28 febbraio 2011

TRATTATIVA CONTRATTO NAZIONALE DELLE COOPERATIVE

Momento molto importante per i dipendenti delle Coop di consumo, in particolare per quelli di Unicoop Firenze. Sono in corso le trattative per il rinnovo del CCNL e del contratto integrativo aziendale.

La nostra storia ci insegna che i punti del contratto di riferimento che precede il nostro, quello del Terziario, vengono ripresi abbastanza fedelmente e riportati nel Contratto Nazionale delle Cooperative di Consumo.

Sappiamo che il CCNL del Terziario è stato firmato sabato scorso e sappiamo che esso introduce degli elementi molto negativi, fino ad intaccare diritti veri e propri come quello del periodo di malattia retribuita. Il contratto è stato firmato dalle confederazioni filogovernative (Cisl, Uil, Ugl) ormai interessate solo a isolare la Cgil la quale non poteva firmare e non ha firmato questo contratto dopo aver appoggiato ob torto collo la battaglia della Fiom a Mirafiori.

Ora tocca al contratto della Distribuzione Cooperativa. La posizione storicamente amichevole di Filcams-Cgil rispetto alle Coop mette senz'altro questa organizzazione in difficoltà. D'altra parte Coop pretende di avere un contratto che la metta sullo stesso piano dei competitor che hanno appena firmato il contratto del Terziario e in questo troverà buona sponda nei sindacati filogovernativi.

La nostra nota:

Il 21 e 22 febbraio scorso si è tenuto il confronto fra Ancc-LegaCoop, Federconsumo-Confcooperative, Agci e Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil finalizzato a ricercare un’intesa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti da imprese della distribuzione cooperativa scaduto il 31 dicembre dell’anno scorso.
Ecco come ne da conto una fonte Cisl.

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Nel corso delle due giornate di negoziato sono stati affrontati temi quali l’orario di lavoro, il part-time ed il differenziale di costo fra il contratto collettivo nazionale di lavoro della distribuzione cooperativa e quello del terziario, distribuzione e servizi.

In relazione all’orario di lavoro, le associazioni nazionali delle imprese cooperative hanno illustrato un progetto di profonda modificazione dell’attuale articolato contrattuale; nello specifico, in relazione all’articolo 101 del vigente CCNL, recante regole in tema di distribuzione dell’orario, hanno proposto di cancellare il riferimento al confronto finalizzato ad intesa con le RSU/RSA per stabilire i criteri di attuazione della stessa distribuzione oraria, in quanto la procedura formalizzata nell’articolo, a giudizio delle nostre controparti, “ingesserebbe le ordinarie modalità gestionali” e si configurerebbe come “una sorta di incondizionata possibilità per i delegati sindacali di esercitare un diritto di veto perenne”.

Analoga proposta, volta ad ottenere il superamento del “confronto finalizzato ad intese”, le associazioni ci hanno rivolto per l’articolo 102 in tema di flessibilità d’orario, per l’identica motivazione suesposta in riferimento alla distribuzione dell’orario: l’eccesso di macchinosità della procedura, “troppo spesso utilizzata al solo fine di non decidere”.

In riferimento all’articolo 103, dedicato agli accordi aziendali sui regimi flessibili di orario, la volontà datoriale di “sgravarsi da precetti ritenuti anacronistici” si è spinta sino alla richiesta di cancellare l’indicazione dei vincoli attualmente previsti sull’orario massimo di lavoro; nello specifico, l’attuale testo dell’articolo, al comma 1, prevede che “Nell’ambito del secondo livello di contrattazione, per far fronte alle variazioni dell’intensità lavorativa, le parti potranno realizzare accordi sul seguente regime di orario con il limite di seguito previsto: superamento dell’orario contrattuale in particolari periodi dell’anno sino al limite di 44 ore settimanali per un massimo di 24 settimane”. Praticamente, la richiesta delle associazioni datoriali è di non avere alcun limite massimo, né in relazione all’orario settimanale lavorabile, né rispetto all’indicazione delle settimane nelle quali é possibile superare l’orario contrattuale.

In argomento di banca delle ore, prevista dall'articolo 105, le nostre controparti hanno definito lo strumento pressoché "inutile, poiché del tutto inutilizzato dalla sua introduzione, non corrispondente al gradimento di imprese e lavoratori...", quindi da cassare definitivamente.

Il riposo giornaliero (articolo 115), sempre a detta delle associazioni datoriali, dovrebbe essere "ritoccato", prevedendo una deroga allo stacco minimo di 11 ore consecutive previste dal decreto-legislativo 66/2003, oltre che per l'ipotesi di cambio turno, già contemplata dal vigente CCNL, anche per necessità connesse ad esigenze particolari di servizio quali inventario, picchi di vendita, ecc.

Anche rispetto al contratto di lavoro a tempo parziale (articolo 89 e seguenti) le richieste datoriali sono state diverse e volte a realizzare una semplificazione dell'utilizzo della forma contrattuale da parte delle imprese.

In particolare, in relazione all'articolo 92, in tema di forme e contenuto del rapporto di lavoro part-time, ci é stato, di fatto, proposto di generalizzare la possibilità di fare ricorso all'instaurazione di rapporti di lavoro di 16 ore settimanali (attualmente previsti unicamente per i giovani studenti e i lavoratori occupati a tempo parziale con altri datori di lavoro, in occasione di giornate festive e precedenti l'e festività).

Di contro, la richiesta di aumentare le ore per il part-time, presente in tutte e tre le piattaforme rivendicative delle OO.SS., é stata liquidata con una generica disponibilità ad affrontare il tema, senza offrire elemento alcuno di merito da approfondire e valutare.

Le differenze di costo, infine, sono state trattate – da parte delle nostre controparti - unicamente elencando gli istituti contrattuali per i quali si evidenzierebbe una netta diversità fra i due CCNL, allo scopo di far emergere il preteso svantaggio competitivo (in termini di maggior costo del lavoro sopportato) che affliggerebbe le cooperative rispetto alle concorrenti operanti nell'ambito della grande distribuzione organizzata.

Nell'elencazione delle richieste delle nostre controparti, l'auspicato (dalle associazioni) superamento del confronto finalizzato ad intese é stato, come già scritto, l'argomento ricorrente e l'oggetto delle "lamentazioni" ripetutamente spese e, in un certo senso, enfatizzate.

Per parte nostra, abbiamo manifestato una riserva in ordine al troppo lamentato scompenso competitivo che le coop sconterebbero per effetto di un costo del lavoro eccessivamente oneroso rispetto ad altri soggetti imprenditoriali; al fine di compiere una ricognizione fedele ed affidabile circa il costo del lavoro, occorrerebbe, a nostro modesto avviso, tenere in debito conto anche l'incidenza dei contributi: questo abbiamo sostenuto in trattativa, risultandoci inferiore di più di due punti percentuali il carico contributivo gravante sulle coop rispetto al (grosso della ) concorrenza.

In ordine al part-time, abbiamo manifestato perplessità in ordine alla generalizzazione del rapporto di lavoro a 16 ore settimanali, per l'indubbio impatto, in termini negativi, che lo stesso giocherebbe sulla previsione in materia di durata minima (20 ore settimanali) del contratto di lavoro a tempo parziale; ci siamo dichiarati disponibili a valutare la possibilità di introdurre forme sperimentali di orario parziale per accrescere, nei periodi di più intensa attività, la durata media dell'orario di lavoro, soprattutto dei lavoratori con 20 ore settimanali; abbiamo esternato la nostra richiesta, infine, per far sì che l'anzidetta sperimentazione non si traduca in una penalizzazione delle garanzie, soprattutto in termini di trattamento retributivo, assicurate dalle clausole elastiche.

Relativamente all’orario, come Fisascat-Cisl, abbiamo ribadito che qualsivoglia riforma dell’articolato contrattuale dovrà prevedere termini chiari rispetto alla durata massima giornaliera, settimanale e mensile dell’orario di lavoro, nonché le forme e le procedure per condividere, al ricorrere di prestabilite circostanze, specifiche deroghe alle norme generali.

Infine, le associazioni datoriali hanno manifestato la volontà di sottoporci, in occasione dei prossimi incontri negoziali, una riformulazione delle previsioni contrattuali in materia di trattamento economico per i periodi di malattia sulla base di quanto sarà pattuito nel rinnovo del CCN Confcommercio.

Il tavolo é stato aggiornato per i giorni 21 (dalle ore 15:00) e 22 marzo p.v.; un'ulteriore occasione di confronto negoziale é stata, infine, prevista per i giorni 28 (sempre dalle ore 15:00) e 29 marzo.


28 febbraio 2010

Fonte Cisl

27 febbraio 2011

SCIOPERO IPERCOOP LIVORNO, ADESIONE TOTALE E IPERMERCATO CHIUSO


Adesione pressoché totale dei lavoratori dell'Ipercoop di Porta a Terra allo sciopero indetto dalla Rsu per sabato 26 febbraio, con la conseguenza che la saracinesca è rimasta abbassata per tutto il giorno.


Lo sciopero era stato indetto il giorno precedente su mandato delle assemblee dei lavoratori che mercoledì avevano giudicato insufficienti ed inadeguate le risposte dell'azienda alle richieste della Rappresentanza Sindacale Unitaria.
Una trattativa lunga che aveva ad oggetto una serie di questioni, e che ha trovato un epilogo negativo nella giornata di martedì 22, quando la Rsu ha dovuto registrare l'insoddisfacente risposta dell'azienda.

Ma andiamo con ordine. La Rappresentanza Sindacale Unitaria (ben sincronizzata e concorde tra le sue diverse componenti, a differenza di un passato dove soprattutto fra il sindacato di base USB e la CGIL c'erano stati degli attriti) aveva posto all'attenzione dell'azienda alcune tematiche relative a problemi storici dell'ipermercato: tra questi il bacino dei precari da stabilizzare, le poche ore di lavoro dei numerosissimi part-time, le professionalità e gli adeguati inquadramenti contrattuali da riconoscere, la necessità di intervenire quantomeno nella rotazione sulle domeniche e sui festivi, visto anche che i dipendenti dell'ipermercato risentono di una diversità salariale nei confronti dei loro colleghi dei supermercati Unicoop Tirreno dove la maggiorazione del lavoro domenicale e festivo è migliore.

A rafforzare e legittimare queste richieste la comunicazione aziendale alla Rsu che per il 2011 gli obiettivi di vendite e produttività dell'ipermercato sarebbero stati più sfidanti (in sostanza vendere di più con meno ore di lavoro a disposizione per i dipendenti) e che le aperture domenicali e festive sarebbero aumentate ulteriormente arrivando a 28 (fino al 2009 erano 18). Non solo, l'azienda aveva anche dichiarato l'intenzione di introdurre una forma di verticalità oraria per i part-time, fino ad oggi utilizzata solo a tempo determinato e che invece verrebbe definitivamente "sdoganata" a tempo indeterminato. Un'idea avversata dalla Rsu in quanto impattante sul già difficile rapporto salario/tempi di vita dei lavoratori.
Il dialogo si è snodato nei mesi di gennaio e febbraio attraverso diversi incontri, senza portare gli avanzamenti sperati. Di qui le assemblee e l'indizione di sciopero della Rsu, unanime tra le diverse sigle sindacali, volto a riaprire la trattativa su altre basi di dialogo.

Nella giornata di venerdì l'azienda ha diffuso un comunicato ai lavoratori con cui lo sciopero veniva attaccato senza mezzi termini, tanto da indurre la Rsu a replicare immediatamente per riportare la corretta informazione.
E così è successo anche il giorno dopo quando, a chiusura accertata per la presenza di un numero minimo di dipendenti al lavoro, la Direzione ha affisso un pesante comunicato per i clienti sulla saracinesca abbassata con cui lo sciopero veniva definito "fatto in casa (??) da parte delle sigle sindacali presenti nell'ipermercato" e con altre frasi molto dure, fra cui addirittura un solenne "Non esiste in Italia un caso simile"...

Da registrare che per tutta la giornata il piazzale antistante l'ingresso dipendenti è stato presidiato dai lavoratori, che a decine e decine anche con le famiglie hanno voluto dare dimostrazione che per loro non era un giorno per "fare festa" ma invece un giorno di protesta. Forte la voglia di partecipare attivamente, e forte anche la rabbia per il comunicato aziendale che in sostanza tratta 400 lavoratori come persone incapaci di valutare lucidamente sulle ragioni di uno sciopero e di conseguenza aderirvi.

Fin qui la cronaca dei fatti. In conclusione invece una nostra riflessione rivolta agli scioperanti.
Al fatto che si tratta di un caso unico in Italia come dice l'azienda non ci crediamo. In quella frase studiata c'è un'accezione volta quasi a farvi vergognare. Ma se anche per assurdo fosse veramente che non esistono casi simili al vostro, andatene fieri di questa vostra unicità. Altro che vergognarvi. "Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso".


26 febbraio 2011

(red.)

Senza Soste.it


UBS Ipercoop livorno

RINNOVATO IL CONTRATTO DEL TERZIARIO. CGIL NON FIRMA

Come per il precedente rinnovo del contratto del Terziario, la Filcams-Cgil non firma (per ora) e le ragioni ci stanno tutte.
Si ricorderà però che Filcams firmò in un secondo momento tra critiche interne e sberleffi di Cisl e Uil.

La deriva governativa delle altre due organizzazioni che ottengono una tetra visibilità solo se fanno accordi contro i lavoratori (vedi Fiat) ormai è palesemente orientata ad isolare la Cgil.

Ricordiamoci però che la Filcams non è la Fiom e Martini è lontano da Landini quanto la Terra da Giove.
Vediamo ora cosa succederà nel Contratto Nazionale Coop e negli integrativi (Coop Estense, Unicoop Firenze) le cui trattative sono in corso, per testare la coerenza di Cgil-Filcams che in passato non è stata così granitica.

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La Filcams Cgil non ha sottoscritto l’ipotesi di accordo per il rinnovo del
Contratto Nazionale del Terziario Distribuzione Servizi


Dichiarazione di Franco Martini segretario generale


"La Filcams-Cgil non ha sottoscritto l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Contratto Nazionale del Terziario Distribuzione Servizi, innanzitutto, per il fatto che l’intesa recepisce pienamente l’accordo separato del 22 gennaio 2009, sulla riforma del modello contrattuale.
Oltre all’assunzione dell’Ipca, quale meccanismo di calcolo degli incrementi salariali, infatti, viene introdotto l’istituto delle deroghe, attraverso il quale la funzione del Ccnl viene indebolita.
Inoltre, l’ipotesi sottoscritta assume i contenuti del collegato sul lavoro, sul quale la Cgil ha espresso analogo dissenso, a partire dalla certificazione.

Ma l’ipotesi di accordo contiene altri punti negativi, come quello relativo alla malattia, che prevede la fuoriuscita dall’Inps, attraverso il pagamento diretto da parte delle aziende ed il peggioramento della normativa sul pagamento dei primi tre giorni.
La stessa contrattazione di secondo livello esce ridotta e fortemente condizionata dalle deroghe, smentendo quello che era l’obiettivo primario dell’accordo separato sulla riforma del modello contrattuale.

Nel complesso, è un accordo che risente indubbiamente della crisi del settore, ma che scarica sul lavoro il suo costo principale, quando, al contrario, la crisi stessa richiederebbe un forte investimento qualitativo sul fattore umano.
Al tempo stesso, è un accordo che importa nella categoria del terziario, le tensioni che da tempo caratterizzano il quadro sindacale e che avevano fino ad oggi risparmiato il settore.

La Filcams-Cgil chiederà adesso alle altre organizzazioni sindacali di sottoporre alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori interessati l’ipotesi di accordo, all’esito della quale si riterrà vincolata. Questa prova democratica sarebbe il più importante contributo ad evitare il deterioramento di una esperienza unitaria, che in questo settore ha consentito la realizzazione di importanti risultati sindacali."


26 febbraio 2011


FILCAMS-Cgil
Federazione lavoratori

commercio turismo servizi



QUALI ERANO LE RICHIESTE DI CONFCOMMERCIO




25 febbraio 2011

SCIOPERO ALL'IPERCOOP DI LIVORNO SULLA TRATTATIVA APERTURE DOMENICALI E FESTIVE

Fallimento trattativa su aperture domenicali e festive

Sciopero all'Ipercoop di Livorno
sabato, 26 febbraio 2011



Come Rappresentanza Sindacale Unitaria dell’Ipermercato Coop di Porta a Terra a Livorno abbiamo indetto uno sciopero per tutta la giornata lavorativa di sabato 26 febbraio 2011.

Alla base di questa decisione risiede la rottura della trattativa con l’azienda su varie questioni, tra cui quella delle aperture domenicali e festive per l’anno 2011.

Dopo la sperimentalità per il 2010 sull’aumento delle aperture domenicali rispetto all’anno precedente, ai lavoratori viene chiesto per il 2011 un ulteriore incremento di queste date di lavoro festivo (retribuite con una maggiorazione salariale minima e assolutamente inadeguata).

L’azienda sostiene che il lavoro domenicale è positivo perché “crea occupazione”, ma nei numerosi incontri svolti con la Rsu fra gennaio e febbraio queste risposte occupazionali non sono mai arrivate, tanto da indurci prima a confrontarci con i lavoratori in assemblea e poi ad indire questa data di sciopero tramite la quale chiediamo che l’azienda riapra il tavolo di confronto.

L’aumento delle aperture domenicali tra l’altro è solo uno degli aspetti dibattuti con l’azienda, visto che oggetto della protesta è anche in senso più ampio una riorganizzazione aziendale che attacca i tempi di vita dei lavoratori con richieste di orari più flessibili e non dà risposte né al bacino di precari di lungo corso presenti nel nostro ipermercato, né alla lunghissima schiera di dipendenti con contratti part-time che attendono un aumento delle loro ore di lavoro e quindi del salario, né ai lavoratori che aspettano da tempo di vedere riconosciute le loro professionalità.

Volantino sciopero

UBS Ipercoop livorno


25 febbraio 2010

La Rsu dell'Ipercoop di Livorno


CONTRATTI IN CORSO: NO NEWS, BAD NEWS

Si stanno svolgendo le trattative più importanti per i dipendenti di Unicoop Firenze. Entro marzo si dovrebbero concludere quelle relative al contratto integrativo, mentre sono in corso quelle sul contratto nazionale.

Quello che accomuna le due trattative è la pochezza di informazioni e quelle poche che filtrano sono pessime.
Ricordiamo che ufficialmente nella trattativa per l'integrativo pare che il tema dei magazzini non sia stato ancora affrontato.

Per quanto riguarda i nostro contratto nazionale, qualche idea possiamo farcela seguendo il contratto del commercio che notoriamente precede il nostro e del quale il nostro CCNL è praticamente una fotocopia.

Le richieste della CONFCOMMERCIO sui temi affrontati

Malattia e assenteismo:
la Confcommercio chiede la possibilità, per le aziende che vogliono farlo di farsi carico completamente del pagamento della malattia e di uscire dal meccanismo INPS del versamento contributivo del 2,44% e
Per contrastare l’assenteismo la proposta è di pagare al 100% i primi tre giorni per due eventi di malattia, al 50% il terzo evento di malattia e non pagare più la carenza per i successivi eventi, fermo restando l’attuale periodo di comporto.
Integra la proposta, la volontà di dare maggiore tutela alle malattie invalidanti-

Mercato del lavoro:
la Confcommercio ribadisce la richiesta del Part time week end 16 ore e il PT di 8 ore per studenti, di sabato o di domenica.

Periodo di prova:
alla richiesta di allungamento di 30 giorni per tutti i livelli con esclusione del 1° liv. come mezzo utile a migliorare la stabilizzazione dei contratti può essere legata una rispondente riduzione del periodo di preavviso in caso di dimissioni del lavoratore.

Lavoro domenicale:
la Confcommercio ha proposto l’inserimento di un numero fisso di domeniche lavorative (25) in sostituzione della precedente percentuale (30% art. 141 del CCNL)

Orario di lavoro:
Modificando la proposta precedente, la Confcommercio ha chiesto di mantenere stabili le ferie e di estendere, a tutti i nuovi assunti, la disciplina prevista nell’apprendistato per la maturazione dei permessi.

Contrattazione di secondo livello:
L’impianto proposto prevede che il contratto nazionale mantenga, in maniera inderogabile, una serie di diritti indisponibili: i minimi tabellari, la base di calcolo, il numero delle ferie, i Rol per 32 ore (ex festività).
Dalla contrattazione di II livello devono essere esclusi: permessi retribuiti, premi fissi, quote Covelco, costi bilateralità, monte ferie, indennità fisse limitatamente a quelle già disciplinate dal CCNL. Sulle restanti materie è possibile discutere con ogni modalità anche quella derogatoria. Poi è possibile introdurre una casistica di ipotesi di sospensiva temporanea degli istituti del CCNL.

31 gennaio 2011

CCNL Tds Confcommercio - Esito incontri gennaio 2011

UNICOOP TIRRENO, BUCO DA 9 MILIONI IN CAMPANIA

La cooperativa deve far fronte all'enorme buco (pari a 9 milioni) della gestione dei supermercati della Campania, che fanno precipitare ad un meno 3,5 milioni l'intero risultato consolidato del gruppo


Il pareggio è atteso solo per il 2012


PIOMBINO. In un anno i soci Unicoop Tirreno sono aumentati di 24mila 800 unità, passando da 845mila 400 del 2009 agli 870mila 200 di 2010. Un dato che dimostra quanto l'ex Proletaria sia un'azienda in continua espansione, capace di radicarsi sui territori, dove è presente con i suoi punti vendita (in Toscana, Lazio, Umbria e Campania).

E' il dato più significativo del bilancio preventivo 2011, approvato ieri pomeriggio dai numerosi soci presenti all'assemblea al Metropolitan. I responsabili commerciali della Coop di Vignale Riotorto, Paolo Turrini, direttore sviluppo, Massimo Fazzini, dell'area commerciale, Alessandro Pileri, della rete supermercati e Marco Matteucci, responsabile dell'area soci, hanno illustrato nei dettagli le azioni di sviluppo che la Coop ha intenzione di portare avanti quest'anno.

Al primo posto c'è la tutela delle vendite: si punta ad un aumento contenuto, l'1,41% in più, basato su una serie di promozioni di prodotti a marchio (soprattutto alimentari). Uno degli spauracchi da combattere è, infatti, la possibile crescita dell'inflazione con conseguente aumento delle materie e delle merci in generale, capace di generare una nuova flessione dei consumi.

L'obiettivo è recuperare il vuoto registrato negli ultimi mesi, con un 2010 in flessione rispetto all'anno precedente. Dai 12 milioni e 379mila euro di vendite di due anni fa si è scesi ai 12 milioni e 187mila euro del 2010. Per quest'anno si punta ad un rialzo tanto da arrivare ai 12 milioni e 359mila euro. Un po' d'ossigeno per le casse della cooperativa che deve far fronte all'enorme buco (pari a 9 milioni) della gestione dei supermercati della Campania, che fanno precipitare ad un meno 3,5 milioni l'intero risultato consolidato del gruppo. Il pareggio è atteso solo per il 2012, mentre nel 2013 i vertici Unicoop si aspettano un leggero utile, sempre a patto che la condizione economica migliori.

Tra gli investimenti previsti c'è una puntuale attenzione alla qualità dei prodotti, tanto che anche quest'anno si cercherà di premiare quelle linee che danno più sicurezza in tema di tracciabilità. Grande spazio, sugli scaffali, troveranno la linea "Viviverde" e "Fior Fiore Coop", che promuove la gastronomia locale.

Dal punto di vista economico, quest'anno s'investiranno 52,4 milioni, di cui 35,5 appartengono ad Unicoop Tirreno. Il canale Ipercoop Tirreno investirà 4,4 milioni mentre Tirreno Logistica 1,3 milioni. Gli investimenti immobiliari saranno 11,2 milioni di euro. In Val di Cornia, Unicoop presenterà il suo bilancio dopo domani (ore 16) al teatro Verdi di San Vincenzo: sono invitati anche i soci di Venturina e Campiglia.


22 febbraio

K.G.

Il Tirreno

24 febbraio 2011

ESSELUNGA SI RIVOLGE ALL'ANTITRUST CONTRO COOP


Il patron Caprotti accusa Coop di concorrenza scorretta





La sfida infinita nella grande distribuzione italiana fra Esselunga e Coop si arricchisce di un nuovo episodio. Dopo il libro Falce e carrello, dopo la campagna a colpi di pagine pubblicitarie in cui contestava la presunta scorrettezza della concorrenza, adesso Bernando Caprotti ha deciso di ricorrere all’Antitrust per far valere le sue ragioni.

LE ACCUSE ALLA COOP. L’obiettivo dell’anziano patron di Esselunga è sempre la Coop, accusata di avere sponde politiche e amministrative in alcuni comuni dell’Emilia e della Liguria grazie alle quali vengono ostacolate nuove aperture di supermercati della catena fondata da Caprotti.
Secondo le indiscrezioni raccolte in ambienti vicini all’Antitrust, il padre-padrone di Esselunga ha inviato all’authority che vigila sul mercato presieduta da Antonio Catricalà un esposto-denuncia.
Nel dossier che gli uffici dell’autorità con sede in piazza Verdi a Roma stanno vagliando in questi giorni, Caprotti denuncia un’ostruzione alla concorrenza che si perpetra ai danni del suo gruppo.

IL PRESUNTO PATTO OCCULTO. Nel documento si citano i casi che hanno contrapposto di recente le due catene di supermercati. Nel 2010, con una serie d'inserzioni a pagamento sui giornali locali, Esselunga aveva denunciato un presunto 'patto occulto' fra la Coop Estense e il comune di Modena. L'accordo nascosto mirava, sempre secondo Caprotti, a impedire la costruzione di un supermercato nel centro della città emiliana, mai realizzato per mancanza dei permessi.
Il lotto, acquistato dal gruppo di Caprotti nel 2000 a fronte di un piano di riqualificazione urbana che ne prevedeva l'edificabilità, confinava con un terreno acquisito da Coop l'anno successivo: oltre 44 mila metri quadri il primo lotto, circa 9 mila il secondo.

IL CASO DI MODENA. Vista la coesistenza di due operatori a pochi metri di distanza, il comune di Modena avrebbe fatto pressioni sulle parti per convincerle ad accordarsi. Ma, in nove anni, Coop ed Esselunga non hanno mai trovato un punto d'incontro e il municipio ha deciso di modificare la destinazione d'uso: l'area è passata da commerciale a residenziale e a Modena non sarà quindi più costruito un supermercato. Il comune, ovviamente, contesta la ricostruzione di Caprotti e così fanno le Coop.

E QUELLO DI LIVORNO. E non è finita. Un altro caso che ha contrapposto Esselunga alle imprese aderenti alla Legacoop è avvenuto a Livorno sempre l’anno scorso. L’accusa di Caprotti è simile: il presunto monopolio di Unicoop, che dopo due anni di trattative avrebbe influenzato e convinto la famiglia Fremura a venderle un terreno per la costruzione di un centro commerciale, nonostante Esselunga avesse offerto una cifra più alta, 40 milioni di euro a fronte dei 30 offerti dai concorrenti.
La famiglia Fremura ha spiegato che l’offerta di Esselunga sarebbe semplicemente arrivata in ritardo, dopo la firma dell’accordo con Unicoop.
Il sindaco di Livorno, Alessandro Cosmi, ha tagliato corto: «È una lite commerciale. Se ci sono state ingiustizie, se ne occuperà la magistratura». Caprotti ha invece deciso che dovrà occuparsene l’Antitrust, se il garante del mercato e della concorrenza vorrà.


24 febbraio 2010

Michele Arnese

Lettera 43

23 febbraio 2011

POPOLARE SPOLETO, MPS PENSA AL RITIRO










I più cominciano a domandarsi quando finirà il terremoto che da ormai 3 settimane interessa la Banca Popolare di Spoleto e la sua controllante, la Spoleto Credito e Servizi. Le notizie si susseguono di ora in ora ed ogni volta si avverte un nuovo sisma, a conferma di quanto sia alta la tensione. Tanto che c’è già chi sarebbe pronto a fare le valigie per lidi più tranquilli.


Il Monte dei Paschi, ad esempio, da qualche giorno starebbe pensando di ‘mollare’ la presa e abbandonare l’istituto di credito umbro del quale è stato fedele alleato per tanti anni. La notizia trova autorevoli conferme sia in quel di Siena, sia negli stessi ambienti di Piazza Affari a Milano. L’eventuale prezzo da pagare si aggirerebbe intorno a 150 milioni di euro, spicciolo più, spicciolo meno. Ma secondo le indiscrezioni l’istituto guidato dal presidente Giuseppe Mussari potrebbe accontentarsi anche di meno (120 milioni?) pur di togliersi dall’impiccio, e dall’imbarazzo, in cui la banca umbra è finita dopo la dura presa di posizione di Bankitalia nei confronti degli ormai ex vertici Bps (Antonini e Bellingacci) che, dopo il defenestramento, vorrebbero ora guadagnare gli scranni più alti della controllante Scs. Anche a costo di fare lo sgambetto all’attuale presidente, il dottor Fausto Protasi, il terzo in ordine di tempo a dover chiudere anzitempo il mandato (dopo Leodino Galli che non fu riconfermato per il secondo mandato e il defenestramento del professor Fabrizio Cardarelli). Sulla eventuale decisione di Siena peseranno anche i rapporti con le istituzioni umbre – che vantano ottimi rapporti con l’istituto toscano – e con altri soci di minoranza come la Coop.


L’annunciata sfiducia nei confronti di Protasi – alla faccia di chi pensava che nel cda di ieri non fosse successo nulla –, a quanto può anticipare Tuttoggi.info, è stata invece formalizzata. Nero su bianco. Antonini e i 3 consiglieri che lo sostengono (Bellingacci, Solfaroli e Zuccari) avrebbero tentato di approvarla subito ma gli altri 3 colleghi del direttivo si sono opposti dal momento che l'argomento non era all’ordine del giorno. Se ne riparlerà lunedì prossimo quando, a meno di ulteriori colpi di scena, il "blitz" sembra destinato ad andare in porto. Protasi non parla, anche se ambienti a lui vicini confermano che il presidente (che aveva rifiutato giorni orsono la presidenza Bps, andata poi a D'Atanasio) è sereno e pronto ad accettare la volontà del consiglio.


In silenzio anche il neocollega D’Atanasio (Bps) che avrebbe spostato il cda previsto per oggi (mercoledì) a venerdì prossimo. Difficile comprendere cosa saranno chiamati a discutere i 9 consiglieri rimasti, dopo l’uscita di scena dei 4 del Mps e di Giorgio Raggi per la Coop Centro Italia. La governance per la verità sta attendendo disposizioni da parte della proprietà (Scs e Bps) in ordine alla ‘sospensione’ del d.g. Alfredo Pallini: una decisione bocciata da Mps, che ne ha richiesto il reintegro, ma che Antonini vorrebbe invece trasformare in una revoca definitiva dall’incarico. L’alto dirigente intanto avrebbe affidato i propri interessi allo Studio legale Bonelli Erede Pappalardo, fra i più importanti d’Europa, lo stesso scelto dall’ex a.d. Unicredit Alessandro Profumo. Un empasse, quello venutasi a creare tra i due maggiori azionisti di Bps, che non consente al Cda di prendere alcuna decisione. Nè oggi, nè venerdì. Tanto che qualcuno comincia ad ipotizzare che tutto questo possa servire per guadagnare tempo.


La strategia che ha in mente Giovannino Antonini ha in effetti bisogno innanzitutto di tempo. La continua fuga di notizie sulla stampa ha scatenato una vera e propria caccia alla talpa o alle talpe. Ma in queste ore trapelano anche alcuni dettagli, tutti da confermare, circa il piano che avrebbe in mente l’ex presidente: quello di trovare un compratore in grado di liquidare Mps e, magari attraverso nuovi patti parasociali, iniettare benzina al motore un pò spompato della Popolare. Ovvero togliersi di torno l’ormai scomodo socio senese e ricapitalizzare la banca a costo zero per la controllante. Per questo Antonini, aiutato sembra dallo studio legale di Roma che sta seguendo le vicende della Spoleto (incarico bocciato da Mps), avrebbe contattato il professor Paolo Gualtieri (ordinario di Economia dei mercati degli intermediari finanziari dell’Università Cattolica e ascoltato consulente del sistema bancario attraverso advisory flrm Gualtieri & Associati). L’obiettivo è rintracciare e convincere un istituto di credito ad entrare in Bps. Una operazione da non meno di 150-160 milioni di euro. Alcuni contatti già ci sarebbero. Ma per concluderli c’è bisogno appunto di tempo. Ma anche del benestare del Mps e, non da ultimo, della stessa Bankitalia che alla fine dovrà avallare l’operazione.



23 febbraio 2011


Carlo Ceraso


TUTTOGGI.info



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19 febbraio 2011

ESISTE ANCORA LA DEMOCRAZIA IN FILCAMS A MODENA?

Filcams-Cgil e la democrazia intermittente

I difficili rapporti con chi dissente



(Risposta alla Dichiarazione della segreteria Filcams-Cgil di Modena del 7 Febbraio 2011)

Leggiamo con stupore, sconcerto ma soprattutto tanto rammarico la dichiarazione che la Segreteria della Filcams di Modena ha diffuso nei giorni scorsi in merito alla vertenza Coop Estense. Nella nostra ormai non piccola esperienza di militanti ed attivisti della Cgil e della Filcams non ci era mai capitato di leggere una presa di posizione così rabbiosa e carica di strumentali e pretestuose illazioni nei confronti di delegati che hanno semplicemente espresso e messo a conoscenza dei lavoratori il proprio parere.

Come definire del resto se non falsità strumentali e pretestuose questi presunti e fantomatici complotti orditi da chi scrive assieme all'USI?? Secondo la Segreteria della Filcams di Modena questo sarebbe dimostrato dal fatto che abbiamo scritto due volantini ben distinti (appunto due, non uno) entrambi contenenti giudizi negativi sul merito dell'accordo in Coop Estense. Lo affermiamo e lo ribadiamo con forza, chi scrive non ha nulla che fare con alcun altro sindacato che non sia la Filcams-Cgil stessa!

Ancora, come definire se non una falsità strumentale e pretestuosa l'accusa rivolta al compagno Denis Bruni, ex delegato storico di Coop Estense per la Filcams, ora componente il direttivo dello SPI-Cgil, di essersi presentato nei negozi Coop “ come rappresentante della CGIL”? Nessuno si è mai permesso di presentarsi da nessuna parte se non con il proprio nome e cognome e la propria appartenenza e carica sindacale. Non certo a nome e per conto di qualcuno. Peraltro, teniamo a precisare che la distribuzione del volantino da noi firmato all’assemblea dei lavoratori dell’Ipermercato “ I Portali” è avvenuta unicamente da parte dell’unico RSU presente aderente all’area “la CGIL che vogliamo” all’interno dei locali adibiti all’assemblea in modo assolutamente disgiunto da qualsiasi soggetto esterno.

In qualità di RSU, scrivendo questi volantini in dissenso con quanto deciso legittimamente dalla nostra organizzazione a livello nazionale in merito alla vertenza Coop Estense, abbiamo semplicemente esercitato il nostro diritto di critica così come sancito e stabilito dall'art.4 dello statuto della Cgil, che afferma: gli iscritti “hanno diritto di concorrere alla formazione delle decisioni del sindacato e di manifestare liberamente il proprio pensiero e il proprio diritto di critica con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” Chiediamo alla Segreteria della Filcams di Modena se riconosce questo diritto ai suoi militanti e dirigenti (dato che i componenti il direttivo tali sono) oppure no.

A noi pare che una reazione di questo genere a delle semplici critiche e osservazioni di merito sull'accordo siglato in Coop Estense stia a dimostrare che questo diritto nei fatti non lo si vuole garantire. Chiediamo: per quale ragione il voto in m erito all'accordo aziendale raggiunto non è stato svolto attraverso un regolare Referendum certificato? Perchè in alcune sedi, come per esempio a Nonan tola, dove la bocciatura all'accordo era certa, non si è nemmeno fatto votare?

Come non sorridere poi, di fronte all'accusa formulataci di non avere la legittimità di usare la sigla de “la Cgil che vogliamo” sui volantini da noi firmati? Su questo punto ci verrebbe da dire innanzitutto che la discussione su tale legittimità non riguarda di certo la Segreteria della Filcams di M od ena dato che appartiene, nella sua stragrande maggioranza, all'area congressuale di maggioranza. È una discussione interna escl usivamente alla nostra area.

Vorremmo tuttavia precisare almeno due cose in merito. Per prima cosa quando si dice che l'Area non ha autorizzato l'uso della sigla perchè non condivide le nostre scelte si dice una castroneria davvero grossolana. Sulla base delle regole che l'area si è data a livello nazionale, chi è titolato a decidere sulle scelte inerenti a quello che accade nella nostra area in Filcams a Modena, non è né l'esponente della Cgil che vogliamo nella segreteria confederale di Modena (che non ha davvero alcuna voce in capitolo sulla nostra categoria), né tanto meno l'esponente della cgil che vogliamo in segreteria Filcams. I titolari delle decisioni sono o i delegati componenti la platea congressuale provinciale Filcams eletti dall'area, oppure i componenti del direttivo provinciale Filcams che hanno formalizzato per iscritto l'adesione all'area, tra cui anche i sottoscritti.

In secondo luogo terremmo a precisare che i volantini in questione sono firmati “Gli RSU Filcams-Cgil Coop Estense Modena aderenti all'Area Programmatica La CGIL Che Vogliamo”. Chi può dire che questa è una falsità? Non siamo forse noi i soli delegati di Coop Estense che hanno formalizzato al Direttivo Provinciale Filcams, con tanto di firma, la nostra appartenenza a quest'Area (assieme naturalmente a compagni di altre aziende)? Abbiamo semplicemente specificato ed esplicitato la nostra area di appartenenza. Né più, né meno.

Ci verrebbe poi da aggiungere, in merito all'utilizzo del logo dell'Area Programmatica, che la questione ce l'ha dipanata senza equivoci la recentissima e grave delibera statutaria 1.7 al Titolo VII che recita “Non è consentito l’utilizzo di simboli di riconoscimento delle “Aree programmatiche congressuali”, della/e minoranza/e congressuale/i, delle “Nuove aggregazioni programmatiche”.”... in futuro nessuno potrà più utilizzare alcun logo di sorta di nessuna Area programmatica.

Infine che dire sull'utilizzo del termine “dismesso”? Nel volantino in questione si dice “A detta dell’ormai dismesso segretario regionale Filcams” in cui l'aggettivo “dismesso” stava palesemente ad indicare una semplice verità oggettiva, e cioè che il compagno in questione era ormai passato ad altro incarico all'interno del sindacato. Quindi di che cosa stiamo parlando se non di pretesti davvero ridicoli e inconsistenti?

Lo ripetiamo, siamo davvero rammaricati di dover rispondere ad una lettera di tal genere. Avremmo ritenuto un esercizio di democrazia ed un gesto di grande maturità da parte della Segreteria se avesse diffuso un comunicato nel quale rispondeva nel merito alle critiche che abbiamo avanzato all'accordo in Coop Estense.
Invece il merito, in quella dichiarazione, non è stato nemmeno sfiorato. Ci si è limitati a rispondere con illazioni e falsità. Si è risposto sviando completamente dall'affrontare i contenuti di quell'accordo.

Chiediamo ancora una volta alla Segreteria della Filcams di Modena: è vero o no che l'accordo in Coop Estense rispecchia in pieno la logica di Marchionne? E se non ritenete che sia così, ci volete degnare di una spiegazione di merito sul perchè?

Attendiamo fiduciosi una risposta nella speranza che in futuro, se emergeranno posizioni differenti sul merito degli accordi che si siglano o sulla linea sindacale della categoria, queste possano avere par i dignità e diritto di essere espresse, senza che chi dissente venga messo alla gogna con insulti e denigrazioni.

PS: per d e cenza non ci sembra proprio il caso di rispondere alle accuse rivolte al sito della Rete28Aprile... si commentano davvero da sole.



17 febbraio 2011

Gli Rsu Filcams Modena di Coop Estense
aderenti all'Area Programmatica “la Cgil che Vogliamo”


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17 febbraio 2011

COOP CENTRO ITALIA VOLEVA “CRESCERE” IN BPS






Via libera di Bankitalia alla nomina del nuovo presidente. L’incontro con dirigenti e OOSS. Il ruolo dei soci di minoranza. Coop: “non volevamo il controllo”. On. Barbato (Idv): “no a banchieri discussi”.

La prima giornata del neopresidente della Banca Popolare di Spoleto, Nazzareno D’Atanasio, è stata all’insegna di una strategia bottom-up per riportare la necessaria serenità, minata dalle recenti vicende, innanzitutto all’interno della struttura. Dopo la doverosa presentazione negli uffici di Bankitalia Perugia (che ha dato il proprio placet alla nomina di D’Atanasio e dell’avv. Zuccari quale vice presidente vicario), D’Atanasio ieri ha voluto incontrare sia il management bancario, sia le organizzazioni sindacali. Non trapela molto sul contenuto degli incontri, anche se pare che il neopresidente abbia comunque tracciato il proprio indirizzo che, a quanto è dato sapere, sarà all’insegna del massimo coinvolgimento del Cda con l’attribuzione di specifiche deleghe ai colleghi consiglieri.

Titolo su – Piazza Affari ha salutato positivamente la fine dello scontro e l’elezione di D’Atanasio alla guida dell’istituto. Alle 15.42 il titolo Bps, che aveva aperto a € 3,1725, registra un +1,54% a 3,2175 € (alle 13.09 ha registrato un +2,44%). Un buon segnale dopo la buriana che ha portato la banca spoletina alla ribalta di tutti i giornali nazionali. A cominciare da MF e Il Sole 24 Ore. Quest’ultimo, nell’edizione di oggi, parla di ca. 200 milioni di euro di sofferenze sui crediti accusati dalla Banca umbra a settembre 2010.

Soci a colloquio – quello odierno si annuncia comunque come il ‘new day’ della Proprietà. Nel pomeriggio, infatti, i soci della Bps torneranno a confrontarsi dopo lo ‘strappo’ legato alle dimissioni dei 5 consiglieri in quota al Monte dei Paschi di Siena (Leonardo Bandinelli, Gianfranco Antognoli, Michele Logi e Sorge Vittorio) e alla Coop Centro Italia (Giorgio Raggi) alla luce del braccio di ferro avviato dalla ex presidenza di Antonini-Bellingacci con Bankitalia. Uno ‘scontro’ che ha di fatto semiparalizzato le attività della governance per quasi 2 settimane e che ora necessitano di essere riavviate. I soci dovranno sciogliere diversi ‘nodi’.

Il ‘nodo’ Pallini – il più importante da sciogliere è legato al direttore generale Alfredo Pallini, ‘temporaneamente sospeso’ dal precedente Cda Bps (decisione dalla quale si erano dissociati D’Atanasio e il prof. Lombardi). Un provvedimento che, in teoria, il consiglio non può che annullare o lasciare immutato: l’eventuale revoca dall’incarico del d.g. (come per la nomina) spetta esclusivamente alla “Scs in accordo con Mps”, come si legge nei Patti parasociali. I presidenti Protasi e Mussari dovranno quindi indicare alla controllata quale strada intraprendere. Certo il ritorno di Pallini potrebbe creare qualche imbarazzo fra quei consiglieri che ne avevano sospeso le funzioni. D’altro canto però la proprietà non potrà non tener conto della fiducia che l’attuale presidente D’Atanasio ripone in Pallini (e nel vice Conticini, uomo indicato dal Mps) ma anche di un eventuale esborso economico – in un momento peraltro non felice – che la Bps dovrà affrontare per trovare un accordo, la cosi detta buona-uscita, da assegnare al d.g..

La scalata della Coop – nella serata di ieri la Banca ha emesso, su richiesta della Consob (clicca qui), un nuovo comunicato che ripercorre in buona sostanza le vicende di questi giorni. Nulla di nuovo se non al punto in cui, trattando le dimissioni di Raggi dal Cda, si conferma quanto finora era stato solo ventilato: la Coop non era d’accordo con il nuovo Piano industriale perché non consentiva alla stessa di “apportare risorse finanziarie”. Un passaggio questo che conferma come Coop volesse tentare una scalata. “Ma non per acquisire il 51%” dicono ambienti molto vicini alla potente cooperativa “solo per rafforzare la nostra quota. La Coop resterà comunque vicina alla Bps”. E’ ancora troppo presto per capire se intenderà rientrare anche nel Cda: per questo Raggi & Co. attenderanno di conoscere il Piano industriale che dovrà essere messo a punto dalla nuova presidenza.

Interrogazione IdV – ma è la politica a tornare di nuovo sulle vicende della Bps. Dopo l’interrogazione dei 25 deputati del Pdl che avevano puntato il dito su Bankitalia e dopo la nota dell’on. Girlanda (Pdl) che aveva invece invitato la politica e il sindacato a non occuparsi della governance, arriva l’interrogazione al Ministro Tremonti da parte dell’on. Francesco Barbato (Italia dei valori). Il deputato napoletano, riferendosi alle vicende della Bps e Unicredit, chiede al titolare del dicastero “quali iniziative intende assumere per proteggere i consumatori, clienti e piccoli azionisti delle banche da comportamenti poco trasparenti definendo una normativa più stringente che consenta l’accesso a ruoli di responsabilità nelle banche solo a quei manager che si qualifichino, oltre che per la capacità professionale, anche per una forte connotazione etica”. “Il Presidente della Banca popolare di Spoleto Antonini – si legge nella nota diramata dall’Agenzia parlamentare - sembra che voglia tentare un blitz per conquistare la presidenza della Spoleto Credito e Servizi”. “Il Governo assuma quindi provvedimenti legislativi volti ad impedire il libero ed indisturbato transito da una parte all’altra di banchieri discussi – incalza Barbato – che compiono operazioni utili solo a se stessi, come dimostra la scelta a capo della divisione corporate di Unicredit di Jean Pierre Mustier, condannato per insider trading in relazione ad una vicenda occorsa nel suo precedente incarico presso altra banca”. Il presunto ‘bliz spoletino’ comunque non c’è stato, visto che alla Scs resta saldo al timone il presidente Fausto Protasi che ha convocato un Cda per il prossimo 21 febbraio. Il documento del parlamentare, tra i fondatori dell’Idv, riaccende in qualche modo i riflettori anche sulla opportunità – disattesa non solo in Bps/Scs ma anche in molte altre banche – che consiglieri di una società controllata non siedano anche nel Cda della controllante. In tal senso sono due le posizioni che l’istituto di credito umbro registra e sulle quali potrebbero a giorni esserci delle novità: quella del vicario Bps Michelangelo Zuccari (è anche vicepresidente Scs) e dell’avvocato Marco Bellingacci (consigliere di entrambi i direttivi).


16 febbraio 2011

Carlo Ceraso e Sara Cipriani

TUTTOGGI.info


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16 febbraio 2011

CAMIONISTI COOP PRONTI AL RICORSO

Democrazia sindacale modello Cgil

La Filt-Cgil dichiara decaduta la Rsu, dopo il passaggio di due terzi dei rappresentanti sindacali tesserati Cgil al sindacato di base.

Gli autisti verso la vertenza


RIOTORTO. Gli autisti del centro distribuzione Coop di Vignale annunciano ricorso. Queste le intenzioni espresse nell'assemblea dell'Unione sindacale di base che si è tenuta ieri pomeriggio a Riotorto. La via giudiziaria appare l'unica soluzione fattibile per contrastare la decisione presa dalla Filt-Cgil di dichiarare decaduta la Rsu, dopo il passaggio di due terzi dei rappresentanti sindacali tesserati Cgil al sindacato di base.

È il maggio dello scorso anno quando i camionisti dalla Dinamica Logistica vengono assorbiti nella nuova società appaltatrice, la Cooperativa fiorentina trasporti (Cft). Dei 55 autisti attualmente al lavoro per la Si.Lo, partecipata Cft, solo 16 sono dipendenti ex Coop, ovvero assunti prima del 2001, data nella quale Coop Toscana-Lazio decise di esternalizzare il servizio di trasporto. Per loro viene mantenuto il contratto di provenienza del commercio e della cooperazione, oltre alle spettanze e ai diritti compresi nel contratto integrativo Unicoop. Gli altri 39, entrati in servizio dopo, al cambio dell'appalto, si ritrovano con la sola tutela del contratto nazionale, non avendo ancora ottenuto la contrattazione di secondo livello.
La Rsu, eletta a luglio, nasce proprio con l'obiettivo di impostare un percorso unificato. La continua incertezza e le reticenze avvertite nell'ambito della Cgil, hanno infine convinto gran parte dei camionisti (22 su 39) a riconsegnare le tessere passando all'Usb.

Da qui la decisione della Cgil, recepita dall'azienda, della disdetta della Rsu. «Vogliamo che ci venga ridato il diritto ad avere una rappresentanza sindacale», affermano gli autisti presenti all'assemblea. «Il nostro obiettivo è il contratto di secondo livello - spiega Fabio Elmini della Rsu - Abbiamo inviato due lettere all'azienda per avere un incontro. Non abbiamo avuto riposta. Se non dovesse arrivare nemmeno ora, dovremmo prendere atto della disdetta della Rsu e l'unica strada sarebbe il ricorso».

12 febbraio 2011

Francesca Lenzi

Il Tirreno






15 febbraio 2011

NASCE LA RSA DI USB ALL'IPERCOOP DI APRILIA


Continua la costante crescita di USB nella distribuzione cooperativa







Era nell'aria da tempo, anche l'Ipercoop di Aprilia sceglie l'Unione Sindacale di Base. Questo è il segnale tangibile che i lavoratori accolgono con favore una proposta sindacale che viene dal basso e che li rende protagonisti delle proprie lotte. In una buona parte dei lavoratori si avverte l'esigenza di una nuova rappresentanza che si contrapponga all'arroganza aziendale con decisione e non con il solito atteggiamento compiacente.

In attesa che finalmente si dia corso ad una nuova legge sulla rappresentanza, che stabilisca realmente “CHI RAPPRESENTA CHI” nei luoghi di lavoro, la nomina della nuova RSA USB è comunque una grande iniezione di energia per tutti noi e ci impegna a lavorare con sempre maggiore impegno per rendere concreti i molti obiettivi che ci siamo proposti.

Oggi è soltanto l'inizio di un percorso fatto di momenti di formazione per la neoeletta RSA e di crescita di coscienza dei lavoratori dell'Ipermercato, attraverso un'informazione capillare e confronto costante.

Il primo appuntamento per la neoeletta RSA è già programmato per lunedì 21 febbraio 2010, con il coordinamento dei delegati UNICOOP TIRRENO, in preparazione dello SCIOPERO GENERALE NAZIONALE di 24 ore indetto all’Unione Sindacale di Base per l’11 Marzo 2011.

In data 15 settembre 2010 USB Lavoro Privato ha comunicato ad Unicoop Tirreno la costituzione della Rappresentanza sindacale aziendale (Rsa), dell'Ipercoop di Aprilia.

I rappresentanti sindacali aziendali nominati sono: RENATO LUCCHETTI e ANTONIO CIUCCI GIULIANI.


15 febbraio 2011

Coordinamento USB Lavoro Privato Lazio
Francesco Iacovone


14 febbraio 2011

CONTROLLO A DISTANZA DEL DIPENDENTE: LA CASSAZIONE AMMETTE ECCEZIONI

A difesa del patrimonio aziendale il datore di lavoro può controllare «a distanza» il proprio dipendente che tiene comportamenti illeciti.

In questi casi, infatti, si esula dal divieto posto dall'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori (legge 300/1970) che tutela la privacy dei dipendenti nello svolgimento dell'attività. Lo afferma la Cassazione (quinta sezione penale, sentenza n. 20722/2010) che ammette la legittimità dei controlli di un'agenzia investigativa contro attività fraudolente del dipendente.

Nella vicenda specifica era stata filmata – a sua insaputa – la cassiera di un bar che rubava dalla cassa del bar stesso.

La sottile linea che separa le condotte datoriali legittime da quelle che non lo sono, è dunque autorevolmente tracciata da questa decisione: sono sicuramente fuori dal divieto di controllo a distanza le verifiche dirette ad accertare comportamenti illeciti del lavoratore come nel caso in cui si riscontrino ammanchi di cassa, per quanti hanno maneggio di denaro. In queste ipotesi – cosiddetti "controlli difensivi" – sono lecite e utilizzabili le riprese da apparecchi di videosorveglianza che comprovano il reato di appropriazione indebita: ma le immagini solo utili solo a tali fini e a ulteriori, magari disciplinari. Quando i riscontri siano vietati, l'uso di telecamere o di altre apparecchiature di controllo a distanza comporta, sul piano processuale, che non può attribuirsi alcun valore probatorio ai risultati dei controlli illegittimamente eseguiti. Né a fini disciplinari, né risarcitori (Cassazione n. 8250/2000).

Uno sforzo interpretativo per individuare punti di compromesso tra le esigenze di controllo dell'azienda e di tutela della riservatezza personale del lavoratore non è svolto solo dai giudici ma anche dal Garante per la privacy che cerca di ridurre le distanze tra le disposizioni di legge (e i relativi vuoti normativi) e le nuove tecnologie: come è avvenuto con il provvedimento generale in materia di trattamento dei dati personali e videosorveglianza dell'8 aprile 2010 che ha ripreso e superato quello del 2004.

In ogni caso l'azienda deve rispettare numerosi paletti nel verificare ciò che fa il proprio dipendente: la mancanza delle dovute cautele può far scattare anche richieste di risarcimento danni da parte dei lavoratori. Come è accaduto in un caso deciso di recente dalla Corte di appello di Venezia. Il dipendente di un'azienda industriale in malattia era stato fotografato a compiere attività presso l'azienda agricola di famiglia da un investigatore privato incaricato dal datore di lavoro. Rastrellare e girare fieno era stato ritenuto inconciliabile con lo stato di malattia ed era scattato il licenziamento in tronco.

Tuttavia, impugnato il licenziamento, le istanze del lavoratore sono state accolte. Le perizie medico legali, in primo e in secondo grado, hanno affermato che per la patologia del lavoratore – un'artropatia psorisiaca che non gli permetteva di restare nel reparto d'impiego – una leggera attività fisica non solo non era in contraddizione con lo stato di malattia, ma senz'altro utile a recare un sollievo. L'azienda è stata condannata a corrispondere un indennizzo vicino ai 100mila euro.

Tra le reazioni punitive ad atti di controllo inidonei, per chi utilizza sistemi non autorizzati di sorveglianza a distanza dell'attività del lavoratore (telecamere, sistemi gps, sistemi di rilevazione delle chiamate, software verifiche di internet, eccetera), sono previste anche sanzioni penali, quali l'arresto (articolo 38, legge n. 300/1970), e amministrative. Una sanzione amministrativa da 6mila a 36mila euro è stabilita per i datori che omettono o danno inidonea informativa al lavoratore del fatto che detengono e trattano dati personali che lo riguardano (articolo 160, Dlgs 196/2003).

Su come vengono trattate tutte le informazioni relative al rapporto con i lavoratori, il Garante per la privacy può disporre – anche su denuncia – verifiche e ispezioni in azienda, anche con l'aiuto di consulenti tecnici. Questi ultimi possono procedere a rilievi diretti, estrarre copia di ogni atto, dato e documento, pure a campione e su supporto informatico o per via telematica (articolo 159, Codice privacy). Non collaborare alle indagini sulla privacy può costare alle aziende la sanzione amministrativa da 10mila a 60mila euro (articolo 164, Codice privacy).

01 | IL POTERE DEL DATORE
Il datore di lavoro, in quanto capo da cui dipendono gerarchicamente i suoi collaboratori, impartisce le disposizione per l'esecuzione e per la disciplina del lavoro. Questi ordini vanno eseguiti con diligenza e fedeltà dal dipendente, pena l'applicazione di sanzioni disciplinari, secondo la gravità dell'infrazione.

02 | LIMITI AI POTERI DEL DATORE
Anche il datore di lavoro deve comportarsi secondo le regole della correttezza ed eseguire le proprie obbligazioni secondo buona fede. Inoltre, è tenuto ad adottare le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale del dipendente.

03 | DIVIETI ALL'ATTIVITÀ DI CONTROLLO/ 1
Il datore di lavoro non può impiegare guardie giurate, se non per scopi di tutela del patrimonio aziendale. I nominativi e le mansioni specifiche del personale addetto alla vigilanza dell'attività lavorativa debbono essere comunicati ai lavoratori interessati.

04 | DIVIETI ALL'ATTIVITA' DI CONTROLLO/ 2
Sono vietati accertamenti da parte del datore di lavoro sulla idoneità e sulla infermità per malattia o infortunio del lavoratore. È vietato al datore di lavoro, ai fini dell'assunzione e nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell'attitudine professionale del lavoratore.

05 | DIVIETO DI CONTROLLI A DISTANZA
È vietato l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori. Le apparecchiature di controllo richieste da esigenze organizzative e produttive o dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali.

06 | TUTELA DELLA PRIVACY
Il trattamento dei dati personali si svolge nel rispetto della dignità dell'interessato, con particolare riferimento alla riservatezza, all'identità personale e al diritto alla protezione dei dati personali. Il lavoratore ha diritto di ottenere la conferma dell'esistenza o meno di dati personali che lo riguardano, anche se non ancora registrati (cosiddetto diritto di accesso). Deve essere previamente informato, oralmente o per iscritto, della raccolta dei dati personali.

07 | ISPEZIONI E SANZIONI
Per il trattamento dei dati personali è punita,
tra l'altro, l'omessa o inidonea informativa del lavoratore (fino a 36mila euro), l'intempestiva o incompleta notificazione al Garante per i dati sensibili (fino a 120mila euro) e l'omissione di notizie al Garante (fino a 60mila euro). Per l'illecito controllo a distanza del lavoratore, è previsto l'arresto da 15 giorni a un anno o l'ammenda da 154 a 1.549 euro

01|Cassazione, 23 febbraio 2010, n. 4375
Le garanzie imposte dall'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori per l'installazione di impianti e apparecchiature di controllo richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori, trovano applicazione anche ai controlli cd "difensivi", ovvero a quei controlli diretti ad accertare comportamenti illeciti dei lavoratori, quando tali comportamenti riguardino l'esatto adempimento delle obbligazioni discendenti dal rapporto di lavoro e non la tutela dei beni estranei al rapporto stesso

02|Cassazione, 1° giugno 2010, n. 20722
Atteso che ai fini dell'operatività del divieto di utilizzo di apparecchiature per il controllo a distanza dell'attività dei lavoratori è necessario che il controllo riguardi (direttamente o indirettamente) l'attività lavorativa, mentre devono ritenersi certamente fuori dell'ambito di applicazione della norma i controlli diretti ad accertare condotte illecite del lavoratore, sono lecite e utilizzabili le riprese che comprovano il reato di appropriazione indebita aggravata commesso dalla cassiera.


7 febbraio 2011

Il Sole 24 Ore