25 maggio 2012

CASO «VESTIZIONE» IN UNICOOP FIRENZE: LA FILCAMS DI AREZZO NON CI STA

La Filcams-Cgil di Arezzo prende in considerazione la via della vertenza sulla vestizione distinguendosi dagli altri territori dell'organizzazione

Riuscirà nell'impresa?


Crediamo che ormai sia nota ai più la sentenza con la quale il Tribunale del Lavoro di Firenze ha recentemente riconosciuto ad alcuni dipendenti del punto vendita Unicoop del Neto (Sesto F.no) il diritto a vedersi retribuito il tempo necessario ad indossare gli abiti da lavoro.
Ad essi, e solo ad essi, è consentito dunque di usufruire di 10 minuti giornalieri per il cambio degli abiti, inoltre Unicoop ha dovuto rimborsare gli arretrati fin dal febbraio 2010.
I 5 del Neto si sono appoggiati al sindacato di base Flaica-Cub per essere assistiti nella vertenza.

Se non lo sapete, vi diciamo anche che l'argomento della vestizione era materia di discussione all'interno delle trattative per il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale (CIA) di Unicoop Firenze. Quello che invece nessuno sa, noi compresi, è che tipo di accordo fosse stato trovato su questa spinosa materia. Perchè dobbiamo supporre che un accordo ci fosse, dal momento che più di una volta siamo stati ad un passo dalla firma del suddetto (che peraltro non c'è stata per tutt'altri motivi).

Sappiamo che cosa aveva chiesto Unicoop: la vestizione fuori dall'orario di lavoro!
Questo nonostante un' ampia serie di precedenti giuridici di Cassazione che avevano preceduto la sentenza che apre un varco anche in Unicoop Firenze. Non conosciamo però la posizione dei sindacati al tavolo. Come non ne conosciamo molte altre, dal momento che nessun testo è stato prodotto e/o divulgato e che sembra perciò pluasibile tutto e il contrario di tutto (a seconda delle opportunità e del momento).

E' anche trasparente come la questione sia stata posta sul tavolo del CIA proprio da Unicoop Firenze nell'estremo comprensibile tentativo di vanificare una vertenza apertasi nei primi mesi del 2010. Sicuramente non se ne trova traccia nella piattaforma rivendicativa sindacale approvata dai delegati e siamo pronti a scommettere che se ne sia cominciato a discutere solo dopo l'apertura della vertenza stessa.

Ma tutto questo appartiene ormai al passato; veniamo alla situazione odierna.
La sentenza arriva in un momento di stallo della contrattazione, sospesa su richiesta delle OO.SS., e pare mettere in difficoltà quest'ultime almeno quanto Unicoop.
I lavoratori del Neto, compresi i delegati, ottengono un'assemblea alla presenza delle rappresentanze provinciali dei sindacati nella quale chiedono con decisione che il diritto conquistato dai 5 colleghi venga esteso anche a loro.

Hanno un bel daffare i funzionari intervenuti per gettare acqua sul fuoco! Intanto passano i giorni. Filcams, Uiltucs e Fisascat non si esprimono. Non chiedono un incontro urgente con i rappresentanti di Unicoop, le trattative per il CIA non ripartono, nessun volantino, nessun comunicato ufficiale sulla vicenda, niente...
Non è la prima volta. Ci siamo ormai abituati ai silenzi assordanti e alla mancanza di informazioni divenuta talmente sistematica da poter essere considerata una vera strategia dell'omertà.
Passa un mese e qualcosa accade. Eppur si muove... verrebbe da dire.

Le rappresentanze sindacali della provincia di Arezzo scrivono ad Unicoop Firenze, nella persona del suo Presidente del Consiglio di Gestione, per richiedere l'estensione del diritto alla vestizione a tutti i dipendenti. La firma è del membro provinciale Filcams dell'esecutivo aziendale.
Nella lettera si va anche oltre. Si chiede ad Unicoop un riscontro positivo entro 7 giorni dal ricevimento, altrimenti ci si rivolgerà alle autorità competenti per la tutela dei diritti dei lavoratori.
Perchè ciò parta solo da Arezzo e non dalle altre province, o magari in modo unitario, non siamo in grado di dirvelo. Ma tant'è...

Pochi giorni ed arriva la risposta da parte della Responsabile relazioni risorse umane di Unicoop.
Viene contestato al firmatario la sua reale rappresentatività, gli si rammenta pure che il suo mandato di Rsu è scaduto (ci chiediamo perchè riconoscere la commissione trattante il CIA allora, dal momento che son scaduti pure loro). Vi si ribadisce che la posizione di Unicoop continua ad essere quella espressa in sede di giudizio e si fa intendere che ci sarà un ricorso alla sentenza avversa. Poi la Responsabile si dice aperta comunque ad un confronto in merito alla questione, ma dice pure di considerare l'attuale orario di lavoro dei dipendenti Unicoop Firenze come un orario "privilegiato". Si dimentica però di citare come ci siamo arrivati a quell'orario! Insomma una risposta tra lo stizzito e l'intimidatorio. Bello stile, non c'è che dire.

Si alza un vespaio in casa Filcams-Cgil. Gli altri stanno a guardare, forse c'è pure chi si diverte.
Viene convocato un incontro presso la Cgil regionale, sono presenti anche i delegati di Arezzo. Sembrano decisi ad andare avanti sulla strada intrapresa.
Immaginiamo che ci sia stato un bel dibattito, al termine del quale pare che le decisioni prese siano le seguenti: l'argomento vestizione verrà trattato separatamente dal rinnovo dell' Integrativo Aziendale e sembra pure che stesso destino sarà riservato alla questione del pagamento della festività del 4 novembre (ma l'azienda sarà disposta ad estromettere questi temi? Mah..)

Verrà al più presto spedita una lettera alla Direzione di Unicoop al fine di chiedere un incontro per discutere esclusivamente della materia ed un'altra per rispondere a tono alla lettera della Responsabile relazioni. Dopodichè, in base ai risultati emersi dall'ipotetico incontro, si decide sul da farsi. Si pensa anche di riaprire contemporaneamente il confronto sul CIA.

Queste le reazioni in casa Filcams, degli altri non abbiamo notizie, se non che la Uiltucs tra pochi giorni considererà conclusa la trattativa di rinnovo (vedi volantino) e perciò crediamo stia preparandosi a manifestazioni di protesta. Vedremo...





RSA USB DEI MAGAZZINI SCRIVE A UNICOOP FIRENZE SULLA SICUREZZA


La RSA-USB dei magazzini Unicoop Firenze: ancora una segnalazione sulla sicurezza per l'azienda



Destinatari:
Direzione Logistica Unicoop Firenze; Responsabili di Magazzino vari livelli; Delegati Rsu CEDI Scandicci; Delegati Rls; Responsabile Cft Cedi Scandicci.

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Oggetto:Organizzazione lavoro e sicurezza

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La scrivente O.S. in rappresentanza dei propri iscritti e dei lavoratori tutti, in relazione alle problematiche già ampliamente segnalate verbalmente circa l'organizzazione del lavoro e sicurezza dei reparti riordino/trasporti-scarico merci generi vari-magazzino 130 non considerando altrimenti procrastinabile la risoluzione delle carenze fino adesso segnalate,è a richiedere una riunione aziendale a turno unificato dei sopra citati reparti con le persone in oggetto.

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Rimaniamo in attesa di comunicazione nelle sedi a Voi conosciute.

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Cordialmente

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Coordinamento Usb per l'Unicoop Firenze

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Scandicci 21/05/2012


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VERTENZA FILCAMS IN DECATHLON: LA DOMANDA SORGE SPONTANEA

La società Decathlon si era rifiutata di riconoscere la nomina della Rappresentanza Sindacale Aziendale FILCAMS in un punto vendita di Vignate - Milano poiché la Filcams Cgil non risulta firmataria del Contratto Nazionale di lavoro del Terziario, distribuzione e servizi rinnovato il 26 febbraio 2011

In seguito a questa pronuncia del tribunale ci chiediamo:
perché Unicoop Firenze può rifiutarsi di riconoscere le RSA costituite nei magazzini da USB?



Il 16 Maggio scorso presso il Tribunale di Milano si e' tenuta l'udienza del ricorso contro l'azienda Decathlon Italia S.r.l. per condotta antisindacale (ex art 28 l.300/1970).


Il Giudice ha riconosciuto totalmente l'istanza promossa dalla FILCAMS Cgil assistita dagli Avv.ti del collegio difensivo Scarpelli e Angelone di Milano, Martino di Torino e Andreoni di Roma.

La società Decathlon si era rifiutata di riconoscere la nomina della Rappresentanza Sindacale Aziendale FILCAMS in un punto vendita di Vignate - Milano poiché la Filcams Cgil non risulta firmataria del Contratto Nazionale di lavoro del Terziario, distribuzione e servizi rinnovato il 26 febbraio 2011.

Il Giudice, ha accertato l’antisindacalità della condotta tenuta da Decathlon Italia Srl ed ha ordinato l’immediato riconoscimento della rappresentanza sindacale aziendale della FILCAMS CGIL con tutti i diritti ad essa collegati.

“La sentenza” afferma la Filcams Cgil “ci consegna un primo risultato importante, che sancisce il riconoscimento della Filcams quale soggetto sindacale rappresentativo del settore. Tale ruolo ed i diritti ad esso connessi, proprio a partire dalla costituzione della Rappresentanza Sindacale nei luoghi di lavoro, non può venire meno per il fatto di non aver sottoscritto l’accordo di rinnovo del CCNL “commercio” firmato invece da altre organizzazioni sindacali.
Scelta che la FILCAMS ha ritenuto di dover fare, alla luce di contenuti peggiorativi per le lavoratrici e i lavoratori del settore.



24 maggio 2012

Filcams Cgil




COOP NORDEST, CGIL VERSO LO SCIOPERO

Dopo lo scontro in Coop Estense, la Filcams-Cgil emiliana apre un altro fronte di conflitto con Coop

Stavolta si tratta di Coop Consumatori Nordest e la scintilla sono le domeniche lavorative sulle quali la coop ha deciso unilateralmente di non applicare le maggiorazioni previste dal Contratto Integrativo Aziendale vigente. Per questo e per altri motivi, Filcams proclama lo stato di agitazione ed un primo pacchetto di 8 ore di sciopero.

Come in altre circostanze non ci resta che constatare che la Filcams che abbiamo in Unicoop Firenze non è neanche cugina della corrispettiva federazione emiliana. Come se parlassimo di due sindacati distinti e distanti.


Si è svolto il giorno 22 Maggio 2012 l'incontro con Coop Nordest in tema di liberalizzazioni di aperture domenicali e festive. La Filcams CGIL ritiene che la sintesi a cui si è arrivati al tavolo non permetta di raggiungere l'accordo.

Contestiamo innanzi tutto le modalità con cui la dirigenza della cooperativa ha affrontato il percorso negoziale: decidendo unilateralmente di non applicare le maggiorazioni previste dal CIA vigente e dichiarando di essere favorevole alle liberalizzazioni fatte dal governo Monti considerandole un'opportunità.

Noi invece contestiamo questo provvedimento che consideriamo una deregolamentazione che non può che produrre effetti negativi sulla vita delle lavoratrici e dei lavoratori e sulle loro condizioni di lavoro.

La trattativa con Coop Nordest ha confermato questa tesi. La cooperativa pretende di passare dall'attuale sistema di maggiorazioni al 135% con un sistema di maggiorazioni che parta dal solo 35% per le prime 6 domeniche lavorate, dal 50% dalla settima domenica ma solo se ne lavorano almeno 10, e il 60% dalla ventiduesima. Inutile dire che consideriamo assolutamente inaccettabile questa proposta.

Inoltre la Cooperativa non ha voluto confrontarsi e condividere con le organizzazioni sindacali quando e dove aprire la Domenica limitandosi a darci informazioni di decisioni già prese. Non c'è stata nessuna disponibilità ad informarci sull'andamento delle vendite e dei fatturati risultanti dai primi mesi dell'ampliamento delle aperture. Noi siamo sicuri che le liberalizzazioni non stiano dando i risultati sperati, anzi provocano ulteriori costi per l'impresa che si vogliono scaricare sul costo del lavoro. Lo dimostra il fatto che l'azienda chiede che tutti i part- time debbano trasformare il loro contratto con la domenica in ordinario per risparmiare sul supplementare, e che non è disponibile a entrare nel merito degli incrementi di orario per i part-time, proclama un monte ore di incrementi e assunzioni che non è in grado di garantire e definire nel concreto, dove sono gli aumenti di ore? Dov'è la grande opportunità che l'azienda dichiara?

Inoltre l'impresa non è stata disponibile ad aprire una contrattazione sull'organizzazione del lavoro, tema da cui come al solito fugge, riteniamo opportuno un confronto di merito visto che si decide di aprire fino a oltre 40 domeniche l'anno in alcune unità produttive e vogliamo sapere come l'azienda vuole affrontare la fase. Contestiamo fin da subito la modalità con cui l'impresa ha organizzato la settimana del 2 Giugno facendo una riduzione di orario che di fatto danneggia la paga dei lavoratori, contestiamo inoltre la deroga al riposo settimanale applicata senza un preventivo confronto.

La sola disponibilità data è stata di ridurre da 3 a 2 su 4 le domeniche da lavorare, ma solo se il 100% dei part- time accettassero la domenica in ordinario e comunque escludendo i reparti dei banchi serviti!

Insomma per l'ennesima volta si dimostra la catastrofe delle liberalizzazioni per le lavoratrici ed i lavoratori!!!

La Filcams CGIL ha responsabilmente tentato la mediazione cercando di accogliere alcune istanze dell'impresa, le delegate e i delegati presenti alla trattativa hanno ampiamente discusso sulle modalità per trovare un accordo, ma tutti gli sforzi fatti si sono scontrati con la dirigenza di Coop Nordest cha ha solo preteso di dettare in modo autoritario i contenuti dell'accordo. La Filcams CGIL dichiara che metterá in campo tutte le azioni possibili per far valere le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori, proclama lo stato di agitazione ed un primo pacchetto di 8 ore di sciopero.

Rivendichiamo le maggiorazioni previste dal contratto integrativo fino a che non si trova un accordo condiviso e contestualmente invitiamo tutti i part- time a non cedere al ricatto dell'azienda e a non accettare le domeniche in ordinario finché l'azienda non si rende disponibile ad affrontare una trattativa alla pari.


24 maggio 2012

Filcams-Cgil



20 maggio 2012

LA COOP DI MONTEVARCHI RIAPRE TRA LE PROTESTE DEI LAVORATORI

Riapre dopo la ristrutturazione la coppina di Montevarchi, ma è subito protesta dei lavoratori sin da lunedi, giorni dell'innaugurazione

I sindacati contestano la modifica annunciata da Unicoop: l'orario di chiusura, proprio da lunedì, non sarà più alle 20 ma alle 20.30


Completati i lavori di ristrutturazione, fissata al 21 maggio la cerimonia di inaugurazione, comunicato ai sindacati, con brevissimo preavviso, che l'orario di chiusura, proprio da lunedì, non sarà più alle 20 ma alle 20.30. Questo ha indotto la Rsu e la Filcams Cgil ad organizzare una manifestazione sindacale di fronte al punto vendita in contemporanea con l'inaugurazione. Non sarà ancora sciopero: le iniziative verranno decise nei prossimi giorni.

"Siamo soddisfatti che Unicoop Firenze abbia investito per rilanciare questo negozio – commentano i rappresentanti dei lavoratori. E che siano offerti più servizi ai consumatori. L'azienda ha fatto la sua parte ma anche noi abbiamo fatto la nostra: in poco più di un anno e mezzo abbiamo dovuto registrare 9 addetti in meno. Adesso ci è stato comunicato, con un preavviso praticamente inesistente, che l'ora di chiusura non sarà più le 20 ma le 20.30. Questo comporta disagi e riorganizzazione familiare per tutti in tempi brevissimi".

Rsu e Filcams contestano, quindi, che "Unicoop decisa da sola senza coinvolgimento delle rappresentanze sindacali sull'organizzazione del lavoro. In questo modo si nega la partecipazione e il coinvolgimento dei lavoratori e si rende l'Unicoop sempre più simile ad una qualsiasi impresa privata".


19 maggio 2012

Saturno Notizie


19 maggio 2012

COOP ESTENSE, CGIL: CAMBIARE PASSO NELLE RELAZIONI SINDACALI

Reazione decisa di Filcams-Cgil in Coop Estense dopo che la cooperativa modenese ha disdettato unilateralmente il contratto integrativo aziendale, imponendo l'applicazione del regolamento aziendale interno

La vicenda del rinnovo del CIA in Coop Estense viene da lontano, con difficoltà che le parti non sono riuscite a superare, ponendo una tregua in concomitanza della trattativa sul rinnovo del CCNL delle Coop della distribuzione con un accordo transitorio.

In fondo all'articolo che proponiamo di seguito alla nostra introduzione, si trovano i link per seguire i passaggi principali della lunga vertenza. I colleghi interessati possono fare riferimento alla pagina Sei tu la Coop? che offre la completa documentazione su ciò che riguarda la disdetta del contratto aziendale Coop Estense.


Pensare che tutte le Coop siano uguali è un errore, come è sbagliato pensare che anche la Filcams-Cgil all'interno delle Coop sia la stessa cosa, nelle varie Coop delle grande distribuzione.

Lo dimostrano i travagli e le differenti reazioni alle trattative per il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale in Coop Estense e in Unicoop Firenze. Nella Coop Modenese siamo giunti ad una rottura e la Filcams-Cgil ha finalmente indetto un pacchetto di otto ore di sciopero dopo che la Cooperativa ha disdettato l'integrativo e imposto il regolamento aziendale. Vasta eco sui giornali locali e anche nazionali, come è d'uopo.

In Unicoop Firenze è in atto una farsa. Non ci dilunghiamo sui vari punti al tavolo della trattativa, sui logorii di una sempre più ambigua Filcams-Cgil che pare non essere più adeguata a svolgere quel ruolo cerniera tra Coop e dipendenti che le è stato peculiare. Chi vuole può leggere i punti critici dell'integrativo qui.

Il sasso nell'ingranaggio in questa trattativa, come è noto, è stata la sentenza sul tempo di vestizione che ha dato ragione a cinque dipendenti e torto a Unicoop che pretende che i lavoratori si cambino d'abito nel loro tempo libero. La vertenza non è stata gestita dalla Filcams, la quale per principio non usa questo basilare strumento sindacale contro Unicoop (bizzarro, vero?), ma da Flaica-Cub, che ci dicono stia raccogliendo dopo il successo, meritati tesseramenti da parte di altri innervositi dipendenti di Unicoop Firenze.

Ora che la notizia è di pubblico dominio, nonostante che, per quanto ci risulta, nessun giornale locale ne abbia scritto (dovete accontentarvi di questo piccolo blog), molti dipendenti Unicoop iscritti a Filcams-Cgil chiedono l'estensione erga omnes della sentenza. La Filcams pare impazzita e in un turbinio di riunioncine e riunioncione sta cercando di sedare i bollori, anche con argomenti terroristici, come da copione, disseminati qua e là dai soliti delegati lacchè che hanno come unico obiettivo quello di mantenere o accedere alle ore di distacco sindacale.

Ecco qua la differenza tra le due Filcams: da una parte abbiamo chi, di fronte all'arroganza della cooperativa organizza i lavoratori e indice uno sciopero nella massima informazione e trasparenza, dall'altra una Filcams-Cgil che, non solo non fa propria una sacrosanta vertenza, ma cerca disperatamente di evitare a Coop di accettare condizioni stabilite dalla legge, nella massima ambiguità e disinformazione. A chi ci legge le doverose considerazioni.

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“La vertenza con Coop Estense per il ripristino del contratto aziendale (Cia) assume per noi un significato molto importante. La disdetta unilaterale del Cia da parte del Cda di Coop Estese e l’applicazione del Regolamento interno è un fatto inedito, una forzatura che non si era mai verificata negli anni passati che pure hanno conosciuto vertenze molto dure. E’ una decisone che non accettiamo e contrastiamo nell’impresa privata, figuriamoci in azienda del movimento cooperativo”.

Queste le parole del segretario della Cgil di Modena Donato Pivanti, il quale ha aperto la conferenza stampa convocata in contemporanea dalla Cgil di Modena e Ferrara sulla vertenza Coop Estense, presenti le rappresentanze dei sindacati confederali e di categoria dell’uno e dell’altro territorio e una delegazione di lavoratrici di Coop Estense.

Dalle prime tensioni verificatesi all’apertura de “I Portali”, alla vertenza per il rinnovo dell’integrativo nei primi anni 2000 sino ad oggi, non si era mai arrivati alla disdetta del contratto integrativo e all’applicazione unilaterale del Regolamento Coop per i rapporti di lavoro. “Dalla prima vertenza con Coop Estense nel 1986, sono cambiati 5 segretari della Cgil di Modena, in Coop Estense il gruppo dirigente è rimasto sempre lo stesso” ha commentato Pivanti, sottolineando come il gruppo dirigente si trovi di fronte a sfide impegnative, dalle accresciute dimensioni aziendali alle nuove acquisizioni al centro-sud, all’efficentamento organizzativo (il fatturato per metro/quadro è il più basso di tutta la grande distribuzione), all’assetto organizzativo.

A fronte di questi problemi gestionali Coop Estense - che vanta un numero di soci di 650mila, 5.600 lavoratori diretti, più tutti gli altri lavoratori degli appalti – deve dire che tipo di relazioni sindacali vuole. “E’ necessario un rapporto con i Sindacati e le Rsu serio e adeguato alle nuove sfide, che valorizzi il senso di appartenenza dei lavoratori con un serio e vero coinvolgimento nelle scelte organizzative e sulle condizioni di lavoro. Noi vogliamo bene alla Cooperativa, ma proprio per questo servono e rivendichiamo relazioni sindacali diverse, bisogna cambiare passo”.

Pivanti ha detto che per sindacato e lavoratori le “pagelline” (la valutazione unilaterale dei lavoratori fatta in base a schede di valutazione individuale per determinare quote di salario) “sono inaccettabili, non valorizzano il merito, ma servono a riaffermare la catena di comando”. Fra le altre condizioni di Coop Estense, "inaccettabile" anche il doppio regime per vecchi e nuovi assunti (superamento del salario aziendale, riduzione delle maggiorazioni per il lavoro festivo). "Inaccettabile" che si leghino all’aumento delle vendite del 12,5% in 3 anni, le indennità di funzione per 1.900 lavoratori specializzati (oggi rappresentate da indennità fisse che valorizzano la professionalità acquisita) e gli incrementi orari dei part-time. "L’aumento del 12,5% è un dato irrealistico in tempo di crisi (diminuzione del potere d’acquisto e quindi dei consumi), ma anche lontanissimo da quanto ottenuto negli anni passati".

Il sindacato chiede il ritiro della disdetta unilaterale e che riparta la trattativa sulla base dell’analisi dei problemi e della piattaforma presentata unitariamente da Cgil, Cisl e Uil di categoria. “Siamo disponibili a ragionare dei problemi e delle sfide del mercato, degli investimenti, delle strategie, delle scelte di finanziamento e dei presidi nei territori – ha detto Pivanti – ma salvaguardando il valore del lavoro, non scaricando sui lavoratori le riduzioni dei costi, ma considerandoli la vera risorsa della cooperazione. Riconoscendo il loro impegno e contributo, determinando un salario variabile in base ad obiettivi credibili. Le stesse stabilizzazioni e l’aumento dei full-time, che pure rispondono a bisogno ed esigenze dei lavoratori, sono una necessità per l’impresa, l’unica risposta per garantire qualità ed efficienza del servizio".

Per questo la Cgil e la Filcams chiedono il ritiro della disdetta, del Regolamento e l’immediata riapertura della trattativa con Coop Estense. A sostegno di queste rivendicazioni sono confermate le 8 ore di sciopero proclamate unitariamente da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil che saranno effettuate al momento opportuno, al termine delle assemblee fra i lavoratori che si stanno svolgendo in queste e nelle prossime settimane. "Un atto di prepotenza" viene anche considerata la lettera che Coop Estense sta facendo firmare sui luoghi di lavoro per imporre la presa visione del Regolamento interno che applica unilateralmente dal 1° maggio.

Greco Golinelli della Filcams Cgil di Modena e Valeria Gallerani della Filcams Cgil di Ferrara parlano di “uno strano Regolamento che disciplina materie del contratto ma che viene imposto con un atto d’imperio dalla Cooperativa. Siamo pronti ad avviare contenziosi con quei lavoratori che si vedranno ridotte quote di salario (ad esempio sulle maggiorazioni per le ore supplementari domenicali) rivendicando l’ultra-attività del Cia in essere”.

Anche Rosa Dammicco, coordinatrice Rsu Coop Estense Modena, ha rilevato la contraddizione di Coop Estense che prima applica il Regolamento unilateralmente poi “si riserva possibili modifiche in futuro previo esame con le organizzazioni sindacali”, come recita testualmente il Regolamento. “Abbiamo provato a discutere la nostra piattaforma con Coop Estense ma è stata cestinata sin dal primo momento, inaccettabile puntare alla riduzione dei diritti per ridurre i costi”.



18 maggio 2012

24 Emilia



Segui la vertenza in Coop Estense:

Le pagelle Di Coop Estense

Proclamazione sciopero in Coop Estense


Coop Estense: il sindacato cede e rinvia lo sciopero sine die






17 maggio 2012

COOP ADRIATICA BILANCIO 2011, AUMENTA IL FATTURATO MA CALA L'UTILE

Coop Adriatica chiude il 2011 con vendite per 2.086 miliFatturato in aumento (+2,5%) ma utile che passa da 27,6 a 15,9 milioni (-42%)

Aumentano i soci prestatori (+1,8%) ma diminuisce l'ammontare del prestito a 1.914 milioni (-3,4%)


Un Bilancio solido e "cooperativo", che chiude in utile dopo aver ridotto i margini per difendere il potere d'acquisto dei soci e di tutti i consumatori, in un momento di grave crisi economica, sociale e occupazionale. È il risultato 2011 di Coop Adriatica che, nonostante il calo dei consumi dell'anno scorso, ha registrato vendite per 2.086 milioni di euro (+2,5% sul 2010, anche grazie all'apertura di 11 nuovi negozi), utili per 15,94 milioni di euro e un totale di 1.156.554 soci (+4,34%), ai quali sono andati vantaggi per 129,8 milioni nel corso dell'anno.

La Cooperativa, nel 2011, ha anche rafforzato la propria occupazione, consolidando 300 posti di lavoro e raggiungendo un totale di 9.122 dipendenti, con 171 punti vendita tra ipercoop e supermercati a Bologna, in Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo. Da giovedì e fino al 7 giugno, il Bilancio civilistico e quello di sostenibilità, che illustrano i risultati economici, sociali e ambientali di Coop Adriatica, verranno discussi in 93 assemblee separate in Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo. I soci saranno chiamati anche ad eleggere i delegati all'assemblea generale di Bilancio, in programma a Ravenna il 16 giugno.

"Si tratta di un bilancio di tenuta che consolida il patrimonio della Cooperativa - sintetizza il presidente, Adriano Turrini - e rafforza lo scambio mutualistico e l'impegno sociale di Coop Adriatica in un contesto di grandi difficoltà per i consumatori. Dunque, nonostante un livello delle vendite inferiori alle attese, la nostra scelta è stata di restituire giorno per giorno alle famiglie il massimo del potere d'acquisto, e di erogare comunque sia il ristorno ai soci, sia il salario variabile ai lavoratori, anche se in misura contenuta, remunerando adeguatamente anche i soci prestatori".

Il Bilancio 2011: i principali indicatori economici, sociali e ambientaliVendite, consumi e convenienza

Il 2011 è stato un anno molto negativo per i consumi, specie nel secondo semestre: secondo l'Istat, a fronte della stasi del Pil e dell'occupazione, anche gli acquisti dei prodotti alimentari hanno registrato una diminuzione del 2%. In questo contesto, Coop Adriatica ha scelto di contenere i prezzi della spesa quotidiana, riducendo i propri margini e, di conseguenza, gli utili, che si attestano a 15,94 milioni di euro. Nel 2011 ai soci sono andati quasi 112 milioni di euro in sconti e promozioni dedicate, 14,2 milioni con la raccolta punti, 2,3 milioni di ristorno, 1,3 milioni di aumento gratuito del capitale sociale; in totale, 129,8 milioni di euro, di cui 1,1 destinato a persone disoccupate o colpite dalla crisi attraverso lo sconto del 10% ai lavoratori in difficoltà.

Coop Adriatica ha registrato un andamento migliore di quello del mercato. I negozi hanno totalizzato vendite per 2.086 milioni di euro (1.095 milioni nei 153 supermercati e 990 milioni nei 18 ipercoop, che risentono del forte calo degli acquisti nel settore non alimentare), circa 50 milioni in più del 2010 (+2,5%). È aumentato inoltre il numero dei soci: 1.156.554 persone, 48.621 in più dell'anno precedente (+4,34%), alle quali è dovuto il 75% delle vendite.

Il contributo della Cooperativa all'economia del territorio è stato rilevante anche per il settore agroalimentare. Con il progetto Territori.coop sono state valorizzate le specialità enogastronomiche italiane, garantendo un'equa retribuzione a oltre 1.100 produttori di Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo: la metà degli alimentari sugli scaffali provenivano dalle regioni dove Coop Adriatica opera, con un picco del 54% per l'ortofrutta e del 77% per la carne.

È proseguito inoltre l'impegno per estendere la propria convenienza anche in altri ambiti: i carburanti, con il primo distributore che aprirà entro quest'anno, la salute (le vendite dei farmaci sono cresciute dell'11,5%), la telefonia (+28,3% le sim attivate con CoopVoce), l'energia con l'offerta, a Bologna e Ravenna, di impianti fotovoltaici "chiavi in mano", la cultura con gli sconti sui libri scolastici e universitari e le convenzioni, e i servizi assicurativi, bancari e finanziari di CoopCiConto.

Soci, prestito sociale e gestione finanziaria

In aumento anche i soci prestatori, che con il loro risparmi hanno scelto di sostenere Coop Adriatica: i libretti sono cresciuti dell'1,8% - 233.381 contro i 229.186 del 2010 - anche se l'ammontare del prestito è leggermente diminuito (-3,4%) per la minore propensione al risparmio delle famiglie: 1.914 milioni di euro. La gestione finanziaria è rimasta prudente, ottenendo risultati positivi, che hanno contribuito all'utile di esercizio e, dunque, a rafforzare il patrimonio netto che tutela proprio i depositi dei soci, salito a 883 milioni di euro. Durante l'anno, la Cooperativa ha rivisto più volte al rialzo i tassi del prestito; i soci prestatori godono inoltre oggi di ulteriori sconti e vantaggi. Nell'aprile del 2011, infine, si sono svolte le elezioni dei rappresentanti sociali - i 434 membri dei consigli di Zona sono stati votati da 86.416 soci - ed è stato attuato il nuovo modello di rappresentanza che rafforza il legame con i territori: l'assetto prevede 12 Distretti e 26 Zone soci. Il percorso si è completato a giugno con l'insediamento dell'attuale Consiglio d'amministrazione, del quale fanno parte anche i presidenti di Distretto.

Lavoratori, sviluppo e ambiente

Nel 2011 la rete di Coop Adriatica è cresciuta grazie a 11 nuovi supermercati, di cui 9 acquisiti da altre catene, situati per lo più nei centri storici: 7 in Emilia-Romagna (3 a Bologna, uno a San Lazzaro di Savena, uno a San Giovanni in Persiceto, uno a Imola e uno a Ravenna), 3 in Veneto (uno a Venezia, uno a Chioggia e uno a Conegliano Veneto) e uno nelle Marche (a Macerata). Tra le priorità della Cooperativa, c'è anche quella di garantire un'occupazione stabile: a fine dicembre, i lavoratori erano 9.122, 76 in più dello scorso anno, grazie anche al consolidamento di 300 posti; complessivamente, il 93,4% dei dipendenti può contare su un contratto a tempo indeterminato. A livello di Gruppo, considerando anche le società partecipate, i lavoratori sono 9.676. Nel 2011, su 315 milioni di euro di valore aggiunto, 265 milioni sono andati a remunerare il costo del lavoro (10 in più del 2010), mentre ai dipendenti verranno erogati a giugno 3,5 milioni di salario variabile.

Per lo sviluppo e la riqualificazione della rete di vendita sono stati investiti 74,9 milioni di euro, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e al contenimento dei consumi: sono 36 i punti vendita dotati di impianti fotovoltaici, mentre nei negozi prosegue l'adozione di tecnologie "verdi", come i banchi frigo chiusi e l'illuminazione con lampade a led. A Conselice (Ra) è stato inaugurato l'eco-supermercato che risparmia il 40% di energia rispetto a un negozio tradizionale.

Solidarietà e attività sociali

Anche nel 2011 Coop Adriatica ha continuato a investire con forza sulle attività sociali, a beneficio delle persone in difficoltà e per alimentare coesione e partecipazione sociale sul territorio. Tra le tante iniziative, il progetto "Brutti ma buoni": in 78 negozi, il recupero dei prodotti invenduti ha raggiunto la quota di 4,5 milioni di euro di merce destinata alla solidarietà, invece che alla discarica, aiutando 5.300 persone in difficoltà e animali abbandonati. Mentre con "Ausilio", mille soci volontari hanno portato la spesa e i libri a casa di 1.479 persone disabili e in difficoltà. Con la raccolta punti sulla spesa, la Cooperativa ha donato inoltre 828 mila euro a sostegno di progetti di solidarietà internazionale e per il diritto allo studio.


Coop Adriatica Bilancio 2010


16 maggio 2012

Ravenna Today



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16 maggio 2012

CONSORZIO ETRURIA, SARA' SCISSIONE

Via libera del tribunale che omologa il concordato preventivo approvato ad aprile

Dalla scissione prevista dal concordato nascerà una nuova cooperativa, che garantirà la continuità di impresa del Consorzio e che dovrebbe così consentire il mantenimento di molti posti di lavoro

Nella foto il presidente di Consorzio Etruria, Riccardo Sani, proveniente dal Consiglio di Gestione di Unicoop Firenze


Altro passo in avanti nella vicenda Consorzio Etruria. Nella giornata di venerdì scorso il Tribunale di Firenze ha infatti depositato il decreto di omologa del concordato preventivo con cessione di beni e continuità aziendale proposta dalla Cooperativa e approvata con oltre 76% dei consensi dall’assemblea dei creditori del 18 aprile scorso.

Dalla scissione prevista dal concordato nascerà una nuova cooperativa, che garantirà la continuità di impresa del Consorzio e che dovrebbe così consentire il mantenimento di molti posti di lavoro. «L’obiettivo di rimanere in attività rappresenta una grande sfida - ha dichiarato il presidente di Consorzio Etruria, Riccardo Sani – dato che per numero di addetti, organizzazione e potenziale riattivazione dell’indotto possiamo ancora rappresentare uno dei grandi soggetti di riferimento del panorama regionale. Questo lungo periodo di sofferenza e sacrifici richiesti, non solo ai soci e lavoratori, ma in primis alle migliaia di fornitori, deve rappresentare per tutti una nuova sfida a sostegno di un settore eccessivamente provato dalla crisi. La ripartenza della nuova cooperativa di Consorzio Etruria potrà rappresentare la volontà di tutto il movimento cooperativo di ritrovare una nuova dimensione e aggregazione che evidenzi ancora una volta il valore della mutualità e del buon lavoro».

Soddisfazione espressa anche da Susanna Bianchi, presidente dall’associazione regionale delle Cooperative di Produzione e Lavoro della Toscana (Legacoop): «Una buona notizia per i soci e i lavoratori della cooperativa, per i suoi fornitori e per l’intera cooperazione. La sfida sarà dura. Nessuno può negare le difficoltà di questa fase, in particolare per il mondo delle costruzioni: ma il nostro Paese non può pensare di invertire il processo recessivo senza interventi che rilancino questo settore, un comparto che in tempi brevi è in grado di attivare tanti posti di lavoro. Da questo punto di vista, e più in generale, appare sempre più evidente come il Governo del Paese e la Comunità Europea non possano continuare a non porsi il tema della crescita. Adesso tocca a queste istituzioni ridare un po’ di speranza e di prospettiva a fronte di quanto lavoratori e imprese hanno fatto e stanno facendo».



14 maggio 2012

Andrea Passoni

Corriere Nazionale.it


15 maggio 2012

IL PERUVIANO CHE HA FATTO TREMARE ESSELUNGA


















Perfettamente integrato, politicizzato, non disposto a subire umiliazioni di tipo razzista. È il leader del lungo sciopero milanese ai magazzini Esselunga. Una vicenda che racconta il lavoro migrante oltre i luoghi comuni. E che svela i subappalti e il caporalato nel cuore dell’Italia industriale.


Pioltello (Milano) - Luis Seclen è nato a Lima. Da giovane ha partecipato alle manifestazioni contro il regime militare, oggi è quello che si definirebbe un immigrato integrato. Ottima padronanza della lingua, stesso lavoro da anni, figli all’università. Otto mesi fa ha messo tutto a rischio, diventando il leader del primo sciopero multiculturale dell’Italia in crisi. Una lunga vicenda che lo ha portato a scontrarsi con uno degli uomini più ricchi e potenti d’Italia: Bernardo Caprotti, il padrone di Esselunga.

Seclen ci spiega come ha guidato lo sciopero dei migranti al Nord. Protagonisti duecento lavoratori (latinoamericani, africani, pakistani) occupati nelle cooperative che gestiscono in subappalto i magazzini Esselunga di Pioltello, a due passi da Milano. Per mesi hanno impedito ai camion di uscire regolarmente dai cancelli. Hanno costretto la controparte a trattare, nonostante venticinque licenziamenti punitivi, la pressione della polizia, il rischio di rimanere senza lavoro.

«Non lo abbiamo fatto per avere più soldi, ma per la nostra dignità», racconta il lavoratore peruviano a Linkiesta. «Con 1.200-1.400 al mese non stavamo malissimo». La protesta è nata quando i capireparto hanno aggredito un lavoratore con toni razzisti. Un colpo alla testa e una frase che fa male più della violenza: «Così capisci meglio l’italiano». Il primo pensiero è la denuncia ai carabinieri. Il secondo è invece: «Così perdo il lavoro, meglio non fare niente». «Quella frase mi ha colpito», spiega Seclen. Anche se l’aggressione non lo riguarda in prima persona, decide di accusare comunque gli aggressori. Lo chiamano in ufficio, contestandogli ritardi e punendolo con una settimana di sospensione. «Domani non lavori, non c’è bisogno di te – gli dicono. – Come si dice in Italia, avrei dovuto pensare agli affari miei», riflette amaramente.

A Pioltello c’è la sede principale di Esselunga, il supermercato importato nel 1957 da una società Usa di Nelson Rockfeller. Il primo punto vendita italiano ispirato dal modello americano. Oggi circa 250 uomini – provenienti da ogni angolo del mondo – trasportano i colli dai camion ai magazzini (drogheria, salumeria, scatolame). L’estrema precarietà non è dettata dalla crisi: la maggior parte di loro lavora lì da 8 anni.

Il 7 ottobre 2011 è il giorno del primo sciopero. Una vertenza contro il sistema dell’esternalizzazione alle cooperative. «Spesso si lavora a chiamata, al limite del caporalato», denunciano i sindacalisti. «Carichiamo fino a 3mila chili al giorno quando la legge sanitaria ne prevede al massimo la metà. I capireparto ti controllano e ti sollecitano. E se non stai ai loro ritmi, il giorno dopo non ti chiamano». Sembrano le testimonianze che vengono dalle campagne del Sud, siamo invece nel cuore del terziario italiano. Ma scatole e barattoli non arrivano da soli sugli scaffali. Come a Nardò, Rosarno, Castel Volturno - i paesi della raccolta del pomodoro e delle arance - sono i lavoratori stranieri a guidare la protesta.

Dopo la vicenda dell’aggressione, i lavoratori – prima sospettosi e in competizione tra loro – decidono di usare la domenica per riunirsi. Un africano, un pakistano, un filippino e un sudamericano, i più anziani del magazzino di drogheria, diventano i leader. Iniziano i richiami, arriva una strana decurtazione in busta paga (“Contibuto AVF, nessun commercialista è riuscito a spiegarci cos’era”). Ma la mobilitazione prosegue.

«Abbiamo fatto tremare l’Esselunga. Caprotti, più che odiare i comunisti odia i sindacalisti. Siamo stati chiamati al telefono, ci hanno convocato». Seclen prosegue il suo racconto. «Da domani non vogliamo vedere i capireparto violenti, abbiamo detto. Ok, se ne andranno, ma che offrite voi?, ci hanno risposto. Che possiamo offrire, se già lavoriamo come schiavi?».

«E allora abbiamo deciso lo sciopero. Ci siamo resi conto che eravamo inginocchiati. Alzate la testa e guardateli in faccia, ho detto in assemblea. Non immaginate la rabbia e la collera che è uscita dal cuore di questi ragazzi. Abbiamo deciso: sciopero. Abbiamo fermato Esselunga. In Perù ho partecipato a diverse manifestazioni. Ma qui ho visto una festa popolare. Caprotti è sceso dal decimo piano a vedere cosa stava succedendo. Qualcuno gli ha fatto vedere il nostro volantino. Voglio vedere fuori tutti i dodici delegati, ha detto. Conoscendolo, sapevamo che non avremmo più messo piede nel magazzino. Ma i cancelli erano tutti chiusi, i suoi camion non uscivano, nonostante oltre cento poliziotti a proteggere gli interessi dell’azienda. Abbiamo tenuto duro una settimana. Dopo il quarto giorno abbiamo saputo che Esselunga stava cedendo il nostro appalto. Rientriamo a lavorare, la cooperativa aveva paura di perdere tutto».

Poi lunghi mesi di ritorsioni, sospensioni disciplinari, ferie obbligate. E picchetti di due ore, a sorpresa. «Un giorno sono arrivati i carabinieri, io avevo in tasca la sentenza di reintegro del Tribunale, ho detto: voi siete l’autorità, fate rispettare la legge. Fatemi tornare nel mio posto di lavoro». Poi invece è arrivata l’ordinanza del sindaco. «Al mio paese non avevo mai visto nulla di simile. Centocinquanta poliziotti contro il presidio di cinque lavoratori. Irrompono e spaccano tutto. Il datore di lavoro osserva soddisfatto dal decimo piano». Oggi due su 25 hanno ottenuto una sentenza di reintegro. Tutti gli altri sono ancora senza lavoro.


Antonello Mangano

Linkiesta


USB RICHIEDE LE ELEZIONI RSU IN UNICOOP FIRENZE


Una lettera di USB ad Unicoop Firenze ed ai sindacati confederali in cui si reitera la richiesta di avvio delle elezioni per la Rappresentanza Sindacale Unitaria aziendale, scaduta ormai da lungo tempo e non ancora rinnovata





UNIONE SINDACALE DI BASE
LAVORO PRIVATO






Unicoop Firenze


Viale Europa, 51


50018 Scandicci (FI)



Filcams Cgil


Borgo dei Greci n. 3


50100 FIRENZE



Fisascat Cisl


Via Benedetto Dei n. 2/a


50144 FIRENZE



Uiltucs Uil


Via Cavour n. 8


50129 FIRENZE




OGGETTO: Rinnovo RSU aziendali.



La scrivente O.S. reitera la richiesta di avvio delle elezioni per la Rappresentanza Sindacale Unitaria aziendale, scaduta ormai da lungo tempo e non ancora rinnovata. Facciamo seguito alla ns. richiesta del 05 dicembre 2011


La scrivente O.S. ritiene necessario e improcrastinabile l’avvio delle elezioni per la Rappresentanza Sindacale Unitaria aziendale, scaduta ormai da lungo tempo e non ancora rinnovata.


A tale scopo l’USB sollecita l’indizione delle elezioni RSU alle segreterie Regionali e Provinciali delle OO.SS. in indirizzo in quanto promotrici e richiama la Direzione Unicoop Firenze alla funzione di garanzia del rispetto dell’accordo interconfederale del ’94.


Ed è proprio nella piena applicazione del citato accordo, di cui tutte le parti in indirizzo sono firmatarie, che si esorta al rispetto della dovuta informazione dell’avvio delle procedure, mediante affissione nella bacheca sindacale dell’atto di insediamento della Commissione elettorale, per consentire a tutti gli aventi diritto la presentazione delle liste nei termini previsti e la nomina dei propri componenti in seno alla Commissione elettorale.




15 maggio 2012




P/USB LavoroPrivato


Francesco Iacovone

11 maggio 2012

CONTRATTO INTEGRATIVO UNICOOP FIRENZE: ULTIMATUM DELLA UIL



In un volantino, Uiltucs-Uil rende noto che riterrà conclusa la trattativa sul Contratto Integrativo Aziendale di Unicoop Firenze se non si giungerà alla firma entro la fine di maggio


Sono ormai passati 40 giorni dall'ultimo, improduttivo, incontro tra azienda e organizzazioni sindacali per il rinnovo del contratto integrativo di Unicoop Firenze. Era stata fissata una nuova data attorno alla metà di Aprile ma, fatidicamente, è saltata. Pare per problemi interni alla Filcams-Cgil.

Nel frattempo è accaduto qualcosa di importante che ha ulteriormente modificato gli equilibri. Alcuni dipendenti del negozio del Neto Sesto F.no, assistiti dal sindacato autonomo Flaica-Cub, hanno ottenuto ragione dal Tribunale del Lavoro di Firenze in merito ad una vertenza inerente al cosidetto "tempo tuta", insomma quella che conosciamo come "vestizione".
Avevano chiesto che il tempo necessario a questa operazione fosse incluso nell'orario di lavoro, come peraltro stabilito già da numerose sentenze di Cassazione. I lavoratori hanno vinto, come naturale e Unicoop ha perso la vertenza, come tante altre volte.

Peccato solo che l'argomento fosse, guarda caso, in discussione all'interno del CIA. Unicoop chiedeva infatti che il tempo tuta fosse a carico dei lavoratori, cioè fuori dall'orario di lavoro. Le organizzazioni sindacali trattanti non si erano scandalizzate, tutt'altro. Sembrava fatta; poi la sentenza ha cambiato tutto ed adesso sono numerose le richieste perchè il diritto venga esteso a tutti i dipendenti.Una complicazione che si è andata ad aggiungere ad una situazione già difficile.

Ecco ora che Uil-Uiltucs ci fa sapere tramite un volantino che se entro il mese di Maggio non avverrà il rinnovo del CIA, riterrà conclusa la trattativa. Quello che accadrebbe come conseguenza non ce lo dice; si può immaginare che seguirebbe un periodo di stato di agitazione e di scioperi, come si conviene in questi casi. Come sta avvenendo in Coop Estense, dove l'azienda ha disdettato gli accordi sostituendoli con un "regolamento aziendale" che tante reazioni ha suscitato nei sindacati, Filcams-Cgil in testa.

Anche in Toscana Filcams-Cgil pare essere molto preoccupata della situazione di stallo delle trattative, tanto da aver convocato gli stati generali della categoria e delle camere del lavoro. Sembra fosse presente anche il Segretario regionale Gramolati. Si comprende come il rinnovo del contratto aziendale Coop sia in Toscana un fatto più politico che sindacale.

Quello che è emerso dal summit del sindacato maggioritario ancora non lo sappiamo. Scommettiamo che l'esigenza di una firma in tempi brevi possa essere un ipotesi accreditata.

In ogni caso vi terremo informati.



12 maggio 2012


09 maggio 2012

RICHARD GINORI IN LIQUIDAZIONE

Alle 12.05 l'assemblea dei soci, con sei voti a favore e tre astenuti, ha decretato ufficialmente l'avvio delle procedure di messa in liquidazione della società



Alle 12.05 l'assemblea dei soci della Richard Ginori di Sesto Fiorentino, con sei voti a favore e tre astenuti, ha decretato ufficialmente l'avvio delle procedure di messa in liquidazione della società. L'assemblea ha provveduto a nominare anche i commissari liquidatori: si tratta di Marco Milanesio, piemontese, già liquidatore della Mabro di Grosseto, specialista della materia; Nicola Lattanzi di Carrara, professore associato di economia aziendale all'università di Pisa, docente di organizzazione aziendale e direttore di un master presso la stessa università; e Roberto Villa attuale presidente di Richard Ginori 1735.

I liquidatori, a cui tocchera' anche l'ingrato compito di formulare un piano di ristrutturazione aziendale, percepiranno un assegno annuale di 130 mila euro (Villa pero' ha rinunciato all'emolumento). «Non e' una giornata felice - ha detto il presidente - ma speriamo di fare un buon lavoro nell'interesse della Ginori e dei suoi dipendenti». il Titolo in Borsa e' stato sospeso con effetto immediato.


9 maggio 2012

Antonio Passanese

Corriere Fiorentino.it



08 maggio 2012

LA CGIL VA CONTRO COOP ESTENSE


I sindacati indignati dalla linea Marchionne nelle coop rosse







La coop come Sergio Marchionne. E i sindacati si arrabbiano. Mai i rapporti tra coop e Cgil-Cisl-Uil erano stati così tesi, con accuse, rimbrotti, scioperi. E sulle barricate ci sono soprattutto i cigiellini, una specie di inedita guerra a sinistra, col Pd che non sa che pesci pigliare, tra l'incudine della cooperazione rossa che strizza l'occhio a Marchionne ma da sempre alleata pidiessina e la Cgil che non transige e invita chi è di sinistra a solidarizzare.

A indispettire i sindacalisti, già assai arrabbiati, è il fatto che Coop Estense abbia scelto una data simbolica, il primo maggio, per comunicare la disdetta del contratto aziendale applicato ai 5.700 dipendenti della cooperativa.

«I dirigenti coop», dice Antonio Miccoli, della Filcams-Cgil, «vogliono cancellare una storia lunghissima di relazioni e accordi consolidati nel tempo, allineandosi a quei soggetti dell'imprenditoria che non riescono a trovare altre soluzioni alla crisi se non quella di ridurre i diritti dei lavoratori e risparmiare sul costo del lavoro».

Il sindacato non solo non accetta la cura-Marchionne ma punta il dito contro la decisione delle coop di distribuzione di appoggiare la scalata dell'Unipol a Fondiaria-Sai: i risparmi sulla gestione servirebbero ad assecondare l'avventura finanziaria dell'Unipol.

«Investire mezzo miliardo di euro (assieme ad altre coop) in rischiose attività finanziarie», aggiunge Miccoli, «e contemporaneamente progettare il taglio del salario dei propri dipendenti lascia l'amaro in bocca a chiunque abbia a cuore i valori cooperativi.

Perciò abbiamo già indetto otto ore di sciopero».

I sindacalisti serrano le fila da Modena fino alla Puglia e alla Basilicata. Cgil, Cisl e Uil hanno unitariamente redatto un durissimo comunicato, sorpresi che proprio le coop abbiano scelto di cavalcare la linea dura: «Ogni cosa proposta dall'azienda si basa sul raggiungimento di un incremento delle vendite del 12,5% in 3 anni, dato lontanissimo da quanto ottenuto negli anni passati. A quel dato vengono piegati i possibili incrementi degli orari individuali di gran parte degli attuali part-time e le indennità di funzione erogate a 1.900 lavoratori specializzati, che da certe diventerebbero variabili su base mensile al raggiungimento di improbabili incrementi di vendite ed ulteriormente riviste con una valutazione individuale totalmente in mano all'impresa. Si prevede inoltre il superamento del salario aziendale per i nuovi assunti e la riduzione delle maggiorazioni per il lavoro festivo». Insomma: «cessare l'applicazione del contratto aziendale, sostituendolo con un regolamento unilaterale di nessun valore è un atto gravissimo».

La coop sei tu? Non sembra. La guerra tra Coop Estense e sindacato sta infuocando l'Emilia e non solo. Anche perché nella breccia aperta potrebbero inserirsi anche le altre coop della distribuzione, che stanno registrando un calo dei consumi e quindi una limatura dei margini di guadagno.

Perciò Legacoop (cui aderiscono le coop di distribuzione), un sorta di Confindustria delle cooperative, scende in campo per difendere Coop Estense. «Occorre un sostanziale cambiamento nella contrattazione tra le parti», sostiene ufficialmente Legacoop Modena. «Purtroppo a tale esigenza non ha mai corrisposto un comportamento costruttivo da parte dei sindacati, che si sono sempre mostrati refrattari ad ogni proposta venuta dalla cooperativa. Non si può accusare Coop Estense di voler scaricare sui lavoratori il peso della crisi economica senza che anche il sindacato assuma le proprie responsabilità per il fallimento di una trattativa che poteva innovare i sistemi organizzativi e retributivi. È un peccato che una proposta capace di guardare al futuro tutelando gli interessi di impresa e lavoratori si sia scontrata con logiche conservatrici ormai inadeguate alla realtà dei tempi».

Sembra di sentire parlare Marchionne. Invece siamo in casa coop. E così coi sindacati le reciproche accuse non si contano. Il Pd sta alla finestra mentre lo scontro rischia di incrinare e ridisegnare il caleidoscopio della sinistra emiliana, in cui coop e sindacato finora andavano a braccetto. Adesso la «diversità positiva» delle coop sembra tramontare. Il mercato non concede sconti.

«Con una disoccupazione giovanile al 36%, con le retribuzioni tra le più basse d'Europa, con il perseverare di scelte finanziarie che definire azzardate è un eufemismo», commenta Antonio Mattioli, responsabile delle politiche contrattuali di Cgil Emilia Romagna, «anche la cooperazione si fa carico del 'modello Marchionne' e scarica sui lavoratori i costi della crisi e di scelte sbagliate, mandando a quel paese decenni di relazioni sindacali che hanno contribuito allo sviluppo di queste realtà».

I pidiessini cercano di calmare le acque . Ma la tensione cresce. «La cooperativa non ha avanzato ipotesi di riduzione delle retribuzioni», assicura Legacoop, «ma di un impianto che, nel salvaguardare le condizioni dei lavoratori in forza, avrebbe consentito migliori condizioni salariali in una logica di riconoscimento e valorizzazione delle persone».

Intanto i rappresentanti sindacali interni delusi dalla posizione da Ponzio Pilato dei dirigenti Pd annunciano che chiederanno spazi all'interno delle feste dell'Unità, in via di organizzazione e sponsorizzate proprio da Legacoop, per illustrare il loro malcontento per quella che chiamano la «marchionizzazione delle coop».



8 maggio 2012

Giorgio Ponziano

Italia Oggi

06 maggio 2012

UN POMERIGGIO IN RICORDO DEL NOSTRO CLAUDIO


Iniziativa in ricordo di Claudio Pierini







UN POMERIGGIO PER CLAUDIO PIERINI, NOSTRO COLLEGA MORTO SUL LAVORO NEI MAGAZZINI DI UNICOOP FIRENZE


OGGI 6 MAGGIO dalle ore 15.30 è prevista un'iniziativa per ricordare il grande PIERO alla Casa del Popolo di Casellina (Scandicci) con vari appuntamenti, tra cui la presentazione del libro che raccoglie i ricordi dei colleghi dal titolo: «MARGHERITA ADESSO E' TUA».

Il titolo merita una breve spiegazione. Claudio amava la musica e la melodia. Si esibiva occasionalmente e uno dei suoi "cavalli" era appunto la canzone di Cocciante, "Margherita", che cantava con particolare enfasi e partecipazione.

Due parole anche sul libro. Non è affatto una raccolta scontata di tristi commenti celebrativi e di circostanza, anzi, ci sono dei veri piccoli capolavori che ricordano aneddoti, episodi vissuti, con taglio originale a volte spiritoso, altre commovente. I rudi magazzinieri hanno mostrato nella circostanza un' insospettabile e apprezzabilissima qualità letteraria.

Chi fosse interessato al volumetto (8 euro, per coprire le spese di stampa) può contattare delegati dei magazzini Unicoop Firenze.




05 maggio 2012

ANCHE UNICOOP TIRRENO SCEGLIE IL PRESTITO VINCOLATO PER I SOCI


Anche Unicoop Tirreno vara il prestito vincolato per i soci




Nel tentativo di differenziare la statica offerta del prestito sociale le Coop della grande distribuzione puntano sempre di più sul prestito vincolato, che permette loro una gestione delle risorse più proficua nel medio periodo.

Per adesso a ricorrervi sono quelle del Distretto Tirrenico. La prima è stata Unicoop Firenze, che ha lanciato circa un anno fa l'offerta di vincolare i risparmi a certe condizioni e prima dell'uragano finanziario sembrava orientata ad ampliare l'offerta, ma ora in lunga pausa riflessiva.

Ha fatto seguito Coop Centro Italia, che offre rendimenti ancorati a quelli dei Buoni Fruttiferi Postali.

Ora è la volta di Unicoop Tirreno, che offre un prestito vincolato per 24 mesi, con un rendimento del 1,8% al netto della ritenuta fiscale per il primo anno, che salirà al 2,8% nell'anno successivo. L'ammontare complessivo dell'emissione è di 60 milioni e si potrà sottoscrivere un importo che va da un taglio minimo di 5.000 euro ad un massimo di 25.000 euro. Il periodo di adesione è compreso tra il 15 maggio e il 15 ottobre dell'anno in corso. Altri dettagli sono riportati nell'articolo che segue, dalla pagina ufficiale di Unicoop Tirreno.

Per chi vuol fare dei confronti con altre forme d'investimento, può prendere come prodotti comparativi i Conti Deposito, i BFP, i CTZ, titoli di stato senza cedola con scadenza biennale o anche un semplice BTP, come questo, con scadenza aprile 2014 ed un rendimento netto del 2,47%. Il rendimento netto annuo del prestito vincolato che Unicoop Tirreno propone ai soci prestatori è del 2,3%. Pare un pò misero.

Da tener presente la fiducia che si ha nella solvibilità dell'emittente (la Coop in questione viene da tre bilanci non certo brillanti), i costi aggiuntivi del dossier titoli bancario, necessario per un investimento in titoli, la tutela sui depositi bancari assente per il prestito sociale cooperativo.

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Per difendere i risparmi dei soci, nasce il Prestito Sociale Vincolato.

Una risposta alle esigenze dei soci di Unicoop Tirreno e alle mutate condizioni di mercato. Questa nuova forma di Prestito Sociale Vincolato remunera con tassi d’interesse più alti i risparmi dei soci disposti a vincolarli per periodi di tempo prestabiliti.

Ogni socio titolare di un libretto di Prestito Sociale potrà diversificare le somme depositate in due posizioni, “libero” e “vincolato”, entro l’attuale limite di legge di 33.500 euro.

Ogni emissione avrà le proprie caratteristiche. La prima, in collocamento dal 15 maggio al 15 ottobre 2012 (salvo esaurimento anticipato della somma disponibile) sarà caratterizzata in
questo modo:



A fronte di un interesse più vantaggioso del Prestito Sociale “libero” è previsto che, in caso di richiesta di rimborso anticipato entro i primi 12 mesi, il deposito sia infruttifero.
Ricordiamo che, nonostante il vincolo previsto, la somma depositata può essere richiesta in qualsiasi momento con la garanzia del capitale investito e, trascorso il periodo di applicazione della “penale annua”, con il riconoscimento del rateo degli interessi pattuiti contrattualmente.




Maggio 2012

Unicoop Tirreno/Prestito Sociale