Lavoratori Unicoop

Il mondo Coop visto da dentro

31 ottobre 2010

CINQUE EURO L'ORA? PAGA INCOSTITUZIONALE

Il giudice: il contratto Unci viola la dignità della persona

Una sentenza importantissima perché il contratto Unci è a tutti gli effetti un contratto collettivo


TORINO
- Negli ultimi anni Manuela ha lavorato per otto ore al giorno in fabbrica, collaudando compressori e facendo la magazziniera. Il suo collega ha lavorato le stesse ore, gomito a gomito, collaudando compressori e facendo il magazziniere. Ma mentre lui portava a casa uno stipendio decente, lei a fine mese si doveva accontentare di una paga infima: 840 euro lordi, circa 600 netti. Perché? Semplice: Manuela era socia di una cooperativa, la Coop 2000, che applica il contratto Unci-Cnai. Significa niente quattordicesima, tredicesima ridotta all’osso, ferie e straordinari al lumicino. La domenica non c’è alcuna maggiorazione. Idem se si lavora di notte invece che di giorno. Così Manuela ha lavorato per anni a 4,86 euro all’ora.

Una paga da fame. Tanto che ora il tribunale del lavoro di Torino ha dichiarato quel contratto lesivo della dignità della persona. Violerebbe infatti l’articolo 36 della Costituzione che dice: «Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa».

Una sentenza importantissima perché il contratto Unci è a tutti gli effetti un contratto collettivo. L’Unione nazionale delle cooperative italiane firma questo genere di contratti con sigle sindacale sconosciute alla maggior parte dell’opinione pubblica (Confsal, Cisal, Fesica, Cnai) ma che hanno pari dignità da quando una legge ha previsto che i Ccnl non debbano più per forza essere firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi, ma possano esserlo anche da quelli comparativamente rappresentativi a seconda del settore lavorativo.

Contratti diventati «famosi» nel mondo sindacale. «Abbattono a tal punto gli stipendi da fare concorrenza sleale - dice Elisabetta Mesturino, segretario provinciale della Filcams Cgil, il sindacato che ha seguito il caso di Manuela - Con i loro stipendi stracciati si aggiudicano tutti gli appalti al massimo ribasso». La Coop 2000 aveva vinto quello alla Abac, multinazionale che nello stabilimento di Manuela contava circa 600 lavoratori. Ma il contratto Unci, soprattutto in settori come quello della logistica, si sta diffondendo in fretta.

«L’ispettorato del lavoro ha più volte mostrato dubbi sul contratto Unci - dice ancora la Mesturino - Invitavano i soci lavoratori a rivolgersi al giudice per far verificare se rispettasse l’articolo 36 della Costituzione. Ma è difficile che un singolo lavoratore si lanci in battaglie del genere. Per questo la sentenza di Torino è fondamentale: è un precedente che darà coraggio ad altri soci lavoratori».

Il tribunale di Torino ha condannato la cooperativa a liquidare a Manuela 8.851,21 euro per gli anni arretrati.

Ma come si calcola se uno stipendio è dignitoso? «Il giudice del lavoro Mauro Mollo ha compiuto una corposa ricerca facendosi consegnare dal Cnel tutti i contratti collettivi siglati per il settore logistica - spiegano gli avvocati Ernesto e Fausto Raffone, che hanno seguito Manuela nella causa - Dalla comparazione è emerso che il contratto Unci era inferiore del 35%. Un evidente e immotivata disparità. Il giudice, pur non intaccando il diritto di sigle sindacali meno rappresentative a firmare contratti collettivi, ha ritenuto la parte economica del contratto Unci incompatibile con la dignità del lavoratore».

29 ottobre 2010

Raphaël Zanotti

La Stampa.it
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30 ottobre 2010

ASSEMBLEA DI USB UNICOOP FIRENZE


Riceviamo e volentieri pubblichiamo:










A TUTTI I LAVORATORI DI UNICOOP FIRENZE


GIOVEDI 4 NOVEMBRE 2010


E' INDETTA UN'ASSEMBLEA DI TUTTI GLI ISCRITTI

E SIMPATIZZANTI USB (Unione Sindacale di Base)


CON IL SEGUENTE ORDINE DEL GIORNO:


- CONSEGNA DELEGHE;

- LETTERA DOCUMENTO DA INVIARE ALL'AZIENDA;

- NORME PER LA RIELEZIONE DELLA RSU;
- VARIE ED EVENTUALI


L'ASSEMBLEA SI TERRA' IN VIA GALLIANO, 107 FIRENZE
ALLE ORE 21.00


L'assemblea è indetta dalla Rappresentanza Sindacale Aziendale USB dei magazzini Unicoop Firenze, ma è aperta anche ai lavoratori dei negozi o uffici Unicoop che fossero interessati.
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27 ottobre 2010

IL PRESIDENTE DI COOP CENTRO ITALIA GIORGIO RAGGI CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE ANCHE IN APPELLO

Il tribunale di Terni ha confermato la sentenza di 800 euro di ammenda e 5mila euro di provvisionale nei confronti del Presidente di Coop Centro Italia, Giorgio Raggi (al centro anche nella foto)

Il racconto della parte civile


Il tribunale di Terni conferma quanto deciso dal giudice di pace di Terni, e il presidente della Coop centro Italia Giorgio Raggi dovrà ora vedersela in sede civile con Fabrizio Toccaceli, ex assistente Category Liquidi della Coop centro Italia.

L'accusa, come ormai noto, è quella di diffamazione, avendo Raggi annunciato - nel corso di un seminario svoltosi a Terni il 26 ottobre del 2005 - la rimozione di due impiegati direttivi, citandone le mansioni e aggiungendo che la decisione derivava dal fatto che i dipendenti in questione erano stati rimossi dalle mansioni già affidategli per "valutata incapacità a ricoprire il ruolo".

Particolare non da poco, ciascuno degli incarichi era affidato ad una sola persona in tutta l'area, il che ha di fatto identificato i soggetti in questione davanti ad una platea di circa 130 fra colleghi, consiglio di amministrazione e addetti ai lavori e non, tra i quali fotografi e psicologi. Altro particolare non da poco, anzi più che determinante, è il fatto che a Toccaceli non fosse ancora stato comunicato nulla della decisione presa dalla Coop. Anzi, Toccaceli era stato messo in ferie proprio il giorno prima del seminario, avendo ancora quasi 50 giorni da recuperare.

Al suo ritorno, l'impiegato direttivo era stato convocato dall'amministratore delegato alle Risorse Umane "Mi consegnò una lettera di contestazione di addebiti - racconta a Spoletonline Toccaceli - per asseriti fatti risalenti anche a due anni prima. Nella lettera mi si concedevano cinque giorni di tempo per rispondere. Io dissi che ero tranquillo, e che avrei potuto chiarire ogni cosa se mi fosse stato dato accesso agli atti risalenti all'epoca dei fatti contestati, documenti che io stesso avevo redatto e relativi a rinnovi di contratti di forniture e altro ancora. Mi è stato negato".

Senza gli atti alla mano, Toccaceli aveva risposto alla lettera di contestazione in maniera parziale, mettendo per iscritto che, in merito ai chiarimenti mancanti, avrebbe potuto essere più preciso una volta consultati i propri atti. "Il 23 dicembre 2005 - racconta ancora l'ex dipendente Coop - l'amministratore delegato alle Risorse Umane mi ha nuovamente convocato per dirmi che le mie risposte non erano sufficienti, proponendomi una buona uscita. Io ho rifiutato, perché avevo ed ho la coscienza a posto. A quel punto mi venne proposto di riflettere ".

Sette giorni più tardi, il 30 dicembre, in un nuovo incontro con l'amministratore delegato alle Risorse Umane, Toccaceli ribadisce la bontà del proprio operato e la possibilità di dimostrarlo con i documenti alla mano. Tuttavia, probabilmente, la Coop ha già deciso: tant'è che gli offrono altri quattro giorni per valutare la buona uscita dopodiché, il 4 gennaio del 2006, gli arriva a casa la lettera di licenziamento per giusta causa.

Vedovo con tre figli di 18, 17 e 3 anni, Toccaceli si rimbocca le maniche e si rimette in cerca di lavoro. Si apre così un periodo difficile sotto il punto di vista psicologico e non, e certamente l'allontanamento forzato dalla Coop e le esternazioni del presidente in quel seminario, alla presenza anche di soggetti esterni all'azienda, non lo mette in buona luce con le altre catene della Grande Distribuzione e con società a loro correlate. Nel frattempo, visto che la sua coscienza è pulita, Toccaceli decide di far causa a Giorgio Raggi e alla Coop, per la diffamazione e l'ingiusto licenziamento.
"Mi sono appoggiato ad uno studio legale di Firenze per la vertenza lavorativa - racconta ancora - e l'avvocato Cristina Pieri del Foro di Firenze si è occupata del procedimento penale scaturito dalla denuncia-querela per diffamazione nei confronti del presidente della Coop Centro Italia, per quelle dichiarazioni rese durante il seminario di Terni".

Proprio a Terni si è svolto il processo penale, davanti al giudice di pace Germondani il quale, al termine di una lunga istruttoria durata quasi tre anni, ha condannato - marzo 2009 - Giorgio Raggi a 800 euro di ammenda e 5mila euro di provvisionale sul risarcimento, da definirsi in sede civile.

Il presidente della Coop centro Italia ha proposto appello presso il tribunale di Terni, che il 15 ottobre scorso gliel'ha rigettato integralmente malgrado le arringhe di due "pezzi da 90" del diritto italiano, gli avvocati e professori universitari Pacilio (Bologna) e Centofanti (Perugia), quest'ultimo subentrato a seguito di un mandato aggiunto in appello accanto al primo legale. Ciò nonostante anche il giudice di secondo grado Santoloci ha confermato la sentenza di condanna contro il presidente di Coop centro Italia, accogliendo in pieno le richieste della parte civile Toccaceli, sempre difeso dall'avvocato Cristina Pieri.

A questo punto la sentenza è esecutiva: pertanto, il processo civile può essere istruito. Di concretizzare la richiesta di risarcimento in sede civile, sia dal punto di vista patrimoniale che morale, se ne occuperà l'avvocato Fabrizio Gentili del Foro di Spoleto.
Nel frattempo prosegue a Perugia la causa di lavoro, che andrà a sentenza il 5 maggio 2011.

27 ottobre 2010

Daniele Ubaldi


Spoleto Online

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NUOVA COOP A GROSSETO: PARLA L'ASCOM, "REGOLE UGALI PER TUTTI?"


Viene chiamata in causa l’amministrazione comunale






Grosseto, 26 ottobre 2010 -
Un nuovo supermercato Coop in città. La notizia arriva da Ascom-Confcommercio e l’associazione di categoria arricchisce l’indiscrezione con alcuni particolari che chiamano in causa direttamente l’amministrazione comunale, visto che "l’area in questione — dice Agostino Ottaviani, presidente di Ascom Follonica — si trova proprio di fronte alla zona artigianale e sarebbe stata opzionata dal Consorzio Etruria per la costruzione di un nuovo punto vendita Coop". Il punto sta proprio qui: il nuovo Regolamento urbanistico, infatti, non prevede che nell’area artigianale siano localizzate attività di distribuzione e commercializzazione che operino nel settore alimentare. In pratica, niente supermercati da quelle parti.

"Questa scelta — spiega Agostino Ottaviani — è stata giustificata dall’amministrazione comunale follonichese con la volontà di non creare concorrenza alle attività che operano nello stesso settore e che già esistono in città. Scelta condivisibile, se solo si fosse adoperato lo stesso riguardo per tutte le imprese. Invece, a quanto pare, non si vuole toccare il settore alimentare ma si sacrificano volentieri le altre categorie commerciali: se infatti si permette la creazione di nuovi punti vendita non alimentari, si crea comunque una concorrenza in grado di arrecare sicuramente delle conseguenze per le attività che esistono nel territorio".

Ma il 'divieto' verrebbe — in pratica — infranto anche nello stesso settore alimentare. "La questione infatti si fa ancora più strana — spiega ancora il presidente di Ascom Follonica — visto che un’area di fronte alla zona industriale sarebbe già stata opzionata dal Consorzio Etruria per la costruzione di un nuovo punto vendita della Coop: a questo punto sorge inevitabilmente qualche domanda. Perché si chiudono le porte ad altre imprese che lavorano nel settore alimentare e si dice sì ad una sola di queste?".

L’indiscrezione diffusa da Ascom riguarda appunto "un’area nella zona del Diaccio, che pare sia già stata opzionata da un consorzio proprio per creare un nuovo punto vendita di alimentari della catena Coop.

E adesso — conclude Agostino Ottaviani — le spiegazioni sono d’obbligo: tutto questo corrisponde a verità? Se la risposta sarà positiva, l’amministrazione comunale dovrà anche spiegarne le motivazioni, non tralasciando la possibilità di avere a che fare con ricorsi da parte di altre aziende che operano nello stesso settore alimentare".

26 ottobre 2010

La Nazione


Legacoop Grosseto ribatte a Sacom Follonica
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UNICOOP TIRRENO: SOCI AL VOTO


Sarebbero 900.000 i soci di Unicoop Tirreno, ma in quanti voteranno?


Da giovedì 28 a sabato 30 quasi 900.000 soci di Unicoop Tirreno in Toscana, Lazio, Campania e Umbria sono chiamati ad eleggere i nuovi componenti dei comitati direttivi delle Sezioni soci.

Le votazioni si tengono in tutti i punti vendita Unicoop Tirreno (durante l'intero orario di apertura) dove i soci potranno scegliere tra una rosa di candidati esercitando così un fondamentale diritto/dovere di partecipazione alla vita della Cooperativa di consumatori fondata a Piombino (LI) nel 1945 e oggi presente con 112 punti vendita in quattro regioni.

I comitati soci restano in carica tre anni e funzionano da raccordo tra la base sociale e gli organismi dirigenti della Cooperativa: elaborano i programmi delle attività sociali e ne curano la realizzazione, promuovono assemblee a tema, indicano i candidati al Consiglio di Amministrazione, etc. Partecipazione e socialità dell'impresa, solidarietà nazionale e internazionale, informazione ed educazione dei consumatori, rapporti con il territorio, tutela dell'ambiente: questi alcuni dei temi affrontati con i programmi delle attività sociali.

Le sezioni soci di Unicoop Tirreno sono 29 (13 in Toscana, 13 nel Lazio, 2 in Campania e una in Umbria). I soci che si sono auto-candidati quest'anno sono in totale 705 (50% donne - uomini), di cui 279 pensionati, 244 lavoratori dipendenti, 63 casalinghe, 38 dipendenti Coop, 41 liberi professionisti, 27 insegnanti, 11 studenti, 2 in attesa di occupazione. L'età media è 56 anni.

26 ottobre

greenreport.it

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26 ottobre 2010

GIULIO BANI, GIA' PRESIDENTE CFT, SOSTITUISCE RICCARDO SANI NEL CONSIGLIO DI GESTIONE DI UNICOOP FIRENZE



Novità nella governance di Unicoop: il "facchino" Bani entra nel salotto buono




Unicoop Firenze, CFT, Consorzio Etruria: un giro di poltrone tra aziende cugine. Sono lontani i tempi quando in Unicoop si improvvisò con Armando Vanni alla presidenza del Consiglio di Gestione, poi allontanato senza tanti complimenti e ora emarginato e affannato a salvare la BTP dell'inquisito Riccardo Fusi.

Giulio Bani, ex presidente della CFT, la cooperativa che ha l'appalto di una buona parte dei magazzini Unicoo FI, entra nel salotto buono di Unicoop. Sani ne esce indovinate per far che? Ma il presidente del Consorzio Etruria. Un giro di valzer in famiglia. La presidenza di CFT va a Leonardo Cianchi.

Ecco l'attuale composizione del Consiglio di gestione di Unicoop


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Riccardo Sani a venti anni era già nell'ufficio tecnico della cooperativa. Da allora sono passati più di 35 anni e Sani è arrivato a ricoprire il ruolo di consigliere delegato allo sviluppo. Con lui allo sviluppo l'Unicoop Firenze ha realizzato il primo ipermercato della Toscana, nel 1988 a Massa e Cozzile, e poi una serie numerosa di centri commerciali prestigiosi, ma sempre tenendo conto dei principi fondamentali dai quali la cooperativa non deroga: il minimo impatto ambientale e urbanistico, la ricerca continua di soluzioni efficienti per minimizzare i costi di distribuzione. L'ultima operazione alla quale si è dedicato è l'acquisizione di una catena di supermercati per lo sviluppo della cooperazione su Roma.

Da luglio Riccardo Sani è stato chiamato a presiedere il Consorzio Etruria, che opera nel settore delle costruzioni e che ha bisogno di rilanciare il rapporto con le altre cooperative della Legacoop e di uscire dalla crisi che attanaglia il settore. Un compito difficile per il quale facciamo i migliori auguri a Riccardo.

Lo sostituisce nel consiglio di gestione dell'Unicoop Firenze, Giulio Bani che lascia la presidenza della Cft, una grande realtà della cooperazione toscana e fra i leader delle imprese che operano nella logistica. A Bani un benvenuto caloroso.

Informatore Coop Novembre 2010

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LA ASL CHIUDE LA COOP PER CARENZE IGIENICHE


E' accaduto al negozio Coop di Bassa, frazione di Cerreto Guidi, nell'empolese

Il responsabile dello spaccio aveva tentato di dissimulare i veri motivi dello stop al punto vendita affiggendo un cartello con la scritta “Chiuso per lavori di ristrutturazione”



CERRETO GUIDI. L’Asl ha disposto la chiusura della cooperativa di consumo di Cerreto Guidi e Vinci, con sede in via XXVI giugno a Bassa, a causa delle carenze igienico sanitarie riscontrate durante un controllo di routine degli ispettori dell’Azienda sanitaria. Lo spaccio alimentare potrà riaprire soltanto quando la situazione sarà sanata. Pochi giorni fa all’ingresso del negozio è stato affisso un cartello con la scritta “Chiuso per lavori di ristrutturazione”, che aveva colto di sorpresa sua i soci della cooperativa cerretese, sia i clienti abituali di Bassa, rimasti stupiti dal repentino verificarsi degli eventi.

«Facciamo la spesa alla cooperativa ogni mattina - spiega una signora - e non avevamo mai sentito dire niente di lavori in previsione. Mercoledì mattina le luci interne al negozio erano spente, abbiamo anche provato a bussare, poi abbiamo visto il foglio».

In realtà alla base della chiusura c’è l’ispezione dell’Asl, che ha rilevato carenze igienico sanitarie tanto gravi da determinare la chiusura del negozio fino a quando le stesse non saranno sanate. Al termine degli interventi infatti, sarà effettuato un nuovo sopralluogo e soltanto a quel punto potrà essere dato l’ok alla riapertura.

«Per chi ogni mattina fa affidamento sulla cooperativa per la spesa quotidiana - spiega un’altra signora - questi giorni di chiusura sono un vero problema. Inoltre è stata una cosa talmente improvvisa che ci ha impensierito non poco. Speriamo che tutto venga sistemato alla svelta».

I clienti dello spaccio di Bassa già lo scorso anno avevano temuto per le sorti del negozio di alimentari della frazione; poi, durante un’assemblea fu deciso di diminuire la varietà di scelta dei prodotti, ma di lasciare comunque aperta la rivendita del paese.

23 ottobre 2010

Sara Bruni

Il Tirreno

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24 ottobre 2010

QUARANTA DIPENDENTI SU SESSANTA RIENTRANO ALLA COOP DI BAZZANO (AQ)




Coop Centro Italia innaugura il nuovo punto vendita a Bazzano (AQ)







Importanti sotto il profilo occupazionale della realtà locale i riflessi del nuovo intervento: circa 40 dei 60 lavoratori ancora in cassa integrazione dopo il terremoto sono stati reintegrati. Il supermercato sarà aperto dal lunedì al sabato dalle 8,30 alle 20 e tutte le domeniche dalle 9,00 alle 13,00.

Il percorso della presenza di Coop Centro Italia a L'Aquila ha vissuto come noto momenti difficili: il terremoto dello scorso anno ha acuito le difficoltà, ma non ha fatto venir meno la volontà di esserci.

24 ottobre 2010

Il Tempo.it


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Nel pubblicare questo articolo non possiamo non ricordare i momenti difficili a cui Il Tempo fa riferimento, pur senza avventurarsi in quella brutta, brutta vicenda.

Per la comprensione di quei momenti difficili, sarà utile leggersi questo articolo: Anche la Coop abbandona i terremotati e ricordare le parole di allora del sindaco aquilano Massimo Cialente: «Come accaduto con la Transcom, nella fase del terremoto si utilizzano i lavoratori come scudi umani, umiliando persone già duramente colpite dalla tragedia, per esercitare pressioni ora sul Governo centrale, ora - come nel caso Coop - sul Comune, per ricatti nel campo urbanistico. Se è odioso che ciò sia fatto da imprese private, trovo ancora più esecrabile che questo comportamento sia praticato da chi si richiama al movimento cooperativo e che dietro a questi valori sociali, storici e culturali, gode, tra l’altro, di particolari privilegi nel nostro Paese» [...] «Ancora una volta ribadisco - ha concluso - che è vero che siamo terremotati, ma tutti gli aquilani esigono rispetto e non cedono, nessuno, a cominciare dal sindaco, ad alcun tipo di ricatto».

La vicenda è ampiamente descritta nel libro La Coop non sei tu di Mario Frau, nel sottocapitolo intitolato proprio L'Aquila, lavoratori utilizzati come scudi umani (da pag. 348 a seguire).

L'autore nel concederci un'intervista che pubblicammo in due parti (parte prima - parte seconda) convenne con noi che, tra le varie vicende cha hanno fortemente macchiato l'immagine patinata e buonista delle Coop, quella de L'Aquila a cui abbiamo fatto riferimento "sia (stata) indubbiamente quella più censurabile dal punto di vista etico e della responsabilità sociale".

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Etichette: Abruzzo, BLOG, Coop CentroItalia, Coop e etica, Coop e politica, Libri, Mario Frau

23 ottobre 2010

PATERNITA' E MATERNITA': COSA CAMBIA CON LA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA

I lavoratori padri dovranno poter fruire, alla nascita di un figlio, di almeno due settimane di congedo interamente retribuito




Il Parlamento europeo in seduta plenaria ha votato, con una maggioranza significativa e in prima lettura, la proposta di direttiva del Parlamento e del Consiglio europeo che modifica la direttiva 92/85 CEE in materia di tutela della maternità e della paternità.

Del tutto nuovo, anche per il nostro Paese, l'invito rivolto agli Stati membri di far beneficare i padri di un autonomo periodo di assenza, appunto di almeno due settimane, da utilizzare nel periodo in cui opera il congedo obbligatorio per maternità, il cui periodo minimo deve essere aumentato, dagli Stati membri dell'Unione europea, da 14 a 20 settimane. Quest'ultima misura non tocca il nostro Paese, che già stabilisce in cinque mesi l'astensione obbligatoria dal lavoro per le neo-mamme.

Anche l'Italia dovrà, però, adeguare il trattamento economico di maternità alla nuova direttiva, che prevede che le 20 settimane siano integralmente retribuite. Attualmente l'indennità durante il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro per maternità è, invece, pari all'80% dell'ultima retribuzione, con l'integrazione al 90 o al 100%, che alcuni contratti - ma non tutti - pongono a carico del datore di lavoro.

Il Parlamento europeo ha altresì approvato un emendamento che introduce il divieto di licenziamento delle lavoratrici, per un periodo minimo che va dall'inizio della gravidanza ad almeno sei mesi dopo il termine del congedo di maternità. Anche in questo campo, però, il diritto del lavoro italiano è più garantista e già vieta il licenziamento fino a che il bambino non abbia compiuto un anno di vita.

La proposta di modifica dell'attuale direttiva sancisce altresì il diritto della lavoratrice madre di ritrovare, al rientro in azienda, un posto di lavoro equivalente, inteso quale posto di lavoro identico a quello precedente, in termini di retribuzione e di mansioni, ovvero, qualora ciò non sia possibile, un posto analogo corrispondente alle qualifiche ed alla retribuzione precedente l'assenza.

I Parlamentari europei hanno, inoltre, approvato il divieto di richiedere prestazioni di lavoro notturno nelle 10 settimane precedenti il parto o per periodi superiori se lo richiedono le condizioni di salute della madre o del nascituro, nonché durante il periodo di allattamento al seno. E' questo un divieto che già opera nel nostro Paese fino ad un anno di età del bambino.

Il provvedimento passa ora al Consiglio Europeo nel quale si preannuncia una forte opposizione da parte di alcuni Paesi che ritengono la proposta troppo onerosa.

21 ottobre 2010

Maria Rosa Gheido

Il Sole 24 Ore

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22 ottobre 2010

MAGAZZINO ESSELUNGA DI PIOLTELLO (MI): GLI IMMIGRATI SI ORGANIZZANO

Lo Slai Cobas stila una piattaforma rivendicativa con cui rivendica alcuni diritti di base dei lavoratori che lavorano in appalto presso i magazzini Esselunga di Piontello (MI) per la cooperativa Coopital e chiede un incontro con l'azienda committente e la coop appaltante



PIATTAFORMA RIVENDICATIVA

L'organizzazione sindacale Slai Cobas COMUNICA che alcune decine di lavoratori del magazzino centrale ESSELUNGA di PIOLTELLO (MI) hanno aderito e si sono iscritti allo Slai Cobas:

RIVENDICHIAMO:

1. una timbratura che permetta un reale riscontro delle ore lavorate effettivamente e una busta paga chiara, senza voci camuffate;

2. aggiornamento della busta paga con gli istituti al 100% e adeguamento del salario al reale costo della vita;

3. una tantum per vacanza contrattuale e riconoscimento di un premio forfettario per tutti gli arretrati;

4. riconoscimento di una sala mensa adeguata e di una indennità mensa giornaliera di almeno 5,16 euro;

5. rispetto della dignità dei lavoratori e stop a linguaggi intimidatori o razzisti;

6. garanzia della sicurezza sul lavoro, diritto sacrosanto per tutti i lavoratori, elezione dei delegati RLS come previsto dalla legge, garanzia di adeguati dispositivi di protezione individuali e collettivi, indumenti idonei per il lavoro svolto, ecc.

7. una infermeria nel magazzino attrezzata per il primo soccorso e designazione di un lavoratore per fare il corso di primo soccorso come previsto dalla legge;

8. una bacheca sindacale per permettere ai soci lavoratori il diritto di essere informati;

9. costituzione di una commissione per discutere su turni, mansioni e pause e per evitare i turni insostenibili a cui sono soggetti tanti operai;

10. rispetto dei diritti, garantiti dalla legge, dallo Statuto dei Lavoratori e dalla costituzione, della libertà di organizzazione sindacale dei nostri iscritti, riconoscimento dei delegati sindacali (RSA) Slai Cobas nominati per la coop. COOPITAL all'Esselunga di Pioltello e riconoscimento del sindacato Slai Cobas al quale i lavoratori hanno aderito per tutelare i loro legittimi diritti.

CHIEDIAMO
un incontro con i responsabili della cooperativa COOPITAL e di ESSELUNGA

DICHIARIAMO

che se queste rivendicazioni non avranno riscontro, organizzeremo iniziative di lotta decise e immediate.

Pioltello (MI),

18 ottobre 2010

SLAI Cobas coop. COOPITAL-Esselunga di Pioltello


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Etichette: Appalto, Cooperative Sociali, esselunga

20 ottobre 2010

LIBRETTO COOP: RENDIMENTI IN CALO PER I SOCI DI UNICOOP FIRENZE

Gli interessi annui corrisposti ai soci prestatori da Unicoop Firenze scenderanno all' 1,12% netto dal prossimo 1 novembre, appena +0,12% sul tasso ufficiale della BCE

Una stretta che in questo momento appare poco comprensibile e in controtendenza con altri strumenti di risparmio che spuntano rendimenti superiori e maggiori garanzie, come i vecchi ed intramontabili BOT, per esempio



Come annunciato dalla recente lettera ai soci prestatori, il rendimento netto del libretto di Unicoop Firenze scenderà.

Dal prossimo 1° novembre infatti, si passerà da un interesse annuo di 1,40% (1,75% lordo) a 1,12% (1,40% lordo).

Non è una variazione di poco conto, dato che si comprimono i già striminziti interessi del 20% sul rendimento precedente. Ma la cosa che desta maggior meraviglia è che questa significativa decurtazione dell'interesse corrisposto ai soci prestatori della cooperativa, si verifica in un momento di mercato in cui il tasso ufficiale della BCE è stabile all'1% dal maggio 2009 e addirittura il tasso Euribor, a cui tra l'altro fanno riferimento la maggior parte dei mutui a tasso variabile casa, è in netta e costante ascesa.


Andamento Euribor 6 mesi


Ecco la rivalutazione dei principali indici Euribor da inizio anno ad oggi:
Euribor 1 mese: 4 gennaio 2010 0,453% - 20 ottobre 2010 0,806%
Euribor 3 mesi: 4 gennaio 2010 0,700% - 20 ottobre 2010 1,016%
Euribor 6 mesi: 4 gennaio 2010 0,996% - 20 ottobre 2010 1,239%

Alla luce di queste indicazioni la decisione di Unicoop Firenze non ha senso, a meno che non sia stata di manica larga in precedenza puntando su un rialzo dei tassi nel breve che non si è verificato e adesso è costretta a recuperare in vista della chiusura del bilancio 2010.

Inoltre con rendimenti così risicati, Unicoop rischia di far fuggire i propri soci prestatori o quantomeno di non attrarne altri. Basta guardarsi intorno per trovare remunerazioni più allettanti sui conti correnti di alcune banche on-line, nonostante una ritenuta fiscale del 27% anziché del 20%, come è attualmente quella sui libretti Coop.

Ma il confronto più disarmante è quello con il titolo più amato dagli italiani, il BOT.
Il Buono del Tesoro con scadenza ad 1 anno - BOT 14 ottobre 2011 - ha un rendimento lordo del 1,49% circa. Alla luce di questo dato, prestare i soldi ad Unicoop Firenze (per le altre Coop non vale neanche la pena di parlarne) non ha nessuna logica finanziaria. Lo si può fare solo per attaccamento ai colori sociali.

Insomma, tutto parrebbe dire che Unicoop Firenze abbia un gran bisogno di risparmiare. E lo si fa sulle spalle dei soci prestatori che, dotati di encomiabile fiducia nella cooperativa guidata dal settantenne Campaini, continuano a tenerci bizzarramente i loro risparmi e vedrete, che lo si farà anche sulle spalle di noi dipendenti, comprimendo tutte quelle voci variabili che contribuiscono ad incrementare la busta paga.

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18 ottobre 2010

ECCO IL "PIANO ITALCARNI"



I sindacati si oppongono per il numero dei trasferimenti







CARPI.
Dopo l'accordo del 25 giugno scorso il confronto tra sindacati e direzione aziendale dell'Italcarni continua. Oggetto della trattativa sono le esternalizzazioni. L'azienda alza il tiro sui numeri dei lavoratori interessati a trasferimenti, ma i sindacati si oppongono.

Durante l'incontro in Provincia l'azienda ha presentato ai sindacati «uno stralcio - afferma Mario Gaetano Zoin, della Fai/Cisl - del suo piano industriale, premettendo che è ancora da definire. L'azienda ci ha posto alcune condizioni, ovvero dopo avere operato per il recupero delle spese di gestione ci chiede di potere operare sul piano organizzativo per conseguire un recupero sul costo del lavoro, ragionando in termini di flessibilità e di terziarizzazioni».

Sul tema della flessibilità la parte sindacale si dice d'accordo, a condizione però «che ciò rientri - prosegue Zoin - nelle norme previste dal contratto. Per le terziarizzazioni, invece, troviamo che il progetto aziendale si sia troppo esteso. Va bene procedere alle esternalizzazioni, ma senza ridurre la forza lavoro e rispettando criteri di massima legalità e l'applicazione integrale del contratto nazionale, oltre che di trasparenza e controllabilità. Non vogliamo che entrino così le cooperative spurie».

Prima dell'estate, infatti, si discuteva di esternalizzazioni relative al reparto del macello sporco che riguarderebbe una ventina di lavoratori e dei prosciutti per un totale di 45 lavoratori. Oggi invece l'azienda amplia l'orizzonte e pare voler esternalizzare una sessantina di lavoratori. «Noi abbiamo risposto - continua Zoin - che poichè con la mobilità volontaria arriveremo ad una ventina di adesioni (allo stato attuale hanno aderito solo una decina) svuotando un intero reparto, su quello siamo disponibili a ragionale, sugli altri no. Per il macello sporco, infatti, svuotato, sarà possibile ricorrere all'esternalizzazioni senza toccare i lavoratori, per gli altri no».

E visto che l'azienda aveva presentato ai sindacati una bozza di piano che partiva da questi presupposti, ora le toccherà "rifare i conti" e aggiornare le organizzazioni sindacali in un incontro previsto per la prossima settimana, sempre presso la sede provinciale.

16 ottobre 2010

Gazzetta di Modena


Pubblicato da Lavoratori Unicoop alle 12:06 Nessun commento:
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17 ottobre 2010

APPALTI, L'ISPETTORATO DEL LAVORO MULTA IL GRUPPO MARCEGAGLIA


Sanzione di 5600 euro subito pagata, per intermediazione e interposizione di manodopera. "Ma i nostri legali stanno già preparando il ricorso perché siamo convinti di aver agito correttamente"





Pur essendo assunti dalla "Mediterranea impianti" erano impiegati alle stesse macchine dei dipendenti della "Oskar Marcegaglia", effettuavano lo stesso lavoro e prendevano ordini dai dirigenti della Oskar. E' per questo che la direzione provinciale del lavoro ha multato per intermediazione ed interposizione di manodopera l'azienda del gruppo Marcegaglia, con sede a Mezzolara di Budrio. Sanzione di 5.600 euro subito pagata.

A spiegare i dettagli della vicenda è il sindacato Rdb che annuncia di voler realizzare un "dossier" nazionale per verificare la regolarità degli appalti all'interno del gruppo della presidente di Confindustria. La Mediterranea impianti, dopo l'interruzione forzata dell'appalto da parte del gruppo Marcegaglia, ha lasciato a casa i suoi 11 dipendenti ora alle prese con sfratti e debiti.

La multa è stata pagata immediatamente dall'azienda "solo per evitare le sanzioni previste in caso di mancato pagamento - spiega l'amministratore di Oskar, Francesco Castagnoli - ma i nostri legali stanno già preparando il ricorso perché siamo convinti di aver agito correttamente. Le anomalie riscontrate sono principalmente il frutto di controversie tra Mediterranea e alcuni dei suoi lavoratori". "La Mediterranea non è un'azienda "fantasma" - prosegue - ma un'impresa con cui lavoriamo da 10 anni a cui abbiamo dovuto interrompere l'appalto per la sanzione fattaci dall'Ispettorato".

Ed ecco i numeri della Oskar: "Occupa direttamente 105 persone, di cui 81 operai; impiega inoltre 30 operai interinali (quindi inquadrati e retribuiti esattamente come i dipendenti Oskar di uguale livello). Solo per attività logistiche e di magazzinaggio utilizza dai 15 ai 30 lavoratori esterni (il numero dipende ovviamente dal carico di lavoro). Nella prima metà del 2009 abbiamo subito anche noi una contrazione delle vendite, a seguito della crisi economica internazionale, e abbiamo di conseguenza drasticamente ridotto il ricorso al lavoro interinale e agli appalti esterni, ma non utilizzando un'ora di CIG per i nostri dipendenti. Da luglio 2009 i volumi di vendita e, di conseguenza, di produzione, sono tornati ad aumentare sensibilmente e costantemente fino ad oggi".

12 ottobre 2010

Marco Bettazzi

La Repubblica.it

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Etichette: Appalto, Legalità

16 ottobre 2010

I 70 ANNI DEL MONARCA CAMPAINI





I 70 anni di Campaini, Presidente di Unicoop Firenze da ben 37 anni




Turiddo Campaini, nato a Montelupo Fiorentino il 15 ottobre 1940.

Quindi ieri il nostro Presidente ha compiuto la venerabile età di 70 anni. Se pensiamo che nel 1973, a 33 anni, ha assunto la leadership dell'allora nascente Unicoop Firenze, si può benissimo definire la sua presidenza un trono, perché queste cifre hanno più a vedere con una monarchia che con un'azienda, tanto più cooperativa.

Nel frattempo Unicoop Firenze cerca futuri caporeparto. E con quali caratteristiche? Uno dei requisiti indicati sta proprio nell'età che non deve superare i 29 anni.
Intanto Campaini festeggia i 70 e tra i dirigenti di Unicoop l'età media è ampiamente sopra la sessantina.

Ma sappiamo di vivere in un'azienda piena di contraddizioni: si sponsorizza l'acqua del sindaco e si vendono le caraffe filtranti, siamo contro ulteriori aperture domenicali non perché è ingiusto, ma perché non ci convengono, allora che non apra nessuno e via di questo passo.

Auguri Presidente, ma la canzoncina non te la cantiamo.

Pubblicato da Lavoratori Unicoop alle 15:45 4 commenti:
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Etichette: Campaini, Unicoop Firenze Governance

'GUERRA' TRA SUPERMERCATI SULLE APERTURE DOMENICALI

In Valdinievole Unicoop favorevole a ridurle, Esselunga per continuare così
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Unicoop è specializzata nella vendita di prodotti alimentari, un settore che la domenica non sembra dare grandissimi risultati

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I costi del lavoro domenicale, oltretutto, sembrano essere impegnativi anche per la cooperativa.


La guerra sulle aperture domenicali dei supermercati arriva anche in Valdinievole. Unicoop è pronta a rinunciare a questa possibilità
che, secondo alcune stime a livello regionale, porta un incremento delle vendite tra il 15 e il 20%. Oggi l’ipermercato di Massa e Cozzile è aperto due domeniche al mese ma, secondo una delle proposte in discussione al tavolo d’area, potrebbe perdere questa opzione. Turiddu Campaini, presidente del comitato di sorveglianza di Unicoop, ha recentemente dichiarato che «non è socialmente accettabile continuare a lanciare messaggi secondo cui l’attività più ludica ed educativa sia proprio quella dello shopping».

La cooperativa, oltre all’ipermercato di Massa e Cozzile, gestisce anche tre medie strutture di vendita in Valdinievole, tra Pescia, Buggiano e Monsummano. Queste rimarrebbero aperte due domeniche al mese, come previsto dalla proposta in discussione al tavolo. L’orientamento di Unicoop è dato principalmente da due motivi. Il gruppo è specializzato nella vendita di prodotti alimentari, un settore che la domenica non sembra dare grandissimi risultati. La clientela del giorno di festa appare più interessata a fare shopping nell’abbigliamento o altri settori. I costi del lavoro domenicale, oltretutto, sembrano essere impegnativi anche per la cooperativa.

La decisione, a livello regionale, ha già trovato il favore delle organizzazioni sindacali, da tempo impegnate in una maggiore tutela del giorno di festa per i lavoratori. Schierata su posizioni simili a Unicoop, in Valdinievole, c’è Confesercenti: l’associazione di categoria è convinta della necessità di non consentire l’apertura domenicale alla grande distribuzione. L’organizzazione dei commercianti punta a dare la massima libertà alle attività dei centri commerciali naturali e dei centri storici, per tutelare le piccole imprese. Alle medie strutture, l’associazione punta a concedere 22 aperture domenicali.

Nei giorni scorsi, al tavolo di concertazione, c’è stata un’osservazione critica sulla nuova sede di Esselunga. Il supermercato del gruppo Caprotti da 35 anni si trova in via Lucchese, ma per esigenze di sviluppo, punta a trasferirsi in via Macchiavelli. Secondo osservazioni tecniche, la nuova sede comporterebbe la trasformazione del supermercato in un’attività della grande distribuzione.

Il gruppo Caprotti, nel caso dovesse andare in porto l’accordo auspicato da Confesercenti, dovrebbe rinunciare a questa possibilità. Non è così scontato, però, che il tavolo di concertazione arrivi in fondo con un accordo valido per tutta la Valdinievole. Se nell’area metropolitana di Firenze il lavoro ha prodotto un risultato, in Versilia non sono state trovate soluzioni condivise. I Comuni di questo comprensorio hanno dovuto avviare singoli tavoli di concertazione per cercare accordi.

15 ottobre 2010

Daniele Bernardini

La Nazione


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FUSI, VERDINI? GLI CHIESI AIUTO



«In Italia funziona cosi', Lega ha le sue aziende e Pd ha le coop» (Riccardo Fusi)




«Denis Verdini? Si', gli chiesi aiuto. In Italia funziona in questo modo».

Lo dice in un'intervista al Corsera Riccardo Fusi. L'imprenditore, sotto inchiesta insieme al coordinatore del Pdl, aggiunge: "ma facevo piu' affari con il centrosinistra. Ogni mattina -afferma- devo spiegare a tutti che io e Verdini siamo amici, non gemelli siamesi".
In ogni caso Fusi vede nulla di male nel rivolgersi a un politico.
"Perche' la Lega non ha le sue aziende? -chiede- e il Pd non ha le Coop?".

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Dice Riccardo Fusi, ex presidente della BTP: «In Italia Funziona così: la lega ha le sue aziende e il PD ha le Coop». Prendiamo atto. Prendiamo atto anche del fatto che si tratta di una persona che ha poco da perdere, ma la dichiarazione non è certo sconvolgente ed è fortemente versosimile. Probabilmente il sistema Italia nell'edilizia e non solo, non si ferma soltanto ai protagonisti che cita Fusi.

TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE, COMPRESI GLI EX
Ma in toscana ancora più singolare è il caso di Armando Vanni (foto) un uomo per tutte le stagioni e adatto a
qualsiasi tipologia di padrone. Vanni, dopo essere stato Presidente del Consorzio Etruria, diventa Presidente di Unicoop Firenze (consiglio di Gestione) nel 2008, ma è misteriosamente silurato dal boss Campaini appena un 15 mesi dopo. La cosa rimase avvolta nella nebbia, come tante vicende che riguardano Unicoop e il mondo Coop, comunque noi avanzammo la nostra ipotesi.

Ora Vanni guida la supersputtanata BTP dell'inquisito Riccardo Fusi, azienda che attualmente nessuno toccherebbe neanche con un bastone. Alla guida del Consorzio Etruria, non è il caso di far cazzate: un campainiano di ferro, Riccardo Sani,


che lascia così il posto nel consiglio di gestione di Unicoop Firenze, subito ricoperto da Giulio Bani, Presidente della cooperativa CFT che ha in appalto buona parte dei magazzini Unicoop Firenze.



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13 ottobre 2010

IL PESO DI UNIPOL SULLE COOPERATIVE


Finsoe tiene ancora in bilancio la compagnia assicurativa per 3,3 miliardi. Il triplo dei corsi correnti


Le attività finanziarie e di trading delle Coop sono nettamente prevalenti su quella caratteristica. Su circa 12 miliardi di giro d'affari la redditività industriale è sotto l'1%.

Le perdite delle Coop derivanti dalle attività finanziarie sono state importanti nel periodo 2008-2009

LUNGA CATENA

Cooperative "rosse"



Holmo
76,50%




Finsoe

50,75%



Unipol


Quel legame è tanto antico quanto solido, ma le ultime vicissitudini di Unipol con quella maxi-perdita per oltre 700 milioni nel 2009, qualche malessere l’hanno senz’altro procurato tra i vertici delle cooperative rosse che del gruppo assicurativo posseggono metà del capitale.
Certo un centinaio di milioni di dividendi sono stati comunque deliberati e saliranno lungo la catena societaria da Finsoe fino a Holmo per arrivare nelle casse delle 40 coop che stanno in cima alla piramide che governa il colosso assicurativo. Colosso sì, ma dalla vita recente piuttosto travagliata. Almeno da quando ha tentato la fallita scalata alla Bnl.

Unipol aveva in cassa, dopo l’estate dei furbetti del quartierino, due miliardi di euro, oggi a pochi anni di distanza si è ritrovata a chiedere altri 500 milioni di nuovi soldi al mercato. Certo una parte (circa un miliardo) di quella riserva, chiesta allora agli azionisti per la conquista abortita di Bnl, è tornata a casa sotto forma di dividendo nel 2008. Ma resta il fatto che i risultati sia economici che patrimoniali hanno visto in questi anni una marcata discesa.

A partire dallo choc dei 700 milioni di perdite dell’anno scorso provocati dall’aver svalutato in un colpo solo titoli azionari in portafoglio che hanno continuato per anni a essere contabilizzati a valori di carico non più realistici rispetto al mercato. Una pulizia dolorosa ma doverosa, come quella avviata su un portafoglio di attività che vedeva immobilizzati titoli strutturati per oltre 6 miliardi e polizze a capitalizzazione per oltre tre miliardi.

Un periglioso cammino negli ultimi anni, testimoniato anche dalle dinamiche di attività e patrimonio. Ebbene l’attivo del gruppo è passato da 38 miliardi di euro del 2005 a 43,3 miliardi di fine 2009, ma il capitale ha fatto il percorso inverso. Dai sei miliardi di patrimonio netto si è scesi ai 3,8 miliardi di fine 2009. Se poi al capitale dimagrito si aggiungono le difficoltà incontrate da Unipol banca e le perdite di Unipol merchant il quadro si chiude. Non che la borsa non se ne sia accorta.

Unipol tre anni fa valeva ben sopra i due euro, di questi tempi quota sui 55 centesimi. Certo, ora fatte le pulizie la compagnia dovrebbe ripartire. C’è un piano industriale che prevede utili netti consolidati a 250 milioni per fine 2012. Si vedrà. Per ora è una speranza per veder risalire il titolo sul listino.

Finsoe non svaluta
E quella risalita è assai attesa dai vertici cooperativi, dato che Finsoe, la scatola che possiede il 50,75% del capitale ordinario di Unipol, ha tuttora in carico la partecipazione per 1,67 miliardi. Che vuol dire? Che per Finsoe (a sua volta partecipata dalla Holmo) Unipol continua a valere 3,3 miliardi di euro. Cioè tre volte il suo attuale valore di mercato. Certo, la borsa non è parametro affidabile di questi tempi e quella partecipazione è strategica e vale un premio di maggioranza. Resta il fatto che l'attivo di Finsoe e a risalire quello di Holmo appaiono oggi quantomeno gonfiati. Se quei valori non si recuperassero, allora i debiti, oggi sotto controllo, comincerebbero ad essere un problema. Del resto non c'è solo Unipol.

Più finanza che supermercati
Le coop da tempo fanno della finanza, più che dell'attività tipica un terreno di caccia all'utile. Su quei circa 12 miliardi di giro d'affari la redditività industriale è sotto l'1%. Gli utili veri si fanno con il trading sul gigantesco portafoglio titoli (tra i 7 e i 9 miliardi) posseduto dall'universo cooperativo. Con qualche sorpresa negativa. Come le svalutazioni finanziarie per 400 milioni nel solo 2008 dell'intero sistema. O le perdite, sempre finanziarie, per 244 milioni della sola Coop Consumatori Nordest nel 2008. O le svalutazioni finanziare per 53 milioni accumulate da Coop Adriatica nel biennio 2008-2009. Anche Coop Estense ha dovuto rettificare attività finanziare per 42 milioni tra il 2008 e il 2009. Una passione per la finanza che procura anche qualche dispiacere.

2 ottobre 2010

Fabio Pavesi


Il Sole 24 Ore



BANCA, CARA BANCA
Il costo? Un miliardo

Volevano una banca . Ma la banca, pur piccola, l'avevano già in casa. Dal '98, da quando Unipol ha sviluppato il businness bancario. Un'avventura sotto le insegne di Unipol Banca che è costata cara agli azionisti di via Stalingrado. In 12 anni, ha calcolato Chevreaux, Unipol ha investito un miliardo di euro. Per ottenere cosa? Un istituto che oggi vanta depositi per 9,5 miliardi con 300 filiali. Ma che ha chiuso il biennio 2008-2009 con perdite per 128 milioni di euro e che a fine 2009 aveva crediti dubbi pari al 13% del totale dei prestiti. Un livello che è doppio rispetto alla media del sistema bancario italiano. Ora, con il primo semestre 2010, sono arrivati i primi utili per 10 milioni. Meglio tardi che mai. Anche se ancora pochi.

2 ottobre 2010

(Fa.P.)


Il Sole 24 Ore


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12 ottobre 2010

IN ITALIA SI GIOCA IL RISIKO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE



Ecco le forze in campo, regione per regione





Otto leader in venti regioni diverse fanno un po' la storia della distribuzione in Italia ma anche il trionfo del federalismo distributivo.
Non a caso i punti vendita recano le insegne dei player internazionali, i loghi dei grandi e dei piccoli competitor nazionali e un numero impressionante di sigle di gruppi associati.

Per Paolo Barberini, presidente di Federdistribuzione, «è positivo che in Italia non ci sia uno o due leader, o un formato commerciale, predominante da imporre le politiche agli altri operatori. Ma, d'altro canto, la frammentazione è un lusso che non possiamo permetterci, pena l'espulsione dal mercato».

Per Luca Pellegrini, ordinario all'università Iulm di Milano, «le differenze regionali sono talmente forti, non solo rispetto alle tradizioni gastronomiche ma anche di reddito, da costituire un freno all'espansione fuori area delle catene». Si pensi alle difficoltà di Coop in Sicilia o alla ritirata di Carrefour da Puglia e Basilicata.

Nel panorama italiano prevale dunque il localismo distributivo, a volte con quote regionali di riferimento che non arrivano al 20%, altre volte con punte fra il 30 e il 50%. Nella mappa della distribuzione grocery italiana tracciata da SymphonyIri Group, Conad svetta in sei regioni, tra cui Lazio e Campania, ma è costretta a cedere il passo a Coop, con 5 primati, nelle ricche regioni "rosse" dell'Emilia Romagna e della Toscana cui si aggiungono anche Liguria, Umbria e Friuli; il gruppo associativo Selex primeggia, a sorpresa, in tre regioni, tra cui Veneto e Puglia; Auchan fa breccia nelle Marche e in Sicilia mentre Esselunga deve accontentarsi del "solo" primato in Lombardia, la regione più ricca d'Italia.

Quanto alle concentrazioni, in dettaglio Coop sfonda largamente il tetto del 40% di quota di mercato in Toscana (48%) ed Emilia Romagna (41%) e la lambisce in Liguria (39,2%); il gruppo associato C3 la centra in Valle D'Aosta mentre Selex si ferma a un passo (38,5%) in Basilicata. In Lombardia Esselunga impugna lo scettro del comando con poco più del 28% del mercato, ma stacca nettamente Carrefour e Auchan (circa l'11%) e soprattutto il "nemico" Coop (7,9%).

Tuttavia in casa delle cooperative la situazione dei duellanti si rovescia: in Toscana la società di Bernardo Caprotti non arriva nemmeno alla metà della quota della Coop e in Emilia si ferma al 7%. In Piemonte Coop ed Esselunga sono i follower di Carrefour, gigante degli ipermercati con oltre il 22% del mercato, ma con quote, rispettivamente, del 18 e del 10%. In Emilia, Coop e Conad si ritagliano circa il 70% del mercato. Tuttavia «la forte concentrazione delle cooperative – sostiene Barberini – non si traduce automaticamente nel controllo dei prezzi: dai nostri panel emerge che la concorrenza è molto agguerrita».

Ma non mancano neanche i buchi nelle reti: Coop, leader nazionale, è assente in Valle D'Aosta, Sardegna, Calabria e Molise mentre Esselunga, terzo competitor, è presente solo in Lombardia, Emilia, Toscana, Liguria, Piemonte e marginalmente in Veneto. «Il quadro a macchia di leopardo che emerge – osserva Gianmaria Marzoli, vice presidente retail di SymphonyIri Group – si complica ulteriormente e livello provinciale. Insomma la mappa di oggi è il frutto della storia e dell'evoluzione della grande distribuzione italiana, tanto che, alla fine, si potrebbe dire che ciascun distributore è padrone a casa propria. Forse solo Conad ha una presenza più capillare a livello nazionale».

«Il federalismo distributivo – aggiunge Pellegrini – nasce nei territori e si espande nelle aree limitrofe, condizionato peraltro da un sistema di autorizzazioni che non è stato pro-quota».
Secondo il docente è improponibile un processo di aggregazione accelerato «ma la grande crisi degli iper potrebbe dare una spinta al processo di consolidamento. Anche se gli specialisti degli iper, come Carrefour e Auchan, stanno premendo sul pedale dell'associazionismo e del franchising. Funzionerà? É una partita aperta: le multinazionali decidono rapidamente, l'associazionismo ha tempi più lunghi».

Anche per Barberini la crisi dell'iper può portare a un consolidamento «ma intanto gli operatori possono dividere le superfici e i costi delle strutture». Ma da cosa nasce la crisi dell'Iper? «Dalla presenza del non food sugli scaffali – risponde Marzoli –. I prodotti elettronici e l'abbigliamento sono offerti, con più varietà e servizio, da Media World, da Zara e H&M. Inoltre una popolazione più anziana preferisce la comodità dei negozi di prossimità».

«Oggi – conclude Pellegrini – i consumatori premiano il formato del superstore, come quelli di Esselunga, e il negozio di vicinato. Si tratta quindi di ricostruire una struttura commerciale: è un netto cambio di direzione ma è quello che hanno fatto in Inghilterra».

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10 ottobre 2010

Emanuele Scarci

Il Sole 24 Ore


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UNICOOP FI E RSA-USB DEI MAGAZZINI: E' SUBITO ATTRITO



Unicoop Firenze non riconosce la Rsa-USB dei magazzini







Era un passo scontato quello di Unicoop Firenze, ma a volte si spera nell'intelligenza e nel buon senso delle persone che hanno ruoli di responsabilià. Così non è stato e non ci sorprende. Abbiamo potuto constatare nei decenni questo atteggiamento ottuso e di pregiudiziale chiusura, quando non di manifesta ostilità, nei confronti dei dipendenti Unicoop dei magazzini.

Brevemente i fatti. Il 24 settembre scorso USB ha comunicato ufficialmente ad Unicoop Firenze la costituzione della Rappresentanza sindacale aziendale (Rsa). Ne abbiamo dato notizia in questo post.

Una settimana più tardi è giunta alla USB la risposta di Unicoop Firenze, tramite il Responsabile Relazioni Risorse Umane, Francesca Fanni, in cui si specifica che «l'ammissibilità della costituzione di Rsa [...] è riservata alle Associazioni sindacali che siano firmatarie di contratti collettivi di livello applicati all'unità produttiva».

Tutto come da copione, dunque. Unicoop Firenze percorre ottusamente un canovaccio che ha già portato la consorella Unicoop Tirreno (tra l'altro entrambe in odore di fusione) a prendere sonore bastonate da USB sia in primo grado di giudizio che in appello, come da sentenza recente.

Tutto previsto e prevedibile, come abbiamo detto. Tuttavia Unicoop Firenze dovrà ben presto rassegnarsi a fare i conti con questa nuova forza sindacale già ampiamente rappresentativa all'interno dei magazzini.
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11 ottobre 2010

MONDO COOP, VENTI DI FUSIONE


Dopo la probabile fusione del distretto Nord-Ovest si fanno naturali proiezioni sulle altre realtà Coop dell grande distribuzione



Il mondo delle Coop, nell’immaginario di alcuni, è un mondo dove regna l’opulenza, dove il vantaggio fiscale è tale da riparare a qualsiasi errore manageriale, il vantaggio competitivo ottenibile dal citato risparmio sarebbe tale da non creare nessun problema a livello finanziario, semmai il suo problema è spendere.
Se fosse così non si capirebbe ciò che sta succedendo in questo periodo.

Anni fa il mondo Coop era suddiviso in nove grandi Cooperative che si univano il termini di acquisti presso la Centrale Coop Italia ma negli assortimenti erano completamente autonome. I processi di razionalizzazione ed unificazione delle strategie di vendita, rese necessarie per rispondere all’ingresso ed alla espansione dei colossi francesi oltre all’evoluzione degli Ipercoop, portarono agli inizi degli anni 2000 alla creazione dei Distretti e ad un conseguente processo di unificazione delle politiche di vendita.

E’ pur vero che all’interno di ogni Distretto c’è sempre stato chi ha mal digerito l’appartenenza ad una comune strategia, anzi c’è stato chi, negli ultimi anni, ha proprio deciso di diversificare all’interno del Distretto le proprie politiche di vendita, però il concetto di unificazione in Distretti, seppur con qualche naturale intoppo, stava funzionando. Sicuramente l’evoluzione di Coop sino alla definitiva concezione di Gruppo GD ha prodotto brillanti risultati, superando i famosi e pericolosi localismi. I problemi di vendita del canale Ipermercati (che ha coinvolto tutti, prima ancora che Ipercoop, si pensi a Carrefour) di questi ultimi anni hanno portato il mondo cooperativo a rispondere al mercato in termini organizzativi, attraverso la centralizzazione nazionale degli assortimenti, quindi attraverso un processo di omogeneizzazione che rendesse più semplice il controllo della complessa macchina di vendita che è in atto in questi tempi.

Delle difficoltà del format, si è detto più volte, si sapeva, ma delle difficoltà delle Coop in termini di bilancio si sta scoprendo in questi ultimi mesi.

Sono sempre più insistenti le voci di un processo di definitiva unificazione delle tre cooperative del Nord Ovest (oramai ex Distretto Nord Ovest?) che per risolvere problemi di costi hanno deciso di unificarsi. Pare infatti che i bilanci di Novacoop e di Coop Lombardia abbiano i margini di positività ridotti al lumicino, la stessa Coop Liguria “arranca” come abbiamo fatto notare ultimamente.

Anche nel Distretto Tirrenico le voci di fusione tra Unicoop Tirreno e Unicoop Firenze hanno quasi il senso dell’ufficialità. Rimarrebbe fuori dal Super gruppo solo la Coop Centro Italia ( per completare anche qui il passaggio da Distretto ad unica Cooperativa) la quale nella pubblicazione del bilancio 2009 ha scritto: “L’anno più difficile” dove si nota un utile netto intorno all’1% del fatturato delle vendite ( 6,3 milioni di euro di utile netto su un fatturato 2009 di 631 milioni di euro). Purtroppo quello di Coop Centro Italia non è un bilancio pubblicato in tutte le sue voci e quindi è impossibile trarre conclusioni.

In ogni caso il fatto delle serie difficoltà economiche in cui versano alcune cooperative smentisce l’affermazione di partenza che può avere “l’uomo della strada”; anche la Coop, come tutti, talvolta più di altri, deve fare i conti con gli aspetti delle difficoltà di bilancio.

Cosa sta succedendo?
I Punti di Vendita Coop, oramai nella loro generalità, dove non sono Ipermercati, sono Supermercati/Superstore di medie dimensioni, con assortimenti precisi e ben studiati, con una intelligente costruzione di Private Label assolutamente in linea con i migliori Retailers europei, con un ottimo bilanciamento tra segmenti e reparti, ed anche, in risposta a tutte queste qualità, con un affollamento di consumatori, almeno nei supermercati, non differente dal passato, infatti pare che la numerica scontrini non sia il problema da affrontare.

Di sicuro, come tutti, anche Coop deve combattere contro le diminuzioni delle battute di scontrino, insomma contro la diminuita capacità di spesa del consumatore, ma com’è possibile che si arrivi a crisi di questo genere?

Forse la risposta c’è ed è lontana dal mondo della distribuzione di prodotti alimentari tramite la vendita nei supermercati ed ipermercati, e si potrebbe annidare nel mondo finanziario.

“Plus24”, supplemento del più noto quotidiano economico “ Il Sole 24ore” negli ultimi giorni ha pubblicato, attraverso la penna di Fabio Pavesi, un interessante articolo sul peso di Unipol sulle cooperative e sono emerse informazioni piuttosto significative. “ […] Quel legame è tanto antico quanto solido, ma le ultime vicissitudini di Unipol con quella maxi-perdita per oltre 700 milioni nel 2009, qualche malessere l’hanno senz’altro procurato tra i vertici delle cooperative rosse che del gruppo assicurativo posseggono metà del capitale. Certo un centinaio di milioni di dividendi sono stati comunque deliberati e saliranno lungo la catena societaria da Finsoe fino a Holmo per arrivare nelle casse delle 40 coop che stanno in cima alla piramide che governa il colosso assicurativo. Colosso sì, ma dalla vita recente piuttosto travagliata. Almeno da quando ha tentato la fallita scalata alla Bnl. Unipol aveva in cassa, dopo l’estate dei furbetti del quartierino, due miliardi di euro, oggi a pochi anni di distanza si è ritrovata a chiedere altri 500 milioni di nuovi soldi al mercato. Certo una parte (circa un miliardo) di quella riserva, chiesta allora agli azionisti per la conquista abortita di Bnl, è tornata a casa sotto forma di dividendo nel 2008. Ma resta il fatto che i risultati sia economici che patrimoniali hanno visto in questi anni una marcata discesa. A partire dallo choc dei 700 milioni di perdite dell’anno scorso provocati dall’aver svalutato in un colpo solo titoli azionari in portafoglio che hanno continuato per anni a essere contabilizzati a valori di carico non più realistici rispetto al mercato. Una pulizia dolorosa ma doverosa, come quella avviata su un portafoglio di attività che vedeva immobilizzati titoli strutturati per oltre 6 miliardi e polizze a capitalizzazione per oltre tre miliardi. Un periglioso cammino negli ultimi anni, testimoniato anche dalle dinamiche di attività e patrimonio. Ebbene l’attivo del gruppo è passato da 38 miliardi di euro del 2005 a 43,3 miliardi di fine 2009, ma il capitale ha fatto il percorso inverso. Dai sei miliardi di patrimonio netto si è scesi ai 3,8 miliardi di fine 2009. Se poi al capitale dimagrito si aggiungono le difficoltà incontrate da Unipol banca e le perdite di Unipol merchant il quadro si chiude. Non che la borsa non se ne sia accorta. Unipol tre anni fa valeva ben sopra i due euro, di questi tempi quota sui 55 centesimi. Certo, ora fatte le pulizie la compagnia dovrebbe ripartire. C’è un piano industriale che prevede utili netti consolidati a 250 milioni per fine 2012. Si vedrà.” [...] (Leggi articolo completo - nota blog)

L’avvento del socio sovventore ( riferimento ad articoli GDONews del recente passato) ha rivoluzionato la gestione ed i bilanci del mondo cooperativo, rendendoli anche di difficilissima lettura, gli intrecci con il mondo finanziario sono mutati e si sono fatti importantissimi e per certi lati fondamentali.

Il manager Coop, cresciuto nella cooperativa nel mondo della distribuzione di prodotti alimentari, ha dovuto capire, interpretare e gestire le difficoltà del connubio tra gestione caratteristica e gestione finanziaria di un bilancio, e non ultimo affrontare le tempeste dei mercati degli ultimi anni, fatali a diverse multinazionali nel mondo.

Ad aggravare ancora la situazione ha di fatto contribuito, e l’articolo di Pavesi ne è conferma, il problema di Unipol nella vicenda della scalata a Bnl con il conseguente allontanamento di un ottimo ( ma anche discusso) manager come Consorte.

Nonostante ciò il Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Coop Italia, il dott. Vincenzo Tassinari, procede diritto e promette investimenti importantissimi nei prossimi anni soprattutto nel sud Italia, terreno difficilissimo dove Carrefour ha compromesso la sua strategia italiana. Se Coop saprà ben interpretare le esigenze del consumatore del Sud, e Centrale Italiana sarà sicuramente un ottimo viatico, avrà vinto la battaglia con il mercato.

10 ottobre 2010

Andrea Meneghini


GDO News

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Pubblicato da Lavoratori Unicoop alle 12:04 Nessun commento:
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