Oggi un titolo di Repubblica ci ricorda che in borsa non si distinguono i quarti di nobiltà delle Coop e quando si compra o si vende siamo esattamente come gli altri operatori
Per Campaini, il settantatreenne storico presidente di Unicoop Firenze, la Borsa è sinonimo di speculazione. La secca dichiarazione è tratta dal libro-intervista che lo stesso Campaini ha realizzato con Pietro Jozzelli, dal titolo Un'altra vita è possibile. Non stiamo a sparar sulla croce rossa ricordando tutto il percorso dell'investimento nefasto di Unicoop in Mps, ne abbiamo scritto più volte. Oggi però è singolare che Unicoop Firenze sia in qualche misura accomunata agli speculatori di borsa. Ed è ancor più stridente se pensiamo alla frase citata del presidente Campaini.
In realtà la sentenza di Campaini sulla borsa è stata presuntuosa, incauta, ancorché falsa. In borsa Unicoop Firenze c'è entrata con tutti e due i piedi (per non parlare delle coop emiliane poi che ne hanno il pallino) e ne sta uscendo con le ossa rotte. L'effetto provocato dall'annuncio anticipato del prossimo aumento di capitale del Monte dei Paschi, chiarisce che nel fuggi fuggi delle vendite non si distinguano certo quelle di un investimento strategico che non è più tale da quelle di investitori che hanno assunto posizioni ribassiste o che semplicemente sono usciti e stanno uscendo dal titolo, proprio come Unicoop.
Da qualunque parte la si giri è davvero un brutto pasticcio quello della partecipazione di Unicoop Firenze in Mps, che si spera sia giunta alla sua nemesi. Quando si va in borsa (e mica è di per se un reato, intendiamoci) si gioca con le regole di quel mondo e non siamo più nobili dei cosiddetti speculatori. Inutile sottolineare che per una Coop investire massicciamente in borsa, strategicamente o meno, peraltro con i soldi del prestito sociale, è fortemente contraddittorio per non dire antitetico alla natura mutualistica delle Coop. Per non parlare delle Coop che controllano Spa quotate, un ossimoro davvero notevole.
Vogliamo la borsa? Lasciamo perdere la struttura cooperativa e traghettiamo le Coop della Gdo verso le Spa. I valori di solidarietà e tutto il corollario di buone azioni possono essere mantenuti, forse si pagheranno più tasse, ma le ex Coop potranno addirittura quotarsi nell'oggetto del loro amore-odio che è la borsa ed emettere obbligazioni proprie al posto del prestito sociale. Vogliamo differenziare l'attività in finanza? Continuiamo a farlo senza tutti questi sotterfugi lessicali e strutturali, nonché insopportabili panegirici per giustificarlo. Altrimenti non solo si prendono in giro i soci e i lavoratori delle Coop, ma ci si espone a figuracce di ogni tipo e la Littizzetto che ripete il noto mantra la coop sei tu, potrebbe non bastare.
Tenere il piede in due staffe è troppo furbo e troppo facile. Una persona di età e di esperienza come Campaini avrebbe dovuto evitarlo.
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