30 gennaio 2010

UNIPOL-BNL: CONSORTE CHIAMA A DIFESA TUTTO IL PD



Lunedì parte il processo all'ex presidente di Unipol



Giovanni Consorte vuole un processo a tutto campo su Unipol-Bnl e chiama la sinistra in sua difesa. Nell'inchiesta milanese per aggiotaggio (con l'ipotesi di aver stretto patti occulti con alcuni soci della banca romana) che vede imputato l'ex presidente e a.d. dell'assicurazione controllata dalle coop insieme con l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio e altre 19 persone, il manager abruzzese intende ricostruire l'intera vicenda. Non solo sotto il profilo strettamente giuridico ma "anche sotto quello dei sostegni e degli appoggi politici" alla corsa di Unipol in contrapposizione agli spagnoli del Bbva, ha spiegato ieri mattina Consorte in un colloquio con MF-Milano Finanza.

"La nostra corsa a Bnl fu del tutto legittima -afferma Consorte a MF- non ci fu un patto occulto per prosciugare l'Ops del Bilbao" facendo rilevare ad azionisti come Carige, B.P.E.Romagna o Deutsche Bank (tra gli altri) i titoli di Bnl. "Unipol perse perche' vittima di un complotto. E in tribunale lo vedremo. La mia fortuna e' che ci sono le intercettazioni; leggendole si capisce che fino all'ultimo c'era sempre qualcuno che si sfilava o poneva condizioni nuove. Il patto l'abbiamo chiuso solo il 18 luglio. E' tutto registrato, voglio che si facciano sentire le telefonate in aula, cosi' si capira' tutto".

"Voglio che venga in aula a deporre il gotha del Partito Democratico e in particolare gli ex Ds", ha dichiarato Consorte. I Ds sono il gruppo politico nel quale militava e con il quale ha rotto dopo la fallita scalata e la scoperta della consulenza riservata da 25 milioni resa a Emilio Gnutti durante la vendita di Telecom I. da Hopa alla Pirelli & C.. Nell'elenco di Consorte figurano l'attuale segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, gli ex numeri uno del partito Walter Veltroni e Piero Fassino e gli ex presidenti del Consiglio Massimo D'Alema e Giuliano Amato. E, ancora, Ugo Sposetti, Nicola Latorre, Francesco Rutelli, Gavino Angius, Vincenzo Visco, Fausto Bertinotti. A danneggiare l'operazione di Unipol, e' il sospetto di Consorte, fu il fatto di trovarsi a correre per la banca nel pieno del dibattito sulla nascita del futuro Pd, con tanto di polemiche sulla questione morale dentro i Ds sollevate dai vertici della Margherita. E questo avrebbe spinto i Ds a mollare Consorte pur di non far saltare il tavolo con Rutelli e i centristi.

26 gennaio 2010

MF - Dow jones


Intervista a Consorte: "Sacrificato da D'Alema e Veltroni"

La vendetta di Consorte

Delusi e traditi, gli ex contro il PD

.

28 gennaio 2010

IL CUORE CONGELATO




C'E' UN CUORE CHE NON SI SCIOGLIE




Ma che bello ! Solidarietà ! Tutti uniti, dipendenti e dirigenti nel fare cooperativa ed estendere lo spirito etico e solidaristico con varie iniziative come quella tra le più rappresentative "il cuore si scioglie".

Beh, sappiamo di certo che il cuore NON SI SCIOGLIE per chi lavora in alcuni reparti di Unicoop Firenze, dove ormai da tempo, nonostante la temperatura non propriamente estiva, i reparti ed i magazzini vengono tenuti privi di riscaldamento, con varie ed improbabili giustificazioni ormai da anni in odor di falso e perciò sempre più rocambolesche ed inverosimili.

Il sospetto (siamo veramente indulgenti nell'usare questo termine) è che qualche zelante utilizzatore non proprio finale, faccia risparmiare migliaia di euro di gasolio ad Unicoop sulla pelle dei dipendenti che lavorano ad una temperatira tra i 6 ed i 9 gradi centigradi (su prodotti non frigo) per mettersi in tasca qualche fruttuoso incentivo.

Messaggio per l'azienda che ci monitora costantemente: CI STIAMO INCAZZANDO.

Se in qualche realtà Unicoop o Coop, negozi od altro, questo avviene, ditelo.
.

27 gennaio 2010

LA PROCURA INDAGA SULLE SPIATE ALLA COOP












Aperto un fascicolo dopo l'inchiesta di Libero:

L'accusa è violazione della privacy. Una relazione dell'Ispettorato del lavoro denucia l'utilizzo improprio delle telecamere.
.
Silenzio dei sindacati.

L'inchiesta di Libero sulla Coop che spiava i propri dipendenti diventa ora un'inchiesta penale. Riprendendo i nostri servizi, la procura di Milano infatti ha avviato un' indagine per capire chi e perché ha controllato movimenti e telefonate di diversi dipendenti delle coop sia nei supermercati in Lombardia sia negli uffici della sede centrale di via Famagosta a Milano. Il fascicolo nel quale si ipotizzano numerose violazioni della privacy è ancora contro ignoti e in mano al procuratore aggiunto Nicola Cerrato. Il magistrato ha appena ricevuto una relazione dall'ispettorato del Lavoro nella quale si ipotizzerebbe, tra l'altro, l'utilizzo improprio delle telecamere di sicurezza nei supermercati coop. In pratica, questa l'ipotesi più blanda, si sarebbero utilizzate quelle telecamere per spiare clienti e dipendenti.

E' una traccia che rischia di essere persino fuorviante. Da quanto infatti ha scoperto Libero raccogliendo plurime testimonianze di imprenditori e tecnici pronti a testimoniare in Tribunale, il Grande Fratello era un fenomeno assai più organizzato. Venivano utilizzate microtelecamere nascoste, il collocamento veniva celato dietro faretti luce, orologi da parete e intercapedini.

Insomma, telecamere che nulla hanno a che spartire con
quelle classiche per la sorveglianza dei punti vendita contro il taccheggio e per la sicurezza degli incassi. Anzi, compiendo dei sopralluoghi e osservando l' angolatura delle riprese, si è potuto verificare che le telecamere nascoste sarebbero state collocate a poche decine di metri da quelle per la sicurezza.

Ma non ci sono solo i filmati dei supermercati. Libero infatti ha anche documentato e pubblicato frammenti di riprese avvenuti in altre sedi. Nell'ufficio di una dipendente della sede centrale erano state collocate ben due telecamere per riprendere ogni movimento della dirigente nel suo ufficio. A questi bisogna aggiungere le intercettazioni telefoniche disposte apparentemente senza filtro in alcuni centralini dei supermercati. Insomma un fenomeno che ha visto numerosi protagonisti e diverse responsabilità.

Rimangono però ad oggi senza risposta tutte le possibili domande, sempre più inquietanti, su questa vicenda. Infatti, in coop chi aveva interesse a monitorare i dipendenti? E secondo quali criteri venivano individuati i manager da spiare? Le informazioni sensibili venivano poi gestite creando dei veri e propri dossier segreti? Le notizie acquisite venivano quindi utilizzate per ricattare i dipendenti? Chi gestiva questi traffici? Chi lo sapeva e faceva finta di niente?

C'è poi un altro capitolo di questa storia che va chiarito visti i numerosi interrogativi che rimangono ancora pendenti.

Il segretario del Pd Pierluigi Bersani, prima di essere eletto nel gennaio del 2009 ha incontrato almeno tre volte il responsabile della sicurezza del partito per la Lombardia, Walter Travaini per discutere di intercet tazioni con gli imprenditori che seguivano la sicurezza degli ipermercati. Questi ultimi erano stufi di dover "oliare", secondo quanto hanno riferito a Bersani, i dirigenti coop per garantirsi i lavori. Bersani si sarebbe attivato contattando i massimi dirigenti della cooperazione italiana tanto che nel giro di qualche settimana i due imprenditori parteciparono a un vertice con i responsabili di coop Lombardia, a iniziare dal presidente Luca Bernareggi. Perchè Bersani prese così a cuore la vicenda? Gli interessi di esponenti del Pd su una vicenda interna al mondo delle coop non è poi così chiaro. Sono dettagli dal particolare rilievo politico in un paese come il nostro dove i passaggi tra coop e Pd nella carriera e nella vita delle persone sono frequentissimi, ma rimangono dettagli privi di rilevanza penale tra microtelecamere e intercettazioni abusive. Rimane invece da far luce sul Grande Fratello delle coop, nei negozi in Lombardia, dopo che unicoop Firenze ha registrato casi di dipendenti spiati grazie a particolari meccanismi elettronici per valutarne la loro laboriosità. E su questa inchiesta la procura sembra intenzionata a muoversi con prudenza ma con altrettanta fermezza. E nei corridoi del Tribunale tra gli investigatori si osserva come nessun sindacato, almeno per il momento, abbia presentato un esposto a tutela dei lavoratori rappresentati.

26 gennaio 2010

G. Nuzzi

Libero
.

Procura di Milano, meglio tardi che mai

.

20 gennaio 2010

ARRIVA ALLA CAMERA L'INCHIESTA SULLE COOP



Interrogazione di Malgieri





Sbarca a Montecitorio, con tanto di allarme sulla privacy di tutti i cittadini italiani, l'inchiesta di Libero sulle Coop spione. A sollevare il caso, alla camera è stato Gennaro Malgeri. Il parlamentare del Pdl ha presentato un'interrogazione al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e al Ministro della giustizia, Angelino Alfano. Al premier e al Guardasigilli, Malgieri chiede anzitutto delle "valutazioni" circa l'insatllazione di cimici per spiare i dipendenti, denunciata su queste colonne, negli impianti telefonici di alcune Coop della Lombardia.

Un caso che, scrive il deputato del Popolo delle Libertà, "ha riproposto il tema delle intercettazioni illegali che, insieme alla tendenza alle pubblicazioni di quelle legali, traccia i contorni di un fenomeno inquietante che espone i cittadini a continue violazioni della loro privacy".
Di qui, l'appello volto "a garantire la privacy di tutti" gli italiani, magari con un "aggiornamento organico alla materia delle intercettazioni telefoniche".

Una riforma urgente, secondo malgieri, che chiede perciò al governo "se non ritiene necessario imprimere una decisa accelerazione all'iter del disegno di legge volto a disciplinare le intercettazioni riconducendo il discorso a tale strumento investigativo ad un alveo conforme alle norme ed ai principi costituzionali".

20 gennaio 2010

Libero
.

COOP: LA FINANZA LE MANDA IN ROSSO








La finanza fa precipitare i conti Coop. Le cooperative di consumo della Ancc-Coop (associazione che fa capo alla Legacoop) costituiscono il primo distributore alimentare nazionale per dimensioni, fatturato e dipendenti.

Ma i punti vendita, si legge in un articolo di MF, sono meno redditizi dei concorrenti, soprattutto se si confrontano gli indici di marginalita' con quelli dell'Esselunga di Bernardo Caprotti. Tuttavia nei bilanci 2008 delle nove principali cooperative, per la prima volta aggregati da R&S Mediobanca, c'e' una sostanziale novita': l'attivita' finanziaria, con cui Coop ha sempre sostenuto i bassi margini industriali, ha invertito rotta a causa della crisi e ha pesato negativamente sul conto economico in maniera significativa.

L'aggregato delle Coop ha chiuso il 2008 con una perdita di 184 mln, mentre nel 2007 aveva registrato 113 mln di utile. La brusca variazione dei conti, come rileva l'ufficio studi di Piazzetta Cuccia, si spiega con svalutazioni su titoli negoziabili per 106 mln e premi pagati su opzioni per 239 mln. Ancora piu' rilevante il peso delle svalutazioni nette di titoli immobilizzati, pari a 417 mln: in particolare, ha inciso l'impatto della rettifica da 189 mln relativa alla partecipazione di Unicoop Firenze in Montepaschi.

Il passivo 2008 sarebbe potuto essere piu' pesante. Alcune Coop hanno congelato la valutazione al fair value dei titoli di negoziazione al valore di fine 2007, come previsto dal decreto anticrisi del governo. Se le Coop non avessero usufruito dell'opzione, l'aggregato avrebbe registrato ulteriori perdite per circa 157 mln.

20 gennaio 2010

MF Dow Jones - News italia


Se il supermercato diventa banca

.

19 gennaio 2010

UNICOOP FIRENZE: NEL 2009 IL FATTURATO SALE A 2,2 MILIARDI DI EURO



L'incremento sul 2008 è del 2,6%


Unicoop Firenze archivia il 2009 con un fatturato di 2,251 miliardi di euro, pari ad un incremento del 2,6% rispetto all'anno precedente. Si tratta di una performance quasi da record in un contesto nazionale in cui, secondo i dati Istat, le vendite della grande distribuzione hanno segnato una netta flessione in termini di valore: -02% progressivo ad Ottobre. Il dato appare ancora piu' significativo nel confronto a livello regionale. Secondo le elaborazioni dell'Osservatorio interno di Unicoop Firenze, le vendite degli altri Iper e super toscani nel 2009 hanno messo a segno un risultato complessivamente negativo: -0,4%.

L'aumento delle vendite di Unicoop Firenze appare ancora piu' significativo considerando che i prezzi interni hanno avuto nell'arco dell'anno una diminuzione pari a -0,8%, contro una media nazionale del +1,8% (dati Istat generi alimentari). La politica della convenienza di Unicoop Firenze insomma ha pagato in termini di incremento delle vendite. La grande campagna anticrisi partita a marzo 2009, con un taglio prezzi del 20% su 700 prodotti a marchio, ha determinato un aumento delle vendite di questi ultimi di oltre il 26% in termini di quantita' vendute. La campagna, nei dieci mesi del 2009, e' costata alla cooperativa circa 37 milioni di euro.

Secondo i calcoli dell'Osservatorio interno di Unicoop Firenze, una famiglia media di tre componenti, fedele a Coop, che ha comprato i prodotti a marchio, in quelle specifiche categorie di consumo ha risparmiato fino a 500 euro nell'arco dei dieci mesi. Un contributo non da poco per contrastare la caduta del potere d'acquisto. Importante il contributo della cooperativa anche in termini occupazionali: i dipendenti in un anno sono cresciuti di circa 200 unita' (+2,6%) grazie anche alle aperture di nuovi punti vendita. I soci Coop infine sono ormai ampiamente sopra quota un milione: 1.105.802, con un incremento del 2,8% rispetto al 2008.

19 gennaio 2009

Adnkronos/Libero-news.it

15 gennaio 2010

UNICOOP FIRENZE GIA' CONDANNATA: CONTROLLAVA ILLEGALMENTE I LAVORATORI. E LA CGIL TACE








Il precedente nei magazzini di Unicoop Firenze, dopo le intercettazioni telefoniche illegali sui dipendenti in cui sarebbe coinvolta Coop Lombardia


C'erano già cascati, in questa storia dei controlli illegali alle spalle dei lavoratori.
Con tanto di condanna pronunciata dalla Corte di Appello di Firenze giusto lo scorso ottobre, dopo la causa intentata da due vittime delle "spiate", cui i giudici in primo grado avevano dato torto. Risultato ribaltato in secondo grado di giudizio: in sostanza il tribunale toscano ha stabilito che il sistema di videoterminali collegati in radiofrequenza utilizzato da Unicoop Firenze, violava l'articolo 4 dello statuto dei lavoratori. In questo modo, infatti, i dipendenti venivano controllati illegittimamente e aloro insaputa. In particolare si tratta di quelli occupati nel magazzino di Scandicci, incaricati di caricare sui camion la merce da inviare ai punti vendita.

Il sistema in questione si basava su particolari sensori elettronici installati sui carrelli, quelli per mezzo dei quali la merce veniva spostata dagli scaffali ai mezzi di trasporto. Sensori che inviavano informazioni ad un videoterminale - vale a dire un computer - attraverso il quale la direzione del magazzino era in grado di tenere sotto controllo i movimenti dei prodotti: il lavoratore azionava il sensore sfiorandolo con un badge, e così era possibile anche accoppiare una determinata operazione ad una persona precisa.

Ma i controlli avevano assunto nel tempo una modalità da "Grande Fratello" orwelliano. E in udienza erano emerse conversazioni davvero imbarazzanti per i dirigenti dell'Unicoop fiorentina, qualla che nel suo profilo di presentazione dichiara di promuovere iniziative di socialità e solidarietà. Le conversazioni imbarazzanti, dicevamo. Tipo quella in cui il funzionario-controllore sgridava il lavoratore, "perché sei fermo da venti minuti?" e quell'altro rispondeva allibito, "e tu come fai a saperlo?", con il primo a ribattere che "lo vedo al computer!"
Peccato che in questo caso l'operatore fosse fermosì, ma in fila, in attesa di caricare la merce sul carrello.

E dunque i giudici hanno sentenziato che no, questo sistema non è legale e va cambiato, in modo che non sia possibile "consentire l'individuazione nominativa dell'utilizzatore del carrello". Peraltro, dalla stessa Unicoop avevano rimarcato che era già stato modificato, affermazione contestata dagli stessi lavoratori.

La condanna dell'Unicoop fiorentina ha provocato discussioni anche sul sito della RSU di Unicoop Firenze, per esempio, a commento della notizia c'era anche chi imputava ai sindacati uno scarso controllo proprio sulla questione: il commento di un anonimo che si dichiarava "dipendente" chiedeva espressamente alla CGIL di intervenire sulla faccenda, per verificare che episodi del genere non si ripetano. In questo senso, a giudicare dall'inchiesta di Libero, c'è parecchio da approfondire.

14 gennaio 2010

Filippo Manfredini

Libero

****************************************************************************

LA LETTERA DEI DELEGATI FILCAMS DEI MAGAZZINI ALLA SEGRETERIA CGIL RIMANE SENZA RISPOSTA

In relazione all'articolo sopra riportato siamo a conoscenza del fatto che, successivamente al deposito della sentenza, i delegati RSU Filcams-CGIL dei magazzini di Unicoop Firenze hanno informato la propria Segreteria Provinciale dei dettagli riguardanti le motivazioni della sentenza in oggetto, interrogandola sull'eventualità di un'azione legale nei confronti di Unicoop Firenze in quanto inadempiente rispetto agli accordi sindacali stipulati, nonché all'articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori.
.
La lettera è stata ricevuta il 23 novembre 2009. Ci viene riferito che, purtroppo, ancora nessuna risposta è pervenuta ai delegati da parte della Segreteria Filcams-CGIL.
.



LAVORATORI UNICOOP BLOG



.

14 gennaio 2010

"COSI' SPIAVO I DIPENDENTI COOP"

Intervista di Libero ad un imprenditore che ha collocato almeno una centrale di ascolto per intercettare le telefonate dei dipendenti Coop Lombardia.
.

Sostiene che la Coop, per il lavoro svolto, gli deve ancora 280 mila euro


Alberto R. è l’imprenditore milanese che ha collocato almeno una centrale d’ascolto per intercettare le telefonate dei dipendenti delle coop. Ha poi piazzato anche telecamere nascoste in diversi uffici e filtrato i colloqui registrati. Ed è stato regolarmente pagato dal colosso della distribuzione. Libero lo ha incontrato raccogliendo la sua inquietante confessione. Con una sola premessa: l’imprenditore ha chiesto di non apparire con il nome per esteso pur rendendosi disponibile a rendere ogni chiarimento all’autorità giudiziaria che dovesse contattarlo.

Di cosa si occupa la sua società?
«Sono titolare di un’azienda nel milanese che si occupa di tecnologie elettroniche e progettazione/installazione di sistemi di sicurezza. La collaborazione con Coop Lombardia ha avuto inizio nel 2004 allorquando sono stato contattato dal responsabile alla sicurezza, il signor Massimo Carnevali».

Perché venne contattato?
«Mi chiese la disponibilità di un’apparecchiatura atta alla registrazione di telefonate. Mi disse che Coop Lombardia voleva avviare un progetto pilota su un negozio da applicarsi successivamente a tutti gli altri, in cui ogni telefonata in entrata e in uscita relativa ai telefoni fissi fosse registrata».

Quindi fornì la centralina d’ascolto?
«Un attimo. Io dissi subito a Carnevali che disponevo di questi apparati idonei all’ascolto ma lo informai dei limiti legali inerenti l’applicabilità di tali registrazioni. Non è che uno può intercettare le telefonate dei dipendenti….».

E lui cosa le rispose?
«Che se fosse andato in porto tale progetto, prima di ogni conversazione telefonica avrebbero inserito un messaggio vocale che avvisava circa le registrazioni delle telefonate».

Questo le bastò?
«Sì, io fornisco gli apparecchi. Poi cosa ne fai sono affari del cliente. Quindi, chiariti i dettagli mi disse che il negozio scelto per il progetto pilota era il punto vendita Coop di Vigevano, chiedendomi il costo del noleggio di circa tre settimane. Considerata la possibilità di installare le mie apparecchiature in più di 50 negozi, dissi a Carnevali che qualora Coop avesse adottato tale sistema in tutti i propri negozi, per il solo progetto pilota, avrei concesso la mia apparecchiatura in comodato gratuito, al fine di verificarne l’affidabilità. Accertata la compatibilità tra le mie tecnologie e gli apparati telefonici del negozio di Vigevano, Carnevali mi comunicava che l’installazione avrebbe dovuto avvenire in orario notturano, così da non creare disagi alle operazioni di vendita».

Quindi è andato a piazzare la centralina per le intercettazioni al chiar di luna?
«Conservo tutte le agende e ho rintracciato la data del blitz. Era il 4 maggio del 2004, verso le 23.30 mi sono incontrato con Carnevali nel parcheggio del negozio Coop di Vigevano. Il capo della sicurezza telefonva all’istituto di vigilanza che gestiva l’allarme e disinserito lo stesso, apriva il negozio, facendomi entrare nell’ufficio ove avrebbe dovuto posizionarsi l’attrezzatura. Terminata tale operazione e effettuate le prove tecniche tra il telefono fisso e il portatile di Carnevali, si procedeva a reinserire l’allarme, allontanandoci».

E dopo?
«Ho rispettato l’accordo. Dopo tre settimane siamo tornati sempre in orario notturno in quel punto vendita con Carnevali e ho disinstallato l’apparecchiatura. Anche in questa occasione il responsabile coop disinseriva l’allarme e allertava la vigilanza. Carnevali mi chiese di trasportare tutto il traffico telefonico registrato su un cd che gli avrei dovuto recapitare. Dopo qualche giorno sono andato alla sede di coop Lombardia a Milano in viale Famagosta 75 e ho consegnato le intercettazioni a Carnevali insieme al programma per l’ascolto dei file. Mi fece attendere al bar sito al piano rialzato e lì gli consegnai il tutto».

Il progetto pilota come andò avanti?
«Carnevali mi disse che avrebbe dovuto partire dopo l’estate del 2005 e che prima di tale periodo sarei stato contattato dal loro ufficio acquisti. Nel dicembre del 2006 venni nuovamente contattato da Carnevali per un sopralluogo presso il suo ufficio in viale Famagosta. Lo stesso mi chiese una consulenza per installare una telecamera nascosta. Effettuai il sopralluogo che, memore della precedente esperienza, fatturai in data 11.1.2007, ma il preventivo da me predisposto, nonostante il pagamento della fattura, non venne mai preso in considerazione».

Forse avrà abbandonato l’idea di collocare la telecamera…
«O forse facevano fare a me delle prove per ottenere dei preventivi e confrontarli con qualcun altro. Nell’estate del 2007, ad esempio, rammento di aver effettuato un ennesimo sopralluogo presso l’ipercoop “la Torre” di Milano. In questa occasione il responsabile coop, tale signor Capogrosso, mi chiese un preventivo per installare telecamere nascoste in area vendita e in magazzino, finalizzate, così mi disse, eventuali dipendenti sleali. Fatturai subito l’attività di sopralluogo che mi fu regolarmente pagata ma anche in questo caso non venni più pagato per l’esecuzione dei lavori. Ebbi la sensazione che volessero come comparare i prezzi…».

E il progetto pilota, il cd con tutte le intercettazioni?
«Carnevali mi disse che il cd si sentiva male, era disturbato. Dato che l’apparecchiatura era stata schermata, era possibile che le linee telefoniche avessero creato delle interferenze che mediante un’idonea pulizia, avrebbero potuto essere eliminati. Comunicai a Carnevali le enormi tempistiche e i costi che una simile attività avrebbe comportato ma lo stesso mi riferì di non avere fretta. Dopo qualche giorno mi recai alla sede di Coop lombardia in viale Famagosta. Come da accordi attesi al solito bar l’arrivo di Carnevali per la consegna del cd. Il responsabile sicurezza arrivò insieme ad un’altra persona che mi veniva presentata come il signor Ferrè, dirigente di quel gruppo (si tratta di un alto dirigente di Coop Lombardia, responsabile del patrimonio, già vice sindaco di Busto Arsizio in quota Pd, ndr)».

Ferrè era quindi il capo di Carnevali. Cosa le dissero?
«Ferrè mi chiese alcune notizie tecniche inerenti le bonifiche ambientali, informandomi che, a breve, ne avrebbe richiesto una per il suo ufficio e per la sala riunioni. Contestualmente Carnevali mi consegnava il cd riguardante la vicenda di Vigevano. Ricordavo a Carnevali e a Ferrè che avevo noleggiato l’apparecchiatura gratuitamente e che prima di iniziare qualsiasi attività di pulizia, ritenevo opportuno essere pagato per quanto già svolto. I due mi dissero di fatturare tutto a Coop lombardia. Mi dissero che non c’era alcun problema per il pagamento ma posero la condizione di indicare, come descrizione fattura, una semplice consulenza sugli impianti tvcc, altrimenti non l’avrebbero saldata».

Lei accettò?
«Ero obbligato per rientrare delle spese così feci la fattura che mi venne pagata. Tornando all’incontro il più preoccupato era comunque Ferrè che mi fece continue raccomandazioni sulla riservatezza di questi files. Me lo ricordo perché il dottor Ferrè ribadì più volte l’assoluto riserbo che rivestiva tale cd aggiungendo che era un lavoro molto delicato».

E la pulizia dei file con le intercettazioni?
«Solo lo scorso marzo sono riuscito a terminare l’attività di pulizia. Ho contattato Carnevali e gli ho consegnato il cd ripulito. Carnevali mi disse di aspettare la fine dell’estate per emettere la fattura perché doveva parlare con Ferrè per stabilire l’oggetto della stessa».

Quanto le deve coop?
«Per la pulizia delle telefonate, che sono quasi un migliaio, la fattura è di 280 mila euro».

Una cifra enorme.
«Sono lavori molto delicati, penso possa capire».

14 gennaio 2010

Gianluigi Nuzzi

Libero-news.it

.

13 gennaio 2010

LA COOP TI SPIA

In diverse coop in Lombardia sono state piazzate telecamere nascoste e sistemi di registrazioni audio per spiare i movimenti, le parole, i segreti, la vita privata di decine e decine di dipendenti



Direttori di supermercati, manager, sindacalisti e poi giù sino a cassieri e persino i magazzinieri. Dopo lo scandalo Telecom, dei dossier predisposti sui dipendenti, emerge una nuova inquietante vicenda di microspie nei luoghi dove si lavora. In diverse coop in Lombardia sono state piazzate telecamere nascoste e sistemi di registrazioni audio per spiare i movimenti, le parole, i segreti, la vita privata di decine e decine di dipendenti. Occhi nascosti, piazzati negli uffici, nei box office, nei punti vendita, persino ai piani nobili della direzione centrale di Coop Lombardia.


Ma non solo filmati sui dipendenti. Venivano installati anche impianti di intercettazione nei centralini dei supermercati che registravano ogni telefonata. Centinaia e centinaia di conversazioni che venivano ascoltate, filtrate e vagliate. Da quelle innocenti sull’influenza dei figli di qualche dipendente sino alle storie di amori e amanti tra colleghi, di scontri tra cordate avverse di manager.

Libero ha raccolto prove di quanto accaduto. Ha sentito quasi un migliaio di file audio, visionato decine di filmati girati da telecamere nascoste in numerosi punti vendita. Il materiale inevitabilmente sarà a disposizione dell’autorità giudiziaria che vorrà valutare la rilevanza penale di quanto accaduto, sempre che qualche inchiesta non sia già avviata. Individuare chi ha autorizzato, organizzato e predisposto questo monitoraggio sui dipendenti delle coop. Chi ne era a conoscenza ed ha avvallato la rete clandestina d’ascolto. E, quindi capire soprattutto i motivi di questa attività d’ingerenza, i riflessi operativi che la raccolta informativa permetteva nei rapporti con dirigenti, quadri, maestranze sino a figure più sensibili come i sindacalisti.

A noi, quindi, interessa soprattutto far luce su questo scandalo d’incursioni nella vita e nei segreti dei dipendenti di una grande azienda. Incursioni che fanno carta straccia dei diritti minimi dei lavoratori e di qualsiasi prerogativa sindacale.


Politici in ballo
Da quanto Libero è in grado di ricostruire l’idea di monitorare l’attività dei dipendenti con ricognizioni audio e video risale agli inizi del 2004. All’epoca, da quanto affermano tre diversi testimoni, l’allora responsabile sicurezza di Coop Lombardia, Massimo Carnevali, avrebbe contattato un’azienda di intercettazioni dell’hinterland milanese per predisporre un progetto pilota affinché tutte le conversazioni venissero registrate. L’idea di partenza era quella di estendere poi l’iniziativa a tutti i 50 punti vendita della regione. In modo che rimanessero custodite tutte le conversazioni che passavano dai centralini. Il primo progetto cadde sulla coop di Vigevano, alle porte di Pavia. Nel maggio del 2004 venne installata la prima centrale occulta d’ascolto. L’operazione avvenne di notte con gli operai della ditta specializzata che entrarono nella coop dopo che i responsabili sicurezza del supermercato avevano disinserito l’allarme. La centrale rimase attiva tre settimane e vennero raccolte oltre 800 telefonate. Nei mesi successivi vennero filtrate e ripulite da rumori e brusii di sottofondo.

Dove queste siano finite ancora non è chiaro. Di sicuro il cd rom con tutte le conversazioni venne consegnato, alla presenza di testimoni, alla direzione centrale di Coop Lombardia di viale Famagosta: all’incontro avrebbe partecipato anche Daniele Ferré, già vice sindaco di Busto Arsizio in quota Pds poi arrestato per concussione durante Mani pulite, uno dei dirigenti di rilievo del colosso della distribuzione in regione. Ferrè nel 2004 uscì assolto dalle accuse, veltroniano, oggi ricopre un incarico di primo piano nel mondo delle cooperative: è direttore sviluppo e affari istituzionali di Coop Lombardia, nella direzione di Legacoop Lombardia e partecipa all’assemblea regionale del Pd.

I file audio raccontano storie di varia umanità che all’orecchio di chiunque possono sembrare persino innocenti. Figli ammalati, litigi tra coniugi tra le conversazioni private, ma anche storie segrete di amori nascosti tra dipendenti che avevano la doppia vita tra amante e famiglia. Debolezze, umanità che forse potevano interessare a chi doveva mettere in atto giochi di forza.

Mentre era allo studio il progetto delle intercettazioni audio, la stessa società venne coinvolta in altri delicatissimi incarichi. L’installazione di telecamere nascoste sia all’ipercoop “la Torre” di Milano, ad esempio, con la giustificazione di riprendere eventuali dipendenti sleali, sia alla direzione generale, nel dicembre del 2007.

Nel frattempo entra in azione un’altra telecamera nascosta in direzione generale. Stavolta l’obiettivo si allarga su E.A. che si occupa di qualità e di rapporti con i clienti. Per settimane, a sua insaputa, viene registrato ogni movimento in ufficio. La dipendente è una figura sensibile visto che ricopre anche la carica di sindacalista. Il perché di questa azione non è chiaro. Non si capisce se qualcuno all’interno di coop abbia voluto creare un dossier sulla donna o se ci fossero dei motivi particolari a stringere lo zoom sui suoi movimenti. La voce all’interno di coop, seccamente smentita dall’interessata, è che violasse la corrispondenza di un collega. Fosse anche così non è una giustificazione per filmarne i movimenti.


Dietro i quadri
Che non si tratti di episodi isolati ma di scelte strategiche nei rapporti con i dipendenti in modo da conoscerne ogni lato e sapersi comportare di conseguenza lo si evince dal numero di telecamere nascoste piazzate negli ultimi anni. Da quanto è in grado di ricostruire Libero, limitandosi agli episodi certi e documentati con materiale video, il Grande Fratello era presente anche alle coop di Bonola e in quella di via Palmanova. Riprese sulle cassiere, nei magazzini, con l’occhio vigili nascosto dietro a quadri e orologi. Telecamere abusive quindi che venivano installate all’insaputa dei dipendenti e che filmavano con inquadrature e angolature diverse rispetto a quelle predisposte per la sicurezza della coop.

13 gennaio 2010

Gianluca Nuzzi

Libero-news.it


LOMBARDIA GRANDE FRATELLO COOP SPIAVA I DIPENDENTI

I casi di spionaggio cominciarono nel 2004, quando furono messi sotto controllo i telefoni della sede di Vigevano: furono registrate 800 telefonate - Nel 2007 invece furono controllati i movimenti della responsabile dei rapporti con i clienti, che è anche una sindacalista. (Continua a leggere l'articolo)


E NEI MAGAZZINI DI UNICOOP FIRENZE SUCCEDE QUESTO



COOP, LA GALASSIA 'ROSSA' TORNA ALLE ORIGINI




Finiti i sogni di grandezza di Consorte, ora la Lega delle Cooperative consolida i propri campioni nei grandi settori industriali.


E torna a promuovere la nascita di cooperative per chi esce dalle fabbriche: e oggi sono tecnici e professionisti
.

«Trovatemi un’altra realtà economica che nella crisi del 2009 non ha perso occupati, né ridotto fatturati». E’ un sorriso di sfida la reazione di Giuliano Poletti al tormentone che vuole la sua Legacoop, un gigante economico con un volume d’affari di 56 miliardi all’anno, e un esercito di mezzo milione di occupati, certo, ma anche un nano politico, senza strategia, eternamente in mezzo al guado, dopo la terribile caduta con cui si è concluso il grande sogno di una banca. Allora, nel 2005, la scalata alla Bnl lanciata dal padrepadrone dell’Unipol Giovanni Consorte aveva suscitato un movimento febbrile: dagli ipermercati dell’EmiliaRomagna al gigante del latte Granarolo, dai costruttori di Ccc, Coop Sette, Unieco, Cmc, ai ristoratori della Camst e alle imprese di pulizia di Manutencoop, tutti erano accorsi con le loro truppe e con milioni di euro.

I toscani, è vero, si erano messi alla finestra di una scalata che non piaceva ai senesi del Monte dei Paschi e a Turiddo Campaini, altro padronepadrone da decenni alla guida di Unicoop Firenze. Ma il grido «abbiamo una banca» aveva il sapore, per tutti o quasi, della conquista della Champions League per una squadra da sempre condannata a navigare nelle parti basse della classifica. L’Icaro Consorte, però, si bruciò le ali: precipitò e si infranse il sogno dell’impero che aprì la strada al ritorno nelle aziendefeudo della cooperazione rossa. Ciascuno a leccarsi le ferite e sistemare le cose in casa propria, a pensare ai carrelli suoi, ai mattoni suoi, lontano dai giochi della finanza.

Autarchici fino a un certo punto, tuttavia. La Manutencoop di Claudio Levorato, abbandonata appena in tempo l’idea di sbarcare in Borsa, in piena recessione, con un investimento da 270 milioni, ha acquisito la Pirelli Facility Management ed oggi è il più grande gruppo non solo nelle pulizie, ma anche nella gestione di grandi immobili con più di 16mila dipendenti e fatturati in crescita fino a quota 1,2 miliardi.

Un caso isolato? Il Ccc di Piero Collina, che ha firmato il restauro della Scala e gli impianti per le olimpiadi di Torino, ha appena scavalcato Impregilo per volume di commesse pubbliche e private. Anche il Consorzio Cooperative di Costruzione, la cui sede nuova di zecca è stata inaugurata da Massimo D’Alema, nel 2009 non ha avuto crolli, anche se il 2010 si presenta come un terribile punto di domanda per chi lavora nelle infrastrutture.

Non è da meno il gruppo Granarolo, azienda leader nel latte fresco in Italia che, dopo aver ingoiato Yomo, ha impiegato due anni per rimettere in ordine il conto economico finito in sofferenza, un’opera di riorganizzazione portata fino in fondo dal costruttore Luciano Sita, prima di lasciare il testimone a Gianpiero Calzolari per entrare nella giunta di Bologna del sindaco Delbono.

Aziende leader e non solo in piccole nicchie. E’ il caso di Unipol gruppo finanziario che dopo le spericolate operazioni di Consorte, quattro anni fa ha puntato sul mite Pierluigi Stefanini (ex Coop Adriatica, la seconda azienda coop nella distribuzione) e chiamato dal gruppo Unicredit un gentleman della finanza come Carlo Salvatori. Dopo le pulizie interne, soprattutto sul fronte bancario, tra Natale e Capodanno Unipol ha annunciato l’acquisizione dalla Bper e dalla Popolare di Sondrio, del 60% di Arca Vita Spa per un esborso di 274 milioni. Anche se c’è chi ha visto nell’uscita di scena di Salvatori, che verrà sostituito da Carlo Cimbri, un ritorno all’antico al vertice del palazzo nero di via Stalingrado.

Aziende sempre più potenti, ma quasi autoreferenziali, ognuna per i fatti suoi, come prima dell’operazione Bnl. Anche per questo nel mondo coop figlio di una tradizione solidale e mutualistica, a un anno dall’uscita di scena di Poletti, è tornato il vecchio disco: dove stiamo andando? Non c’è conciliabolo di cooperatori nel quale non si ripeta la litania: Consorte ha fatto errori gravi, ma almeno lui un progetto l’aveva.

Poletti, imolese tutto d’un pezzo, con il cursus honorum che il ruolo impone (assessore in comune, negli anni Ottanta segretario del Pci di Imola, poi vent’anni di scalata nella Lega, provinciale, regionale e nazionale) tiene il timone dalla fine del 2002. Aveva già le valigie pronte quattro anni fa, quando per la successione si faceva il nome di Sita, ma la tempesta Unipol-Bnl suggerì prudenza. L’ultimo nome che si era affacciato, quello di Stefanini, è uscito definitivamente dal toto presidente assieme all’annuncio del ritiro di Salvatori. Sarà verosimilmente Poletti, dunque, a gestire la ricerca del successore.

Così quando gli chiedono dove vanno le coop rosse, un po’ piccato il presidente della Lega ricorda che cosa è successo in questi anni. «E’ accaduto che le coop, che rappresentano il 78% del Pil, hanno dimostrato più resistenza e tenacia di altri nella crisi», ribatte. Per Poletti certe domande sono figlie di un complesso di inferiorità. «Per anni ci hanno raccontato che eravamo vecchi e arretrati, incapaci di grandi dimensioni, poco dinamici. Ci avevano quasi convinti che tutto dipendeva dalla finanza. Ma era così? Ne siamo ancora convinti dopo questa crisi che spinge i mastodonti del credito a riscoprire le piccole dimensioni?».

La verità, per Poletti, è che in silenzio e lontano dai riflettori la Legacoop qualcosa che assomiglia ad una merchant bank l’ha già costruita: si chiama Cooperare e parte con un fondo da 220 milioni per aiutare la crescita delle coop con qualche potenzialità. Perché non solo ai grandi intende pensare la Lega: ci sono 15 mila imprese associate, 550 nate nell’ultimo anno, nonostante la crisi. E in settori che vent’anni fa non esistevano, le cooperative sociali, quelle che si curano degli anziani e gestiscono le scuole, oggi ci sono 2 mila imprese che occupano 100 mila persone. Quanto alle dimensioni, «contano», riconosce Poletti, «ma attenti a non mitizzarle, altrimenti non si capirebbe come mai la Coop Estense, da sola, ha appena rilevato 4 ipermercati di Carrefour in Puglia e Basilicata».

Oggi, per Lega, le priorità sono altre.
Primo: da difendersi dalla crisi che sta mettendo in difficoltà le coop industriali e quelle delle costruzioni. Drammatica, nella logistica, la situazione per facchini e trasportatori.
Secondo: creare nuove società del sapere, mettendo insieme architetti, professionisti, tecnici espulsi dal processo produttivo: «E’ così che sono nate le grandi cooperative, dando una risposta ai lavoratori espulsi dalle fabbriche, quando le aziende chiudevano le mense e appaltavano le pulizie all’esterno». Il futuro ora è questo. E l’obiettivo di Legacoop è dar vita a mille nuove coop in tre anni. «Torniamo a fare un mestiere antico dice Poletti nell’Italia di oggi è il massimo della modernità».

10 gennaio 2010

La Repubblica - Affari & Finanza

Luciano Nigro

Già nel 2007 Luciano Nigro scriveva: La pattuglia dei manager rossi


10 gennaio 2010

IL 2009 DELLE "SOCIETA' ROSSE" QUOTATE: IGD


Dopo MPS e Unipol, concludiamo il nostro breve excursus sul 2009 delle società quotate in borsa che sono legate al mondo delle cooperative, con IMMOBILIARE GRANDE DISTRIBUZIONE (IGD SIIQ)


Questa società, risulta tra quelle quotate, la più direttamente collegata alle Coop. Anche Unipool lo è certamente, ma attraverso una catena di controllo (Finsoe-Holmo). Nel caso di IGD la partecipazione azionaria è diretta, essendo controllata da Coop Adriatica con il 41,5% e Unicoop Tirreno con il 15%.

Il Gruppo IGD è attivo nel settore immobiliare e più specificamente nel segmento immobiliare retail dei centri commerciali della Grande Distribuzione. Il Gruppo IGD opera mediante una struttura organizzata in due aree di business: Gestione Immobiliare e Locativa.
L'attività caratteristica del Gruppo IGD consiste nella compravendita, realizzazione, locazione e gestione dei centri commerciali, con particolare riferimento agli immobili della grande distribuzione organizzata. Le attività di servizi, una volta definito il posizionamento del singolo centro commerciale, si concretizzano in piani di marketing, commercializzazione e gestione delle gallerie commerciali. L'attività sinergica delle due aree di business permette di massimizzare la valorizzazione degli immobili retail e la gestione delle gallerie commerciali.

Il patrimonio immobiliare
Alla data del 31 dicembre 2007 il patrimonio degli immobili di proprietà IGD ammontava a circa 1.007,80 milioni di Euro. Ad oggi il portafoglio immobiliare è costituito da 14 ipermercati, 10 gallerie, 3 centri commerciali nella jv Rgd e 3 terreni per sviluppi futuri. (Fonte IGD)

Il consiglio di amministrazione è presieduto da Gilberto Coffari (presidente di Coop Adriatica) ed ha come amministratore delegato Claudio Albertini (vicepresidente di Unipol Merchant), che ha sostituito pochi mesi fa Filippo Maria Carbonari. Insomma, poco spazio a chi non è dell'ambiente ...

Dal 2008, il gruppo ha esercitato la facoltà per accedere al regime fiscale agevolato delle Siiq (società di investimento immobiliare quotata), come consente la legge 27 dicembre 2006, n. 296.
La scocietà continua ad essere attiva in Italia, come dimostrano i recenti acquisti del centro commerciale "Le Maioliche" di Faenza, del centro commerciale "I Bricchi" a Isola d'Asti in Piemonte, ma anche gli investimenti fatti in sinergia con il mondo delle cooperative non presenti nel capitale di IGD come per il Centro "Katané" di Catania, realizzato con Ipercoop Sicilia e l'acquisizione con Coop Lombardia del Cento Sarca a Milano.

Nnegli ultimi tempi IGD nutre un crescente interesse per la Romania. Nel 2008 la società ha acquistato con Carrefour per 182,5 milioni di euro il 100% della Winmarkt Magazine SA, che controlla un importante portafoglio immobiliare in Romania. Inoltre in luglio IGD ha firmato un accordo con la società rumena Minimax Discount che prevede l'apertura di 15 centri commerciali.

Tra i progetti più ambiziosi di IGD per il prossimo futuro c'è quello battezzato "Porta a Mare" a Livorno. (video sotto)



GLI AZIONISTI DI IGD

IGD e la borsa (Grafico)

Il gruppo è quotato sulla borsa di Milano dal 11 febbraio 2005. Erano tempi buoni per i mercati ed il collocamento fu assai apprezzato. Già in fase di IPO la domanda degli investitori superava di ben 9 volte l'offerta. L'azione fu collocata ad 1,45 euro e il primo giorno di contrattazione portò a casa un +18%. Da quel bel giorno fu tutto un crescendo per oltre due anni, la borsa tirava a tutta e il titolo sovraperformava alla grande. Arrivò a toccare i massimi storici tra il febbraio e l'aprile del 2007, a oltre 4,2 euro per azione, con una performance sui due anni del +190%.
Rob de mat, si devono esser detti in pieno orgasmo alla Gordon Gekko i post comunisti nella sede operativa di Bologna.

Poi sono arrivati i tempi bui, il ridimensionamento e poi il crollo dei listini e il titolo ha cominciato a beccarsi sonore sberle. Nel 2008 l'azione IGD ha dimezzato il suo valore (-96,5%) a 1,031 euro. Nel 2009, dopo aver toccato il minimo storico il 19 marzo a 0,791, il titolo ha cominciato una risalita che l'ha portato a ritoccare almeno il prezzo dell'antica quotazione del 11 febbraio 2005, chiudendo l'anno a 1,566, con una differenza sui 12 mesi del +52%.

Dalla data della quotazione, nel corso di questi 5 anni, dopo aver visto stelle e stalle il titolo è tornato alla partenza, come al gioco dell'oca (+8% dividendi esclusi). Insomma, come tenerli sul libretto della Coop.

Comparazioni
Il titolo è presente sull'indice FTSE Italia STAR che nel 2009 ha realizzato un +31,5%. IGD sovraperforma con +52%, come detto.
L'indice settoriale per IGD è il FTSE Italia Finanza che nell'anno appena terminato ha realizzato un modesto +14,35%.
La capitalizzazione di borsa del gruppo al 31 dicembre 2009 era di 484 milioni di euro.

.

08 gennaio 2010

ASSUNZIONI AGLI ULTIMI TRE EX MATEC: FINIRA' CON UNA CAUSA

[...] Rimane tristemente aperta la vicenda che concerne le ultime assunzioni riguardanti la reindustrializzazione della Matec.

Una questione approdata anche in Provincia e che interessa soltanto tre lavoratori non ancora ricollocati, dei sette da assumere che gli accordi prevedevano, entro febbraio dell'anno scorso. Il Consorzio Etruria era l'acquirente dell'immobile ex Matec.

Poi è stata Unicoop Firenze a sottoscrivere il contratto d'affitto. Due lavoratori in questione potranno godere ancora della mobilità, mentre un'altra lavoratrice, per la quale è invece terminata ogni forma di ammortizzatore sociale, probabilmente, ricorrerà al contenzioso.

I sindacati, a suo tempo, avevano chiesto che il Comunde di Scandicci, quale garante dell'accordo appoggiasse il patrocinio dell'eventuale causa.

8 gennaio 2010

Alberto Fiorini


La Nazione

.

06 gennaio 2010

IL 2009 DELLE "SOCIETA' ROSSE" QUOTATE: UNIPOL




Dopo MPS, parliamo un pò del 2009 di Unipol ed in sintesi della sua storia recente




Sono passati quasi 5 anni dalla famosa estate delle scalate bancarie e dei furbetti del quartierino, dalle immense ambizioni dell'allora presidente e a.d. di Unipol Giovanni Consorte, dall'eccitazione dei vertici DS che fece pronunciare a Fassino, nel corso della nota telefonata proprio con Consorte, la famosa frase: "Abbiamo una banca!" e dalle altre intercettazioni telefoniche che portarono in seguito alle dimissioni del Governatore di Banca d'Italia, Fazio.

Certo, per una società di assicurazioni che fino a quel momento passava quasi inosservata nel listino di Piazza Affari (se si eccettua la curiosità per essere l'unica società legata al mondo comunista che sceglieva nel 1986 la quotazione sui capitalisti listini azionari), oscurata da competitors del calibro di Generali, Fondiaria e Sai, Mediolanum, Fideuram, tutto quel trambusto nel 2005 dev'essere stata adrenalina pura.

Ma dalla società di via Stalingrado passa anche la storia dei difficili rapporti degli ultimi anni tra la componente delle cooperative che all'epoca appoggiava l'ambiziosa scalata di Consorte a BNL (la cosiddetta corrente emiliana) e la parte Coop con una visione più tradizionale e avversa alla finanza (i toscani), che trovò in Campaini (e nel disinteresse interessato di MPS) il paladino di un mondo della cooperazione distinto e (almeno un pò) distante dalla finanza e i suoi vischiosi giochi.

Il progetto di Consorte era ambiziosissimo e come tale necessitava di grandi quantità di fondi (e appoggi, come quello con Fiorani che nel frattempo tentava la scalata di Antonveneta con la complicità di Fazio) per lanciare un'OPA di quelle proporzioni. Lo scalatore avrebbe mangiato una preda tre volte più grande. Mica roba da poco. Era dura che Banca d'Italia consentisse l'operazione, ma in quel momento, con la scusa dell'italianità (BNL finirà poi, come per legge del contrappasso, ai francesi di BNP Paribas e Antonveneta sarà acquisita - solo momentaneamente - dagli olandesi di ABN Amro), in un gioco di scambi e di possibilità, poteva anche andare in porto, non certo perché l'operazione rispettasse i parametri di Banca d'Italia. In pratica si stava zitti su Fiorani ed Antonveneta e conseguentemente passava l'OPA di Unipol su BNL. Insomma quello che si chiamerebbe un accordo bipartisan, o consociativismo da Prima Repubblica, scegliete voi. O il Monopoli.

Oltre a varare un aumento di capitale di 2,6 miliardi, e' noto che Consorte si recò anche da Campaini a batter cassa. Dopo il niet di Turiddo, seguì lo scandalo delle intercettazioni che travolse tutti i protagonisti e fece sfumare ogni sogno di gloria. La nemesi è nota ed alquanto burlesca: Unipol se ne ritornerà nell'ombra e Antonveneta finirà superpagata a MPS.

Ma la posizione vincente di Campaini dovette essere digerita, pure Obtorto collo, anche dagli affranti e mazziati emiliani e nel gennaio 2006 si arrivò addirittura ad una breve reggenza del Presidente di Unicoop Firenze in Finsoe (holding che controlla Unipol e controllata dalla cassaforte Holmo), nel tentativo di una ricucitura tra le due parti.

La presidenza di Campaini in Finsoe durò solo 7 mesi (più o meno quanto quella di Armando Vanni nel Comitato di Gestione di Unicoop Firenze e Patrizia Vianello alla LegaCoop Toscana), quando, dopo la presentazione del piano industriale dell'amministratore delegato Carlo Salvatori che sostituì il defenestrato Consorte, il nostro Turiddo prese atto che non era aria e lasciò Finsoe.
Negli anni successivi i rapporti tra emiliani e toscani si deteriorano ulteriormente e portano MPS a dimezzare la quota in Finsoe e Unipol a riconsiderare la sua partecipazione in MPS.

Veniamo ai giorni nostri. La società ha ricevuto l'anno scorso un non certo gratificante cicchetto dalla Banca d'Italia in relazione alle attività bancarie del gruppo: "La situazione complessiva della ha mostrato negli ultimi anni elementi di crescente criticità, specie con riferimento al comparto dei derivati e al perseguimento di una politica di rapida crescita dimensionale attuata in assenza di idonei presidi organizzativi e di controllo".
Adesso affronta un cambio di gestione manageriale dopo le dimissioni previste di Carlo Salvatori. Vedremo.

Chi sono gli AZIONISTI DI UNIPOL

Veniamo ai corsi del titolo. (Grafico Unipol ordinarie)

Gli ultimi due anni sono stati vacche assai magre. Nel 2008 un vero tracollo, il titolo perde circa il 46% del proprio valore. Nel 2009 la discesa continua con un -11,5% circa.

Comparazioni.
L'indice generale in cui il titolo è presente, il FTSE MIB, ha registrato un +16,2 % contro il -11,5 % delle ordinarie Unipol.

Il confronto con l'indice settoriale FTSE Italia Assicurazioni è possibile solo su dato semestrale. L'indice a sei mesi ha messo a segno un +27 %, Unipol ha sottoperformato con un +18% circa.
Insomma, come per MPS, strada ancora in salita.


Unipol, Holmo e BNP prorogano patto in Finsoe al 2012

.

03 gennaio 2010

IL 2009 DELLE "SOCIETA' ROSSE" QUOTATE: MPS

Ci sono delle società quotate sulla borsa di Milano che, in varie entità, sono riconducibili al mondo delle cooperative.

Vediamo quali sono i loro legami è come si sono comportate nell'annno appena chiuso a Piazza Affari.
Cominciamo dalla nostra preferita:

MONTE DEI PASCHI


La banca senese ci interessa perchè è considerata da sempre la banca rossa per antonomasia. Inoltre, come è noto, Unicoop Firenze detiene il 3% circa dell'azionariato dell'istituto.
Per MPS è stato un altro anno difficile e la situazione rimane complessa.

L'origine della non facile situazione deriva essenzialmente dall'oneroso acquisto di Banca Antonveneta effettuato nel 2007, prima della crisi che ha travolto i mercati finanziari.
Le critiche feroci all'operazione, specialmente in relazione al prezzo pagato e alla tempistica, sono state numerose. D'altra parte, dopo la fusione di Banca Intesa con San Paolo-Imi e di Unicredit con Capitalia, il rischio di un ruolo sempre più marginale dell'istituto di Rocca Salimbeni andava crescendo. L'eventualità di una eccessiva centralità senese che non avesse ambizioni più ampie, è stata spesso criticata da autorevoli esponenti DS-poi PD.
Per sostenere la gravosa acquisizione, MPS ha dovuto varare un pesante aumento di capitale da 5 miliardi e avviare una serie di trattative per vendere una parte degli immobili, vendere il 50% di MPS Vita e attingere ai Tremonti Bond.

Sia come sia, la scelta di Antonveneta deve essere parsa obbligata ai dirigenti di MPS, ma il mercato (complice la cattiva contingenza) non ha gradito e ha massacrato il titolo alla grande.

Veniamo ai corsi del titolo. (Vedi grafico)

Nel corso del 2008, l'azione ha dimezzato il proprio valore (-48%).
Nel 2009 la discesa è proseguita di un ulteriore - 20%, portando il titolo agli attuali 1,228 euro per azione.

A scopo consolatorio, possiamo dire che, dai minimi del 9 marzo 2009, quando il titolo, sceso abbondantemente sotto 1 euro valeva 0,7715, ad oggi ha "recuperato" il 59%.

Comparazioni.
L'indice generale che include anche MPS è il FTSE MIB, che ha chiuso l'anno con un +21 %, contro il -20% di MPS.
L'indice settoriale che comprende il titolo MPS è il FTSE Italia Finanza.
Non è possibile fare una comparazione annuale del titolo MPS con questo indice, ma solo una valutazione semestrale che risulta poco significativa.
Tuttavia l'indice ha registrato una performance a 6 mesi del 23%.
Mps in 6 mesi ha registrato un più modesto +11,5%

Chi sono gli AZIONISTI DI MPS


L'INVESTIMENTO STRATEGICO DI UNICOOP FIRENZE

Il Presidente di Unicoop Firenze ha più volte ribadito che quello di Unicoop in MPS, che ha portato lo scorso anno al primo bilancio negativo nella storia della cooperativa, è un investimento strategico e non speculativo.

Speriamo che almeno sia strategico, caro Presidente, al momento è chiaro a tutti che non è speculativo.

Nel 2008 la minusvalenza su azioni MPS era di circa 189 milioni di euro.
Nel 2009, con l'ulteriore discesa del titolo, la minusvalenza si dovrebbe attestare attorno ai 240 milioni di euro.

3 gennaio 2010

BUON ANNO MUSSARI !!!