Il precedente nei magazzini di Unicoop Firenze, dopo le intercettazioni telefoniche illegali sui dipendenti in cui sarebbe coinvolta Coop Lombardia
C'erano già cascati, in questa storia dei controlli illegali alle spalle dei lavoratori.
Con tanto di condanna pronunciata dalla Corte di Appello di Firenze giusto lo scorso ottobre, dopo la causa intentata da due vittime delle "spiate", cui i giudici in primo grado avevano dato torto. Risultato ribaltato in secondo grado di giudizio: in sostanza il tribunale toscano ha stabilito che il sistema di videoterminali collegati in radiofrequenza utilizzato da Unicoop Firenze, violava l'articolo 4 dello statuto dei lavoratori. In questo modo, infatti, i dipendenti venivano controllati illegittimamente e aloro insaputa. In particolare si tratta di quelli occupati nel magazzino di Scandicci, incaricati di caricare sui camion la merce da inviare ai punti vendita.
Il sistema in questione si basava su particolari sensori elettronici installati sui carrelli, quelli per mezzo dei quali la merce veniva spostata dagli scaffali ai mezzi di trasporto. Sensori che inviavano informazioni ad un videoterminale - vale a dire un computer - attraverso il quale la direzione del magazzino era in grado di tenere sotto controllo i movimenti dei prodotti: il lavoratore azionava il sensore sfiorandolo con un badge, e così era possibile anche accoppiare una determinata operazione ad una persona precisa.
Ma i controlli avevano assunto nel tempo una modalità da "Grande Fratello" orwelliano. E in udienza erano emerse conversazioni davvero imbarazzanti per i dirigenti dell'Unicoop fiorentina, qualla che nel suo profilo di presentazione dichiara di promuovere iniziative di socialità e solidarietà. Le conversazioni imbarazzanti, dicevamo. Tipo quella in cui il funzionario-controllore sgridava il lavoratore, "perché sei fermo da venti minuti?" e quell'altro rispondeva allibito, "e tu come fai a saperlo?", con il primo a ribattere che "lo vedo al computer!"
Peccato che in questo caso l'operatore fosse fermosì, ma in fila, in attesa di caricare la merce sul carrello.
E dunque i giudici hanno sentenziato che no, questo sistema non è legale e va cambiato, in modo che non sia possibile "consentire l'individuazione nominativa dell'utilizzatore del carrello". Peraltro, dalla stessa Unicoop avevano rimarcato che era già stato modificato, affermazione contestata dagli stessi lavoratori.
La condanna dell'Unicoop fiorentina ha provocato discussioni anche sul sito della RSU di Unicoop Firenze, per esempio, a commento della notizia c'era anche chi imputava ai sindacati uno scarso controllo proprio sulla questione: il commento di un anonimo che si dichiarava "dipendente" chiedeva espressamente alla CGIL di intervenire sulla faccenda, per verificare che episodi del genere non si ripetano. In questo senso, a giudicare dall'inchiesta di Libero, c'è parecchio da approfondire.
Il sistema in questione si basava su particolari sensori elettronici installati sui carrelli, quelli per mezzo dei quali la merce veniva spostata dagli scaffali ai mezzi di trasporto. Sensori che inviavano informazioni ad un videoterminale - vale a dire un computer - attraverso il quale la direzione del magazzino era in grado di tenere sotto controllo i movimenti dei prodotti: il lavoratore azionava il sensore sfiorandolo con un badge, e così era possibile anche accoppiare una determinata operazione ad una persona precisa.
Ma i controlli avevano assunto nel tempo una modalità da "Grande Fratello" orwelliano. E in udienza erano emerse conversazioni davvero imbarazzanti per i dirigenti dell'Unicoop fiorentina, qualla che nel suo profilo di presentazione dichiara di promuovere iniziative di socialità e solidarietà. Le conversazioni imbarazzanti, dicevamo. Tipo quella in cui il funzionario-controllore sgridava il lavoratore, "perché sei fermo da venti minuti?" e quell'altro rispondeva allibito, "e tu come fai a saperlo?", con il primo a ribattere che "lo vedo al computer!"
Peccato che in questo caso l'operatore fosse fermosì, ma in fila, in attesa di caricare la merce sul carrello.
E dunque i giudici hanno sentenziato che no, questo sistema non è legale e va cambiato, in modo che non sia possibile "consentire l'individuazione nominativa dell'utilizzatore del carrello". Peraltro, dalla stessa Unicoop avevano rimarcato che era già stato modificato, affermazione contestata dagli stessi lavoratori.
La condanna dell'Unicoop fiorentina ha provocato discussioni anche sul sito della RSU di Unicoop Firenze, per esempio, a commento della notizia c'era anche chi imputava ai sindacati uno scarso controllo proprio sulla questione: il commento di un anonimo che si dichiarava "dipendente" chiedeva espressamente alla CGIL di intervenire sulla faccenda, per verificare che episodi del genere non si ripetano. In questo senso, a giudicare dall'inchiesta di Libero, c'è parecchio da approfondire.
14 gennaio 2010
Filippo Manfredini
Libero
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LA LETTERA DEI DELEGATI FILCAMS DEI MAGAZZINI ALLA SEGRETERIA CGIL RIMANE SENZA RISPOSTA
In relazione all'articolo sopra riportato siamo a conoscenza del fatto che, successivamente al deposito della sentenza, i delegati RSU Filcams-CGIL dei magazzini di Unicoop Firenze hanno informato la propria Segreteria Provinciale dei dettagli riguardanti le motivazioni della sentenza in oggetto, interrogandola sull'eventualità di un'azione legale nei confronti di Unicoop Firenze in quanto inadempiente rispetto agli accordi sindacali stipulati, nonché all'articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori.
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La lettera è stata ricevuta il 23 novembre 2009. Ci viene riferito che, purtroppo, ancora nessuna risposta è pervenuta ai delegati da parte della Segreteria Filcams-CGIL.
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LAVORATORI UNICOOP BLOG
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La lettera è stata ricevuta il 23 novembre 2009. Ci viene riferito che, purtroppo, ancora nessuna risposta è pervenuta ai delegati da parte della Segreteria Filcams-CGIL.
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LAVORATORI UNICOOP BLOG
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6 commenti:
Dal regolamento aziendale Unicoop Firenze:
"In relazione all'utilizzo delle dotazioni ed attrezzature aziendali, quali telefoni aziendali fissi o mobili,posta elettronica e dell'accesso ad internet, quando previsti dalle mansioni assegnate,fermo restando quanto detto riguardo alle limitazioni di utilizzo personali,il dipendente deve essere consapevole che la Cooperativa opera in questo ambito attività di controllo e di gestione sia con strumenti automatici che manuali,al fine di tutelare la propria sicurezza e per la normale gestione e ripartizione dei costi di esercizio.
Queste attività sono svolte solo ed esclusivamente a cura di personale esplicitamente incaricato al trattamento dei dati personali in conformità a quanto stabilito dalla legge.
Tali controlli prevedono:
- la tracciatura dei numeri di rete pubblica chiamati dai telefoni aziendali
- la memorizzazione dei messaggi di posta elettronica ed allegati sui server preposti al controllo,la loro normale gestione,il loro salvataggio
- la memorizzazione delle pagine web visitate per l'ottimizzazione del traffico di rete e per bloccare l'accesso a siti con contenuti pericolosi o comunque non conformi alla missione aziendale
In attuazione di quanto previsto dal Codice in materia di protezione dei dati personali,la cooperativa informa i dipendenti che, pur nel massimo rispetto della privacy individuale, può in alcuni casi avere accesso ad informazioni di natura personale.Tali informazioni non saranno divulgate a terzi, fatta eccezione per le autorità competenti e nei casi previsti dalla legge.
Leggete bene!...e fidatevi....!?
Brindisi,15 gennaio 2010
Alle porte l’avvio della procedura di mobilità per i 400 lavoratori tra i punti vendita di Bari, Brindisi e Matera, oggi Coop Estense, rilevati dal gruppo Carrefour. La convocazione delle parti è fissata per il 21 gennaio alle 10 a Roma presso il Ministero del Lavoro, relativa alla procedura di mobilità. «Dopo le clamorose notizie riportate dalla stampa in questi giorni nel sistema Coop in Lombardia - si legge in un comunicato della Filcams Cgil di Matera - si attende di avere chiarezza su un'altra vicenda che ha dell'inverosimile, viste le intenzioni, più volte dichiarate, di voler procedere all'assunzione di apprendisti e interinali nel corso dei "tagli" da effettuare sul personale già presente nei punti vendita. Dopo l'apparente tranquillità del periodo natalizio, Coop ha sferrato l'ultimo colpo ai lavoratori materani.
Nonostante vi fosse un incontro concordato per il 7 gennaio u.s., il 27 dicembre l'azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali il trasferimento della trattativa in sede ministeriale, poichè la fase sindacale non aveva sortito esito positivo. Tale atto ha colto di sorpresa i rappresentati sindacali ed i lavoratori, perchè è avvenuta nel mezzo di una trattativa ancora in corso, per la prosecuzione della quale erano state stabilite addirittura due date di incontro, ma soprattutto in un momento in cui vi erano sicuramente altri elementi per portare a buon fine la vertenza.
Senzacolonne.it
Se emergessero riscontri inconfutabili, la notizia pubblicata da Libero ha del clamoroso...e non mi verranno mica a dire che è stata la scriteriata iniziativa di un singolo dirigente e che la direzione non ne sapeva niente!!!
Aspettiamo con ansia gli sviluppi dei prossimi giorni (un'inchiesta della magistratura la ritengo doverosa) e nel frattempo prendere qualche precauzione anche qui da noi non guasterebbe...(non vorrei essere paranoico però....).
Zanardi
Penso che tra Telecom It e Coop Lombardia ce ne stiano un bel pò di aziende nel mezzo.
Mi sembra che il cerchio si chiuda perfettamente.
Il mercato delle spiette "fai da te" tira, e i Carnevali (nome omen) di Coop o altro contattano gli spiatori e come dice Libero, confrontano le tariffe migliori. Segno che ce n'è di gente in giro oltre Tavaroli, Mancini e Cipriani che si sono messi nel business dell'orecchione.
Evidentemente la parola circolava e molti ex carabinieri o personaggi ambigui e cialtroni d'ogni genere, hanno messo su un ufficietto alla Philip Marlowe de noantri nello scantinato condominiale.
Se ti va male ti occupi di corna, con un colpo di culo e magari qualcos'altro, passi alle aziende e lì viaggi a botte di centinaia di migliaia di euro. Rischio nullo, profitti potenziali giganteschi.
Insomma, il sistema è diffuso e nelle aziende controllano eccome. E a tutti i livelli, mi pare scontato. I prezzi per metter su un kit di intercettazioni (minitelecamere, microspie mignon ecc.)sono irrisori. Fatevi un giro su internet.
Quello che interessa a NOI è che in mancanza della tutela di CGIL, complice da sempre delle COOP o di qualunque altro organismo che si ostini a chiamarsi Sindacato (cialtroni CISL, UIL e altri), si facciano le cause (ci organizziamo per i cazzi nostri) e si chiedano risarcimenti almeno pari alle parcelle dei cazzoni che intercettano. Poi si va dai coglioni dei soci coop e ci si fa dare i soldi, perché la nostra privacy vale più del loro merdoso 3x2.
AI COLLEGHI: OCCHIO. Specie in ufficio. NON USATE TELEFONO AZIENDALE O EMAIL; QUESTI BUTTANO FUORI PER UNA MERENDINA MARCIA CHE VA A FINIRE NEL CASSONETTO, FIGURIAMOCI SE TI INCASTRANO CON ALTRO.
FATE GIRARE LE INFORMAZIONI. E IN CAMPANA.
RANK
IPERCGIL… L’idra a due teste Coop e sindacati confaziendali (15 Gennaio 2010)
Dietro le melense pubblicità “la Coop sei tu” scopriamo invece che la Coop sono sempre i soliti padroni. È di questi giorni le rivelazioni della stampa che: “la Coop Lombardia aveva assoldato agenzie di intercettazioni per spiare illegalmente i propri dipendenti.(.....)
Oltre a dover dare con ciò, motivate spiegazioni ai propri dipendenti (le intercettazioni e le spie sono la routine che attuano da sempre i padroni), la Coop si sente disturbata di doversi ritrovare anche in azienda sindacati scomodi ai loro interessi. Appena hanno il sentore che i lavoratori tentano di sviluppare progetti di autorganizzazione sindacale per scrollarsi di dosso il confederume sindacale, entra in azione l’Idra IPERCGIL.(.......)
Lo Slai Cobas è un sindacato scomodo per i padroni e i confaziendali, e lorsignori lo sanno bene, perchè vedono minare i loro interessi di bottega, ed intacca il ruolo dei mestieranti sindacali retribuiti a tempo pieno, che dietro lo schermo di un fittizio carattere antagonistico, in realtà sono addomesticati agli interessi padronali.
L’azienda si sceglie i sindacati che gli fanno più comodo. I lavoratori dell’IPERCOOP di Crema attraverso l’autorganizzazione sindacale SLAI Cobas, proveranno ad arginare questa porcheria, per una ripresa della lotta per la propria dignità ed emancipazione, a difesa dei propri diritti.
Ultimamente l’IPERCGIL si è sentita minata nel suo potere quando il sindacato scomodo SLAI Cobas ha dichiarato anche l’intenzione di organizzare all’interno dell’IPERCOOP di Crema le elezioni RSU e RLS. Sanno bene, e per questo ne hanno paura, che anche le elezioni per i rappresentanti sindacali in azienda potranno sancire la loro sconfitta, altroché non si spiega tutto questo fervore antisindacale nei confronti dei lavoratori/trici dell’IPERCOOP di Crema, che tentano di cambiare rotta alla decadenza filo padronale dei confaziendali e per ripristinare la tutela dei propri diritti.
La linea della Coop Lombardia è quella di smorzare sistematicamente le nostre richieste insabbiando nel silenzio ogni cosa. I loro rapporti “sindacali” si rivolgono solo verso quelli che loro chiamano “i sindacati tradizionali”. Noi invece saremmo quelli “nuovi” e quindi veniamo curati nella loro attività antisindacale direttamente dal “Comando Centrale Coop Lombardia” a Milano.
Abbiamo avviato regolarmente la consultazione per le elezioni RSU e RLS in azienda nel rispetto dei loro accordi, ma questo non è bastato, e allora meritano solo un bel conflitto campale attraverso lo sciopero (quello vero). L’IPERCGIL è un idra a due teste, una parte nega formalmente l’avvio della consultazione attraverso le elezioni sindacali, non fornendo gli elenchi degli aventi diritto al voto e di un locale idoneo per la commissione elettorale per espletare le funzioni del loro mandato, l’altra fa “melina”, ammette che andrebbero effettuate le elezioni delle RSU (ormai scadute da più di un anno), ma le rinvia sine die, prevedendo un risultato catastrofico. In questi giorni fanno girare la voce che alle future elezioni parteciperanno solo i propri fidati tesserati ... La Coop Lombardia gongola verso i suoi più fidi servi. Lo SLAI Cobas e i lavoratori oltreché ricorrere in giudizio, inviterà i dipendenti della IPERCOOP di Crema a recidere le teste dell’Idra, ed attuare forme di lotta e scioperi che ristabiliranno formalmente i rapporti di forza, anche attraverso campagne di boicottaggio dei prodotti Coop.
I lavoratori e le lavoratrici dell’IPERCOOP di Crema
in questa battaglia, non saranno lasciati soli
SLAI COBAS CREMONA
risposta a radio ga ga:
in relazione ai controlli operati dalla Unicoop firenze, qui non discutiamo il fatto che la cooperativa si tuteli sull'accesso alla rete( internet ) e controlli tutti quelle operazioni che le competono, ma stiamo parlando di tutti quei controlli, vietati per legge, tutti quelle registrazioni che vengono attuate solo per verificare la produttività e l'operato degli addetti. Il tribunale di firenze ha riconosciuto la colpevolezza della Unicoop Fi. spiegando che i lavoratori non si possono ne registrare su carta ne filmare con le telecamere. io conosco molto bene i metodi che vengono attuati dai miei colleghi, visto che sono un responsabile del magazzino.
poi da che parte stanno le categorie sindacali..... lasciamo perdere. Avvocati e denunciare sempre i criminali che governano la unicoop. stefano torti
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