30 novembre 2010

COMMERCIO, LA RIVOLUZIONE DI CONFESERCENTI



Dalla libertà di licenziare alla domenica lavorata senza maggiorazione dello stipendio.
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Bisogna individuare soluzioni innovative, senza preconcetti retropensieri o posizioni ideologiche.
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I Comuni chiedono di tenere sempre più aperti i negozi ma le piccole imprese non possono pagare tanti extra. Si chiede anche la fine del premio di produzione e incentivi solo ai migliori
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Le domeniche, giornate di lavoro ordinario senza nessuna maggiorazione. Flessibilità in entrata e in uscita che, tradotto, significa più facilità di assumere ma anche libertà di licenziare: per esempio chi non funziona. Fine del premio di produzione uguale per tutti ma incentivi solo ai migliori. Se si deve usare uno slogan: "flessibilità e meritocrazia". Una rivoluzione nel mondo del lavoro? Una spazzatrice che fa fuori contratti nazionali o statuto dei lavoratori? E' la modernità, bellezza, risponderebbe Confesercenti Firenze che esorta a "individuare soluzioni innovative, senza preconcetti, retropensieri o posizioni ideologiche".

Insieme all'apertura dei negozi del centro il Primo Maggio (già ottenuta quest'anno dal sindaco Renzi - nota blog), l'associazione "di sinistra" del commercio adesso fa nuove proposte dirompenti: per commercio, turismo, servizi. E' la modernità e la crisi, aggiungerebbe. "Le norme che valgono per la grande distribuzione e per le grandi imprese non funzionano per le piccole e medie che non ce la fanno", dice il presidente fiorentino Nico Gronchi, impegnato ieri in un convegno su "Lavoro, motore di sviluppo della piccola e media impresa", cui partecipano, tra gli altri, il direttore del settore mercato e lavoro del ministero, Paola Paduano, il vice presidente della commissione lavoro al senato, Treu, e il vicesindaco Nardella.

Valorizzare "il grande capitale personale e sociale", ridare passione al lavoro, reali pari opportunità alle donne, possibilità ai giovani, spinta allo sviluppo, dice Gronchi. Ma niente vincoli che impicchino le piccole imprese. "Le amministrazioni - spiega - chiedono sempre più di lavorare la domenica, di tenere aperti i negozi - spiega - Ma le piccole imprese non possono pagare tante maggiorazioni. Chiediamo che la domenica diventi normale giorno di lavoro compensato con un giorno di riposo durante la settimana a parità di retribuzione".

Secondo Confesercenti, fuori dal centro 22 domeniche aperte, come pare sarà l'accordo, sono anche troppe, ma nei centri turistici bisogna tenere sempre la saracinesca alzata. Soprattutto il Primo Maggio: "E' la giornata che ai nostri soci preme di più". Questione solo di sindaci: "Lo abbiamo chiesto per quattro anni. I primi due, il sindaco Domenici ci disse di no. Renzi ha subito detto di sì, l'anno scorso. Confidiamo che l'esperienza diventi stabile". Il Primo Maggio può essere pagato di più. Ma per il resto delle domeniche, "niente differenza tra lavoro ordinario e festivo. Come è normale lavorare nei bar, nei ristoranti, nella sanità, così deve essere anche nei negozi".

Confesercenti propone anche la sua personale battaglia al precariato: "Noi vogliamo assumere in modo meno macchinoso e meno costoso e intendiamo fare tutti contratti per il posto fisso, ma vogliamo anche poter licenziare liberamente", dice Gronchi che parla di "consentire all'imprenditore di allontanare il soggetto svogliato" o di licenziare per "motivi economici e organizzativi". Non importa se Nardella dice: "Attenzione. Siamo disponibili a ragionare sul tema della flessibilità. Ma per quella in uscita non esistono in questo paese le tutele, le regole, la formazione standard che ci sono negli altri paesi europei. Si rischia di passare dalla flessibilità alla precarietà".

A Gronchi preme evitare il giudice che infligga chi licenzia "oltre al danno la beffa", ovvero il reintegro del licenziato con relativi pagamento di tutti gli arretrati: va inserita nella questione la clausola del "giustificato motivo oggettivo" che salvi il datore di lavoro. Infine i famosi premi di produzione: mai più a tutti secondo parametri generali, dice Confesercenti, ma "incentivi solo a chi è bravo, collabora, contribuisce al buon andamento dell'azienda".

30 novembre 2010

Ilaria Ciuti

La Repubblica.it


IPOTESI NEWCO IN UNICOOP FIRENZE: NE DISCUTONO I DELEGATI FILCAMS



Incontro delegati Filcams del 22 novembre:
Ipotesi Newco e trattativa integrativo



Vi aggiorniamo su quanto pare essere emerso dall' attivo dei delegati Filcams di Unicoop Firenze dello scorso 22 novembre e dall' incontro della commissione sindacale trattante del giorno successivo, in materia di stato della trattativa per il rinnovo dell' integrativo aziendale e dell' ipotesi NewCo. avanzata dalla Direzione Aziendale.

Una lettera, in realtà un documento politico interno alla Filcams, inviata alle Segreterie Regionali e Nazionali Filcams-Cgil, ha volutamente prodotto un dibattito sulla posizione da prendere rispetto alla proposta di costituzione di una New Company, partecipata al 100% da Unicoop Fi, tesa ad inglobare tutti quei punti vendita (per adesso 17) considerati non redditizi.

Le posizioni espresse sembrano aver portato alla luce quanto segue:

Unicoop dichiara di produrre utili, ha inoltre una vocazione sociale e mutualistica per la quale ottiene privilegi fiscali conseguenti, decide sulle scelte commerciali e sui "format" consapevole di farsi talvolta concorrenza, pur non perdendo fette di mercato ma causando criticità per alcuni suoi punti vendita.

Per questi motivi ed anche perchè si rende necessario cercare di evitare che nasca all' interno del gruppo un "nuovo canale" che preveda contratti di lavoro penalizzanti, senza integrativo aziendale e necessarie tutele sindacali, la commissione trattante ha il dovere di cercare di modificare le posizioni di Unicoop Fi, anche perchè non sono stati per adesso presentati piani di ristrutturazione e rilancio dei punti vendita interessati.

E' inoltre emerso che l'intenzione dell' Azienda è quella, in breve tempo, di partire con una sperimentazione del nuovo format al negozio di Montevarchi.

Tutta questa discussione, nelle parole del neo Segretario regionale Filcams, Roberto Betti, viene e verrà affrontata in un tavolo diverso da quello dell' integrativo aziendale, e la costituzione o meno di una NewCo. non rappresenta un elemento pregiudiziale per l' avanzamento della trattativa di rinnovo di quest' ultimo.

Gli ostacoli più evidenti incontrati sul tavolo di confronto dell' I.A. sono relativi ai criteri di attribuzione del Salario Variabile ed alla gestione delle aperture domenicali.

L' Azienda propende per ulteriori obiettivi divisi per reparti. Viene fatto notare che ove ciò viene a tutt'oggi applicato (Iper e Ce.Di.) ha prodotto forbici di erogazione inaccettabili, oltre a dissidi fra dipendenti di differenti reparti.

L' intento delle OO.SS. trattanti rimane quello di stabilire una quota solidale uguale per tutti, proveniente da un obiettivo di utile commerciale realmente raggiungibile appieno e di evitare ulteriori divisioni.

Sulle aperture domenicali esiste un ventaglio di situazioni differenti tra punti vendita (deroghe comunali sul numero di aperture, orari differenti, presenze diverse di contratti part-time già comprendenti il lavoro domenicale, ecc..) che sono anche già state affrontate tramite accordi con le Rsu e risolte con sistemi di programmazione diversi fra loro.

La necessità di garantire un organico sufficiente a tali aperture, lascia sempre un interrogativo sulla reale possibilità di definire tale presenza come "volontaria".

Un incentivo economico rispetto ad una maggiore disponibilità personale rispetto al lavoro domenicale parrebbe possa essere una soluzione perseguibile.

E' anche emersa l' esigenza di una informazione puntuale ed attenta presso i lavoratori dello stato dei due tavoli della trattativa, da effettuarsi in breve termine.

Il 26 novembre si è tenuto un nuovo incontro presso la sede di Scandicci tra Azienda e Commissione sindacale trattante, siamo in attesa di venire a conoscenza di eventuali novità emerse in quella occasione.

30 novembre 2010

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29 novembre 2010

MAGAZZINI UNICOOP FIRENZE: E' ORA DI CAMBIARE



CONTRIBUISCI A CAMBIARE LE COSE CON UNA FIRMA







Formiamo la nuova RSU dei magazzini Unicoop Firenze

L'attuale RSU ha il mandato scaduto dal marzo 2010 e non esiste ancora l'intenzione del rinnovo.
Anche stavolta si vuole mancare la rispetto delle regole proponendo un ulteriore prolungamento per permettere il rinnovo dell'integrativo aziendale.

Un integrativo che porterà sicuramente ad un peggioramento delle condizioni lavorative e di un ulteriore calpestamento dei diritti duramente conquistati dai lavoratori di Unicoop Firenze.

Dobbiamo indire subito le nuove elezioni della RSU, anche perché quella attuale è sempre stata composta da un numero così esiguo dei delegati in rapporto all'organico totale dei magazzini.

Abbiamo bisogno anche di te per rendere possibile tutto questo!
Abbiamo bisogno della tua firma!


USB - Unione Sindacale di Base - Firenze
Via Galliano, 107

tel. 055 3200764
Fax 055 32116931

firenze@usb.it
sito web www.usb.it

28 novembre 2010

MONTEMURLO: "LA COOP STRAVOLGE LA VITA COMMERCIALE CITTADINA"

I commercianti della zona:

«Chi si farà carico delle famiglie dei dipendenti, e di quelle degli imprenditori sempre più in difficoltà?

E’ questo l’aumento di occupazione che secondo l’amministrazione sarebbe stato portato dall’apertura di Coop?

Complimenti. Si perdono posti a tempo indeterminato per altri a tempo determinato, e senza ricadute nel territorio. Verrebbe voglia di chiedere ad un sindacalista cosa ne pensa» Il riferimento è al passato recente di dirigente sindacale del sindaco Mauro Lorenzini».

Verrebbe voglia di parlare con Campaini e del suo libro Un altro mondo è possibile, recentemente presentato alla bibloteca delle Oblate in compagnia di Staino e un'accolita di ruffiani di regime.

Dietro la solita facciata patinata e buonista Unicoop mostra la sua vera faccia, vuole distruggere per i suoi interessi il tessuto sociale, commerciale ed umano dei piccoli centri. Non porta reale occupazione, solo un pò di contratti a termine che poi saranno rimpiazzati dagli esuberi dei negozi coop vicini.

Si, perché ormai da tempo Unicoop Firenze è un gigante che cannibalizza se stesso, come se ci fossero degli ultimi favori da sfruttare, prima che qualche amministrazione cambi rotta.


E in tutta questa storia non poteva mancare un sindaco che viene dalla Cgil (ma guarda un pò) e con questa premessa suona sospetto quando i commercianti sostengono che per la Coop «i provvedimenti agevolatori continuano a fioccare». Insomma, i soliti conflitti di interesse del mondo Coop.

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«Un elefante nella cristalleria».
Viene definito con questa immagine, in una nota dell’Unione Commercianti, l’arrivo della Coop a Montemurlo che «stravolge la vita commerciale cittadina». Per l’associazione le conseguenze dell’apertura del negozio Coop saranno pesanti: «La chiusura della Conad purtroppo è il primo funesto evento, temiamo che piccoli esercizi commerciali presto seguiranno questo destino».

Nella nota diffusa dall’Unione commercianti si sostiene che «la situazione economica già molto difficile» a Montemurlo, «rischia di precipitare a causa di questo ingresso, fortemente voluto ed altrettanto fortemente agevolato dall’amministrazione».

L’Unione Commercianti è tutt’altro che tenera verso il Comune: «Abbiamo già innumerevoli volte in passato dichiarato quanto questo arrivo ci preoccupasse, i fatti ci stanno dando ragione». Chiude la Conad e si teme che stessa sorte seguano altri negozi. «Chi si farà carico delle famiglie dei dipendenti, e di quelle degli imprenditori sempre più in difficoltà? E’ questo l’aumento di occupazione che secondo l’amministrazione sarebbe stato portato dall’apertura di Coop? Complimenti. Si perdono posti a tempo indeterminato per altri a tempo determinato, e senza ricadute nel territorio. Verrebbe voglia di chiedere ad un sindacalista cosa ne pensa». Ove il riferimento è al passato recente di dirigente sindacale del sindaco Mauro Lorenzini.

Il comunicato così prosegue: «E non si dica che la colpa è della precedente amministrazione (che comunque era formata ed appoggiata dalle forze politiche che sostengono l’attuale), visto che i provvedimenti agevolatori continuano a fioccare. Infatti se la viabilità non è funzionale, la si cambia, e vedremo ora cosa succederà con il calendario delle domeniche, attendiamo mirabolanti sorprese, visto che l’impressione è quella che tutto si pieghi agli interessi di Coop».

La conclusione: «Non siamo in libera concorrenza, è inutile nascondersi dietro un dito, si ha di fatto un nuovo monopolio in capo alla Coop. Che detta legge nel commercio, e, pare, anche nelle linee guida dell’amministrazione comunale».

27 novembre 2010

Notizie di Prato

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UN MILIONE DI CONTRIBUTI EVASI: SOTTO ACCUSA 40 COOPERATIVE



Dati dell’Osservatorio provinciale: Inps e Inail sono spesso un optional

Contratti nazionali non sempre rispettati nei settori della logistica e del facchinaggio

I lavoratori sono quasi esclusivamente immigrati


PADOVA. Quaranta cooperative su 59 ispezionate sono risultate irregolari. Sono state identificate «spurie» come si dice nel linguaggio tecnico interno. In pratica, in provincia di Padova, le coop che rispettano le regole vigenti sono abbastanza poche. Non sempre vengono rispettati i versamenti agli organi previdenziali.

Nella maggioranza dei casi nel pianeta variegato delle coop, specialmente nel settore della logistica e del facchinaggio, spesso i contenuti specifici dei contratti nazionali vengono messi sotto i piedi, i contributi previdenziali all’Inps e all’Inail diventano un optional e non un obbligo ed i versamenti fiscali sono, in tantissime situazioni, ai limiti della decenza sociale.

Questo è, purtroppo, il quadro trimestrale che hanno presentato, pochi giorni fa, i rappresentanti dell’Osservatorio Provinciale Permanente sulla Cooperazione, formato, in base alla legge del 23 luglio 2007, dalla Direzione provinciale, Inail, Inps, Confcooperative, Lega Coop, Acgi e Cgil, Cisl ed Uil, che si riunisce ogni tre mesi.

Di fronte ad un panorama così desolante del settore, dove circa il 70% della manodopera è formata da immigrati, poi esposti al rischio dell’espulsione perché precari, gli enti preposti alla vigilanza, che hanno ispezionato le 59 cooperative inserite nel report, hanno comminato sanzioni amministrative per 316.832 euro. Ed hanno accertato che sono stati evasi 1.196.227 euro di contributi. Gli ispettori dell’Osservatorio hanno anche accertato che alcune coop hanno acquisito appalti «non genuini», ossia sospetti; che 14 aziende hanno comunicato in ritardo al Centro per l’Impiego la loro costituzione giuridica e varie assunzioni dei singoli lavoratori-soci in modo tale da far risultare che, per un determinato periodo di tempo, alcune coop non siano mai esistite.

In pratica un gioco sporco per pagare in nero i lavoratori e per non pagare le tasse dovute. Insomma i dati forniti dall’O sservatorio sulle Coop sono devastanti e confermano in pieno lo spirito della recente inchiesta effettuata sul settore dalla Guardia di Finanza, ben riportata, a puntate, dal nostro giornale e danno ragione al cento per cento al grido d’allarme lanciato già cinque anni fa da alcuni sindacalisti che invitavano il Governo e cambiare le regole interne del settore sollecitando più ispezioni.

27 novembre 2010

il mattino di Padova


Approfondimenti:

INAIL TERRITORIALE:
"IRREGOLARI" DUE COOPERATIVE SU TRE


La cricca della logistica

PROSEGUE L'INCHIESTA DEL MATTINO DI PADOVA SULLA "CRICCA DELLA LOGISTICA"


Fondi Europei, gli affari veneti della Compagnia delle Opere

Fatture, buco nero ai magazzini generali

Indagati i vertici di Compagnia della Compagnia delle Opere di Padova

Zampieri, ecco il castello di società

LE PAGELLE DI COOP ESTENSE



Le Coop ci vogliono con la pagellina e il grembiulino.


Non accettiamo di essere trattati come dei deficienti.


Facciamo NOI le pagelle a questi manager Coop con la terza media, ma con stipendi d'oro,
come ci ha fatto sapere Mario Frau nel libro La Coop non sei tu

Leggiamo da un articolo da il Resto del Carlino che nella discussione sul rinnovo dell'integrativo di Coop estense, la Cooperativa emiliana richiede la trasformazione del salario di risultato collettivo in un premio individuale che faccia riferimento alla scheda di valutazione del singolo addetto.
Si ritorna a parlare quindi di una "pagellina" di valutazione per l'attribuzione del premio variabile ad personam. La cosa non è nuova, già in Coop Liguria si erano portati avanti col lavoro

Ci piacerebbe davvero conoscere i criteri di valutazione. La proposta provocatoria: diamo anche noi i voti ai nostri dirigenti per determinarne lo stipendio!


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Stralcio da il Resto del Carlino:

" [...] Nella riunione
precedente del 14 ottobre, la cooperativa aveva presentato una proposta che prevedeva “l’aumento per 600 part-time dell’orario di lavoro in quattro anni, prevalentemente in Emilia, la trasformazione di 300 persone da contratto a termine a tempo indeterminato, la trasformazione del salario di risultato collettivo in un premio individuale di merito rispetto alle singole valutazioni in riferimento alla scheda di valutazione individuale: ‘la pagellina’”, spiegano i sindacati."

25 novembre 2010

il Resto del Carlino

Articolo integrale:
Coop Estense, sindacati in agitazione su rinnovo contratto

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PRESIDIO DAVANTI AL SUPERMERCATO BILLA DEI LAVORATORI DEI MAGAZZINI

Presidio di sabato 27 novembre davanti al supermercato BILLA di viale dei Missaglia a Milano dei lavoratori della cooperativa C.L.O. che ha l'appalto dei magazzini del gruppo.

VENERDI 3 dicembre SCIOPERO davanti alla Billa di Lacchierella (MI)

Dopo già 2 blocchi della produzione, le violente cariche della polizia nella notte tra venerdi 19 e sabato 20 novembre e in conclusione di una settimana di mobilitazione davanti a numerosi supermercati Billa in tutta l'area metropolitana milanese, sabato 27 si è tenuto un presidio in solidarietà alla lotta dei lavoratori immigrati della cooperativa C.L.O. in appalto presso lo stabilimento Billa di Lacchiarella.

Il presidio, che ha visto la partecipazione di un centinaio di lavoratori e lavoratrici compagni e compagne, ha denunciato la situazione di sfruttamento e di terrorismo all'interno dei capannoni gestiti dalla cooperativa C.L.O. (Cooperativa Lavoratori Ortomercato), distribuendo volantini in boicottaggio alla Billa che sta scaricando sulla cooperativa il compito di gestire lo sfruttamento e la repressione delle proteste dei lavoratori.

Ad oggi sono stati già licenziati, dopo il primo sciopero, 2 lavoratori delegati sindacali del SiCobas e altri sono stati sospesi perchè si sono esposti nella lotta e nell'attività di coinvolgimento degli altri lavoratori per l'affermazione dei diritti collettivi.

Il livello repressivo, nei confronti dei lavoratori del "fronte delle cooperative", è cosi alto che proprio in questi giorni sono arrivate, ai lavoratori licenziati di Cerro al Lambro (GLS), le denunce per le cariche subite ai picchetti di febbraio e ancor oggi questo quadro di estrema attenzione su questa lotta così innovativa e cosi radicale e determinata nei contenuti, è stato molto esplicito quando, appena il presdio si è spostato all'interno del supermercato per un volantinaggio nelle corsie, i carabinieri hanno fatto irruzione schierandosi con gli scudi davanti alle casse.

Ma la pressione dei lavoratori, dei compagni e delle compagne presenti ha comunque permesso il volantinaggio.

Questo percorso di lotta reale, che cerca di coniugare una corretta vertenza sindacale ad una lotta politica più generale, chiede l'espressione di una solidarietà concreta e militante, dando indicazione di altre due prossime iniziativa.

La prima è lo sciopero di VENERDI 3 DICEMBRE alle ore 6,00 (mattina) e poi domenica 5 dicembre un'assemblea di tutti i lavoratori delle cooperative.

A queste prossime iniziative invitiamo a partecipare ogni lavoratore, ogni compagno e compagna, ogni struttura politica e sindalcale per praticare, su un percorso di lotta reale, tutti i livelli di unità possibile.

VENERDI 3 DICEMBRE ore 6,00 (mattina) SCIOPERO !!!

Concentramento alla stazione FS di Villamaggiore di Siziano (200 metri dai cancelli) (seguire il cartello Siziano centro sulla Melegnano Binasco)

DOMENICA 5 DICEMBRE

Assemblea dei lavoratori delle cooperative, aperta al confronto con ogni livello di solidarietà.


COORDINAMENTO DI SOSTEGNO AI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE

26 novembre 2010

CASALONE, APERTURA E POLEMICHE

Cambia la viabilità nella zona del nuovo Centro Commerciale, petizione dei residenti

Gli abitanti temono anche nessun vantaggio occupazionale



GROSSETO.
Il taglio del nastro del centro commerciale è domani ma da lunedì è scattata la rivoluzione del traffico per i residenti di Gorarella e del Casalone con una nuova circolazione ad anello studiata per il maggior afflusso di auto nei prossimi giorni. Dal sottopasso ferroviario, ad esempio, non si può più svoltare a sinistra in direzione mare e ippodromo.

Si deve girare a destra verso via Canova, proseguire per via De Nicola, percorrere via Andrea del Sarto in direzione del rondò di via Aurelia Antica e da lì a piazza Risorgimento di nuovo senso unico di marcia.

«Con questa soluzione - spiega l'assessore alla mobilità Daniele Capperucci - abbiamo voluto evitare la conflittualità alle intersezioni tra i flussi di traffico in entrata e in uscita dal megastore. Sulla carta ci è sembrata la soluzione ottimale ma valuteremo in corso d'opera se fare altre modifiche». Per il momento Capperucci invita i cittadini alla collaborazione: «So che alcuni ora ci mettono un po' di più per rientrare a casa ma abbiamo voluto evitare qualunque possibilità di ingorgo e siamo pronti a fare aggiustamenti».

Tutto dipende da come la città risponderà nei prossimi giorni al grande evento dell'inaugurazione. I pessimisti però ci sono già. Sono ottanta residenti del Casalone e di Gorarella che il giorno in cui Il Tirreno annunciava le novità della viabilità per la zona hanno sottoscritto una lettera aperta al Comune, al comandante della Municipale, al presidente della Provincia e all'Arpat. Il loro principale timore riguarda il traffico, tenendo anche conto, sottolineano i firmatari, "che il trasferimento a nord della città del centro commerciale Coop già previsto all'ex fornace Chigiotti venne motivato con la carenza di necessari accessi e viabilità nonché per la vocazione residenziale della zona».

In particolare gli 80 residenti chiedono lumi sull'annunciato sottopasso ferroviario destinato a raccordare il centro commerciale con l'Aurelia a Grosseto sud. Ma Barghi srl, società proprietaria del centro commerciale, tranquillizza. Il sottopasso si farà e sarà a carico della società. «Abbiamo già il via libera delle Ferrovie - precisa Romelio Ricci - oltre che presentato tutta la progettazione in Comune. Quando tutti i passaggi saranno conclusi siamo pronti a partire immediatamente con i lavori».

Quanto ai disagi temuti da chi firma la petizione la figlia di Ricci, Stefania, osserva che «si tratta magari delle stesse persone che prima dal sindaco andavano per lamentarsi perché nella zona non c'erano servizi né negozi». Della serie, la gente non è mai contenta. «Il nostro centro non è invasivo e abbiamo predisposto anche un sistema di vigilanza diurna e notturna per impedire qualunque situazione di degrado o di caos».

Il collasso della circolazione non è l'unico scenario negativo adombrato dai contestatori che temono un impatto a saldo zero sull'occupazione (per ogni nuovo assunto al centro commerciale un posto di lavoro in meno nei negozi tradizionali, ndc), un inquinamento acustico, da gas di scarico e ambientale non adeguatamente previsto e il deprezzamento del valore degli immobili della zona.

24 novembre 2010

Sara Landi

Il Tirreno



Approfondimenti:

LA TELENOVELA CENTRO COMMERCIALE DEL CASALONE (GR) NON FINISCE


FRA SALAMI, BUFALE E LIBRETTI SOCI AL BANCO DELLE COOP

I rendimenti che le Coop corrispondono ai propri soci prestatori non riescono a superare quello di un più sicuro BOT.

Questo elemento pone dubbi sulla loro reale condizione economica


Il rendimento ridicolo dei libretti Coop, ormai palesemente scavalcato dai BOT, come abbiamo messo in evidenza altre volte sul blog non è sfuggito a Il Sole 24 Ore.

L'esiguità degli interessi corrisposti ai soci e la non concorrenzialità con un titolo conosciuto da tutti e certamente più garantito dei libretti, apre la via ad una semplice riflessione: perché le Coop non possono permettersi rendimenti più elevati?

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Con 119 cooperative di consumo, attenzione alla clientela e testimolial come Peter Falck (il tenente Colombo), il sistema Coop ha conquistato sette milioni di soci, creando la più grande impresa italiana di distribuzione e suscitando invidie e rancori fra i concorrenti. Ad alimentare le gelosie c'è in particolare il sistema di finanziamento delle Coop, con raccolta diretta presso 1,2 milioni di soci. Sul tema, invidie e finalità sociali a parte, alcune criticità ci sono. Perché se i libretti di prestito sociale non possono essere confusi con i depositi bancari e postali, che godono di garanzia pubblica, le Coop non sembrano sempre riconoscere un premio adeguato per il rischio più elevato.

Coop spiega che il «tasso medio oscilla fra l'1,40% e l'1,60%» ma ci sono eccezioni. I libretti della Coop Adriatica rendono per esempio lo 0,60% (0,48% netto) per depositi fino a 15mila euro, 1,50% (1,20% netto) per le somme eccedenti. Una remunerazione forse adeguata per gestire la piccola liquidità di una famiglia, non gli investimenti anche a breve termine: i BoT a un anno, ben più sicuri, rendono l'1,553%.

26 novembre 2010

Il Sole 24 Ore

(R.Fi.)

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STATO DI AGITAZIONE PER I LAVORATORI DI COOP ESTENSE

La trattativa per il rinnovo del contratto integrativo si è arenata





Dopo le grosse polemiche sulla proposta di aperture domenicali, Coop Estense deve ora fare i conti anche con un altro fronte. Questa volta interno. Il sindacato non vuole rinunciare all’aumento dell’orario per 600 part-time e alla stabilizzazione di 300 precari, ma non condivide gran parte delle condizioni poste dalla azienda. E allora parte lo stato di agitazione.

Lo scorso 23 novembre è proseguito il confronto con Coop Estense per il rinnovo del contratto integrativo. Nella riunione precedente (del 14 ottobre), la cooperativa aveva presentato la proposta di aumento a 600 part time dell’orario di lavoro in 4 anni; trasformazione di 300 persone a tempo indeterminato; trasformazione del salario di risultato collettivo in un premio individuale di merito rispetto alle singole valutazioni (quella che i sindacati definiscono ironicamente “la pagellina”); la riduzione del trattamento domenicale e festivo; esclusione per tutti i nuovi assunti a trattamenti economici e normativi del contratto integrativo aziendale per 4 anni; maggiore flessibilità per i full time.

Le segreterie nazionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil pur ritenendo importanti le aperture dell’azienda, ritengono che “le restanti richieste, che si muovono in direzione opposta alla piattaforma da noi presentata due anni fa, non si possano accettare”.

All’incontro del 23 novembre, le organizzazioni sindacali avevano proposto di "ragionare" su un ulteriore pezzo di salario variabile, collegato a obiettivi da assegnare a gruppi di persone, per incentivare il lavoro comune verso obiettivi di miglioramento qualitativo della cooperativa stessa. Tra l’altro senza escludere anche l’ipotesi di un incentivo individuale legato ad un parametro chiaro e verificabile, ma non certamente su un giudizio aziendale complessivo sul lavoratore o lavoratrice”.

Coop Estense ha valutato però “insignificante” la proposta, “mantenendo una posizione rigida e ferma – come la descrivono Filcams, Fisascat e Uiltucs – sulla loro idea di salario di merito individuale, che tra l’altro, vedrebbe una parte di lavoratori e lavoratrici con un premio ridotto o addirittura annullato. L’atteggiamento di totale chiusura della cooperativa non ha permesso di proseguire serenamente il confronto”.

Per tali motivi le organizzazioni sindacali dichiarano lo stato di agitazione e invitano le lavoratrici e i lavoratori a partecipare alle assemblee che verranno indette per dare informazione e condivisione del merito della trattativa.

I sindacati avvertono che saranno disponibili a riprendere la trattativa “quando Coop Estense si presenterà al tavolo per concludere un contratto dignitoso e non per riproporre (come ormai fa da 2 anni) continue richieste di restituzione di istituti contrattuali importanti per le lavoratrici ed i lavoratori e quando assumerà un atteggiamento maggiormente rispettoso nei confronti delle controparti sindacali e dei lavoratori che quotidianamente contribuisco al successo di questa impresa cooperativa”.

26 novembre 2010

estense.com

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24 novembre 2010

COOP ESTENSE E QUELLA VOGLIA DI NON RINNOVARE IL CONTRATTO INTEGRATIVO

Coop Estense rompe al tavolo per il rinnovo dell'integrativo aziendale, ma scarica le resoponsabilità dell'atto sul sindacato



Conosciamo i nostri polli. Sappiamo che le grandi Coop della distribuzione, le nove sorelle, quando si muovono su qualcosa lo hanno deciso già in altre sedi, a livello di Lega Coop, per esempio.

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Quando decisero di introdurre gli appalti nella logistica, lo fecero tutte quasi contemporaneamente, come lo stesso hanno fatto negli investimenti finanziari coi soldi dei soci, decidendo nel 2008 di ammettere le perdite (vedi il bilancio in rosso di Unicoop Firenze e Coop Consumatori Nordest, ad esempio) ma subendo un deteriore impatto negativo a livello di immagine, ragion per cui, nel 2009 i bilanci sono magicamente tornati tutti, anche se di poco, positivi.
E con gli esempi e le verosimiglianze potremmo continuare.
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Ora è periodo di contratti integrativi e tutte le Coop approfittano dell'occasione, come mai si era visto in passato, per inserire elementi fortemente negativi per i dipendenti (si veda l'intenzione di Unicoop Firenze nel formare una nuova compagnia che faccia in buona sostanza le veci di una bad company) o il caso di Coop Estense, che, a quanto apprendiamo dai nostri colleghi ferraresi, pare non avere gran voglia di rinnovare l'integrativo. Ecco quanto ci fanno sapere:


CARI COLLEGHI, CARE COLLEGHE,

CON GRANDE RAMMARICO APPRENDIAMO CHE COOP ESTENSE NELLE BACHECHE AZIENDALI E' USCITA CON UN COMUNICATO CHE ACCUSA IL SINDACATO DI AVERE ABBANDONATO IL TAVOLO DELLA TRATTATIVA E DI NON AVER FATTO PROPOSTE DI MEDIAZIONE PER GIUNGERE ALLA CONCLUSIONE DEL RINNOVO DELL'INTEGRATIVO AZIENDALE.

VOLEVAMO INFORMARVI ...CHE IL SUDDETTO COMUNICATO E' FALSO E PRETESTUOSO E NON DESCRIVE LA REALTA' DEI FATTI.

UNITARIAMENTE CGIL CISL E UIL HANNO TENTATO INVANO DI PROVARE A FARE PROPOSTE CONCRETE, INNOVATIVE CHE NON MANCHEREMO DI ILLUSTRARVI NEI PROSSIMI COMUNICATI E NELLE ASSEMBLEE.

CERTAMENTE ABBIAMO SCELTO DI NON TRASFORMARE QUESTO RINNOVO IN UNA PERDITA DI DIRITTI E DI QUALITA' DI VITA DEI NOSTRI COLLEGHI.

PER MEGLIO DETTAGLIARE L'ACCADUTO VI INVITIAMO A SEGUIRE CON PUNTUALITA' LE NOTIZIE CHE PUBBLICHEREMO, DA ADESSO IN POI, SU QUESTO PROFILO CHE DEVE DIVENTARE UNO STRAORDINARIO STRUMENTO DI DIFFUSIONE DELLE INFORMAZIONI "VERE" VISTO CHE L'AZIENDA HA GIA' INCOMINCIATO A PRESENTARE UNA VERSIONE DEI FATTI CHE NON CORRISPONDE ASSOLUTAMENTE AL VERO!!

QUELLO CHE VI CHIEDIAMO E' DI NON SOFFERMARVI SULLE NOTIZIE AZIENDALI MA DI ASCOLTARE LA VERSIONE DI CHI A QUEL TAVOLO ERA PRESENTE!!

MAI COME IN QUESTO MOMENTO DIVENTA NECESSARIO ESSERE IN TANTI PER DIMOSTRARE A UN GRUPPO DIRIGENTE ARROGANTE E DA MOLTI ANNI DISATTENTO AI LAVORATORI E ALLE CONDIZIONI DI LAVORO, CHE I LAVORATORI E LE LAVORATRICI DI COOP ESTENSE SONO UNITI NEL CHIEDERE UN RINNOVO DELL'INTEGRATIVO AZIENDALE CHE NON SIA VANTAGGIOSO SOLO PER LA COOPERATIVA (SE COSI' POSSIAMO ANCORA CHIAMARLA).

A TALE COMUNICATO NE SEGUIRANNO SICURAMENTE MOLTI ALTRI.

24 novembre 2010

Iolavoroin Coop Estense Modena

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USB: AVVISO AI PRECARI


COMUNICATO USB
AI PRECARI






Alle precarie e ai precari
(eventualmente oggi disoccupate/i)


Lo sapevi che:

- Molti dei contratti precari che hai sottoscritto nel tempo, per tirare avanti, possono
essere illegittimi, inefficaci o nulli?

- Che il 23 gennaio 2011 scade la possibilità di far partire una raccomandata verso uno o più dei tuoi datori di lavoro e che ciò potrebbe farti salire nella scala sociale da precaria/o disoccupata/o a lavoratrice/tore dipendente (in caso di crisi aziendale potresti subire la cassa integrazione, ma sarebbe sempre meglio che restare disoccupatie/o senza reddito)

Puoi salvare i tuoi diritti, ma dipende solo da te fare il primo passo

Sei (stato/a) Precario/a?? negli ultimi due o tre anni che hai lavorato: a tempo determinato?
A somministrazione? Co.co.pro? A partita iva?


La legge 183/2010 il cosiddetto “collegato lavoro” all’art. 32 prevede con un colpo di spugna, passati 60 giorni dall’entrata in vigore, che non avrai più la possibilità di far valere i tuoi diritti (che forse non conosci, ma che hai) e di vedere ripristinato il rapporto di lavoro con una delle aziende per la quale hai lavorato con i sopra citati contratti.

Le ragioni per le quali i Giuristi sostengono che nella stragrande maggioranza dei casi potresti avere ragione sono supportate dal fatto che di fronte ai pochi lavoratori che hanno fatto causa, in genere le aziende hanno preferito offrire soldi per evitare la sentenza.
E
quando invece si è andati a sentenza le aziende si sono viste condannare per qualche vizio di sostanza o di forma.

Con il nostro ufficio vertenze potrai consultarti (senza impegno preventivo né costi) e poi decidere:

-Di fare la lettera raccomandata entro il 23 gennaio 2011 a una o a tutte le aziende presso cui hai lavorato negli ultimi due/tre anni;

- E poi entro 270 giorni (dopo aver approfondito e preparato al meglio anche con l’avvocato) predisporre una o più cause per ottenere il ripristino del rapporto di lavoro con un contratto di assunzione a tempo indeterminato. Per i mesi non lavorati che hai perso nel frattempo la legge prevede da un minimo di 2,5 a un massimo di 12 mensilità.

La certezza al 100% non c’è, ma se hanno fatto la legge è perché hanno la coda di paglia e Governo e padronato preferiscono la via del colpo di spugna.
Perché pensano che tu non te la sentirai di fare causa, perché pochi avrebbero voglia di rientrare con una causa nell’azienda nella quale ti guarderebbero male.
L’invito che ti facciamo è quello di pensare ai tuoi interessi e di farli valere, se lo farete in tanti se lo faremo in tanti allora sarà più semplice.

Quello che ti consigliamo è di far circolare l’informazione fra amici, parenti, conoscenti, vicini affinché ognuno possa conoscere e decidere in piena coscienza.

Alcuni esempi: al rientro dopo le cause due lavoratori si sono visti proporre la cassa integrazione ordinaria…ma è uno strumento che passa e poi si ritorna al lavoro. Hanno subito una carognata, ma è meglio che restare disoccupati e dopo alcuni mesi non percepire più niente (per alcuni contratti, come co.co.pro e partita iva non c’è neppure la disoccupazione).

La possibilità di fare causa legale in massa potrebbe addirittura far aumentare la dimensione di una azienda sopra i 15 dipendenti e quindi a quel punto ci sarebbero anche più diritti (art.18 che prevede il reintegro in caso di licenziamento ingiustificato, diritti sindacali, ammortizzatori sociali, ecc).

USB Uninone Sindacale di Base - Firenze

Via Galliano, 107

tel. 0553200764 - Fax 0553216931


e-mail -
firenze@usb.it

sito web - www.usb.it


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22 novembre 2010

FERRARA: LAVORATORI DIVISI SULLE APERTURE DOMENICALI


I 'pro' di Cisl e Uil rubano la scena in consiglio comunale ai 'contro' della Cgil in sciopero




Le aperture domenicali hanno diviso un po’ tutti. Lavoratori, forze politiche e sindacati. La riprova si è avuta oggi pomeriggio in occasione dell’annunciato sciopero della Filcams-Cgil con presidio in piazza Municipale, proprio durante la seduta del consiglio comunale. Ai piedi dello scalone del Municipio, già dalle 14.30, un centinaio di lavoratori aderenti allo sciopero muniti di cartelli, striscioni e fischietti per manifestare contro la delibera del Comune che intende aumentare il numero delle cosiddette “domeniche aperte”, ma anche una nutrita delegazione “silenziosa” di lavoratori a favore della stessa delibera, sostenuti da Cisl e Uil. I pro e i contro, dunque, riuniti in uno stesso luogo per far sentire la propria voce alle istituzioni.

Una presenza che ha indotto lo stesso consiglio comunale, in programma alle 15.30, ad affrontare la discussione, sollecitata da due richieste di trattazione d’urgenza presentate da Pd e Pdl in merito ad altrettanti ordini del giorno. Discussione che hanno potuto seguire comodamente seduti fra il pubblico gran parte dei lavoratori ‘pro domeniche’, assai più lesti a occupare le poltrone riservate al pubblico e pronti ad alzare i cartelli con la scritta “1 voto per il lavoro” al termine della lettura dell’odg letto dal segretario comunale Pd Simone Merli. Fuori dall’aula i ‘contro’ hanno continuato a manifestare sotto lo slogan “Domeniche aperte, famiglie chiuse”, prima di tentare un improbabile ingresso nella già affollata aula del consiglio e doversi ‘accontentare’ di occupare l’ingresso. “Non possiamo accettare la posizione del Pd – ha spiegato il segretario provinciale della Filcams, Davide Fiorini, presente fra i manifestanti ‘contro’ – se si intende avviare una sperimentazione finalizzata a verificare l’eventuale creazione di nuovi posti di lavoro e, dopo un anno, nel caso non dovesse funzionare, tornare indietro. Perché è un percorso che non garantisce un aumento occupazionale, ma al contrario ricade sui lavoratori del commercio costretti a lavorare più domeniche, sacrificandoli alle loro famiglie e indebolendo, fra l’altro, il centro storico e le sue attività commerciali”. Della stessa opinione Giorgio Lombardi, lavoratore dell’Ipercoop “Il Castello” e rappresentante Filcams, nel sottolineare come fra i lavoratori non vi sia una posizione preconcettualmente contro le aperture domenicali: “Già adesso – ha sottolineato – le domeniche le facciamo, solo che andrebbero regolamentate in maniera diversa, con maggiori tutele e diversi equilibri per chi deve sacrificare il proprio tempo libero”.

La delibera della discordia piace invece al segretario generale della Cisl, Paolo Baiamonte, in prima fila fra il pubblico che ha seguito i lavori del consiglio comunale. Nelle sue parole tutto il senso di una divisione che ha interessato i sindacati e, di riflesso, il mondo del lavoro. “Ci facciamo interpreti delle istanze di una città e di una provincia – ha spiegato – che ha fame di lavoro. Siamo consapevoli che le aperture domenicali aggiuntive non risolveranno i problemi dell’occupazione, ma di certo aiuteranno questo territorio offrendo una speranza in più alle oltre 4000 persone che in questi due anni sono rimaste senza un posto di lavoro. Un sindacato unito verso questo obiettivo non può che offrire un’occasione di confronto utile alla situazione”. Un’unità auspicabile, ma che appare ancora lontana. Anche alla luce della contrapposizione fra ‘pro’ e ‘contro’ registrata in piazza Municipale prima e in consiglio comunale poi.

22 novembre 2010

Mauro Alvoni

estense.com


21 novembre 2010

INCONTRO DELEGATI CGIL SULL'IPOTESI NEWCO









DOMANI, LUNEDI 22 NOVEMBRE ALLE ORE 15.00 PRESSO L'IPERCOOP DI SESTO FIORENTINO, SI RIUNIRANNO I DELEGATI CGIL-FILCAMS DI UNICOOP FIRENZE PER "CHIARIMENTI" IN MERITO ALLA IPOTESI NEW COMPANY AVANZATA DALL'AZIENDA.
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CARICHE DELLA POLIZIA CONTRO I LAVORATORI DEI MAGAZZINI BILLA













Un copione che si ripete.
Stavolta sono i lavoratori della cooperativa CLO (Coop Lavoratori Ortomercato) che ha in appalto l'attività di facchinaggio dei magazzini dei supermercati Billa a Lacchiarella (MI), che sono in lotta per i più elementari diritti.
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Ieri, alle 3 del mattino, i manifestanti sono stati caricati dalla polizia che ha attaccato il blocco sulla strada che porta ai magazzini.

LUNEDI’ 22 INIZIATIVA AI SUPER BILLA

LA LOTTA ALLA COOP CLO VA AVANTI

lavoro stabile, salario, diritti per tutti i lavoratori: italiani e immigrati

I “soci”-lavoratori della Coop. Lavoratori Ortomercato (CLO), che effettuano movimentazione merci ai magazzini di Lacchiarella (MI) del supermercato BILLA (Rewe Group), sono in lotta contro i turni massacranti, la scarsa prevenzione antinfortunistica, il sottoinquadramento rispetto alle mansioni, salari inferiori a quanto previsto, i soprusi dei capetti, le minacce e le umiliazioni inflitti a chi rivendica i propri diritti. Molti di questi “soci”-lavoratori sono immigrati e, quindi, devono subire queste condizioni di supersfruttamento, per paura di perdere il permesso di soggiorno.

All’iniziativa sindacale dei lavoratori la CLO ha risposto con 2 licenziamenti di rappresaglia, trasferimenti in altre sedi dei “soci”-lavoratori più attivi, provvedimenti disciplinari pretestuosi a raffica.

La BILLA intanto “tace”, perchè ha tutto l’interesse a che i “soci”-lavoratori della CLO siano supersfruttati: così riesce ad ottenere appalti a prezzi più convenienti!

Oggi sabato 20/11, alle 3 di mattina, l’ennesima iniziativa di lotta dei “soci”-lavoratori della CLO e dei lavoratori, precari e studenti che li appoggiano, è stata duramente caricata da polizia e carabinieri, che hanno attaccato il blocco sulla strada che porta ai magazzini. Come sempre polizia e carabinieri servono a perpetuare lo sfruttamento dei lavoratori, a contrastare le lotte e il diffondersi della protesta, a cercare di impedire l’unificazione e la solidarietà tra i lavoratori, a reprimere le forme di lotta che possono incidere sulle tasche padronali.

Governo e padroni, per “superare” la fase di crisi e rilanciare i loro profitti, stanno attaccando a tutto campo le nostre condizioni di lavoro e i nostri diritti.

Il DDL “collegato sul lavoro” appena approvato e il progetto di controriforma dello statuto dei lavoratori (in corso di presentazione), sono l’applicazione legislativa a tutti i lavoratori del piano Marchionne per la Fiat di Pomigliano: decontrattualizzare, precarizzare, cancellare i diritti.

Di questo disegno sono parte integrante la “sanatoria truffa” e la legislazione anti immigrati. Il ricatto del permesso di soggiorno, che condanna una quota crescente di lavoratori immigrati a subire supersfruttamento e lavoro nero, contribuisce a ridurre i salari e i diritti di tutti i proletari.

LE LOTTE CONTRO LO SFRUTTAMENTO E LA PRECARIZZARIONE, LE MOBILITAZIONI CONTRO LA “SANATORIA TRUFFA” E PER I DIRITTI DEGLI IMMIGRATI, DEVONO DIVENTARE UN’UNICA MOBILITAZIONE. MIGLIORI CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO, IL RISPETTO E LA GARANZIA DEI DIRITTI PER TUTTI, POSSONO ESSERE OTTENUTI SOLO CON L’UNIONE E CON LA SOLIDARIETA’ DI CLASSE, CONTRO OGNI FORMA DI SFRUTTAMENTO, CONTRO OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE!

La lotta alla coop CLO e al polo Billa di Lacchiarella prosegue!

Non solo scioperi dei lavoratori, ma anche una campagna contro la Billa.

DA LUNEDI 22 ORE 18.00

INIZIATIVE AI SUPERMERCATI BILLA

BOICOTTA CHI SFRUTTA I LAVORATORI


I lavoratori licenziati devono essere reintegrati al posto di lavoro. I due della CLO, come pure quelli della Coop Papavero che, senza lavoro dai primi di settembre, stanno ancora aspettando le sentenze delle cause “urgenti” contro il loro licenziamento illegittimo, fatto per rappresaglia contro le lotte alla GLS Italy di Cerro al Lambro.

Coordinamento di sostegno alle lotte delle cooperative



20 novembre 2010

metropolis


20 novembre 2010

AVVISO URGENTE A TUTTI I PRECARI, QUELLI COOP INCLUSI


ENTRO IL 20 GENNAIO 2011 DEVONO ESSERE IMPUGNATI TUTTI I CONTRATTI A TERMINE SCADUTI



L’oramai famigerato “collegato lavoro” ha un nome definitivo, e cioè la legge 4 novembre 2010, n. 183, ed è stata sulla «Gazzetta Ufficiale» del 9 novembre 2010 e pertanto entrerà in vigore dal 24 novembre 2010. Da tal data vi sono 60 giorni per impugnare tutti i contratti a termine già scaduti a quella data, decorso tale tempo nessuna violazione potrà essere più dedotta al fine di chiedere la stabilizzazione del rapporto.

L’impugnativa deve essere stragiudiziale, e cioè è sufficiente una normale lettera raccomandata, e non serve che sia mandata da un sindacato ma da un avvocato ben potendo essere spedita dallo stesso lavoratore purchè sia chiaramente indicato sia i contratti intercorsi che l’intenzione di impugnarli. Sal momento dell’’impungazione decorrono altri 270 giorni per l’azione giudiziaria vera e propria e quindi è indispensabile rivolgersi ad un legale.

Forum Diritti Lavoro


ITALCARNI, PASSO AVANTI

Passo avanti nella vertenza Italcarni di Carpi: dopo 84 ore di sciopero raggiunta l'intesa su alcuni punti.

Salvati i posti di lavoro. Ma il problema del settore, dicono i sindacati, è il lavoro nero.



Importante passo avanti, dicono Cgil e Cisl, nella vertenza di Italcarni, la cooperativa di Carpi che a maggio aveva avviato la procedura di mobilità per 43 lavoratori e annunciato l'intenzione di appaltare due reparti.

Dopo innumerevoli incontri, e 84 ore di sciopero, si sono raggiunte alcune intese, in particolare che ci sarà un solo appalto, la macellazione sporca, con la garanzia che la ditta appaltatrice rispetterà contratti e relazioni sindacali.

Il personale, anche dopo varie uscite volontarie e incentivate, verrà ricollocato, e l'eventuale costituzione di una nuova impresa sarà nel segno della continuità. Riconfermato, poi il codice etico e la responsabilità sociale d'impresa, propria della cooperativa.

I sindacati, infine, sottolineano i problemi che vive il settore, per colpa del troppo lavoro nero e grigio – dicono Cgil e Cisl – e della mancata valorizzazione dei prodotti locali.

viaEmilianet.it


19 novembre 2010



16 novembre 2010

SPUNTA L' IPOTESI NEW COMPANY PER ALCUNI NEGOZI UNICOOP FIRENZE

Campaini come Marchionne?
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Nel contratto integrativo in corso, Unicoop vorrebbe mettere i punti fermi col sindacato per realizzare una "nuova compagnia" che assorbirebbe alcuni negozi storici definiti non redditizi

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Il tutto nel silenzio complice dei sindacalisti che stanno partecipando alla trattativa



Oramai non si tratta più soltanto di voci. L' intenzione di Unicoop Firenze di creare una Nuova Società (NewCo.) non solo si palesa ad ogni incontro per il rinnovo dell' Integrativo Aziendale, ma sembra essere divenuto un elemento pregiudiziale per il proseguimento della contrattazione.

Quello che non trapela sono i dettagli dell' operazione che Unicoop intende portare a compimento.
Sappiamo solo che l' intenzione è di raggruppare una serie di piccoli negozi (si parla di 15-20) sotto una nuova insegna, della quale Unicoop sarà forse solo una partecipante (non si sa eventualmente in che percentuale e chi saranno i nuovi soci). Il criterio in base al quale è stata operata la scelta dei punti vendita sarebbe la loro "non redditività".

Insomma si vuol creare quella che in gergo si chiama una "Bad Company", cioè una compagnia che raccolga tutte le "criticità economiche" del gruppo.
Niente vieta di pensare, infatti, che nel nuovo progetto possano, adesso o in futuro, entrare a far parte anche IPER o SUPERmercati, qualora la loro redditività risultasse negativa o fosse comunque giudicata tale.

Sono invece sono chiari i motivi di questa operazione, sulla quale la direzione di Unicoop sta così tanto insistendo. Sono esattamente gli stessi che hanno spinto Marchionne a fare una scelta analoga.

Abbassare il costo del lavoro, per prima cosa.
I lavoratori che faranno parte della nuova società risponderanno infatti al solo CCNL (niente integrativo dunque) e l' orario sarà innalzato a 40 ore settimanali, con l'azzeramento dei livelli, dell' anzianità, ecc.

La scelta per chi già è impiegato presso i punti vendita coinvolti è quella di accettare le nuove condizioni contrattuali o di farsi trasferire, magari a qualche decina di chilometri di distanza.

Noi crediamo però che nel caso Unicoop ci siano alcune aggravanti.
Lo scopo mutualistico e sociale che ne è prerogativa, impedirebbe l' adozione di certe manovre riservandole ad imprese più votate al profitto a tutti i costi. Non è forse quello che Campaini professa?

Non è forse Unicoop, forte dei propri utili, in grado di sopportare deboli perdite di bilancio legate a piccoli ma "storici" punti vendita, dimenticando l' importante ruolo sociale che essi ancora oggi rappresentano?

C'è inoltre il timore, vista l' inesistenza di un trasparente piano di ristrutturazione e di rilancio, di una futura chiusura dei punti vendita in quota alla newco se questi non dovessero tornare ad essere produttivi.
Chiusura che non sarebbe più messa in atto da Unicoop, ma dalla Nuova Società, limitandone così gli effetti negativi sull'immagine di Unicoop Firenze.

Immaginiamo che per i colleghi che dovessero trovarsi nella nuova compagnia, come consolazione sia fatto omaggio del profetico libro di Turiddo Campaini, Un'altra vita è possibile. E' il caso di dire che mai titolo fu così azzeccato.

Altro aspetto preoccupantemente poco chiaro è il ruolo dei sindacati.
Soprattutto la CGIL, generalmente tenace oppositrice di manovre di questo tipo, pare tacere.
Non vorremmo che la triade Filcams/Uiltucs/Fisascat ci tenessero in serbo qualche sgradito scherzetto!

Pare che, in particolare, la Filcams del territorio fiorentino sia possibilista rispetto al progetto targato Unicoop.
Per adesso consigliamo a tutti i colleghi/e di tenere occhi e orecchi bene aperti, anche perchè Unicoop Firenze pare davvero avere una fretta diabolica e alquanto sospetta nel voler chiudere l' operazione!

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14 novembre 2010

ICHINO PARLA: UN GRUPPO DI SINDACALISTI CGIL RESTITUISCE LA TESSERA DEL PD

Clamorosa contestazione di alcuni sindacalisti Cgil dopo l'intervento di Ichino ad un convegno del PD.

«Proprio lui scelto per trarre le conclusioni ? – dice Barigozzi - ma siamo matti ?»


Si allarga la distanza tra una parte della Cgil e quello che fu il partito di riferimento. Alcuni sindacalisti Cgil compiono un gesto clamoroso e restituiscono la tessera del PD dopo aver saputo che proprio Ichino è stato chiamato a concludere il convegno sul lavoro organizzato dal presidente PD della provincia di Ferrara.

La cosa è nell'aria da tempo. La Fiom si era già portata avanti col lavoro cercando in Di Pietro un nuovo riferimento parlamentare, ritenendo evidentemente ormai inaffidabile il PD.

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«Non ci riconosciamo più, dice il leader della ribellione, Francesco Barigozzi, membro della segreteria della Cgil ferrarese. L'idea che abbiamo sul mondo del lavoro ormai è distinta e lontana dalle posizioni del Pd e i lavoratori ci contestano».

Pietro Ichino, senatore pidiessino con idee liberal, fa bisticciare Pd e Cgil, provocando addirittura, a Ferrara, un terremoto in quello che, una volta, era il sindacato di riferimento del Pci. Ora invece la Cgil sbatte la porta in faccia al Pd e i sindacalisti ferraresi lavano i panni sporchi in pubblico.

La crisi è clamorosa perché si tratta della prima volta che un gruppo di dirigenti sindacali ex-Pci-Ds-Pd decidono di restituire la tessera Pd, con tanto di motivazione, un duro j'accuse verso Pier Luigi Bersani, verso il segretario locale, Paolo Calvano e verso il plenipotenziario ferrarese del Pd, Dario Franceschini, colpevoli di simpatizzare per Ichino.

Il leader della ribellione, Francesco Barigozzi, membro della segreteria della Cgil ferrarese dice che le questioni tutt'altro che superficiali, «l'idea che abbiamo sul mondo del lavoro ormai è distinta e lontana dalle posizioni del Pd». «Nelle assemblee – aggiunge Barigozzi - ci sentiamo criticare aspramente, i lavoratori ci contestano l'adesione a un partito percepito ormai come lontano dalle loro esigenze».

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'arrivo a Ferrara di Pietro Ichino, invitato dalla presidente Pd della Provincia, Marcella Zappaterra, a concludere un convegno sul lavoro, con tanto di benedizione dei dirigenti Pd.

«Proprio lui scelto per trarre le conclusioni ? – dice Barigozzi - ma siamo matti ?».

Il senatore ha colto il clima teso ma se n'è infischiato e ha insistito sulla necessità di introdurre un'organizzazione del lavoro che aumenti la produttività.

«Se rifiutiamo e squalifichiamo, con accuse ingiuste, il piano di investimenti della Fiat a Pomigliano – ha attaccato Ichino - quale speranza realistica di riscatto possiamo dare al nostro Mezzogiorno? Marchionne ha ragione: non c'è niente di anticostituzionale nel suo piano. Un sindacato minoritario non può paralizzare l'applicazione di un accordo firmato e approvato con referendum dalla maggioranza dei lavoratori».

E ancora: «Andare in deroga su certi punti al contratto nazionale di lavoro non può essere considerato un tabù, visto che quello dei metalmeccanici risale addirittura al 1972. Oggi serve un sindacato capace di raccogliere la sfida dell'innovazione, che non è sempre negativa a prescindere. Trincerarsi è inutile, al pari di sbandierare l'italianità come è stato fatto nei casi di Alitalia e Telecom, con gli esiti disastrosi che adesso vediamo».

Apriti cielo. Barigozzi e il suo gruppo sono andati all'attacco della presidente della Provincia, rea di avere flirtato con Ichino e hanno distribuito un volantino che incomincia con le parole di una canzone (Cirano) di Francesco Guccini: «Facciamola finita... politici rampanti, venite portaborse, ruffiani e mezze calze, coraggio liberisti buttate giù le carte. A chiarire definitivamente il senso e lo stile di questa amministrazione mancava solo l'abbraccio spassionato a Pietro Ichino. Ma qual è il reale colore di questa amministrazione di centro sinistra ? Come può essere definita? Mal-destra?».

Ne è seguito lo sbarazzarsi pubblicamente delle tessere Pd.

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Carlo Russo

Italia Oggi

IN CASO DI MALATTIA IL LAVORATORE PUO' ASSENTARSI DAL DOMICILIO PER GRAVI MOTIVI

La cassazione sez. lavoro sostiene che affinchè sia legittimo il licenziamento discipinare motivato sulla base della mancanza del lavoratore dal proprio domicilio nel periodo di malattia è necessario il vaglio da parte del Giudice sulla sussistenza di un serio e giustificato motivo



La Cassazione, Sez. Lavoro, con
sentenza del 21 ottobre 2010 n. 21621, afferma che affinchè sia legittimo il licenziamento discipinare motivato sulla base della mancanza del lavoratore dal proprio domicilio nel periodo di malattia è necessario il vaglio da parte del Giudice sulla sussistenza di un serio e giustificato motivo.

Nel caso di specie, la lavoratrice, affetta da sindrome depressiva, si è trovata nella necessità di dover ricorrere urgentemente al proprio medico di fiducia, non presentandosi alla visita prescritta dal medico fiscale.

La Corte afferma che “per giustificare l’obbligo di reperibilità in determinati orari non è richiesta l’assoluta indifferibilità della prestazione sanitaria da effettuare, ma è sufficiente un serio e fondato motivo che giustifichi l’allontanamento dal proprio domicilio”.

Si riporta un estratto della suddetta sentenza:

I Giudici di merito hanno, invero, approfondito tutti i comportamenti addebitati alla C., partendo dalle due contestazioni: la prima, del 5 luglio 2004 relativa alla sua assenza – alle ore 18,30 del 28 giugno 2004 – dal suo domicilio, in occasione del primo controllo medico fiscale, e la seconda, per essere stata vista, nei giorni 6 ed 8 luglio 2004, rimanere in spiaggia per qualche ora.

A differenza dei Giudici di merito, la società ricorrente ha trascurato la gravità dello stato patologico a carico della C. e le sue manifestazioni di tipo emorragico, tutte richiedenti specifici trattamenti terapeutici anche urgenti.

Anche quanto alla seconda contestazione (l’essere stata vista recarsi al mare, a i trecento metri di distanza dal suo domicilio, e restare ivi per qualche ora della mattinata), la decisione adottata dai Giudici di merito appare del tutto ragionevole, una volta escluso, nel particolare caso, che la breve esposizione al sole da parte della lavoratrice potesse pregiudicare o ritardare la sua guarigione.

La sentenza impugnata ha altresì compiuto una attenta disamina della complessiva condotta della C., prima e dopo la malattia. Ciò ha consentito – da una parte – di evidenziare la sua totale incensuratezza, oltre all’assenza di precedenti addebiti a suo carico, nell’intero arco di 17 anni di carriera lavorativa alle dipendenze della società ricorrente, e dall’altra, il suo spirito collaborativo nel manifestare la sua disponibilità a sottoporsi ad una serie di visite fiscali anche a distanza di un giorno l’una dall’altra, il che depone chiaramente per la sua buona fede e l’assenza di intenti elusivi.

Ma anche a non voler trascurare qualche aspetto negativo della sua condotta, resta inconfutabile la sproporzione esistente tra la medesima condotta ed il licenziamento disciplinare il quale costituisce la estrema ratio (cfr. Cass., n. 21213 del 2005).

In conclusione, una volta escluso che possano ritenersi sussistenti le condizioni le condizioni individuate dalla giurisprudenza, al fine di considerare gravemente inadempiente la condotta complessiva del lavoratore che si allontani dal luogo in cui questi deve trascorrere il periodo di malattia, appare condivisibile il giudizio espresso dalla Corte di appello di Lecce, secondo cui la breve assenza della resistente non assume rilevanza in sè e per sè, in mancanza di altri elementi che ne evidenzino l’influenza negativa sia sullo stato di salute, che sull’assetto funzionale del rapporto di lavoro.”

13 novembre 2010

SoSlavoro.org


Corte di Cassazione Sez. lavoro - Sent. del 21.10.2010, n. 21621

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13 novembre 2010

STATUTO DEI LAVORI: CARTA STRACCIA?

Il punto più importante è ovviamente dato dalla previsione che tutti i diritti, salvo quelli definiti indisponibili dalla legislazione europea siano definibili da accordi tra le parti e non attraverso la legge come accade oggi



Il moribondo Governo Berlusconi prova a lasciare ad imperitura memoria il suo segno di classe facendo varare, al suo quasi ex ministro del welfare Sacconi, un disegno di legge di smantellamento della quarantennale legislazione democratica sul lavoro che ha una sola ragion d’essere: ricordare a tutti che la situazione è cambiata e che non esiste, in un serio paese capitalista, la possibilità di mantenere una legislazione a tutela della parte più svantaggiata, il lavoro, rispetto agli interessi dei padroni – il capitale.

Per fare questa operazione in “articulo mortis” Sacconi, con il solito veleno nella coda, prefigura un sostanziale smantellamento delle tutele per i lavoratori, invero da molto tempo sotto attacco, e soprattutto prevede che tale riforma in pejus sia sostanzialmente affidata alle parti sociali, cioè la Confindustria e le associazioni sindacali “comparativamente più rappresentative”, con buona pace di qualsiasi richiesta di normazione sulla rappresentanza e rappresentatività che così viene sepolta per sempre con grande giubilo dei sindacati complici.

Il punto più importante è ovviamente dato dalla previsione che tutti i diritti, salvo quelli definiti indisponibili dalla legislazione europea – sciopero, sicurezza, associazione sindacale, riposo, ecc. (peraltro da tempo in Italia resi praticamente inesigibili) – siano definibili da accordi tra le parti e non attraverso la legge come accade oggi e che tali accordi possano anche derogare le leggi.

Insomma gli accordi tra le parti divengono essi stessi legge, ma senza che ci sia la possibilità, ad esempio per la Corte Costituzionale, di verificarne il rispetto della Carta Costituzionale come invece avviene per le Leggi, mentre le parti sociali assurgono all’inedito e incostituzionale ruolo di legislatori.

Ora è chiaro a tutti che le probabilità che questo disegno di legge abbia una qualche possibilità di vedere la luce siano alquanto ridotte, vista la condizione in cui versa il governo Berlusconi, ma è altrettanto chiaro che si tratta di un segnale a futura memoria. C’è un governo che fa/ha fatto da robusta stampella agli interessi del capitale, che ha reso complici di questo progetto le confederazioni sindacali concertative e che, se riconfermato, saprà continuare nella sua missione.

Non affidiamoci però alla speranza che l’attuale governo cada.
Non è affatto scontato che un governo diverso da questo non persegua lo stesso identico fine anche se a formarlo saranno altre forze politiche, magari le stesse che hanno sostenuto in passato quei governi tecnici che hanno prodotto i più pesanti arretramenti degli ultimi cinquant’anni nelle nostre condizioni di vita e di lavoro.

Bozza Ddl Statuto dei Lavori

Relazione Ddl Statuto dei Lavori 2010


12 novembre 2010

USB

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