30 marzo 2011

MPS ASPETTA LE MOSSE DELLA FONDAZIONE E PREPARA L'AUMENTO DI CAPITALE


La Fondazione dovrà decidere se diluire la propria quota


Probabile aumento di capitale da due miliardi che verrà annunciato con la presentazione del nuovo piano industriale tra un paio di mesi

Sarebbe il secondo aumento di capitale in 3 anni

Unicoop Firenze si prepari ad un nuovo esborso a giugno se non vuol diluire il suo 3% nella banca senese


Il pallino è nelle mani della Fondazione Mps. La manovra sul capitale di Banca Monte dei Paschi, necessaria a rimborsare 1,9 miliardi di Tremonti-bond, resta legata alle scelte del maggior azionista che deve decidere se (e quanto) diluire la partecipazione nel gruppo di Rocca Salimbeni, pari al 45,6% del capitale ordinario e al 55% di quello complessivo.

I tempi non saranno lunghi. Il gruppo bancario senese presieduto da Giuseppe Mussari ha annunciato ieri i conti 2010, in netto miglioramento sull'esercizio precedente: crescono raccolta e impieghi (+6,9% e +4,1%), si riducono i costi (-5,2%), più che triplica l'utile netto finale (985,5 milioni, comprensivi dei 405 milioni di plusvalenza per la cessione degli immobili), torna un dividendo di 0,0245 euro alle azioni ordinarie e 0,0335 alle privilegiate, per un totale di 167,7 milioni, di cui poco più di 100 andranno alla Fondazione.

In Borsa, ieri, il titolo ha prima guadagnato il 2% (sulla scia dei buoni risultati presentati agli analisti dal direttore generale Antonio Vigni e dal cfo Marco Massacesi), per poi chiudere con un ribasso del 4,5% a 0,90 euro, trascinato dal crollo del settore. Vigni ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti nel 2010 e ha sottolineato come, nonostante la crisi, «il gruppo abbia sempre aumentato la patrimonializzazione» passando dal 5,1 all'8,4% di Tier 1, destinato a salire di altri 40 punti base una volta contabilizzata la cessione degli immobili strumentali.

«Per quest'anno mi aspetto un consolidamento dei segnali di ripresa del business, con un graduale aumento dei tassi, e la possibilità per noi di raccogliere i frutti del lavoro fatto», dice il direttore generale. Che puntualizza: «Prima dell'estate presenteremo il nuovo piano industriale». I vertici di Rocca Salimbeni è probabile che vogliano agganciare l'aumento di capitale (intorno ai 2 miliardi) a questo passaggio, cioè all'annuncio di programmi e obiettivi concreti e, dunque, il nodo della ricapitalizzazione potrebbe sciogliersi nel giro di un paio di mesi. Con la prospettiva magari di restituire i Tremonti-bond già quest'anno.

Gabriello Mancini, presidente della Fondazione Mps, ha espresso «soddisfazione per il ritorno del dividendo», chiedendo alla banca «ulteriori sforzi di crescita». Ma il primo impegno spetterà proprio all'azionista di maggioranza di Montepaschi.


30 marzo 2010

Cesare Peruzzi

Il Sole 24 Ore


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29 marzo 2011

PADOVA, LA CRICCA DELLA LOGISTICA A PROCESSO. CI SONO ALTRI TRENTA INDAGATI


Nei due cerchi:
Willi Zampieri e Paolo Sinagra



Come agiva la cricca della logistica



PADOVA. Cricca della logistica, il processo s'ingrossa. Ieri in aula il pubblico ministero Orietta Canova ha comunicato al giudice che sta chiudendo il secondo troncone dell'inchiesta sulle cooperative, che vede indagate alcune decine di persone, pare trenta. La volontà a questo punto è quella di far confluire la posizione dei nuovi indagati nel processo già istruito: si tratterebbe di persone che hanno a che fare con gli attuali imputati, ma anche di altre coop del settore.

Il processo ha visto la presenza dei tre imputati accusati di associazione a delinquere finalizzata alla falsità materiale commessa in privato, omesso versamento di ritenute previdenziali ed evasione fiscale: Willi Zampieri, la consulente del lavoro Patrizia Trivellato e il commercialista Paolo Sinagra Brisca. Per gli ultimi due il giudice ha deciso di liberarli dagli arresti domiciliari. Stessa decisione per Zampieri, che però deve limitare i suoi spostamenti nel comune di Saonara.

L'Inps ha formalizzato la richiesta di costituzione di parte civile, che si aggiunge a quella della Cgil (il sindacato è tutelato dall'avvocato Giorgio Gargiulo). Proprio l'Inps e la Cgil hanno chiesto che venga nominato un curatore che mandi la gestione delle cooperative in questo periodo.

Nei mesi scorsi Zampieri e la Trivellato avevano chiesto il patteggiamento che è stato rifiutato dal pm Canova: troppe esigue le pene proposte. Zampieri voleva chiudere i conti con la giustizia patteggiando tre anni e quattro mesi e la Trivellato due anni.

Zampieri, Trivellato e Sinagra Brisca avevano messo in piedi un'associazione capace di drenare 30 milioni di euro all'Erario, falsificando i documenti contabili di decine di coop del settore della logistica con un migliaio di addetti, ai quali non versavano i contributi. Il denaro veniva poi investito in altre attività economiche e immobili. Nel settembre scorso il business milionario fu spezzato dagli uomini della Guardia di Finanza guidati dal colonnello Ivano Maccani, che per più di due anni hanno seguito le tracce contabili della banda.

In cella finirono per l'appunto Zampieri, 40 anni, ex camionista e ora imprenditore della logistica, residente a Noventa Padovana, ma di fatto domiciliato in via Bachelet a Saonara; Sinagra Brisca, 62 anni, commercialista con studio in via Facciolati 132 (sede della CoGeTec) e la Trivellato, consulente del lavoro con studio in via San Crispino 72. Ventuno, gli indagati. Decine le perquisizioni fatte in Veneto, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna. Furono sequestrate azioni di 14 società, 80 conti correnti bancari e postali, 600 mila euro in contanti, terreni e fabbricati per un controvalore di 18 milioni. Tra le quote societarie e i conti correnti posti sotto sequestro ci furono anche quelli della Free West Srl, società riconducibile a Zampieri.

Ieri, in occasione dell'udienza, davanti ai cancelli di Palazzo di Giustizia c'è stata una manifestazione della Filt Cgil a difesa dei lavoratori. «Ai dipendenti delle coop -assicurano i sindacalisti - si applicava il contratto secondo il metodo Zampieri, con somme inferiori a quelle dovute, pagamenti di prestazioni in nero, omettendo i contributi previdenziali, l'epicentro di questa attività illegale e illecita sono stati i locali delle imprese fruitrici degli spazi dell'Interporto di Padova. Tutto questo è successo a Padova. Una vergogna, i responsabili devono essere condannati a pene congrue. Questa è purtroppo la dimostrazione che non esistono città immuni o virtuose e che italiani disonesti o truffaldini nascono e crescono a tutte le latitudini. Ai politici chiediamo di fare leggi e dare risorse e strumenti agli apparati dello Stato, perché simili fatti non accadano più. Vogliamo difendere i lavori stabili, battere precarietà e ricatti».


29 marzo 2011

Il Mattino di Padova

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La cricca della logistica

Prosegue l'inchiesta del Mattino di Padova sulla cricca della logistica

Fondi Europei, gli affari veneti della Compagnia delle Opere

Fatture, buco nero ai magazzini generali

Indagati i vertici di Compagnia della Compagnia delle Opere di Padova

Zampieri, ecco il castello di società


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26 marzo 2011

CROLLA UN PEZZO DI ETERNIT, PAURA ALL'UNICOOP













Sfiorata la tragedia nel magazzino di Sesto Fiorentino: alcuni dipendenti hanno rischiato di essere schiacciati da un lastrone venuto giù dal soffitto. Ora si profila il pericolo amianto.


Sfiorati da un lastrone di eternit venuto improvvisamente giù dal soffitto. Così alcuni dipendenti di Unicoop Firenze - che ieri mattina stavano svolgendo le proprie mansioni presso il magazzino di Sesto Fiorentino - hanno rischiato di venire schiacciati.

La tragedia è stata sfiorata intorno le 8.30 e ha mandato in tilt l'attività all'interno del magazzino. Paura e sconcerto tra i dipendenti, circa trenta su due turni, una parte dei quali ha preso un giorno di ferie; altri hanno optato per il temporaneo trasferimento nel magazzino Unicoop di Scandicci.

Appena tre mesi fa la Cgil aveva fatto una segnalazione all'Asl, chiedendo un sopralluogo per valutare l'eventuale pericolosità della situazione: in più parti soffitto e controsoffitto sarebbero pericolanti. Ma il rischio riguarda anche il materiale di cui si compone il soffitto: l'eternit.
Non a caso Unicoop ogni sei mesi incarica una ditta esterna di monitorare la situazione, proprio per valutare l'eventuale presenza di particelle tossiche nell'ambiente.

Alessandro Zanieri, delegato sindacale di Filcams Cgil, che ieri ha assistito al crollo, ha provveduto ad avvertire il collega che si occupa della sicurezza, il quale ha subito inviato una segnalazione al direttore della logistica e al responsabile del settore.

«Quanto accaduto ha messo a repentaglio l'incolumità dei lavoratori - afferma Zanieri - il lastrone di eternit era pericolante da tempo, quindi palesemente pericoloso. Ci riserviamo di fare denuncia all'Asl e alle altre autorità competenti. L'Asl è stata comunque avvertita dell'accaduto e ha dato disposizione al personale di uscire immediatamente dal magazzino in cui è avvenuto il crollo. Questo perché se l'eternit si frantuma possono disperdersi nell'ambiente particelle di amianto, pericolose per la salute. Non a caso l'azienda incarica una ditta esterna ogni si mesi di monitorare la situazione. I controlli vengono effettuati attraverso degli aspiratori, in grado di rilevare la presenza di particelle tossiche nell'ambiente, che finora non sono state rilevate. Ma il soffitto del magazzino è precario e il crollo lo dimostra. Occorre che Unicoop prenda subito dei provvedimenti. Così non possiamo andare avanti»

Ieri mattina i ritmi di lavoro nel magazzino Unicoop di Sesto Fiorentino hanno subito una battuta d'arresto, ma poteva andare anche peggio. Il lastrone di cemento ed eternit che si è frantumato al suolo misura oltre un metro quadrato ed è molto pesante. Nel momento in cui si è staccato in magazzino c'erano i dipendenti che stavano lavorando e che hanno rischiato grosso.


25 marzo 2011

Il Giornale della Toscana

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EX DESPAR, LA VERTENZA SI COMPLICA: A RISCHIO 600 DIPENDENTI


Nell'ipotesi venisse effettuato l'atto di restituzione a rischio ci sarebbero all'incirca 600 lavoratori



Si complicano nuovamente le cose per i dipendenti dei punti vendita ex Despar, acquisiti dal gruppo casertano della "2C Spa" degli imprenditori Rosario Caputo e Carlo Catone.

Questa mattina, presso l'Ufficio Provinciale del Lavoro di Salerno, si è infatti svolto l'incontro tra la curatela fallimentare ed i vertici dell'impresa casertana, durante il quale si è discusso dell'acquisizione dei 29 punti vendita ex Despar facenti ora capo alla "2C" dopo il fitto del ramo d'azienda firmato con l'allora patron Cavamarket Antonio Della Monica.

La convocazione del tavolo, fortemente invocato dalle sigle sindacali, fa seguito alla richiesta di restituzione dei market ex Despar presenti in Campania, inoltrata alcune settimane fa dalla curatela agli imprenditori casertani titolari della “2C”. Una disposizione aspramente osteggiata dai sindacati, seriamente preoccupati dall’involuzione della situazione lavorativa dei dipendenti coinvolti.

Le notizie emerse nel corso dell'incontro, però, non hanno fatto che peggiorare la posizione delle centinaia di dipendenti dei 29 punti vendita facenti parte del gruppo "2C". La curatela, secondo quanto hanno spiegato i sindacati al termine della riunione, vorrebbe nuovamente rilevare tutti e 29 i punti vendita compresi nell'accordo, e non solo 24, come era stato in un primo momento ventilato.

Nell'ipotesi venisse effettuato l'atto di restituzione, quindi, a rischio ci sarebbero all'incirca 600 lavoratori (i 400 già reinseriti, più i 200 che dovevano rientrare gradualmente), un numero ben più alto di quello inizialmente preventivato (si era parlato prima di 255, poi di 350 posti).

Nei giorni scorsi Franco Tavella ed Antonio De Michelo, rispettivamente segretario provinciale della Cgil e responsabile della Cisl, avevano preannunciato un presidio di protesta nel caso non fossero state prese in considerazione le esigenze delle diverse centinaia di dipendenti che tramite la “2C” erano tornati al lavoro.

Al momento, i sindacati hanno chiesto ed ottenuto di potersi incontrare nuovamente mercoledi prossimo, sempre presso l'Ufficio Provinciale del Lavoro. Un incontro per il quale le parti sociali hanno chiesto anche la partecipazione del giudice Russo, presidente della sezione Fallimentare del Tribunale di Salerno ed a capo del pool di giudici chiamati ad esprimersi sull'iter fallimentare della Holding D'Andrea Company.

Se la situazione per 24 dei 29 punti vendita si era già delineata, la novità di oggi riguarda quindi proprio quei 5 (uno dei quali a Salerno) che in un primo momento non sembravano coinvolti nel processo, e che ora ritornano prepotentemente in ballo. In questo caso, ad essere acquisite dalla curatela fallimentare sarebbero però solo le licenze, visto che i contratti di acquisto sono già in possesso della "2C Spa".

I punti vendita tornerebbero di nuovo nella disponibilità della curatela, che potrebbe indire, nell'arco di tempo di circa 2 mesi, una nuova asta per la loro acquisizione. Tutto però sarà più chiaro nell'incontro previsto tra una settimana.


26 marzo 2011

Giampiero Somma

SalernoinPrima


Vedi anche:

Patto Villani-Della Monica: così Alvi sarebbe diventata Despar

Alvi. Della Monica sceglie il silenzio: «Chiarirò tutto ai giudici»



LA LOTTA DELLA COOP ALFA


Il 3 Febbraio, dopo circa un mese e mezzo, si è conclusa l’occupazione del magazzino Corena di Nerviano con la firma dell’accordo, accettato da tutti i lavoratori



Possiamo contare solo su noi stessi, non possiamo permetterci di delegare niente a nessuno.

La coop Alfa svolgeva attraverso una catena di sub-appalti le lavorazioni di smistamento delle rese dei giornali invenduti. La committente principale è la Parrini.

Esattamente nel Dicembre 2009 – Gennaio 2010 quando la coop Alfa subentra alla precedente coop per cessato appalto. L’Alfa propone un nuovo contratto nel quale tenta di abbassare i salari e togliere alcuni diritti. Quest’operazione viene respinta da una settimana di picchetto.

Dopo questo tentativo fallito arriviamo al Dicembre 2010 con un anno in cui la coop Alfa, nella persona di Pasquale Angelucci (lo stesso responsabile dei licenziamenti dei 15 lavoratori alla GLS di Cerro AL Lambro), ha provato più volte attraverso delle provocazioni a togliere diritti ed abbassare i salari, tentativi puntualmente respinti attraverso la lotta.

A questo punto, di fronte alla forte resistenza operaia, la Parrini che vorrebbe lavoratori/ici schiavi come quelli in forza nel magazzino di Corbetta, mette in campo l’infame operazione che prevede il licenziamento dei 65 lavoratori/ici di Nerviano.

Il 27 dicembre, in risposta ai licenziamenti, parte l’occupazione del magazzino con il blocco della merce e dei macchinari al momento presenti all’interno. Dopo le vacanze natalizie, durante le quali l’azienda Parrini ha osservato passivamente l’occupazione, si è aperto un tavolo di trattativa nel municipio di Nerviano al quale hanno partecipato i sindacati presenti in azienda (CGIL-CISL-USB) e le aziende che compongono la catena dei subappalti.

Le società presenti hanno offerto la CIG , gli stipendi di Dicembre e il TFR in cambio della fine dell’occupazione, senza nessuna garanzia per il posto di lavoro.

Il giorno dopo i lavoratori riuniti in assemblea hanno bocciato l’accordo ribadendo le motivazioni per cui da quasi un mese sono in occupazione: garanzia occupazionale per tutti coloro che perderebbero il proprio posto di lavoro all’interno del sito produttivo della Corena, riattivazione immediata della produzione, pagamento del TFR e sostegno economico fino a quando non rientrano a lavorare.

Il Coordinamento Lavoratori Alto Milanese, durante il periodo di lotta dei lavoratori/ci ha dato pieno sostegno, collaborando attivamente nell’organizzazione di manifestazioni, presidi e iniziative come quella di ARANCIA METALMECCANICA che, grazie anche la collaborazione del Partito della Rifondazione Comunista Legnano, ha dato un sostegno economico alla gestione della lotta.

Il 3 Febbraio, dopo circa1 mese e mezzo, si è conclusa l’occupazione del magazzino Corena di Nerviano con la firma dell’accordo, accettato da tutti i lavoratori, che prevede:

- La cassa integrazione per un anno con l’integrazione da corrispondere in anticipo di 1.800 euro da parte della coop.

- L’assunzione dei 53 lavoratori/ici in cig in deroga se entro i prossimi 18 mesi nel sito della Corena a Nerviano verrà riattivata la produzione e l’apertura di una trattativa per un’eventuale assunzione nel sito di Corbetta a parità di condizioni.

- L’ occupazione si è conclusa ma la vertenza continua perchè l’obbiettivo è la riassunzione di tutti i/le lavoratori/ici a Nerviano o a Corbetta mantenendo le stesse condizioni retributive e normative.


22 marzo 2011

Gennaro Manieri

Mappa dei Conflitti


Vedi anche:
I lavoratori della Coop Alfa scrivono ai confederali la loro rabbia



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SCIOGLIMENTO D'UFFICIO PER 15MILA COOPERATIVE

Sono coinvolte il 10% delle società che risultano formalmente iscritte al registro delle imprese il 31 dicembre dello scorso anno

A cadere sotto la scure saranno tutte quelle cooperative che non presentano il bilancio da più di cinque anni



Il ministero dello Sviluppo economico si appresta a cancellare dall'albo 15mila cooperative "fantasma". Il 10% delle società che risultano formalmente iscritte al registro delle imprese il 31 dicembre dello scorso anno.
A cadere sotto la scure saranno tutte quelle cooperative che non presentano il bilancio da più di cinque anni. Nella maggior parte dei casi si tratta di cooperative abbandonate dai soci e quindi da lungo tempo "silenti". Non è escluso, però, che negli elenchi siano finite situazioni di "immersione" nell'economia illegale.

Finora per scovare società cooperative "fantasma" o irregolari, le autorità di vigilanza erano costrette a intervenire caso per caso, istruendo una pratica da girare poi al ministero. La campagna di scioglimenti d'ufficio su vasta scala che, in questi giorni, sta dando i suoi frutti è stata invece resa possibile dalla cosiddetta legge sviluppo del 2009. Con un'operazione di chirurgia normativa, infatti, la legge n. 99 (per l'esattezza il comma 13 dell'articolo 10) ha soppresso le parole «entro il 31 dicembre 2004» dall'impianto dell'articolo 223-septiesdecies delle disposizioni per l'attuazione del codice civile, a sua volta introdotto dalla riforma del diritto societario approvata nel 2003.

Questa norma stabiliva che fossero sciolti, senza nomina del liquidatore, gli enti cooperativi che non avevano depositato i bilanci di esercizio da oltre cinque anni, facendo appunto riferimento alla data del 31 dicembre 2004.
Ora, con l'eliminazione del termine temporale il meccanismo dello scioglimento d'ufficio è stato riattivato. E il ministero dello Sviluppo economico ha potuto attingere, attraverso Unioncamere, ai database del registro imprese per censire, regione per regione, tutte quelle cooperative che risultano non aver presentato il bilancio da cinque o più anni.

Sott'osservazione sono finite le cooperative che hanno sede nelle 15 regioni a statuto ordinario, più la Sardegna. Dal monitoraggio informatico realizzato nei mesi scorsi sono state estrapolate le posizioni di migliaia di cooperative. E, in questi giorni, si sta procedendo a pubblicare gli elenchi completi delle società fantasma sulla «Gazzetta Ufficiale».

I primi a essere stati resi pubblici riguardano le società cooperative che non presentano i conti da oltre 10 anni. Poi si passerà alle società in ritardo con la rendicontazione da più di cinque anni ma meno di 10.
Nella sola «Gazzetta Ufficiale» n. 66 di martedì scorso (Supplemento Ordinario n. 76), per esempio, sono stati pubblicati gli avvisi di scioglimento per 2.540 società cooperative della Campania, 2.165 del Lazio, 1.129 residenti in Lombardia e 301 in Emilia-Romagna.
Ulteriori avvisi di scioglimento (in totale saranno 32) approderanno in Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni. Complessivamente a essere eliminate dal registro delle imprese saranno circa 15mila coop, 4mila solo nel Lazio.

La data della pubblicazione dell'avviso non è irrilevante. Entro il termine perentorio di 30 giorni i creditori o gli altri interessati possono, infatti, chiedere al ministero la nomina di un commissario liquidatore. Viceversa, decorsi i 30 giorni senza contestazioni, il conservatore nel registro delle imprese dovrà semplicemente cancellare la società mutualistica.

L'opposizione allo scioglimento d'ufficio sarebbe necessaria soprattutto per le cooperative che hanno intestato beni immobili. Questi beni rischiano di essere acquisiti nel patrimonio pubblico o di essere successivamente venduti all'asta.

Chi fosse interessato, perciò, dovrà farsi vivo – fa sapere il ministero – scrivendo all'indirizzo: Ministero dello sviluppo economico, Dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione, Direzione generale delle Pmi e gli enti cooperativi, Divisione IV, viale Boston n. 25 - 00144 Roma, anche a mezzo fax (06/47055020).


26 marzo 2011

Marco Bellinazzo

Il Sole 24 Ore

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24 marzo 2011

TRAGEDIA SFIORATA AL MAGAZZINO UNICOOP DI SESTO F.NO RESO INAGIBILE



Cade un pannello in eternit del soffitto del magazzino Unicoop Firenze di Sesto Fiorentino a poca distanza da un lavoratore


Sfiorata la tragedia

Il delegato alla sicurezza aveva segnalato ad Unicoop il pannello pericolante

Magazzino chiuso a tempo indefinito

Giovedì 24 marzo, alle ore 8.30 circa, si è sfiorata la tragedia all'interno del magazzino Unicoop Firenze di Sesto Fiorentino, sito proprio a poche decine di metri dall'ipercoop.

Una tabella della controsoffittatura si è improvvisamente staccata cadendo nelle corsie dove operano i dipendenti, uno dei quali era transitato pochi secondi prima proprio dal punto dell'impatto con la pavimentazione.
Il materiale che costituisce la copertura, sia internamente che esternamente, è il famigerato ETERNIT che, come è noto a tutti, diviene particolarmente nocivo qualora le sue polveri dovessero essere respirate.
Proprio per questo motivo, dopo l'ovvia frantumazione della tabella caduta, il magazzino è stato evacuato. Ciò è avvenuto anche dopo aver consultato l'ufficio prevenzione igiene e sicurezza dei luoghi di lavoro della Asl 10 di Firenze che ha prontamente raccomandato di allontanarsi dall'edificio.
Un'impresa specializzata nel trattamento di materiali pericolosi (la medesima che svolge i monitoraggi semestrali della copertura) è stata incaricata di effettuare i sopralluoghi nel luogo dell'incidente.
Nell'attesa di conoscere i risultati dei rilievi, i dipendenti sono stati messi davanti alla scelta di prestare la loro opera presso il magazzino di Scandicci o di usufruire dei propri giorni di ferie.

Un elemento gioca pesantemente a carico della Unicoop Firenze:
il delegato per la sicurezza dei lavoratori (Rls) aveva segnalato mezzo fax alla Direzione della logistica e al responsabile sicurezza dell' azienda, la pericolosità causata giusto da quella tabella poichè risultava già in bilico, chiedendo l'immediata messa in sicurezza della zona.
Questo avveniva in data 27 dicembre 2010. TRE MESI FA !

Non possiamo che rilevare una colpevole negligenza da parte di Unicoop Firenze, una superficialità che solo fortunosamente non ha recato danni a persone.

Le Rsu stanno attendendo l'evolversi della situazione e valutando eventuali azioni nei confronti dei responsabili.

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LA GRANDE FUSIONE TRA LE COOP DEL NORD APPARE PIU' COMPLICATA

Nonostante le intenzioni di Dalle Rive, il progetto di fusione delle tre grandi Coop della distribuzione del nord Italia pare subire dubbi e rallentamenti

Intanto si vuol vedere i conti delle Coop coinvolte e simulare gli effetti dell'eventuale fusione

Novacoop decide per un nuovo magazzino nelle sue zone


FUSIONE FREDDA?


Del
progetto di fusione delle 3 grandi Coop della distribuzione del distretto Nord-Ovest (Piemonte, Liguria e Lombardia) si parla dal luglio scorso, da quando il presidente di Novacoop (Piemonte) nonché presidente del consiglio di sorveglianza di Coop Italia, Ernesto Dalle Rive aveva dichiarato che era nata l'idea di «valutare la possibilità di una vera e propria fusione» dopo che le tre Coop avevano già integrato attività di logistica, i servizi informativi e gli acquisti attraverso il ConsorzioNord-Ovest.

Dall'entusiasmo di allora siamo passati ad un certo raffreddamento. Dalle Rive continua a rilanciare il progetto e intanto la sua Novacoop investe in un enorme centro logistico (130mila metri quadri) e centro direzionale presso Vercelli, che sostituirà quelli storici di Leinì e Galliate e sposterà il baricentro logistico-direzionale, in caso di fusione, in Piemonte.

Intanto si vuol veder chiaro nei conti. A dicembre i cda delle tre coop hanno approvato un documento comune che prevede di assegnare ad un
advisor - in corsa ci sono Unipol (e ti pareva) e Deloitte - il compito di comparare gli ultimi tre bilanci degli aspiranti partner, simulare la fusione e calcolare i benefici delle sinergie.
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Quindi l'operazione partita in pompa magna è subordinata ad elementi tecnico-contabili assai vincolanti, come fa bene intendere un meno entusiasta Francesco Berardini, presidente di Coop Liguria: «solo se il soggetto unico si rivelerà più efficiente andremo avanti, trovando una formalizzazione adeguata».


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NOVACOOP SPOSTA IL BARICENTRO


Una sola sede anziché due, con il baricentro non a caso verso la Lombardia. Se è vero che la crisi impone più di pensare al futuro che al presente, non può certo dirsi casuale la scelta di Novacoop di aprire a Vercelli - a due passi dal casello di Vercelli Ovest - il suo nuovo quartier generale, dove avrà sede non solo il polo logistico del gruppo, come previsto in partenza, ma anche il nuovo centro direzionale.
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Per il gruppo, che nel 2009 ha superato la soglia critica del miliardo di fatturato e l'anno scorso ha visto crescere ancora i suoi volumi senza il contributo di nuovi punti vendita, si tratta di un passaggio fondamentale, «premessa importante per la fase di nuovo sviluppo che intendiamo imboccare già a partire da quest'anno», come dice il Presidente, Ernesto Dalle Rive.
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Si, perché se da un lato il nuovo quartier generale consentirà ulteriori margini di efficienza alla cooperativa in vista delle prossime aperture in calendario (almeno un negozio all'anno dal 2011 in poi), dall'altro rafforzerà la società nel caso in cui dovesse andare in porto la fusione, parziale o totale, con Coop Liguria e Coop Lombardia, un progetto che potrebbe dar vita alla più grande cooperativa di consumo in Italia, con 153 punti vendita e 11.700 addetti nelle tre regioni.
«In effetti abbiamo scelto un baricentro funzionale a un eventuale rafforzamento delle sinergie con le altre cooperative», commenta Dalle Rive. In pratica, nel caso di unificazione, il complesso vercellese diventerebbe a sede centrale della maxi cooperativa.
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Il polo in costruzione
Grazie a un investimento di 38 milioni, a Vercelli la società avrà a disposizione 130mila metri quadri per il nuovo magazzino e altri 9mila per il centro direzionale: l'operazione sarà completata entro la primavera del 2013 (ma il polo logistico dovrebbe essere pronto già per la fine del 2012), e a lavori completati intorno al complesso ruoteranno 450 addetti.
Con la nuova sede, Novacoop archivierà definitivamente una delle eredità più scomode della fusione, risalente a fine anni '80, tra Cpl e Coop Piemonte, che aveva lasciato in dote al gruppo i due siti storici di Leinì e Galliate, dove tuttora hanno sede attività logistiche e direzionali.
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Il trend 2010
In attesa che a giugno l'assemblea esamini i conti, il 2010 intanto sembra essersi chiuso positivamente. Nessuna crescita esponenziale, impossibile in tempi di crisi dei consumi, ma «un rafforzamento dei dati del 2009», anticipa Dalle Rive: «Considerando il fatto che l'anno scorso non abbiamo inaugurato nessun nuovo punto vendita, vuol dire che abbiamo saputo efficientare la nostra attività».
E il 2011 sembra essere iniziato anche meglio: +3% i ricavi derivanti dalle vendite dei suoi 64 super e ipermercati sparsi per la regione, quanto basta a rendere i piemontesi la squadra più brillante dentro il mondo cooperativo italiano.
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Il percorso di integrazione
Sarà il 2011, invece, a svelare il progetto di fusione con i cugini lombardi e liguri. L'estate scorsa sembrava che fosse questione di qualche mese, invece a dicembre i cda delle tre coop hanno approvato un documento comune che prevede di assegnare ad un advisor - in corsa ci sono Unipol e Deloitte - il compito di comparare gli ultimi tre bilanci degli aspiranti partner, simulare la fusione e calcolare i benefici delle sinergie.
Il clima tra le tre coop sembra buono, ma «non è facile costruire un percorso di integrazione con soggetti così diversi, abituati a muoversi in mercati molto differenti tra loro», fa notare Dalle Rive.
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Da Genova, non frena ma chiede di evitare inutili accelerazioni anche il presidente di Coop Liguria, Francesco Berardini: «Abbiamo deciso di non concentrarci unicamente sugli aspetti finanziari dell'operazione, ma di privilegiare le questioni operative: solo se il soggetto unico si rivelerà più efficiente andremo avanti, trovando una formalizzazione adeguata».

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23 marzo 2011

Marco Ferrando


Il Sole 24 Ore


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23 marzo 2011

TURRINI VERSO LA GUIDA DI COOP ADRIATICA. SI APRE IL RISIKO AI VERTICI DELLA LEGA ROSSA


Il presidente della Coop Costruttori, 55 anni, è il candidato più quotato a prendere il posto di Coffari.

Le grandi manovre finiranno con l'assemblea dell'11 giugno

In aprile i presidenti di zona





"Il nuovo presidente di Coop Adriatica? Sarà Adriano Turrini". Lo sussurrano da un paio di settimane i cooperatori più informati. E aggiungono che a meno di un suo gran rifiuto, che creerebbe enormi problemi di successione in una delle più grandi aziende dell'Emilia Romagna (quasi diecimila dipendenti, 2 miliardi di vendite in 160 tra iper e supermercati), "la sua elezione aprirà un gigantesco risiko tra i colossi che fanno capo alle coop rosse".

Perché Turrini, 55 anni, già presidente di Legacoop, è oggi alla guida di Coop Costruzioni in procinto di fondersi con la imolese Cesi, operazione complessa che perderebbe una guida sicura. Il passaggio di Turrini dal mattone ai carrelli, dall'edilizia alla grande distribuzione, cambierebbe significativamente gli equilibri interni al colosso rosso. Coop Adriatica, infatti, è uno degli azionisti chiave del gruppo Unipol oggi guidato da Pier Luigi Stefanini, anche lui proveniente da Coop Adriatica e prima ancora dalla LegaCoop.

E sarebbe il terzo presidente dell'associazione delle coop rosse a conquistare il posto di comando in una mega azienda. Perché oltre a Stefanini e Turrini anche Gianpiero Calzolari, tuttora presidente di LegaCoop, dalla torre di Kenzo Tange ha scalato prima Granlatte e poi il gruppo Granarolo. Il terzo, oltretutto, di provenienza Pci-Pds-Ds, nocciolo duro di un'eredità sconfessata a parole, ma spesso confermata nelle scelte degli uomini, come nota maliziosamente chi non proviene da quella tradizione, gli ex socialisti, per esempio. Quello che viene dato per certo tra i frequentatori della bianca torre del Fiera District è che l'offerta a Turrini sia stata fatta e con molta insistenza sia dai vertici di Coop Adriatica che di LegaCoop e che Turrini abbia preso tempo per valutare se ci sono le condizioni per lasciare la Coop Costruttori (la più grande azienda del settore a Bologna) e per capire come verrebbe accolto un suo sì nel gran mondo coop.

In attesa di una decisione, la democrazia cooperativa farà il suo corso. Il 19 marzo sono scadute le candidature per diventare per diventare presidenti di zona (nel link che riportiamo la notizia è resa nota dal sito Cgil di Chieti! - nota blog) e di distretto nelle diverse province tra Bologna, il Veneto, la Romagna, le Marche e l'Abruzzo. Non si tratta di passaggi scontati. Alle assemblee che si terranno tra il 12 e il 23 aprile potranno partecipare tutti gli iscritti alla Coop, oltre un milione di persone. E i 14 presidenti di zona entreranno di diritto nel Cda composto da 29 persone (gli altri 15 saranno proposti dalla commissione elettorale all'assemblea convocata per l'11 giugno).

I giochi, dunque, non sono fatti. Ma quello di Turrini è al momento l'unico nome che circola tra i cooperatori. Nome tra i più quotati per il curriculum del candidato che ha già fatto di politica associativa e ha dimostrato buone doti manageriali prendendo in mano Coop Costruzioni in un momento difficile. Anche se gli scettici non mancano di sottolineare che a Turrini manca un'esperienza specifica nella grande distribuzione.

Se l'operazione andasse in porto, tuttavia, Turrini si troverebbe ad aver scalato tutti i livelli della grande coop. Fu proprio alla Coop Emilia Veneto (poi assorbita da Coop Adriatica), infatti, che cominciò da commesso a 18 anni la sua carriera. Più tardi funzionario della Lega, poi presidente di Confcoltivatori, nel '91 tornò ai vertici della LegaCoop di cui divennne presidente nel '98, quando sindaco era ancora Vitali. Ci rimase per tutto il periodo guazzalochiano e all'inizio di Cofferati con quale ebbe rapporti piuttosto ruvidi, fino al passaggio alla Coop Costruttori. E domani, forse, il salto alla guida di Coop Adriatica.

Per Gilberto Coffari che ha guidato il colosso negli ultimi 5 anni, da quando Stefanini lasciò per prendere il posto di Consorte all'Unipol, un'uscita di scena soft: dovrebbe restare nel mondo coop e presidente di Igd, la società quotata in borsa e controllata da Coop Adriatica che si occupa di investimenti immobiliari.


22 marzo 2010

Luciano Nigro

La Repubblica.it

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CASSAZIONE: IL TEMPO PER INDOSSARE LA DIVISA DEVE ESSERE RETRIBUITO


Sentenza n. 2135 del 31 gennaio 2011 - Cassazione Civile sul tempo occorrente per indossare la divisa aziendale sul luogo di lavoro




"Nel rapporto di lavoro subordinato, il tempo occorrente per indossare la divisa aziendale, ancorché relativo a fase preparatoria del rapporto, deve essere autonomamente retribuito ove la relativa prestazione, pur accessoria e strumentale rispetto alla prestazione lavorativa, debba essere eseguita nell'ambito della disciplina d'impresa e sia autonomamente esigibile dal datore di lavoro, il quale può rifiutare la prestazione finale in difetto di quella preparatoria".

Leggi la sentenza

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22 marzo 2011

IL BLOG COMPIE 4 ANNI





Quattro anni di BLOG !









22 marzo 2007 - 22 marzo 2011.
Eccoci al 4° compleanno del Blog Lavoratori Unicoop.

Il tempo passa e di cose ne succedono, anche in una palude come quella di Unicoop Firenze, dove per cultura meno si muove, meglio è. D'altra parte che Unicoop sia gestita da una gerontocrazia è cosa nota e le persone anziane sono generalmente ostili alle novità, ma inclini a mantenere il potere. Basti pensare che il presidente del Consiglio di Sorveglianza, Turiddo Campaini, ha già 70 passato le primavere, di cui ben 37 al vertice della cooperativa e anche gli altri manager non contribuiscono certo ad abbassare l'età media.

Ma le novità arrivano e arriveranno dopo anni di status quo. Il blog ha giocato un ruolo determinante in questo processo, dando voce a tutte quelle vertenze nate all'interno di Unicoop Firenze e non appoggiate dal sindacato ufficiale. E' bene ricordare che la prima vertenza che scosse i magazzini Unicoop partì proprio contro il volere della Filcams-Cgil e fu vinta da un gruppo di lavoratori dei magazzini che la portarono avanti autonomamente, contro tutto e tutti. Poi ne sono seguite altre e non crediamo finirà, finché Unicoop si comporterà con arroganza e disprezzo della nostra dignità nonché di regole e accordi.

Cominciammo 4 anni fa rendendo noti i risultati delle elezioni RSU. Ecco che saremmo arrivati al tempo del loro rinnovo, anche se per ora tutto tace. In ogni caso una novità c'è. E' attivo nei magazzini un nuovo soggetto sindacale, che si propone di spezzare l'asse consociativa Unicoop-Cgil. Da qualche mese è presente la Rsa del Sindacato di Base Usb.

Il momento è particolare anche perché sono in corso trattative difficili per il rinnovo sia del contatti nazionale che di quello integrativo. L'ennesima firma separata sul contratto del Terziario che porta con se novità decisamente negative che per gravità non hanno precedenti, non fanno ben sperare per il nostro contratto che generalmente è fortemente ispirato da quello del Terziario.

Ai nostri lettori, sempre più numerosi, non possiamo che dire grazie e rinnovare l'invito a collaborare con noi ed a scriverci.

19 marzo 2011

VALUTARE I DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI NEI SUPERMERCATI

Riportiamo un documento curato dalla dr.ssa Enza Giurlando dell’ ASL Milano, relativo ad un’indagine dell’ASL sui documenti di valutazione dei rischi (DVR) in relazione al comparto della GDO (grande distribuzione organizzata).


Un indagine per stimolare e rendere sistematiche le pratiche di valutazione e la sorveglianza sanitaria nei supermercati. Reparti valutati e metodi utilizzati, compiti a rischio, le patologie rilevate e la distribuzione.

Il sito “ Salute & Sicurezza – RLS” della Filcams-Cgil raccoglie diversi documenti sulle patologie muscolo-scheletriche degli arti superiori relative ad attività lavorative nei supermercati.

Dopo averne presentati alcuni con riferimento alle attività degli addetti alle casse e alla sindrome del tunnel carpale, PuntoSicuro si sofferma oggi su un documento curato dalla dr.ssa Enza Giurlando dell’ ASL Milano, relativo ad un’indagine dell’ASL sui documenti di valutazione dei rischi (DVR) in relazione al comparto della GDO (grande distribuzione organizzata).

In “ Prevenzione delle patologie muscolo-scheletriche da MMC e da Mov. Ripetuti degli arti superiori nei supermercati”, si ricorda che l’indagine aveva il fine di stimolare e rendere sistematiche le pratiche di valutazione e gestione del rischio e quelle relative alla Sorveglianza Sanitaria.
Durante l’indagine è stata possibile:
- l’acquisizione ed esame del DVR riguardante i rischi da movimentazione manuale dei carichi (MMC) e da Movimenti Ripetuti;
- l’acquisizione ed esame di una relazione del Medico Competente sulle modalità e sui risultati della sorveglianza sanitaria.

In particolare sono stati richiesti 13 DVR di relative catene di supermercati, ricordando che:
- i reparti valutati in tali DVR non sono stati gli stessi per tutti i supermercati;
- alcuni reparti sono stati valutati sia per il rischio MMC (applicando il metodo NIOSH) che per i Movimenti ripetuti (applicando il metodo OCRA);
- altri reparti sono stati valutati solo per uno dei due rischi”.

Riprendiamo, a titolo esemplificativo, alcuni dei dati dell’indagine in relazione ai reparti valutati per MMC e Movimenti ripetuti:
- casse: valutato in 11 supermercati, metodi NIOSH+OCRA (3), NIOSH (0), OCRA (8);
- gastronomia: valutato in 10 supermercati, metodi NIOSH+OCRA (5), NIOSH (3), OCRA (2);
- drogheria: valutato in 13 supermercati, metodi NIOSH+OCRA (0), NIOSH (11), OCRA (2);
- magazzino: valutato in 3 supermercati, metodi NIOSH+OCRA (0), NIOSH (2), OCRA (1).

Riguardo a questi quattro reparti, questi i risultati della valutazione:
- casse: nelle 3 valutazioni con NIOSH ( MMC) un reparto è risultato a rischio, nelle 11 con OCRA (Mov.Rip.) 7 reparti sono risultati a rischio;
- gastronomia: nelle 8 valutazioni con NIOSH (MMC) 7 reparti sono risultati a rischio, nelle 7 con OCRA (Mov.Rip.) 5 reparti sono risultati a rischio;
- drogheria: nelle 11 valutazioni con NIOSH ( MMC) 9 reparti sono risultati a rischio, nelle 2 con OCRA (Mov.Rip.) 1 reparto è risultato a rischio;
- magazzino: nelle 2 valutazioni con NIOSH ( MMC) un reparto è risultato a rischio, in uno con OCRA (Mov.Rip.) nessun reparto è risultato a rischio.

Vediamo ora, reparto per reparto, quali compiti solo risultati a rischio:
- “casse: attività di cassiera;
- ortofrutta: sbancalaggio, rifornimento piani di vendita, confezionamento;
- macelleria: sbancalaggio, confezionamento, preparazione carni, taglio carni;
- gastronomia: sbancalaggio, taglio parmigiano e porzionatura formaggi, confez. formaggi, disosso prosciutto, movim. forme di formaggio, affettatura salumi;
- drogheria: sbancalaggio, scaffalaggio;
- pescheria: movimentazione pesce spada, rifornimento banco;
- panetteria: svuotamento sacchi di farina, movimentazione ceste di pane;
- pasticceria: preparazione crostate e pan di spagna;
- magazzino: sbancalaggio, stoccaggio;
- elettrodomestici: rifornimento area vendita, consegna al cliente alle casse”.

Riguardo alla corrispondenza fra DVR e relativi piani di Sorveglianza Sanitaria, il documento ricorda che dei 13 piani richiesti, due non erano ancora pervenuti, uno non prevedeva la sorveglianza sanitaria (un discount) e, per i 10 piani sanitari restanti, era presente una corrispondenza solo con 6 DVR.

Veniamo alle patologie rilevate con la Sorveglianza Sanitaria:
- “507 idoneità con limitazioni/prescrizioni su 5815 lavoratori soggetti a sorveglianza sanitaria; – di tali limitazioni/prescrizioni 181 sono determinate da patologie muscolo-scheletriche a carico dei seguenti distretti corporei: colonna vertebrale (ernie, protrusioni discali), mano- polso ( tunnel carpali, tendiniti dei flessori, tendinopatie non meglio precisate, sindr. di De Quervain), spalle (sindromi conflittuali acromion – claveari, tendiniti cuffia dei rotatori), gomito (epicondiliti)”.

In merito alla distribuzione delle patologie muscolo-scheletriche:
- su 128 alla colonna vertebrale, 45 riguardano il reparto drogheria, 19 il reparto gastronomia e 14 il reparto casse;
- su 19 al distretto mano-polso, 10 riguardano il reparto casse e 4 il reparto gastronomia;
- su 30 alle spalle, 15 riguardano il reparto drogheria e 12 il reparto gastronomia;
- su 4 al gomito, 3 riguardano il reparto gastronomia e 1 il reparto casse.

Il documento, che riporta anche informazioni sulle denunce di malattie professionali e sui dati richiesti relativi alla sorveglianza sanitaria non completamente forniti, conclude che, in relazione all’indagine svolta, nel comparto della GDO è bene:
- “valutare i reparti risultati a rischio da questa analisi se presenti nei propri punti vendita e riconsiderare i compiti da valutare in funzione delle patologie emerse;
- laddove non presente redigere un piano degli interventi di miglioramento con i relativi tempi (ex art. 28 comma 2 lettere b,c del D.Lgs. 81/08) coinvolgendo anche il medico competente e l’RLS;
- riesaminare i giudizi di idoneità con limitazioni/ prescrizioni per evidenziare un nesso di causalità (o concausalità) con la mansione;
- procedere alle eventuali denunce di malattia professionale (obbligo di legge)”.


18 marzo 2011

studio Fonzar's Blog


Prevenzione delle patologie muscolo-scheletriche da MMC e da Mov. Ripetuti degli arti superiori nei supermercati


18 marzo 2011

I CONTRATTI A TERMINE ILLEGITTIMI SI POSSONO IMPUGNARE FINO AL 31 DICEMBRE 2011


Chi non avesse fatto in tempo a presentare la contestazione entro il 23 gennaio, potrà ancora farlo per tutto il 2011



Tra gli emendamenti presenti nella nuova legge Milleproroghe 2011, ce n'è uno che proroga l'applicazione del famigerato art. 32 del Collegato Lavoro (che fissava, lo ricordiamo, al 23 gennaio il termine ultimo per contestare il "licenziamento" illegittimo) al 31 dicembre 2011. Dunque chi non avesse fatto in tempo a presentare la contestazione entro il 23 gennaio, potrà ancora farlo per tutto il 2011.

L'articolo 32 della legge 183/2010, infatti, paragonando la scadenza del contratto a termine a un licenziamento, applicava anche a questo il limite di 60 giorni per contestare.

Questo “paragone” è sembrato ai più un vero azzardo perché i precari che lavorano con varie tipologie di contratti, atipici o a tempo determinato, sono spesso ricattabili dal datore di lavoro e non sempre alla scadenza naturale del contratto sono pronti ad “impugnare” e muovere causa tempestivamente contro il proprio datore di lavoro da cui sperano sempre di ricevere un'offerta di lavoro “più decorosa”, o semplicemente un rinnovo del contratto che spesso arriva dopo qualche mese. Un precario, quindi, non “agisce” immediatamente dopo la scadenza del contratto anche se potrebbe vantare davanti al giudice una richiesta di stabilizzazione o di trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato, proprio perché “spera” che questa “stabilizzazione” o “trasformazione” arrivi motu proprio da parte del datore di lavoro senza bisogno di “fare causa”.

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L'emendamento approvato, comunque, prolunga i termini a tutto il 2011 anche per i contratti già scaduti e permette ai precari di poter continuare ad agire in giudizio almeno per tutto quest'anno.


18 marzo 2011

USB Unione Sindacale di Base




VERTENZA PER LA CHIUSURA DEI NEGOZI CAMPANI DI UNICOOP TIRRENO, CARLO VUOLO: «PROTESTEREMO FINO ALLO SCIOPERO DELLA FAME»

Non si sblocca la situazione dei lavoratori campani licenziati dopo la cessione dei negozi a marchio Coop e la successiva chiusura.



Manifestazione degli ex lavoratori Unicoop Tirreno di Soccavo avvenuta lo scorso 3 dicembre 2010

Intanto è finito il sussidio di disoccupazione e di nuove prospettive nemmeno l'ombra.


Mentre prosegue l'iter giudiziario, si annunciano nuove proteste. «Non offriteci qualche soldo né le vostre scuse. Ridateci solo il nostro impiego»

Ci sono storie che non possono terminare con la pubblicazione di un articolo. La vicenda dei diciassette lavoratori campani già dipendenti della Unicoop Tirreno, licenziati dopo la cessione dei punti vendita ad altre catene della grande distribuzione che li hanno chiusi, è una di quelle. Se n’era parlato in due occasioni a dicembre 2010 (gli articoli sono qui e qui) e ancora poco tempo fa avevamo di nuovo dato spazio alla questione pubblicando una lettera. Ma a tutt’oggi risultati concreti per i disoccupati non ce ne sono. E il punto della situazione lo fa ancora Carlo Vuolo, delegato a rappresentare gli ormai disoccupati campani.

Rispetto alla sua lettera pubblicata qualche giorno fa, è cambiato qualcosa?

«A dir la verità, sono stato contatto per vie private dalla dottoressa Vanda Spoto, la presidentessa di Legacoop Campania. Mi diceva che si sarebbe impegnata a sostenere la nostra battaglia, per quanto ammettesse di non poter fare granché. Nel frattempo è accaduto un altro fatto: al nostro avvocato viene spedito un fax dallo studio legale Schembri e Bertolini, che rappresenta la Unicoop Tirreno. Ci è stata così sottoposta una proposta di 10 mila euro a titolo non di risarcimento, ma si tratterebbe di una transazione che non riconosce neanche parzialmente delle nostre istanze. Se accettassimo, dovremmo rinunciare insomma a qualsiasi richiesta nei loro confronti, prima tra tutte il posto di lavoro, l’unica nostra vera rivendicazione».

Dunque la vostra decisione è di non accettare questa proposta?

«No, non accetteremo. Abbiamo parlato con il nostro avvocato e abbiamo deciso che andremo avanti perché non abbiamo bisogno di carità, ma di certezze. E la certezza ce la può dare solo il lavoro».

Prospettive di reinserimento lavorativo al momento ne avete?

«No. Io, a 47 anni, sto andando in giro a chiedere un impiego, ma vengo guardato come se fossi in alieno. Prima di tutto, dalle nostre parti, in Campania, lavoro non ce n’è, ma soprattutto alla mia età sembra che debba rinunciare a qualsiasi possibilità di lavorare. Sono giovane per la pensione, ma sono vecchio per una nuova occupazione».

Per quanti anni ha lavorato all’interno del settore della cooperazione? E con quali incarichi?

«Ci ho lavorato venticinque anni circa, dalla metà degli anni Ottanta fino al 2009, quando siamo stati ceduti e licenziati. Ho sempre fatto un po’ di tutto, ricoprendo il ruolo di addetto alle vendite, cassiere, magazziniere e qualcos’altro. Da noi c’erano figure professionali specializzate o con una maggiore specializzazione in un settore, ma il nostro tipo di cooperativa, soprattutto agli albori, era che tutti davano tutto. E noi ci credevamo perché credevano in valori come la solidarietà, l’utilità pubblica. Andando avanti però ci siamo accorti che questo sistema è stato sostituito da logiche finanziarie e bancarie che hanno fatto perdere i valori da cui eravamo partiti portando nell’agro sarnese-nocerino la Coop, che ai tempi dava lavoro, stipenti e legalità, cose non frequenti dalle nostre parti».

Prima che Unicoop manifestasse l’intenzione di vendere i supermercati in cui era impiegato anche lei, c’erano già stato segnali dei problemi che si sarebbero presentati?

«Nel 1998, quando c’è stato il passaggio da Coop Campania a Unicoop Tirreno, fummo contenti perché si realizzava un sogno: realizzare un’unica grande cooperativa, una sorta di grande famiglia accomunata da certi valori. Subito dopo ci accorgemmo che la realtà era differente perché, in dieci anni, solo all’inizio si videro interesse per i negozi e azioni convincenti di fidelizzazione della clientela. Ci siamo sentiti, a livello regionale, abbandonati ai nostri problemi e i punti vendita ne hanno risentito, a favore degli ipermercati. E si è passati sopra a nostre situazioni familiari molto gravi, che avrebbero meritato più considerazione, dopo la dedicazione che noi abbiamo dedicato al lavoro».

Dal punto di vista delle vertenze aperte tra tribunale del lavoro e azioni giudiziarie in corso, contate di poter conquistare qualche forma di risarcimento?

«L’unico risarcimento che vogliamo è il posto di lavoro, i soldi non ci interessano, altrimenti avremmo agito diversamente e magari avremmo presentato noi per primi una richiesta economica, senza attendere che ci venisse sottoposta. Pretendiamo solo chiarezza dal lato giuridico, soprattutto per quanto riguarda ciò che è successo dopo la vendita dei supermercati Coop alle realtà locali che hanno chiuso tutto e ci hanno licenziato (senza ancora aver ricevuto la liquidazione). Già ad Avellino e a Napoli i magistrati hanno detto che i lavoratori essere devono reintegrati in Unicoop Tirreno. Attendiamo dunque gli sviluppi perché, dopo tanti anni, rimango legato al mondo della cooperazione e vorrei vedere ben riposto il mio convincimento».

Quando sono stati aperti nuovi centri commerciali a marchio Coop in Campania, voi ex lavoratori avete manifestato pubblicamente. Contate di ripetere l’esperienza in futuro?

«Il 3 dicembre 2010 siamo stati a Napoli per dire all’azienda che non ci saremmo arresi. Tant’è vero che, dopo alcune azioni pubbliche, poi ci hanno ricevuto. Io, come delegato dei lavoratori, sono stato a un incontro in cui si era detto che c’era la volontà di risolvere il nostro problema. Tuttavia non sono seguite proposte concrete, neanche dopo un’udienza celebrata a Napoli il 13 gennaio successivo. Ai tempi però ci eravamo fermati e ci eravamo illusi che si potesse arrivare a una soluzione. Constatato che non è così, riprenderemo con la nostra lotta, per quanto preferisco non raccontare quello che abbiamo in mente di fare. Posso solo aggiungere che non escludiamo il ricorso allo sciopero della fame».

La vostra situazione si sta trascinando così a lungo tanto che è finito anche il sussidio di disoccupazione. Come riesce una persona che ha lavorato tanti anni ad andare avanti?

«Questa è una bella domanda. Le posso dire che, alla mia età, chiedere un aiuto economico ai genitori o a qualche familiare è quanto di più umiliante si possa pensare. Loro capiscono il mio disagio e non si tirano indietro, ma per me è devastante. Devo solo sperare di non ammalarmi, a questo punto, perché altrimenti è davvero la fine. Ho cercato di spiegare questa situazione ai miei ex datori di lavoro. E posso aggiungere che non ci interessa trovare responsabilità personali, vogliamo a questo punto solo ricostruire la nostra vita e quei valori in cui abbiamo creduto. Mi ripeto, ma è importante: possiamo farlo solo lavorando. Ritengo che i miei colleghi e io siamo vittime di un’ingiustizia, ma non vogliamo che qualcuno venga a chiederci scusa. Ridateci solo il nostro impiego. Non vediamo l’ora di ricominciare».


17 marzo 2011

Antonella Beccaria

Domani Arcoiris.tv


16 marzo 2011

ARRIVANO I TURIDDO BOND

Da aprile sarà possibile sottoscrivere per i soci di Unicoop Firenze un nuovo strumento finanziario

Si tratta di un prestito vincolato a 18 mesi con tacito rinnovo alla scadenza


Una lettera ai dipendenti comunica in questi giorni che l'interesse corrisposto sarà a tasso variabile a partire da l'1
,6% netto

Le nostre molte perpless
ità


Un'altra vita sarà anche possibile, come sostiene Campaini, ma non certo con gli interessi che Unicoop Firenze prospetta per i propri soci.

La cooperativa fiorentina aveva già reso noto in febbraio che stava lanciando un nuovo tipo di investimento. Per rendere possibile l'operazione, il 12 giugno 2010, l'assemblea dei soci aveva approvato le modifiche al regolamento di raccolta del prestito sociale. Queste modifiche, entrate in vigore il 1 settembre scorso, sono inserite nell'articolo 5 bis.

Abbiamo già manifestato i nostri dubbi su questa operazione, in particolare per quanto riguarda il tacito consenso al rinnovo. Alla scadenza dei 18 mesi infatti, a meno che non lo si richieda un mese prima per iscritto, il prestito si rinnova automaticamente per ulteriori 18 mesi.

Considerato che l'età media del socio prestatore è piuttosto elevata, questo aspetto del prestito ci pare non solo ambiguo, ma in contraddizione con i valori stessi della cooperativa (siamo su una linea del tutto teorica i cui fondamenti pratici si sono smarriti da tempo). Crediamo che Unicoop avrebbe dovuto tenere un approccio meno opaco e rimborsare il prestito a scadenza, come avviene ad esempio con tutti i prestiti obbligazionari e come un occhio più attento agli interessi dei soci anziché ai propri avrebbe certamente consigliato. Diciotto mesi mesi per una persona anziana sono tanti, figuriamoci ingabbiarla per altri 18 (si va per i 3 anni complessivi), magari per una semplice dimenticanza, cosa che alle persone anziane (e non) può capitare, vero Campaini?

Ma veniamo alla novità annunciata con una lettera ai dipendenti proprio in questi giorni. Unicoop firenze rende noto il rendimento di questo prestito vincolato a 18 mesi.
Riportiamo dalla lettera: «Il tasso di remunerazione è stabilito dal Consiglio di gestione e non è fisso per tutto il periodo del vincolo. Può subire aumenti o diminuzioni, ma sarà sempre maggiore di quello applicato sul libretto. Il tasso in vigore è l'1,60% netto, il 2% lordo.»

Inoltre Unicoop ci fa sapere che «Se nei 18 mesi il tasso scende al di sotto di quello al momento della sottoscrizione (o del rinnovo) il socio ha 60 giorni per richiedere l'estinzione di tutto il deposito vincolato, che verrà rimborsato con gli interessi maturati fino al giorno del ritiro.»

Passiamo alle nostre considerazioni.
Siamo di fronte dunque ad un prestito a tasso variabile, che ha come "pavimento", cioè il tasso minimo che tiene in piedi il vincolo, quello stabilito al momento della sottoscrizione. Se Unicoop scende sotto questa soglia il socio prestatore ha la facoltà di uscire dal prestito percependo il rateo maturato fino a quel momento. L'ingrediente davvero sconcertante è che NON SI SA su quali basi il tasso varia. Chi sottoscrive il prestito è in pratica nelle mani, più o meno oculate, del Consiglio di Gestione Unicoop. Anche qui l'opacità regna sovrana.

Attualmente il tasso iniziale che sarà da riferimento per i primi 18 mesi è stato determinato nella misura del 1,6% netto su base annua. Siamo molto delusi e preoccupati da questa scelta sulla remunerazione, perché la troviamo davvero miserrima. Possibile che Unicoop Firenze, la quale gestisce (dati bilancio 2009) un prestito sociale che supera i 2 miliardi e 787 milioni di euro, non possa offrire, contro un vincolo a 18 mesi tacitamente rinnovabile, un trattamento remunerativo dignitoso? Sono in un mare di guai?

Considerazioni sui tassi.
L'Istat ci comunica che l'inflazione a febbraio 2011 segna un nuovo record, attestandosi al 2,4%. Ne consegue che se il risparmiatore vuole difendere il proprio capitale dall'erosione determinata dall'aumento dei prezzi dovrà trovare un rendimento uguale o superiore a questa percentuale. Nel caso del prestito di Unicoop non solo non si copre l'inflazione, ma siamo sotto di 80 punti base.

Vista la vampata inflattiva, i tassi ufficiali di sconto della BCE - fermi da tempo all'1% - si muoveranno al rialzo con ogni probabilità già dal prossimo aprile. A renderlo noto senza tanti giri di parole è stato il presidente Trichet che ha prospettato un possibile aumento nel corso dell'anno di 50 punti base (+0,50). Gli ha fatto eco il governatore della banca centrale tedesca, Axel Weber, il quale si spinge a prevedere un rialzo nel corso dell'anno di ben 3/4 di punto (+0,75) dei tassi ufficilai BCE. Se consideriamo che il terremoto giapponese e l'impatto disastroso sulla centrale nucleare di Fukushima sta obbligando (italia esclusa, ma c'è il referendum) a rivedere le politiche sul nucleare e i relativi investimenti, questo potrebbe riversare la richiesta di energia sia sulle fonti rinnovabili, sia su quelle classiche (in primis il petrolio) aumentandone i prezzi ed accentuando la tendenza inflattiva (inflazione importata).

Comparazioni.
Come è nostra abitudine, forniamo ai lettori alcune semplici comparazioni con titoli che per caratteristiche sono equiparabili con l'investimento proposto da Unicoop. Già la volta scorsa abbiamo parlato dei buoni postali a 18 mesi, confrontiamo ora con alcuni rendimenti di titoli dello stato italiano, sottolineando un fattore non secondario e cioè che la solvibilità del paese Italia è una garanzia creditizia assai superiore a quella che può fornire Unicoop Firenze.

BOT. Ad oggi il Bot con scadenza 15 marzo 2011 offre un rendimento netto del 1,36%.
BTP. Il Btp con scadenza 15 ottobre 2012 (durata residua 18 mesi) offre oggi un rendimento netto annuo del 2,039%.

Potremmo continuare, ma con tutta la buona volontà più che andiamo avanti, più che la proposta di Unicoop Firenze ci lascia molto delusi e come detto, preoccupati.



17 MARZO: LA FESTA LA DECIDONO LORO MA LA PAGHIAMO NOI


Sacrosante polemiche su una festività che in vari casi pagheranno i lavoratori






Festività del 17 marzo, decreto legge 22 febbraio 2011 n.5

Come sapete il decreto legge prevede che

-il 17 marzo, per il solo anno 2011, sia considerato giorno festivo (art.1);
-al fine di evitare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e delle imprese private…….gli effetti economici e gli istituti previsti per la festività soppressa del 4 novembre non si applicano a tale ricorrenza ma, in sostituzione, alla festa nazionale per……il 17 marzo 2011 (art.2).

In altre parole si dice che la festività del 17 marzo verrà coperta utilizzando la “festività soppressa del 4 novembre” (!).
Il problema è che il 4 novembre non è una festività soppressa.

E’ utile ricordare che le festività soppresse indicate dalla legge 54 del 1977 sono le seguenti:

Epifania ( poi ripristinata), S.Giuseppe, Ascensione, Corpus Domini, S.S. Apostoli Pietro e Paolo, mentre per il 2 giugno ( poi ripristinata) e per il 4 Novembre le festività sono state spostate rispettivamente alla prima domenica del mese di giugno e di novembre Inoltre, da una prima valutazione, i nostri legali confermano che un decreto legge non può peggiorare un contratto collettivo vigente. Infatti la contrattazione collettiva sviluppatasi dal 1977 in poi ha normato le festività soppresse che sono state convertite in quote orarie di permessi retribuiti individuali (32 ore) che sono andate a sommarsi alle ore di riduzione di orario di lavoro ( in molti settori del privato denominati come ROL o PIR o PAR ) ottenute sempre dalla contrattazione collettiva, ed è sempre la contrattazione collettiva che ne disciplina la fruizione.

Da quanto premesso riteniamo che il decreto legge contenga aspetti non solo controversi ma anche suscettibili di possibili ricorsi di ordine legale qualora le aziende ,invece di considerare come giornata festiva il 17 Marzo , con conseguente trattamento economico e normativo, decidessero di collocare i lavoratori in ferie forzate o utilizzassero le ore di riduzione di orario (PIR-PAR-ROL) che, ribadiamo, sono ambedue regolamentate dalla contrattazione collettiva.

E’ evidente che soltanto con la distribuzione delle buste paga contenenti i dati relativi al mese di Marzo sapremo effettivamente come le singole aziende hanno coperto la giornata del 17 Marzo e valuteremo se e come aprire eventuali contenziosi con le aziende.

Si invitano pertanto tutte le strutture a monitorare i comportamenti delle aziende in occasione della festività del 17 Marzo, ricorrenza dei 150 anni dell’unità d’Italia,così come invitiamo i nostri legali ad approfondire ulteriormente tale questione ed in particolare se, come noi pensiamo, il 17 Marzo debba essere considerato come festività aggiuntiva.


16 marzo 2011

USB Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato



AUTOSTRADA AURELIA: ANCHE LEGACOOP IN SOCIETA' CON BENETTON?

La vicenda dell’Autostrada Aurelia ora si tinge di rosso, e si aggiunge un altro tassello a quella che sembra apparire sempre più una speculazione economica piuttosto che un’opera di interesse pubblico



Così, dopo il conflitto d’interessi di Bargone “controllore di se stesso”, il solo adeguamento “lo scippo” della variante Aurelia senza nuovi tratti autostradali, la scomparsa del Lotto 0 “del Romito” e di quasi tutte le complanari, ora è il turno delle Coop di costruzioni che “giustamente” sembra non vogliano rimanere fuori da questa “bengodi” alle spalle del cittadino.

Sul sito ufficiale di CoopErare SPA il cui slogan è «Cooperare Spa è lo strumento di investimento in capitale di rischio nato per incoraggiare le cooperative aderenti a Legacoop ad intraprendere operazioni straordinarie» si legge che è stata costituita una nuova società, la «Holcoa che - e citiamo la pagina web – è lo strumento creato dalle cooperative di costruzioni (CCC, CMB di Carpi, CMC di Ravenna e Unieco) per entrare nel settore delle concessioni autostradali. Il primo obiettivo è l’acquisto del 25% della Società Autostrada Tirrenica (SAT), attualmente controllata da Autostrade per l’Italia. SAT è il concessionario per la gestione della tratta Livorno – Cecina (Rosignano) (Km 36,6) ed è titolare della concessione per la progettazione, la costruzione e l’esercizio delle tratte Cecina (Rosignano) – Grosseto (km 110,5) e Grosseto – Civitavecchia (km 95,5) per un importo lavori di 2,0 – 2,5 miliardi di Euro». Questo ovviamente potrà avvenire nel 2012 solo dopo che il CIPE avrà approvato il progetto della SAT del gruppo Benetton.

Su questa e molte altre incongruenze ci ha mandato un comunicato Giuliano Parodi della lista civica suveretana “Uniti per Suvereto” che pubblichiamo integralmente.

«In accordo con il Comune l’autostrada non passerà sull’Aurelia, nel territorio orbetellano. Il percorso al quale stiamo lavorando è quello che si trova al di là della strada vicinale dei Poggi, verso il massiccio calcareo». cosi’ il 19 gennaio 2011 dichiarava l’AD della SAT a proposito del nuovo tracciato della Tirrenica, e aggiunge lo stesso Dott. Bargone che non ha problemi a definire «accantonata» una volta per tutte l’ipotesi di sovrapporre l’autostrada sul tracciato della vecchia Aurelia.

Il 10 marzo 2011 nell’incontro dello stesso coi sindaci e la Provincia di Livorno dichiara tutt’altro ossia: che il nuovo tracciato, causa riduzione dei costi, sarà sovrapposto alla vecchia Aurelia. Siamo di fronte all’ennesima incertezza e dichiarazione spot?

La SAT e il suo amministratore in quanto a dichiarazioni ufficiali, smentite poi nei fatti, ci ha ormai abituato.

Basta andare a leggere i verbali della VIII commissione parlamentare del 11 novembre 2009, dove il Dott. Bargone, chiamato ad illustrare il progetto del corridoio Tirrenico, dichiara che l’opera complessiva costerà 3,5 miliardi di euro e altri 231 milioni di euro per la realizzazione del lotto zero Maroccone-Chioma e la penetrazione al porto di Piombino della strada statale n. 398, a totale capitale privato e aggiunge che “il piano finanziario ha equilibrio giusto per consentire la realizzazione dell’opera, considerando che essa avviene in project financing”.

lnteressante la risposta che viene data alla domanda dell’On. Piffari dell’ IDV sulla copertura finanziaria, in quell’occasione il Dott.Bargone – non dimentichiamolo nella duplice veste di controllore di se stesso – conferma che ci sono già le condizioni per la copertura totale dell’importo necessario al completamento e sottolinea il tutto a carico dei privati, dichiarando “Per quanto riguarda il finanziamento, fino ad adesso non si sono avute criticità. In proposito, c’è un impegno da parte della società SAT, ma soprattutto della controllante ASPI. Un advisor finanziario”.

Il 13 Febbraio 2011 il Dott. Bargone dichiara alla stampa che il Lotto-zero non si farà perché avrebbe un costo di oltre 400 milioni di euro, ma come e’ possibile se solo un anno prima con 231 milioni di euro la SAT ci faceva Lotto zero e la bretella Piombinese della 398? Stranamente quando poi lo Stato nel 2010 decide di riscattare al termine della concessione l’autostrada senza mettere un euro di soldi pubblici lo scenario finanziario muta e la SAT dichiara di non poter più sostenere il progetto approvato.

E sempre nell’incertezza si prosegue visto che entro il 2012 da parte di Atlantia è previsto il deconsolidamento di Autostrada Tirrenica (SAT) oltre alla cessione di Etce e di Towerco. Dall’ottimizzazione del portafoglio il gruppo guidato da Giovanni Castellucci prevede introiti da 650 milioni di euro e plusvalenze da 250 milioni di euro.
Questo significa che la SAT verra’ messa sul mercato e, visto che le concessioni autostradali fanno gola a molti, la Legacoop ha gia’ costituito la societa’ Holcoa, con lo scopo di acquisire il 25% della stessa.

Spero che quest’ultima operazione di mercato non crei imbarazzo all’interno del PD, visto il filo rosso che lo lega alle coop in questione, e dall’altro lato la salvaguardia del territorio e la tutela dei cittadini di fronte ad un operazione che non va certo nella direzione del potenziamento dell’infrastruttura ma che si configura come la solita speculazione capitalistica a cui siamo purtroppo abituati.

Personalmente – continua Parodi – continuo a sostenere che e’ impensabile continuare a giocare così sulle nostre spalle, senza posizioni precise e navigando all’interno di incertezze, conflitti di interesse e conti che non tornano, la soluzione migliore e’ riprendere ed attuare il progetto ANAS del 2000, dal costo stimato intorno agli 800milioni di euro, che prevedeva la messa in sicurezza dell’Aurelia da Fonteblanda a Civitavecchia, trasformando tutta la tratta ai fini pratici in tipologia autostradale ma senza nessun tipo di pedaggio.

In questo paese – conclude Parodi – ci stanno abituando che lo Stato, a fronte di una pressione fiscale sempre maggiore, non è più in grado di sostenere e realizzare nessun tipo di opera pubblica, c’e’ l’abdicazione di ogni servizio nelle mani dei privati, dalle strade alle scuole passando per la sanità.
E’ ora di indignarsi e cominciare a dire basta a questa spirale, se necessario scendere in piazza, ma non possiamo e non dobbiamo accettare più come “normale” una situazione del genere.

Giuliano Parodi

capogruppo Uniti per Suvereto


16 marzo 2011

Corriere Etrusco.it