30 dicembre 2013

COOP CENTRO ITALIA LANCERA' PRESTITO VINCOLATO A TRE ANNI


Coop Centro Italia sta per lanciare un prestito per i propri soci con vincolo di tre anni

Nello stesso tempo la Coop è in corsa con una cordata di imprenditori locali per il controllo di Banca Popolare di Spoleto






La strada del prestito vincolato per i soci Coop fu intrapresa per primi da Unicoop Firenze nell'aprile 2011 con un prestito a vincolo di 18 mesi con tacito rinnovo. Coop Centro Italia che in molti aspetti mutua le mosse della Coop fiorentina - non ultimo il caso dei "ladri di merendine" - aveva proposto questo tipo di prestito nell'aprile 2012 con scadenze a 6 e 12 mesi.

Ora la Coop umbra è in procinto di lanciare il prestito vincolandolo ad una scadenza più lunga, ben 3 anni. Non possiamo fare a meno, non fosse altro che per la tempistica, di collegare questa iniziativa alla corsa per la scalata della Banca Popolare di Spoleto, attraverso il veicolo societario Clitumnus partecipato da Coop Centro Italia e una cordata di imprenditori locali. La popolare spoletina è commissariata da un anno ed è partecipata da Coop Centro Italia al 2,039%. Ecco l'assetto societario della banca come da prospetto Consob.

Questa volta la Coop di Castiglion del Lago batte sul tempo la sorella maggiore Unicoop Firenze che aveva avuto la stessa tentazione, poi rinunciandovi per la bufera che si è abbattuta su Mps e la conseguente fuga dai libretti del prestito sociale di Unicoop.

Le caratteristice del nuovo tipo di prestito non sono ancora note. Qui potete leggere le caratteristiche attuali del prestito sociale in Coop Centro Italia. Attendiamo di conoscere le prerogative del nuovo prestito vincolato della coop presieduta da Raggi.


Update : Così risponde Coop Centro Italia

21 dicembre 2013

LADRI DI MERENDINE ANCHE IN COOP CENTRO ITALIA: DUE LICENZIAMENTI





Una vicenda che ha portato al licenziamento due colleghi di Coop Centro Italia, ricorda quello che successe nei magazzini di Unicoop Firenze cinque anni fa



«Alla fine di novembre sono arrivate le lettere di licenziamento a due lavoratori di Coop Centro Italia con l'accusa di aver rubato merendine e caramelle esposte in un contenitore del magazzino». Questa è l'informazione che abbiamo grazie al blog Cobas Terni, pagina a cui rimandiamo.
I dettagli a disposizione non sono molti ed è difficile fare paralleli, ma istintivamente la memoria va a quello che accadde in Unicoop Firenze cinque anni nei magazzini Unicoop Firenze di Scandicci.

Unicoop Firenze sporse denuncia contro ignoti per ammanchi nel magazzino. Furono istallate videocamere da parte dei carabinieri che riprendevano e registravano immagini una zona particolare all'interno del magazzino stesso: la cosiddetta gabbia dei rotti. Questa è una vera e propria gabbia dove viene accatastata la merce che si danneggia giornalmente durante la normale movimentazione. Questa merce
non è più vendibile e viene per lo più gettata nel cassonetto. Quello che è recuperabile viene (o veniva) dato in beneficienza. Era prassi diffusa e consolidata che i dipendenti potessero consumare questi prodotti: una bottiglietta d'acqua, un pacchetto di gomme, un detergente per pulire il parabrezza del camion (della Coop), ecc. Tutti ne erano a conoscenza.

23 lavoratori vennero indagati per furto e appropiazione indebita e Unicoop Firenze segnò una delle pagine più nere della propria storia licenziando ben 7 dipendenti.
La reazione dei lavoratori e del sindacato fu decisa e la vertenza assunse un certo rilievo mediatico che portò ad un confronto Tv, nella trasmissione Mi manda Rai Tre, tra alcuni dei colleghi licenziati tutelati dal compianto avvocato Bellotti e l'allora presidente del consiglio di gestione, Armando Vanni, nonché il responsabile delle risorse umane, Piero Forconi. La coppia di dirigenti inanellò una serie di gaffes tanto che il video della trasmissione diventò presto un cult tra i lavoratori Unicoop Firenze dei magazzini. Ancora oggi, specie dopo le vicende emerse sul conto del Vanni (vedi qui e qui)  la performance della coppia è fonte di battute e grasse risate.

La trasmissione fu un autogol mediatico pazzesco. La linea intransigente di Unicoop che si può riassumere in "i ladri vanno sempre e comunque puniti", faceva a cazzotti con la realtà dei fatti: prendere quei prodotti che andavano gettati e di nessun valore commerciale era uso consolidato da sempre. Se Unicoop voleva che ciò non avvenisse, bastava una semplice circolare interna o una breve assemblea aziendale in cui si informava che certi comportamenti usuali non dovevano proseguire. Nessuno avrebbe certo rischiato il posto di lavoro per un pacchetto di gomme. Risultò chiaro che l'obiettivo di Unicoop Firenze era quello di colpire dei lavoratori dei magazzini col primo pretesto. Vecchie logiche vendicative che peraltro ricalcano la personalità e il carattere del massimo responsabile dei magazzini di allora, fortunatamente adesso in pensione.

Come andò a finire. I lavoratori licenziati furono tutti reintegrati e Unicoop Firenze fece una brutta, bruttissima figura.

Pur non conoscendo nei dettagli la vicenda dei due colleghi di Coop Centro Italia, auguriamo loro la stessa conclusione.


14 dicembre 2013

PRATO, SEI CAMIONISTI OCCUPANO LA CECCHI LOGISTICA

Sono stati licenziati.  Sotto accusa la Cecchi, la Driver ma anche la Cgil: «Siamo stati esclusi perché siamo iscritti al sindacato Cobas. Gli iscritti alla Cgil sono stati tutti riassunti».

La situazione di tensione viene da lontano e aveva già portato ad uno sciopero lo scorso luglio: «erano stanchi di lavorare per 4 euro l'ora senza garanzie»



PRATO. Quando sono arrivati in azienda, nel piazzale della Cecchi Logistica, in portineria, hanno trovato un elenco di nomi. Chi era compreso nell’elenco aveva una “richiesta” di togliere le proprie cose dai camion e restituire alla cooperativa Driver, di cui sono soci lavoratori, il materiale utile ai trasferimenti con i tir. Già nei giorni scorsi tutti i dipendenti della Driver avevano ricevuto una raccomandata con cui la cooperativa li informava che era stato interrotto il rapporto di lavoro con il cliente Corriere Cecchi e che di conseguenza i “soci” avrebbero perso i requisiti per rimanere all’interno della coop. In sintesi avevano ricevuto la lettera di licenziamento. Quelli della lista, sei camionisti, così come tutti gli altri dipendenti anche se con una differenza sostanziale. Mentre gli altri avevano già in mano la riassunzione nella nuova coop scelta dalla Cecchi, la “Work distribuzione” di Padova, i sei erano rimasti fuori dal passaggio.

Ecco quindi che gli esclusi non hanno avuto esitazioni ed hanno cominciato un presidio nel piazzale della Cecchi con la minaccia di rimanere lì finché non avessero chiarimenti. Sotto accusa la Cecchi, la Driver ma anche la Cgil: «Siamo stati esclusi perché siamo iscritti al sindacato Cobas. Gli iscritti alla Cgil sono stati tutti riassunti».

«Non abbiamo intenzione di andarcene - ha detto Shtenko Vadym, portavoce dei sei camionisti - finché non ci avranno chiarito perché non siamo passati nell’altra cooperativa come gli altri. Credo dipenda dal fatto che noi abbiamo criticato fortemente l’accordo firmato dal sindacato trasporti della Cgil di Prato e regionale con la nuova cooperativa di Padova».

Idee che la Federazione autisti operai del Cobas ha ribadito in un documento con cui si chiedeva l’assunzione dei sei senza costringerli a firmare l’accordo ritenuto “lesivo dei diritti dei lavoratori”.
Intanto dalle 11 di sabato 14 dicembre i lavoratori hanno bloccato i camion nel piazzale e si sono rifiutati di restituire il materiale di lavoro alla Work per un paio d’ore. Hanno resistito anche alla richiesta dei carabinieri di desistere dalla protesta tranne poi accettare di andarsene da lì quando sono stati avvertiti che sarebbero stati denunciati per violazione di proprietà privata se solo avessero messo un piede giù dal camion. «Lunedì (16 dicembre ndr) continueremo la nostra protesta», hanno messo in evidenza i sei lasciando il piazzale parcheggio della Cecchi.

Una storia vista più volte nel mondo delle cooperative dove nel passaggio degli appalti si lasciano fuori i dipendenti sgraditi tanto che l’avvocato della Cgil Sergio Lalli nelle scorse settimane aveva denunciato la situazione difficile che si vive in questo settore. In questo caso specifico del malcontento c’era già da tempo e una parte dei lavoratori (la metà in servizio alla Driver) aveva protestato “sequestrando” i camion giusto lo scorso luglio. Il motivo? La Cecchi aveva cambiato già quattro cooperative in un anno. Troppe per i dipendenti.

Dall’azienda di via Frediani (sabato 14, praticamente chiusa) non si è voluto rilasciare alcuna dichiarazione sull’argomento.Risponde invece alle accuse il segretario dei trasporti della Cgil di Prato Leandro Innocenti che a novembre aveva denunciato la giungla delle coop nel settore dei trasporti. «Con la nuova cooperativa a cui è stato affidato il lavoro - spiega - siamo riusciti a raggiungere un accordo che era sempre stato impossibile con le precedenti coop. Un accordo migliorativo per i dipendenti. Un accordo che coinvolge tutti coloro che lo sottoscrivono: non so cosa possa essere successo con i sei protagonisti della protesta di ieri dal momento che il nostro accordo non è solo per i nostri iscritti ma per tutti. Sono venuto a conoscenza della situazione dal Tirreno.it ma dubito si tratti di un persecuzione sindacale. Credo ci sia altro sotto».

Per contattare l'autrice dell'articolo scrivere a i.reali@iltirreno.it




14 dicembre 2013

Ilenia Reali

iltirreno.gelocal.it

GIRO DI POLTRONE COOP AI PIANI ALTI DI FINSOE

Assestamenti in Finsoe, la scatola di controllo di Unipol, partecipata dalle Coop

Ma cos'è Finsoe?


Cos'è Finsoe? E' la Spa non quotata che controlla il gruppo Unipol. I soci di Finsoe sono una trentina tra cui spiccano alcune grandi Coop della distribuzione oltre alla storica Holmo Spa, ridimensionata dall'aprile 2011, partecipata a sua volta da altre Coop in particolare delle costruzioni.

Siamo nel mondo delle coop emiliane ed è naturale che dopo il valzer di poltrone innescato dalla nomina alla presidenza di Marco Pedroni, il riassetto si riverberasse anche in Finsoe.


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Staffetta tra gli uomini di vertice delle cooperative rosse ai piani alti di Finsoe, che con oltre il 31% è l'azionista di maggioranza relativa di Unipol Gruppo Finanziario.

Nei giorni scorsi, infatti, il presidente e amministratore delegato Marco Pedroni (numero uno di Coop Italia), ha rassegnato le dimissioni e le sue funzioni sono state attribuite ad Adriano Turrini (presidente di Cooperativa Adriatica) che condivide la carica di amministratore delegato con Mino Pacchioni.

Il cambio al vertice è stata l'occasione anche per inserire nel board altri due nuovi membri, Paolo Cattabiani e Rino Baroncini, rispettivamente presidente di Coop Consumatori Nord Est e presidente di Cooperativa Edilstrada Imolese. Pedroni, fra l'altro consigliere di Unipol, è comunque rimasto nel board, mentre la nomina di Turrini, anch' egli già presente nel consiglio d'amministrazione di Unipol, deve leggersi alla luce della circostanza che dopo l'ultimo aumento di capitale il primo azionista di Finsoe è Holmo con il 24,5% seguito da Cooperativa Adriatica con il 12,4%, ma la coop presieduta da Turrini detiene direttamente un altro 3,3% di Unipol.




14 dicembre 2014

Andrea Giacobino

12 dicembre 2013

FINTE COOP PER SFRUTTARE 200 LAVORATORI: 13 ARRESTI E 13 MILIONI SEQUESTRATI

L'inchiesta nasce dalla denuncia di un sindacalista Cobas

Sono più di 200 i lavoratori vittime del giro di fittizie cooperative scoperchiato dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Pavia con 13 arresti e il sequestro di 13 milioni di euro su 30 stimati di frode fiscale

 

Finte coop «utilizzate e poi artatamente dismesse al solo fine di consentire ai committenti di assumere manovalanza a buon mercato in totale spregio non solo dei contratti collettivi nazionali ma anche delle più elementari regole di igiene e sicurezza sul lavoro», riassume il gip Luigi Varanelli, «nonché per consentire la totale evasione di qualsivoglia onere contributivo, assicurativo e fiscale, con conseguente danno patrimoniale all'Erario e soprattutto agli stessi lavoratori».

Secondo l'indagine nata a Pavia dalla denuncia di un sindacalista Cobas e coltivata a Milano dal pm Carlo Nocerino - che ora punta a sviluppare con le banche dati di Agenzia delle Entrate-Inps-Prefettura un protocollo di contrasto al fenomeno - un consorzio sarebbe stato «creato al solo scopo di interporsi fittiziamente tra le cooperative "cartiere" di lavoratori e gli effettivi datori di lavoro della manodopera illecitamente collocata», specie la committente «Roto 2000 spa».

Il gip ha concesso l'arresto per tutti i 13 indicati dal pm, ma non per tutti i capi d'accusa proposti. L'associazione a delinquere resta contestata per i reati-fine di frode fiscale, non per l'intermediazione illecita di manodopera (legge Biagi 2003), che è una contravvenzione e per la quale dunque non poteva essere chiesto l'arresto per associazione a delinquere, sodalizio che normativamente deve essere «strutturato stabilmente alla commissione di delitti, non anche di contravvenzioni».

Niente arresto anche per le intimidazioni a «una teste già pesantemente vessata nell'ambiente lavorativo e poi addirittura licenziata proprio per le sua scelta di campo»: qui gli indizi «non sono univoci», e soprattutto i reati hanno «limiti edittali che non consentono l'emissione della richiesta misura cautelare»



11 dicembre 2013

Luigi Ferrarella

Corriere della Sera



10 dicembre 2013

ELEZIONE RLS UNICOOP FIRENZE : USB ROMPE GLI INDUGI AI MAGAZZINI



A otto mesi dalle elezioni delle Rsu in Unicoop Firenze non si è provveduto ancora all'importante designazione dei Rappresentanti alla Sicurezza (RLS)

USB colma il vuoto e nei magazzini annuncia le elezioni Rls per il 16 gennaio 2014




Le elezioni RSU del gruppo Unicoop Firenze si sono svolte a Maggio 2013, quindi sono trascorsi oramai quasi 8 mesi. E' perciò inspiegabile e soprattutto inaccettabile che non si sia ancora provveduto alla nomina o alla elezione dei Rappresentanti dei Lavoratori alla Sicurezza (RLS).

Si perpetua dunque questo ottuso e masochistico ostruzionismo da parte delle Organizzazioni Sindacali confederali di categoria, come già era accaduto per le elezioni delle RSU, che dovettero attendere più di 3 anni dalla scadenza naturale per poter essere indette.

Stavolta ci permettiamo di dire che la gravità del ritardo è resa ancora più evidente vista l'importanza della materia in questione. La mancanza di un delegato RLS regolarmente nominato o eletto ed opportunamente formato può creare danni evidenti alla normale attività lavorativa, facilitando la pratica di cattive abitudini che possono essere causa di gravi infortuni.

Ci sorprendiamo anche di come la stessa dirigenza di Unicoop Firenze stia tollerando così a lungo l'atteggiamento colpevolmente sufficiente delle OO.SS. Ci sono appuntamenti come la Riunione Periodica sulla Sicurezza e pratiche documentali come la redazione di un Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), che prevedono obbligatoriamente la presenza dei RLS, perciò Unicoop dovrebbe avere tutto l'interesse alla loro celere individuazione.

A tal proposito duole ricordare che anche le regole che normano l'elezione dei RLS dovrebbero trovarsi all'interno di quel famigerato "accordo rsu" che tutti sanno essere stato firmato da Unicoop ed OO.SS. subito dopo l'approvazione del Contratto Integrativo, ma che nessuno ha mai potuto consultare o anche solo vederne copia e che pare essere gelosamente conservato in chissà quali casseforti!

Per questi motivi la RSU dei magazzini di Scandicci e di Sesto F.no, composta interamente da membri del Sindacato di base USB, hanno deciso di non attendere oltre ed hanno annunciato con regolare comunicazione alla Direzione Logistica l'intenzione di indire le elezioni RLS per il giorno 16 Gennaio 2014.

Le modalità saranno quelle previste dal Decreto Legislativo n.81 del 9 Aprile 2008 e considerate inderogabili, se non in termini migliorativi, sia dai CCNL che dai Contratti Aziendali. Perciò il numero di rappresentanti sarà di 3 per il Ce.Di. di Scandicci (Unità Produttiva con più di 200 addetti) e 1 per il magazzino di Sesto F.no (U.P. con meno di 50 addetti). Come previsto dal medesimo decreto saranno individuati all'interno della stessa RSU, ad eccezione del terzo di Scandicci che sarà invece eletto dai lavoratori. Sembra che la notizia sia stata accolta con favore dai vertici aziendali, questo fa ben sperare per il corretto svolgimento delle elezioni.

In ultimo ci permettiamo di raccomandare a tutti i colleghi/e di interessarsi presso i loro delegati sindacali affinchè in ogni unità produttiva si possa arrivare al più presto alla individuazione dei RLS.


07 dicembre 2013

UNICOOP TIRRENO, VITERBO: 21 POSTI A RISCHIO


Dopo la grave crisi degli ipercoop campani che vede particolarmente a rischio licenziamento i dipendenti Iper di Afragola, si apre per Unicoop Tirreno un altro fronte vertenziale all'ipercoop di Viterbo





VITERBO - Sono a rischio mobilità 21 lavoratori dell’Ipercoop. La notizia è piombata sul tavolo della riunione indetta giovedì tra azienda, sindacati e lavoratori. A monte ci sarebbero bilanci in sofferenza per la catena un po’ in tutta Italia. 

Viterbo, sebbene risulti tra i punti vendita meno in crisi, pagherebbe per il deficit macinato soprattutto al sud della Penisola. Unicoop Tirreno non ha ancora ufficializzato la procedura, lasciando margini di trattativa aperti. I sindacati stanno lavorando per proporre soluzioni che scongiurino i licenziamenti. Ma tra i lavoratori è allarme rosso. Mercoledì è prevista una nuova assemblea con i circa 140 dipendenti dell'Ipercoop. Il 18, poi, i risultati del confronto saranno presentati dai sindacati ai vertici aziendali. La riunione in cui la parola mobilità è piombata sui lavoratori era prevista da un mese e mezzo.
La crisi morde e gli incassi ne risentono, nonostante promozioni e sottocosti: un’azione da parte dell'Unicoop Tirreno era nell'aria da tempo. Si parlava di possibili trasferimenti da Viterbo agli altri punti vendita della provincia: Vetralla, Tarquinia, Tuscania e Ronciglione. E invece nessuno spostamento: il pericolo è quello che una parte della forza lavoro perda il posto. I dirigenti hanno però ribadito che se si troverà una soluzione alternativa capace di garantire un taglio nei costi del lavoro saranno pronti ad accettarla.

Ad aprile di quest'anno era andato in scena il primo sciopero nella storia dell'Ipercoop di Viterbo. Supermercato chiuso per tutta la giornata con un'adesione del 100%. I dipendenti della catena Unicoop Tirreno avevano incrociato le braccia per protestare contro i carichi di lavoro eccessivi, la mancata stabilizzazione dei precari e orari di lavoro non conformi agli accordi sindacali. Ora, a distanza di otto mesi, la vertenza si inasprisce.



7 dicembre 2013

www.ilmessaggero.it


             

05 dicembre 2013

IL TRISTE ADDIO DI UNICOOP FIRENZE

Unicoop Firenze esce da Mps dopo un decennio con un bilancio disastroso e una duplice sconfitta. Non solo non e' riuscita nella finalità dell'investimento strategico, quella di contribuire a vincolare la banca senese al territorio, ma porta inoltre a casa perdite sul titolo nell'ordine dell'80%. Queste ammontano a 400 milioni su circa 500 di investimento complessivo



Il Monte parla sempre meno toscano e per Unicoop Firenze la scelta di essere uno dei grandi azionisti del gruppo senese non è più strategica. Questo spiega il progressivo disimpegno del gigante cooperativo della grande distribuzione alimentare, che ha ridotto dal 2,7 all'1,7% la partecipazione in Banca Mps. E che ora si prepara a non aderire all'aumento di capitale da 3 miliardi varato dal cda di Rocca Salimbeni.

Il cambio di rotta era nell'aria da tempo, almeno dallo scorso dicembre quando Turiddo Campaini, leader storico di Unicoop Firenze, lasciò improvvisamente la carica di vice presidente del Monte, dove a indirizzare le scelte erano arrivati da alcuni mesi il presidente Alessandro Profumo e l'ad Fabrizio Viola. Nell'ultimo anno il disimpegno di Unicoop ha registrato un'accelerazione: in ottobre Campaini ha lasciato anche il cda e l'ultima rilevazione Consob ha evidenziato la sensibile limatura al pacchetto azionario, che la cooperativa fiorentina dopo sostanziose svalutazioni ha in portafoglio a un valore medio di 0,30 euro per azione.

La scelta di entrare nel capitale del Monte, all'inizio del decennio scorso, quando a Rocca Salimbeni brillava la stella di Giuseppe Mussari, fu annunciata dallo stesso Campaini come la volontà di contribuire a rafforzare il legame territoriale della banca con la Toscana, nella prospettiva di realizzare anche servizi condivisi alla clientela di Unicoop. Fu un'operazione di sistema su base regionale.

La cronaca, non solo quella giudiziaria, ha dato torto a Campaini. E Unicoop Firenze, che dentro Rocca Salimbeni ha investito circa 500 milioni (direttamente e attraverso i due aumenti di capitale del 2008 e 2011), ormai ne ha persi più di 400: un bagno di sangue anche per un gruppo che fattura 2,5 miliardi, ha 100 negozi, 8mila dipendenti e più di un milione di soci.

Campaini, che presiede il consiglio di sorveglianza di Unicoop, ha sempre difeso con forza il valore strategico di quella scelta. Ma da un anno a questa parte, evidentemente, ha capito che il vento è cambiato. Proprio l'uscita di scena del 73enne leader del mondo cooperativo toscano, e il progressivo disimpegno di Unicoop Firenze dall'azionariato di Rocca Salimbeni, sono il segnale che la connotazione territoriale della banca più antica del mondo sta scolorendo. Almeno per quanto riguarda gli equilibri di controllo. Un'epoca è finita. Ma la nuova stagione deve ancora iniziare.



4 dicembre 2013

www.ilsole24ore.com



04 dicembre 2013

QUANDO UNICOOP FIRENZE VENDE IN BORSA CON GLI «SPECULATORI»



Oggi un titolo di Repubblica ci ricorda che in borsa non si distinguono i quarti di nobiltà delle Coop e quando si compra o si vende siamo esattamente come gli altri operatori





Per Campaini, il settantatreenne storico presidente di Unicoop Firenze, la Borsa è sinonimo di speculazione. La secca dichiarazione è tratta dal libro-intervista che lo stesso Campaini ha realizzato con Pietro Jozzelli, dal titolo Un'altra vita è possibile. Non stiamo a sparar sulla croce rossa ricordando tutto il percorso dell'investimento nefasto di Unicoop in Mps, ne abbiamo scritto più volte. Oggi però è singolare che Unicoop Firenze sia in qualche misura accomunata agli speculatori di borsa. Ed è ancor più stridente se pensiamo alla frase citata del presidente Campaini.

In realtà la sentenza di Campaini sulla borsa è stata presuntuosa, incauta, ancorché falsa. In borsa Unicoop Firenze c'è entrata con tutti e due i piedi (per non parlare delle coop emiliane poi che ne hanno il pallino) e ne sta uscendo con le ossa rotte. L'effetto provocato dall'annuncio anticipato del prossimo aumento di capitale del Monte dei Paschi, chiarisce che nel fuggi fuggi delle vendite non si distinguano certo quelle di un investimento strategico che non è più tale da quelle di investitori che hanno assunto posizioni ribassiste o che semplicemente sono usciti e stanno uscendo dal titolo,
proprio come Unicoop.

Da qualunque parte la si giri è davvero un brutto pasticcio quello della partecipazione di Unicoop Firenze in Mps, che si spera sia giunta alla sua nemesi. Quando si va in borsa (e mica è di per se un reato, intendiamoci) si gioca con le regole di quel mondo e non siamo più nobili dei cosiddetti speculatori. Inutile sottolineare che per una Coop investire massicciamente in borsa, strategicamente o meno, peraltro con i soldi del prestito sociale, è fortemente contraddittorio per non dire antitetico alla natura mutualistica delle Coop. Per non parlare delle Coop che controllano Spa quotate, un ossimoro davvero notevole.

Vogliamo la borsa? Lasciamo perdere la struttura cooperativa e traghettiamo le Coop della Gdo verso le Spa. I valori di solidarietà e tutto il corollario di buone azioni possono essere mantenuti, forse si pagheranno più tasse, ma le ex Coop potranno addirittura quotarsi nell'oggetto del loro amore-odio che è la borsa ed emettere obbligazioni proprie al posto del prestito sociale. Vogliamo differenziare l'attività in finanza? Continuiamo a farlo senza tutti questi sotterfugi lessicali e strutturali, nonché insopportabili panegirici per giustificarlo. Altrimenti non solo si prendono in giro i soci e i lavoratori delle Coop, ma ci si espone a figuracce di ogni tipo e la Littizzetto che ripete il noto mantra la coop sei tu, potrebbe non bastare.

Tenere il piede in due staffe è troppo furbo e troppo facile. Una persona di età e di esperienza come Campaini avrebbe dovuto evitarlo.


02 dicembre 2013

UNICOOP FIRENZE ESCE DA MPS


Unicoop Firenze scende al 1,776% del capitale di Monte Paschi di Siena


Si volta pagina, ma gli errori rimangono








La notizia della Consob è di qualche ora fa (di seguito dopo il nostro commento). Unicoop Firenze scende al 1,776% del capitale. La Consob precisa che Unicoop al 29 marzo 2012 risultava detenere il 2,727%. In realtà la quota detenuta in Mps fino a poco fa era del 3,68%. L'equivoco sulle diverse percentuali lo abbiamo spiegato
in questo post.

Questo pare un passo consequenziale dopo che il presidente storico Turiddo Campaini ha prima lasciato la vicepresidenza dell'istituto senese, il 20 dicembre 2012 proprio alla vigilia della bufera che di lì a poco si sarebbe abbattuta su Mps.

A queste si sono aggiunte anche le dimissioni dal Cda di Rocca Salimbeni nell'ottobre scorso, quando è stato chiaro che la direzione del management della banca si orienatava verso una soluzione lontana da quella territoriale che giustificava il famigerato investimento strategico.

Adesso, alla vigilia di un aumento di capitale monster di Mps (3 miliardi), Unicoop Firenze ha deciso di vendere buona parte delle quote ammettendo esplicitamente il fallimento della più che decennale strategia.

Non è stata capace di contribuire alla toscanità o senesità della banca e ci ha rimesso inoltre circa 400 milioni di euro. Una strategia finanziaria che a nostro avviso è assai distante dai valori decantati delle Coop e anche dal pensiero di Campaini, almeno quello dichiarato.

Si chiude una pagina drammatica. Gli errori sono stati gravissimi e ci aspetteremmo che l'attuale management, e in particolare il presidente di Unicoop da 40 anni, che hanno fortemente voluto la partecipazione strategica in Mps, si dimettessero. Lo dovrebbero fare in segno di rispetto verso i dipendenti e i soci, in specie quelli prestatori di Unicoop Firenze. Sarebbe un beau geste per chiedere scusa.

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MILANO, 2 dicembre (Reuters) - Unicoop Firenze è scesa all'1,776% del capitale di Monte Paschi di Siena.
Lo si legge negli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti, da cui risulta che al 29 marzo 2012 la partecipazione era pari al 2,727%.
L'operazione è datata 26 novembre 2013.


2 dicembre 2013

www.reuters.it