30 dicembre 2013

COOP CENTRO ITALIA LANCERA' PRESTITO VINCOLATO A TRE ANNI


Coop Centro Italia sta per lanciare un prestito per i propri soci con vincolo di tre anni

Nello stesso tempo la Coop è in corsa con una cordata di imprenditori locali per il controllo di Banca Popolare di Spoleto






La strada del prestito vincolato per i soci Coop fu intrapresa per primi da Unicoop Firenze nell'aprile 2011 con un prestito a vincolo di 18 mesi con tacito rinnovo. Coop Centro Italia che in molti aspetti mutua le mosse della Coop fiorentina - non ultimo il caso dei "ladri di merendine" - aveva proposto questo tipo di prestito nell'aprile 2012 con scadenze a 6 e 12 mesi.

Ora la Coop umbra è in procinto di lanciare il prestito vincolandolo ad una scadenza più lunga, ben 3 anni. Non possiamo fare a meno, non fosse altro che per la tempistica, di collegare questa iniziativa alla corsa per la scalata della Banca Popolare di Spoleto, attraverso il veicolo societario Clitumnus partecipato da Coop Centro Italia e una cordata di imprenditori locali. La popolare spoletina è commissariata da un anno ed è partecipata da Coop Centro Italia al 2,039%. Ecco l'assetto societario della banca come da prospetto Consob.

Questa volta la Coop di Castiglion del Lago batte sul tempo la sorella maggiore Unicoop Firenze che aveva avuto la stessa tentazione, poi rinunciandovi per la bufera che si è abbattuta su Mps e la conseguente fuga dai libretti del prestito sociale di Unicoop.

Le caratteristice del nuovo tipo di prestito non sono ancora note. Qui potete leggere le caratteristiche attuali del prestito sociale in Coop Centro Italia. Attendiamo di conoscere le prerogative del nuovo prestito vincolato della coop presieduta da Raggi.


Update : Così risponde Coop Centro Italia

21 dicembre 2013

LADRI DI MERENDINE ANCHE IN COOP CENTRO ITALIA: DUE LICENZIAMENTI





Una vicenda che ha portato al licenziamento due colleghi di Coop Centro Italia, ricorda quello che successe nei magazzini di Unicoop Firenze cinque anni fa



«Alla fine di novembre sono arrivate le lettere di licenziamento a due lavoratori di Coop Centro Italia con l'accusa di aver rubato merendine e caramelle esposte in un contenitore del magazzino». Questa è l'informazione che abbiamo grazie al blog Cobas Terni, pagina a cui rimandiamo.
I dettagli a disposizione non sono molti ed è difficile fare paralleli, ma istintivamente la memoria va a quello che accadde in Unicoop Firenze cinque anni nei magazzini Unicoop Firenze di Scandicci.

Unicoop Firenze sporse denuncia contro ignoti per ammanchi nel magazzino. Furono istallate videocamere da parte dei carabinieri che riprendevano e registravano immagini una zona particolare all'interno del magazzino stesso: la cosiddetta gabbia dei rotti. Questa è una vera e propria gabbia dove viene accatastata la merce che si danneggia giornalmente durante la normale movimentazione. Questa merce
non è più vendibile e viene per lo più gettata nel cassonetto. Quello che è recuperabile viene (o veniva) dato in beneficienza. Era prassi diffusa e consolidata che i dipendenti potessero consumare questi prodotti: una bottiglietta d'acqua, un pacchetto di gomme, un detergente per pulire il parabrezza del camion (della Coop), ecc. Tutti ne erano a conoscenza.

23 lavoratori vennero indagati per furto e appropiazione indebita e Unicoop Firenze segnò una delle pagine più nere della propria storia licenziando ben 7 dipendenti.
La reazione dei lavoratori e del sindacato fu decisa e la vertenza assunse un certo rilievo mediatico che portò ad un confronto Tv, nella trasmissione Mi manda Rai Tre, tra alcuni dei colleghi licenziati tutelati dal compianto avvocato Bellotti e l'allora presidente del consiglio di gestione, Armando Vanni, nonché il responsabile delle risorse umane, Piero Forconi. La coppia di dirigenti inanellò una serie di gaffes tanto che il video della trasmissione diventò presto un cult tra i lavoratori Unicoop Firenze dei magazzini. Ancora oggi, specie dopo le vicende emerse sul conto del Vanni (vedi qui e qui)  la performance della coppia è fonte di battute e grasse risate.

La trasmissione fu un autogol mediatico pazzesco. La linea intransigente di Unicoop che si può riassumere in "i ladri vanno sempre e comunque puniti", faceva a cazzotti con la realtà dei fatti: prendere quei prodotti che andavano gettati e di nessun valore commerciale era uso consolidato da sempre. Se Unicoop voleva che ciò non avvenisse, bastava una semplice circolare interna o una breve assemblea aziendale in cui si informava che certi comportamenti usuali non dovevano proseguire. Nessuno avrebbe certo rischiato il posto di lavoro per un pacchetto di gomme. Risultò chiaro che l'obiettivo di Unicoop Firenze era quello di colpire dei lavoratori dei magazzini col primo pretesto. Vecchie logiche vendicative che peraltro ricalcano la personalità e il carattere del massimo responsabile dei magazzini di allora, fortunatamente adesso in pensione.

Come andò a finire. I lavoratori licenziati furono tutti reintegrati e Unicoop Firenze fece una brutta, bruttissima figura.

Pur non conoscendo nei dettagli la vicenda dei due colleghi di Coop Centro Italia, auguriamo loro la stessa conclusione.


14 dicembre 2013

PRATO, SEI CAMIONISTI OCCUPANO LA CECCHI LOGISTICA

Sono stati licenziati.  Sotto accusa la Cecchi, la Driver ma anche la Cgil: «Siamo stati esclusi perché siamo iscritti al sindacato Cobas. Gli iscritti alla Cgil sono stati tutti riassunti».

La situazione di tensione viene da lontano e aveva già portato ad uno sciopero lo scorso luglio: «erano stanchi di lavorare per 4 euro l'ora senza garanzie»



PRATO. Quando sono arrivati in azienda, nel piazzale della Cecchi Logistica, in portineria, hanno trovato un elenco di nomi. Chi era compreso nell’elenco aveva una “richiesta” di togliere le proprie cose dai camion e restituire alla cooperativa Driver, di cui sono soci lavoratori, il materiale utile ai trasferimenti con i tir. Già nei giorni scorsi tutti i dipendenti della Driver avevano ricevuto una raccomandata con cui la cooperativa li informava che era stato interrotto il rapporto di lavoro con il cliente Corriere Cecchi e che di conseguenza i “soci” avrebbero perso i requisiti per rimanere all’interno della coop. In sintesi avevano ricevuto la lettera di licenziamento. Quelli della lista, sei camionisti, così come tutti gli altri dipendenti anche se con una differenza sostanziale. Mentre gli altri avevano già in mano la riassunzione nella nuova coop scelta dalla Cecchi, la “Work distribuzione” di Padova, i sei erano rimasti fuori dal passaggio.

Ecco quindi che gli esclusi non hanno avuto esitazioni ed hanno cominciato un presidio nel piazzale della Cecchi con la minaccia di rimanere lì finché non avessero chiarimenti. Sotto accusa la Cecchi, la Driver ma anche la Cgil: «Siamo stati esclusi perché siamo iscritti al sindacato Cobas. Gli iscritti alla Cgil sono stati tutti riassunti».

«Non abbiamo intenzione di andarcene - ha detto Shtenko Vadym, portavoce dei sei camionisti - finché non ci avranno chiarito perché non siamo passati nell’altra cooperativa come gli altri. Credo dipenda dal fatto che noi abbiamo criticato fortemente l’accordo firmato dal sindacato trasporti della Cgil di Prato e regionale con la nuova cooperativa di Padova».

Idee che la Federazione autisti operai del Cobas ha ribadito in un documento con cui si chiedeva l’assunzione dei sei senza costringerli a firmare l’accordo ritenuto “lesivo dei diritti dei lavoratori”.
Intanto dalle 11 di sabato 14 dicembre i lavoratori hanno bloccato i camion nel piazzale e si sono rifiutati di restituire il materiale di lavoro alla Work per un paio d’ore. Hanno resistito anche alla richiesta dei carabinieri di desistere dalla protesta tranne poi accettare di andarsene da lì quando sono stati avvertiti che sarebbero stati denunciati per violazione di proprietà privata se solo avessero messo un piede giù dal camion. «Lunedì (16 dicembre ndr) continueremo la nostra protesta», hanno messo in evidenza i sei lasciando il piazzale parcheggio della Cecchi.

Una storia vista più volte nel mondo delle cooperative dove nel passaggio degli appalti si lasciano fuori i dipendenti sgraditi tanto che l’avvocato della Cgil Sergio Lalli nelle scorse settimane aveva denunciato la situazione difficile che si vive in questo settore. In questo caso specifico del malcontento c’era già da tempo e una parte dei lavoratori (la metà in servizio alla Driver) aveva protestato “sequestrando” i camion giusto lo scorso luglio. Il motivo? La Cecchi aveva cambiato già quattro cooperative in un anno. Troppe per i dipendenti.

Dall’azienda di via Frediani (sabato 14, praticamente chiusa) non si è voluto rilasciare alcuna dichiarazione sull’argomento.Risponde invece alle accuse il segretario dei trasporti della Cgil di Prato Leandro Innocenti che a novembre aveva denunciato la giungla delle coop nel settore dei trasporti. «Con la nuova cooperativa a cui è stato affidato il lavoro - spiega - siamo riusciti a raggiungere un accordo che era sempre stato impossibile con le precedenti coop. Un accordo migliorativo per i dipendenti. Un accordo che coinvolge tutti coloro che lo sottoscrivono: non so cosa possa essere successo con i sei protagonisti della protesta di ieri dal momento che il nostro accordo non è solo per i nostri iscritti ma per tutti. Sono venuto a conoscenza della situazione dal Tirreno.it ma dubito si tratti di un persecuzione sindacale. Credo ci sia altro sotto».

Per contattare l'autrice dell'articolo scrivere a i.reali@iltirreno.it




14 dicembre 2013

Ilenia Reali

iltirreno.gelocal.it

GIRO DI POLTRONE COOP AI PIANI ALTI DI FINSOE

Assestamenti in Finsoe, la scatola di controllo di Unipol, partecipata dalle Coop

Ma cos'è Finsoe?


Cos'è Finsoe? E' la Spa non quotata che controlla il gruppo Unipol. I soci di Finsoe sono una trentina tra cui spiccano alcune grandi Coop della distribuzione oltre alla storica Holmo Spa, ridimensionata dall'aprile 2011, partecipata a sua volta da altre Coop in particolare delle costruzioni.

Siamo nel mondo delle coop emiliane ed è naturale che dopo il valzer di poltrone innescato dalla nomina alla presidenza di Marco Pedroni, il riassetto si riverberasse anche in Finsoe.


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Staffetta tra gli uomini di vertice delle cooperative rosse ai piani alti di Finsoe, che con oltre il 31% è l'azionista di maggioranza relativa di Unipol Gruppo Finanziario.

Nei giorni scorsi, infatti, il presidente e amministratore delegato Marco Pedroni (numero uno di Coop Italia), ha rassegnato le dimissioni e le sue funzioni sono state attribuite ad Adriano Turrini (presidente di Cooperativa Adriatica) che condivide la carica di amministratore delegato con Mino Pacchioni.

Il cambio al vertice è stata l'occasione anche per inserire nel board altri due nuovi membri, Paolo Cattabiani e Rino Baroncini, rispettivamente presidente di Coop Consumatori Nord Est e presidente di Cooperativa Edilstrada Imolese. Pedroni, fra l'altro consigliere di Unipol, è comunque rimasto nel board, mentre la nomina di Turrini, anch' egli già presente nel consiglio d'amministrazione di Unipol, deve leggersi alla luce della circostanza che dopo l'ultimo aumento di capitale il primo azionista di Finsoe è Holmo con il 24,5% seguito da Cooperativa Adriatica con il 12,4%, ma la coop presieduta da Turrini detiene direttamente un altro 3,3% di Unipol.




14 dicembre 2014

Andrea Giacobino

12 dicembre 2013

FINTE COOP PER SFRUTTARE 200 LAVORATORI: 13 ARRESTI E 13 MILIONI SEQUESTRATI

L'inchiesta nasce dalla denuncia di un sindacalista Cobas

Sono più di 200 i lavoratori vittime del giro di fittizie cooperative scoperchiato dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Pavia con 13 arresti e il sequestro di 13 milioni di euro su 30 stimati di frode fiscale

 

Finte coop «utilizzate e poi artatamente dismesse al solo fine di consentire ai committenti di assumere manovalanza a buon mercato in totale spregio non solo dei contratti collettivi nazionali ma anche delle più elementari regole di igiene e sicurezza sul lavoro», riassume il gip Luigi Varanelli, «nonché per consentire la totale evasione di qualsivoglia onere contributivo, assicurativo e fiscale, con conseguente danno patrimoniale all'Erario e soprattutto agli stessi lavoratori».

Secondo l'indagine nata a Pavia dalla denuncia di un sindacalista Cobas e coltivata a Milano dal pm Carlo Nocerino - che ora punta a sviluppare con le banche dati di Agenzia delle Entrate-Inps-Prefettura un protocollo di contrasto al fenomeno - un consorzio sarebbe stato «creato al solo scopo di interporsi fittiziamente tra le cooperative "cartiere" di lavoratori e gli effettivi datori di lavoro della manodopera illecitamente collocata», specie la committente «Roto 2000 spa».

Il gip ha concesso l'arresto per tutti i 13 indicati dal pm, ma non per tutti i capi d'accusa proposti. L'associazione a delinquere resta contestata per i reati-fine di frode fiscale, non per l'intermediazione illecita di manodopera (legge Biagi 2003), che è una contravvenzione e per la quale dunque non poteva essere chiesto l'arresto per associazione a delinquere, sodalizio che normativamente deve essere «strutturato stabilmente alla commissione di delitti, non anche di contravvenzioni».

Niente arresto anche per le intimidazioni a «una teste già pesantemente vessata nell'ambiente lavorativo e poi addirittura licenziata proprio per le sua scelta di campo»: qui gli indizi «non sono univoci», e soprattutto i reati hanno «limiti edittali che non consentono l'emissione della richiesta misura cautelare»



11 dicembre 2013

Luigi Ferrarella

Corriere della Sera



10 dicembre 2013

ELEZIONE RLS UNICOOP FIRENZE : USB ROMPE GLI INDUGI AI MAGAZZINI



A otto mesi dalle elezioni delle Rsu in Unicoop Firenze non si è provveduto ancora all'importante designazione dei Rappresentanti alla Sicurezza (RLS)

USB colma il vuoto e nei magazzini annuncia le elezioni Rls per il 16 gennaio 2014




Le elezioni RSU del gruppo Unicoop Firenze si sono svolte a Maggio 2013, quindi sono trascorsi oramai quasi 8 mesi. E' perciò inspiegabile e soprattutto inaccettabile che non si sia ancora provveduto alla nomina o alla elezione dei Rappresentanti dei Lavoratori alla Sicurezza (RLS).

Si perpetua dunque questo ottuso e masochistico ostruzionismo da parte delle Organizzazioni Sindacali confederali di categoria, come già era accaduto per le elezioni delle RSU, che dovettero attendere più di 3 anni dalla scadenza naturale per poter essere indette.

Stavolta ci permettiamo di dire che la gravità del ritardo è resa ancora più evidente vista l'importanza della materia in questione. La mancanza di un delegato RLS regolarmente nominato o eletto ed opportunamente formato può creare danni evidenti alla normale attività lavorativa, facilitando la pratica di cattive abitudini che possono essere causa di gravi infortuni.

Ci sorprendiamo anche di come la stessa dirigenza di Unicoop Firenze stia tollerando così a lungo l'atteggiamento colpevolmente sufficiente delle OO.SS. Ci sono appuntamenti come la Riunione Periodica sulla Sicurezza e pratiche documentali come la redazione di un Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), che prevedono obbligatoriamente la presenza dei RLS, perciò Unicoop dovrebbe avere tutto l'interesse alla loro celere individuazione.

A tal proposito duole ricordare che anche le regole che normano l'elezione dei RLS dovrebbero trovarsi all'interno di quel famigerato "accordo rsu" che tutti sanno essere stato firmato da Unicoop ed OO.SS. subito dopo l'approvazione del Contratto Integrativo, ma che nessuno ha mai potuto consultare o anche solo vederne copia e che pare essere gelosamente conservato in chissà quali casseforti!

Per questi motivi la RSU dei magazzini di Scandicci e di Sesto F.no, composta interamente da membri del Sindacato di base USB, hanno deciso di non attendere oltre ed hanno annunciato con regolare comunicazione alla Direzione Logistica l'intenzione di indire le elezioni RLS per il giorno 16 Gennaio 2014.

Le modalità saranno quelle previste dal Decreto Legislativo n.81 del 9 Aprile 2008 e considerate inderogabili, se non in termini migliorativi, sia dai CCNL che dai Contratti Aziendali. Perciò il numero di rappresentanti sarà di 3 per il Ce.Di. di Scandicci (Unità Produttiva con più di 200 addetti) e 1 per il magazzino di Sesto F.no (U.P. con meno di 50 addetti). Come previsto dal medesimo decreto saranno individuati all'interno della stessa RSU, ad eccezione del terzo di Scandicci che sarà invece eletto dai lavoratori. Sembra che la notizia sia stata accolta con favore dai vertici aziendali, questo fa ben sperare per il corretto svolgimento delle elezioni.

In ultimo ci permettiamo di raccomandare a tutti i colleghi/e di interessarsi presso i loro delegati sindacali affinchè in ogni unità produttiva si possa arrivare al più presto alla individuazione dei RLS.


07 dicembre 2013

UNICOOP TIRRENO, VITERBO: 21 POSTI A RISCHIO


Dopo la grave crisi degli ipercoop campani che vede particolarmente a rischio licenziamento i dipendenti Iper di Afragola, si apre per Unicoop Tirreno un altro fronte vertenziale all'ipercoop di Viterbo





VITERBO - Sono a rischio mobilità 21 lavoratori dell’Ipercoop. La notizia è piombata sul tavolo della riunione indetta giovedì tra azienda, sindacati e lavoratori. A monte ci sarebbero bilanci in sofferenza per la catena un po’ in tutta Italia. 

Viterbo, sebbene risulti tra i punti vendita meno in crisi, pagherebbe per il deficit macinato soprattutto al sud della Penisola. Unicoop Tirreno non ha ancora ufficializzato la procedura, lasciando margini di trattativa aperti. I sindacati stanno lavorando per proporre soluzioni che scongiurino i licenziamenti. Ma tra i lavoratori è allarme rosso. Mercoledì è prevista una nuova assemblea con i circa 140 dipendenti dell'Ipercoop. Il 18, poi, i risultati del confronto saranno presentati dai sindacati ai vertici aziendali. La riunione in cui la parola mobilità è piombata sui lavoratori era prevista da un mese e mezzo.
La crisi morde e gli incassi ne risentono, nonostante promozioni e sottocosti: un’azione da parte dell'Unicoop Tirreno era nell'aria da tempo. Si parlava di possibili trasferimenti da Viterbo agli altri punti vendita della provincia: Vetralla, Tarquinia, Tuscania e Ronciglione. E invece nessuno spostamento: il pericolo è quello che una parte della forza lavoro perda il posto. I dirigenti hanno però ribadito che se si troverà una soluzione alternativa capace di garantire un taglio nei costi del lavoro saranno pronti ad accettarla.

Ad aprile di quest'anno era andato in scena il primo sciopero nella storia dell'Ipercoop di Viterbo. Supermercato chiuso per tutta la giornata con un'adesione del 100%. I dipendenti della catena Unicoop Tirreno avevano incrociato le braccia per protestare contro i carichi di lavoro eccessivi, la mancata stabilizzazione dei precari e orari di lavoro non conformi agli accordi sindacali. Ora, a distanza di otto mesi, la vertenza si inasprisce.



7 dicembre 2013

www.ilmessaggero.it


             

05 dicembre 2013

IL TRISTE ADDIO DI UNICOOP FIRENZE

Unicoop Firenze esce da Mps dopo un decennio con un bilancio disastroso e una duplice sconfitta. Non solo non e' riuscita nella finalità dell'investimento strategico, quella di contribuire a vincolare la banca senese al territorio, ma porta inoltre a casa perdite sul titolo nell'ordine dell'80%. Queste ammontano a 400 milioni su circa 500 di investimento complessivo



Il Monte parla sempre meno toscano e per Unicoop Firenze la scelta di essere uno dei grandi azionisti del gruppo senese non è più strategica. Questo spiega il progressivo disimpegno del gigante cooperativo della grande distribuzione alimentare, che ha ridotto dal 2,7 all'1,7% la partecipazione in Banca Mps. E che ora si prepara a non aderire all'aumento di capitale da 3 miliardi varato dal cda di Rocca Salimbeni.

Il cambio di rotta era nell'aria da tempo, almeno dallo scorso dicembre quando Turiddo Campaini, leader storico di Unicoop Firenze, lasciò improvvisamente la carica di vice presidente del Monte, dove a indirizzare le scelte erano arrivati da alcuni mesi il presidente Alessandro Profumo e l'ad Fabrizio Viola. Nell'ultimo anno il disimpegno di Unicoop ha registrato un'accelerazione: in ottobre Campaini ha lasciato anche il cda e l'ultima rilevazione Consob ha evidenziato la sensibile limatura al pacchetto azionario, che la cooperativa fiorentina dopo sostanziose svalutazioni ha in portafoglio a un valore medio di 0,30 euro per azione.

La scelta di entrare nel capitale del Monte, all'inizio del decennio scorso, quando a Rocca Salimbeni brillava la stella di Giuseppe Mussari, fu annunciata dallo stesso Campaini come la volontà di contribuire a rafforzare il legame territoriale della banca con la Toscana, nella prospettiva di realizzare anche servizi condivisi alla clientela di Unicoop. Fu un'operazione di sistema su base regionale.

La cronaca, non solo quella giudiziaria, ha dato torto a Campaini. E Unicoop Firenze, che dentro Rocca Salimbeni ha investito circa 500 milioni (direttamente e attraverso i due aumenti di capitale del 2008 e 2011), ormai ne ha persi più di 400: un bagno di sangue anche per un gruppo che fattura 2,5 miliardi, ha 100 negozi, 8mila dipendenti e più di un milione di soci.

Campaini, che presiede il consiglio di sorveglianza di Unicoop, ha sempre difeso con forza il valore strategico di quella scelta. Ma da un anno a questa parte, evidentemente, ha capito che il vento è cambiato. Proprio l'uscita di scena del 73enne leader del mondo cooperativo toscano, e il progressivo disimpegno di Unicoop Firenze dall'azionariato di Rocca Salimbeni, sono il segnale che la connotazione territoriale della banca più antica del mondo sta scolorendo. Almeno per quanto riguarda gli equilibri di controllo. Un'epoca è finita. Ma la nuova stagione deve ancora iniziare.



4 dicembre 2013

www.ilsole24ore.com



04 dicembre 2013

QUANDO UNICOOP FIRENZE VENDE IN BORSA CON GLI «SPECULATORI»



Oggi un titolo di Repubblica ci ricorda che in borsa non si distinguono i quarti di nobiltà delle Coop e quando si compra o si vende siamo esattamente come gli altri operatori





Per Campaini, il settantatreenne storico presidente di Unicoop Firenze, la Borsa è sinonimo di speculazione. La secca dichiarazione è tratta dal libro-intervista che lo stesso Campaini ha realizzato con Pietro Jozzelli, dal titolo Un'altra vita è possibile. Non stiamo a sparar sulla croce rossa ricordando tutto il percorso dell'investimento nefasto di Unicoop in Mps, ne abbiamo scritto più volte. Oggi però è singolare che Unicoop Firenze sia in qualche misura accomunata agli speculatori di borsa. Ed è ancor più stridente se pensiamo alla frase citata del presidente Campaini.

In realtà la sentenza di Campaini sulla borsa è stata presuntuosa, incauta, ancorché falsa. In borsa Unicoop Firenze c'è entrata con tutti e due i piedi (per non parlare delle coop emiliane poi che ne hanno il pallino) e ne sta uscendo con le ossa rotte. L'effetto provocato dall'annuncio anticipato del prossimo aumento di capitale del Monte dei Paschi, chiarisce che nel fuggi fuggi delle vendite non si distinguano certo quelle di un investimento strategico che non è più tale da quelle di investitori che hanno assunto posizioni ribassiste o che semplicemente sono usciti e stanno uscendo dal titolo,
proprio come Unicoop.

Da qualunque parte la si giri è davvero un brutto pasticcio quello della partecipazione di Unicoop Firenze in Mps, che si spera sia giunta alla sua nemesi. Quando si va in borsa (e mica è di per se un reato, intendiamoci) si gioca con le regole di quel mondo e non siamo più nobili dei cosiddetti speculatori. Inutile sottolineare che per una Coop investire massicciamente in borsa, strategicamente o meno, peraltro con i soldi del prestito sociale, è fortemente contraddittorio per non dire antitetico alla natura mutualistica delle Coop. Per non parlare delle Coop che controllano Spa quotate, un ossimoro davvero notevole.

Vogliamo la borsa? Lasciamo perdere la struttura cooperativa e traghettiamo le Coop della Gdo verso le Spa. I valori di solidarietà e tutto il corollario di buone azioni possono essere mantenuti, forse si pagheranno più tasse, ma le ex Coop potranno addirittura quotarsi nell'oggetto del loro amore-odio che è la borsa ed emettere obbligazioni proprie al posto del prestito sociale. Vogliamo differenziare l'attività in finanza? Continuiamo a farlo senza tutti questi sotterfugi lessicali e strutturali, nonché insopportabili panegirici per giustificarlo. Altrimenti non solo si prendono in giro i soci e i lavoratori delle Coop, ma ci si espone a figuracce di ogni tipo e la Littizzetto che ripete il noto mantra la coop sei tu, potrebbe non bastare.

Tenere il piede in due staffe è troppo furbo e troppo facile. Una persona di età e di esperienza come Campaini avrebbe dovuto evitarlo.


02 dicembre 2013

UNICOOP FIRENZE ESCE DA MPS


Unicoop Firenze scende al 1,776% del capitale di Monte Paschi di Siena


Si volta pagina, ma gli errori rimangono








La notizia della Consob è di qualche ora fa (di seguito dopo il nostro commento). Unicoop Firenze scende al 1,776% del capitale. La Consob precisa che Unicoop al 29 marzo 2012 risultava detenere il 2,727%. In realtà la quota detenuta in Mps fino a poco fa era del 3,68%. L'equivoco sulle diverse percentuali lo abbiamo spiegato
in questo post.

Questo pare un passo consequenziale dopo che il presidente storico Turiddo Campaini ha prima lasciato la vicepresidenza dell'istituto senese, il 20 dicembre 2012 proprio alla vigilia della bufera che di lì a poco si sarebbe abbattuta su Mps.

A queste si sono aggiunte anche le dimissioni dal Cda di Rocca Salimbeni nell'ottobre scorso, quando è stato chiaro che la direzione del management della banca si orienatava verso una soluzione lontana da quella territoriale che giustificava il famigerato investimento strategico.

Adesso, alla vigilia di un aumento di capitale monster di Mps (3 miliardi), Unicoop Firenze ha deciso di vendere buona parte delle quote ammettendo esplicitamente il fallimento della più che decennale strategia.

Non è stata capace di contribuire alla toscanità o senesità della banca e ci ha rimesso inoltre circa 400 milioni di euro. Una strategia finanziaria che a nostro avviso è assai distante dai valori decantati delle Coop e anche dal pensiero di Campaini, almeno quello dichiarato.

Si chiude una pagina drammatica. Gli errori sono stati gravissimi e ci aspetteremmo che l'attuale management, e in particolare il presidente di Unicoop da 40 anni, che hanno fortemente voluto la partecipazione strategica in Mps, si dimettessero. Lo dovrebbero fare in segno di rispetto verso i dipendenti e i soci, in specie quelli prestatori di Unicoop Firenze. Sarebbe un beau geste per chiedere scusa.

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MILANO, 2 dicembre (Reuters) - Unicoop Firenze è scesa all'1,776% del capitale di Monte Paschi di Siena.
Lo si legge negli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti, da cui risulta che al 29 marzo 2012 la partecipazione era pari al 2,727%.
L'operazione è datata 26 novembre 2013.


2 dicembre 2013

www.reuters.it

 

30 novembre 2013

LA COOPERATIVA FALLISCE, DITTA APPALTANTE CONDANNATA A PAGARE

Importante precedente giuridico che farà giurisprudenza su numerose situazioni lavorative dove l'azienda appaltante fa ricorso a cooperative che non applicano pienamente il contratto collettivo di settore

L'azienda è stata chiamata a rispondere in solido delle differenze retributive rispetto al contratto colletivo nazionale di lavoro dopo che la cooperativa di facchinaggio in cui lavoravano i 36 dipendenti era fallita


 
Dovrà pagare 378mila euro, più le spese processuali, a 36 lavoratori la Sca Hygiene Products, una ditta di cartotecnica della Piana di Lucca. Lo ha stabilito il giudice del lavoro del tribunale di Lucca. L'azienda è stata chiamata a rispondere in solido delle differenze retributive rispetto al contratto colletivo nazionale di lavoro dopo che la cooperativa di facchinaggio in cui lavoravano i 36 dipendenti era fallita.

La cooperativa lavorava in appalto per la Sca Hygiene Products. Le differenze retributive lamentate dai lavoratori andavano da un minio di 513 euro a un massimo di 19.165.  La causa intentata da Filt- Cgil di Lucca era inizialmente contro la cooperativa e dopo il fallimento della stessa era stata riassunta nei confronti dell'azienda appaltante.

"La sentenza - commenta il sindacato - costituisce un importante precedente che farà giurisprudenza su numerose situazioni lavorative dove l'azienda appaltante fa ricorso a cooperative che non applicano pienamente il contratto collettivo di settore o utilizzano contratti 'pirata'. Ciò non vale solo per le cooperative di facchinaggio utilizzate nel settore cartotecnico o cartario, ma anche per il settore delle spedizioni dove le cooperative sono utilizzate per la fornitura dei corrieri."



29 novembre 2013

www.luccaindiretta.it


27 novembre 2013

UNICOOP FIRENZE: REINTEGRATI DOPO AVER IMPUGNATO I CONTRATTI A TERMINE ILLEGITTIMI


Vinta la vertenza per tre contrattisti di Unicoop Firenze

Il Tribunale del Lavoro ha condannato l'azienda al reintegro







Che molti dei contratti a termine stipulati, non solo in Unicoop ma quasi ovunque, siano in realtà illegittimi lo sanno ormai in molti, ma non sono così tanti coloro che decidono di impugnarli alla scadenza. Lo hanno fatto invece almeno tre ex-dipendenti di Unicoop Firenze. Avevano tutti lavorato nell'ambito della logistica negli anni 2010 e 2011, con un susseguirsi di contratti p-time e f-time in vari reparti dei magazzini, al termine dei quali non erano più stati richiamati.

Proprio nel 2010 la legge 183/2010 (collegato al lavoro) introduceva con l'articolo 32 il termine di 60 giorni per poter impugnare i contratti fino ad allora stipulati e ritenuti illegittimi. Tutto ciò a partire dal 31 dicembre 2011 (decreto Milleproroghe art. 2 comma 54 legge 10/2011) chi non l'avesse fatto entro quella data avrebbe perciò perso definitivamente l'opportunità di ottenere un qualsiasi tipo di riconoscimento pregresso. Ricordiamo che ci fu anche una blanda campagna informativa condotta dai sindacati confederali all'interno di Unicoop, ma in realtà non portò a nessuna iniziativa degna di menzione.

Forse non è un caso che i nostri tre, fiutata l'aria, evitarono uffici vertenze dei suddetti sindacati, e preferirono rivolgersi ad uno studio legale privato (Conte-Martini-Ranfagni) che, una volta esaminati i contratti, decise di patrocinare le cause.

Sono stati necessari due anni di attesa ma ne è evidentemente valsa la pena. Per due di loro è stato deciso il reintegro con la formula del tempo indeterminato e con orario full time, mentre il terzo ha preferito un cospicuo risarcimento in fase conciliatoria. Le sentenze risalgono al 17 ottobre 2013 e sono la n° 1065 e 1067 della Sezione Lavoro del Tribunale di Firenze ed hanno, come detto, stabilito il reintegro dei due ricorrenti e condannato Unicoop Firenze al pagamento a ciascuno di un'indennità pari a tre mensilità da aggiungere alle canoniche spese di lite.

Vi domanderete qual è il difetto che rende un contratto a termine illegittimo. I motivi possono essere diversi, ma assai sovente, come nel caso specifico, possono essere ricondotti alla causale del contratto stesso. Il motivare la stipula di un contratto a causa di «[…] periodi di più intensa attività non ricorrenti nell'arco dell’anno, derivanti da richieste di mercato alle quali non si riesca a fare fronte con i normali organici aziendali, ivi comprese le aperture domenicali e festive ed i periodi interessati da iniziative commerciali e/o promozionali», può non essere sufficiente se poi l'azienda non è in grado di dimostrare che queste giustificazioni attengano alla realtà.

Per chiudere ricordiamo nuovamente che il citato art. 32 del Decreto 183/2010 ha definito in 60 giorni il tempo massimo entro il quale poter impugnare un contratto ritenuto illegittimo, perciò esortiamo i colleghi (o ex-colleghi) che ritengono di essere stati vittime di vicende simili a quella da noi raccontata e a quelli che lo saranno, a non perdere tempo e rivolgersi ad uno studio legale che si occupi di diritto del lavoro per far esaminare i contratti stipulati.

Certi, adesso più di prima, che vedersi riconosciuti i propri diritti si può e si deve fare, restiamo in attesa di altre risoluzioni di analoghe vertenze (è possibile che anche Filcams-Cgil, data la sua larga rappresentatività in Unicoop, possa averne patrocinate), delle quali non mancheremo di mettervi al corrente.


Sentenza n. 1065



24 novembre 2013

CONSORZIO ETRURIA, PER I PM FU BANCAROTTA

















Fa una certa impressione ripercorrere l'amara vicenda del Consorzio Etruria di Montelupo Fiorentino, anno di nascita 1921 (a seguire nell'articolo di Franca Selvatici). Il Consorizo è stato un fiore all'occhiello della Lega Coop nelle costruzioni, tra l'altro unico esempio di una coop toscana in un settore dominato dai cugini emiliani. Un gruppo cooperativo la cui storia è stata fonte d'orgoglio, tanto che nel 2004 usciva un libro dal titolo trionfalistico che richiama le ideologie gloriose del secolo breve, con un tocco di anarchismo: Senza padroni. Storia di un'esperienza cooperativa: il Consorzio Etruria. L'uscita del volume ha una tempistica perfetta, perché stando alle accuse della procura, già dal 2006 nei bilanci del Consorzio venivano nascoste perdite importanti a seguito di operazioni e commesse e sempre in quell'anno si sarebbe minata la solidità della cooperativa con l'acquisto di Coestra, secondo l'accusa pagata oltre il doppio del valore.

Non possiamo certo dimenticare come la vita del Consorzio sia interconnessa ad Unicoop Firenze. Numerosi centri commerciali Unicoop sono stati costruiti dalla coop edilizia di Montelupo e Unicoop Firenze è corsa al capezzale del consorzio nell'estate del 2011, in piena crisi, con una vitaminica iniezione di liquidità di 30 milioni.

Ma la vicinanza tra le due Coop toscane non si è limitata a questo. Nel 2008 infatti Unicoop Firenze sceglie il sistema di gestione duale, con l’istituzione di un consiglio di gestione (cui spetta la gestione della società) e di un consiglio di sorveglianza in rappresentanza dei soci (con compiti di controllo). Mentre le redini della Sorveglianza passano al presidente Campaini, quelle del consiglio di gestione vengono affidate ad un esterno (si fa per dire). Si tratta di Armando Vanni, presidente del Consorzio Etruria. Vanni, come è noto finirà defenestrato appena un anno dopo, con motivazioni che rimarranno oscure e che lasciano spazio ad alcune ipotesi interpretative, tra cui questa. Del resto di un personaggio come Vanni abbiamo sempre avuto molto da scrivere e ricordare.

L'ultimo tassello in questa breve ma sintomatica carrellata di intrecci tra Unicoop e Consorzio è quello dell'attuale presidenza del Consorzio Etruria che dal 2010 e nelle mani di Riccardo Sani, dirigente storico di Unicoop Firenze di cui era membro del Consiglio di Gestione.


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IL CONSORZIO Etruria di Montelupo Fiorentino era divenuto a metà degli anni 2000 uno dei maggiori gruppi nazionali nel settore delle costruzioni. Poi, nel 2011, la drammatica crisi e l' ammissione al concordato preventivo, poi omologato.

Mentre è in corso la fase di liquidazione, la procura presenta il conto a 22 ex componenti del pletorico consiglio di amministrazione del colosso azzoppato aderente alla rossa Lega delle Cooperative. I pm Luca Turco e Giuseppina Mione hanno chiuso l' inchiesta contestando una serie di reati di bancarotta per distrazione o per falso in bilancio o per operazioni imprudenti.

Fra gli indagati vi sono gli ex presidenti Armando Vanni e Luigi Minischetti, l' ex consigliere delegato Massimo Pagnini, l' ex direttore generale Ciro Paradisi. Secondo le accuse, nei bilanci 2006, 2007, 2008 e 2009 erano state occultate perdite ingenti in relazione a numerose operazioni e commesse, fra cui l' ippodromo dei Pini di Follonica, il porto al Puntone di Scarlino, la costruzione del centro commerciale Unicoop di San Lorenzo a Greve e la tramvia Scandicci Firenze, con un effetto complessivo sul patrimonio netto del Consorzio, nel 2009, di quasi 80 milioni di perdite non dichiarate: se i bilanci non fossero stati truccati, sin dal 2006 il Consorzio sarebbe stato obbligato ad aumentare il capitale o a portare i libri in tribunale.

La procura ritiene che il Consorzio fosse in difficoltà già prima dell' inizio della crisi del mercato immobiliare, anche a causa di operazioni imprudenti come l'acquisto nel 2006 della Coestra al prezzo complessivo di 39 milioni. Secondo l' accusa non ne valeva più di 18e in ogni caso non è stata trovata una valutazione (se non quella del venditore Gregoratti).

E' stata una vera e propria distrazione fraudolenta, per la procura, una operazione che risale al 22 febbraio 2008: il Consorzio vende 31.765 azioni del Banco di Lucca a 424 euro e lo stesso giorno ne riacquista 4.782 a 690 euro da una fiduciaria dietro la quale, secondo le accuse, operava in conflitto di interessi Luigi Minischetti: il tutto «con un esborso ingiustificato di 1,4 milioni».

Altre tre operazioni imprudenti vengono contestate agli amministratori del Consorzio in relazione ad acquisti, nel 2010, di quote di società del gruppo Btp a prezzi (per l' accusa) di assoluto favore per la venditrice: il 50,1% della Stif fu pagato 24,5 milioni a fronte di «un valore non superiore a 8,6); il 50% della srl Rignano (in rosso) fu comprato per 2 milioni; il 25% della Euroalfa fu pagato 6,350 milioni, contro un valore non superiore a 2,3.



22 novembre 2013

Franca Selvatici

La Repubblica.it




22 novembre 2013

TURIDDO CAMPAINI, BIOGRAFIA IN PILLOLE

Turiddo Campaini, presidente di Unicoop Firenze dal 1973

Stralci biografici






Montelupo Fiorentino (Firenze) 15 ottobre 1940. Manager. Dal 1973 presidente Unicoop Firenze, colosso da oltre un milione di soci, tre miliardi di fatturato e diecimila dipendenti, nata dalla fusione di Coop Empoli, Coop Etruria e Toscocoop.

• Figlio di un melomane che all’anagrafe non riuscì a far scrivere esattamente il nome del protagonista della Cavalleria rusticana, diplomato in Ragioneria, nel 1958 fu assunto in una vetreria di Empoli. Nel 1963 entrò alla Cooperativa del Popolo di Empoli (responsabile nel ’71). Dal 1980 al 1985 consigliere comunale del Pci a Empoli. Dal 2003 nel Cda del Monte dei Paschi di Siena, nell’aprile 2012 nominato vicepresidente (e, tramite Unicoop, proprietario di una quota del 2,7% di Mps), si è dimesso il 20 dicembre 2012 «per motivi personali», subito prima che scoppiasse lo scandalo Mps (vedi Giuseppe Mussari). Il 15 ottobre 2013 ha lasciato anche il posto nel cda della Banca.

• «Lo hanno ribattezzato il “signor no”, l’uomo che per due volte non ha accettato un posto in Parlamento, che ha rifiutato la poltrona di sindaco di Firenze e che nel partito, Pci prima e Ds poi, ha declinato bruscamente gli inviti a entrare in correnti e correntoni. Sposato senza figli, è conosciuto come l’antiscalatore, il manager che non ha ceduto mai alle sirene della finanza». (Marco Gasperetti).

• Contrario all’alleanza tra il marchio Coop e Conad, contrario alla cordata per riaprire l’Unità («I soldi si mettono solo quando c’è un progetto industriale convincente», disse allora), contrarissimo alla scalata di Unipol a Bnl, portò avanti per questo una guerra a Giovanni Consorte, sostenendo che «la finanza è una bestiaccia e conosce soltanto comportamenti egoistici». Salvo poi investire 400 milioni di euro di Unicoop Firenze su Monte dei Paschi di Siena, perdendone circa 300 milioni.

• «Un tempo il Principe era il Pci, bastava una telefonata da Roma per conoscere la linea. Ora nemmeno nella rossa Toscana la politica comanda, semmai le coop. L’unico Principe non lo trovi nei palazzi del potere politico o nelle dimore principesche ma in una Casa del Popolo a giocare a scopone o in un ufficetto in via Santa Reparata. Si chiama Turiddo Campaini, un omino esile come un giunco ma dall´anima d´acciaio che da oltre trent’anni comanda l’Unicoop Firenze, un impero. (…) Campaini è senz’altro l’uomo più potente della città, ma vive come un impiegato del catasto, in periferia a Empoli, veste ai grandi magazzini, guida un’Audi di dodici anni e si concede una settimana di ferie» (Curzio Maltese).

• «Il bilancio 2012 della Coop è stato chiuso con un rosso di 126,7 milioni rispetto ai - 45,5 milioni del 2011. La partecipazione Mps è iscritta come perdita di valore durevole, circa 327 milioni di euro, ovvero 0,76 euro per azione. Valore rettificato da Unicoop pari a 197,7 milioni e portato a 0,30 euro per azione. La società ha anche sottoscritto il famigerato bond Fresh servito per finanziare l’operazione Antonveneta e poi finito nel mirino della magistratura» (Camilla Conti) [L’Huffington Post 15/10/2013].

• Nell’ottobre 2013 il Fatto Quotidiano accusò la Coop di effettuare a tutti gli effetti un servizio di banca, raccogliendo i risparmi dei soci (10,4 miliardi di euro fra le nove grandi cooperative) e investendoli in speculazioni finanziarie, dai Bot alla Borsa, senza alcun controllo della Banca d’Italia. «Esempio: l’Unicoop Firenze, la maggiore per fatturato (ben 3 miliardi di euro), ha in bilancio immobilizzazioni tecniche (ciò che serve per funzionare) per 2 miliardi e debiti verso i soci per 2,3 miliardi. Ma il debito complessivo è di 3 miliardi. Che ci fa la Coop con tutti quei soldi? Unicoop Firenze ha in bilancio 644 milioni di immobilizzazioni finanziarie: una vera merchant bank» (Giorgio Meletti) [Fatto Quotidiano 9/10/2013].

• Si oppose all’idea del sindaco di Firenze Matteo Renzi di aprire supermercati e centri commerciali la domenica: «Non ho mai pensato che i mali della società italiana stiano nei centri commerciali, ma mi sembra chiaro che trascorrere mezza giornata in un centro perché non si sa dove andare è funzionale a una visione consumistica della vita».

• Ha pubblicato per Baldini Castoldi-Dalai il libro-intervista con Pietro Jozzelli Un’altra vita è possibile (2010). «In 155 pagine di autobiografia raccolta Campaini ignora completamente il tema del potere nelle cooperative rosse. Sicuramente non si tratta di banale reticenza» (Giorgio Meletti).



21 novembre 2013

cinquantamila.corriere.it




29 ottobre 2013

LIBRETTI COOP, IL SOLO PATRIMONIO NON BASTA

Va attivata al più presto la garanzia suppletiva per i soci prestatori che è stata già prevista dalla Banca d'Italia

Il refuso sui dati del bilancio di Coop Adriatica





«Quali sono le tutele per i soci prestatori? Anche una grande Coop può fallire»? Come ormai puntualmente accade all'indomani della pubblicazione su PLUS24 dell'inchiesta sullo stato di salute delle Coop che emerge dall'analisi dei bilanci, anche quest'anno le mail arrivate in redazione e i commenti lasciati sul sito internet dai lettori manifestano tutta la preoccupazione dei soci prestatori nell'apprendere l'assenza di qualsiasi forma di garanzia sui capitali depositati nei prestiti sociali.

IL SOCIO NON INVESTE, FINANZIA
Non ci sono prestiti sociali sicuri, perché non esistono imprese cooperative troppo grandi da non poter fallire. Dopo il 15 settembre 2008, data del fallimento della banca Lehmann Brothers, e dopo una crisi finanziaria, due recessioni e la crisi dei debiti sovrani, sono rimasti in pochi a credere nel "too big to fail". Crisi dei consumi e finanza "strategica", come abbiamo visto nello speciale di sabato scorso, stanno erodendo la solidità delle grandi cooperative di consumatori. In questo scenario è naturale che i soci prestatori si chiedano quali siano le garanzie di quello che, in prevalenza, continuano a considerare un "investimento", piuttosto che un "finanziamento". Ed è proprio questo l'equivoco di fondo che non consente ai soci di percepire i rischi che si assumono: depositando le somme sui prestiti sociali non investono i risparmi, ma finanziano, concedono credito alla Coop di cui sono soci. L'unica garanzia è data dal patrimonio della cooperativa.

È GIÀ TUTTO SCRITTO NERO SU BIANCO
Difficile pensare che 1,2 milioni di soci prestatori, distribuiti in nove cooperative, possano maturare questa consapevolezza. Sarà anche per questo che la normativa di Banca d'Italia (istruzioni di vigilanza Titolo IX, Cap. 2, sez. V) contempla la possibilità di attivare "schemi di garanzia dei prestiti sociali" promossi dalle associazioni di categoria, ovvero direttamente dalle cooperative interessate, anche nell'ambito d'iniziative di tipo consortile. Si tratta di una forma di tutela che prevede, per le ipotesi di fallimento, liquidazione coatta amministrativa o concordato preventivo della cooperativa, il rimborso dei prestiti effettuati dai soci in una misura almeno pari al 30%, ma auspicabilmente superiore. Nell'ambito di ogni schema di garanzia, poi, è necessario che la somma dei prestiti sociali delle cooperative aderenti (non garantiti da soggetti vigilati) non superi un limite pari a tre volte la somma dei patrimoni delle cooperative medesime.

RISPARMIATORI DA TUTELARE
La disposizione, che attribuisce alle associazioni di categoria del movimento cooperativo un ruolo promozionale decisivo e che è rimasta sino a oggi lettera morta, ripropone, con una portata più contenuta, il modello mutualistico-consortile dei fondi di tutela che garantiscono ai clienti bancari il rimborso, fino a 100 mila euro e entro 20 giorni dal default (7 giorni secondo la proposta di nuova direttiva europea sui sistemi di garanzia dei depositi), delle somme depositate. In entrambi i casi, infatti, la ratio sembra essere quella di tutelare i piccoli risparmiatori inconsapevoli, incapaci di valutare la solidità della banca o della cooperativa

GARANTIRE IL SOCIO O LA COOP?
Resta aperta, per le associazioni di categoria, in presenza di consorzi fortemente coesi come Coop, la scelta fra un "sistema di mutua garanzia", che protegge la singola cooperativa e ne garantisce la solvibilità, e quello di un "sistema di garanzia dei depositi" che tutela i depositanti. Infatti se, grazie al sistema di mutua garanzia, una cooperativa non fallisce, non è necessario rimborsare i soci prestatori. Per contro, un "sistema di garanzia dei depositi" è attivato solo in caso di default dell'impresa cooperativa. Le soluzioni ci sono, basta attivarle.

Coop Adriatica in utile, ma alla Camera di commercio risultava il contrario

Nel servizio pubblicato lo scorso 19 ottobre, PLUS24 ha riportato un risultato netto di esercizio 2012 negativo per Coop Adriatica. Si tratta di un errore: la Cooperativa ha chiuso il 2012 con un risultato di pertinenza del Gruppo di 18,78 milioni nel Consolidato e di 26,59 milioni nel bilancio d'esercizio. L'errore è dovuto a un refuso nel solo conto economico di uno dei documenti di bilancio consolidato depositati alla Camera di commercio, e utilizzati come fonte da PLUS24. Il risultato invece è correttamente riportato sia nello stato patrimoniale dello stesso documento, sia in tutti gli altri atti di bilancio depositati alla Ccia, on line sul sito della cooperativa (www.adriatica.e-coop.it sezione Chi siamo), negli stampati e comunicati stampa di bilancio. Coop Adriatica ha già provveduto a correggere il refuso anche presso l'organismo competente.

Ufficio stampa Coop Adriatica
Per l'inchiesta di sabato sono stati utilizzati i dati dei bilanci consolidati depositati e pubblicati presso il Registro delle Imprese, ciò proprio alfine di indicare solo dati ufficiali. Anche il risultato netto di pertinenza del gruppo Coop Adriatica (-2 milioni), pertanto, è stato rilevato dall'ultima riga del conto economico depositato. Rendiamo atto a Coop Adriatica di aver ammesso che il dato era erroneamente riportato, sia per l'anno 2012 che per il 2011, e che solo ora ne è stata chiesta la correzione. Precisiamo, conseguentemente, che anche L'ammontare complessivo del risultato netto aggregato di pertinenza dei gruppi delle nove Coop è una perdita di 132 e non di 153 milioni. Resta confermato tutto il resto, considerazioni comprese. (G.Ur.)



28 ottobre 2013

Adriano Melchiori, Gianfranco Ursino

Il Sole 24 Ore






26 ottobre 2013

POLTRONE IN COOP, SI CHIUDE IL GIRO DI VALZER


Con la nomina di Elio Gasperoni alla vicepresidenza di Coop Adriatica dovrebbe essersi concluso il valzer di poltrone iniziato con l'avvicendamento di Pedroni al posto di Tassinari alla presidenza di Coop Italia







Possiamo ricorrere a varie metafore, come citare il chimico Lavoisier e il suo conosciuto aforisma per cui nulla si distrugge, tutto si trasforma, oppure trattandosi di terra d'Emilia e Romagna non si può non nominare il maiale di cui notoriamente non si butta via nulla. In Coop pare suonare la stessa musica. I dirigenti, che siano bravi o dei brocchi assoluti, troveranno sempre una collocazione anche in età avanzata.
 
Per gli appassionati della sit-com "Poltrone in Coop", il giro dovrebbe essersi concluso con la nomina di Elio Gasperoni alla vicepresidenza di Coop Adriatica. Ma ricostruiamo con ordine.

Marco Pedroni è divenuto nel giugno scorso presidente di Coop Italia, lasciando la presidenza di Coop Consumatori Nordest alla guida della quale si era distinto per una potente e distruttiva
passione per la finanza, caratteristica ricorrente in questi manager delle Coop, come abbiamo visto anche nei recenti articoli de il Fatto e de il Sole 24 Ore. Quindi con tali premesse, perché non promuoverlo alla presidenza di Coop Italia? Ma la passione, come canta il poeta, spesso conduce a soddisfare le proprie voglie e i soci della Coop Nordest si erano preoccupati specialmente sull'operazione Unipol-Fonsai.

Alla presidenza di Coop Nordest è andato
Paolo Cattabiani, che però ha lasciato vacante la poltrona alla presidenza di Lega Coop Emilia-Romagna prontamente rimpiazzata da Giovanni Monti, vicepresidente di Coop Adriatica, carica da cui si dimette, mantenendo però le seguenti: «Attualmente, Monti è presidente di Cometha, societa cooperativa che svolge attività finanziaria, e di Lima srl; è amministratore unico di Emiliana srl, fa parte dei consigli di amministrazione di: Unipol Assicurazioni Spa, Coopfond, Librerie.coop Spa, Coop Sicilia Spa, Enercoop Adriatica Spa, Unipol Banca Spa». E va beh, avrà un gran numero di segretarie.

Quindi il giro di valzer cooperativo dovrebbe essersi concluso, se non per qualche piccolo dettaglio di non rilevante significato, come chi andrà a sostituire Elio Gasperoni  che dall’anno scorso è presidente della Lega delle Cooperative di Ravenna, o se costui opterà per il doppio incarico, sulla scia del pluri incaricato Giovanni Monti.

Resta un tassello fuori, anzi un Tassinari. Il giro di poltrone prende il via proprio dal siluramento del 64enne ex presidente del consiglio di gestione di Coop Italia, carica che ricopriva da 25 anni. Non dispiacetevi però, Tassinari ci rassicura sul suo futuro: non farò il pensionato che porta a spasso il cane, mi dedicherò a Saiagricola che è l’impresa di investimento in agricoltura del gruppo Unipol della quale sono presidente (faceva parte del gruppo Fonsai e vanta terreni adibiti a vigneti ed uliveti e splendide tenute tra Toscana, Umbria e Piemonte), inoltre rimarrò presidente di Centrale Italiana che è la centrale di acquisto di Coop, Sigma e Despar, continuerò nell’insegnamento alle Università della Bicocca di Milano e alla facoltà di Economia a Bologna oltre a far parte del consiglio di amministrazione di Caricento.

In Coop funziona così. D'altra parte però il resto del Paese non pare distinguersi altrimenti.
 


26 ottobre 2013



 

20 ottobre 2013

COOP, TUTTO QUELLO CHE I SOCI PRESTATORI DEVONO SAPERE



Nel 2012 è diminuita del 7% la raccolta del risparmio dai soci

Dalla finanza 371 milioni di svalutazioni








Come funziona il filo diretto con i lettori

Tutti i numeri delle 9 grandi Coop (Tabella)

La fiducia dei soci è linfa vitale per una Coop. Un attestato di stima che è tutto espresso negli 11 miliardi depositati nei prestiti sociali (anche se sarebbe più appropriato chiamarli libretti di risparmio per i soci), che rappresentano il vero motore per il funzionamento delle cooperative di consumatori che operano con il marchio Coop. Ma la fiducia va conquistata e conservata con fatti concreti e con la massima trasparenza.

Il socio che affida i suoi risparmi alla cooperativa per sostenerne lo sviluppo, ha diritto di sapere come sono utilizzati. Rispetto alle inchieste condotte da Plus24 sui bilanci 2010 e 2111 delle Coop (si vedano le pubblicazioni del 4 febbraio e del 29 dicembre 2012, nonché del 12 e 26 gennaio 20l3) solo Coop Lombardia si è aggiunta a Coop Adriatica, Coop Nordest e Coop Estense nella lista delle cooperative che mettono a disposizione sul proprio sito internet l'intera informativa di bilancio. Per le altre grandi Coop, i buoni Propositi espressi dopo le precedenti inchieste sono rimasti per il momento lettera morta un deficit di informazione e trasparenza che non va nella direzione dell'ostentata attenzione ai quasi 8 milioni di soci (di cui 1,2 milioni anche prestatori) rimarcata negli slogan della Coop. Non si è credibili se non si rendono facilmente recuperabili i bilanci e tutta la documentazione relativa al prestito sociale, comprese le policy d'investimento e di gestione dei rischi.

Anche perché dai bilanci consolidati 2012, emerge chiaramente il peso della finanza rispetto a quello della gestione commerciale: prestiti dei soci anche superiori al 150% del fatturato (Coop Nordest) e al 125% delle attività finanziarie (Unicoop Firenze), oppure pari a 4,9 volte il patrimonio consolidato (Unicoop Tirreno).

Volumi di raccolta di risparmio che surclassano quelli dell'8o% delle banche italiane: con i suoi 2,4 miliardi di prestiti, infatti, Unicoop Firenze si collocherebbe, per raccolta, fra le migliori 100 delle 693 banche italiane. Prestiti gestiti senza alcun presidio di vigilanza finanziaria e privi di un sistema di garanzia a favore dei depositanti. II ruolo di tutela è assegnato al solo patrimonio aziendale, peraltro completamente investito in immobili e beni strumentali che in caso d'insolvenza si deprezzano in modo considerevole. Banca d'Italia ha già fatto sapere, rinviando la palla al ministro dell'Economia, che non può intervenire nemmeno per il solo ripristino della trasparenza informativa e contrattuale.

Che cosa deve succedere perché il quadro delle regole e dei limiti sia adeguatamente ridefinito? Occorre attendere altri "imprevedibili" crack, come quelli descritti a pagina 6? Anche perché dai dati esposti in alto, estratti dagli ultimi bilanci disponibili delle nove grandi Coop emerge con evidenza non solo l'impatto della crisi sulla gestione commerciale e sull'ammontare delle somme raccolte (-7%), ma anche quello delle svalutazioni (spesate, ma ne rimangono anche di latenti) sugli investimenti della cosiddetta "finanza strategica'.

Libretti ma anche polizze, conti correnti e mutui

Ltro della Bce anche per Coop Lombardia e Unicoop Tirreno


Supermercato o banca? Oltre a depositare i propri risparmi nei prestiti sociali, negli spazi commerciali delle grandi Coop i soci possono ormai mettere nel carrello anche polizze, conti correnti, prestiti personali e mutui. Prodotti assicurativi e bancari che le Coop offrono ai soci grazie alla collaborazione con il Gruppo Unipol, di cui sono azionisti di riferimento.

In realtà le Coop non possono svolgere attività bancaria: possono autofinanziarsi attraverso i prestiti sociali solo per sostenere le attività svolte, offrendo ai soci libretti di risparmio a costo zero e con una remunerazione che, a seconda della Coop e degli importi versati, attualmente viaggia fra lo 0,65 e il 3,5% (al lordo della ritenuta del 20%). Da qualche anno alcune Coop propongono anche prestiti sociali vincolati, con rendimenti che non reggono però il confronto con quelli riconosciuti dai conti di deposito bancari con vincoli di pari durata, che in più offrono la garanzia del Fondo interbancario di tutela dei depositi.

Rispetto alle banche, le Coop di consumo non possono esercitare l'attività creditizia, ovvero concedere finanziamenti. Eppure nel bilancio di Coop Lombardia viene sottolineato che nel 2012, attraverso personale specializzato, nei punti vendita sono giunte 73 domande di mutuo prima casa. Coop Liguria evidenzia che attraverso Unipol Banca, e con il supporto della cooperativa, nel 2012 sono stati erogati mutui per un milione e 156mila euro, sono state stipulate 1.030 polizze, per oltre 19 milioni di euro, e 197 piani pensionistici.
 
Coop Adriatica, invece, ha costituito insieme alla rete Assicoop e Unipol Banca, CoopCiConto Srl attraverso la quale nel 20l2 sono stati sottoscritti dai soci 4.498 polizze assicurative, 1.861 conti correnti e 391 prestiti e mutui. Un business creditizio che viene sempre più sviluppato nei punti vendita delle Coop, seppur indirettamente e con l'ausilio del Gruppo Unipol.

Sempre indirettamente, alcune coop (Coop Lombardia e Unicoop Tirreno), tramite Simgest e alcune banche, hanno tratto beneficio da operazioni correlate a quelle di Ltro attivate dalla Bce per consentire al sistema bancario di rifinanziarsi a condizione di favore. Cosa manca ai negozi Coop per aggiungere le insegne di sportelli bancari?

Il vaso di Pandora nei risultati della finanza strategica

Un quinto dei prestiti investito in Unipol, Monte de Paschi, Carige e Popolare di Spoleto


Nell'annus horribilis per i consumi, a pesare sui conti delle nove grandi sorelle Coop non è il risultato della gestione commerciale (+64 milioni di euro), ma la finanza "strategica" degli investimenti in grandi gruppi quotati, come Mps e Unipol. Le svalutazioni delle partecipazioni  (371 milioni) hanno fatto complessivamente chiudere i bilanci consolidati in perdita (153 milioni), nonostante lo straordinario saldo positivo della gestione finanziaria (221 milioni).

INVESTIMENTI «STRATEGICI»
Per comprendere la destinazione dei 10,4 miliardi di risparmi raccolti dai soci è utile parlare dei bilanci consolidati. Un aggregato con un attivo di 22,3 miliardi dove le attività finanziarie rappresentano l'investimento prevalente e pesano per il 52% distribuite tra disponibilità liquide (8%, compresi i depositi a tempo), titoli pubblici (15%), altri titoli e strumenti finanziari quotati e non (19%, di cui 7% immobilizzati) e, infine, partecipazioni (10%). Quest'ultime ammontano a 2,2 miliardi e, oltre ai fondi immobiliari, comprendono i cosiddetti investimenti strategici effettuati per complessivi 1,8 miliardi, in Mps (223 milioni suddivisi tra Unicoop Firenze 129 milioni e Coop Centro Italia 94 milioni), in Banca Carige (72 milioni di Coop Liguria) e in Unipol (1,5 miliardi, investimento presente in ogni Coop). Le partecipazioni assorbono in media il 16% del prestito dei soci, con punte superiori al 20% per Coop Adriatica e Coop Nordest. Sono tre le Coop che hanno chiuso il consolidato 2012 con una perdita significativa fatta eccezione per Unicoop Tirreno (-16 milioni), che evidenzia disequilibri persistenti già nella gestione caratteristica commerciale (-28 milioni), Unicoop Firenze e Coop Centro Italia hanno in comune rilevanti svalutazioni delle loro partecipazioni in Mps.

UNICOOP FIRENZE
Nel bilancio consolidato 2012, chiuso con una perdita di 131 milioni, la Coop ha iscritto una rettifica di valore della partecipazione Mps pari a 198 milioni, portando "prudenzialmente", dicono gli amministratori, il valore medio dell'azione da 0,76 euro a 0,30 (la quotazione di questi giorni è in area 0,25). Ma non si stratta della prima svalutazione. Già nel 2008 era stata spesata una rettifica di 203 milioni alle azioni e bond convertibili Mps. Nell'ultimo quinquennio le svalutazioni arrivano a 430 milioni e sale la preoccupazione, oltre che per il costo delle ambizioni strategiche e per i risparmi dei soci affidati alla Coop, per la consistenza del patrimonio aziendale che a fine 2012 ammonta sì a 1.419 milioni, ma che comprende una rivalutazione dei fabbricati di 749 milioni effettuata nel 2008 in contemporanea con la prima svalutazione e a crisi immobiliare non ancora conclamata, sulla base del 90% del valore di perizia.

COOP CENTRO ITALIA
La Coop Centro Italia chiude il consolidato 2012 con una perdita di 63 milioni innescata da 101 milioni di svalutazioni, di cui 77 su Mps. Ma la peculiarità della cooperativa e di possedere investimenti strategici oltre che in Mps (94 milioni) e Unipol (31 milioni), anche nella popolare di Spoleto (4 milioni) in amministrazione straordinaria dal febbraio 2013.
Per quanto riguarda Unipol, tuttavia, non avendo condiviso con Fonsai, la cooperativa non ha aderito hai relativi aumenti di capitale deliberati nel 2012 e ha mutato lo status delle azioni da partecipazioni strategiche a titoli del circolante. Nonostante la procedura in corso, invece, la Coop ha raccolto l'invito a partecipare all'operazione promossa dal veicolo societario Clitumnus Srl e da una cordata d'imprenditori e istituzioni, sottoscrivendo un accordo per l'acquisizione del controllo della Popolare di Spoleto. Confermato anche l'investimento in Mps, ma svalutato a causa della perdita ritenuta durevole, riducendo il valore delle azioni a 0,44 euro, importo maggiore del 50% del valore di 0,30 euro applicato da Unicoop Firenze.

L'UBIQUITA' DI UNIPOL

Ognuna delle grandi Coop detiene partecipazioni in Unipol, il conglomerato finanziario del settore assicurativo controllato dalle cooperative aderenti a Legacoop. L'ammontare va dai 356 milioni di Coop Adriatica ai 10 milioni di Unicoop Firenze. Effettuati prevalentemente tramite società partecipate (Finsoe, Lima, Holmo, Spring 2), gli investimenti sono valutati in bilancio al costo, perché inferiore al valore di stima. Il confronto con il "prezzo di mercato", in ogni caso, evidenzia rilevanti minusvalenze latenti, anche se con ampie fluttuazioni per la volatilità del mercato. A fine 2012, per esempio, Finsoe deteneva 225.307096 azioni ordinarie Unipol (partecipazione di controllo al 50,75%) al prezzo di carico di 9,954 euro, contro il prezzo medio di dicembre in Borsa di 1,467 euro. Risultato: una minusvalenza latente di 1,9 miliardi che, rapportata alla quota del 12,4% del capitale di Finsoe detenuta da Coop Adriatica, si traduceva, al 31 dicembre, in una minus di 237 milioni che, aggiornata ai prezzi attuali (in area 3,99), si riduce a 166 milioni. Fra le coop c'è quindi apprensione per le sorti degli investimenti "strategici".



19 ottobre 2013

Adriano Melchiori, Gianfranco Ursino

Plus24-il Sole 24 Ore