30 aprile 2011

COOPERATIVE, SI ALLARGA A MACCHIA D'OLIO IL LAVORO NERO



Le infiltrazioni della mafia, la concorrenza sleale, i casi, sempre più numerosi, di vero e proprio sfruttamento soprattutto a danno dei migranti


Il fenomeno è ormai vastissimo e gli strumenti di controllo inadeguati

Nel 2010 la situazione è peggiorata ulteriormente, delle 57 cooperative controllate nessuna era in regola.

Le infiltrazioni della mafia, la concorrenza sleale, i casi, sempre più numerosi, di vero e proprio sfruttamento soprattutto a danno dei migranti. Sono tanti, ormai, i campanelli d’allarme che stanno suonando in casa Legacoop sulle cosiddette cooperative spurie.

Spurie, per non dire “lavoro nero”, “falsi soci”, “appalti al massimo ribasso”, trattamenti retributivi ampiamente sotto la media. La crisi economica, in poche parole, rischia di trasfigurare del tutto lo spirito del mutualismo che è alla base del fenomeno della cooperazione. Il fenomeno non è nuovo. «Ma sta diventando sempre più problematico», dice Giuliano Poletti, presidente di Legacoop. Nel corso dell’ultimo congresso, celebrato poche settimane fa a Roma, se ne è parlato parecchio. A scuotere i delegati è salito sul palco don Luigi Ciotti. «L’etica - ha detto - è fatta di gesti coerenti e si deve leggere nei comportamenti, è il nutrimento della democrazia, in un’epoca in cui si registra il crollo della moralità pubblica».

Dai controlli effettuati su una percentuale di cooperative pari al 10-15% del totale, due su tre sono risultate irregolari; percentuale che nelle province di Milano e Lecco sale all’82%. Sotto i riflettori soprattutto quella fetta di coop non iscritte alle tre centrali. Su dieci realtà solo 4-5 fanno parte di sistemi organizzati. Il resto si muove nell’“area grigia”. In Italia le coop sono in totale più di 150mila. Di queste, 20.400 aderiscono a Confcooperative, 14.500 a Legacoop e 8.000 ad Agci.

Un fenomeno che sta prendendo sempre più piede è quello delle cooperative che nascono e muoiono nell’arco di pochi giorni, per poi ricomparire sotto un altro nome, soprattutto nel settore dei servizi. Giusto il tempo di presentarsi in qualche bando pubblico o intercettare i contributi. Lo consente la legge. Così come la legge consente di poter mettere in piedi una coop con soli tre membri. Una situazione molto fluida in cui, come raccontano i verbali degli ispettori, «anziani e disabili» vengono messi alla guida di piccole imprese al solo scopo di godere delle agevolazioni.

Alcuni strumenti istituzionali per combattere il fenomeno ci sarebbero: l’osservatorio e le revisioni. Il condizionale è d’obbligo, perché il primo si trova a dover fare i conti con un fenomeno macroscopico; il secondo è bloccato presso il ministero dello Sviluppo economico.
«Il punto è quello di riorientare l’attività ispettiva - sottolinea Carlo Marignani, responsabile delle Relazioni industriali di Legacoop - in modo che non si proceda alla cieca nell’individuare le attività illecite». C’è un grosso defilcit di controlli nei territori, quindi, che Legacoop può arginare solo se arriva a coinvolgere di più i suoi terminali.

Recentemente a Parma, proprio l’Osservatorio provinciale permanente sulla cooperazione ha fotografato la situazione degli ultimi 3 anni di 150 cooperative della pronvincia. E i risultati sono stasti i seguenti: nel 2009 su 89 società controllate solo una era in regola; nel 2010 la situazione è peggiorata ulteriormente dato che delle 57 cooperative controllate nessuna era in regola. I controlli sono stati effettuati da tecnici di Inps e Inail e dalla Direzione provinciale del lavoro.

Nel 2009 le sanzioni si aggiravano intorno ai 176mila euro, mentre nel 2010 sono stati raggiunti numeri da record: 490mila euro. Le cooperative sanzionate lavoravano nei seguenti settori: edilizia, facchinaggio, logistica e metalmeccanica.
A Milano, poi, dal primo gennaio al 31 agosto 2010 gli accertamenti hanno svelato 1.101 posizioni di lavoro irregolari.



28 aprile 2011

Fabio Sebastiani

Liberazione.it


Approfondimenti:



SUI LAVORI USURANTI PRIMO TERMINE AL 30 SETTEMBRE

Pensione anticipata per i lavori usuranti. Per l'entrata in vigore del decreto legislativo che prevede sconti su età e contributi per i lavoratori che hanno svolto attività particolarmente faticose manca solo la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale».


Per l'entrata in vigore del decreto legislativo sul lavoro usurante manca solo la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale». La nuova normativa riconosce il diritto ad accedere anticipatamente alla pensione ai lavoratori che hanno svolto (per almeno sette degli ultimi dieci anni e, a partire dal 2018, per almeno metà della vita lavorativa) alcune attività lavorative specifiche: lavori in galleria, lavori nelle cave (ad alte temperature), lavorazione del vetro, addetti alla catena di montaggio, conducenti di autobus e pullman turistici.
Sono ammessi al beneficio anche i lavoratori notturni, a condizione che abbiano svolto lavoro notturno per almeno 64 notti l'anno (che diventano 78 per chi matura i requisiti pensionistici tra il 1° gennaio 2008 e il 30 giugno 2009).

Documenti

Il beneficio previdenziale riconosciuto a queste persone cambia, in relazione alla data di maturazione dei requisiti pensionistici. Per chi matura i requisiti tra il 1° luglio del 2008 e il 30 giugno del 2009, il requisito anagrafico è fissato a 57 anni, e il requisito contributivo a 35 anni. Per chi matura i requisiti tra il 1° luglio 2009 e il 31 dicembre 2009, servono 57 anni di età anagrafica e la quota scende a 93. Per gli anni 2010, 2011 e 2012 si prevede un aumento crescente dello sconto sull'età anagrafica e sulla quota, che produce il risultato di mantenere inalterata, per il triennio, l'età minima richiesta (57 anni), e non cambia neanche il valore della quota, fissata a 94.
Regole particolari sono previste invece per i lavoratori a turni. Una volta maturati i requisiti, il lavoratore deve presentare la domanda di accesso al beneficio al proprio ente previdenziale, allegando gli elementi di prova necessari ad attestare lo svolgimento di lavoro usurante. La legge fa riferimento alla necessità di esibire elementi di prova aventi data certa, e stabilisce l'obbligo per il datore di lavoro di collaborare alla formazione di tale prova.

È prevista una sanzione pesante per l'eventuale produzione di documenti falsi: il lavoratore è tenuto al pagamento in favore degli istituti previdenziali, a titolo di sanzione, di una somma pari al doppio di quanto indebitamente erogato.
I termini per la presentazione delle domande variano in funzione della data di maturazione del diritto. Nel caso in cui i requisiti siano stati maturati o saranno maturati entro il 31 dicembre 2011, la domanda dovrà essere presentata entro il 30 settembre 2011. La domanda andrà invece presentata entro il 1° marzo dell'anno di maturazione dei requisiti, qualora i requisiti siano maturati a decorrere dal 1° gennaio 2012.

Il ritardo nella presentazione della domanda non preclude l'accesso al diritto, ma comporta un differimento della decorrenza del trattamento pensionistico (in media, per ogni mese di ritardo il diritto differisce di un mese, fino a un massimo di tre). È previsto un meccanismo di salvaguardia per il caso in cui le domande assorbano risorse maggiori di quelle stanziate. In particolare verrà data priorità ai trattamenti maturati prima e, in caso di ulteriore eccedenza, alla data di presentazione delle domande.


23 aprile 2011

Giampiero Falesca

Il Sole 24 Ore


Vedi anche:

Lavori usuranti, pensione anticipata

BANCA DI SCANDICCI: LA SODDISFAZIONE DEL SINDACO


L'inizio delle attività della banca è previsto per settembre


Certo, non sarà proprio quella banca di «abbiamo una banca!» di fassiniana memoria, ma lì il gioco era grosso e il PD ne è stato travolto. Era il 2005 ed il processo per la scalata di Unipo a BNL è in corso di questi tempi.

La banca in questione è assai più modesta di quella sognata («Facci sognare!» esclamò D'Alema in una nota conversazione telefonica con Consorte) ma è ascrivibile alla stessa area politica, dato che a capo del comitato promotore c'è un noto personaggio locale, Giovanni Doddoli.

Doddoli è stato sindaco di Scandicci per le classiche due legislature (1995-2004) poi è stato presidente di Lega Coop Toscana, ma vanta esperienze manageriali anche in società miste pubblico-privato (come potrebbe essere altrimenti). E' stato Presidente di Produrre Pulito Spa, società a capitale misto di trattamento e smaltimento rifiuti industriali (Sesto Fiorentino), Presidente SAFI Spa, società a capitale misto per la raccolta e smaltimento dei rifiuti S.U. nell'Area Fiorentina e Chianti, Presidente Industria Plastica Toscana scarl.

Poi, nel 2008, comincia a lavorare all'idea della banca. Ora l'attuale sindaco di Scandicci si complimenta col suo predecessore e neo bancario. Si parte con un capitale di 5 milioni.

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"L' ampia adesione di cittadini ed imprese che hanno acquisito quote della nascente banca di credito cooperativo di Scandicci sono davvero un bel segno di partecipazione non solo della città ma dell'intera area fiorentina. Complimenti sinceri ai suoi promotori". Con queste parole il sindaco commenta il raggiungimento di 5 milioni di euro sottoscritti, quanto necessario per poter avanzare alla Banca d'Italia la richiesta di autorizzazione all'apertura degli sportelli.

Inizio di attività che, come annunciato dal comitato promotore presieduto da Giovanni Doddoli, è prevista per il prossimo settembre. Ad oggi i sottoscrittori sono stati 1.157, di cui 1.005 imprese e 152 cittadini. Interessante la distribuzione geografica di provenienza: tra i cittadini il 46.8% è di Scandicci, il 45.1% di Firenze, l'8% di altri comuni dell'area fiorentina. Per quanto riguarda le imprese il 60.7% è di Scandicci, il 34.2% di Firenze e il 4.9% di altri comuni. Per il 23 maggio è convocata l'assemblea pubblica di tutti i sottoscrittori. E da quella data non sarà più possibile aderire. Da qui l'invito del sindaco di Scandicci a utilizzare questi ultimi giorni per "aggiungersi a quanti hanno lanciato questa importante iniziativa".


29 aprile 2011

Comune di Scandicci

28 aprile 2011

NEGOZI APERTI IL PRIMO MAGGIO: SCIOPERO A FIRENZE E MILANO


Contro la deroga per gli esercizi commerciali i sindacati hanno proclamato la protesta. Serrande alzate anche a Torino, Roma, Bologna e in altre città




E' polemica intorno alla opportunità di tenere o meno aperti i negozi il 1° maggio. A Milano e a Firenze i sindacati hanno dichiarato una giornata di sciopero proprio nel giorno della festa dei lavoratori. Filcams-Cgil, Uiltucs-Uil e Fisascat-Cisl del capoluogo lombardo hanno appena indetto la protesta contro la deroga che consente l'apertura di tutte le attività di vendita, concessa, fra le polemiche, dal Comune. Il sindaco Letizia Moratti si era detta "meravigliata" per la reazione dei sindacati, affermando che la scelta di consentire l'apertura dei negozi è un modo per tutelare il lavoro.
Una motivazione contestata dal leader della Cgil, Susanna Camuso: "Ciò che è assolutamente stravagante, in tutta questa polemica, è che si vorrebbe sostenere che il calo dei consumi nel nostro paese sia determinato dal fatto che non si aprano i negozi nei 5 giorni festivi dell'anno. Il calo dei consumi è determinato invece dal fatto che i lavoratori e i pensionati hanno sempre meno risorse e quindi riducono la loro attività".

Firenze. A firenze, come a Milano, la decisione del Comune di dare il via libera all'apertura delle saracinesche ha spinto i sindacati
a proclamare uno sciopero del commercio il 1° Maggio: manifestazione da piazza Santa Croce a piazza della Repubblica alle 10. Si protesterà anche nelle altre città della Toscana.

In futuro la festa dei lavoratori sarà invece "blindata". Natale e il 1° Maggio saranno festività certe, con tutti i negozi chiusi. La giunta regionale sta infatti finendo di lavorare a una proposta di legge per farle diventare intoccabili, immuni anche da concertazioni.

Roma. Nella capitale, che in quel giorno aspetta l'arrivo dei pellegrini per la beatificazione del Papa, è scontro fra commercianti e sindacati. Cgil invita i negozianti alla serrata di "disubbidienza" perché la Festa del lavoro "va rispettata". "Abbiamo dato indicazioni ai lavoratori degli esercizi commerciali di non presentarsi il Primo maggio", ha detto ieri il segretario generale della Filcams-Cgil di Roma e Lazio Vittorio Pezzotti, lanciando così il boicottaggio dell'ordinanza che permette ai negozi in alcune zone della città di tenere le saracinesche aperte in occasione della beatificazione di Wojtyla. Immediata la replica di Cesare Pambianchi, presidente della Confcommercio romana: "La dichiarazione di Pezzotti è di una gravità assoluta". Pambianchi invita "i titolari degli esercizi commerciali ad adottare con la massima intransigenza, laddove ricorrano i presupposti, tutti i provvedimenti previsti dalla normativa contrattuale contro coloro che non si recheranno domenica al lavoro".

Bologna. Bagarre sul Primo maggio anche a Bologna. Da un lato c'è la richiesta del Comune di lasciare le saracinesche alzate "per aiutare la ripresa dei consumi". Dall'altra il sindacato, convinto che il giorno della Festa dei lavoratori i dipendenti debbano restare a casa o andare in piazza. Fra i due contendenti ci sono i commercianti bolognesi che quest'anno sono meno disponibili dell'anno scorso a fare gli straordinari. Sulla questione è intervenuta anche la Confesercenti tramite il suo direttore Loreno Rossi: "Chi resterà aperto il Primo maggio? Le stesse attività che sono aperte le altre domeniche, quindi pochissime".

Torino. Si litiga pure a Torino, dove l'assessore al Commercio Alessandro Altamura ha deciso: "Serrande alzate, siamo una città turistica e ci sono le celebrazioni dei 150 anni". Anche nel capoluogo piemontese la Cgil è scesa sul piede di guerra. "Non siamo affatto d'accordo con la decisione dell'assessore Altamura - dice la segretaria generale della Filcams-Cgil Torino, Elisabetta Mesturino. - e lo inviteremo a ripensarci. È in atto una forte polemica a livello nazionale con il sindaco di Firenze Renzi, ma eravamo convinti che a Torino non avremmo avuto problemi di questo tipo. Invece ora arriva questa scelta, che contraddice la stessa delibera approvata dal Comune a dicembre".

Genova. Più tranquilla invece la situazione a Genova, dove la decisione di dare il via libera all'apertura delle saracinesche non ha suscitato scontri. Negozi aperti il primo maggio nella zona dell'Expò e di via San Lorenzo, a Genova. "E' la stessa situazione del giorno di Pasqua - spiega l'assessore al Commercio Gianni Vassallo - la deroga valeva infatti per tutta la durata di Euroflora, che per caso coincide appunto con due delle festività di chiusura del calendario commerciale".

Bari. Festa 'blindata"a Bari con negozi rigorosamente chiusi. Il fatto che il Primo Maggio cada di domenica ha rafforzato la tesi, nel capoluogo di regione, secondo cui le saracinesche degli esercizi commerciali debbono rimanere abbassate. Qualche polemica si registra invece nel Salento e in particolare a Lecce, complice il fatto che nell'ultimo weekend il 'tacco d'Italia" è stato preso d'assalto dai turisti, anche stranieri, e che qualche commerciante che aveva deciso di tenere aperto il proprio negozio è stato multato.



28 aprile 2011


Valeria Pini


La Repubblica.it

PROPOSTA DELLA REGIONE: PRIMO MAGGIO E NATALE SEMPRE FESTIVI IN TOSCANA

Un bel colpo all'arroganza di Renzi, giovane portatore del vecchio che avanza

I lavoratori fiorentini meritano rispetto, non un sindacuccio che fa battaglie per la confindustria

Il 1° Maggio, come il Natale, saranno festività certe, con tutti i negozi chiusi. La giunta regionale sta finendo di lavorare a una proposta di legge per farle diventare inderogabili, impossibile da toccare anche attraverso la concertazione.

La valenza del Primo Maggio ha per i lavoratori lo stesso significato del Natale per i Cristiani.

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La proposta di legge della Regione: negozi chiusi almeno in quei festivi. Mesi fa al presidente Rossi era stata presentata una richiesta sottoscritta da 50mila tra commesse, commessi e cittadini.

Natale e 1° Maggio saranno festività certe, con tutti i negozi chiusi. La giunta regionale sta finendo di lavorare a una proposta di legge per farle diventare inderogabili, impossibile da toccare anche attraverso la concertazione. Intanto i sindacati ribadiscono lo sciopero del commercio il 1° Maggio a Firenze, con manifestazione da piazza Santa Croce a piazza della Repubblica alle 10.

Storia antica e non per questo meno attuale, che ricorda a tutti noi come nel 1889 il Congresso costitutivo della Seconda Internazionale, a Parigi, decise di fare del Primo Maggio la data in cui i lavoratori di tutti i paesi avrebbero manifestato le loro ragioni per ridurre la giornata lavorativa a otto ore. Così il Primo Maggio si affermò come giorno di mobilitazione e di lotta, ma anche di festa da dedicare al riposo e al divertimento: una festa "ribelle". Al tempo dei sintetici o prolissi messaggi di Facebook tutto ciò può apparire sbiadito e superato. Ma la storia, le tradizioni, le culture, i valori positivi costituiscono il pilastro di qualsiasi comunità, il collante condiviso. Roba da politica seria che mal si concilia con il tritatutto della comunicazione ad effetto. È quel che è successo a Firenze: da una parte il nuovo, il terzo millennio, dall'altra i conservatori, il vecchio, qualcosa o qualcuno non più in linea con l'evoluzione del mondo.

Esiste una Legge Regionale sul commercio per cui tutti i Comuni dispongono di un livello di concertazione che, in 120 giorni, impegna istituzioni, associazioni datoriali, dei consumatori, e sindacati a individuare il numero delle aperture domenicali e festive per tutto l'anno. In molti Comuni dell'area fiorentina si sono conclusi accordi programmando 22 o 23 aperture. La Legge Regionale permette poi ai negozi dei centri storici di derogare sulle date considerate inderogabili (otto in totale: Capodanno, Pasqua, Lunedì dell'Angelo, 25 Aprile, Primo Maggio, Ferragosto, Natale e Santo Stefano). A Firenze si trova l'intesa per le aperture fuori dal Centro Storico, 23 in tutto, ma non si trova sul centro della città. Cosa chiedeva il sindacato? La salvaguardia di almeno 5 delle 8 date "inderogabili": Capodanno, 25 aprile, Primo Maggio, Natale e Santo Stefano poiché Firenze, per vocazione turistica, può già contare sull'apertura di 52 domeniche su 52 in un anno.

L'accordo non si è raggiunto e il Comune di Firenze ha emesso un'ordinanza che consente la facoltà delle aperture per un totale di 362 giorni all'anno su 365, con la sola esclusione del Capodanno, Natale e Santo Stefano. Ciascuno comprenderà al volo cosa manca. Soprattutto comprenderà al volo che Firenze è sempre aperta, 362 giorni all'anno. Quest'anno inoltre è programmata anche un'intensa "Notte Bianca" per il 30 aprile, che si concluderà alle ore sei del Primo Maggio. Una ragione in più per una meritata giornata di festa. Rimane allora la questione delle domeniche e dei festivi che meriterebbe un po' più di concertazione per un fattivo tavolo di trattativa, su cui la spinta dell'Amministrazione sarebbe di grande aiuto. Ma qui siamo appunto alle volontà politiche per valutare e mediare interessi diversi nel rispetto reciproco delle rispettive rappresentanze. In tal caso sarebbe evidente la volontà dei sindacati: la ripresa del settore del commercio, lo sviluppo del turismo e la tutela salariale e normativa delle lavoratrici e dei lavoratori del settore.
L'autore è segretario metropolitano Cgil.


28 aprile 2011

Ilaria Ciuti


La Repubblica



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LAVORATORI RIMPIAZZATI CON ALTRI A CONDIZIONI INFERIORI

I facchini della Gfe dopo lo sciopero della fame

Le prossime tappe della vicenda giudiziaria andranno in scena i prossimi 4 e 5 maggio, con l'udienza di merito

Prosegue intanto il presidio degli operai


Nella vertenza Gfe/Snatt di Reggio Emilia è calma prima della tempesta. Le prossime tappe della vicenda giudiziaria che oppone la Cgil reggiana in difesa dei facchini di Gfe contro l’azienda di logistica Snatt, che ha deciso di non rinnovare l’appalto alla cooperativa per non applicare il contratto nazionale di lavoro, andranno in scena il prossimo 4 e 5 maggio. In particolare ci saranno l’udienza di merito con cui la Cgil ha chiesto di reintegrare in Snatt i 185 dipendenti di Gfe e la ripresa della trattativa tra Regione, enti locali, sindacati e vertici dell’azienda per sbloccare la situazione di tali lavoratori che hanno messo in pratica qualche giorno fa uno sciopero della sete.

Che il clima sia tutt’altro che disteso lo conferma Antonio Mattioli, segretario regionale della Cgil Emilia-Romagna, per cui “su questa vertenza si è giocato a dividere piuttosto che unire, alimentando un’incresciosa situazione provocata, con calcolo freddo e spregiudicato, esclusivamente da Snatt”. Anche “l’intervento volontario in giudizio, a sostegno delle ragioni della Snatt, sottoscritto dai circa 400 lavoratori attualmente dipendenti o impegnati nell’appalto Snatt, rientra nel calcolo della divisione a qualunque costo”, prosegue Mattioli.

Che si chiede inoltre “perche’ la Snatt non dice che ha coperto, con lavoratori assunti a termine con condizioni contrattuale inferiori a quanto previsto dal Contratto nazionale della logistica e trasporto, il posto di lavoro dei 185 lavoratori Gfe non reintegrati”, o come mai l’azienda “non mette a disposizione della stampa la busta paga di un dipendente della Emilux o della Locos Job- le due cooperative di facchinaggio che hanno preso il posto di Gfe, ndr- e le raffronta con un dipendente che lavora con il contratto nazionale della logistica”.

Il segretario della Cgil domanda infine “perchè l’ispettorato del lavoro non interviene su una palese violazione dei contratti” e si continua, invece, “ad attaccare i lavoratori che lottano per un diritto inalienabile come quello di avere un lavoro dignitoso e si asseconda invece chi è responsabile di tensione sociale, di competizione sleale giocata sulla pelle dei lavoratori, e dell’impoverimento di un territorio”.

La Cgil, conclude Mattioli, “ha scelto di stare dalla parte dei diritti, del lavoro, della competizione leale, della dignità dei lavoratori; per queste ragioni sostiene la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici della Gfe e per queste ragioni riconosce negli obiettivi indicati dalla Regione (applicazione del contratto nazionale di lavoro sottoscritto da Cgil- Cisl- Uil e le tre centrali cooperative, rioccupazione dei 185 dipendenti Gfe, ammortizzatori sociali per accompagnare la fase transitoria utile alla soluzione della vertenza, protocollo di relazioni a garanzia dell’appalto) gli elementi per chiudere la vertenza Snatt/Gfe”.

Intanto gli operai hanno interrotto lo sciopero della fame e della sete, ma non si ferma il presidio davanti all'azienda.


26 aprile 2011

il Resto del Carlino

24 aprile 2011

LA PROTESTA ESTREMA DEI FACCHINI CHE CONTINUANO LO SCIOPERO DELLA FAME






Mentre continuano i ricoveri dei manifestanti stremati dallo sciopero della fame e della sete, si attende l'esito della riunione convocata dalla Provincia di Reggio Emilia
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REGGIO EMILIA, 22 APR. 2011 - L'unica cosa certa è che gli otto lavoratori che da lunedì scorso non mangiano e non bevono fanno sul serio. E non sono intenzionati a fermarsi. In tre sono finiti all'ospedale ieri, e si è temuto per le loro condizioni di salute. La provincia di Reggio Emilia ha convocato per oggi pomeriggio una riunione urgente. Ci saranno i rappresentanti della Snatt Logistica di Campegine e della cooperativa di facchini Gfe. Così come, ovviamente i sindacati, ma anche l'assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli, e i sindaci di Campegine e Castelnuovo Sotto.

"Noi faremo delle proposte precise, se la Snatt è disponibile ad accettarle bene, altrimenti senza le condizioni è chiaro che i lavoratori sono determinati ad andare avanti con il loro sciopero", dice Marco Barilli segretario provinciale Filt Cgil. Per gli otto lavoratori che si sono tolti cibo e acqua, oggi è il quarto giorno di protesta. I medici e gli infermieri che assistono al presidio, accanto al gazebo allestito davanti alla sede della Snatt, cercano di convincerli ad assumere almeno qualche flebo, in modo da evitare danni alla salute.

La Cgil ha spiegato che intraprenderà cause individuali per i 185 operai della cooperativa contro la Snatt. La vicenda è iniziata nel luglio 2010, dopo la firma dell'accordo sindacale che prevedeva l'applicazione del contratto nazionale in Gfe. Snatt (azienda che utilizzava la cooperativa come fornitrice di manodopera) aveva manifestato la volontà di avvalersi di altri subappaltatori, affermando che i costi non erano più sostenibili. Snatt aveva poi riassegnato l'appalto ad altre cooperative in cui sono confluiti parte dei 500 soci lavoratori di Gfe.

Senz'acqua, senza pane e senza giustizia





Solidarietà e mobilitazione per i la
voratori della Gfe

L'appello del comitato "Nopacchettosicurezza", che invita anche a sostenere economicamente i 185 lavoratori senza posto dei quali otto in sciopero della fame e della sete

REGGIO EMILIA 22 APR. 2011 - Dal 18 Aprile 2011 nove lavoratori hanno iniziato lo sciopero della fame e della sete. Si tratta delle estreme conseguenze della lotta iniziata da quasi duecento lavoratori della cooperativa GFE facchinaggio di Campegine (Reggio Emilia), per denunciare la condizione in cui si trovano dal novembre 2010, licenziati dalla cooperativa poiché erano riusciti a ottenere che si applicassero le condizioni previste dal contratto nazionale di lavoro.

La questione ha preso forma nel luglio scorso quando, dopo la firma dell’accordo sindacale che prevedeva l’applicazione del contratto nazionale in GFE, l’impresa Snatt, presso cui lavoravano, aveva manifestato la volontà di rescindere il contratto di appalto con la cooperativa GFE in favore di altri subappaltatori, lamentando un aumento dei costi non sostenibile.

I lavoratori sono stati informati del licenziamento dalla cooperativa tramite un sms che comunicava: “Informiamo tutti i soci GFE che non siamo più fornitori di Snatt…” Scoprendo poi che Snatt aveva riassegnato l’appalto ex GFE a due nuove cooperative nate in concomitanza con la chiusura di GFE stessa: Emilux e Locos Job, in cui infatti sono confluiti parte dei 500 soci lavoratori di GFE che hanno accettato minori tutele contrattuali.

Circa 200 lavoratori si sono opposti a questo trasferimento rimanendo senza lavoro; da allora hanno lottato con manifestazioni e presidi, fino ad arrivare a questi giorni e alla proclamazione dello sciopero della fame e della sete.

Questa estrema forma di lotta è la conseguenza dell’ennesimo rinvio dal tribunale a cui si erano rivolti per riottenere il lavoro e i diritti che spettano loro, e della condizione economica che le loro famiglie stanno vivendo a causa dei licenziamenti e dal mantenimento del presidio permanente dal novembre 2010.

Il Comitato NOpacchettosicurezza appoggia questi lavoratori e si unisce a loro nella denuncia di questo grave attacco ai diritti di tutti i lavoratori. Lanciamo l’appello a sostenere la lotta partecipando al presidio permanente di Campegine, a diffondere il più possibile notizie su questa situazione terribile e a farsi carico economicamente delle esigenze delle famiglie e degli scioperanti.


SOSTENIAMO LA LOTTA
Conto corrente IBAN: IT94O0538712802000001988307
intestato a “Flavia Prodi referente sottoscrizione pro lavoratori GFE”


21 e 22 aprile 2011

ViaEmilia.it







ULTIMORA:

Facchini, stop alla protesta
Riprende la trattativa


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22 aprile 2011

PRODOTTI SCADUTI, MULTATA UNICOOP TIRRENO

Nel negozio di Pietrasanta (LU) di Unicoop Tirreno, gli agenti del nucleo anti-frode hanno trovato in vendita sugli scaffali 39 prodotti alimentari scaduti, anche con la data di gennaio scorso


PIETRASANTA.
In vendita sugli scaffali hanno trovato anche 39 prodotti alimentari scaduti (anche con la data di gennaio scorso) e così sono scattate le sanzioni. Una sorpresa, vien da dire visto che il verbale è stato elevato alla Coop di via del Crocialetto, supermercato che ha un giro di affari vorticoso e quindi svuota rapidamente gli scaffali.

La Coop ha ovviamente preso atto del verbale e ha subito avviato accertamenti interni per capire come una cosa simile sia potuta avvenire. Si tratta della prima operazione del nucleo anti-frode e tutela del consumatore, istituito in seno alla squadra di polizia giudiziaria della polizia municipale.
«Tale unità operativa - si spiega in una nota del Comando - avrà il compito di monitorare la rete di distribuzione commerciale del territorio comunale, per prevenire e contrastare fenomeni di frode alimentare e di violazioni alle norme amministrative ed igienico sanitarie».

Le verifiche, come alla Coop, verranno fatte da agenti in borghese che fingeranno di essere clienti. Il comandante Daniele De Sanctis ha detto: «Questi controlli sono volti esclusivamente a tutelare i consumatori, senza nessuno scopo persecutorio, ma solo con l'intento di creare un clima di maggior rispetto delle normative vigenti ed imprimere un netto miglioramento in termini di efficienza dei servizi resi alla cittadinanza da parte della rete di distribuzione; visto il risultato conseguito, continueremo a oltranza ad effettuare controlli, con discrezione, puntualità ma anche con una buona dose di fermezza».


21 aprile

Il Tirreno


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COOP ADRIATICA, COFFARI INCORONA TURRINI


Cambio alla guida di Coop Adriatica: esce Coffari, entra Turrini
(foto)




L'articolo che segue non è la solita solfa di un avvicendamento ai vertici di una delle maggiori Coop della grande distribuzione, ma ci dice qualcosa di più.

Se ne va Coffari, ormai 65enne (in Unicoop Firenze l'esempio di Campaini ci dice che si può continuare anche oltre 70 tranquillamente) ma difficilmente andrà a spasso coi nipoti: «E un futuro di Coffari in Unipol sulle orme del suo predecessore? "Per carità - sorride il diretto interessato - a una certa età è opportuno lasciare gli incarichi operativi. Certo se c'è da dare un contributo io ci sono"».

Arriva Turrini, più giovane certo, ma già con qualche impiccio legato ad un'indagine sull'inchiesta Uni Land, con l'accusa di false comunicazioni sociali. Certo è robetta, per gente che ha conosciuto Consorte.

In ogni caso, Coop Adriatica è una delle non molte Coop della GDO che parrebbe in salute. Non a caso, la presentazione del bilancio 2010 che verrà illustrato il 5 maggio, avverrà alla presenza di Romano Prodi.

Coop Adriatica ha senz'altro sofferto, come le altre Coop che attraverso la dismessa Holmo e Finsoe controlano Unipol, della grave crisi del gruppo assicurativo il cui tracollo è evidente dal grafico del titolo. Quest'anno però si rivede il dividendo e più che altro lo si vede nella contollata IGD, vero fiore all'occhiello di Coop Adriatica che la controlla col 41,5% insieme ad Unicoop Tirreno (15%).

Altra chicca dell'articolo è la dichiarazione del presidente uscente Coffari che si rammarica di «non esser riusciti ad aumentare la partecipazione dei dipendenti alle scelte strategiche delle cooperative». Tradotto, condividere con i lavoratori obiettivi e utili d'impresa. «All'estero ci sono esperienze molto interessanti. Servirebbe un po' di coraggio ma qui in Italia spesso manca la voglia di rischiare».

Guarda caso la stessa cosa è stata detta qualche giorno fa dal presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze, Turiddo Campaini. Un caso?

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Alla Coop Adriatica si sta per chiudere un ciclo. Quello che per 13 anni ha visto Gilberto Coffari alla guida del colosso della grande distribuzione bolognese. Prima come braccio destro di Pierluigi Stefanini. Poi dall'ottobre 2006 come presidente.

In questi giorni si stanno svolgendo le votazioni per eleggere i presidenti di Distretto che siederanno nel futuro cda. Poi sarà la volta delle assemblee di bilancio e infine l'assemblea dei soci. E quella di giugno sarà l'ultima per Coffari, che compirà 65 anni proprio il giorno dopo l'assise che incoronerà il suo successore. La scelta alla fine è caduta su Adriano Turrini di Coop Costruzioni.

«Una candidatura adeguata - è il suo giudizio - sia per le sue competenze che per la sua cultura cooperativa». Sarà «un passaggio di consegne naturale, rapido e molto soft - assicura Coffari - d'altronde conosco Turrini e non ci sarà alcuna difficoltà». E un futuro di Coffari in Unipol sulle orme del suo predecessore? «Per carità - sorride il diretto interessato - a una certa età è opportuno lasciare gli incarichi operativi. Certo se c'è da dare un contributo io ci sono».

Al di là dell'anagrafe, quella che Coffari lascerà nelle mani di Turrini è una Coop Adriatica in salute. Lo scorso anno le vendite di prodotti per la prima volta hanno superato la soglia dei 2 miliardi di euro. In crescita anche il numero di soci (oltre un milione) e gli introiti di fine anno non sono da meno. Nel 2010 l'utile netto è arrivato a 27,6 milioni di cui oltre 6 milioni torneranno nelle tasche degli tesserati. Un legame di ferro tra soci e cooperativa testimoniato anche dai prestiti sociali che ammontano all'iperbolica cifra di 2 miliardi di euro. Piccoli risparmi affidati a Coop Adriatica da oltre 230 mila soci.

L'ultimo bilancio dell'era Coffari verrà illustrato il 5 maggio a palazzo Re Enzo con Romano Prodi. Ma già ora il presidente si mostra orgoglioso della strada percorsa in questi 13 anni. Quando nel '95 ci fu la fusione tra le due coop Emilia Veneto e Romagna Marche «avevamo la metà dei soci e dei supermercati mentre negli anni il fatturato è cresciuto dell'80%».

Ma se la missione dal punto di vista dei numeri può dirsi compiuta Coffari non nasconde qualche rimpianto. «Non esser riusciti ad aumentare la partecipazione dei dipendenti alle scelte strategiche delle cooperative». Tradotto, condividere con i lavoratori obiettivi e utili d'impresa. «All'estero ci sono esperienze molto interessanti. Servirebbe un po' di coraggio ma qui in Italia spesso manca la voglia di rischiare». Un obiettivo «auspicabile - taglia corto Coffari - ma non mi permetto di dettare l'agenda a chi prenderà il mio posto».

Ma la coop di Castenaso in questi anni non si è seduta sugli allori. Aprendo il portafoglio a librerie, società di turismo e distributori di benzina a marchio coop.

L'asset più prezioso resta Unipol.

Un colosso che fatica a tenere i conti in ordine. «Al contrario - assicura Coffari- quest'anno i risultati sono soddisfacenti e abbiamo condiviso la scelta di rafforzare il gruppo dal punto di vista patrimoniale». Una decisione che quest'anno non porterà dividendi nelle casse degli azionisti.

Non così l'Igd, di cui Coffari è presidente col 41,5% delle quote e che quest'anno distribuirà ai soci un dividendo di 7,5 centesimi per azione, 9,6 milioni per l'azionista di riferimento. Infine Coffari si concede una battuta sulle elezioni a Bologna. «Sono fiducioso, i candidati sembrano persone serie. Certo sarebbe auspicabile un po' di entusiasmo in più».


21 aprile 2011

Enrico Miele

La Repubblica


21 aprile 2011

I LAVORATORI LICENZIATI DALLA CGIL SOSPENDONO IL PRESIDIO

Rassicurati dalla promessa di un incontro con la segretaria generale Camusso, i lavoratori Cgil vittime di questa incredibile vicenda sopendono il presidio. Staremo a vedere.



COMUNICATO INVIATO ALLA SEGRETERIA NAZIONALE DEL
NIDIL CGIL IN DATA 21/04/2011


Nel corso della giornata ieri il Comitato dei precari e dei licenziati dalla CGIL ha presidiato simbolicamente gli uffici del Nidil CGIL Nazionale al fine di pervenire al più volte auspicato incontro con la Segreteria Nazionale della CGIL.
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Nonostante il presidio si sia protratto per l'intera giornata, la Segreteria Nazionale non ha inteso conferire con i lavoratori licenziati. Dopo ore di lunga attesa, il Segretario Generale del Nidil CGIL ha incontrato la delegazione dei licenziati.
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Durante l'incontro, la stessa ha assunto il formale impegno di farsi portavoce ed interprete delle rivendicazioni dei lavoratori, al fine di pervenire subito dopo le festività pasquali, all'incontro con il Segr. Gen. della CGIL Susanna Camusso.
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Il Comitato dei precari e dei licenziati dalla CGIL, preso atto dell'impegno assunto, ha quindi deciso di sospendere il presidio in corso confidando che quanto assicurato sul piano fiduciario dalla Segretaria del Nidil venga tenuto nella giusta considerazione dalla Segreteria Nazionale della CGIL.
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Roma 21/04/2011

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Il Comitato dei precari e dei licenziati dalla CGIL

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PERMESSI LEGGE 104. L'INPS CHIARISCE



Nuove disposizioni sui permessi retribuiti a favore dei dipendenti che assistono familiari con disabilità grave




L’INPS, con circolare n. 45 del 1° marzo 2011, a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 183 del 4/11/2010 con la quale sono state introdotte, all’articolo 24, nuove disposizioni sui permessi retribuiti a favore dei dipendenti che assistono familiari con disabilità grave, fornisce un quadro riepilogativo della disciplina in materia di permessi previsti dall’art. 33 della legge 104/1992 e successive modifiche e integrazioni.


La circolare n. 45 del 1° marzo 2011

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20 aprile 2011

NUOVI VERTICI E GOVERNANCE PER INRES DEL SISTEMA COOP

Si è completata nei primi mesi del 2011 la nuova fisionomia di Inres, l'Istituto Nazionale di Progettazione, Consulenza e Ingegneria del sistema Coop.


Infatti dopo la nomina della presidenza (presidente del Consorzio è attualmente Tino Cesari, vice presidente di Coop Estense, affiancato da tre vicepresidenti nelle figure di Roberto Zamboni, direttore tecnico e sviluppo di Coop Adriatica, che assume anche l'incarico di presidente vicario, di Giuseppe Nicolo, presidente di Promogeco, struttura tecnica di Novacoop con delega allo sviluppo e di Stefano Cesari, direttore tecnico di Unicoop Firenze), il Consiglio di Amministrazione, alla presenza di Enrico Migliavacca di ANCC-Associazione Nazionale delle Cooperative dei Consumatori, su proposta del presidente Tino Cesari ha compiuto un importante ed ulteriore passo in avanti per un significativo rafforzamento di INRES a conferma della fiducia riposta dalle cooperative socie nel consorzio.

È stato infatti assunto Franco Susini, in qualità di Ad alla gestione, che affiancherà l'attuale presidenza ed il Cda. La scelta della nuova governance rafforza l'impegno delle cooperative dei consumatori per un rinnovato sviluppo della struttura nazionale che presidia la progettazione e la realizzazione di nuovi supermercati, ipermercati e centri commerciali, offrendo servizi ad elevato valore aggiunto e presidiando il tema dell'innovazione tecnologica in Coop, fondamentale per affrontare la sfida dei prossimi anni per coop sul tema dello sviluppo, del risparmio energetico e della salvaguardia dell'ambiente.


20 aprile 2011

Ugo Stella

GDOWEEK


" FIERA DI BOLOGNA: USB FIRMA IL CONTRATTO INTEGRATIVO AZIENDALE ESCLUSI I PEGGIORAMENTI DELL'ACCORDO NAZIONALE SUL COMMERCIO



Il nuovo integrativo firmato da USB Lavoro Privato e Filcams CGIL è stato approvato tramite referendum




I lavoratori della Fiera di Bologna hanno approvato tramite referendum (73% di Si, votanti 288 su 317) il nuovo integrativo firmato da USB Lavoro Privato e Filcams CGIL, respingendo così i contenuti del nuovo contratto nazionale del commercio. La Cisl, che non ha firmato, minaccia azioni legali per antisindacalità contro l’accordo ed il referendum.

Nell’accordo con BolognaFiere si è riusciti a mantenere le condizioni di maggior favore per i lavoratori in forza alla Fiera e a non far applicare gli elementi peggiorativi del contratto nazionale del commercio per tutti i lavoratori, ad esempio sulla malattia: sarà pagata al 100%", l'ipotesi di accordo esclude l'applicazione dell'arbitrato dal contratto della Fiera e di altre 'norme ammazza diritti' introdotte dal Collegato lavoro.

E’ inoltre esclusa la possibilità, prevista dal CCNL nazionale, di deroghe peggiorative a livello aziendale.

Principali contenuti della Ipotesi di Accordo:

  • stabilizzazione per il personale di manifestazione part-time (con l'orario minimo che passa da 400 a 600 ore, da 700 a 900/1000 ore a seconda delle aree di attività, con un incrementi ulteriore entro il 2014);

  • garanzia del non utilizzo di aziende esterne per tutte le attività in carico ai lavoratori della Fiera, con la reinternalizzazione di alcune attività;

  • premio sul salario variabile con un incremento medio di circa 750 euro;

  • una tantum contrattuale di 864 euro per un quarto livello;

  • pagamento della malattia al 100% per tutte le malattie nel corso dell'anno.

Per la USB ora la trattava ripartirà sulla questione dell’organizzazione del lavoro, carichi di lavoro e pianta organica.


Bologna

18 aprile 2011

USB Lavoro Privato


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17 aprile 2011

H5, ECCO IL PROGETTO DI UNICOOP TIRRENO


Unicoop Tirreno, al 98% proprietaria dei terreni, ha presentato formalmente l'istanza preventiva relativa ad uno dei progetti più attesi sul territorio, che riguardano la zona di cerniera tra Castiglioncello e Rosignano Solvay


Del progetto parla Margherita Pia, assessore all'urbanistica di Rosignano Marittimo. Dalla scheda del Comune, apprendiamo anche che l'assessore Pia fa parte della direzione regionale di Legacoop ed è stata membro del Consiglio di Amministrazione proprio di Unicoop Tirreno fino al 2009.


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ROSIGNANO. La piscina inserita in un'area destinata a polo sportivo, un centro commerciale di grandi dimensioni con all'interno negozi ed altre attività, appartamenti, un parco urbano attrezzato, un albergo e, forse, anche un complesso scolastico nuovo di zecca. Si inizia a fare sul serio per quanto riguarda l'H5 due.

Unicoop Tirreno, al 98% proprietaria dei terreni, ha presentato formalmente l'istanza preventiva relativa ad uno dei progetti più attesi sul territorio, che riguardano la zona di cerniera tra Castiglioncello e Rosignano Solvay. Un progetto, di cui si parla da circa vent'anni e che ora pare concretizzarsi. Anche se, precisa l'assessore all'urbanistica Margherita Pia, «dovrà essere assoggettato ad un processo di partecipazione a spese dello stesso proponente, ossia Unicoop che ha già dato l'ok».

Subito dopo Pasqua, questa sorta di progetto preliminare verrà presentato alla commissione consiliare urbanistica. Si tratta di un primo approccio in attesa dell'istanza definitiva e, dunque, dell'avvio ufficiale dell'iter che dovrà sottostare a diverse valutazioni. «Ci stiamo ancora lavorando - dice l'assessore all'urbanistica - ma il progetto presentato per un primo parere rispetta le funzioni principali contenute nella scheda del regolamento urbanistico. Quindi c'è il parco attrezzato, la piscina che verrebbe realizzata così in una zona centrale di Rosignano, il nuovo e più grande centro commerciale».

In pratica il supermercato Coop si trasferirebbe a monte di via Berti Mantellasi dove si trova adesso e la nuova struttura, così come recita il Regolamento urbanistico approvato dovrebbe essere ampliata di circa 1800 metri quadrati rispetto all'attuale. Si tratta, al momento, di cifre generiche, che potranno forse mutare durante i confronti con consiglieri comunali e tecnici e con i vari passaggi previsti. All'interno del centro commerciale troverebbero spazio attività e negozi. Sempre nell'area è previsto un centro sportivo con piscina, ma si parla anche di un complesso scolastico (nuova scuola media?).

Ovviamente non mancano gli appartamenti. Si pensa anche a uffici comunali. Ma è anche vero che l'H5 due (da distinguere dall'H5 uno che si trova a monte di via Lungomonte), potrebbe essere modificata in qualche misura visto che, così come prevede la normativa, il progetto dovrà essere presentato ai cittadini. «Un processo partecipativo vero con tanto di nomina di un garante - spiega Margherita Pia - un passaggio obbligatorio. Ci sarà adesso da capire in che forma e attraverso quali modalità questo processo potrà essere messo in atto». Il percorso partecipativo focalizzerà l'attenzione sulla tipologia dei servizi da collocare nella nuova zona, sulla localizzazione e organizzazione degli spazi, luoghi ed edifici, sull'accessibilità e le attrezzature da prevedere nel parco urbano e polo sportivo.



16 aprile 2011

Alessandra Bernardeschi

Il Tirreno

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Vedi anche:

16 aprile 2011

PRONTA UNA TESSERA CISL "HONORIS CAUSA" PER IL PRESIDENTE DI UNICOOP FIRENZE CAMPAINI

La tessera Cisl «honoris causa" il presidente di Unicoop, Campaini l'avrebbe mertitata dopo le sue recenti esternazioni, in cui sottolinea l'utilità della partecipazione dei lavoratori agli utili e alle scelte fondamentali dell'impresa

Il sindacato ha ascoltato le parole del presidente di Unicoop che vedono di buon occhio la presenza dei lavoratori nei cda delle grandi imprese: "Una proposta che portiamo avanti da 60 anni"

"Per Turiddo Campaini c'è pronta una tessera della Cisl 'honoris causa', se ci aiuterà a concretizzare una proposta che portiamo avanti da 60 anni" E' il commento del segretario generale della Cisl Toscana Riccardo Cerza, segretario della Cisl Toscana, alle affermazioni del presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze che questa mattina, intervenendo ad un convegno, ha sottolineato l'utilità della partecipazione dei lavoratori agli utili e alle scelte fondamentali dell'impresa, invitando a guardare al modello della Germania, dove i rappresentanti dei lavoratori siedono nei consigli di amministrazione delle grandi imprese.

"Con noi - dice Cerza - Campaini sfonda una porta aperta. E' dalla sua nascita, nel 1950, che la Cisl propone un modello sindacale contrattualistico, partecipativo e responsabile. Un modello differente rispetto al puro antagonismo rivendicativo. E in questa prospettiva la partecipazione dei lavoratori è sempre stato l'obiettivo di fondo. Ci fa molto piacere che anche da una realtà importante come Unicoop arrivi il riconoscimento della bontà di questa prospettiva e l'invito a tutto il sindacato ad incamminarsi su questa strada".


14 aprile 2011

Ansa

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LA CARICA DELLE COOP ALLA BANCA POPOLARE DELL'EMILIA ROMAGNA

Il sospetto è che dietro alla terza lista ci sia lo zampino della Legacoop e in particolare di Mario Zucchelli, presidente di Coop Estense

La raccolta delle deleghe anche nei supermercati


Il mondo delle Coop si mobilita in vista dell’assemblea della Banca Popolare dell’Emilia Romagna. In gioco c’è il rinnovo di una parte del consiglio per il quale, da statuto, è previsto ogni anno l’avvicendamento di sei membri. In passato chi vinceva prendeva tutto, da quest’anno, invece, un posto spetta alle minoranze. E in vista dell’appuntamento, in programma domani a Modena e in contemporanea a Lamezia Terme e Avellino, la Coop Estense si è messa in movimento. Come ormai accade da quattro anni a fronteggiare la lista di maggioranza c’è Giampiero Samorì.
L’avvocato modenese è sempre uscito sconfitto ma ora, con il nuovo meccanismo, spera di farcela.

Stavolta, però, c’è anche una terza lista, guidata dall’ex procuratore capo di Modena, Manfredi Luongo, in rappresentanza delle banche del sud controllate da Bper. Una realtà che inizia a pesare: da un anno all’altro i soci del Mezzogiorno sono raddoppiati, arrivando a quota 7.500. Nulla di strano. Se non fosse per il sospetto, avanzato da Samorì, che dietro alla terza lista ci sia lo zampino della Legacoop e in particolare di Mario Zucchelli, presidente di Coop Estense e consigliere Bper.

Il sospetto nasce dal fatto che firmatario della lista è Domenico Livio Trombone, sindaco di alcune controllate della stessa Bper, ma soprattutto di Unipol e altre società delle cooperative. Un uomo molto vicino, insomma, a Zucchelli. Il quale si sta dando parecchio da fare. Qualche settimana fa ha scritto una lettera ai soci di Coop Estense, molti dei quali azionisti della banca, per informarli di aver predisposto dei «Punti Soci» presso alcuni supermercati per raccogliere le deleghe di voto. «Un’iniziativa personale» spiegano alla Bper.

Samorì, tuttavia, ritiene che l’attivismo di Zucchelli non può essere giustificato solo dal desiderio di tenerlo fuori dal board. E ha inviato un esposto in Banca d’Italia lamentando gli strani movimenti attorno all’assemblea nonché il timore che l’asse sempre più forte tra il direttore generale della banca, Fabrizio Viola e le Coop non sia solo legato al desiderio di salvaguardare il territorio. E cita la cessione di Arca a Unipol, avvenuta subito dopo l’arrivo di Zucchelli in cda, l’ingresso della Popolare nel capitale della finanziaria Cooperare e alcune linee di credito Bper riservate ai soci delle coop.

E’ vero che Samorì sta tentando da tempo di mettere piede nella banca attaccando frontalmente i vertici. Che hanno risposto punto su punto. E’ successo anche di recente, quando dopo aver saputo di una lettera partita dalla Banca d’Italia, in cui viene chiesto a Bper di ricalcolare i coefficienti patrimoniali ed escludere un prestito ibrido dal Tier 1 sceso così al 6,8%, ha accusato il management di aver alterato il bilancio.

Adesso la battaglia si sposta in assemblea, dove Samorì promette di non essere da solo: pare che abbia mobilitato qualche centinaio di soci per farli parlare e rispondere alle mosse delle Coop.



15 aprile 2011


Federico De Rosa

Corriere della Sera


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15 aprile 2011

UNICOOP FIRENZE ADERIRA' ALL'AUMENTO DI CAPITALE DI MPS

Campaini conferma che l'investimento in Monte Paschi è strategico, nonostante la corposa perdita accumulata

Ne consegue che Unicoop firenze aderirà al prossimo aumento di capitale della banca senese per non diluire la propia quota del 3%

MPS si ricapitalizza per oltre 2 miliardi, Unicoop dovrà sborsare una cifra compresa tra i 60 e i 75 milioni circa


La quota detenuta da Unicoop Firenze nel capitale di Banca Montepaschi resta strategica.

Lo ha ribadito il Presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop, Turiddo Campaini, che a una domanda dei cronisti in proposito ha risposto: "Lo abbiamo sempre detto".

Campaini, che ha parlato a margine di una iniziativa fiorentina, non ha però rilasciato commenti sull'aumento di capitale preannunciato lunedì dalla banca senese.

Unicoop Firenze possiede il 2,988% del capitale ordinario di Mps.

Il cda Mps ha deliberato l'11 aprile una proposta per un aumento di capitale da 2 miliardi di euro (più una somma eventuale fino a 471 milioni per un riacquisto di titoli Fresh) che sarà presentata a una prossima assemblea.


14 aprile 2011

Reuters



LE COOP IN CAMPO PER LA CORDATA NAZIONALE SU PARMALAT

Luigi Marino, presidente di Confcooperative: «Siamo pronti a mettere in gioco anche il controllo di Granarolo»

«Se il gruppo di Collecchio finisse del tutto in mani straniere, i Consumatori e i produttori italiani di latte rischiano di essere penalizzati»

FIRENZE. Sulla vicenda Parmalat, il fronte cooperativo è compatto e si prepara a portare al tavolo delle trattative un progetto industriale e finanziario concreto. «Siamo pronti a mettere in gioco anche il controllo di Granarolo», dice Luigi Marino, presidente di Confcooperative. «Mai stata alcuna spaccatura al nostro interno», puntualizza Giuliano Poletti, leader di Legacoop.

Le due maggiori centrali cooperative del paese esprimono la rappresentanza delle imprese che controllano GranLatte, la holding a cui fa capo l'80% di Granarolo, l'azienda industriale emiliana che lavora latte italiano (la maggior parte conferito dal versante Confcooperative), guidata da Giampiero Calzolari (il management è tradizionalmente espressione di Legacoop), candidata a un'integrazione produttiva con Parmalat in alternativa ai francesi di Lactalis.

I cooperatori italiani vogliono difendere l'interesse nazionale. «Se il gruppo di Collecchio finisse del tutto in mani straniere, i Consumatori e i produttori italiani di latte rischiano di essere penalizzati – spiega Marino –. Noi però siamo convinti che sia possibile costruire un progetto alternativo intorno a una newco che aggreghi gli asset industriali di Parmalat e Granarolo, con l'obiettivo di realizzare un grande polo nazionale nel settore, in grado di competere a livello internazionale e di assicurare un futuro ai nostri allevatori».

Confcooperative e Legacoop non prendono in esame ipotesi diverse e non guardano in altre direzioni. «La questione del semplice assetto proprietario di Parmalat dal nostro punto di vista ha scarsa rilevanza – aggiunge Marino –. Il tema centrale riguarda il disegno industriale, la finalità produttiva e la salvaguardia del valore strategico di questo comparto che non deve fare la stessa fine del settore saccarifero, quasi interamente smontato come capacità manifatturiera e abbandonato sul fronte della bieticoltura, a tutto vantaggio degli altri produttori europei. È in gioco l'interesse nazionale e bene ha fatto il ministro Tremonti a muoversi per tutelarlo – continua il numero uno di Confcooperative –. In questa ottica, non siamo disponibili a regalare Granarolo a qualcuno, ma siamo aperti a un confronto che possa anche metterne in gioco gli assetti proprietari, a patto che ne valga la pena, e cioè che sia chiaro il ruolo del nuovo gruppo, la cui missione non può che essere quella di acquistare il latte dagli allevatori italiani».

Anche per Giorgio Bertinelli, vice presidente di Legacoop, «l'operazione Parmalat diventa strategica per il mondo cooperativo solo se riesce a garantire i produttori e i consumatori nazionali». La prospettiva di un partner straniero non piace: «Noi ci muoviamo nell'interesse della collettività, non per fare profitti», dice Marino. Che aggiunge: «La verità è che ci manca un interlocutore con cui confrontarci. Ma i tempi sono stretti – puntualizza – e il quadro dovrà cominciare a chiarirsi al più tardi dopo Pasqua».

Dalle cooperative, pronte a portare in dote l'asset Granarolo, arriva dunque un implicito appello alle banche e un esplicito richiamo all'amministratore delegato del gruppo di Collecchio. «La cosa singolare – sottolinea Poletti – è che, in questa situazione, di Parmalat parlo più io che Enrico Bondi».


15 aprile 2011

Cesare Peruzzi

Il Sole 24 Ore


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14 aprile 2011

CAMPAINI (UNICOOP): RIFLETTERE SU CONDIVISIONE UTILI CON I DIPENDENTI

Il nuovo corso di Unicoop Firenze? Le rivelazioni di Campaini

«Un'altra vita è possibile» è il libro che il presidente di Unicoop Firenze Turiddo Campaini sta portando in tournée in questo periodo


Le idee che esprime oggi in un incontro organizzato da Cgil, sembrano però andare in altre direzioni


Il presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze, Turiddo Campaini, parla oggi al convegno organizzato da Cgil su
economia e legalità. Dice delle cose importanti e con pochi precedenti in Italia.

Campaini: «C'e' da fare un passo in avanti, e sottolineo l'utilita' della partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa: sara' un caso, ma in Germania i rappresentanti sindacali siedono nei consigli di sorveglianza delle grandi imprese».

Fermiamoci un attimo a riflettere su questa dichiarazione.

Sappiamo della crisi che ci attanaglia, sappiamo di un'inflazione crescente, sappiamo di un'escalation del prezzo delle materie prime. E' probabile che i consumi ne risentiranno ancor di più in futuro e i risicati utili delle Coop della grande distribuzione (per chi ne fa) si riducano ulteriormente.

Se prendiamo in considerazione l'altra gamba del bilancio delle Coop della distribuzione, il prestito sociale, è possibile che questo si sia assottigliato sensibilmente, sia per la minore capacità di risparmio delle famiglie, sia per una politica remunerativa sui libretti, non certo incentivante. Inoltre Unicoop Firenze, nel caso di specie, si troverà con ogni probabiltà ad aderire ad un aumento di capitale in Monte Paschi, dato che detiene il 3% di quella banca. Un esborso che non è proprio una panacea per la coop fiorentina.

Siamo anche in fase di rinnovo contrattuale, sia nazionale, sia integrativo (Unicoop Firenze e Coop Estense). Questo accade in una fase assai delicata in cui il contratto storico di riferimento, quello del Terziario, è stato firmato solo da Cisl e Uil. Cgil ne è fuori. Si pongono vari problemi.
Ecco che il nostro presidente viene in aiuto (?), ma a che prezzo? Quello che si capisce che Unicoop e le Coop sono in difficoltà e la Cgil non scherza.

L'altro precedente recente in cui un manager ha promesso
la partecipazione dei lavoratori agli utili d'impresa è Marchionne, giusto subito dopo il referendum di Mirafiori: «Partecipazione agli utili dell'azienda per i lavoratori e un rialzo dei salari («Possiamo arrivare al livello della Germania e della Francia»), anche se condizionato a una maggiore efficienza nelle spese di utilizzo degli impianti. Ma nessuna rinegoziazione dell'accordo raggiunto a Mirafiori («Il discorso è chiuso»), le cui condizioni si estenderanno anzi agli stabilimenti di Melfi e Cassino.

Alla Coop non si inventano mai nulla. Hanno sempre copiato tutto. Il nostro contratto nazionale e gli integrativi, diventeranno una sorta di
referendum Fiat per il mondo delle Coop della grande distribuzione. Per far questo manca un ingrediente decisivo. Ancora Campaini: «serve una crescita culturale anche nel mondo sindacale». Ora qui il riferimento è addirittura didascalico. Da sempre Cgil è stata per Unicoop Firenze e per Coop in genere un aiuto più che prezioso.
Ecco che entrambe sono in difficoltà. Allora arriva l'abbraccio che salva capra e cavoli, la gomena gettata ai profughi, ma che salverà pure lo scafista.


Per quanto riguarda l'altra questione posta dal Presidente Unicoop: «Dobbiamo porci la domanda, chiederci se si deve guardare a un modello del genere che preveda la partecipazione dei lavoratori alle scelte fondamentali dell'impresa».

Il riferimento all'attualità sarebbe ancora a Marchionne ed in particolare alla partecipazione dei sindacati americani Uaw e Veba (59,2% delle azioni) in Chrysler, ma qui si parla di Coop e non di Spa e Campaini ci fa sapere che è alla Germania (Wolksvagen ad esempio) che guarda, dove i sindacalisti tedeschi siedono nel Consiglio di Sorveglianza delle grandi imprese (però anch'esse Spa), quindi, ipoteticamente, accanto a lui che del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop ne è presidente.

Non ci sembra che Cgil sia molto distante dall'essenza di questo concetto, forse si tratta solo di dettagli e poltrone. Viceversa si dovrebbe ammettere quanto questo sistema sia attualmente eterodiretto e con pochi legami significativi col lavoratore finale e quindi poco funzionale per i dipendenti, prima di procedere ai perigliosi passaggi tedeschi. Anche perché in quei casi, come già detto, si parla di Spa e non di Cooperative. Insomma Presidente Campaini, ha appena scritto un libro in materia, suvvia ...

A noi non piacciono le soluzioni pasticciate, le proposte fatte con l'acqua alla gola, le Coop che diventano Spa, ma sulla carta restano Coop, il sindacato che gestisce le Cooperative e siede nel Consiglio di Sorveglianza in pieno conflitto d'interesse, impallidendo Berlusconi.

Vogliamo che ognuno interpreti il proprio ruolo fino in fondo: l'azienda faccia l'azienda, il sindacato faccia il sindacato.
Segue agenzia della notizia. I colleghi riflettano.

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La partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa e anche al processo decisionale interno alle grandi aziende è un tema sul quale avviare una riflessione. Lo sostiene il presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze, Turiddo Campaini, intervenuto oggi all'iniziativa 'Soldi puliti.

L'economia della legalita'' organizzata a Firenze dalla Cgil. "Oggi, talvolta, sento parlare la parte piu' illuminata di partecipazione dei lavoratori agli utili d'impresa: vorrei guardare piu' in la' ancora, secondo me bisogna darsi traguardi anche piu' lontani" ha detto Campaini nel corso del suo intervento. "C'e' da fare un passo in avanti, e sottolineo l'utilita' della partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa: sara' un caso, ma in Germania i rappresentanti sindacali siedono nei consigli di sorveglianza delle grandi imprese. Dobbiamo porci la domanda, chiederci se si deve guardare a un modello del genere che preveda la partecipazione dei lavoratori alle scelte fondamentali dell'impresa o meno".

Campaini ha sottolineato che "serve una crescita culturale anche nel mondo sindacale" e ha portato l'esempio della Germania, dove i lavoratori partecipano alle decisioni aziendali: "Quando si fanno raffronti con altri paesi, a fronte di una situazione come la nostra dove si registrano livelli altissimi di disoccupazione, abbiamo una Germania che ha bisogno di mano d'opera - ha detto - Questo accade perche' al momento in cui c'e' stata quella che io chiamo la 'crisetta' all'inizio degli anni Duemila, loro l'hanno presa sul serio e sono riusciti a mettere insieme tre volonta', quella del mondo imprenditoriale, sindacale e governativo. Hanno avuto la forza di fare sacrifici per alcuni anni, ma oggi possono constatare che quei sacrifici sono stati un investimento non solo per gli imprenditori tedeschi ma per tutta la societa'".


14 aprile 2011

AGI


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