Si appresta a chiudere il bilancio 2009 in positivo e dopo il
convegno organizzato congiuntamente da Unicoop Firenze e Ufficio pastorale sociale e lavoro dell'Arcidiocesi su «etica e impresa» alla luce dell'
enciclica di Benedetto XVI Caritas in ventate, Turiddo Campaini rompe il tradizionale riserbo e accetta di parlare del futuro della Toscana. Di economia, sviluppo, politica, ruolo del mondo cooperativo, n presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze (nel mondo Coop dal 1963 e presidente di Unicoop dal '73) è pronto a scommettere ancora sulla sua regione, purché si superino gli antichi vizi e limiti.
Presidente lei sottolinea sempre che c'è bisogno di etica nell'impresa: alla luce dell'attuale crisi il suo convincimento resta? «Si rafforza. Per cambiare occorre un vero rinascimento culturale, non può continuare a passare il messaggio del profitto a tutti i costi, del più furbo che vince. La crisi di valori ha prodotto le speculazioni, la deriva finanziaria, l'indebitamento eccessivo. Nella sua enciclica, con cui non sono del tutto d'accordo, Benedetto XVI dice anche cose giustissime ed è bene che se ne parli, che si apra un dibattito vero e profondo. Servono valori, nel mondo dell'impresa e nella società: il problema non è smettere di consumare ma consumare meglio, crescere diminuendo le distanze tra settori della popolazione». In concreto cosa fa Unicoop Firenze per mettere «più etica» nel suo agire «Ci impegniamo nei confronti dei fornitori, dei dipendenti, del territorio, dei soci e dei clienti. E tutto questo ha un costo, circa 50 milioni l'anno, che noi sottraiamo agli introiti. Ma alla fine questa logica è vincente: noi, dal 1973 a oggi, siamo cresciuti moltissimo anche per questo».
Avete la stessa attenzione anche sul lavoro, sulla precarietà?«Se tutte le imprese del nostro settore si comportassero come noi, i dipendenti starebbe meglio, mi creda. Usiamo gli strumenti della flessibilità, ma il minimo indispensabile. Io credo che le cose non siano mai bianche o nere: sono grigie. L'importante è la tonalità del grigio». E il rapporto con il territorio «Negli ultimi dieci anni abbiamo più che raddoppiato gli acquisti di prodotti in Toscana, che oggi valgono 450 milioni su un totale di due miliardi. La globalizzazione, lo scambio e la concorrenza, sono un bene, purché regolate. Servono regole, come ha detto anche il governatore di Bankitalia Mario Draghi. Regole anche per favorire le imprese etiche: non si può certo dire alle aziende "devi guadagnare meno", si devono creare le condizioni perché ciò non accada».
A chi spetta fissare queste nuove regole, allo Stato oppure agli enti locali?«Un ruolo più importante spetta allo Stato, altro che condoni e scudi fiscali che premiano i furbi; ma Regione ed enti locali possono intervenire per penalizzare chi non tiene comportamenti etici o fa concorrenza sleale, premiando invece chi investe. Le norme sono necessarie anche perché investire nell'etica costa e serve una certa solidità per farlo, mentre da noi la maggior parte delle imprese sono medie e piccole, con meno margini per pensare a politiche di largo respiro».
La sobrietà adesso va di moda: ma durerà?«Me lo auguro, anche se per i cambiamenti culturali serve tempo. La crisi sarà lunga e pro fonda, ma può essere anche un'occasione».
A proposito di crisi, sono aumentati i furti nei vostri supermercati? È cambiato il modo di comprare?«I furti sono cresciuti, ma non troppo. È invece cambiato come si acquista: si spende meno e si cercano prodotti meno cari, pesce azzurro invece di scampi, pollo e non bistecche. E anche prodotti non griff ati. I nostri con il marchio Coop sono andati benissimo, anche per la scelta di scontare del 20% settecento prodotti, per sostenere le persone e le famiglie in quest'anno difficile. Scelta che ci costa 37 milioni di mancato incasso». Le indagini di Irpet mostrano un quadro poco rassicurante, secondo Confindustria serviranno sette anni per tornare ai livelli pre-crisi: per lei quanto durerà la congiuntura negativa «Penso che ci vorranno almeno cinque anni per tornare su, e soprattutto l'impegno di tutti per riuscirci». È ancora valido il modello dei distretti «Non vedo come si possa non aggregarsi in distretti. Servono però anche iniziative nuove per superare lo svantaggio che ci frena, il localismo. n vero freno della Toscana è il localismo esasperato: o si fa squadra o non si compete». E il modello cooperativo tiene «È più valido di prima. I fatti dimostrano che il mondo del pubblico e quello dell'impresa devono mettersi insieme e agire per il bene comune, per una ricomposizione positiva che non è un sogno ottocentesco, ma una necessità».
C'è bisogno di una svolta per la Toscana?«Bisogna superare il localismo, il municipalismo, l'egoismo. La crisi può essere un'opportunità se capiamo che uniti pesiamo di più, che nelle aggregazioni nessuno perde, ma anzi ci si guadagna. Le aggregazioni sono fondamentali per il manifatturiero, per l'impresa, serve anche più disponibilità del mondo imprenditoriale. E ccorre superare i limiti delle province, ormai anacronistici per l'economia o per il turismo». Meglio l'area vasta Firenze-Prato-Pistoia o la città metropolitana «L'area vasta Firenze-Prato-Pistoia sarebbe un vantaggio per tutti, ma mi domando se è realistica e quanto tempo serve per realizzarla. Forse è meglio concentrarsi su obiettivi concreti; nel settore delle multiutilities, ad esempio, la dimensione di area vasta è stata già superata e si deve arrivare a quella regionale».
Quale ruolo deve avere il capoluogo nel contesto regionale?«Firenze è considerata un nemico da tutti gli altri, è indubbio. Invece serve una Firenze capitale della Toscana, una Firenze che sia anche generosa con i Comuni limitrofi, che si assuma la responsabilità di essere capitale. Occorre un rapporto nuovo con gli altri Comuni per avere risultati diversi e superare il localismo». Intanto però Sesto e Campi bloccano lo sviluppo dell'aeroporto di Peretola. «Assistiamo ad un gioco in cui ognuno interpreta i desiderata dei fiorentini per avere consenso invece che per dare risposte valide per tutti. E chiaro che il Vespucci non può che essere un
city airport, non si può buttare all'aria tutto un territorio. Per il resto c'è Pisa, non Bologna: si deve guardare al sistema aeroportuale toscano».
Con l'Alta Velocità si va da Firenze a Bologna in 37 minuti: un vantaggio o un rischio ?«Un vantaggio. L'accorciamento di tempi e distanze è prezioso, la competizione serve. Sta a noi offrire più servizi e attrezzarci perché siano i bolognesi, i romani, i milanesi a venire a Firenze e non viceversa. È vero, però, che in Emilia sono più bravi a lavorare insieme». La Toscana paga anche il ritardo infrastrutturale. «E un vecchio problema. Abbiamo un territorio straordinario e serve cautela, ma questo non vuoi dire che territorio e sviluppo non possano e debbano convivere, che si blocchi tutto perché a decidere sono i comitati».
Cosa chiede al prossimo governo regionale? E come giudica l'era Martini?«Un giudizio complessivo sui dieci anni di presidenza di Claudio Martini è positivo, ora in Toscana si vive meglio e non si sono toccate le tasche dei cittadini. In particolare nella sanità è stato fatto molto, Enrico Rossi ha governato bene un capitolo delicato e complesso. La prorità del governo e della legislatura regionale in arrivo deve essere la crisi, proprio perché sarà lunga, e lo sviluppo».
Come giudica i primi mesi del sindaco Matteo Renzi?«Per ora si è mosso con un dinamismo inconsueto e utile. So per esperienza che il difficile arriva dopo e mi auguro che continui così. Pedonalizzare il Duomo è stato un fatto positivo, ma ad asempio ha creato disagi nella nostra zona (via Santa Reparata, ndr): spero sia il primo passo nella direzione di una più ampia riorganizzazione della mobilità nell'area interna ai viali.
La stazione dell'Alta Velocità? Non importa dove si fa, basta che si decida subito».
Nessun rimpianto per avere detto no al Pd quando le venne chiesto di candidarsi sindaco per il dopo-Domenici? «Ho detto no perché penso che il mio contributo sia più utile in Unicoop Firenze e nel mondo cooperativo. Non ci sono persone buone per qualunque ruolo. Per lo stesso motivo non volli candidarmi nel 1995, quando si doveva scegliere il dopo-Morales». Il collateralismo del mondo cooperativo con i partiti, soprattutto di sinistra, è finito.
Le manca la possibilità di influire sulle scelte della politica?«Il nostro movimento cooperativo è da tempo autonomo dalla politica. Io non ho mai consentito che ci fossero interferenze, e questo si può fare bene se si ha un altro un lavoro, non se si vive di politica... Quando c'era da ringhiare l'ho fatto e lo farò: con Martini, con Renzi, con Rossi se, come mi auguro, diventerà presidente della Regione».
Antonella Mansi, presidente di Confindustria Toscana, poteva essere il candidato presidente della Regione del centrodestra, ma ha rifiutato. Ha fatto bene? «Dico che è meglio così: avremmo perso un ottimo presidente degli industriali».
Come sta Unicoop? Sono rientrate le frizioni dei mesi scorsi?«La vicenda fiorentina è chiusa, il modello di governo duale funziona (Campaini è presidente del consiglio di sorveglianza, Golfredo Biancalani, dopo le dimissioni di Armando Vanni a marzo, del consiglio di gestione, ndr). È una sperimentazione interessante anche per noi».
Qual è il ruolo di Turiddo Campaini nel futuro delle Coop? O sarà un futuro senza Coop?«Preferisco non rispondere. Ho vissuto in libertà, quando una cosa non mi tornava l'ho sempre detto o mi sono dimesso, questo è il motivo per cui non ho mai fatto politica in prima persona. Continuerò così. E come Unicoop stiamo facilitando la crescita di una nuova classe manageriale che abbia i valori di 30 anni fa, per non snaturare l'essenza della cooperazione»
524 Milioni di euro: il fatturato Unicoop Firenze nel 2008. Nel 1973 era di 14,5 milioni .6440 Dipendenti del colosso cooperativo al 2008: 35 anni fa erano 1.139. Il Manager Turiddo Campaini, nato sessantanove anni fa a Montelupo Fiorentino, è presidente di Unicoop Firenze dal 1973. È stato anche consigliere comunale ad Empoli per il Partito comunista. Dice di loro, Renzi: Per ora si è mosso con un dinamismo inconsueto e utile. Bene il Duomo pedonale, se c'è un piano più ampio Martini I suoi dieci anni di presidenza sono stati positivi. Ora qui si sta meglio, senza aggravi per le tasche della gente che utilizza il tratto FI-BO.
I 37 minuti tra Firenze e Bologna con la Tav?Un vantaggio. Ma loro sono più bravi a lavorare insieme.
Mansi? "Ha rifiutato la candidatura col Pdl Meglio così, avremmo perso un bravo presidente degli industriali. Nessun rimpianto per aver rifiutato la candidatura a sindaco, l'avevo già fatto nel 1995 dopo il mandato di Morales 99.
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