29 febbraio 2012

FIRENZE: GRAVE INTIMIDAZIONE DELLA UNICOOP



Solidarietà e stima al delegato USB dei magazzini di Unicoop Firenze che promuove nei suoi confronti una azione disciplinare




A seguito dello sciopero generale del 27 gennaio indetto dalla USB e facendo riferimento a fatti relativi a questa importante giornata di lotta, la direzione aziendale della Unicoop a voluto cogliere l’occasione per tentare una grave intimidazione nei confronti del nostro delegato promuovendo nei suoi confronti una azione disciplinare per fatti inerenti alla stessa giornata di sciopero.

Nell’esprimere la nostra piena solidarietà a Claudio, rappresentante sindacale stimato da tanti lavoratori suoi colleghi, censuriamo il comportamento della Unicoop.

Riteniamo grave che una azienda cooperativa operi tali comportamenti contro il nostro dirigente sindacale con l’evidente scopo di depotenziare e mettere un freno alla nostra azione sindacale, al nostro intervento – fuori dal coro – a tutela dei reali interessi dei lavoratori dentro e fuori l’azienda.

Invitiamo tutti i lavoratori dell’azienda ad esprimere la propria solidarietà e a respingere tale tentativo di intimidazione.

A fronte di una volontà sanzionatoria da parte aziendale procederà a tutelare il proprio delegato in tutte le sedi più opportune.


Roma 23/02/2012

p. USB Lavoro Privato

esecutivo nazionale

Emidia Papi

27 febbraio 2012

COOP CENTRO ITALIA CONDANNATA DAL GIUDICE DEL LAVORO

Licenziamento senza giusta causa: la Coop Centro Italia condannata dal giudice del lavoro.




Prosegue con un altro punto in favore di Fabrizio Toccaceli - l'ex impiegato direttivo della Coop che ha denunciato il presidente Giorgio Raggi per diffamazione - la battaglia legale che lo vedecontrapposto al colosso della grande distribuzione italiana.

Mentre si apprende che Raggi (nella foto), condannato penalmente anche in appello a 800 euro di ammenda e 5mila euro di risarcimento provvisionale, ha deciso di ricorrere in Cassazione, è nel frattempo arrivata la sentenza di primo grado del giudice del lavoro, che ha condannato la Coop ad un risarcimento economico ed al reintegro nel posto di lavoro, con tanto di versamenti pensionistici relativi a tutti gli anni trascorsi dall'ingiusto licenziamento fino alla sentenza.

La Coop potrà ricorrere in appello e poi in Cassazione ma, è questo ciò che conta, la sentenza del giudice del lavoro è esecutiva e pertanto Toccaceli, rifiutate le 15 mensilità previste per legge, il 24 gennaio 2012 ha ripreso a lavorare nella sede di Coop Centro Italia a Castiglione del Lago.

Come si ricorderà, Raggi aveva annunciato - nel corso di un seminario svoltosi a Terni il 26 ottobre del 2005 - la rimozione di due impiegati direttivi, citandone le mansioni e aggiungendo che la decisione derivava dal fatto che i dipendenti in questione erano stati rimossi per "valutata incapacità a ricoprire il ruolo".

Toccaceli, all'epoca assistente Category Liquidi della Coop Centro Italia, non aveva ancora ricevuto alcuna comunicazione, ed anzi era stato messo in ferie il giorno prima. Inoltre, fatto piuttosto rilevante, ciascuno degli incarichi "da rimuovere" era affidato ad una sola persona in tutta l'area, il che ha ovviamente identificato i soggetti in questione davanti ad una platea di oltre 100 persone fra colleghi, consiglio di amministrazione, addetti ai lavori e non.

Insomma, una grave mancanza di rispetto per la persona e per la sua professionalità. Al suo ritorno dalle ferie, all'impiegato direttivo erano stati contestati alcuni addebiti per fatti risalenti anche a due anni prima. Senza potersi difendere con gli atti alla mano, il dipendente - vedovo con tre figli - era stato licenziato il 4 gennaio del 2006.

Da allora sono trascorsi sei anni: Toccaceli ha intrapreso una battaglia legale sulla quale in pochi avrebbero scommesso, denunciando penalmente Giorgio Raggi per diffamazione e facendo causa alla Coop per illegittimo licenziamento. Con perseveranza, udienza dopo udienza con l'aiuto di chi in questi lunghi anni gli è stato vicino, Toccaceli ed i suoi avvocati sono riusciti a far valere le proprie ragioni.



26 febbraio 2011

Daniele Ubaldi

Spoleto Online



25 febbraio 2012

I MOLTI INTERROGATIVI DELL'INTEGRATIVO DI UNICOOP FIRENZE

Riprendono le trattative per il contratto aziendale di Unicoop Firenze, ma alcuni dei 16 punti del promemoria lasciano molto perplessi, anzi ci sembrano pericolosi e da combattere decisamente

Vediamo perché



Dopo il lungo stop, sono ripartite le trattative per il rinnovo dell'integrativo aziendale di Unicoop Firenze. Ci eravamo lasciati il 6 luglio 2011 con una situazione che era entrata in stallo dopo la decisione di Uiltucs di non antecedere la eventuale firma dell'integrativo a quella del CCNL, che era a sua volta molto in dubbio a causa di numerose controversie.

Se abbiamo ben compreso, questa posizione di Uiltucs fu dovuta al fatto che alcune materie in discussione erano già presenti, in forme differenti, sul tavolo del contratto nazionale e che perciò appariva inopportuno anteporre accordi territoriali che avrebbero potuto influenzare, magari negativamente, quello di cui si stava trattando, tra mille difficoltà, a Roma.
Va anche detto che, non certo per caso, a seguito della interruzione delle trattative, fu avvicendato l'allora responsabile Uiltucs al tavolo con Unicoop (Ernesto Lombardo) con una nuova figura (Marco Conficconi).

Poi seguirono aspre polemiche a suon di comunicati tra Uiltucs stessa e Filcams-Cgil riguardanti i presunti "affidamenti" presi dalle OO.SS. trattanti con Unicoop Firenze.
Per la verità a noi parve una polemica più politica che di merito, anche perchè lo stato dell'arte della trattativa e gli argomenti oggetto di questi fantomatici affidamenti non erano stati resi noti né ai lavoratori né alla maggioranza dei delegati che non partecipano direttamente agli incontri.

*****

Adesso che le trattative sono ripartite, siamo però in grado di dare alcune opinioni proprio perchè quelle probabili intese sono finalmente emerse. L'elenco dei punti presi in considerazione titola così:

"PROMEMORIA TRATTATIVA INTEGRATIVO UNICOOP FIRENZE", a cui segue una premessa che chiarisce che se ancora non si può parlare di accordi scritti raggiunti, ci sono però alcune intese verbali sui principali punti.
Vediamone alcuni (in totale sono 16):

Orario di lavoro: rimane di 36 ore settimanali, ma la cooperativa ha chiesto che il tempo di vestizione sia escluso dall'orario di lavoro stesso.

Non siamo d'accordo. Secondo noi si va contro a numerose sentenze della Cassazione, anche recenti, ed all'orientamento giuridico in materia. Possiamo comprendere l'eterogeneità delle esigenze rispetto a mansioni, ambienti e strutture, ma se questa divenisse una concessione a gratis ad Unicoop, che ne trarrebbe un considerevole vantaggio in termini economici (provate a farvi due conti...), sarebbe una decisione contraria innanzitutto al buonsenso.

Divisore convenzionale: elevazione dalle attuali 156 a 165 ore.

Come saprete questo inciderebbe soprattutto sulle ore di supplementare e straordinario. Vuol dire guadagnare di meno, insomma. Crediamo che di questi tempi sia quantomento inopportuno. Inoltre l'argomento è già stato oggetto di revisione all'interno del CCNL appena firmato, che infatti all'articolo 98 prevede, per gli assunti successivamente alla sua stipula e per la durata della sua vigenza, un orario di 40 ore settimanali e un divisore di 168, in applicazione della disciplina delle clausole di flessibilità e dello straordinario.
Nell'articolo 172 del nuovo CCNL c'è una tabella della quota giornaliera di retribuzione (che si ottiene dividendo la paga mensile per 26) e dunque dei rispettivi divisori orari. Casualmente è assente il divisore previsto per i lavoratori a 36 ore settimanali. Casualmente. Un altro regalo ad Unicoop Firenze? Non ci pare il caso.

Salario variabile: prevista una quota uguale per tutti derivante dall'utile di bilancio della cooperativa, nella misura del 15% del totale del S.V. ed erogabile in buoni spesa per un massimo di 250 euro (sennò poi divengan tassabili...). Ci pare un po' bassina rispetto a quello che intendiamo noi come quota di solidarietà, visto che questo era anche l'obiettivo che era stato posto in piattaforma!

Una quota del 25% verrà dall'utile di canale (ma non dovevano essere superati i canali?) ed un sostanzioso 60% dall'unità produttiva, non più legata ai reparti (vedi Iper) ma alla presenza individuale. Cosa significhi presenza non è dato però sapere. Come saranno considerate le ferie, i permessi, gli infortuni, i permessi e le assemblee sindacali, gli scioperi e le gravi malattie?

Mensa: mense interne, convenzioni e somministrazioni saranno diritto per chi avrà orari spezzati con stacchi non superiori alle 3 ore.

Perciò i turni secchi (vedi magazzino) saranno del tutto esclusi?

Minimercati: in attesa di un piano aziendale di rilancio (mah....), saranno sospese parti dell'integrativo per la vigenza contrattuale:
38 ore di lavoro e premio aziendale solo per la eventuale quota del 15% derivante dall'utile di bilancio della cooperativa. I punti vendita interessati vengono indicati nel numero di 19 (di cui 5 inCoop) che appaiono in perdita.

Dunque si stabilisce un principio pericoloso: se un P.V. è in perdita, vi si applicano condizioni di lavoro differenti. Tutto qui.

Lavoro domenicale e festivo: ci sono degli impegni che immaginiamo saranno rivisti alla luce del recente Decreto sulle liberalizzazioni.

In peggio.

Aggiungiamo in ultimo come non siano stati affrontati, per esplicita ammissione, argomenti specifici riguardanti le Sedi ed i Magazzini.

D'altronde in due anni e mezzo di incontri, capiamo come non ci possa essere stato tempo sufficiente....

*****

Questi sono solo alcuni capitoli in gioco nelle trattative, quelli che ci sono sembrati i più contraddittori. In particolar modo se confrontati con la piattaforma rivendicativa sindacale approvata a suo tempo. Ce ne sono anche altri che vi invitiamo a farvi illustrare dai vostri delegati sindacali.

Adesso aspettiamo di vedere i risultati di questa nuova tranche di incontri, curiosi anche di vedere come si comporterà Uiltucs, la quale, a quel che si dice, avrebbe intenzione di dare un profilo diverso al confronto, in discontinuità con il suo atteggiamento passato.

Per la verità non ci risultano documenti e/o dichiarazioni che entrino realmente nel merito di quali siano gli argomenti di disaccordo e che propongano soluzioni alternative, ma non dubitiamo ci verranno infine fornite adeguate informazioni in futuro.



22 febbraio 2012

USB A DIFESA DEI LAVORATORI DELLA COOP DI VIA LAURENTINA, ROMA (UNICOOP TIRRENO)



Usb e i lavoratori della Coop di via Laurentina (Roma) intervengono all'assemblea dei soci Coop



Lunedì 20 febbraio 2012, durante l’assemblea dei soci, tenutasi per illustrare il bilancio 2012 nei locali della Sala Parrocchia San Mauro sita in via Sapori, 10, USB ed una delegazione di lavoratori dell’ipermercato Laurentino sono intervenuti per portare per l’ennesima volta in evidenza le preoccupazioni relative alla tenuta occupazionale, alle condizioni disagiate a cui sono sottoposti le lavoratrici ed i lavoratori e per chiedere chiarimenti in merito alla vendita delle mura di alcune unità produttive operata da Unicoop Tirreno.

USB è stata a fianco dei lavoratori della Coop di via Laurentina, come lo è stata per la raccolta firme di sabato 2 aprile 2011, che ha ottenuto uno straordinario risultato raggiungendo in poche ore oltre 600 firme, e per lo sciopero con presidio che ha avuto luogo sabato 26 novembre 2011, dove si è registrata una massiccia partecipazione, che in alcuni reparti del supermercato ha sfiorato l'adesione del 100%, a dimostrazione che gli argomenti portati all'attenzione dai lavoratori e dall'USB hanno fondamento.

USB ha chiesto chiarimenti in merito al comunicato stampa emanato il 15 dicembre 2011 dalla CASTELLO SGR, Società di Gestione del Risparmio attiva nel settore dei fondi comuni di investimento immobiliare, in cui la stessa annuncia l’acquisto, per conto del Fondo Immobiliare chiuso Augusto, di 10 supermercati Coop in Toscana e nel Lazio, ubicati nelle città di Follonica(GR), Portoferraio (LI), Gavorrano (GR), Donoratico (LI), Tarquinia (VT), Albinia (GR), Roma (RM), Terracina (LT), Avenza Carrara (MS) e Viterbo (VT).

Ha anche esposto le preoccupazioni relative alla nascita del nuovo polo commerciale, a ridosso del supermercato Laurentino che ha già subìto un pesante ridimensionamento a causa dell’apertura del centro commerciale Euroma2, evidenziando inoltre l’incapacità di Unicoop Tirreno di dare risposte ai lavoratori attraverso corrette relazioni sindacali, contraddicendo peraltro quanto riportato dalla carta dei valori delle Cooperative di Consumatori (“… Considera i sindacati e le rappresentanze aziendali dei lavoratori il riferimento per la definizione delle condizioni di lavoro e lo sviluppo di forme e strumenti di relazioni e partecipazione aziendali…”).

USB, a fianco dei lavoratori della Coop di via Laurentina, proseguirà nella campagna di informazione e nella difesa dei diritti dei lavoratori dell’unità produttiva, a salvaguardia dei livelli occupazionali, delle condizioni di lavoro, del CCNL, della democrazia sindacale e della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori.


21 febbraio 2012

USB Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato


CONSORZIO ETRURIA, LE COLPE DEI MANAGER









Il Consorzio Etruria, colosso delle costruzioni aderente alla Lega delle Cooperative, rischia il crack sotto un passivo di circa 460 milioni, mentre le partite attive non superano i 200 milioni.

Si dubita che l' enorme perdita di 135 milioni di euro evidenziata nel bilancio 2010 si sia formata d' improvviso e si sospetta che non siano state assunte misure tempestive negli anni precedenti per mettere ordine nei conti.

Possibile che Lega Coop Toscana, a cui il Consorzio Etruria aderiva, non si fosse accorta del disastro prossimo venturo? Il presidente Stefano Bassi premette che alla Lega competono i controlli sugli aspetti societari e non sui bilanci, ma invita anche a verificare i fatti. E i fatti sono l' allontanamento di due ex amministratori, Armando Vanni (a sinistra nella foto), successivamente presidente del Consiglio di Gestione di Unicoop Firenze, ma avvicendato dopo non molto in tutta fretta e Luigi Minischetti, che propugnavano l' alleanza con la Btp. Una strategia sbagliata, secondo Lega Coop.


VENTI giorni per la salvezza. Tanti ne servono per l' approvazione (o la eventuale bocciatura), da parte dei circa 3.000 creditori, della proposta di concordato preventivo presentata dal Consorzio Etruria, sulla quale i tre commissari giudiziali - Massimo Cesaroni, Sandro Quagliotti e Andrea Spignoli - hanno espresso parere favorevole.

Il Consorzio Etruria, colosso delle costruzioni aderente alla Lega delle Cooperative, rischia il crack sotto un passivo di circa 460 milioni, mentre le partite attive non superano i 200 milioni. Per salvarsi, ha proposto di scindersi in due, salvando i posti di lavoro dei circa 300 dipendenti in una nuova società in grado di assumere appalti in conto terzi, e liquidando tutto quel che resterebbe al Consorzio per saldare i debiti. E' in vendita fra l' altro il gioiello Inso, la società del gruppo che ha realizzato il nuovo palazzo di giustizia di Firenze.

Nella proposta di concordato è inclusa la cessione ai creditori dei risarcimenti per la eventuale responsabilità civile degli amministratori del Consorzio e dei soggetti incaricati dei controlli interni ed esterni (sindaci e società di revisione), nei confronti dei quali si profila una causa per danni. Si dubita, infatti, che l' enorme perdita di 135 milioni di euro evidenziata nel bilancio 2010 si sia formata d' improvviso e si sospetta che non siano state assunte misure tempestive negli anni precedenti per mettere ordine nei conti. Si ritiene, inoltre, che gravi danni al Consorzio siano derivati da alcune operazioni, come l' acquisto a caro prezzo della Coestra e gli accordi con la Btp (Baldassini Tognozzi Pontello). Accordi che appaiono tutti o quasi in danno del Consorzio, a partire da quello sulla linea 2 della tramvia, nel quale il Consorzio si impegnava a versare a Btp un margine garantito di 18 milioni, ritenuto «di gran lunga superiore rispetto al possibile utile ricavabile dall' esecuzione dell' appalto».

I commissari giudiziali credono che la crisi aziendale sia esplosa per effetto della generale crisi del mercato immobiliare (il Consorzio ha centinaia di alloggi invenduti) ma sia stata anche «il frutto di un tumultuoso sviluppo delle attività, estese senza adeguati mezzi finanziari e - probabilmente - senza una adeguata strategia imprenditoriale».

Ieri circa 200 creditori hanno espresso in aula bunker il loro parere sulla proposta di concordato. Al termine delle votazioni il giudice delegato Isabella Mariani ha comunicato che erano stati espressi voti favorevoli su circa 93 milioni di crediti e che nelle classi 5 e 6 (delle 7 in cui è stato suddiviso il passivo - ndr) era già stato raggiunto e superato il quorum della maggioranza assoluta dei voti. Lo comunica il Consorzio Etruria: «Perché il concordato possa essere omologato e l' azienda possa riprendere a pieno regime la propria attività occorre che la maggioranza dei creditori chirografari accetti il concordato e che in almeno 3 delle 4 classi, in cui sono divisi questi creditori, si ottenga la maggioranza assoluta. Il quorum da raggiungere è di circa 192 milioni di euro. Ancora, come per prassi, non ha votato la quasi totalità delle banche, che vantano crediti per circa 200 milioni. Le banche e le assicurazioni, in genere, votano dopo l' adunanza». I creditori che ancora non hanno votato hanno 20 giorni di tempo per farlo.

Possibile che Lega Coop Toscana, a cui il Consorzio Etruria aderiva, non si fosse accorta del disastro prossimo venturo? Il presidente Stefano Bassi premette che alla Lega competono i controlli sugli aspetti societari e non sui bilanci, ma invita anche a verificare i fatti. E i fatti sono l' allontanamento di due ex amministratori, Armando Vanni e Luigi Minischetti, che propugnavano l' alleanza con la Btp. Una strategia sbagliata, secondo Lega Coop.



21 Febbraio 2011

Franca Selvatici

La Repubblica


19 febbraio 2012

UNICOOP TIRRENO PUNTA AL RILANCIO E DICE STOP AGLI IPER

Per il rilancio la Coop toscana si appresta a coprire la voragine finanziaria degli ultimi anni (3 bilanci in passivo), frutto di scelte sbagliate in territori come la Campania, radicandosi sul territorio e uscendo dal format iper come già Unicoop Firenze e altre Coop nazionali stanno facendo

Intanto però il prestito sociale è in calo


Al quartier generale di Unicoop Tirreno, a Riotorto, si respira un’aria nuova. Il lavoro dei due nuovi direttori, Massimo Lenzi (organizzazione) e Fernando Pellegrini (finanza, patrimonio e bilancio) ha portato ad una totale riorganizzazione interna.

E’ preludio ad una nuova fase di crescita della cooperativa di Vignale che si appresta a coprire la voragine finanziaria degli ultimi anni, frutto di scelte sbagliate in territori difficili (come la Campania). Un percorso in salita che parte dal 2012 e durerà fino al 2015, con l’unico obiettivo di risanare i conti ed affrontare le nuove sfide sul fronte della concorrenza con gli altri marchi di vendita locali. Il pareggio di bilancio è attesto solo entro il 2014.

I dettagli del bilancio preventivo 2012 saranno presentati lunedì prossimo (alle 16) al cinema teatro Metropolitan. Il mercoledì successivo c’è il bis all’interno della Cittadella delle Associazioni, in via Pertini, a San Vincenzo, anche per i soci di Venturina e Campiglia.

A questi due incontri Unicoop Tirreno si presenta con due dati interessanti: un fatturato di mille e 200 milioni di euro ed una base sociale formata da oltre 890mila soci. Di questi circa 140mila sono anche depositari dei loro risparmi. Ora la filosofia di sviluppo Unicoop parla una nuova lingua: prima di tutto ci sarà un’attenzione particolare al contenimento dei prezzi, poi sarà cancellata la divisione netta tra iper, supermercato e piccolo incoop.

Una delle regole d’oro di Unicoop Tirreno sarà quella di radicarsi dentro i territori, come vollero nel Dopoguerra i padri fondatori (i soci che la formarono). Tradotto in gergo commerciale, significa una lotta impegnativa alla concorrenza, nella convinzione che questa crisi modificherà anche in futuro i comportamenti economici delle famiglie, che saranno sempre più orientate all’essenziale.

Stop agli ipermercati. Perché il peso di una crisi economica che dura ormai da qualche anno sta mettendo all’angolo questo tipo di strutture, grandi e troppo costose. Al contrario, i piccoli negozi, che si trovano nei centri storici, vanno alla grande. Stilando la lista di costi e ricavi di ogni singolo canale di vendita, il risultato è fin troppo chiaro. Tanto da scrivere un nuovo capitolo negli investimenti di Unicoop: d’ora in avanti avremo solo i superstore alimentari. Questo perché il cibo regge alla crisi: le vendite sono calate solo dell’1,4 per cento. Piccola cosa davanti al crollo registrato dagli altri settori, pari al 7 per cento solo nel 2011.

Prestito sociale in calo. Tra gli effetti della crisi, ne è convinto Pellegrini. E sotto l’effetto di tagli ed aumenti, le famiglie continueranno a prelevare i loro risparmi anche per tutto il 2012. Unicoop s’impegna ad ovviare alle difficoltà di prelevare oltre i mille euro in contanti, per via dei provvedimenti antievasione introdotti dal governo Monti. In aumento solo il numero dei nuovi soci prestatori, a seguito di una campagna a sostegno del prestito a loro riservata. Unicoop Tirreno guarda con timore questo andamento perché è da questi soldi che derivano parte degli investimenti di tutta la cooperativa.


16 febbraio 2012

Katia Ghilli

Il Tirreno


18 febbraio 2012

IPER, COOP NORDEST VARA LA LINEA DURA: TAGLIATE LE MAGGIORAZIONI DOMENICALI

Ai lavoratori di Coop Nordest a cui toccherà il turno festivo d’ora in poi verrà corrisposta la sola maggiorazione prevista per il lavoro festivo nel contratto nazionale.

Il surplus stabilito nell’integrativo per le domeniche di apertura straordinaria è stato cancellato dal momento che i turni festivi sono diventati una normalità.

Intanto si profila l'ipotesi che Coop Estense inizi a sperimentare aperture domenicali fino alla mezzanotte a partire dalla prossima primavera



Timori, richieste urgenti di confronto e disagi. Non si placa il terremoto, per ora solo alle prime scosse di avvertimento, legato alla liberalizzazione degli orari del commercio.

Ieri la notizia dello stato d’allerta dei sindacati modenesi davanti all’ipotesi che Coop Estense inizi a sperimentare aperture domenicali fino alla mezzanotte a partire dalla prossima primavera. Ma se per Modena la partita è ancora aperta, per Coop Nordest i cambiamenti sono già andati oltre le aperture libere.

Come riportato dalla Fisascat, infatti, la direzione del colosso cooperativo ha comunicato che in seguito alle nuove liberalizzazioni non ritiene più applicabili per i propri dipendenti le regole contenute nell’integrativo sul lavoro in deroga per festivo e domenicale.

In poche parole, ai lavoratori di Coop Nordest a cui toccherà il turno festivo d’ora in poi verrà corrisposta la sola maggiorazione prevista per il lavoro festivo nel contratto nazionale.
Insomma, quel surplus stabilito nell’integrativo per le domeniche di apertura straordinaria è stato cancellato dal momento che i turni festivi sono diventati una normalità. Per questo la Fisascat chiede un confronto urgente con la direzione per discutere di una maggiorazione economica consona all’incremento dei turni domenicali. Coop Nordest è una realtà presente anche nell’area del Distretto ceramico con punti vendita a Castellarano, Scandiano e Rubiera.

Tornando in terra modenese, ieri è stato un altro giorno di discussioni sindacali con un tavolo delle tre sigle riunite (Filcams, Fisascat e Uiltucs) che hanno incontrato i dipendenti dell’Iper Leclerc di via Morane. Al centro dell’assemblea l’ormai accantonato patto sulla rotazione delle aperture sottoscritto nel novembre scorso. I lavoratori Leclerc temono che Nordiconad (proprietario dell’Iper) decida di seguire il concorrente Coop Estense che già da alcune settimane ha scelto di non rispettare l’accordo optando per un’apertura non stop. L’incontro con i sindacati è servito per ribadire la volontà che Nordiconad continui con un numero limitato di aperture.



18 febbraio 2012

Modena Qui



AUMENTO DI CAPITALE UNIPOL, LE COOP PRENDONO TEMPO


Grandi e piccole Coop divise su come impostare l'operazione

L' alternativa è che qualcuna si dissoci

300 milioni, il contributo del sistema Coop all' aumento Unipol




L'operazione Unipol-Fonsai va avanti con il sostegno dell' azionista Finsoe ma le Coop si prendono un pò di tempo. A precisarlo è una nota della stessa finanziaria che controlla Unipol, dopo il rinvio dell' assemblea per la ricapitalizzazione anticipato dal «Corriere».

Finsoe nella nota ribadisce «il proprio impegno a sostegno del progetto Unipol-Fonsai», precisa che «sta predisponendo un aumento di capitale da 300 milioni» e conclude che il rinvio della riunione per deliberare la ricapitalizzazione è «di natura tecnico-procedurale» perché il calendario delle operazioni «rende possibile lo svolgimento nella prima metà di marzo».

Lo slittamento della riunione di ieri quindi non mette in dubbio l' acquisizione di Fondiaria ma lascia spazio alla riflessione sugli aspetti tecnici e strategici della ricapitalizzazione e sul ruolo di ciascuna Coop. C' è un dibattito annoso, in seno alla Legacoop, che si sta riaccendendo in questi giorni e che riguarda le differenze tra le grandi imprese del largo consumo che hanno le spalle finanziarie abbastanza larghe e quelle più piccole, attive in settori meno ricchi dell' economia.

È una divergenza quella tra le ambizioni delle grandi imprese e la prudenza delle piccole che c' è sempre stata, e che si riflette anche nei diversi pesi nell' azionariato di Finsoe: le catene del largo consumo e poche altre realtà del sistema mutuale azioniste dirette e altre trenta imprese minori presenti indirettamente tramite Holmo. Tra l' altro, in questo caso, la complessità dell' operazione finanziaria non aiuta ad appianare le differenze.

Il nodo tecnico su cui il gruppo dirigente di Finsoe starebbe riflettendo è quello del numero di azioni da emettere e del loro prezzo. Finsoe, come Unipol, deve scegliere quante azioni emettere e con quanto sconto. Più alto è il prezzo dei nuovi titoli e più è facile che a sottoscrivere l' aumento siano solo i grandi soci, quegli undici gruppi cooperativi divenuti di recente azionisti diretti. Più è basso il prezzo e più numerose sono le azioni, invece, e più è facile che a partecipare siano anche le piccole coop. Ma con la contropartita di dover diluire gli utili e svalutare i titoli in portafoglio a seguito della diminuzione del loro valore di carico.

Una delle vie per risolvere il dilemma sarebbe una forma di prestito da parte delle grandi coop alle piccole a fronte di un opzione call sulle nuove azioni. L' alternativa è che qualcuna si dissoci dall' operazione.



17 febbraio 2012

Roberta Scagliarini

Il Corrirere della Sera



15 febbraio 2012

EX SAFRA, FACCHINI CHOC: SCHIAVIZZATI DAI CAPORALI

Presidio dei lavoratori delle coop a Limito
Presidio dei lavoratori delle coop a Limito

Rivelazioni da incubo in Tribunale

Magazzini Esselunga di Pioltello, davanti al giudice contro il licenziamento, sono a spasso in 25. I consiglieri provinciali invitano le istituzioni a solidarizzare con la causa. Le tute blu marcano stretto i magazzini in cui operano


«Ci trattano come degli animali, lavorare nei magazzini di Safra è un vero incubo: solleviamo a mano pesi da 40 chili, la voce del capoturno scandisce il ritmo e chi si stanca viene mandato a casa per fare posto a persone più forti». A parlare sono alcuni dei lavoratori licenziati dalle cooperative del Consorzio Safra, terzista di Esselunga, che, ieri mattina, hanno fatto esplodere tutta la loro rabbia davanti ai cancelli del tribunale del lavoro.

E, mentre in aula giudici e avvocati discutevano le prime due cause intentate contro Safra per l’ingiusto licenziamento di 25 operai, davanti ai cancelli del tribunale andava in scena la protesta. «Sono i caporali delle cooperative a decide ogni giorno chi può lavorare e chi invece no - racconta E.E., un lavoratore nigeriano di 32 anni - gli operai si spaccano la schiena sollevando pacchi pesantissimi e chi non riesce viene fatto fuori. Se un lavoratore non è abbastanza veloce, a fine giornata viene chiamato in ufficio per dare spiegazioni e a fine mese gli vengono tolti dei soldi dalla busta paga». Insieme ai lavoratori ieri mattina c’erano i delegati Si.Cobas e alcuni consiglieri provinciali, che da mesi chiedono un intervento del Prefetto per il reintegro dei licenziati.

«Una volta sono svenuto mentre lavoravo - continua E.O., un nigeriano di 26 anni - avevo chiesto al capoturno di fare una pausa perchè stavo male, lui mi ha risposto di firmare un foglio. Credeva che non sapessi leggere l’italiano: su quel foglio c’era scritto che mi rifiutavo di lavorare. Non ho ceduto, ma poi sono uscito in ambulanza». I sindacati denunciano da mesi i ritmi insostenibili all’interno dei magazzini di Limito, forme illegali di caporalato e sfruttamento dei lavoratori. «I turni iniziano alle quattro e mezza del pomeriggio - continua E.O.- e finiscono alle cinque del mattino, poi si riattacca alle undici e chi si rifiuta non viene più richiamato al lavoro. Molti di noi hanno famiglia, abbiamo bisogno di lavorare e quindi è troppo facile ricattarci». Non solo. «La pausa pranzo è di un quarto d’ora, non si può sforare - aggiungono i lavoratori, - le regole della sicurezza non vengono seguite. Durante le riunioni ci mostrano le procedure corrette, quelle che dovremmo seguire per essere in regola, ma poi nei magazzini ci trattano come schiavi e dobbiamo solo correre».

Anche il mondo della politica si è schierato dalla parte dei lavoratori. «Abbiamo chiesto a Esselunga di sedersi al tavolo istituzionale - spiega Diana De Marchi, consigliera provinciale del Pd - non possiamo pensare che l’azienda sia una parte disgiunta dalle cooperative, perchè chiude gli occhi facendo finta di non conoscere tutti gli abusi che vengono commessi all’interno dei magazzini. Tutte le istituzioni devono combattere per cancellare il caporalato, è un modo per fruttare le persone e chi osa alzare la testa per rivendicare un diritto viene lasciato a spasso».


15 febbraio 2012

Patrizia Tossi

Il Giorno.it

14 febbraio 2012

ESSELUNGA, UN MAXI RISARCIMENTO PER IL CAMIONISTA MORTO SUL LAVORO


L'uomo, un 45enne, rimase schiacciato dal camion perché il colosso della grande distribuzione aveva risparmiato sulla sicurezza: in tre hanno patteggiato un anno



Esselunga ha risparmiato sulla sicurezza e questo è costato la vita a Claudio Birolini, il 45enne che il 26 ottobre 2009 è rimasto schiacciato dal camion che doveva scaricare nel supermercato in via Washington a Milano. Per questa morte l'Esselunga ha patteggiato 223mila euro di pena pecuniaria, mentre il vicepresidente (con delega alla sicurezza) Paolo De Gennis e il responsabile della direzione logistica Aldo Botta un anno di reclusione con la condizionale, così come Filippo Capozi, il legale rappresentante dell'omonima ditta di autotrasporti per il quale lavorava la vittima.

Le pene concordate con il pubblico ministero Francesca Celle tengono conto dell'attenuante del risarcimento per un totale di 1,360 milioni di euro versato da Esselunga e Capozi in via stragiudiziale ai familiari della vittima, che hanno ritirato la loro costituzione come parti civili. I patteggiamenti sono stati accolti dal giudice per l'udienza preliminare Andrea Ghinetti, che ha inoltre rinviato a giudizio altri quattro dirigenti Esselunga. Rigettata infine la richiesta presentata dalla Cgil di costituirsi parte civile in qualità di sindacato che tutela i lavoratori.




14 febbraio 2012

La Repubblica.it


11 febbraio 2012

PARTECIPATA ASSEMBLEA DEI LAVORATORI UNICOOP FIRENZE



Firenze –
sabato, 11 febbraio 2012

All’indomani dell’altissima adesione dello sciopero generane nei magazzini UNICOOP FIRENZE, mercoledì 8 febbraio 2012 si e' tenuta l'assemblea indetta dall'Unione Sindacale di Base per i lavoratori Unicoop Firenze.


All’assemblea, che si è svolta nella sede dell’Unione Sindacale di Base di Via Galliano, erano presenti le delegazioni dei negozi di castelfiorentino, dell’ iper coop di sesto fiorentino, di ponte a greve, di cimabue, dei magazzini di scandicci e sesto fiorentino e degli uffici di santa reparata.


All’Ordine del giorno il prossimo rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale, il contenzioso sulle ex festività del 4 novembre e le prossime elezioni RSU.


Nelle prossime settimane i delegati USB presenti in Unicoop Firenze si sono presi l'impegno di produrre un parere legale per il recupero dell'ex festivita' del 4 novembre degli ultimi 5 anni (2006/2011). Qualora il parere legale fosse positivo l'ufficio vertenze si adopererà per ricevere le adesioni di tutti i lavoratori di Unicoop Firenze che ne faranno richiesta.


I delegati USB hanno convenuto di seguire da vicino le trattative per il rinnovo dell'integrativo aziendale pur tuttavia ribadendo che l'argomento in questione non possa essere affrontato da una RSU con il mandato scaduto da due anni, ma debba essere affrontato successivamente al rinnovo delle Rappresentanze Sindacali Unitarie.


Un ringraziamento va ai numerosi lavoratori presenti all’assemblea, che ha deciso una prossima riunione a breve, per dare la possibilità a nuovi punti vendita di prenderne parte.

UNITI SI PUO’ !!!




10 febbraio 2011


COORDINAMENTO USB UNICOOP FIRENZE



10 febbraio 2012

GLI AZIONISTI DELLE COOP INDEBITATI PER 400 MILIONI


Le Coop, padrone di Unipol e future socie di riferimento del gruppo che nascerà dalla fusione della compagnia bolognese con la Fondiaria Sai della famiglia Ligresti vede tre banche creditrici per un totale di circa 400 milioni di euro: si tratta di Monte dei Paschi di Siena, Popolare Emilia Romagna e Carige.


Tre banche di riferimento che portano il nome di Mps, Popolare Emilia Romagna e Carige, e quasi 400 milioni di esposizione verso il sistema bancario. È la fotografia aggiornata alla fine del 2010 dei «debiti» delle Coop, padrone di Unipol e future socie di riferimento del gruppo che nascerà dalla fusione della compagnia bolognese con la Fondiaria Sai della famiglia Ligresti.

Un intricato sistema di partecipazioni, quello ai piani alti di via Stalingrado, che da qualche mese è diventato un mosaico ancor più complesso alla luce del riassetto che ha visto la scissione di Holmo, storico veicolo di controllo del mondo delle cooperative. E che probabilmente dovrà essere ora «riorganizzato» e forse ampliato in vista della fusione con Fondiaria Sai.

Scissione per undici coop
Punto di partenza per capire come è articolata la galassia delle Coop è il recente progetto di scissione di Holmo. Holmo è la finanziaria storicamente partecipata dal mondo delle Coop e a cui fa capo il 76,5% di Finsoe, veicolo titolare del 50,75% di Unipol gruppo finanziario. L'operazione di scissione, perfezionata alla fine del 2011, ha visto l'assegnazione del 70% del patrimonio della società veicolo direttamente alle Cooperative azioniste che hanno ricevuto la quota parte della partecipazione in Finsoe e la relativa quota parte del debito di Holmo, che alla fine del 2010 si attestava a 390 milioni verso le banche a cui si sommano altri 70 milioni di obbligazioni emesse dal veicolo. In tutto sono undici le Coop che si sono staccate da Holmo, tra cui spiccano la Coop Adriatica, la Coop Nord Est, la Coop Liguria, Nova Coop e la Coop Estense, solo per citarne alcune.

Ognuna di loro ha così costituito una società ad hoc, con il risultato finale che le undici scatole (Pantheon, Posto, Finpar, Ligurpart, Margherita, Holmo del Tirreno, Sopafin, Cooperare due, Par. coop., Finbon) sono entrate direttamente nel libro soci di Finsoe con il 60% circa. Vicine a loro c'è anche la «vecchia» Holmo che è ora partecipata da una trentina di Cooperative che detengono il 20% circa di Finsoe e una quota di debito di 130 milioni. Il nuovo libro soci di Finsoe, dunque, vede da un lato undici cooperative direttamente socie con il 60% circa, la vecchia Holmo con una partecipazione del 20% circa, P&V con il 4,35%, Bnp Paribas con il 4,21% e Jp Morgan con l'1,35%.

I legami con Mps
Il riassetto che si è consumato ai piani alti ha permesso anche di alzare il velo sui numeri di Holmo e soprattutto sulle banche finanziatrici. La finanziaria bolognese, partecipata per anni da 40 cooperative, alla fine del 2010 evidenziava debiti per 460 milioni di cui un bond scaduto e poi rinnovato per 70 milioni e debiti verso banche per 390 milioni. Di questi, il 70% circa, dunque 326 milioni di euro, sono passate alle undici Coop scisse. Nell'ambito dell'assegnazione di patrimonio e debiti si scopre così che la prima banca finanziatrice è Mps per 187 milioni di euro.

Un legame, quello con Siena, che di fatto risale alla fine del 2008 quando l'istituto senese, socio per anni di Finsoe con il 13%, ha venduto la quota nella finanziaria. Seguono poi, in rapida successione, Carige, esposta per 56 milioni e la popolare emilia romagna a cui fa capo una quota di circa 16 milioni. Secondo indiscrezioni nell'ambito del riassetto si sarebbe proceduto a estinguere l'intero indebitamento trasferito alle Coop. Il resto di debiti, circa 130 milioni, è rimasto in capo alla vecchia Holmo e dunque, di riflesso, alle trenta Cooperative che la controllano. Ma la divisione di Holmo ha permesso di centrare un obiettivo chiave che assume maggior valore oggi alla luce del piano di fusione con Fondiaria Sai: deconsolidare i debiti delle Coop con il risultato che il nuovo conglomerato post riassetto non tiene più conto di Holmo & C, dato che parte direttamente da Finsoe.

Banche e cooperative
L'esposizione
La fotografia aggiornata alla fine del 2010 dei «debiti» delle Coop, padrone di Unipol e future socie di riferimento del gruppo che nascerà dalla fusione della compagnia bolognese con la Fondiaria Sai della famiglia Ligresti vede tre banche creditrici per un totale di circa 400 milioni di euro: si tratta di Monte dei Paschi di Siena, Popolare Emilia Romagna e Carige.



10 febbraio 2012

Mar. Man.

Il Sole 24 Ore




07 febbraio 2012

ASSEMBLEA USB DEI LAVORATORI DI UNICOOP FIRENZE


ASSEMBLEA GENERALE
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INDETTA DALL'UNIONE SINDACALE DI BASE APERTA A TUTTI I LAVORATORI DEL GRUPPO UNICOOP FIRENZE PUNTI DI VENDITA/UFFICI/MAGAZZINI

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O.D.G.

CCNL-INTEGRATIVO AZIENDALE

EX FESTIVITA' 4 NOVEMBRE

RIELEZIONE RSU

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L'ASSEMBLEA SI TERRA' IL GIORNO

MERCOLEDI 8 FEBBRAIO 2012 DALLE 21:00 ALLE 23:00

ALLA SEDE DI VIA GALLIANO 107 FIRENZE

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PASSATE PAROLA

VENITE NUMEROSI PER DIRE BASTA A

CGIL CISL UIL

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COORDINAMENTO USB PER L'UNICOOP FIRENZE




05 febbraio 2012

QUANTO CONVIENE UN «CONTO COOP»

Da 1,5 milioni di clienti raccolta liquidità per 15,7 miliardi di euro

E' il prestito sociale il vero polmone finanziario del sistema cooperativo leader nella grande distribuzione italiana, che puntualmente balza agli onori delle cronache per le operazioni messe in atto dalla sua propaggine finanziaria (ultimo in ordine di tempo il salvataggio di Fondiaria-Sai da parte di Unipol, la compagnia assicurativa controllata dalle Coop)


La persistente crisi economica mette alla prova la redditività delle cooperative e pone alcuni interrogativi sui rischi che corrono i soci nel versare i propri risparmi nei cosiddetti libretti di prestito sociale. Un fenomeno che ha ormai raggiunto dimensioni ragguardevoli, con cifre in continua ascesa.

Più banca che supermarket
Secondo i dati diffusi a dicembre da Bankitalia, a fine 2010 le somme raccolte dalle cooperative a titolo di prestito dalle famiglie italiane ammontavano a 15,7 miliardi di euro (erano 8,2 miliardi a inizio 2000), coinvolgendo oltre un milione e 500mila soci prestatori.

La raccolta, pari al 2,4% dei depositi bancari e al 4,9% del risparmio postale, è canalizzata e gestita per il 75% dalle nove maggiori cooperative di consumatori che operano con il marchio Coop. Come evidenziato dalla tabella riportata nel link in pagina, in quest'ultime realtà, il prestito medio di ciascun socio è pari a circa 10mila euro, mentre l'ammontare complessivo dei finanziamenti dei soci supera spesso i ricavi annuali delle vendite, arrivando a toccare il 144% nella Coop Nordest.

I numeri dell'universo Coop
La ricchezza delle famiglie italiane investita in prestiti dei soci alle cooperative. Dati al 31 dicembre 2010


Una massa di denaro che, di fatto, costituisce il polmone finanziario del sistema cooperativo leader nella grande distribuzione italiana, che puntualmente balza agli onori delle cronache per le operazioni messe in atto dalla sua propaggine finanziaria (ultimo in ordine di tempo il salvataggio di Fondiaria-Sai da parte di Unipol, la compagnia assicurativa controllata dalle Coop).

La sfida dei rendimenti
In passato le cooperative hanno cercato di garantire una remunerazione in linea con il mercato dei titoli di Stato a breve termine. Attualmente, però, se i prestiti sociali fossero considerati solo come forma d'investimento, uscirebbero spesso perdenti dall'analisi di rischio-rendimento con altri prodotti finanziari.

I tassi attuali riconosciuti ai soci si collocano, a seconda della Coop e dell'importo, fra lo 0,65% e il 2,5% lordo (ritenuta 20%). Dopo aver perso il loro vecchio appeal fiscale della ritenuta al 12,5%, si confrontano con la diminuzione dal 27% al 20% delle ritenute sui depositi bancari e postali, subendo pure il disagio per la ritenuta sui titoli di Stato -rimasta ferma al 12,5%.

E se, dopo la cura Monti, il rendimento lordo del BoT annuale è sceso dal 6,08% di novembre al 2,73% dell'asta di metà gennaio (oggi sul secondario viaggia intorno al 2,2%), nel caso di un libretto di risparmio postale i tassi di interesse variano da un minimo dell'1,4% a un massimo del 3% annuo lordo sulla liquidità addizionale.

I prestiti sociali non reggono, invece, il confronto con i rendimenti attuali, superiori al 4% annuo lordo, dei conti di deposito che pure sono senza spese ma che, al contrario dei prestiti, vincolano le somme investite ma sono tutelati dal Fondo di garanzia.

La crisi deteriora i bilanci
Anche le cooperative mediograndi, dove l'ammontare deiprestiti sociali supera in alcuni casi il doppio del patrimonio, cominciano ad accusare difficoltà gestionali. Analizzando per esempio gli ultimi bilanci disponibili a fine 2010 di una Coop grande (Coop Adriatica) e di una media (Coop Alto Milanese), l'impatto della crisi emerge con evidenza. In entrambe le coop l'ammontare del prestito soci è più del doppio rispetto al patrimonio netto (2,3 e 2,1 rispetto al massimo consentito di 3).

La Coop Alto Milanese chiude l'esercizio 2010 con una perdita di 350mila euro (assorbita tranquillamente dal patrimoniodi 7 milioni) accompagnata da una nota di richiamo della società di revisione cooperativa circa lo stralcio di precedenti ammortamenti che hanno generato una sopravvenienza iscritta fra le partite straordinarie.

Coop Adriatica, invece, evidenzia per il 2010 un saldo dei proventi/oneri finanziari di 52,1 milioni, ma anche svalutazioni sulle attività finanziarie per 27,7 milioni (18,4 milioni nel 2009). Se il bilancio 2010 chiude in utile per 27,6 milioni lo si deve principalmente ai proventi straordinari di 23,2 milioni, voce stigmatizzata come "richiamo d'informativa" da sindaci e società di revisione in questi termini: «La Cooperativa ha conferito le azioni di minoranza detenute in Ugf Gruppo Finanziano S.p.A. in una partecipata di nuova costituzione. Il valore del conferimento è stato determinato da apposita perizia secondo quanto disposto dall'articolo 2465 del Codice civile, rilevando una plusvalenza di circa 24 milioni di euro iscritta tra i proventi straordinari».

Senza questa componente straordinaria e tenuto conto delle svalutazioni titoli di ulteriori 11,7 milioni che non hanno interessato il conto economico (6,2 milioni relative ai titoli immobilizzati e 5,5 milioni sui titoli non immobilizzati, conseguente alla valutazione puntuale al 31/12), il risultato di bilancio avrebbe cambiato segno, da utile a perdita. Anche in questo caso assorbita senza problemi dal patrimonio di 866 milioni, ma comunque segno evidente delle difficoltà che non stanno risparmiando nemmeno le cooperative.

E il 2011 come si è chiuso? Stando ai mercati, non certo bene. Ma occorre attendere la pubblicazione dei bilanci per quantificarne l'impatto sulle cooperative.



4 febbraio 2012

Adriano Melchiori
Gianfranco Ursino

Il Sole 24 Ore -Plus 24


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04 febbraio 2012

I MOLTI LATI OSCURI DELL'AFFARE FONSAI










Il "salvataggio" diLigresti e delle sue banche creditrici si arricchisce ogni giorno di un nuovo, sconcertante capitolo


1. Premafin ha debiti per 320 milioni e come unica attività, azioni Fonsai, per circa 135 milioni. I creditori di qualsiasi imprenditore in una situazione simile avrebbero già chiesto una procedura fallimentare per escutere l'attivo (o convertire il debito in azioni) e metterlo all'asta al miglior offerente. Qui no. Sorge il dubbio che la legge fallimentare non si applichi ai grandi debitori con cariche e/o partecipazioni in una grande banca, che trova sempre una soluzione per evitare guai con le Procure: come Ligresti, Zaleski o Zunino; ma non Burani o Tonino Pema (Ittierre), per citare casi recenti.

2. Cambia la forma dell'operazione, ma Unipol paga sempre un forte premio di controllo per Fonsai: 400 milioni per l'aumento di capitale riservato di Premafin, col quale finanzierà il futuro aumento di Fonsai, per non diluirsi; e si accolla 320 milioni di debiti. Totale: 720 milioni per il 35% di Fonsai dopo il suo previsto aumento di capitale, che porterà il valore di mercato dell'assicurazione a circa 1,4 miliardi. Tra esborso e assunzione di debiti, Unipol paga dunque un premio del 47% per assicurarsi il 35% della nuova Fonsai. Ma lo paga alle banche creditrici, non al mercato.

3. Con la stessa cifra, Unipol potevalanciare un'Opa su Fonsai e finanziare la sua quota parte di aumento. E avrebbe potuto risparmiare se avesse richiesto al maggior creditore, Mediobanca, come solitamente accade, di partecipare al salvataggio, ristrutturando il debito, e convertendolo parzialmente in azioni. Così, avrebbe pagato il premio al mercato, non alla banche.

4. Poi ci sarà la fusione Premafin-Fonsai-Unipol. I concambi li deciderà di fatto l'unico azionista che è in maggioranza in tutte le assemblee. A vantaggio di chi? Di concambio deciso in Borsa con offerte pubbliche di scambio, neanche parlarne.

5. Il Governo vuole le liberalizzazioni. Ma qui si crea un gruppo con una posizione dominante: quasi 40% del mercato RCAuto. Bel modo di promuovere la concorrenza.

6. L'Isvap rivendica di aver chiesto l'aumento Fonsai nel marzo 2011. Ma Fonsai è in crisi dal 2008, come da tre anni indicato in questa rubrica (14/3/2009 e 29/5/2010): "Il risanamento imporrebbe un aumento di capitale per mettere in sicurezza la struttura finanziaria".

7. Fonsai ha annunciato perdite per circaun miliardo a fine anno, e nuovo mega aumento di capitale, a solo sei mesi dal precedente, da 490 milioni. Nella cui Nota Informativa si dichiarava un aumento del Solvency ratio al 120% per fine 2011. Il peggioramento non può essere solo colpa dei titoli di Stato. Informazioni fuorvianti a giugno, o eccesso di prudenza nel calcolare gli attuali accantonamenti (visto che lo stato di crisi esenta dall'Opa)?

8. A capo del nuovo colosso assicurativo andrà Carlo Cimbri, appena condannato in primo grado (a 3 anni e 7 mesi) per il caso Unipol/Bnl, insieme a Caltagirone, vice presidente di Generali. Evidentemente, nel mondo delle assicurazioni le condanne fanno bene alla carriera. E se risultasse vero che il presidente della Consob ha "discusso privatamente" con banchieri e vertici Unipol su come strutturare l'operazione per evitare l'Opa, prima che questa fosse portata ufficialmente allattenzione della Commissione, o resa nota al mercato, le somiglianze con il ruolo di Fazio nel caso Bnl sarebbero imbarazzanti.

9. Ligresti controllava Fonsai attraverso Premafin e Starlife; le cooperative la controlleranno attraverso Finsoe e Ugf. Cambia il controllo, non la governance.

10. Secondo Mucchetti (Corriere, 22/1/2012) si sarebbe evitata "una piccola Lehman: trionfo del mercato, disastro per tutti". Ridicolo. Con un salvataggio di mercato le banche ci avrebbero rimesso circa il 40% dei crediti: perdite che il loro patrimonio poteva assorbire agevolmente. Invece, non pagano per l'errore di aver sostenuto così a lungo un gruppo così mal gestito. E tengono immobilizzati ingenti prestiti che assorbono capitale, sottraendolo così al sostegno delle imprese produttive. Senza contare gli eventuali nuovi crediti alle cooperative per finanziare l'operazione: quale sia la loro posizione finanziaria, infatti, non si sa.

11. Il Governo tace. Forse pensa ci possa essere sviluppo s enza un mercato dei capitali, non dico efficiente, ma al meno meno vergognoso di questo.



4 Febbraio 2012

Alessandro Penati

La Repubblica


03 febbraio 2012

DIPENDENTI COOP SPIATI: VICEPRESIDENTE COOP LOMBARDIA E ALTRI QUATTRO A PROCESSO

La procura di Milano ha chiesto il processo per Daniele Ferré, vicepresidente di Coop Lombardia per ''interferenza illecita nella vita privata'' e ''cognizione illecita di conversazioni telefoniche'', per le registrazioni illegali, avvenute nel maggio del 2004 ai danni di alcuni dipendenti della Coop di Vigevano


La Procura di Milano ha chiesto il processo per Daniele Ferre', vicepresidente della Coop Lombardia, Massimo Carnevali, ex capo della sicurezza del punto vendita di Vigevano e per Alberto Rancarani, titolare di una societa' di tecnologie investigative, finiti sotto inchiesta per la vicenda di un presunto 'spionaggio' dei dipendenti Coop attraverso l'ascolto illegale delle loro telefonate. Per aver invece pubblicato, due anni fa, ''fuori dai casi previsti dalla legge'' queste conversazioni e' stato chiesto il processo anche per un cronista e per il direttore di Libero Maurizio Belpietro.

Il pm Francesca Celle, titolare dell'indagine, ha contestato a Ferre', Carnevali e Rancarani i reati di ''interferenza illecita nella vita privata'' e ''cognizione illecita di conversazioni telefoniche'', per le registrazioni illegali, avvenute nel maggio del 2004, e per una ventina di giorni, delle chiamate dei dipendenti del supermercato della cittadina della Lomellina, chiuso nella primavera del 2006.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti Carnevali, otto anni fa, avrebbe studiato, per conto di Coop Lombardia, un piano per registrare le conversazioni telefoniche dei dipendenti in entrata e in uscita. Il progetto, affidato per la parte tecnica a Rancarani (che nel 2009 emise a Coop una fattura mai saldata) e di cui anni dopo sarebbe stato portato a conoscenza anche Ferre', prevedeva il 'controllo' di una cinquantina di punti vendita.

Sebbene non divenne del tutto operativo, per l'accusa, il piano avrebbe pero' permesso alla dirigenza Coop di ascoltare i dialoghi per meno di un mese.

Una vicenda dietro la quale, ipotizzano le indagini difensive svolte dai legali di Ferre' e riassunte una memoria depositata al pm, si celerebbe un ''vero e proprio tentativo di ricatto nei confronti di Coop Lombardia''.

Ora spettera' al gup Anna Zamagni, che non ha ancora fissato la data di apertura dell'udienza preliminare, decidere se mandare i cinque imputati a giudizio o meno.


2 febbraio 2012

blitz quotidiano

IPERCOOP LIVORNO: LE RSU VOGLIONO L'ACCORDO PRIMA DI ACCETTARE L'APERTURA DI DOMENICA

«Domenica 12 noi non lavoriamo»

Ipercoop, altolà della rsu: prima l’accordo e l’organizzazione del lavoro



Livorno
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«No all’apertura di domenica 12 febbraio: i tempi per raggiungere un accordo con i sindacati e organizzare il lavoro dei dipendenti sono troppo stretti». A lanciare l’altolà ai vertici di Unicoop Tirreno è la rsu dell’Ipermercato di Porta a Terra. Ad agitare i lavoratori in questi giorni è la possibile apertura non stop, già dal prossimo fine settimana, del centro commerciale.

Domenica 5 - la prima del mese - il lavoro era già in calendario, come nel resto della città. Per domenica 12 la direzione ha fatto capire che l’intenzione è di iniziare a sfruttare le possibilità previste dal decreto Monti, alzando senza freni le saracinesche almeno fino a maggio. In realtà, come dichiarato a più riprese dal gruppo, l’obiettivo è di dimezzare le aperture festive in estate, quando i livornesi preferiscono Calafuria e le cabine dei bagni, per incrementarle in autunno e, soprattutto, in primavera. Una novità assoluta per la città, abituata a fare spesa e shopping solo la prima domenica del mese.

Unicoop Tirreno si è detta disponibile a discutere col Comune e tutte le parti coinvolte una regolamentazione del calendario, ma la riunione che doveva tenersi a Palazzo Civico qualche giorno fa è slittata, così come (di conseguenza) il faccia a faccia con i delegati della Rsu. E ormai i tempi stringono. In realtà sulla linea generale una bozza di accordo (ancora non scritto) sarebbe stato raggiunto. Ma non per domenica 12.

«Non possiamo aspettare i tavoli che slittano e i capricci del Comune – ripete Diego Perez (Usb) – un ipermercato con 400 dipendenti non si apre dall’oggi al domani: con l’incertezza assoluta che ancora regna nel settore chiediamo all’azienda di revocare l’apertura ipotizzata per il12». Di solito, ogni venerdì, ai lavoratori vengono comunicati i turni delle due settimane successive: questa volta ci sono un bel po’ di punti interrogativi». «Non vogliamo fare dichiarazioni di guerra e non vorremmo neppure arrivare allo sciopero – chiarisce Perez – ma in assenza di certezze, una forzatura sarebbe inaccettabile».



3 Febbraio

Il Tirreno


01 febbraio 2012

MPS, ASSEMBLEA VARA AUMENTO DI CAPITALE GRATUITO

L'assemblea di Banca Mps ha votato per il varo dell'aumento di capitale gratuito da 752,2 milioni di euro che costituiscono uno dei tasselli che la banca ha individuato per rispondere alle richieste dell'Eba di dotarsi di un buffer aggiuntivo di capitale da 3,2 miliardi.

Intanto, dopo le vendite effettuate da Francesco Gaetano Caltagirone oggi allo 0,8%, Unicoop Firenze diventa il terzo azionista della banca

L'aumento, che avviene attraverso il passaggio al capitale sociale della riserva sovrapprezzo di emissione del Fresh emesso nel 2008, è parte delle annunciate iniziative che la banca ha inserito nel piano presentato in Bankitalia lo scorso 20 gennaio che non prevede aumenti di capitale a pagamento.

"Il piano è assolutamente credibile e sono convinto che nella relazione con Bankitalia riusciremo a far valere nostre ragioni", ha detto il presidente di Mps Giuseppe Mussari in assemblea.

Mussari ha anche definito "importante e significativa" l'affermazione di ieri del direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomani secondo il quale l'Autorità italiana valuterà con la opportuna flessibilità i piani delle banche presentati per rispettare le richieste dell'Eba.

Mps ha presentato un suo piano all'Autorità "e come ha detto il direttore generale Fabrizio Viola non prevede aumenti ma sopperisce a questa carenza, temporanea e straordinaria, come la definisce la stessa Eba, senza chiedere ulteriori sacrifici agli azionisti", ha spiegato Mussari.

"Questo buffer deriva per una parte in relazione alla valutazione al mark to market di titoli di Stato italiani e anche dalla valutazione al mark to market del derivato di copertura sui tassi legato agli acquisti di titoli di Stato. Paradossalmente la prudenza di ieri diventa un limite di oggi", ha aggiunto Mussari. La posizione sullo swap sui tassi, che Eba ha considerato tra le perdite da coprire con capitale aggiuntivo, vale circa 1,8 miliardi sui 3,2 miliardi individuati.

Tra le altre iniziative messe in atto dalla banca senese per coprire il buffer entro giugno 2012, oltre alla avvenuta conversione in azioni del Fresh 2003 detenuto dalla Fondazione Mps, ci sono azioni di adeguamento ai modelli interni di valutazione degli impieghi, dismissioni di immobili e di attività nel credito al consumo, ritenzione di utili, tutte fatte allo scopo di non dover chiedere agli azionisti altri capitali.

Gli azionisti, dopo le vendite effettuate da Francesco Gaetano Caltagirone, oggi allo 0,8% e dimessosi da consigliere e vice presidente, sono la Fondazione Mps al 45,7% del capitale ordinario, Axa al 3,96%, Unicoop firenze al 2,90% e Jp Morgan Chase al 2,69%.

Secondo stime di analisti, per coprire il buffer di 3,267 miliardi pari a poco più di 320 punti base di Core Tier 1, Mps punta ad azioni di capital management (110 punti base), gestione degli asset ponderati per il rischio (RWA) per altri 50-70 punti base, joint venture nel credito al consumo per 50-60 punti base, ritenzione degli utili 2012 per altri 15-20 punti base e altre azioni, soprattutto con cessione di immobili, per 60-100 punti.


1 febbraio 2012

Stefano Bernabei

Reuters


CONSORZIO ETRURIA AL VOTO: SLITTA L'ASSEMBLEA DEI CREDITORI

Ieri al tribunale di Firenze era in programma l’assemblea dei creditori del Consorzio Etruria, che hanno cominciato a votare il concordato della cooperativa. All’adunanza si è presentato anche l’avvocato del Comune di Grosseto che per ora non ha espresso il proprio voto. C’è tempo, comunque, fino al 20 febbraio.

Il giudice delegato Isabella Mariani, ieri mattina si è trovata davanti oltre duecento creditori. Altre centinaia avevano già provveduto a far arrivare al tribunale la loro dichiarazione di voto tramite fax o via e-mail.

«Il giudice - dicono al Consorzio - anche a seguito della relazione dei commissari giudiziali, che hanno giudicato conveniente per i creditori la proposta di concordato di Consorzio Etruria, ha ritenuto opportuno disporre un breve rinvio dell'inizio delle votazioni al 20 febbraio alle 10». Uno slittamento che era nell’aria e che consentirà, sia alla società che ai commissari di effettuare limitati e specifici approfondimenti su alcuni aspetti del piano, al fine della massima informazione dei creditori e nel loro interesse. Approfondimenti che verranno resi noti sul sito internet del concordato (www.concordatoconsorzioetruria.com) entro la data dell'adunanza del 20 febbraio.

Il Comune ha preso qualche altro giorno di tempo prima di mettere la croce sulla casella si o no del concordato. «Qui non si tratta di una scelta fatta con leggerezza - dice il sindaco Emilio Bonifazi - ma soprattutto non si tratta di una scelta definitiva. Noi vogliamo solo che gli appartamenti dell’area Peep di via de’ Barberi siano finiti e vengano consegnati alle famiglie che hanno già acceso mutui per 52mila euro ciascuna».

La battaglia condotta dall’amministrazione non è contro la cooperativa di costruzioni. Tantomeno contro gli oltre cento dipendenti maremmani del Consorzio. «Il rischio è che quei terreni, se i lavori non vengono completati dal Consorzio - aggiunge bonifazi - vengano svenduti. Questo non possiamo permettercelo, anche perchè quelle famiglie hanno già pagato quei soldi e soprattutto ora non possono più avere accesso al credito per acquistare una casa».

La battaglia condotta dal sindaco Bonifazi è una battaglia sociale. Gli appartamenti che dovrebbero essere realizzati nell’area Peep di via de’ Barberi sono trecento. Settantanove già venduti ad altrettante famiglie.

Il concordato in continuità, però, garantirebbe quelle famiglie: con la creazione della nuova cooperativa, i lavoratori potranno tornare nei cantieri e portare a termine quelle abitazione. «La condizione è questa - dice il sindaco - che le case vengano consegnate ai legittimi proprietari».


31 gennaio 2012

f.g.

Il Tirreno