Finsoe tiene ancora in bilancio la compagnia assicurativa per 3,3 miliardi. Il triplo dei corsi correnti
Le attività finanziarie e di trading delle Coop sono nettamente prevalenti su quella caratteristica. Su circa 12 miliardi di giro d'affari la redditività industriale è sotto l'1%.
LUNGA CATENA
Cooperative "rosse"
Holmo
76,50%
Unipol
Unipol aveva in cassa, dopo l’estate dei furbetti del quartierino, due miliardi di euro, oggi a pochi anni di distanza si è ritrovata a chiedere altri 500 milioni di nuovi soldi al mercato. Certo una parte (circa un miliardo) di quella riserva, chiesta allora agli azionisti per la conquista abortita di Bnl, è tornata a casa sotto forma di dividendo nel 2008. Ma resta il fatto che i risultati sia economici che patrimoniali hanno visto in questi anni una marcata discesa.
A partire dallo choc dei 700 milioni di perdite dell’anno scorso provocati dall’aver svalutato in un colpo solo titoli azionari in portafoglio che hanno continuato per anni a essere contabilizzati a valori di carico non più realistici rispetto al mercato. Una pulizia dolorosa ma doverosa, come quella avviata su un portafoglio di attività che vedeva immobilizzati titoli strutturati per oltre 6 miliardi e polizze a capitalizzazione per oltre tre miliardi.
Un periglioso cammino negli ultimi anni, testimoniato anche dalle dinamiche di attività e patrimonio. Ebbene l’attivo del gruppo è passato da 38 miliardi di euro del 2005 a 43,3 miliardi di fine 2009, ma il capitale ha fatto il percorso inverso. Dai sei miliardi di patrimonio netto si è scesi ai 3,8 miliardi di fine 2009. Se poi al capitale dimagrito si aggiungono le difficoltà incontrate da Unipol banca e le perdite di Unipol merchant il quadro si chiude. Non che la borsa non se ne sia accorta.
Unipol tre anni fa valeva ben sopra i due euro, di questi tempi quota sui 55 centesimi. Certo, ora fatte le pulizie la compagnia dovrebbe ripartire. C’è un piano industriale che prevede utili netti consolidati a 250 milioni per fine 2012. Si vedrà. Per ora è una speranza per veder risalire il titolo sul listino.
Finsoe non svaluta
E quella risalita è assai attesa dai vertici cooperativi, dato che Finsoe, la scatola che possiede il 50,75% del capitale ordinario di Unipol, ha tuttora in carico la partecipazione per 1,67 miliardi. Che vuol dire? Che per Finsoe (a sua volta partecipata dalla Holmo) Unipol continua a valere 3,3 miliardi di euro. Cioè tre volte il suo attuale valore di mercato. Certo, la borsa non è parametro affidabile di questi tempi e quella partecipazione è strategica e vale un premio di maggioranza. Resta il fatto che l'attivo di Finsoe e a risalire quello di Holmo appaiono oggi quantomeno gonfiati. Se quei valori non si recuperassero, allora i debiti, oggi sotto controllo, comincerebbero ad essere un problema. Del resto non c'è solo Unipol.
Più finanza che supermercati
Le coop da tempo fanno della finanza, più che dell'attività tipica un terreno di caccia all'utile. Su quei circa 12 miliardi di giro d'affari la redditività industriale è sotto l'1%. Gli utili veri si fanno con il trading sul gigantesco portafoglio titoli (tra i 7 e i 9 miliardi) posseduto dall'universo cooperativo. Con qualche sorpresa negativa. Come le svalutazioni finanziarie per 400 milioni nel solo 2008 dell'intero sistema. O le perdite, sempre finanziarie, per 244 milioni della sola Coop Consumatori Nordest nel 2008. O le svalutazioni finanziare per 53 milioni accumulate da Coop Adriatica nel biennio 2008-2009. Anche Coop Estense ha dovuto rettificare attività finanziare per 42 milioni tra il 2008 e il 2009. Una passione per la finanza che procura anche qualche dispiacere.
2 ottobre 2010
Fabio Pavesi
Il Sole 24 Ore
BANCA, CARA BANCA
Il costo? Un miliardo
Volevano una banca . Ma la banca, pur piccola, l'avevano già in casa. Dal '98, da quando Unipol ha sviluppato il businness bancario. Un'avventura sotto le insegne di Unipol Banca che è costata cara agli azionisti di via Stalingrado. In 12 anni, ha calcolato Chevreaux, Unipol ha investito un miliardo di euro. Per ottenere cosa? Un istituto che oggi vanta depositi per 9,5 miliardi con 300 filiali. Ma che ha chiuso il biennio 2008-2009 con perdite per 128 milioni di euro e che a fine 2009 aveva crediti dubbi pari al 13% del totale dei prestiti. Un livello che è doppio rispetto alla media del sistema bancario italiano. Ora, con il primo semestre 2010, sono arrivati i primi utili per 10 milioni. Meglio tardi che mai. Anche se ancora pochi.
2 ottobre 2010
(Fa.P.)
Il Sole 24 Ore
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