15 novembre 2015

UNIPOL, FINSOE ACCELERA IL RIASSETTO

Il presidente di Coop Alleanza 3.0, Turrini
Lo scioglimento della Finanziaria dell'Economia Sociale (Finsoe) porterebbe direttamente le Coop nel capitale di Unipol

La neonata Coop Alleanza 3.0 diventerebbe primo azionista con il 21,45%

Il riassetto porterebbe ad una più proficua distribuzione dei dividendo




Laura Galvagni - Il Sole 24 Ore

Non ci sarà la fusione tra Unipol Gruppo e UnipolSai, come ha assicurato il ceo delle due società, Carlo Cimbri, ma, in compenso, ci sarà una forte semplificazione della catena di controllo a monte della holding. Da tempo Finsoe ha annunciato di volere procedere allo scioglimento e ora la cassaforte che custodisce il 31,4% di Unipol avrebbe accelerato il passo per dare nuova forma all’azionariato della compagnia assicurativa. Un nuovo assetto che porterà le Coop direttamente nel capitale della società di Bologna con la neonata Coop Alleanza 3.0 primo azionista forte di un 21,45% del capitale mentre Holmo avrà il 7,48%. Il riassetto ha ragioni che si possono ricercare nell’opportunità di sfruttare al meglio economicamente il ruolo di soci della galassia assicurativa. Basti pensare che Finsoe ha staccato ai propri azionisti una cedola di 26,5 milioni contro i 38 milioni incassati da Ugf.

Prima di tagliare il traguardo, però, sarà necessario che tutti i tasselli vengano messi al posto giusto. Il primo, quello relativo al debito, è di fatto già stato sistemato. Con l’emissione obbligazionaria della scorsa estate sono state chiuse la maggior parte delle posizioni, residuano altri 100 milioni ma Finsoe ha la capienza per archiviare anche l’ultima fetta di esposizione. Quindi, altro elemento chiave è certamente la governance. Per capirne meglio le implicazioni è necessario ricordare che diversi mesi fa Coop Alleanza 3.0 ha presentato in Consob un quesito circa possibili ricadute su Unipol legate alla maxi fusione realizzata tra Coop Adriatica, Coop Estense e Coop Consumatori Nordest che ha portato la newco al 34,16% di Finsoe. In quella sede la Commissione ha stabilito che l’integrazione non avrebbe avuto alcun impatto. E questo perché la governance della holding «è ispirata a principi di massima democraticità e condivisione delle decisioni». Stante infatti lo statuto di Finsoe, nessuno degli azionisti «è in grado di esercitare un’influenza dominante». Al termine del “parere”, tuttavia, Consob aggiunge che le conclusioni a cui è giunta «prescindono da qualsivoglia considerazione relativa alle future eventuali modifiche dell’azionariato di Finsoe nonché al prospettato scioglimento della medesima». Insomma, la scissione del veicolo teoricamente potrebbe riaprire il confronto con la Commissione. Di certo, condizione chiave per Consob è che non venga rilevato alcun mutamento a livello di assetti di controllo. In ragione di ciò, cruciali potrebbero essere i contenuti del futuro patto di sindacato che legherà le Coop. Sulla carta, peraltro, i soci potrebbero arrivare a vincolare oltre il 43% del capitale. Si vedrà, la strada è ancora lunga. In ogni caso, ci si immagina che l’anima dell’accordo ricalcherà a grandi linee i principi che hanno ispirato Finsoe, come la rappresentatività in consiglio e la condivisione delle decisioni garantita da quorum specifici su delibere di carattere strategico. 

Altro aspetto attorno al quale gli osservatori si sono interrogati è il valore a cui Finsoe ha in carico le azioni Unipol. Stando ai documenti più recenti, il prezzo è di 9,95 euro, ben al di sopra di quanto quoti attualmente il gruppo: circa 4,48 euro. Il divario è abbastanza rotondo. Tuttavia, è la tesi della holding, questo gap si giustifica con il fatto che essendo la finanziaria il socio di controllo il valore incorpora un premio di maggioranza. Inoltre rispecchia quelle che sono le proiezioni del patrimonio netto e infine dei flussi di cassa futuri. Va in ogni caso detto che ogni singola cooperativa ha una valutazione diversa nei propri bilanci e più allineata a quelle che sono le indicazioni del mercato.



15 novembre 2015

Laura Galvagni

Il Sole 24 Ore



09 novembre 2015

USB VINCE CONTRO UNICOOP FIRENZE LA VERTENZA SUL 4 NOVEMBRE CHE CGIL NON VOLLE FARE

Usb vince la vertenza sul mancato pagamento della festività del 4 novembre contro Unicoop Firenze

Una brutta pagina scritta dalla cooperativa fiorentina e dai sindacati confederali


Forse per pura coincidenza o forse no, si è tenuta proprio lo scorso 4 novembre l'udienza decisiva per stabilire se Unicoop Firenze avesse indebitamente omesso di pagare la festività del 4 novembre, fin dal lontano 1991, alla gran parte dei propri dipendenti.

Il 1991 fu l'anno della sottoscrizione del CCNL di categoria che stabilì la riduzione dell'orario di lavoro da 40 a 38 ore settimanali, cosa che avvenne senza cedere in cambio la retribuzione per la festività del 4 novembre così come invece previsto nel contratto integrativo di Unicoop Firenze del 1985. L'entrata in vigore del suddetto CCNL invalidava perciò quanto stabilito nel contratto aziendale del 1985, restituendo ai lavoratori il diritto di percepire la retribuzione festiva.

Ciò non accadde e ancora ci chiediamo come possa essere sfuggito per così tanti anni alle organizzazioni sindacali firmatarie di quegli accordi, tanto più che il pagamento della fatidica festività avveniva invece per tutti i dipendenti degli ipermercati (sorti dopo il 1991), cosa che avrebbe dovuto rendere ancor più evidente il difetto di Unicoop. In realtà il problema emerse in prossimità della trattativa per il nuovo contratto integrativo aziendale (CIA) del 2013 grazie allo zelo di un delegato Filcams-Cgil. Questi ottenne un parere legale dallo studio del quale la Cgil fiorentina spesso si avvale che fu favorevole ad un'eventuale vertenza, in quanto valutò correttamente i motivi di cui sopra. Unicoop fu interpellata dai sindacati e, manco a dirlo, rispose attraverso il suo ufficio legale producendo un parere del tutto opposto. Per far valere i propri diritti non rimaneva che andare davanti ad un giudice.

Però, come sempre accade quando si tratta di Coop, la Cgil toscana preferì non intraprendere nessuna azione legale risarcitoria nei confronti dell'azienda. Anzi fece di peggio, poiché ritenne di dover risolvere la questione eliminando di fatto la retribuzione della festività novembrina a tutti i lavoratori Unicoop, anche a quelli degli Iper che ne avevano fino ad allora goduto. La decisione fu sancita all'interno dell'integrativo firmato nel gennaio del 2013 con grande soddisfazione, immaginiamo, dei vertici aziendali. (Vedi testo accordo - 3. Ulteriori trattamenti di armonizzazione - Pag. 8). D'altra parte, come citato nella sentenza del Tribunale è consentito di derogare in pejus a quanto stabilito dal contratto nazionale. Se poi sia opportuno farlo lasciamo a chi legge il giudizio.

Accade però che talvolta non tutti si arrendano alla consueta ossequiosa logica conciliante di Cgil e Co. nei confronti di Coop. Nel settembre 2013 il sindacato Usb promosse infatti la sacrosanta azione legale, forte del parere favorevole e molto articolato dello studio Conte-Martini-Ranfagni. Aderirono all'azione ben 110 lavoratori appartenenti ai magazzini, ai punti vendita e al settore amministrativo.

Ed ecco che torniamo all'inizio del nostro post. Il 4 novembre si celebra l'udienza ed il 6 novembre è emessa la sentenza  favorevole ai lavoratori ricorrenti: Unicoop Firenze è costretta a dover risarcire i 110 dipendenti per i pagamenti non effettuati nei 5-6 anni precedenti al 2013 relativi alla festività del 4 novembre! E ben gli va che le norme riguardo alla prescrizione hanno reso impossibile chiedere il rimborso per tutti i 24 anni indebitamente sottratti!

Rimane l'amarezza nel dover constatare il comportamento complice dei sindacati confederali che qui in Toscana e almeno per quanto riguarda Coop, sono alquanto negligenti nella tutela dei lavoratori. Atteggiamenti che stridono non poco con quanto sta avvenendo in questi giorni di scioperi e manifestazioni contro le richieste delle associazioni cooperative.

Auspichiamo che questa ennesima sentenza faccia riflettere i colleghi. La coerenza, la perseveranza e la buonafede possono dare soddisfazioni insperate, nonostante l'arroganza aziendale e l'ambiguità dei sindacati confederali.

In coda al post potrete trovare il link alla sentenza del tribunale. Precisiamo che essa ha valore solo per i lavoratori ricorrenti e non si estende automaticamente agli altri dipendenti. Coloro che volessero rivolgersi ad uno studio legale per perseguire il medesimo risultato potranno farlo con notevoli possibilità di riuscita grazie a questo precedente, consapevoli però di aver perso tempo prezioso.

Sentenza 4 novembre

25 ottobre 2015

COMPLOTTO CONTRO COOP LOMBARDIA DA PARTE DI ESSELUNGA. LINK AGLI ARTICOLI PRECEDENTI


Caprotti accusato di una campagna diffamatoria contro Coop Lombardia

L'inquietante vicenda ricostruita tramite alcuni articoli




Nel riassumere i principali passaggi attraverso articoli pubblicati la controversa spy-story che vede coinvolta Esselunga nella figura del suo creatore, Caprotti, accusato di aver finanziato una campagna diffamatoria contro Coop Lombardia, è doveroso cominciare dalle ultime vicende.

Complotto contro Coop Lombardia, le accuse del Pm a Mr. Esselunga
(L. Ferrarella - Corriere - 24/10/2015)

Nel giorno in cui il Tribunale condanna a 3 anni per calunnia ai danni di un manager di Coop Lombardia due investigatori privati (Fabio Quarta e Gianluca Migliorati) ex fornitori di Coop con la loro società «Sis», la Procura di Milano notifica al patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, un avviso di fine indagini nel quale lo ravvisa «finanziatore d’una campagna diffamatoria» contro Coop Lombardia tramite una «ricettazione»: cioè attraverso «l’acquisto di un cd rom (ceduto da Quarta e Migliorati) di telefonate illecitamente registrate sulla linea del direttore della Coop di Vigevano, al fine di consentire» al direttore e cronista di Libero, Maurizio Belpietro e Gianluigi Nuzzi, «di sfruttarle per realizzare servizi contro Coop Lombardia, concorrente commerciale di Esselunga».
 
Sarebbero coinvolti anche il direttore di Libero, Belpietro, e il cronista Nuzzi. La vicenda infatti deflagra sulle colonne del quotidiano il 14 gennaio 2010.  Il battage è tale che il fatto arriva in Parlamento. Nel frattempo Nuzzi martella dalle pagine di Libero e la procura apre un fascicolo d'inchiesta.

Successivamente però il quadro sembra mutare. Nel maggio 2011
finiscono sotto accusa Nuzzi, la gola profonda e l'ex responsabile alla sicurezza di Coop Lombardia.
 
Nell'ottobre 2011 la chiusura delle indagini. Sotto accusa l'ex responsabile alla sicurezza Coop. Nell'inchiesta finisce anche il vicepresidente di Coop Lombardia, Daniele Ferré, che in seguito sarà pienamente scagionato da ogni addebito.
 
Nel gennaio del 2012 la vicenda sembra ingigantirsi ulteriormente, coinvolgendo il Pd.
 
Nel febbraio 2012 la Procura di Milano chiede il processo per Daniele Ferre', vicepresidente della Coop Lombardia, Massimo Carnevali, ex capo della sicurezza del punto vendita di Vigevano e per Alberto Rancarani, titolare di una societa' di tecnologie investigative, finiti sotto inchiesta per la vicenda del presunto 'spionaggio' dei dipendenti Coop attraverso l'ascolto illegale delle loro telefonate. Per aver invece pubblicato ''fuori dai casi previsti dalla legge'' queste conversazioni viene chiesto il processo anche per il cronista Nuzzi e per il direttore di Libero Maurizio Belpietro.
 
Ma nell'ottobre del 2012 il vicepresidente della Coop Lombardia, Daniele Ferrè, è assolto con formula piena dal gup di Milano.
 
Si arriva pian piano alla rilettura dell'intera vicenda. Nel marzo del 2015 Caprotti è chiamato a testimoniare su 2,4 milioni pagati a due vigilantes che poi accusarono Coop Lombardia.
 
Siamo nel luglio scorso quando il quadro si ribalta. Il patron di Esselunga riceve un invito a comparire in Procura per le ipotesi di ricettazione e concorso in diffamazione del direttore affari generali di Coop Lombardia, Daniele Ferrè.
 
Il resto è cronaca d'oggi.



25 ottobre 2015


22 ottobre 2015

UNICOOP FIRENZE, ACCORDO RSU-AZIENDA SUL MAGAZZINO DI SESTO FIORENTINO



Dopo la ristrutturazione della struttura i lavoratori sono stati reintegrati nell'unità produttiva attraverso un accordo tra la Rsu-Usb dei magazzini e l'azienda.





E' grazie ad un'intesa tra Unicoop Firenze e la Rsu dei magazzini (un monocolore del sindacato Usb) che i dipendenti del magazzino di Sesto Fiorentino sono potuti rientrare nella struttura dopo che è stata ristrutturata. Sembra una cosa scontata, ma non lo è. Unicoop in passato ha proceduto con decisioni unilaterali, senza tenere in conto la parola dei dipendenti. In particolare nei magazzini Unicoop è ricorsa già due volte ad ordini di servizio per imporre la propria volontà. Questo accordo, come quello stipulato successivamente su passaggi a full time e internalizzazioni, apre una strada tutta nuova nelle relazioni sindacali tra Unicoop e Rsu dei magazzini. Una via dove il confronto serio e rispettoso dei ruoli oltre che possibile è anche proficuo. Per i dipendenti dei magazzini, abituati a una linea aggressiva da parte dell'azienda e alla gestione sindacale ambigua e contaminata di Filcams-Cgil e degli altri sindacati confederali, sembra un altro mondo. Nel segnalare questo piccolo ma significativo evento, non possiamo che esprimere soddisfazione per il lavoro svolto dai rappresentanti sindacali e apprezzamento per la linea dialogante e costruttiva di Unicoop, che auspichiamo prosegua.

Il magazzino di Sesto Fiorentino di proprietà di Unicoop Firenze attualmente rifornisce i punti vendita prevalentemente con prodotti e alimenti per animali ed ha una sua piccola ma interessante storia da raccontarci. La struttura, chiamata Meacci, è situata nell'area dei vecchi magazzini di Unicoop che nel 2001 furono demoliti per permettere la costruzione del centro commerciale di Sesto Fiorentino con annesso Ipercoop, recentemente ridotto a Superstore. I dipendenti furono trasferiti al Centro Distribuzione Merci di Scandicci e Unicoop utilizzò il Meacci appaltandolo alla cooperativa CFT. Nel 2007 però, per esigenze di varia natura, Unicoop riassegnò il lavoro nello storico Meacci ai dipendenti interni. Una trentina di lavoratori fu così nuovamente trasferita dai magazzini di Scandicci a quello di Sesto, alcuni dei quali tramite i famigerati ordini di servizio.

Nel febbraio scorso Unicoop rende noto che per lavori di ristrutturazione nel vetusto magazzino di Sesto (tra i quali la rimozione e lo smaltimento della copertura in Eternit), i lavoratori del Meacci sarebbero stati nuovamente trasferiti a Scandicci. La preoccupazione dei dipendenti e della Rsu dei magazzini è che alla fine dei lavori il magazzino possa nuovamente essere appaltato. Questa apprensione viene alimentata da alcune iniziali ambiguità dell'azienda che non rassicura i dipendenti sul loro rientro nella struttura a lavori ultimati. Seguono degli incontri tra Unicoop e la Rsu che portano ad una soluzione che soddisfa lavoratori e azienda. I dipendenti saranno trasferiti momentaneamente nei magazzini di Scandicci (alcuni nei punti di vendita) e rientreranno al magazzino di Sesto al termine della ristrutturazione, tranne coloro che decideranno altrimenti. Gli impegni presi sono stati mantenuti; i dipendenti sono infatti rientrati nel nuovo magazzino di Sesto Fiorentino lunedi scorso.

22 ottobre 2015

07 ottobre 2015

LE COOP TRA FUSIONE E CONFLITTO SINDACALE


L’unione delle tre Coop e la rottura col sindacato sul contratto





Mentre si celebra l’evento storico della grande fusione delle Coop emiliane, con relativo strombazzìo di fanfare, agli osservatori più attenti e più che altro ai diretti interessati, non può sfuggire la contemporanea rottura delle trattative tra rappresentanza delle Coop della distribuzione e sindacati sul rinnovo del Contratto Nazionale, scaduto da due anni. La trattativa non facile è infatti arrivata ad un impasse con le pesanti richieste delle Coop su cui i sindacati confederali hanno espresso la loro contrarietà proclamando due giornate di sciopero per il 7 novembre e il 19 dicembre. I due eventi, fusione e conflitto sindacale, sono in parte interconnessi.
Le richieste delle Coop sono in sintesi:

- Riduzione delle maggiorazioni domenicali, del notturno, dello straordinario e
   del supplementare;
- Aumento del divisore orario;
- Eliminazione della retribuzione dei primi tre giorni di assenza
per malattia;
- Condizioni retributive e normative inferiori per i nuovi assunti;
- Ridefinizione del sistema di classificazione e l'introduzione di un nuovo capitolo
   sul Sud che consenta di derogare al contratto nazionale;

- Ulteriori interventi sul capitolo cooperative minori.

Diciamo subito a scanso di equivoci che è roba brutta. Su alcuni punti però non è un fulmine a ciel sereno. Prendiamo ad esempio l’eliminazione della retribuzione dei primi tre giorni di malattia (
vedi Ccnl commercio) e l’aumento del divisore orario (piccola spiegazione a fondo pagina). Entrambi questi punti erano già stati introdotti con l’ultimo contratto nazionale del commercio, quindi con la firma dei sindacati confederali. Pare ovvio che in un regime di concorrenza le Coop ambiscano a condizioni contrattuali analoghe a quelle dei competitors. Forse la valanga andava fermata a monte (leggi Ccnl commercio) ammesso che ve ne fosse possibilità.

Si insiste sui costi del lavoro domenicale e supplementare visto che le domeniche hanno perso la loro specificità. In una congiuntura economica fragile e in un contesto sfibrato da lunga recessione con conseguente calo dei consumi interni è comprensibile, anche se non condivisibile, che si cerchi di comprimere i salari per contenere i prezzi. E’ d’altra parte altrettanto evidente che se i salari non crescono la domanda interna non riparte. La compressione salariale tra l’altro, mette una pietra tombale sul tentativo, a nostro avviso velleitario, del bonus di 80 euro del Governo. Inoltre il contenimento salariale trova ancora maggior urgenza con la storica fusione che dovrà condurre a naturali riduzioni dei costi. Sarà interessante vedere se e come si deciderà di tagliare laddove i costi sicuramente ci sono, dalle triple figure più o meno apicali passando per la selva di quadri delle tre Coop.

Poi c’è il capitolo che riguarda il sud e su quello la fusione pesa visto che un’entità più robusta si fa carico di due componenti più zoppicanti. In particolare Coop Estense, i cui problemi con gli iper pugliesi sono noti, ma anche per Coop Sicilia (partecipata da Coop Adriatica e Coop Nordest) dove i supermercati in provincia di Ragusa e Siracusa rischiano la chiusura. E in quest’ottica va letto il tentativo di derogare in quell’area al contratto nazionale e introdurre maggior flessibilità.


Cos’è il Divisore Orario
Il Divisore Orario è un coefficiente stabilito per contratto con cui si determina la paga oraria del dipendente. In pratica si suddivide la retribuzione mensile per il coefficiente. Ne consegue che più è alto il coefficiente minore sarà la paga oraria. Questo impatta negativamente sulle maggiorazioni per il lavoro straordinario, notturno e supplementare.


7 ottobre 2015



07 agosto 2015

LA RSU USB UNICOOP FIRENZE FIRMA ACCORDO SU INTERNALIZZAZIONI E PASSAGGI FULL TIME



Un accordo importante anche sulla politica sindacale in Unicoop Firenze






Perché fare buon sindacato fa bene anche all'azienda. Potremmo cominciare dalla conclusione nel commentare il post che segue e che rende noto il primo accordo sindacale firmato da Unicoop Firenze e la Rsu dei magazzini, un monocolore del sindacato di base USB.

Come è ben spiegato nel comunicato sindacale, la strada percorsa finora non è stata semplice per i delegati che hanno concluso l'accordo. In Unicoop erano abituati ad un altro genere di sindacato in cui i delegati miravano più alle agibilità che il ruolo concede loro che ad un vero lavoro sindacale, assai più oneroso e con minor ritorno personale. Dall'altra sponda, l'azienda elargiva più che generosamente condizioni di miglior favore, basti pensare che nel 2006 le ore di agibilità erano il triplo rispetto a quelle stabilite nel CCNL. Ne abbiamo scritto qui.

Poi la svolta. Cgil e Uil vengono bocciate sonoramente alle elezioni nei magazzini, nel 2013. Trionfa Usb. Unicoop è spiazzata, regisce in modo ostile. E' anche comprensibile che l'azienda testi i nuovi delegati, dopo aver viaggiato sul velluto da sempre. Ma i rappresentanti sono di sana e robusta costituzione, non si fanno intimidire e soprattutto godono della fiducia plebiscitaria dei colleghi di lavoro. Finalmente siamo ad una seconda svolta, siglata con questo accordo. E' un bene per tutti, al di là dei contenuti dell'intesa che sono importanti. Una rondine non fa primavera, ma forse è giunto il segnale che attendevamo: quello di un cambio di atteggiamento dei dirigenti di Unicoop. Le pastette appartengono al passato, il dialogo si costruisce col rispetto reciproco e il riconoscimento dei rispettivi ruoli.

La Rsu Usb non le manda a dire e in un breve excursus si toglie qualche sassolino dalle scarpe, rispetto al vecchio modo (e unico finora) di fare sindacato in Unicoop Firenze.

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Firenze – mercoledì, 05 agosto 2015
 
La Rsu Usb dell'Unicoop Firenze appone una firma importante su un accordo che dimostra che la "riduzione del danno", tanto cara ai sindacati amici, non è l'unica strada possibile. L'egemonia sindacale espressa dalla nostra RSU, tanto da vederla unica sigla all'interno dei magazzini, ha permesso di firmare per e con i lavoratori, di rappresentare al meglio i loro interessi espriendo, nello stesso tempo, la capacità di contrattazione e la forza di imporre il proprio punto di vista.

Ma lasciamo al comunicato della RSU i dettagli dell'accordo e la storia che ha permesso di realizzarlo

E' POSSIBILE FARE SINDACATO NELL'INTERESSE DEI LAVORATORI?

Questa è la domanda che ci ponemmo in più di un'occasione quando iniziammo questa avventura sindacale...
Sono passati 5 anni da quando USB è entrata nei Magazzini al Cedi di Scandicci, era il luglio del 2010 quando fu costituita la prima Rsa dell'Unione Sindacale di Base in Unicoop Firenze.
Le difficoltà furono tante a partire dal non riconoscimento da parte di Unicoop della Rsa costituita, in un ambiente di lavoro che veniva da anni difficili e di rapporti tesi con la direzione aziendale, che si erano definitivamente lacerati con la storia che balzò alla cronaca come la “VICENDA DELLE MERENDINE”, una delle pagine più tristi della storia della Cooperativa, gestita in maniera scorretta da dirigenti di dubbia capacità sia professionale che relazionale (vedi trasmissione “Mi manda Rai tre” del 2007),successivamente rimossi dai loro incarichi.
Nel 2013 arrivarono poi le elezioni per il rinnovo delle Rsu, con tre anni di ritardo, ma oramai non più procrastinabili, dove Usb riesce ad affermarsi nella piena totalità dei seggi disponibili, se si esclude una breve permanenza di un delegato Cisl, dimessosi poi dopo appena 41 giorni di mandato....,sabati e domeniche inclusi.

Oggi vorremmo rendere noto una parte del lavoro che ci siamo prefissati di portare a termine con la pubblicazione del primo accordo sindacale firmato da Usb all'interno della cooperativa, che vede come oggetto tre punti che a nostro avviso interromperebbero quel processo di terziarizzazione cominciato nel 2004 dall'allora Direttore della Logistica che a suo dire doveva essere “Lento, Morbido e Indolore” e che doveva portare all'appalto completo della logistica nel giro di pochi anni e che invece si trasformò in una vera e propria mattanza, permettendo cosi l'ingresso di un nuovo soggetto sindacale, poiché quelli tradizionali stavano già battendo la ritirata.
Ecco i punti in questione.

-Al punto uno, è stato ufficializzato un turno notturno al reparto scarico merci generi vari, prerogativa dei dipendenti Coop, evitando quindi di ripetere gli stessi errori del 2001 quando l'Rsu dell'epoca firmò un accordo per appaltare il turno di notte.
-Al punto due, i dipendenti Coop reinternalizzano una parte del lavoro come quello dei Bancali interi che nel corso degli ultimi anni era andato alla Cooperativa esterna.
-Al punto tre le parti concordano 10 trasformazioni definitive da part-time a full-time tempo indeterminato 36 ore settimanali in una realtà dove non venivano più effettuate trasformazioni da oltre 10 anni.
Ci era sempre stato detto dagli Rsu precedenti in particolar modo dal delegato Uil che lavorava all'interno del reparto ortofrutta che non c'erano gli spazi per operare trasformazioni.
Beh caro delegato sindacale Uil, questo accordo è la riprova che gli spazi c'erano bastava cercarli, magari sgomberando il tavolo da logiche e interessi particolari e di sigla sindacale e che ai tuoi colleghi di lavoro con i quali tu hai condiviso 15 anni di lavoro e ai quali tu non sei stato in grado di dare delle risposte, queste sono arrivate da Usb.
-Il quarto punto è la disponibilità a svolgere, qualora ce ne fosse bisogno, durante il proprio orario di lavoro la propria prestazione in un altro reparto al fine di ridurre i costi generati dagli interventi di straordinario.

Francamente ci pare un accordo onesto e vantaggioso per entrambe le parti nel pieno rispetto reciproco di autonomia e libertà nei propri ruoli e funzioni.Il testo dell'accordo


Rsu Cedi Scandicci
e Meacci Sesto Fiorentino 


USB Commercio


23 luglio 2015

LA UIL SU UNICOOP TIRRENO: «UNA DIRIGENZA COSì UCCIDE LA COOPERAZIONE»

E’ il declino. E’ difficile non definirla una “disfatta” della cooperativa, una realtà in profonda crisi, con un gruppo dirigente spesso “inadeguato e più predisposto allo scontro quotidiano con i lavoratori che al confronto con le altrui dignità”. Dignità “calpestate”. Ma mai come dall’attuale dirigenza di Unicoop Tirreno. Sono questioni calde, quelle affrontate durante il coordinamento nazionale di oggi dei delegati e delle delegate Uiltucs Uil di Unicoop Tirreno. Una realtà lavorativa in cui è stata proprio la dirigenza, secondo quanto emerso dall’incontro, ad aver “talmente peggiorato gli effetti della crisi economica che la cooperativa Toscana è stata riportata indietro nel tempo di quasi 20 anni. Dirigenza che, come se non bastasse, hanno ridotto la grande cooperativa a quello che era la struttura storica di Unicoop Toscana Lazio, dove per Lazio oramai si intende quasi esclusivamente l’area di Roma città, dove, tra l’altro, le cose per le coop non vanno neppure bene”. Questo e molto altro è emerso dal confronto avvenuto nella sede nazionale della Uiltucs, categoria della Uil che si occupa di Turismo, Commercio e Servizi, a Roma. Un coordinamento, alla presenza del segretario nazionale Paolo Andreani, in cui è stato ribadito con forza il NO delle lavoratrici e dei lavoratori anche ai soprusi e alle continue discriminazioni di dirigenti di bassissimo profilo. Antonio Vargiù, ex segretario nazionale Uiltucs, e profondo conoscitore della cooperativa, ha rappresentato con grande dispiacere questa drammatica situazione di Unicoop. Perché molte attività, sia in Campania che nel Lazio, si apprende dall’incontro, “sono state cedute, direttamente e/o indirettamente, ad altre cooperativa della Lega Coop che hanno più capacità gestionali e dirigenziali”. Sono state sollevate pesanti e nette critiche al comportamento di Unicoop Tirreno, e i delegati hanno evidenziato la grande conflittualità presente all’interno della cooperativa. Una situazione, quella che è emersa al coordinamento, aggravata dagli scarsi rapporti sindacali da un lato, e dall’avanzamento di un processo di ristrutturazione non condiviso dall’altro. Non solo. Molti negozi, è emerso, “sono completamente abbandonati a se stessi; i soci trovano le offerte pubblicizzate solo per pochi giorni e i lavoratori devono sempre più spesso sopperire alle numerose inadeguatezze degli uomini di Vignale Riotorto, dove ha sede la coop, che dovrebbe guidare una società – Unicoop Tirreno/Coop Toscana Lazio – in cui, la tanto decantata etica della cooperazione è agonizzante da anni”. E’ questa la realtà vissuta oggi da molti lavoratori: quei lavoratori che da essere il ‘riconosciuto valore aggiunto’, sono divenuti veri e propri roboCoop”, con solo una semplice matricola e nessuna dignità. “Ma se non ci sono più differenze con le altre catene commerciali, se non vi è più etica, se si discrimina nel dialogo sindacale, perché riconoscere alla cooperazione i vari trattamenti di favore?”. Una domanda che intendiamo porre, presto, anche ai rappresentanti del Governo. Parole dure, che hanno trovato riscontro, purtroppo, in alcune situazioni limite. Infatti, sotto la lente di ingrandimento dei delegati e delle delegate Uiltucs sono finiti anche certi rapporti sindacali “privilegiati” che destano grande preoccupazione. Privilegiati perché “hanno, con la cooperazione delle similitudini di vecchia data e di comune provenienza politica o semplicemente perché molti dirigenti di oggi, ma pare anche per quelli di domani, provengono direttamente da esperienze sindacali ??? Per questo molti direttori si prodigano per aumentare il proselitismo di alcuni e diminuire il peso di chi, come la Uiltucs, vuole fare sindacato e non politica e ha come obiettivo SOLO i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”. Per non parlare, restando nel tema dei casi limite, delle scelte non condivise dalla Uiltucs come l’apertura della Coop per la festività del 25 Aprile, portata avanti dalla cooperativa ignorando gli accordi integrativi. “Indubbiamente è stata una decisione che ha ulteriormente compromesso i già difficili rapporti” ha spiegato Marco Conficconi, segretario generale della Uiltucs Toscana. La volontà di chiudere alcuni negozi nell’intero territorio della cooperativa, che va dalla Campania alla Toscana, poi, fa il resto. Ed è a proposito di Campania che l’attenzione è andata sul tanto sponsorizzato, ma poco concreto, “Progetto Sud”. Piano del quale si parla da tempo nonostante a lavoratori e organizzazioni sindacali la dirigenza non dica un bel niente. “Al momento – è stato detto durante il coordinamento nazionale – quello che è visibile a tutti, soci compresi, è un netto disimpegno di Unicoop Tirreno. In Campania hanno fatto con noi accordi per il rilancio dei negozi Dico, che fanno parte della cooperativa, e quello che riscontriamo nei fatti è invece la completa chiusura della catena. Dichiarano apertamente di non voler più applicare il contratto nazionale della GDO cooperativa peggiorando ancora una volta, inevitabilmente, i diritti, anche economici, dei lavoratori. È questo – si chiede la Uiltucs – il decantato ‘Progetto Sud’?”.

Leggi questo articolo su: http://www.gonews.it/2015/07/22/unicoop-tirreno-uiltucs-una-dirigenza-cosi-uccide-la-cooperazione/
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E’ il declino. E’ difficile non definirla una “disfatta” della cooperativa, una realtà in profonda crisi, con un gruppo dirigente spesso “inadeguato e più predisposto allo scontro quotidiano con i lavoratori che al confronto con le altrui dignità”. Dignità “calpestate”. Ma mai come dall’attuale dirigenza di Unicoop Tirreno. Sono questioni calde, quelle affrontate durante il coordinamento nazionale di oggi dei delegati e delle delegate Uiltucs Uil di Unicoop Tirreno. Una realtà lavorativa in cui è stata proprio la dirigenza, secondo quanto emerso dall’incontro, ad aver “talmente peggiorato gli effetti della crisi economica che la cooperativa Toscana è stata riportata indietro nel tempo di quasi 20 anni. Dirigenza che, come se non bastasse, hanno ridotto la grande cooperativa a quello che era la struttura storica di Unicoop Toscana Lazio, dove per Lazio oramai si intende quasi esclusivamente l’area di Roma città, dove, tra l’altro, le cose per le coop non vanno neppure bene”. Questo e molto altro è emerso dal confronto avvenuto nella sede nazionale della Uiltucs, categoria della Uil che si occupa di Turismo, Commercio e Servizi, a Roma. Un coordinamento, alla presenza del segretario nazionale Paolo Andreani, in cui è stato ribadito con forza il NO delle lavoratrici e dei lavoratori anche ai soprusi e alle continue discriminazioni di dirigenti di bassissimo profilo. Antonio Vargiù, ex segretario nazionale Uiltucs, e profondo conoscitore della cooperativa, ha rappresentato con grande dispiacere questa drammatica situazione di Unicoop. Perché molte attività, sia in Campania che nel Lazio, si apprende dall’incontro, “sono state cedute, direttamente e/o indirettamente, ad altre cooperativa della Lega Coop che hanno più capacità gestionali e dirigenziali”. Sono state sollevate pesanti e nette critiche al comportamento di Unicoop Tirreno, e i delegati hanno evidenziato la grande conflittualità presente all’interno della cooperativa. Una situazione, quella che è emersa al coordinamento, aggravata dagli scarsi rapporti sindacali da un lato, e dall’avanzamento di un processo di ristrutturazione non condiviso dall’altro. Non solo. Molti negozi, è emerso, “sono completamente abbandonati a se stessi; i soci trovano le offerte pubblicizzate solo per pochi giorni e i lavoratori devono sempre più spesso sopperire alle numerose inadeguatezze degli uomini di Vignale Riotorto, dove ha sede la coop, che dovrebbe guidare una società – Unicoop Tirreno/Coop Toscana Lazio – in cui, la tanto decantata etica della cooperazione è agonizzante da anni”. E’ questa la realtà vissuta oggi da molti lavoratori: quei lavoratori che da essere il ‘riconosciuto valore aggiunto’, sono divenuti veri e propri roboCoop”, con solo una semplice matricola e nessuna dignità. “Ma se non ci sono più differenze con le altre catene commerciali, se non vi è più etica, se si discrimina nel dialogo sindacale, perché riconoscere alla cooperazione i vari trattamenti di favore?”. Una domanda che intendiamo porre, presto, anche ai rappresentanti del Governo. Parole dure, che hanno trovato riscontro, purtroppo, in alcune situazioni limite. Infatti, sotto la lente di ingrandimento dei delegati e delle delegate Uiltucs sono finiti anche certi rapporti sindacali “privilegiati” che destano grande preoccupazione. Privilegiati perché “hanno, con la cooperazione delle similitudini di vecchia data e di comune provenienza politica o semplicemente perché molti dirigenti di oggi, ma pare anche per quelli di domani, provengono direttamente da esperienze sindacali ??? Per questo molti direttori si prodigano per aumentare il proselitismo di alcuni e diminuire il peso di chi, come la Uiltucs, vuole fare sindacato e non politica e ha come obiettivo SOLO i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”. Per non parlare, restando nel tema dei casi limite, delle scelte non condivise dalla Uiltucs come l’apertura della Coop per la festività del 25 Aprile, portata avanti dalla cooperativa ignorando gli accordi integrativi. “Indubbiamente è stata una decisione che ha ulteriormente compromesso i già difficili rapporti” ha spiegato Marco Conficconi, segretario generale della Uiltucs Toscana. La volontà di chiudere alcuni negozi nell’intero territorio della cooperativa, che va dalla Campania alla Toscana, poi, fa il resto. Ed è a proposito di Campania che l’attenzione è andata sul tanto sponsorizzato, ma poco concreto, “Progetto Sud”. Piano del quale si parla da tempo nonostante a lavoratori e organizzazioni sindacali la dirigenza non dica un bel niente. “Al momento – è stato detto durante il coordinamento nazionale – quello che è visibile a tutti, soci compresi, è un netto disimpegno di Unicoop Tirreno. In Campania hanno fatto con noi accordi per il rilancio dei negozi Dico, che fanno parte della cooperativa, e quello che riscontriamo nei fatti è invece la completa chiusura della catena. Dichiarano apertamente di non voler più applicare il contratto nazionale della GDO cooperativa peggiorando ancora una volta, inevitabilmente, i diritti, anche economici, dei lavoratori. È questo – si chiede la Uiltucs – il decantato ‘Progetto Sud’?”.

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Forte critica di Uiltucs alla dirigenza di Unicoop Tirreno, accusata tra l'altro anche di mantenere rapporti privilegiati con altre organizzazioni sindacali





E’ il declino. E’ difficile non definirla una “disfatta” della cooperativa, una realtà in profonda crisi, con un gruppo dirigente spesso “inadeguato e più predisposto allo scontro quotidiano con i lavoratori che al confronto con le altrui dignità”. Dignità “calpestate”. Ma mai come dall’attuale dirigenza di Unicoop Tirreno.

Sono questioni calde, quelle affrontate durante il coordinamento nazionale di oggi dei delegati e delle delegate Uiltucs Uil di Unicoop Tirreno. Una realtà lavorativa in cui è stata proprio la dirigenza, secondo quanto emerso dall’incontro, ad aver “talmente peggiorato gli effetti della crisi economica che la cooperativa Toscana è stata riportata indietro nel tempo di quasi 20 anni. Dirigenza che, come se non bastasse, hanno ridotto la grande cooperativa a quello che era la struttura storica di Unicoop Toscana Lazio, dove per Lazio oramai si intende quasi esclusivamente l’area di Roma città, dove, tra l’altro, le cose per le coop non vanno neppure bene”.

Questo e molto altro è emerso dal confronto avvenuto nella sede nazionale della Uiltucs, categoria della Uil che si occupa di Turismo, Commercio e Servizi, a Roma. Un coordinamento, alla presenza del segretario nazionale Paolo Andreani, in cui è stato ribadito con forza il NO delle lavoratrici e dei lavoratori anche ai soprusi e alle continue discriminazioni di dirigenti di bassissimo profilo. Antonio Vargiù, ex segretario nazionale Uiltucs, e profondo conoscitore della cooperativa, ha rappresentato con grande dispiacere questa drammatica situazione di Unicoop. Perché molte attività, sia in Campania che nel Lazio, si apprende dall’incontro, “sono state cedute, direttamente e/o indirettamente, ad altre cooperativa della Lega Coop che hanno più capacità gestionali e dirigenziali”.

Sono state sollevate pesanti e nette critiche al comportamento di Unicoop Tirreno, e i delegati hanno evidenziato la grande conflittualità presente all’interno della cooperativa. Una situazione, quella che è emersa al coordinamento, aggravata dagli scarsi rapporti sindacali da un lato, e dall’avanzamento di un processo di ristrutturazione non condiviso dall’altro. Non solo. Molti negozi, è emerso, “sono completamente abbandonati a se stessi; i soci trovano le offerte pubblicizzate solo per pochi giorni e i lavoratori devono sempre più spesso sopperire alle numerose inadeguatezze degli uomini di Vignale Riotorto, dove ha sede la coop, che dovrebbe guidare una società – Unicoop Tirreno/Coop Toscana Lazio – in cui, la tanto decantata etica della cooperazione è agonizzante da anni”.

E’ questa la realtà vissuta oggi da molti lavoratori: quei lavoratori che da essere il ‘riconosciuto valore aggiunto’, sono divenuti veri e propri roboCoop”, con solo una semplice matricola e nessuna dignità. “Ma se non ci sono più differenze con le altre catene commerciali, se non vi è più etica, se si discrimina nel dialogo sindacale, perché riconoscere alla cooperazione i vari trattamenti di favore?”. Una domanda che intendiamo porre, presto, anche ai rappresentanti del Governo.

Parole dure, che hanno trovato riscontro, purtroppo, in alcune situazioni limite. Infatti, sotto la lente di ingrandimento dei delegati e delle delegate Uiltucs sono finiti anche certi rapporti sindacali “privilegiati” che destano grande preoccupazione. Privilegiati perché “hanno, con la cooperazione delle similitudini di vecchia data e di comune provenienza politica o semplicemente perché molti dirigenti di oggi, ma pare anche per quelli di domani, provengono direttamente da esperienze sindacali ??? Per questo molti direttori si prodigano per aumentare il proselitismo di alcuni e diminuire il peso di chi, come la Uiltucs, vuole fare sindacato e non politica e ha come obiettivo SOLO i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Per non parlare, restando nel tema dei casi limite, delle scelte non condivise dalla Uiltucs come l’apertura della Coop per la festività del 25 Aprile, portata avanti dalla cooperativa ignorando gli accordi integrativi. “Indubbiamente è stata una decisione che ha ulteriormente compromesso i già difficili rapporti” ha spiegato Marco Conficconi, segretario generale della Uiltucs Toscana. La volontà di chiudere alcuni negozi nell’intero territorio della cooperativa, che va dalla Campania alla Toscana, poi, fa il resto.

Ed è a proposito di Campania che l’attenzione è andata sul tanto sponsorizzato, ma poco concreto, “Progetto Sud”. Piano del quale si parla da tempo nonostante a lavoratori e organizzazioni sindacali la dirigenza non dica un bel niente. “Al momento – è stato detto durante il coordinamento nazionale – quello che è visibile a tutti, soci compresi, è un netto disimpegno di Unicoop Tirreno. In Campania hanno fatto con noi accordi per il rilancio dei negozi Dico, che fanno parte della cooperativa, e quello che riscontriamo nei fatti è invece la completa chiusura della catena. Dichiarano apertamente di non voler più applicare il contratto nazionale della GDO cooperativa peggiorando ancora una volta, inevitabilmente, i diritti, anche economici, dei lavoratori. È questo – si chiede la Uiltucs – il decantato ‘Progetto Sud’?”.



22 luglio 2015


Gonews.it
E’ il declino. E’ difficile non definirla una “disfatta” della cooperativa, una realtà in profonda crisi, con un gruppo dirigente spesso “inadeguato e più predisposto allo scontro quotidiano con i lavoratori che al confronto con le altrui dignità”. Dignità “calpestate”. Ma mai come dall’attuale dirigenza di Unicoop Tirreno. Sono questioni calde, quelle affrontate durante il coordinamento nazionale di oggi dei delegati e delle delegate Uiltucs Uil di Unicoop Tirreno. Una realtà lavorativa in cui è stata proprio la dirigenza, secondo quanto emerso dall’incontro, ad aver “talmente peggiorato gli effetti della crisi economica che la cooperativa Toscana è stata riportata indietro nel tempo di quasi 20 anni. Dirigenza che, come se non bastasse, hanno ridotto la grande cooperativa a quello che era la struttura storica di Unicoop Toscana Lazio, dove per Lazio oramai si intende quasi esclusivamente l’area di Roma città, dove, tra l’altro, le cose per le coop non vanno neppure bene”. Questo e molto altro è emerso dal confronto avvenuto nella sede nazionale della Uiltucs, categoria della Uil che si occupa di Turismo, Commercio e Servizi, a Roma. Un coordinamento, alla presenza del segretario nazionale Paolo Andreani, in cui è stato ribadito con forza il NO delle lavoratrici e dei lavoratori anche ai soprusi e alle continue discriminazioni di dirigenti di bassissimo profilo. Antonio Vargiù, ex segretario nazionale Uiltucs, e profondo conoscitore della cooperativa, ha rappresentato con grande dispiacere questa drammatica situazione di Unicoop. Perché molte attività, sia in Campania che nel Lazio, si apprende dall’incontro, “sono state cedute, direttamente e/o indirettamente, ad altre cooperativa della Lega Coop che hanno più capacità gestionali e dirigenziali”. Sono state sollevate pesanti e nette critiche al comportamento di Unicoop Tirreno, e i delegati hanno evidenziato la grande conflittualità presente all’interno della cooperativa. Una situazione, quella che è emersa al coordinamento, aggravata dagli scarsi rapporti sindacali da un lato, e dall’avanzamento di un processo di ristrutturazione non condiviso dall’altro. Non solo. Molti negozi, è emerso, “sono completamente abbandonati a se stessi; i soci trovano le offerte pubblicizzate solo per pochi giorni e i lavoratori devono sempre più spesso sopperire alle numerose inadeguatezze degli uomini di Vignale Riotorto, dove ha sede la coop, che dovrebbe guidare una società – Unicoop Tirreno/Coop Toscana Lazio – in cui, la tanto decantata etica della cooperazione è agonizzante da anni”. E’ questa la realtà vissuta oggi da molti lavoratori: quei lavoratori che da essere il ‘riconosciuto valore aggiunto’, sono divenuti veri e propri roboCoop”, con solo una semplice matricola e nessuna dignità. “Ma se non ci sono più differenze con le altre catene commerciali, se non vi è più etica, se si discrimina nel dialogo sindacale, perché riconoscere alla cooperazione i vari trattamenti di favore?”. Una domanda che intendiamo porre, presto, anche ai rappresentanti del Governo. Parole dure, che hanno trovato riscontro, purtroppo, in alcune situazioni limite. Infatti, sotto la lente di ingrandimento dei delegati e delle delegate Uiltucs sono finiti anche certi rapporti sindacali “privilegiati” che destano grande preoccupazione. Privilegiati perché “hanno, con la cooperazione delle similitudini di vecchia data e di comune provenienza politica o semplicemente perché molti dirigenti di oggi, ma pare anche per quelli di domani, provengono direttamente da esperienze sindacali ??? Per questo molti direttori si prodigano per aumentare il proselitismo di alcuni e diminuire il peso di chi, come la Uiltucs, vuole fare sindacato e non politica e ha come obiettivo SOLO i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”. Per non parlare, restando nel tema dei casi limite, delle scelte non condivise dalla Uiltucs come l’apertura della Coop per la festività del 25 Aprile, portata avanti dalla cooperativa ignorando gli accordi integrativi. “Indubbiamente è stata una decisione che ha ulteriormente compromesso i già difficili rapporti” ha spiegato Marco Conficconi, segretario generale della Uiltucs Toscana. La volontà di chiudere alcuni negozi nell’intero territorio della cooperativa, che va dalla Campania alla Toscana, poi, fa il resto. Ed è a proposito di Campania che l’attenzione è andata sul tanto sponsorizzato, ma poco concreto, “Progetto Sud”. Piano del quale si parla da tempo nonostante a lavoratori e organizzazioni sindacali la dirigenza non dica un bel niente. “Al momento – è stato detto durante il coordinamento nazionale – quello che è visibile a tutti, soci compresi, è un netto disimpegno di Unicoop Tirreno. In Campania hanno fatto con noi accordi per il rilancio dei negozi Dico, che fanno parte della cooperativa, e quello che riscontriamo nei fatti è invece la completa chiusura della catena. Dichiarano apertamente di non voler più applicare il contratto nazionale della GDO cooperativa peggiorando ancora una volta, inevitabilmente, i diritti, anche economici, dei lavoratori. È questo – si chiede la Uiltucs – il decantato ‘Progetto Sud’?”.

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22 luglio 2015

CAPROTTI INDAGATO PER IL DOSSIER SULLO SPIONAGGIO ALLA COOP


 
Per il patron Esselunga invito a comparire. Le ipotesi: ricettazione e concorso in diffamazione del direttore affari generali di Coop Lombardia





Il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, ha ricevuto ieri un invito comparire in Procura per le ipotesi di ricettazione e concorso in diffamazione del direttore affari generali di Coop Lombardia, Daniele Ferrè: il pm Gaetano Ruta gli contesta d’aver nel 2009 di fatto comprato dagli imprenditori di sicurezza privata Fabio Quarta e Gianluca Migliorati - attraverso l’affidamento alla loro S.I.S. di commesse da 700 mila euro l’anno per la vigilanza di alcuni punti di vendita di Esselunga - il materiale su intercettazioni illegali di dipendenti di un negozio Coop a Vigevano nel 2004 che i due ex fornitori di Coop avevano portato al direttore Maurizio Belpietro, e sulla cui base «Libero» il 13-14-15 gennaio 2010 («La Coop ti spia») asserì l’esistenza di uno sistematico spionaggio dei lavoratori ordinato (come la pulitura nel 2009 del cd di registrazioni) dal manager Coop Ferrè. Il Tribunale civile in primo grado condannò però il quotidiano a risarcire 100 mila euro a Ferrè per diffamazione; e nel penale la giudice Anna Zamagni assolse Ferrè e dispose che per calunnia ai suoi danni fossero inquisiti i due 007 privati (4 anni la pena chiesta nel processo che finirà il 23 ottobre).
 
Caprotti, replica il suo avvocato Ermenegildo Costabile, «è molto sorpreso da questa ipotesi: c’è un equivoco e ritiene di poterlo chiarire al pm come sempre accaduto». Lo scorso 6 marzo Caprotti affermò di non aver mai saputo degli audio illegali: «Il 14 luglio 2009 Belpietro, che dirigeva Panorama, mi disse che aveva una inchiesta su certe condotte di Coop, che era stato aiutato da questi poliziotti privati, che si era avvalso di materiale fornito da loro, e che avevano problemi economici. Mi chiese: “Ho bisogno di un favore, voi potreste farli lavorare come vigilantes nei negozi?”. Io risposi: se posso fare un favore a voi e a Panorama, volentieri. Così tra luglio e agosto li vidi una volta, un’altra andai io nella loro sede 10 minuti in ottobre, e dissi al nostro capo della sicurezza di farli lavorare». «Gli demmo la vigilanza di 7-8 supermercati per 4 anni, per un fatturato di circa 2,4 milioni di euro», conferma l’ad di Esselunga, Salza: «Belpietro ci disse che sulla base di materiale fornito da queste due persone aveva una inchiesta su certi fatti Coop che non gli apparivano ortodossi, e ci chiese di farli lavorare». Belpietro e il giornalista Gianluigi Nuzzi sono indagati ieri per l’ipotesi di calunnia, legata all’aver pubblicato la presunta prova regina (una fattura di Coop da 290 mila euro) rivelatasi invece un falso.
 
 
 
21 luglio 2015
 
Luigi Ferrarella

Corriere della Sera
 
 
 

21 luglio 2015

QUATTRO ANNI FA LA MORTE SUL LAVORO DEL NOSTRO CLAUDIO, ORA SI ATTENDE IL PROCESSO PER TRE RESPONSABILI DI UNICOOP FIRENZE


Quattro anni fa moriva nei magazzini di Unicoop Firenze, il nostro collega Claudio Pierini





La mattina del 21 luglio 2011, il nostro collega Claudio pierini moriva mentre lavorava nei magazzini di Unicoop Firenze, a Scandicci. Nel giorno delle ricorrenza della sua morte desideriamo ricordare l'amico e il compagno di lavoro e informare tutti i nostri colleghi (e abbiamo potuto verificare che sono tanti) che della gravissima vicenda non sanno nulla.

Ci pare francamente sconcertante che negli innumerevoli corsi sulla sicurezza non si faccia mai, e ribadiamo mai, un accenno a quell'evento che pur nel dramma ha davvero cambiato il modo di lavorare nei magazzini, dove ora si dà rilievo alla sicurezza e responsabilizzato tutti la gerarchia aziendale, fino ai preposti, più di mille corsi. Eppure gli incontri sulla sicurezza si svolgono a poche decine di metri dal luogo in cui Claudio morì. Ma evidentemente l'argomento è talmente imbarazzante che è meglio lasciare le maestranze all'oscuro.

Tanto più che per la morte di Claudio sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo tre responsabili di Unicoop Firenze.
Ai due iniziali infatti, se n'è aggiunto un terzo. Il processo penale è fissato per il prossimo dicembre.
Complicato risulta il percorso del risarcimento alla famiglia dopo che, Unicoop, parte in causa, ha segnalato ai servizi sociali una presunta incapacità del fratello di Claudio nel gestire il patrimonio. A noi sembra alquanto bizzarro il rilievo di Unicoop, azienda che ha polverizzato circa 500 milioni investendo a testa bassa in azioni MPS, nonostante tutte le negatività che gravavano sull'istituto senese. Verrebbe da dire da quale pulpito viene la predica.
Torniamo a ricordar l'amico di tante giornate lavorative, la sua allegria che si può dedurre anche dalla foto. Qui si possono leggere alcuni racconti di nostri colleghi dedicati a Claudio.
 
21 luglio 2015

27 giugno 2015

ANTITRUST, ISTRUTTORIA SU COOP ITALIA E CENTRALE ADRIATICA


l'Antitrust ha avviato un'istruttoria nei confronti di Coop Italia e Centrale Adriatica



 
 
Su segnalazione di un fornitore di prodotti ortofrutticoli freschi, l'Antitrust ha avviato un'istruttoria nei confronti di Coop Italia e Centrale Adriatica, in materia di relazioni commerciali tra operatori della filiera agro-alimentare: il procedimento è teso a verificare se le due società consortili del sistema Coop, leader sul mercato della Grande distribuzione organizzata in Italia, abbiano posto in essere una violazione del decreto liberalizzazioni, e delle disposizioni del relativo Decreto di attuazione.

L'istruttoria, informa una nota, si concluderà' a metà ottobre 2015. Queste norme, in forza delle quali è stata attribuita all'Autorità' garante della Concorrenza e del Mercato una nuova competenza, vietano al contraente più' forte, in presenza di uno squilibrio di potere commerciale tra le parti che hanno un rapporto di fornitura di prodotti agroalimentari, di imporre alla controparte negoziale condizioni non eque.

Nella comunicazione di avvio dell'istruttoria, si contesta in particolare ai due operatori di avere abusato della propria posizione di forza commerciale per imporre al fornitore, parte debole del contratto, una serie di sconti e contributi economici eccessivamente onerosi: questi non risultano proporzionati al rapporto in atto tra le parti e incidono pesantemente sul prezzo di listino concordato.

Secondo l'Antitrust, inoltre, le società Coop hanno posto in essere ulteriori condotte contrarie ai principi di trasparenza, correttezza, proporzionalità e reciproca corrispettività delle prestazioni con riferimento ai beni forniti. I funzionari dell'Agcm, coadiuvati dai militari del Nucleo speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza, hanno condotto accertamenti ispettivi presso le sedi di Coop Italia e Centrale Adriatica.
 


24 giugno 2015

Corriere della Sera

18 giugno 2015

FINSOE, AL VIA UN PRESTITO OBBLIGAZIONARIO DI 475 MILIONI


Adriano Turrini, presidente di Finsoe e Coop Adriatica

Finsoe, la holding finanziaria controllata dalle principali Cooperative aderenti a Legacoop, controlla Unipol con il 31,4%




 

Importante rafforzamento patrimoniale per le coop rosse a monte della quotata Unipol Gruppo Finanziario. Qualche giorno fa, infatti, a Bologna nello studio del notaio Federico Tassinari si è svolta un'assemblea straordinaria di Finsoe, la holding controllata dalle cooperative e presieduta da Adriano Turrini, che detiene il 31,4% del gruppo guidato da Carlo Cimbri. In quell'occasione è stata deliberata l'emissione di un prestito obbligazionario per un controvalore complessivo di 475 milioni di euro, rappresentato da 4 mila e 750 obbligazioni ciascuna del valore nominale di 100 mila euro l'una. Il prestito è strutturato in diverse tranche, di cui la prima viene emessa subito per un controvalore di 375 milioni e la cui finestra di sottoscrizione si chiuderà a giugno del 2020. Le successive tranche saranno emesse, in una o più soluzioni, dalla metà del prossimo luglio fino a fin giugno del 2019.



18 giugno 2015

Andrea Giacobino

Italia Oggi
 

17 giugno 2015

UNICOOP FIRENZE PERDE ANCORA IN TRIBUNALE

Nuova vertenza che ha visto contrapposta Unicoop Firenze a due lavoratori. Il risultato è sempre lo stesso: Unicoop perde e palla al centro.

Dopo il nostro commento il comunicato del sindacato USB che ha gestito la causa




Come già avevamo scritto, Unicoop Firenze ha una predilezione perversa
per perdere le vertenze in tribunale. E più perde, più insiste. Anche questa volta è successo esattamente la stessa cosa. Noi riportiamo la notizia postando il comunicato del sindacato USB che ha gestito la causa e poniamo due riflessioni. La prima per i soci della cooperativa. Indipendentemente da come la pensiate sulle relazioni tra azienda e dipendenti, siete contenti che la Coop di cui siete soci usi con tanta faciloneria le proprie risorse, accanendosi su battaglie perse? Perché di questo si tratta. L'altro spunto è per i dipendenti. La Coop è grossa e forte, ma se ha torto, e spesso ce l'ha, si può battere. C'è anche un sindacato che fa proprio questo, quando è necessario.

*******************************************************************

Il giudice del tribunale del lavoro di Firenze rigetta il ricorso presentato da Unicoop Firenze e conferma la sentenza di primo grado!

Ma ricostruiamo brevemente la vicenda.

Quattro anni fa circa due dipendenti assunti con contratto
a termine nel Centro Distribuzione Merci di Scandicci di Unicoop Firenze, al termine dei periodi di contratto, si rivolgono allo Studio Legale di USB per avere un parere sui contratti fin li svolti.
 
Trovate alcune irregolarità di tipo contrattuale, i lavoratori aprono una vertenza contro Unicoop e dopo tre anni circa di processo, il giudice emette la sentenza, condannando la “COOPERATIVA”all'assunzione, con contratto a tempo indeterminato dei lavoratori.
 
Unicoop Firenze caparbiamente si oppone, presentando ricorso al tribunale di Firenze contro la sentenza di primo grado, ma il giudice, il 9 Giugno ultimo scorso, ponendo definitivamente fine al contenzioso, conferma la sentenza di primo grado condannando la “COOPERATIVA” al pagamento delle spese processuali.
 
Un ringraziamento sicuramente va allo Studio Legale Conti-Martini-Ranfagni di Firenze per la professionalità dimostrata e un monito a Unicoop Firenze sulla utilità o meno di accanirsi inutilmente, presentando ricorso contro una sentenza legittima e volere a tutti costi ricercare una giustizia su misura presente soltanto all'interno del proprio perimetro, poiché quando si varca quella soglia e ci si presenta davanti ad un organo superpartes come un giudice si prende torto, spendendo risorse economiche e di tempo che una COOPERATIVA che si rispetti avrebbe potuto a nostro avviso impiegare in maniera diversa.



Scandicci 12/06/2015


COORDINAMENTO USB UNICOOP FIRENZE


05 maggio 2015

CONSORTE (EX UNIPOL): «SE LE COOP NON CAMBIANO NON AVRANNO FUTURO»


L'ex numero uno di Unipol: "La logica del sistema mutualistico è saltata. Troppi i nodi irrisolti"





«Così com'è il sistema non ha un futuro». Giovanni Consorte la Lega delle Cooperative la conosce bene. Per molti anni, da numero uno di Unipol e di Finsoe (la finanziaria che controlla la compagnia) ha fatto da mediatore tra le diverse anime del mondo coop.
«Guardi la fusione annunciata tra le tre grandi realtà del largo consumo, Adriatica, Nordest ed Estense. A parte le motivazioni politiche ci sono ragioni di business urgenti: ridurre i costi, aumentare il potere negoziale nei confronti delle grandi aziende produttrici, fare fronte ai problemi di un marchio, quello coop, che richiama un legame politico ormai superato. Poi ci sono problemi ancora più strutturali».
 
E cioè?
«Il prestito soci non potrà durare in questa forma. Ormai è un'attività bancaria vera e propria. Difficile che non venga prima o poi regolamentata in maniera stringente. E non può essere il ministero del Lavoro che vigila il settore cooperativo a occuparsi anche di finanza. In più c'è un limite che pesa molto nei periodi di crisi. Le coop non possono fare ricorso ad aumenti di capitale se non nella misura determinata dalla capacità patrimoniale dei soci, per definizione limitata. Il futuro potrebbe essere il modello Unipol, opportunamente adeguato: coop che diventano azioniste di normali società di capitali a cui è affidata la gestione dei diversi business».
 
L'impressione è anche che venuta meno la presenza forte dei partiti di riferimento, a contare siano degli oligarchi inamovibili.
«Una volta contavano Pci e Psi, adesso gli equilibri di un sistema di potere chiuso che si è creato con il tempo. Per un certo periodo noi di Unipol facevamo un po' da perno. Avevamo risorse finanziarie e professionalità per guidare per esempio i processi di ristrutturazione che si rendevano necessari. Tutto si condivideva a livello politico con la Lega e se necessario si prendevano anche misure come la richiesta di dimissioni dei gruppi dirigenti. Se c'era bisogno, si faceva quello che scherzando definivamo accattonaggio: si andava dalle coop in salute e si chiedeva un sostegno per chi era in difficoltà».
 
Oggi non è più così?
«La logica di sistema cooperativo per quanto mi risulta è sostanzialmente saltata; inoltre con l'operazione UnipolSai la compagnia ha dovuto concentrare le sue risorse e non può più permettersi di guardare altrove. Né dal punto di vista finanziario né dal punto di vista delle professionalità. Non solo. Anche le cooperative azioniste hanno dovuto fare uno sforzo finanziario notevole. E adesso devono fare i conti con un immobilizzo patrimoniale importante, tenendo anche conto del fatto che molte tra di loro sono in difficoltà».
 
Lei però con le coop non si è lasciato bene. Dopo la tentata scalata a Bnl i soci di Unipol chiesero le dimissioni sue e del vice presidente Sacchetti. Poi è arrivata anche una condanna per aggiotaggio.
«La condanna si riferisce al caso BpL-Antonveneta e non alla nostra operazione su Bnl. L'abbiamo subita ma non accettata, visto che nella vicenda di fatto non avevamo un ruolo attivo e il principio per cui siamo stati condannati è che non potevamo non sapere. Da Unipol mi potevo aspettare che ci sospendessero in attesa di verificare eventuali improprietà, che non ci sono state».
 
Strascichi giudiziari a parte i suoi progetti sono falliti. Non sente di aver sbagliato qualche cosa?
«No. Il fallimento è dovuto a un insieme di circostanze concomitanti. La nostra scalata dava fastidio all' establishment . Per la prima volta la sinistra metteva piede in uno snodo finanziario importante. In più in quel periodo si stava costituendo il Pd e anche al suo interno, penso per esempio ai settori più vicini a Rutelli, c'era chi non vedeva con favore il rafforzamento di una certa area».
 
E quindi...
«Quindi con il cerino in mano siamo rimasti io e Sacchetti. Nella Lega eravamo probabilmente diventati troppo ingombranti. E mi aspettavo più sostegno dai Ds, visto che avevo contribuito in modo determinante a ristrutturare il suo debito con un risparmio da 300 milioni. Tra l'altro delle 25 telefonate su Bnl che sono rimaste agli atti con Fassino, D'Alema e Latorre, io non ne ho fatta una. Le ho tutte e solo ricevute».
 


4 maggio 2015

Angelo Allegri

il Giornale


18 aprile 2015

UNICOOP FIRENZE: CLAUDIO PIERINI, 4 ANNI DI SILENZIO. IL FRATELLO: «ORA VOGLIO GIUSTIZIA»



Parla il fratello del dipendente di Unicoop Firenze morto sul lavoro:

«Vogliono estromettermi come parte civile»


 
 
 
Da quattro anni attende giustizia. Attende che un tribunale gli dica finalmente chi ha la responsabilità per la morte del fratello, Claudio Pierini,  che nel luglio del 2011 ha perso la vita per un grave incidente sul lavoro nei magazzini di Unicoop Firenze di via dei Pratoni (viale Europa a Scandicci - nota blog). Guidava un muletto, Claudio, nonostante delle prescrizioni limitassero il suo lavoro su quei mezzi. Ma oggi, dopo quattro anni, Daniele Pierini, il fratello di Claudio è ancora in attesa di una verità.

Nel frattempo le sue condizioni sono peggiorate, non ha più trovato lavoro. Vive in un limbo difficile da risolvere. «Sono rimasto senza fratello - dice sconsolato - e senza l'unico punto di riferimento che avevo. L'amministrazione comunale non mi aiuta, non vogliono neanche saperne di starmi ad ascoltare. E ora anche questo tentativo da parte di Unicoop di estromettermi come parte civile dal processo, chiedendo che sia nominato un amministratore di sostegno per me. E' inconcepibile. Dopo quello che è successo è inconcepibile». Pierini e la convivente sono davvero disperati. Il frigo è vuoto, desolatamente vuoto. Nel congelatore alcune verdure di campo, raccolte e conservate perché sono l'unico cibo che hanno.

Chiedono aiuto, rivolgono un appello all'amministrazione e a chi può aiutarli, per non restare strangolati tra le difficoltà e i tempi della giustizia che tarda ad arrivare. Intanto il processo penale sulla morte di Claudio Pierini ha avuto un nuovo rinvio. «L'udienza - ha detto uno dei legali della famiglia Pierini, Mattia Alfano - è stata rinviata al 7 dicembre. Un tempo necessario per il pubblico ministero che sta vagliando la posizione di un terzo soggetto. Per quanto riguarda la questione la questione della richiesta di un amministratore di sostegno, abbiamo presentato ricorso. Il giudice ha sospeso la decisione rinviandola a giugno».

Daniele Pierini ha utilizzato il primo denaro ricevuto per chiudere debiti e bollette arretrate. Da allora è rimasto senza un soldo, senza un lavoro, con la speranza di giustizia che è andata affievolendosi.



18 aprile 2015

Fabrizio Morviducci

La Nazione


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27 marzo 2015

AL VIA IL PROCESSO PER LA MORTE SUL LAVORO DI CLAUDIO PIERINI, IMPUTATI DEI DIRIGENTI DI UNICOOP FIRENZE


Lunedì 30 marzo inizia il processo per la morte sul lavoro del collega Claudio Pierini







Inizia lunedì prossimo, 30 marzo, il processo per la morte di Claudio Pierini. Claudio era dipendente di Unicoop Firenze da molti anni e svolgeva la sua attività presso i magazzini di Scandicci. La mattina del 21 luglio 2011 Claudio stava lavorando nel reparto profumeria del grande centro di stoccaggio. In base alla ricostruzione dei carabinieri e degli addetti della sicurezza sul lavoro dell'Azienda sanitaria, l'operaio non si sarebbe accorto di una chiazza oleosa (causata dallo sversamento di un flacone di olio di mandorle, secondo i rappresentanti della Rsu) che si trovava sul pavimento. Nel percorrere quel tratto col muletto  avrebbe perso il controllo del mezzo, finendo contro una scaffalatura.

Il colpo è stato tremendo, tanto che Claudio Pierini ha rotto lo sterzo con il petto. Immediatamente si è accasciato a terra; i colleghi hanno chiamato il 118, che ha inviato sul posto un'ambulanza. All'inizio l'uomo era cosciente, poi - probabilmente per i vasti traumi interni riportati - ha perso conoscenza andando in arresto cardiocircolatorio. E non c'è stato niente da fare.

Ai dirigenti di Unicoop Firenze si contesta di aver disatteso le indicazioni del medico aziendale del lavoro, per il quale Claudio Pierini, per motivi di salute, non avrebbe dovuto svolgere quel compito che gli è stato poi fatale.



27 marzo 2015