24 febbraio 2013

CROLLA UNA PARETE IN CARTONGESSO ALL'IPER DI SESTO FIORENTINO: PANICO E DUE FERITI


Non si sacrifichi la sicurezza sull'altare del profitto






Nel crollo, avvenuto ieri all'improvviso, sono rimasti feriti due clienti: un giovane di 27 anni, che ha riportato un trauma a una spalla e a un ginocchio ed è stato ricoverato al Cto di Firenze, e una dipendente della stessa Ipercoop, 23 anni, in stato di choc, che fuori dal servizio stava facendo la spesa ed è rimasta contusa. Insomma, si è sfiorata la tragedia.

L'Unione Sindacale di Base da tempo denuncia la scarsa attenzione posta da Unicoop Firenze nei confronti della salute e sicurezza all'interno dei propri ambienti di lavoro. Spesso la materia viene delegata a cooperative che operano all'interno di strutture aziendali come il Centro Smistamento Merci di Scandicci, oggetto nel mese di febbraio di un serio infortunio sul lavoro.

Dall'infortunio mortale del luglio 2011 accaduto all’indimenticato Claudio Pierini, PIERO per tutti noi, ci troviamo ad assistere ad una serie di infortuni nei magazzini e nei punti vendita Unicoop Firenze che denotano quanto ancora si debba fare su questo tema.

L'unione sindacale di base continuerà a vigilare e denunciare anomalie e disfunzioni in materia di salute e sicurezza legate allo svolgimento di attività lavorative all'interno delle strutture Unicoop Firenze auspicando da parte della cooperativa un maggiore impegno e sensibilità in tal senso.




24 Febbraio 2013

USB Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato .

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23 febbraio 2013

COOP CENTRALE ADRIATICA DI ANZOLA: SCIOPERO CONTRO L'APPALTO AD UNA COOP

Centrale Adriatica, i Cobas protestano per la mancata assunzione di tre dipendenti e appoggia i picchetti dei lavoratori.





Aggiornamento:
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Monta di nuovo la protesta dei facchini della Centrale Adriatica di Anzola, il magazzino da cui vengono distribuite le merci ai supermercati Coop della regione e del Nord Italia. Una parte dei 170 lavoratori ha infatti incrociato le braccia da ieri mattina dopo che la cooperativa che ha vinto l’appalto per lavorare all’interno della struttura, la Aster Coop di Udine, non ha accettato come soci tre lavoratori al termine del periodo di formazione previsto di tre mesi, tra cui due ex delegati Cisl. Un mancato riconoscimento che equivale di fatto a un licenziamento.

Il sindacato di base Si Cobas ha dunque di nuovo chiamato alla protesta i lavoratori così come avvenne a metà novembre, quando la Centrale rimase bloccata per più giorni con ripercussioni sugli scaffali dei supermercati e tensione con le forze dell’ordine. Stavolta i camion sono stati prima bloccati e poi rallentati ma ora il carico e scarico procede nonostante lo sciopero continui sotto il controllo delle forze dell’ordine. Mentre l’azienda rivela: «Alcuni lavoratori sono stati minacciati e spintonati perché volevano andare a lavorare. Discutiamo pure, ma in modo sereno», dice Livio Nanino, presidente di Aster Coop. Fatti smentiti dal Cobas, che proprio in queste ore sta incontrando i rappresentanti della cooperativa.

«Devono assumere tutti i dipendenti, cancellare questo periodo di prova e riconoscerci come sindacato», chiede Fulvio Di Giorgio dei Cobas, gli stessi che hanno protestato all’Ikea di Piacenza. «Mi hanno lasciato a casa ieri mattina senza nemmeno spiegarmi il motivo, dopo 11 anni di lavoro – lamenta Rosa, una dei lavoratori che non hanno passato il periodo di formazione – Impugnerò il lincenziamento». «I problemi riguardano solo quei tre lavoratori, che si sono dimostrati poco collaborativi. Non ce ne saranno altri né tantomeno altri periodi di formazione», precisa Nanino di Aster Coop, che apre comunque a nuovi confronti per cercare una soluzione.

Lo sciopero, cui partecipa una parte dei 170 dipendenti, che sono per la maggioranza stranieri, è andato avanti per tutto il giorno ieri e oggi, mentre gli altri sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) hanno incontrato e firmato un verbale d’accordo con Aster Coop e l’azienda ha acconsentito a incontrare nuovamente i sindacati per discuterne. «Abbiamo giudicato negativamente la mancata assunzione dei tre, però bisogna riconoscere ad Aster Coop il fatto che col suo arrivo non ci sono più subappalti e gli assunti a tempo indeterminato sono aumentati da 127 a 140», commenta Lorenzo Mastro della Cgil. Si stanno svolgendo ancora incontri tra Aster Coop e i Cobas.



22 Febbraio 2013

Marco Bettazzi


http://bologna.repubblica.it/


Vedi anche:




22 febbraio 2013

LA DISCIPLINA E LA NATURA GIURIDICA DEL PRESTITO SOCIALE DELLE COOP




La disciplina e la natura giuridica del prestito sociale (o prestito da soci) delle società cooperative






Le società cooperative ed i loro consorzi hanno la possibilità di farsi finanziare dai loro soci cooperatori persone fisiche, residenti nel territorio dello Stato ed iscritti nel libro soci da almeno tre mesi, attraverso i “prestiti sociali”, di cui all’art. 12 della Legge n. 127 del 1971 ed all’art. 13 del DPR n. 601 del 1973 modificato dall’art. 10 della Legge n. 59 del 1992. Questi possono avere un importo massimo, per ciascun socio sottoscrittore, di 72.180 Euro per le cooperative

agricole, per quelle di produzione e lavoro e per quelle edilizie di abitazione e di 36.090 Euro per tutte le altre cooperative (importo aggiornato ogni tre anni con Decreto del Ministro del Lavoro in base all’indice Istat dei prezzi al consumo, ai sensi del comma 6° dell’art. 21 della Legge n. 59 del 1992).

Le somme versate dai soci per i prestiti sociali sono rimborsabili in qualsiasi momento, debbono servire esclusivamente per il conseguimento dell’oggetto sociale della cooperativa e la remunerazione massima di essi è pari a quella più alta dei Buoni Postali fruttiferi aumentata del 2,50% (che è anche la misura massima dei dividendi distribuibili dalle società cooperative a mutualità prevalente, ai sensi della lettera a del 1° comma dell’art. 2514 del Codice Civile). Questo aumento della remunerazione fu disposto dall’art. 6 – bis, commi 2° e 3°, del Decreto Legge n. 693 del 1980.

Ai sensi dell’art. 1° della Delibera CICR – Comitato Interministeriale Credito e Risparmio del 3 Marzo 1994, l’ammontare complessivo del risparmio raccolto dalla cooperativa non può superare il limite del triplo del patrimonio (cioè del patrimonio netto dato da: capitale sociale + riserve + utili, ai sensi dell’art 2424 c.c.) risultante dall’ultimo bilancio approvato. Tale limite è elevato al quintuplo del patrimonio qualora il complesso dei prestiti sociali sia assistito, almeno per il 30% del suo valore, da una garanzia rilasciata da Banche, Assicurazioni o Società Finanziarie o quando la società cooperativa aderisca ad uno schema di garanzia dei prestiti sociali che fornisca una adeguata tutela agli investitori. Questi limiti patrimoniali non si applicano alle cooperative con più di 50 soci. Le modalità di raccolta dei prestiti presso i soci debbono essere chiaramente indicate in un apposito regolamento. I prestiti sociali non sono permessi alle cooperative di credito, vale a dire alle banche popolari ed a quelle di credito cooperativo.

Gli interessi percepiti dai soci sul prestito sociale sono soggetti solo alla ritenuta fiscale del 20% in virtù di quanto previsto dall’art. 6, comma 3°, della Legge n° 112 del 2002, così come modificato dal comma 27° dell’art. 82 del Decreto Legge n° 112 del 2008 convertito in Legge n° 133 del 2008 (manovra estiva 2008), a meno che la cooperativa od il consorzio che hanno emesso il prestito sociale non rientrino, dimensionalmente, nelle categorie della micro o piccola impresa ai sensi della Raccomandazione CE n° 361 del 2003, cioè abbiano meno di 50 dipendenti, fatturato inferiore a 10 milioni di Euro o totale dello Stato Patrimoniale inferiore a 10 milioni di Euro, non siano controllate da imprese con dimensioni maggiori di queste.

In questo secondo caso, gli interessi percepiti dai soci sul prestito sociale sono rimasti soggetti alla ritenuta a titolo di imposta precedentemente in vigore del 12,50% prevista per i redditi di capitale derivanti dalle obbligazioni (pur non essendo il prestito sociale un prestito obbligazionario, come i titoli di debito o strumenti finanziari che le società cooperative possono emettere ai sensi dell’art. 2526 c.c.), ai sensi dell’art. 20, penultimo comma, della Legge n. 216 del 1974, dell’art. 23, comma 2°, della Legge n. 49 del 1985 e del testo originario dell’art. 6, comma 3°, della Legge n. 112 del 2002.

Sempre questi interessi sono poi soltanto parzialmente deducibili ai fini della determinazione del reddito sottoposto all’IRES – Imposta sul Reddito delle Società - della cooperativa, a differenza di quelli sugli strumenti finanziari (obbligazioni) di cui all’art. 2526 c.c. che sono sempre interamente deducibili a tal fine e dei ristorni che sono totalmente deducibili solo se attribuiti ai soci per mezzo di un aumento del capitale sociale (con una eccezione per il limite di deducibilità dei ristorni attribuiti ai soci lavoratori delle cooperative di produzione e lavoro).

Infatti, il comma 465 dell’art. 1° della Legge n. 311 del 2004 (Legge Finanziaria per il 2005) ha stabilito che essi sono deducibili solo nella misura dell’interesse minimo medio di periodo (annuo o inferiore all’anno) spettante ai detentori di Buoni Postali fruttiferi (cioè ai sottoscrittori delle emissioni di questi titoli del periodo a cui si riferiscono gli interessi corrisposti per il prestito sociale, come chiarisce la Circolare 34/E del 15 Luglio 2005 dell’Agenzia delle Entrate) aumentata dello 0,90%. Di solito, nella pratica, i prestiti sociali non hanno interessi superiori a questo limite. Inoltre, vi è la difficoltà, finora non chiarita dall’Agenzia delle Entrate, data dal fatto che alcune emissioni di Buoni Postali sono indicizzate all’inflazione, ad indici di borsa, ecc., con in più un tasso di interesse fisso, per cui vi sono dei dubbi sulle modalità con cui effettuare il calcolo di cui sopra.

Questa disciplina della deducibilità degli interessi non vale ai fini IRAP – Imposta Regionale sulle Attività Produttive.

Il prestito sociale, dopo la riforma della disciplina delle società cooperative del 2003, può essere utilizzato solo dalle cooperative a mutualità prevalente o da quelle a mutualità non prevalente i cui statuti prevedano però i requisiti mutualistici stabiliti dall’art. 26 del D.Lgs.Cps n. 1577 del 1947, vale a dire:

a) il divieto di distribuzione di dividendi superiori all’interesse legale ragguagliato al capitale effettivamente versato;

b) il divieto di distribuzione delle riserve fra i soci durante la vita della società;

c) la destinazione, in caso di scioglimento della società, del patrimonio residuo (dedotti soltanto il capitale versato ed i dividendi eventualmente maturati) ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione costituiti ai sensi degli artt. 11 e 12 della Legge n. 59 del 1992.

Il prestito sociale è, giuridicamente, un contratto atipico con elementi del conto corrente, del mutuo e del deposito irregolare: esso consiste in un deposito di denaro di fatto molto spesso “a vista” (cioè che può essere ritirato da parte del depositante in qualsiasi momento senza preavviso o con un preavviso di 24 ore), in cui i depositi ed i prelievi di denaro avvengono senza particolari procedure presso la sede legale ed anche presso le sedi operative della cooperativa (per esempio, i punti vendita di una cooperativa di consumo o le sedi operative di una cooperativa di tipo diverso).

Le operazioni effettuate vengono annotate su un libretto (esente dall’imposta di bollo, ai sensi dell’art. 7 della Tabella allegata al DPR n. 642 del 1972) oppure su una tessera magnetica simile al Bancomat e su di esse non si applicano commissioni o stacco valuta. Non si possono, ovviamente, emettere assegni, né si può utilizzare il libretto del prestito sociale per effettuare operazioni bancarie di qualsiasi tipo.



22 Febbraio 2013

Gianfranco Visconti


http://www.diritto.it/

21 febbraio 2013

VERTENZA COOP CAMPANIA: USB INCONTRA L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE COOPERATIVE DI CONSUMO

Una delegazione di USB dei punti vendita di Unicoop Tirreno ha incontrato oggi a Roma i massimi rappresentanti dell’Associazione Nazionale delle Cooperative di Consumo
 



L'ANCC si è presa l’impegno a verificare l’apertura di un dialogo con Unicoop Tirreno, fino ad adesso sorda ad ogni rimostranza



Una folta delegazione di lavoratori dei punti vendita Coop Campania, iscritti all’USB Lavoro Privato, è venuta questa mattina in presidio a Roma, sotto la sede dell’Associazione Nazionale delle Cooperative di Consumo.

Il presidio ha ottenuto un incontro con i massimi livelli dell’Associazione ed ha ribadito la propria totale contrarietà all’operazione di vendita un privato, da parte di Unicoop Tirreno, di tutti i negozi campani.

L’incontro con i dottori Barzali e Migliavacca è stato sicuramente cordiale e costruttivo. Dopo aver ascoltato le nostre preoccupazioni rispetto agli effetti che questa insana operazione comporterebbe per i dipendenti e per i consumatori, la stessa Associazione si è presa l’impegno a verificare l’apertura di un dialogo con Unicoop Tirreno, fino ad adesso sorda ad ogni nostra rimostranza.

Riteniamo sicuramente positivo l’atteggiamento della controparte datoriale, ma vogliamo capire se, questa volta, Unicoop Tirreno inizierà davvero ad ascoltarci, oppure continuerà ad evitare il confronto con chi rappresenta tantissimi suoi dipendenti. Fino a quel momento USB e i lavoratori non abbasseranno la guardia.



21 febbraio 2013

USB Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato



19 febbraio 2013

LA RISPOSTA DI UNICOOP SU MPS NON CONVINCE



Unicoop Firenze risponde agli articoli de il Sole 24 ore









Incalzata dagli eventi e anche da un possibile Horror vacui dei soci prestatori, Unicoop Firenze corre al riparo dopo gli articoli di Giuseppe Oddo, su il Sole 24 Ore, cha abbiamo ripreso sul blog.

Ecco i link:

Mps: Unicoop Firenze, partecipazione strategica
 
Mps: Unicoop Firenze, in nostro portafoglio nessun investimento opaco o tossico

Unicoop tranquillizza sulla propria solidità economica: "Non ci sono investimenti 'opachi' o titoli tossici

  Mps: Unicoop Firenze, nostra partecipazione è strategica

Insomma, è partita la controffensiva. Ovviamente Campaini è tenuto fuori dalla mischia, salvare il Re innanzitutto. Sulla replica siamo alquanto perplessi. Come si può ribadire ancora la partecipazione strategica in Mps alla luce di quanto sta accadendo nell'istituto senese?

E ancora, come si può coniugare una conclamata repulsa per certe attività finanziarie, incompatibili con il mondo cooperativo, con l'operazione Mps e con altri titoli detenuti in portafoglio?




CAMPAINI: «LA BORSA E' SIMONIMO DI SPECULAZIONE ED INCOMPATIBILE CON LA COOP»

Dal Libro di Turiddo Campaini, Un'altra vita è possibile: «Per quanto mi riguarda, sono del parere che la Borsa sia assolutamente incompatibile con la società cooperativa, sono due cose agli antipodi.»

Questa frase così esplicita ci spinge a chiederci il perché della partecipazione in Mps.




Ecco come risponde lo storico Presidente di Unicoop Firenze e le nostre considerazioni




Gli estratti che riportiamo fanno parte del libro-intervista di Pietro Jozzelli a Turiddo Campaini, Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze, dal titolo emblematico: Un'altra vita è possibile.

Con la dovuta premessa che questi brani fanno parte di un ragionamento complessivo sul mondo cooperativo e che il libro è stato pubblicato nel 2010, ci pare interessante proporre alcuni passaggi, alla luce dei recenti eventi che coinvolgono Mps di cui Unicoop Firenze è azionista di minoranza col 2,7%.

Il capitolo 5 si intitola : Perché la Cooperazione dice no alla speculazione finanziaria. Jozzelli nella prima domanda, che per brevità riassumiamo, chiede a Campaini di spiegare il suo no a Consorte quando quest'ultimo, appoggiato da altre cooperative, tentava la scalata a Bnl.

Campaini spiega in modo articolato la sua contrarietà a quella operazione e specifica: «Unipol era nata per rispondere a determinate esigenze delle piccole imprese, dei soci delle cooperative, dei lavoratori e pensionati, non per comprare una banca. Qui entra in ballo un'altra considerazione, oggetto di ampie discussioni tra le cooperative: come concepire la finanza? Per quanto mi riguarda, sono del parere che la Borsa sia assolutamente incompatibile con la società cooperativa, sono due cose agli antipodi. La Borsa è fatta esclusivamente di capitali, le cooperative sono società di persone. Poi, come ho già detto in precedenza, Borsa è sinonimo di speculazione, acquisto azioni perché voglio guadagnarci sopra.»

A questo punto ci chiediamo come, con simili pensieri, il presidente Campaini abbia trascinato Unicoop Firenze nella scriteriata partecipazione in Mps. Il giornalista Jozzelli domanda: «Però Unicoop ha acquistato quote del Monte dei Paschi. Perché?»

La risposta di Campaini: «L'ingresso risale al 2002-2003, periodo in cui era forte il timore che gli istituti bancari diventassero preda dei concorrenti stranieri. In più si stava discutendo di introdurre una norma che imponesse alle fondazioni bancarie di scendere sotto il tetto del 30% nella proprietà degli istituti: in sostanza si voleva ridimensionare il ruolo delle Fondazioni e permettere l'ingresso di nuovi soggetti nel mondo bancario. Decidemmo di fare l'operazione sulla base di due considerazioni. Primo, ci interessava garantire la permanennza del momento decisionale della banca sul territorio toscano.[...] In Toscana non sarebbe rimasta una banca vera e propria se anche il Monte fosse stato inglobato nel gioco delle compravendite bancarie. Diventando soci del Monte, puntavamo a potenziare la componente toscana della banca [...] La seconda considerazione che ci ha mosso è stata il desiderio di creare con il Monte nuovi servizi finanziari per i nostri soci a condizioni vantaggiose.»

Quindi la Borsa per Campaini è speculazione, è assolutamente incompatibile con la società cooperativa e Unipol ha sbagliato per manie di grandezza (che paiono recentemente riemerse con l'acquisizione di Fondiaria-Sai), ma se si tratta di mantenere ancorato il Monte dei Paschi al territorio, ci si tappa il naso e si comprano le azioni. E se ci si rimette centinaia di milioni, amen. Non si capisce poi quale tregenda poteva incombere su Unicoop Firenze se Mps non avesse avuto più quella centralità senese. Questa ipotesi tra l'altro è a questo punto tra le più probabili, dato che la Fondazione, senza l'obbligo di legge tanto temuto da Campaini, ma solo grazie alla pessima gestione di manager incapaci e truffaldini, è rimasta a secco e dovrà necessariamente scendere nella quota di controllo (attualmente il 37,5%) per andare sotto quel tetto del 30%.

Campaini dovrebbe aver avuto le idee più chiare e fors'anche essere meglio consigliato. Non si va in borsa se siamo una Coop. Se ci si va si perde qualcosa di profondo della nostra natura mutualistica, dato che  Borsa è sinonimo di speculazione, si sta alle regole di un gioco che non ha nulla a che fare con l'oggetto sociale della Coop. A questo punto la frittata è tale che Campaini si rifiuta di rispondere ai giornalisti, ai soci, ai dipendenti. A chiunque.

Il disastro è triplice: da una parte si immola una quantità enorme di risorse, dall'altra il sacrificio risulterà vano, mancando l'obiettivo strategico di vincolare la Banca al territorio, infine il ritorno d'immagine legato a Mps è tale da dover seriamente riflettere se Unicoop debba in qualche misura vincolare il proprio nome a quello dell'istituto senese.

Le conclusioni. Campaini deve rispondere del disastro, anche perché con i suoi 40 anni di presidenza di Unicoop Firenze è un simbolo per tutto il mondo cooperativo, deve riconoscere gli errori e assumersi la sua parte di responsabilità con un atto forte e deciso. E' tempo che lasci che la sua creatura cammini con le sue gambe e affronti i marosi con altri capitani. Se farà questo gesto, e insieme a lui quelli della prima ora che lo circondano, lo rispetteremo e lo ricorderemo con stima e affetto.




18 febbraio 2013

UNICOOP FIRENZE: SU MPS CONVERGONO INCASSI DEI SUPERMERCATI E PRESTITO SOCIALE

Turiddo Campaini
Prosegue l'indagine di Giuseppe Oddo de il Sole 24 Ore sull'intreccio tra Unicoop Firenze e Mps, dopo l'articolo sui titoli Fresh Mps, che sarebbero tuttora nel portafoglio della coop fiorentina


La cronistoria degli ultimi 10 anni della Coop guidata da Campaini passa prima per il no a Consorte sulla scalata di Unipol a Bnl, ma anche per una finanziarizzazione che snatura la funzione del prestito sociale esponendo Unicoop a rischi che nulla hanno a che fare con il loro oggetto sociale.


La minusvalenza latente su quel 2,7% di azioni detenute da Unicoop supera i 400 milioni e il prevalere delle logiche finanziarie nella gestione del prestito sociale ha portato la società all'acquisto di titoli azionari e obbligazionari che incorporano quote più o meno alte di rischio.


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Tutte le strade di Unicoop Firenze portano a Siena. Il colosso toscano della grande distribuzione organizzata non è solo un importante azionista del Monte ei Paschi con il 2,7% di capitale, ma anche tra i suoi maggiori clienti. La sua finanza gira intorno a piazza Salimbeni. Sui suoi conti correnti presso il Monte convergono sia la maggior parte degli incassi dei supermercati - 2,4 miliardi di giro d'affari nel 2012, pari a oltre 7 milioni al giorno - sia il prestito sociale ovvero il denaro raccolto nel tempo tra i 250mila soci prestatori della cooperativa per finanziarne lo sviluppo. Le coop sono infatti, con le banche, le uniche imprese autorizzate alla sollecitazione del pubblico risparmio.

Il prestito sociale di Unicoop Firenze, che alimenta il conto n. 64.508 di Banca Monte dei Paschi, sfiora i 2,650 miliardi ed è investito in attività finanziarie, per lo più titoli e quote di fondi comuni d'investimento. Il conto presenta un saldo annuo nell'ordine di qualche milione.

Il 90% dei ricavi delle vendite transita invece per alcuni conti operativi del Monte, che presentano depositi nell'ordine di svariate decine di milioni e "pronti contro termine" che possono superare i 250 milioni. Il restante 10% confluisce su istituti come Bnaca di San Miniato e Carifirenze. Questo polmone di liquidità serve per pagare i fornitori entro 60 giorni dalla consegna della merce. E' una massa imponente di denaro che fa di Unicoop Firenze, con i suoi quasi 8.000 addetti , uno dei fulcri dell'economia del territorio oltre che uno strumento di potere e di consenso legato a filo doppo al Pd.

Al vertice della società, nel ruolo di presidente del consiglio di sorveglianza siede da tempo immemorabile il settantaduenne Turiddo Campaini, il quale ha gestito la svolta finanziaria di Unicoop e dall'aprile 2003 ricopre la carica di amministratore del Monte dei Paschi. E' stato Campaini a guidare l'ingresso di Unicoop Firenze nell'azionariato di Mps ed ad opporsi nell'estate 2005 al tentativo di scalata di Unipol su Bnl che avrebbe posto la cooperazione toscana in condizioni di subalternità rispetto a quella emiliano-romagnola.

L'allora presidente di Unipol, Giovanni Consorte, forte del sostegno di Massimo D'Alema e Piero Fassino, aveva chiesto ai compagni cugini senesi di associare il Monte all'Opa su Bnl, ma da Campaini e dal gregario dei Ds di Siena Franco Ceccuzzi, vicino a Walter Veltroni, venne un netto rifiuto. Contrario all'operazione fu anche Giuseppe Mussari, che ai tempi era il numero uno della Fondazione Mps e aveva dalla sua parte anche Giuliano Amato e Franco Bassanini.

L'investimento in Mps sembrava promettere un futuro radioso ad Unicoop ed al suo presidente, ma a distanza di quasi otto anni dal fallito takeover a Bnl i risultati sono tutt'altro che brillanti. La minusvalenza latente su quel 2,7% di azioni detenute da Unicoop supera i 400 milioni e il prevalere delle logiche finanziarie nella gestione del prestito sociale ha portato la società all'acquisto di titoli azionari e obbligazionari che incorporano quote più o meno alte di rischio.

Accanto a centinaia di milioni impiegati in bond sovrani come Bot, Cct e Btp, ve ne sono altri investiti a lunga e lunghissima scadenza, acquistati prima del crollo dei mercati finanziari, che potrebbero rivelarsi illiquidi o comunque di difficile realizzo. A parte i 30 milioni di obbligazioni Fresh emesse da Bank of New York, convertibili in azioni Mps, di cui abbiamo già scritto, c'è un elenco di titoli in scadenza nel 2017, nel 2018, nel 2019, nel 2020 e nel 2049 i cui valori di carico andrebbero analizzati con attenzione ed adeguati a quelli di mercato. Tra questi ricorrono emissioni di Lehman Brothers, Merryl Lynch, Royal Bank of Scotland, Banco Sabadell, Banca Italease, Banca Carige, Banca delle Marche, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bpu, titoli strutturati, covered bonds e altri prodotti dal profilo di rischio elevato. Per non parlare dei 7,5 milioni di Spoleto float in scadenza il 7/12/2015, dei 7,5 milioni di Ibercaja in scadenza il 25/4/2019. dei 24 milioni di Italy Var in scadenza il 15/6/2020, dei 5 milioni di HTi Funding in scadenza il 30/6/2049, dei 2,5 milioni di Nordea Bank in scadenza il 17/9/2049. L'elenco sarebbe troppo lungo da pubblicare.

La domanda è perché una società cooperativa come Unicoop Firenze che gestisce supermercati alimentari e di consumo impiega il risparmio dei soci, tra cui quelli di molti anziani pensionati, in attività di questa natura. Lo scopo del prestito sociale era di consentire alle cooperative (che non possono emettere bond e operare come una società di capitale) di avere un proprio canale di finanziamento, indebitandosi verso i soci. La finanziarizzazione snatura la funzione del prestito sociale esponendo queste aziende a rischi che nulla hanno a che fare con il loro oggetto sociale.



17 febbraio 2013

Giuseppe Oddo

il Sole 24 Ore


15 febbraio 2013

MPS: UNICOOP FIRENZE E LA STANGATA DEL FRESH

Anche Unicoop Firenze avrebbe sottoscritto i famigerati titoli Fresh di Mps

L'autore dell'articolo, il giornalista de il Sole 24 Ore, Giuseppe Oddo, avrebbe voluto chiedere spiegazioni al Presidente di Unicoop Firenze, Campaini, il quale invece come al solito non
risponde.



Alla luce delle svalutazioni effettuate sulla partecipazione di Unicoop Firenze in Mps (189 milioni nel bilancio 2008) e le minusvalenze potenziali attuali (circa 400 milioni), il giornalista e noi con lui e da molto tempo, ci chiediamo e domandiamo a Campaini e al management di Unicoop ostinati nel loro offensivo silenzio, nonché ai dipendenti e ai soci prestatori, se una cooperativa di consumo non dovrebbe impiegare il prestito partecipativo dei soci in operazioni coerenti con il proprio oggetto sociale anziché in avventure finanziarie che rischiano di distruggere valore.

Vedi anche: Su Mps, Unicoop Firenze dovrebbe rassicurare i soci

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SIENA - Una quota di titoli Fresh per un valore facciale di 30 milioni, emessi nell'aprile 2008 da Bank of New York e convertibili in azioni Monte dei Paschi, fu sottoscritta e dovrebbe essere tuttora nel portafoglio di Unicoop Firenze, azionista del gruppo bancario senese con il 2,7 per cento. Per ognuno di questi bond ibridi la cooperativa di consumo toscana presieduta da Turiddo Campaini pagò un euro e mezzo, mentre l'azione Mps quotava in Borsa tra 2,3 e 2,4 euro. L'operazione appariva vantaggiosa, perchè all'emissione era associata una cedola che sfiorava il 10% (pari, cioè, al tasso Euribor dell'epoca maggiorato del 4,30%).

I problemi emersero quando si capì che il Fresh non era un prestito perpetuo, che poteva essere contabilizzato nel capitale di vigilanza della banca, ma un debito camuffato da capitale. Banca d'Italia non a caso pretese, nell'aprile 2009, che al regolamento del bond fossero apportate delle modifiche: i sottoscrittori del Fresh avrebbero incassato la cedola solo a condizione che il Montepaschi avesse chiuso l'esercizio in utile e distribuito un dividendo. Il miraggio del 10% d'interesse naufragava miseramente, anche perché ai più avveduti appariva evidente che, con l'acquisizione di Antonveneta dal Santander, la banca non sarebbe stata più in grado di distribuire profitti.
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Avremmo voluto chiedere a Campaini, che siede da dieci anni nel consiglio d'amministrazione del Monte e ne è stato a lungo vicepresidente, che fine hanno fatto quei titoli in pancia ad Unicoop Firenze, ma il suo portavoce ci ha risposto che in questi giorni è inavvicinabile per la stampa. Sarebbe stata una buona occasione per tirare anche le somme dell'investimento nel capitale del Monte dei Paschi. Nel 2007 Unicoop aveva iscritto a bilancio il gruppo bancario senese a 2,52 euro per azione e valutava la propria partecipazione 467 milioni.
Nel 2008 (presidente del consiglio di gestione Armando Vanni) è stata costretta a svalutare la quota azionaria di 189 milioni, riducendo il valore di carico del titolo a 1,50 euro. E ai valori correnti di mercato, con i chiari di luna della Borsa, la partecipazione incorpora una minusvalenza potenziale di oltre 400 milioni.

È una cifra colossale per una cooperativa di consumo che dovrebbe impiegare il prestito partecipativo dei soci in operazioni coerenti con il proprio oggetto sociale e non in avventure finanziarie che rischiano di distruggere valore. Come dice un saggio esponente del mondo della cooperazione toscana, una cooperativa come Unicoop deve saper vendere pomodori e realizzare buoni supermercati evitando di sconfinare nella finanza e di ritrovarsi in mano un pungo di azioni del Monte e di Italease.






15 febbraio 2013

Giuseppe Oddo

il Sole 24 Ore



12 febbraio 2013

2012 BUON ANNO PER I FONDI: PREVICOOPER NE APPROFITTA

Il 2012 è stato un buon anno per i fondi d'investimento e i fondi pensione. Il recupero della borsa italiana dai minimi e il la diminuzione del rendimento sui Titoli di Stato italiani, hanno sostenuto la ripresa dei corsi dei fondi in tutti i settori canonici (sicuro, bilanciato, dinamico).




2012 ampiamente positivo. In effetti i rendimenti otenuti da Previcooper nel 2011 e nel 2010 erano stato molto modesti o negativi. Nel 2012 il recupero generalizzato sui mercati permette di performare bene a tutti e tre i comparti (vedi grafico):

Previcooper Sicuro.....+10,11%
Previcooper Bilanciato +10,94%
Previcooper Dinamico +11,92%

I dati si riferiscono al periodo dicembre 2011-dicembre 2012 e sono al lordo dell'inflazione. Confrontando l'andamento a 3 e 5 anni, si può notare quanto il recupero del 2012 sia stato significatico e abbia riaddrizzato un andamento altrimenti fiacco.



Rendimenti a 3 anni. Se calcoliamo il rendimento secco dei fondi Previcooper sul periodo dicembre 2009-dicembre 2012, queste sono le percentuali:

Previcooper Sicuro.....+11,38%
Previcooper Bilanciato +15,41%
Previcooper Dinamico. +12,23%

Come si può notare non si discostano dal rendimento ottenuto nel 2012, se si fa eccezione per qualche punto in più del bilanciato. La performance è distribuita su 3 anni e va quindi annualizzata, cioè riportata sulla media annuale. Ecco cosa si ottiene:

Previcooper Sicuro.....+3,79%
Previcooper Bilanciato +5,14%
Previcooper Dinamico .+4,08%



Rendimenti a 5 anni. Sono più significativi, perché includono un lasso temporale più ampio e riportano al periodo (30 giugno 2007) in cui alcuni dipendenti entrarono nei fondi di categoria, alla fine solo il 23% dei lavoratori privati, nonostante la trappola del silenzio assenso.

Previcooper Sicuro.....+22,94%
Previcooper Bilanciato +18,65%
Previcooper Dinamico ..+4,23%

La prima constatazione che balza all'occhio è come il comparto dinamico abbia fortemente sottoperformato rispetto agli altri, essendo più esposto all'investimento azionario che, nel caso specifico della borsa italiana, ha portato più dolori che gioie nel periodo esaminato. In ogni caso si tenga ben presente che i rendimenti sono spalmati su 5 anni. Se li riportiamo su base annua le performances saranno ovviamente molto più modeste:

Previcooper Sicuro.....+4,59%
Previcooper Bilanciato +3,73%
Previcooper Dinamico .+0,89%


Questi ultimi dati rendono evidente come l'ottima annata del 2012 abbia risollevato un andamento deludente. Ricordiamo che nei rendimenti riportati non è stato calcolato l'impatto dell'inflazione.
Per una visione più completa e un confronto con il TFR, si rimanda alla tabella del sito Previcooper.






06 febbraio 2013

MAGAZZINI UNICOOP FIRENZE, MULETTO IN RETROMARCIA INVESTE UN OPERAIO: E' GRAVE

Il grave incidente è avvenuto nello stesso luogo dove perse la vita il nostro collega, Claudio Pierini



Incidente sul lavoro ai magazzini Unicoop Firenze dei Pratoni a Scandicci. Il fatto è successo ieri mattina, quando un lavoratore è stato investito da un collega che si trovava alla guida di un muletto. L'uomo che è impiegato per la CFT, una cooperativa che ha in appalto la logistica del magazzino, è caduto a terra gravemente ferito. I primi soccorsi sono arrivati dai colleghi che hanno chiamato immediatamente il 118. La gamba dell'operaio sanguinava copiosamente, segno che la situazione non era semplice da gestire. La centrale operativa di Firenze Soccorso ha inviato sul posto un'ambulanza attrezzata dell'Humanitas di Scandicci.

I volontari sono arrivati nel reparto e hanno subito stabilizzato il ferito prima di ricoverarlo al pronto soccorso dell'ospedale di Torregalli. I medici hanno visitato l'uomo scongiurando il pericolo di vita, anche se la lesione è comunque seria. Il lavoratore ha riportato una ferita lacero contusa alla gamba, con sospetta frattura della tibia e disarticolazione del ginocchio. Preso in carico al Nuovo San Giovanni di Dio ha ricevuto una prima prognosi di 30 giorni, ma la situazione è ancora in evoluzione. Probabilmente servirà una lunga riabilitazione dopo aver rimesso a posto ferite e fratture, per tornare a camminare come prima. Ai magazzini Unicoop sono arrivati anche i Carabinieri di Scandicci per acquisire dati sull'esatta dinamica dell'incidente.

L'incidente è avvenuto nella stessa area del magazzino dove nel luglio 2011 aveva perso la vita il 52enne Claudio Pierini. Pierini, dipendente di Unicoop Firenze stava effettuando manovre col muletto quando è finito contro una scaffalatura. Un impatto tremendo; l'uomo è morto sul colpo. Una morte sulla quale anche la procura ha deciso di vedere chiaro, con un'inchiesta tesa ad accertare ogni aspetto dell'infortunio fatale e soprattutto capire se il 52enne operaio scandiccese potesse o meno trovarsi alla guida del muletto.

Fortunatamente in questo caso le conseguenze dell'infortunio di ieri mattina non sono state estreme. In base ad una prima ricostruzione, l'operaio sarebbe stato investito dal muletto mentre il collega che si trovava alla guida era in movimento a retromarcia.



6 Febbraio 2013

Fabrizio Morviducci

La Nazione


02 febbraio 2013

CONSORZIO ETRURIA, 7 DIRIGENTI IMPUTATI PER L'OPERAIO MORTO

Sono undici gli imputati chiamati a rispondere dell'incidente mortale sul lavoro che costò la vita a Fabrizio Monte, durante la costruzione del supermercato Coop del Parco Prato, nel giugno del 2008



EMPOLI. Sono ben undici gli imputati nel processo che è iniziato ieri per la morte di un operaio di 32 anni durante la costruzione del supermercato Coop del Parco Prato, nel giugno del 2008. A rispondere di quel tragico incidente sul lavoro la Procura di Prato ha chiamato sette rappresentanti del Consorzio Etruria ora in liquidazione (Massimo Menichetti di Sesto Fiorentino, Roberto Raffaelli di Scandicci, Nicola Lippi di Viareggio, Marco Fontanelli di Montelupo Fiorentino, Ciro Paradisi di Follonica, Giancarlo Tiezzi di Prato, Dante Picozzi di Capistrello), due della ditta Lorenzini che movimentava la gru (Alfio Claudio Lorenzini e Alfiero Lorenzini, entrambi di Prato) e due della società Trentino Legno incaricata di fissare le travi di sostegno del supermercato (Eugenio Berti e Gianfranco Berti, residenti in Trentino). Tutti sono accusati di omicidio colposo e il numero così alto di imputati si spiega col fatto che la legislazione in materia suddivide le responsabilità sulla sicurezza in capo a più soggetti.

A perdere la vita mentre stava lavorando alla costruzione del supermercato, il 7 giugno del 2008, fu Fabrizio Monte, che il giorno dopo avrebbe compiuto 32 anni e di lì a due mesi avrebbe sposato la figlia del suo datore di lavoro, il titolare della Trentino Legno. Già questo basta per capire che al futuro e mancato suocero non si può imputare di aver volontariamente messo in pericolo la vita del futuro genero. E infatti si parla di omicidio colposo, una serie di presunte negligenze e mancate accortezze che, secondo la Procura avrebbero provocato la tragedia.


Fabrizio Monte era su un cestello a dieci metri di altezza e insieme a un collega che era su un altro cestello stava controllando la posa di una trave di legno da una tonnellata e mezzo. I due operai dovevano accertarsi che la trave entrasse correttamente negli incastri dei piloni di cemento armato, ma qualcosa andò storto, si disse a causa del cedimento di un bullone, e la trave venne giù travolgendo il cestello dove si trovava Monte.



2 Febbraio 2013





MARIO FRAU INVIA UN CONTRIBUTO AL CONVEGNO “LE MANI SULLA COOP”

L’autore del famoso libro “La Coop non sei tu”, ex dirigente Coop, solidarizza con i lavoratori Coop della Campania

Mario Frau rilasciò un'intervista al nostro blog in occasione dell'uscita del suo libro che potete leggere
qui e qui





Mario Frau invierà un contributo che verrà letto durante il convegno “ LE MANI SULLA COOP” che si svolgerà giovedì 7 febbraio, dalle ore 10.30 a Napoli, presso la MGALLERY di Palazzo Caracciolo, in via Carbonara 112, a cui, tra gli altri, interverranno il sindaco De Magistris e l’assessore al Lavoro Panini, esponenti di Magistratura Democratica Napoli e dell’associazione Giuristi Democratici; l’ex assessore alle Politiche Sociali Sergio D’Angelo; il Professor Antonello Petrillo dell’Istituto Universitario S. O. Benincasa.

Riteniamo importante il contributo di Mario Frau, autore di un libro denso che si snoda attraverso le sue esperienze di ex manager di Novacoop, ma che raccoglie anche tante altre vicende, mettendo il dito nella solita piaga di sempre: l'immagine patinata e buonista delle Coop e la realtà che vive chi vi lavora, assai meno solidale ed etica. Frau individua nel suo libro quelli che chiama “i 5 pilastri” della facilità per Coop di occupare enormi spazi economici nel paese. A riguardo dei dirigenti della cooperazione Frau parla  di  “gerontocrazia” e “casta di intoccabili”.

Frau nel suo libro tenta di portare alla luce le contraddizioni, le trasformazioni e le degenerazioni subite dal movimento cooperativo, con l'auspicio di poter provare a correggerne la rotta, [...] Dove sta quindi il segreto del successo delle coop? La spiegazione è molto semplice. Esse, per potersi librare alte nel cielo, sono costrette a liberarsi di ciò che viene ritenuto un pesante “vincolo” ( la finalità mutualistica) che ne impedisce e ne limita fortemente il volo ( lo sviluppo e la crescita) sacrificando i valori fondanti e il proprio D.N.A. ossia lo scambio mutualistico in favore dei propri soci, per sposare tout court la logica del mercato capitalistico e del profitto, senza tuttavia rinunciare ai vantaggi legislativi e fiscali propri ed esclusivi delle cooperative.



2 febbraio 2013

USB - Unione Sindacale di Base