Dopo la grave crisi degli ipercoop campani che vede particolarmente a rischio licenziamento i dipendenti Iper di Afragola, si apre per Unicoop Tirreno un altro fronte vertenziale all'ipercoop di Viterbo
VITERBO - Sono a rischio mobilità 21 lavoratori dell’Ipercoop. La
notizia è piombata sul tavolo della riunione indetta giovedì tra
azienda, sindacati e lavoratori. A monte ci sarebbero bilanci in
sofferenza per la catena un po’ in tutta Italia.
Viterbo, sebbene
risulti tra i punti vendita meno in crisi, pagherebbe per il deficit
macinato soprattutto al sud della Penisola. Unicoop Tirreno non ha
ancora ufficializzato la procedura, lasciando margini di trattativa
aperti. I sindacati stanno lavorando per proporre soluzioni che
scongiurino i licenziamenti. Ma tra i lavoratori è allarme rosso.
Mercoledì è prevista una nuova assemblea con i circa 140 dipendenti
dell'Ipercoop. Il 18, poi, i risultati del confronto saranno presentati
dai sindacati ai vertici aziendali. La riunione in cui la parola
mobilità è piombata sui lavoratori era prevista da un mese e mezzo.
La crisi morde e gli incassi ne risentono, nonostante promozioni e
sottocosti: un’azione da parte dell'Unicoop Tirreno era nell'aria da
tempo. Si parlava di possibili trasferimenti da Viterbo agli altri punti
vendita della provincia: Vetralla, Tarquinia, Tuscania e Ronciglione. E
invece nessuno spostamento: il pericolo è quello che una parte della
forza lavoro perda il posto. I dirigenti hanno però ribadito che se si
troverà una soluzione alternativa capace di garantire un taglio nei
costi del lavoro saranno pronti ad accettarla.
Ad aprile di quest'anno era andato in scena il primo sciopero nella storia dell'Ipercoop di Viterbo. Supermercato chiuso per tutta la
giornata con un'adesione del 100%. I dipendenti della catena Unicoop
Tirreno avevano incrociato le braccia per protestare contro i carichi di
lavoro eccessivi, la mancata stabilizzazione dei precari e orari di
lavoro non conformi agli accordi sindacali. Ora, a distanza di otto
mesi, la vertenza si inasprisce.
7 dicembre 2013
www.ilmessaggero.it
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