD prende spunto dalla crisi della CMR (Cooperativa Muratori Reggiolo) che sta chiedendo il concordato preventivo nella speranza di evitare il fallimento, ma poi fa un quadro sconsolante di come sono gestite le Coop e della selezione dei suoi dirigenti:
«La vicenda Cmr non è altra rispetto alla vicenda cooperazione, si è verificata una degenerazione per motivi di mercato (vedi Parco Ottavi), ma è indubbio che la Cmr ha vissuto, anche nel pieno della crisi, al di sopra delle sue possibilità. Il tema, però, è più generale perché io credo nella onestà personale del presidente della Cmr, ma mi chiedo se il metodo attraverso il quale vengono selezionati i dirigenti di molte coop risponda al merito o, invece, alla fedeltà a presidenti che sono inamovibili e, senza rischiare un soldo proprio, creano le condizioni nelle aziende perché nessuno li metta in discussione. Ormai la maggior parte dei presidenti sono pensionati in carica da oltre vent’anni e, se scoppia la crisi, i lavoratori ne pagano le conseguenze e i presidenti vengono riciclati dentro quel labirinto politico che sono le Legacoop».
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Il dirigente PD prende spunto dalla crisi della CMR (Cooperativa Muratori Reggiolo) che sta chiedendo il concordato preventivo nella speranza di evitare il fallimento, ma poi fa un quadro sconsolante di come sono gestite le Coop e della selezione dei suoi dirigenti:
«La vicenda Cmr non è altra rispetto alla vicenda cooperazione, si è verificata una degenerazione per motivi di mercato (vedi Parco Ottavi), ma è indubbio che la Cmr ha vissuto, anche nel pieno della crisi, al di sopra delle sue possibilità. Il tema, però, è più generale perché io credo nella onestà personale del presidente della Cmr, ma mi chiedo se il metodo attraverso il quale vengono selezionati i dirigenti di molte coop risponda al merito o, invece, alla fedeltà a presidenti che sono inamovibili e, senza rischiare un soldo proprio, creano le condizioni nelle aziende perché nessuno li metta in discussione. Ormai la maggior parte dei presidenti sono pensionati in carica da oltre vent’anni e, se scoppia la crisi, i lavoratori ne pagano le conseguenze e i presidenti vengono riciclati dentro quel labirinto politico che sono le Legacoop».
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Dopo le polemiche suscitate dal suo intervento, Gilberto Gasparini risponde con l'intervista che segue.
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Gilberto Gasparini, ex cooperatore di Ccpl, dirigente del Pd. Adesso tutti buttano la croce addosso a lei perché ha detto che il re è nudo.
Che la Cmr fosse in stato comatoso si sapeva da anni. Il problema è un altro...
Quale?
Che cosa farebbe un’azienda che non è di un padrone, ma di soci?
Cosa?
Avrebbe dovuto affrontare la malattia chiedendo il contributo del padrone dell’azienda: cioè i soci e il sostegno del movimento cooperativo.
Invece?
Invece: il lercio è finito sotto il tappeto.
Si riferisce allo spaventoso buco di bilancio?
E la razionalizzazione è andata a farsi benedire. Il presidente Rebuzzi pensava che fosse una crisi passeggera..., ma era chiaro che non c’era nè il coraggio e nè la capacità di affrontare la questione.
Troppi interessi?
Ho scritto quell’articolo che avete pubblicato perché non è solo in crisi la Cmr, ma tutto il sistema delle coop: sono autoreferenti, si blindano, lavorano come una Casta.
Intanto il Pd dorme...
Finché c’era la cinghia di trasmissione c’era un partito che orientava e garantiva. Oggi i presidenti delle coop sono sempre più autoreferenti e corrono il rischio di crearsi dei gruppi dirigenti funzionali a se stessi.
Una sindrome brezneviana...
Acuita dal fatto che adesso le coop hanno anche un potere finanziario notevole.
Perché l’hanno messa in croce?
Perché ho detto ciò che tutti i cooperatori pensano, ma hanno paura a dire.
Ricapitoliamo.
La Cgil succube, che si limita a dire che non interviene perché “la Cmr li tiene fuori”. Ma non fa così anche Marchionne? Eppure in quel caso ha aperto uno scontro durissimo sulla prospettiva della Fiat, cosa che nella Cmr non è accaduta. Perché? E poi gli scontri fratricidi tra coop, i gruppi di potere, ma soprattutto gli sprechi e l’assenza di un ricambio di classe dirigente, con i presidenti che sono lì da decenni. Eterni.
C’è un rischio Argenta?
Speriamo di no, ma la situazione non è facile. Non hanno truccato i bilanci, ma sono andati oltre le loro possibilità.
Facciamo un esempio di spreco.
A Reggio nel giro di pochi km ci sono 4 frantoi per la ghiaia: due del Ccpl e due della Reggiolo. In questa fase di difficoltà ne bastavano due. In più la Cmr è socia di Ccpl quindi tra di loro si fanno concorrenza.
D’accordo. E’ un sistema distorto.
Che però ha dato tanto al territorio. Ma con le cifre a sei zeri che guadagnano i presidenti e gli alti dirigenti...
La mutualità dov’è andata a finire?
Ormai è un fatto marginale, ma con la gente che c’è in certi uffici, che occupa posti di governo con ridotta produttività e prende stipendi elevatissimi, cosa vuoi parlare di mutualità? Sa cosa mi viene in mente?
Cosa?
L’esperienza di Bondi in Parmalat. Girava per l’azienda con la Panda e alloggiava in un tre stelle. Trasmetteva l’idea che dopo gli sfarzi di Tanzi era cambiato un mondo. Invece certi dirigenti cooperativi continuano a vivere con sfarzo. Ricordo un viaggio in Cina organizzato da Ccpl qualche anno fa. Invitammo 100 persone. E pare che si continuino a organizzare viaggi gratis per dirigenti, fatti esclusivamente in funzione della casta. Le pare normale?
No.
Ho assistito personalmente a coop che pagavano gli straordinari a lavoratori che neanche li facevano.
Perché, se come dice lei, non c’è più la cinghia di trasmissione, il Pd non parla?
Ma lei ha presente la classe dirigente del Pd? Sono bravi ragazzi, ma temo che abbiano come massima aspirazione quella di essere cooptati in qualche gruppo cooperativo, vedi Bosi. E’ più facile fare i rottamatori fuori Reggio, ma guardare in casa è molto difficile.
14 marzo 2012
Andrea Zambrano
Giornale di Reggio
3 commenti:
I peggio non sono quelli che ci stanno tanto, ma quelli incapaci, vogliamo parlare di unicooptirreno che la coppia presidente e vicepresidente hanno affossato in "soli" sei anni? Avercelo ancora l'indimenticato Aldo Soldi. Coliamo a picco.
Coop e Etica! ma direi proprio i principi fondanti della cooperazione vengono gravemente disattesi da piccoli uomini politici del sistema periferico che di sinistra mantengono solo le amicizie utili per galleggiare nel piccolo stagno della mediocrità...Fa molto male scrivere queste parole ma se vogliamo bene alle coop dobbiamo dall'interno scardinare questo sistema autoreferenziale. Non dobbiamo essere demagogici, i manager è giusto pagarli anche profumatamente ma i risultati ci devono essere. Firenze ha i conti a posto quindi non è in discussione la capacità del potron, forse c'è da domandarsi come è possibile che non possa essere sostituito. Il problema sono tutte le altre che con bilanci in rosso da anni o con alchimie di bilancio in finto nero, sono incapaci di mandare a casa i loro presidenti&Co. Cari amici Cooperatori, cari compagne e cari compagni stanno vendendo la casa che i nostri padri hanno costruito.Dove siete?
Alcune osservazioni sul commento dell'anonimo del 30/3/12.
Condividiamo in parte quello che scrivi, ma a nostro avviso bisognerebbe abbandonare definitivamente l'approccio di tipo ideologico, per cui quello che produce una parte politica (Coop comprese) è migliore, proprio perché quella parte politica è miglior. Non è così e l'attualità continua a dimostrarlo costantemente. Secondo il nostro punto di vista ci si deve porre nei confronti delle Coop, come ci si pone nei confronti di qualsiasi altra azienda, senza "sconti sindacali", né atteggiamenti che giustifichino i loro errori. Si parla troppo poco del mondo Coop e dell'opacità che lo caratterizza, delle contraddizioni, degli arbitri. I manager delle Coop provengono di solito da un mondo autoreferenziale, la loro professionalità è medio-bassa e quasi mai giustifica le loro retribuzioni. Altrove farebbero fatica a ricollocarsi. C'è scarsissimo ricambio generazionale o almeno è ostacolato e i dirigenti apicali diventano della specie di papi, dove vengono sostituiti in età avanzata e talvolta non per andare in pensione, ma per ricoprire ruoli analoghi in altre società collegate al mondo cooperativo.
Sui conti delle Coop. E' vero che i conti di quasi tutte traballano. Alcune sono particolarmente in difficoltà, come la Tirreno o Lombardia, ma anche altre.
Unicoop FI non è proprio vero che naviga in acque tranquille. La minusvalenza gigantesca sul 3% di azioni MPS, se iscritta a bilancio, sprofonderebbe la coop fiorentina in un passivo "monster".
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