30 novembre 2013

LA COOPERATIVA FALLISCE, DITTA APPALTANTE CONDANNATA A PAGARE

Importante precedente giuridico che farà giurisprudenza su numerose situazioni lavorative dove l'azienda appaltante fa ricorso a cooperative che non applicano pienamente il contratto collettivo di settore

L'azienda è stata chiamata a rispondere in solido delle differenze retributive rispetto al contratto colletivo nazionale di lavoro dopo che la cooperativa di facchinaggio in cui lavoravano i 36 dipendenti era fallita


 
Dovrà pagare 378mila euro, più le spese processuali, a 36 lavoratori la Sca Hygiene Products, una ditta di cartotecnica della Piana di Lucca. Lo ha stabilito il giudice del lavoro del tribunale di Lucca. L'azienda è stata chiamata a rispondere in solido delle differenze retributive rispetto al contratto colletivo nazionale di lavoro dopo che la cooperativa di facchinaggio in cui lavoravano i 36 dipendenti era fallita.

La cooperativa lavorava in appalto per la Sca Hygiene Products. Le differenze retributive lamentate dai lavoratori andavano da un minio di 513 euro a un massimo di 19.165.  La causa intentata da Filt- Cgil di Lucca era inizialmente contro la cooperativa e dopo il fallimento della stessa era stata riassunta nei confronti dell'azienda appaltante.

"La sentenza - commenta il sindacato - costituisce un importante precedente che farà giurisprudenza su numerose situazioni lavorative dove l'azienda appaltante fa ricorso a cooperative che non applicano pienamente il contratto collettivo di settore o utilizzano contratti 'pirata'. Ciò non vale solo per le cooperative di facchinaggio utilizzate nel settore cartotecnico o cartario, ma anche per il settore delle spedizioni dove le cooperative sono utilizzate per la fornitura dei corrieri."



29 novembre 2013

www.luccaindiretta.it


27 novembre 2013

UNICOOP FIRENZE: REINTEGRATI DOPO AVER IMPUGNATO I CONTRATTI A TERMINE ILLEGITTIMI


Vinta la vertenza per tre contrattisti di Unicoop Firenze

Il Tribunale del Lavoro ha condannato l'azienda al reintegro







Che molti dei contratti a termine stipulati, non solo in Unicoop ma quasi ovunque, siano in realtà illegittimi lo sanno ormai in molti, ma non sono così tanti coloro che decidono di impugnarli alla scadenza. Lo hanno fatto invece almeno tre ex-dipendenti di Unicoop Firenze. Avevano tutti lavorato nell'ambito della logistica negli anni 2010 e 2011, con un susseguirsi di contratti p-time e f-time in vari reparti dei magazzini, al termine dei quali non erano più stati richiamati.

Proprio nel 2010 la legge 183/2010 (collegato al lavoro) introduceva con l'articolo 32 il termine di 60 giorni per poter impugnare i contratti fino ad allora stipulati e ritenuti illegittimi. Tutto ciò a partire dal 31 dicembre 2011 (decreto Milleproroghe art. 2 comma 54 legge 10/2011) chi non l'avesse fatto entro quella data avrebbe perciò perso definitivamente l'opportunità di ottenere un qualsiasi tipo di riconoscimento pregresso. Ricordiamo che ci fu anche una blanda campagna informativa condotta dai sindacati confederali all'interno di Unicoop, ma in realtà non portò a nessuna iniziativa degna di menzione.

Forse non è un caso che i nostri tre, fiutata l'aria, evitarono uffici vertenze dei suddetti sindacati, e preferirono rivolgersi ad uno studio legale privato (Conte-Martini-Ranfagni) che, una volta esaminati i contratti, decise di patrocinare le cause.

Sono stati necessari due anni di attesa ma ne è evidentemente valsa la pena. Per due di loro è stato deciso il reintegro con la formula del tempo indeterminato e con orario full time, mentre il terzo ha preferito un cospicuo risarcimento in fase conciliatoria. Le sentenze risalgono al 17 ottobre 2013 e sono la n° 1065 e 1067 della Sezione Lavoro del Tribunale di Firenze ed hanno, come detto, stabilito il reintegro dei due ricorrenti e condannato Unicoop Firenze al pagamento a ciascuno di un'indennità pari a tre mensilità da aggiungere alle canoniche spese di lite.

Vi domanderete qual è il difetto che rende un contratto a termine illegittimo. I motivi possono essere diversi, ma assai sovente, come nel caso specifico, possono essere ricondotti alla causale del contratto stesso. Il motivare la stipula di un contratto a causa di «[…] periodi di più intensa attività non ricorrenti nell'arco dell’anno, derivanti da richieste di mercato alle quali non si riesca a fare fronte con i normali organici aziendali, ivi comprese le aperture domenicali e festive ed i periodi interessati da iniziative commerciali e/o promozionali», può non essere sufficiente se poi l'azienda non è in grado di dimostrare che queste giustificazioni attengano alla realtà.

Per chiudere ricordiamo nuovamente che il citato art. 32 del Decreto 183/2010 ha definito in 60 giorni il tempo massimo entro il quale poter impugnare un contratto ritenuto illegittimo, perciò esortiamo i colleghi (o ex-colleghi) che ritengono di essere stati vittime di vicende simili a quella da noi raccontata e a quelli che lo saranno, a non perdere tempo e rivolgersi ad uno studio legale che si occupi di diritto del lavoro per far esaminare i contratti stipulati.

Certi, adesso più di prima, che vedersi riconosciuti i propri diritti si può e si deve fare, restiamo in attesa di altre risoluzioni di analoghe vertenze (è possibile che anche Filcams-Cgil, data la sua larga rappresentatività in Unicoop, possa averne patrocinate), delle quali non mancheremo di mettervi al corrente.


Sentenza n. 1065



24 novembre 2013

CONSORZIO ETRURIA, PER I PM FU BANCAROTTA

















Fa una certa impressione ripercorrere l'amara vicenda del Consorzio Etruria di Montelupo Fiorentino, anno di nascita 1921 (a seguire nell'articolo di Franca Selvatici). Il Consorizo è stato un fiore all'occhiello della Lega Coop nelle costruzioni, tra l'altro unico esempio di una coop toscana in un settore dominato dai cugini emiliani. Un gruppo cooperativo la cui storia è stata fonte d'orgoglio, tanto che nel 2004 usciva un libro dal titolo trionfalistico che richiama le ideologie gloriose del secolo breve, con un tocco di anarchismo: Senza padroni. Storia di un'esperienza cooperativa: il Consorzio Etruria. L'uscita del volume ha una tempistica perfetta, perché stando alle accuse della procura, già dal 2006 nei bilanci del Consorzio venivano nascoste perdite importanti a seguito di operazioni e commesse e sempre in quell'anno si sarebbe minata la solidità della cooperativa con l'acquisto di Coestra, secondo l'accusa pagata oltre il doppio del valore.

Non possiamo certo dimenticare come la vita del Consorzio sia interconnessa ad Unicoop Firenze. Numerosi centri commerciali Unicoop sono stati costruiti dalla coop edilizia di Montelupo e Unicoop Firenze è corsa al capezzale del consorzio nell'estate del 2011, in piena crisi, con una vitaminica iniezione di liquidità di 30 milioni.

Ma la vicinanza tra le due Coop toscane non si è limitata a questo. Nel 2008 infatti Unicoop Firenze sceglie il sistema di gestione duale, con l’istituzione di un consiglio di gestione (cui spetta la gestione della società) e di un consiglio di sorveglianza in rappresentanza dei soci (con compiti di controllo). Mentre le redini della Sorveglianza passano al presidente Campaini, quelle del consiglio di gestione vengono affidate ad un esterno (si fa per dire). Si tratta di Armando Vanni, presidente del Consorzio Etruria. Vanni, come è noto finirà defenestrato appena un anno dopo, con motivazioni che rimarranno oscure e che lasciano spazio ad alcune ipotesi interpretative, tra cui questa. Del resto di un personaggio come Vanni abbiamo sempre avuto molto da scrivere e ricordare.

L'ultimo tassello in questa breve ma sintomatica carrellata di intrecci tra Unicoop e Consorzio è quello dell'attuale presidenza del Consorzio Etruria che dal 2010 e nelle mani di Riccardo Sani, dirigente storico di Unicoop Firenze di cui era membro del Consiglio di Gestione.


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IL CONSORZIO Etruria di Montelupo Fiorentino era divenuto a metà degli anni 2000 uno dei maggiori gruppi nazionali nel settore delle costruzioni. Poi, nel 2011, la drammatica crisi e l' ammissione al concordato preventivo, poi omologato.

Mentre è in corso la fase di liquidazione, la procura presenta il conto a 22 ex componenti del pletorico consiglio di amministrazione del colosso azzoppato aderente alla rossa Lega delle Cooperative. I pm Luca Turco e Giuseppina Mione hanno chiuso l' inchiesta contestando una serie di reati di bancarotta per distrazione o per falso in bilancio o per operazioni imprudenti.

Fra gli indagati vi sono gli ex presidenti Armando Vanni e Luigi Minischetti, l' ex consigliere delegato Massimo Pagnini, l' ex direttore generale Ciro Paradisi. Secondo le accuse, nei bilanci 2006, 2007, 2008 e 2009 erano state occultate perdite ingenti in relazione a numerose operazioni e commesse, fra cui l' ippodromo dei Pini di Follonica, il porto al Puntone di Scarlino, la costruzione del centro commerciale Unicoop di San Lorenzo a Greve e la tramvia Scandicci Firenze, con un effetto complessivo sul patrimonio netto del Consorzio, nel 2009, di quasi 80 milioni di perdite non dichiarate: se i bilanci non fossero stati truccati, sin dal 2006 il Consorzio sarebbe stato obbligato ad aumentare il capitale o a portare i libri in tribunale.

La procura ritiene che il Consorzio fosse in difficoltà già prima dell' inizio della crisi del mercato immobiliare, anche a causa di operazioni imprudenti come l'acquisto nel 2006 della Coestra al prezzo complessivo di 39 milioni. Secondo l' accusa non ne valeva più di 18e in ogni caso non è stata trovata una valutazione (se non quella del venditore Gregoratti).

E' stata una vera e propria distrazione fraudolenta, per la procura, una operazione che risale al 22 febbraio 2008: il Consorzio vende 31.765 azioni del Banco di Lucca a 424 euro e lo stesso giorno ne riacquista 4.782 a 690 euro da una fiduciaria dietro la quale, secondo le accuse, operava in conflitto di interessi Luigi Minischetti: il tutto «con un esborso ingiustificato di 1,4 milioni».

Altre tre operazioni imprudenti vengono contestate agli amministratori del Consorzio in relazione ad acquisti, nel 2010, di quote di società del gruppo Btp a prezzi (per l' accusa) di assoluto favore per la venditrice: il 50,1% della Stif fu pagato 24,5 milioni a fronte di «un valore non superiore a 8,6); il 50% della srl Rignano (in rosso) fu comprato per 2 milioni; il 25% della Euroalfa fu pagato 6,350 milioni, contro un valore non superiore a 2,3.



22 novembre 2013

Franca Selvatici

La Repubblica.it




22 novembre 2013

TURIDDO CAMPAINI, BIOGRAFIA IN PILLOLE

Turiddo Campaini, presidente di Unicoop Firenze dal 1973

Stralci biografici






Montelupo Fiorentino (Firenze) 15 ottobre 1940. Manager. Dal 1973 presidente Unicoop Firenze, colosso da oltre un milione di soci, tre miliardi di fatturato e diecimila dipendenti, nata dalla fusione di Coop Empoli, Coop Etruria e Toscocoop.

• Figlio di un melomane che all’anagrafe non riuscì a far scrivere esattamente il nome del protagonista della Cavalleria rusticana, diplomato in Ragioneria, nel 1958 fu assunto in una vetreria di Empoli. Nel 1963 entrò alla Cooperativa del Popolo di Empoli (responsabile nel ’71). Dal 1980 al 1985 consigliere comunale del Pci a Empoli. Dal 2003 nel Cda del Monte dei Paschi di Siena, nell’aprile 2012 nominato vicepresidente (e, tramite Unicoop, proprietario di una quota del 2,7% di Mps), si è dimesso il 20 dicembre 2012 «per motivi personali», subito prima che scoppiasse lo scandalo Mps (vedi Giuseppe Mussari). Il 15 ottobre 2013 ha lasciato anche il posto nel cda della Banca.

• «Lo hanno ribattezzato il “signor no”, l’uomo che per due volte non ha accettato un posto in Parlamento, che ha rifiutato la poltrona di sindaco di Firenze e che nel partito, Pci prima e Ds poi, ha declinato bruscamente gli inviti a entrare in correnti e correntoni. Sposato senza figli, è conosciuto come l’antiscalatore, il manager che non ha ceduto mai alle sirene della finanza». (Marco Gasperetti).

• Contrario all’alleanza tra il marchio Coop e Conad, contrario alla cordata per riaprire l’Unità («I soldi si mettono solo quando c’è un progetto industriale convincente», disse allora), contrarissimo alla scalata di Unipol a Bnl, portò avanti per questo una guerra a Giovanni Consorte, sostenendo che «la finanza è una bestiaccia e conosce soltanto comportamenti egoistici». Salvo poi investire 400 milioni di euro di Unicoop Firenze su Monte dei Paschi di Siena, perdendone circa 300 milioni.

• «Un tempo il Principe era il Pci, bastava una telefonata da Roma per conoscere la linea. Ora nemmeno nella rossa Toscana la politica comanda, semmai le coop. L’unico Principe non lo trovi nei palazzi del potere politico o nelle dimore principesche ma in una Casa del Popolo a giocare a scopone o in un ufficetto in via Santa Reparata. Si chiama Turiddo Campaini, un omino esile come un giunco ma dall´anima d´acciaio che da oltre trent’anni comanda l’Unicoop Firenze, un impero. (…) Campaini è senz’altro l’uomo più potente della città, ma vive come un impiegato del catasto, in periferia a Empoli, veste ai grandi magazzini, guida un’Audi di dodici anni e si concede una settimana di ferie» (Curzio Maltese).

• «Il bilancio 2012 della Coop è stato chiuso con un rosso di 126,7 milioni rispetto ai - 45,5 milioni del 2011. La partecipazione Mps è iscritta come perdita di valore durevole, circa 327 milioni di euro, ovvero 0,76 euro per azione. Valore rettificato da Unicoop pari a 197,7 milioni e portato a 0,30 euro per azione. La società ha anche sottoscritto il famigerato bond Fresh servito per finanziare l’operazione Antonveneta e poi finito nel mirino della magistratura» (Camilla Conti) [L’Huffington Post 15/10/2013].

• Nell’ottobre 2013 il Fatto Quotidiano accusò la Coop di effettuare a tutti gli effetti un servizio di banca, raccogliendo i risparmi dei soci (10,4 miliardi di euro fra le nove grandi cooperative) e investendoli in speculazioni finanziarie, dai Bot alla Borsa, senza alcun controllo della Banca d’Italia. «Esempio: l’Unicoop Firenze, la maggiore per fatturato (ben 3 miliardi di euro), ha in bilancio immobilizzazioni tecniche (ciò che serve per funzionare) per 2 miliardi e debiti verso i soci per 2,3 miliardi. Ma il debito complessivo è di 3 miliardi. Che ci fa la Coop con tutti quei soldi? Unicoop Firenze ha in bilancio 644 milioni di immobilizzazioni finanziarie: una vera merchant bank» (Giorgio Meletti) [Fatto Quotidiano 9/10/2013].

• Si oppose all’idea del sindaco di Firenze Matteo Renzi di aprire supermercati e centri commerciali la domenica: «Non ho mai pensato che i mali della società italiana stiano nei centri commerciali, ma mi sembra chiaro che trascorrere mezza giornata in un centro perché non si sa dove andare è funzionale a una visione consumistica della vita».

• Ha pubblicato per Baldini Castoldi-Dalai il libro-intervista con Pietro Jozzelli Un’altra vita è possibile (2010). «In 155 pagine di autobiografia raccolta Campaini ignora completamente il tema del potere nelle cooperative rosse. Sicuramente non si tratta di banale reticenza» (Giorgio Meletti).



21 novembre 2013

cinquantamila.corriere.it