L'inchiesta nasce dalla denuncia di un sindacalista Cobas
Sono più di 200 i lavoratori vittime del giro di fittizie cooperative scoperchiato dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Pavia con 13 arresti e il sequestro di 13 milioni di euro su 30 stimati di frode fiscale
Sono più di 200 i lavoratori vittime del giro di fittizie cooperative scoperchiato dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Pavia con 13 arresti e il sequestro di 13 milioni di euro su 30 stimati di frode fiscale
Finte coop «utilizzate e poi artatamente dismesse al solo
fine di consentire ai committenti di assumere manovalanza a buon
mercato in totale spregio non solo dei contratti collettivi nazionali ma
anche delle più elementari regole di igiene e sicurezza sul lavoro»,
riassume il gip Luigi Varanelli, «nonché per consentire la totale
evasione di qualsivoglia onere contributivo, assicurativo e fiscale, con
conseguente danno patrimoniale all'Erario e soprattutto agli stessi
lavoratori».
Secondo l'indagine nata a Pavia dalla denuncia di un sindacalista Cobas e coltivata a Milano dal pm Carlo Nocerino - che ora punta a sviluppare con le banche dati di Agenzia delle Entrate-Inps-Prefettura un protocollo di contrasto al fenomeno - un consorzio sarebbe stato «creato al solo scopo di interporsi fittiziamente tra le cooperative "cartiere" di lavoratori e gli effettivi datori di lavoro della manodopera illecitamente collocata», specie la committente «Roto 2000 spa».
Il gip ha concesso l'arresto per tutti i 13 indicati dal pm, ma non per tutti i capi d'accusa proposti. L'associazione a delinquere resta contestata per i reati-fine di frode fiscale, non per l'intermediazione illecita di manodopera (legge Biagi 2003), che è una contravvenzione e per la quale dunque non poteva essere chiesto l'arresto per associazione a delinquere, sodalizio che normativamente deve essere «strutturato stabilmente alla commissione di delitti, non anche di contravvenzioni».
Niente arresto anche per le intimidazioni a «una teste già pesantemente vessata nell'ambiente lavorativo e poi addirittura licenziata proprio per le sua scelta di campo»: qui gli indizi «non sono univoci», e soprattutto i reati hanno «limiti edittali che non consentono l'emissione della richiesta misura cautelare»
11 dicembre 2013
Luigi Ferrarella
Corriere della Sera
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