02 aprile 2011

IN FUMO I RISPARMI DI INTERE VITE


Chi pensa che il prestito sociale sia privo di rischi, si legga attentamente l'articolo riportato


In finanza a maggior rischio corrisponde un maggior rendimento

Il ragionamento che ne consegue è:
la remunerazione del socio prestatore Coop è adeguata al rischio dell'investimento?


Meditate soci prestatori Coop, meditate ...

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FERRARA. Sfilano in tribunale i figli traditi di Mamma Coopcostruttori. In comune hanno la fiducia illimitata, forse cieca e di sicuro mal riposta nell'ex colosso argentano. Ma anche l'infelice status di creditori post chirografari, con la speranza di rivedere i risparmi perduti appesa al rubinetto della Lega delle Cooperative: aperto per chi sta buono, chiuso per chi si costituisce parte civile.

I loro soldi finivano nel prestito sociale e nelle Azioni a Partecipazione Cooperativa. «Sicuri come in cassaforte» era la litania che si sentivano ripetere. Ma nessuno è mai stato invitato alle assemblee riservate ai detentori di Apc, neppure sapevano che esistessero.
La catastrofe della Coopcostruttori ha dimostrato che anche le famiglie infelici possono assomigliarsi tra loro.

IERI è toccato alle parti civili rappresentate dagli avvocati Maruzzi, Marcello, Schittar e Azzalli (32 su 500) raccontare il loro dramma personale e insieme collettivo, quello di famiglie e generazioni intere che investivano i loro risparmi nella Cooperativa perché credevano, come ha spiegato Elena Cavalieri D'Oro, «nell'impiego etico del denaro, a beneficio di tutta la comunità».

LA SUA STORIA è stata, per usare parole sue, «una morte nella morte», perché tra i 400.000 euro sfumati nel crac c'erano anche i 345 milioni di lire provenienti dal risarcimento per la morte in un incidente stradale, nel 1991, del fratello Gianluca. Era una domenica del febbraio 1998 quando «fummo convocati dall'avvocato Gallotta nella sede della Costruttori per ricevere gli assegni. Trovammo Eva Magnani (segretaria di Donigaglia, ndr) già con la penna in mano». La proposta fatale, di trasformare gli assegni in Apc, venne accettata.

«Non abbiamo avuto il tempo per riflettere, abbiamo firmato. Se oggi sono qui è soprattutto per questo, per giustizia e dignità». A distanza di anni, abbastanza per sfasciare una famiglia, Elena scandisce al microfono: «Quella è stata una domenica premeditata. Ora lo so che in quel momento la Costruttori era già persa». Nessuno poteva immaginare le nubi all'orizzonte della Costruttori, fallita nel 2003. «Alle assemblee ci dicevano che il bilancio andava bene, che era stato approvato dai revisori, c'era un clima quasi di festa».

DEL RESTO, ragionavano i più, se il rendimento delle Apc era dell'8-10%, era segno che la situazione era florida. «È stato mio padre a inculcarmi l'idea che una cooperativa che dà lavoro non può morire», conferma Giuliano Banzi. Dal crac del 2003 il papà Libero, 92 anni, «non vuol più sentire parlare di soldi». Prestiti e Apc si sono portiti via 125mila euro, «tutto quello che avevamo messo da parte».

Banzi è cresciuto con l'ex vicepresidente Renzo Ricci Maccarini (imputato con gli altri dirigenti), «e se mi diceva che tutto andava bene, io ci credevo perché mi fidavo». Anche quando gli scricchiolii diventano una frana le speranze resistono. La mamma di Banzi, oggi 88 anni, nell'ottobre del 2003 si sciolse in lacrime dopo un colloquio con Donigaglia: «Ho parlato con Gianni - raccontò al figlio - Mi ha detto che a costo di ammazzarli tutti, quelli della Lega e del partito, ci farà ridare i soldi». Bastava la parola di «Gianni» per consolarsi.

COME INVECE si è sentito perduto Valentino Piazzi, 366mila euro portati in Costruttori e mai ritirati «perché pensavo di avere l'obbligo morale di aiutare la cooperativa in un momento di difficoltà». Una devozione che nel 2005 gli è costata un esaurimento nervoso: «Sono arrivato molto vicino al suicidio. Mi ha salvato una gattina, poi mio figlio mi ha preso anche un cane». Singhiozzi e lacrime hanno accompagnato i racconti di questi argentani «cresciuti a pane e cooperazione», sinceramente legati ai valori autentici della mutualità e della solidarietà. Come Giorgia Correggioli, 179mila euro perduti nella Felisatti.

«Prima tante rassicurazioni, dopo il patatrac sono tutti spariti». Inutile rivolgersi alla Lega: «Un signore, non ricordo chi, mi ricevette nell'atrio e mi offrì un buono di 100 euro per fare la spesa all'Ipercoop. Un insulto simile non me lo sarei mai aspettato». Anche Graziella Filippi si è «sentita svenire» quando nel 2003 si rivolse al dirigente Dal Pozzo per prelevare lo stretto necessario per pagare l'anticipo del dentista.


2 aprile 2011

Alessandra Mura

la Nuova Ferrara


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2 commenti:

Sebastiano F. ha detto...

Ce n'è abbastanza per riflettere. E molto.

Anonimo ha detto...

IL CRACK DI COOPCOSTRUTTORI E L'ABBANDONO O PEGGIO DA PARTE DI LEGACOOP E PARTITI SINISTROIDI DI RIFERIMENTO SERVA DA LEZIONE. CENTINAIA DI RISPARMIATORI TRUFFATI DA UN SISTEMA E DA UNA STRUTTURA (LA COOPERATIVA) CHE ORAMAI HA UN SENSO MOLTO LONTANO DA QUELLO FONDATIVO (IN MOLTI CASI,OVVIO).