31 marzo 2010

ARTICOLO 18, NAPOLITANO NON FIRMA. TROPPI DUBBI SULL'ARBITRATO



Il presidente della Repubblica stoppa il testo che disciplina i rapporti di lavoro varato dal governo

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Era previsto che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si possa stabilire il ricorso all'arbitrio


Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ha firmato il Ddl del governo sul lavoro e ha rimandato il testo alle Camere. Ponendo forti dubbi sulla norma che prevede l'estensione dell'arbitrato nei rapporti di lavoro. "Il Capo dello Stato è stato indotto a tale decisione dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni - con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 - che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale. Ha perciò ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinchè gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale" si legge nella nota del Quirinale.
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Il rilievo del Colle si appuntano su una delle due norme del ddl Lavoro. Quella che riguarda la nuova procedura di conciliazione e arbitrato che di fatto incide sulle norme dell'articolo 18 relative al licenziamento. In particolare l'articolo indicato nel comunicato del Quirinale prevede che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si possa stabilire che in caso di contrasto le parti si affidino ad un arbitrato.
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L'altro articolo sul quale il Quirinale ha mosso rilievi è il 20, che esclude dalle norme del 1955 sulla sicurezza del lavoro il personale a bordo dei navigli di Stato.
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I primi di marzo l'aula aveva approvato il ddl. Un provvedimento che contiene norme sui lavori usuranti, gli ammortizzatori sociali, l'apprendistato e le controversie sul lavoro. La contestata normativa sull'arbitrato, aveva sottolineato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, faceva parte della versione originaria della legge Biagi: "Il diritto sostanziale del lavoro, incluso l'articolo 18 dello Statuto non è stato minimamente toccato".
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Cauta la prima reazione del governo. "Napolitano ha sempre mostrato una grande attenzione" alla etrogeneità delle norme e alle coperture finanziarie, è nel suo potere rimandare alle Camere, non ho nulla da obiettare" dice il ministro dell'Interno, Roberto Maroni.

31 marzo 2010

La Repubblica.it

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FINSOE ADERISCE ALL'AUMENTO DI CAPITALE DI UNIPOL E NE LANCIA A SUA VOLTA UNO DA 110 MILIONI

















Il cda di Finsoe, azionista di maggioranza di , ha deciso di aderire per la quota di propria competenza all'aumento di capitale da 500 milioni della controllata e proporra' all'assemblea straordinaria di lanciare a sua volta una ricapitalizzazione da massimi 110 milioni.

Quanto all'aumento di Unipol, Finsoe, si legge in una nota, "ha condiviso le ragioni di rafforzamento della struttura patrimoniale e di incremento della flessibilita' finanziaria che ne costituiscono le motivazioni"..

30 marzo 2010

MAGAZZINI UNICOOP FI: VERBALE INCONTRO TRA AZIENDA E RSU




Due i passaggi di maggior rilievo







Pubblichiamo il verbale d'incontro tra la direzione della logistica e le RSU del 15 dicembre 2009.
Naturalmente ci scusiamo per il considerevole ritardo, ma la consegna del documento da parte della direzione è avvenuta solo a metà febbraio.

Sorvolando sui rocamboleschi calcoli degli obiettivi e consuntivi relativi al salario variabile 2009 che come ormai sappiamo essere di completa pertinenza della direzione di Unicoop, vorremmo porre l'attenzione su due passaggi, a nostro avviso alquanto significativi, del verbale.

1) La direzione non solo conferma che il nuovo magazzino carni di Pontedera sarà completamente appaltato, ma introduce un elemento del tutto nuovo: la possibilità di un passaggio dei dipendenti Unicoop del magazzino carni alla ditta appaltatrice:

"Le RSU chiedono se il nuovo magazzino sarà completamente appaltatato. Il Direttore conferma indicando che ci possono essere delle riallocazioni in rete di vendita oppure assunzione dalla ditta appaltante. Le RSU dei magazzini ritengono sbagliato ed inaccettabile la seconda eventualità e chiedono una presa di posizione delle OO.SS."
Attenzione. Questa è una cosa MAI avvenuta in precedenza !

2) La nota a verbale voluta dal Direttore per comunicare i cambiamenti avvenuti, a suo dire, in ottemperanza alla sentenza sul controllo a distanza.


VERBALE INCONTRO

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28 marzo 2010

UNICOOP FIRENZE ED IL DISASTROSO "INVESTIMENTO STRATEGICO" IN MPS







Il disastroso bilancio di Montepaschi spinge al ribasso il titolo ed acuisce le minusvalenze di Unicoop che detiene il 3% delle azioni dell'istituto senese







Il presidente Campaini lo ha sempre definito "investimento strategico", quel 3% di azioni MPS detenute da Unicoop Firenze. La strategia pensata da Campaini deve passare evidentemente per clamorose minusvalenze, guardando quello che vien fuori dai bilanci ogni anno più disastrosi dell'istituto senese. E intanto, nonostante le smentite di Mussari (presidente MPS), si vocivera di un nuovo aumento di capitale, per reggere la baracca. Insomma, ancora mano al portafogli !
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Ma ecco i conti nudi e crudi.
2008 - Nell'ultimo bilancio, Unicoop Firenze dichiarava perdite su azioni MPS di 189 milioni di euro. Il valore dell'azione iscritto a 1,5 euro per una minusvalenza del 38%.
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2009 - In attesa della pubblicazione del bilancio, si può facilmente prevedere l'aggravarsi del disastro. L'azione MPS quotava al 31/12/2009 1,228 euro. La minusvalenza quindi dovrebbe attestarsi attorno ai 243 milioni, si tratta di una perdita del 50% circa. E Unicoop non si rifà nemmeno col dividendo, che sulle ordinarie è stato sospeso.
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2010 - L'anno è ancora lungo, ma la pubblicazione del bruttissimo bilancio di MPS non fa ben sperare. Venerdi il titolo dell'istituto senese ha chiuso a 1,138 euro, portando la minusvalenza di Unicoop a ben 261 milioni, con una perdita sull'investimento iniziale del 53%. Per riprendere il terreno (e i quattrini) perduti per strada da Unicoop, l'azione MPS dovrebbe performare ben del 115%. Anche gli asini potrebbero volare, non si sa mai.
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Secondo voi, chi pagherà per questo disastro?

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27 marzo 2010

MUSSARI E LE DOMANDE SENZA RISPOSTA



La sede MPS
a Siena
Rocca Salimbeni





Il brutto bilancio di MPS, presentato dal presidente Giuseppe Mussari, che ha azzerato il dividendo sulle azioni ordinarie mantenendo un centesimo sulle risparmio per evitare il blocco della cedola sui bond subordinati emessi dall'istituto senese, sembra essere stato accettato anche dal presidente della Fondazione Gabriello Mancini, il quale fino a poco tempo fa, dichiarava di aspettarsi un dividendo dalla banca.

Ora, la situazione dell'istituto senese è tale che non permette concessioni e il buon Mancini si accoda e condivide. La difficilie situazione della banca senese ovviamente inciderà, come ha inciso negativamente nel bilancio dello scorso anno, sui conti di Unicoop Firenze e questo rischia di pesare anche per gli anni a venire.

Il punto però è come si è arrivati a questa disastrosa situazione. Nelle domande che Mercato Libero, riportate di seguito, avrebbe voluto fare a Mussari durante la presentazione del bilancio, ma che non ha potuto fare, si intuiscono le risposte:

1) Il Montepaschi ha 10 miliardi di sofferenze.
Questo numero rappresenta quasi il 17% del totale delle sofferenze bancarie itaiane. La quota di mercato di MPS in Italia è inferiore al 10%. Nel solo ultimo anno le sofferenze sono aumentate di quasi il 25% (2 Miliardi). Non crede che la banca abbia bisogno di un aumento DI CAPITALE DI 3 MILIARDI per sopravvivere.

3) Gli asset intangibili sono pari a circa 8 miliardi. Visto che sono pari a oltre il 100% dell'intera capitalizzazione di borsa, credo che definire la situazione preoccupante sia limitativo. Non crede?

4) Quote in Banca d'Italia. La valutazione delle quote di banca d'Italia espresse nel bilancio è decisamente piu' alta rispetto a quella delle altre Banche in Italia. Ritiene corretta questa ipervalutazione? e perche'?

5) L'operazione sugli immobili che le permetterebbe di salvare il bilancio 2010 è stata bloccata da banca d'Italia, in quanto il ruolo di MPS era ambiguo (i soldi per l'operazione arrivavano da MPS stessa). Come mai avete pensato di mettere in pista una tale operazione che certo non ispira fiducia negli investitori e che preoccupa lo stesso Draghi?

6) Avete acquistato Antonveneta per 10 miliardi (comprensivo di quota interessi). Erano 1000 sportelli. Poi avete venduto degli sportelli per ottemperare all'antitrust per circa 5 milioni l'uno. Avete mai pensato a Svalutare l'acquisto di Antonveneta mettendo a perdita circa 5 miliardi?

7) Per acquistare Antonveneta avete:
- dovuto dismettere assets per alcuni milirdi di euro;
- fare un aumento di capitale di 5 miliardi;
- emettere un obbligazione fresh per 1 miliardo;
- emettere un subordinato per 2,2 miliardi di euro;
- ricevere 1,9 miliardi di Tremonti Bonds.

Non le sembra che la somma di queste cifre superi abbondantemente il costo per acquisite Antonveneta? A prima vista sembre che voi non avevate 1 solo euro per acquistare tale banca. Non considera l'operazione A DIR POCO AVVENTATA?

8) I maligni parlano di operazione Antonveneta ordinata dall'alto della politica e al tempo stesso da Geronzi (La Fondazione fra l'altro è divenuta socia di Mediobanca strapagando l'investimento azionario) . Si dice anche che Botin (Santander) abbia utilizzato tale profitto per...
Lei si sente vittima di tale operazione o CARNEFICE verso la Banca che Governa?

9) Tutti i media ricevono soldi in pubblicità dal MPS, è per questo che nessuno ha mai avuto il coraggio di mettere in discussione il suo operato, anzi, sono molti i giornalisti che la difendono (mentre molti analisti internazionali valutano sempre meno la sua banca)?

10) Non avete pagato il dividendo e l'infintesimale dividendo sulle risparmio per ora salva le cedole dei subordinati. Come pensate di riuscire a pagare la quantità immane di cedole dei subordinati e dei Tremonti Bonds?

11) Lei è stato recentemente in una scuola di Siena dove ha avvisato i ragazzi che il valore si crea senza la leva del debito. Nella realtà ha usato in maniera scellerata il debito per acquistare Antonveneta. Non le sembra di predicare bene e razzolare male?

12) Le ricordo che l'operazione di acquisto di Antonveneta è ancora oggi avvolta nel segreto profondo. Il contratto di acquisto non è mai stato reso pubblico. Non le sembra strano un tale atteggiamento a dir poco omertoso? Se una banca dovrebbe avere la fiducia dei clienti e dei correntisti dovrebbe operare in altra maniera, non trova?

13) MA PARLIAMO DELLA STRATEGIA DELLA BANCA:
A) LEI HA SCELTO PER TRASFORMARE LA BANCA IN UNA BANCA DEL TERRITORIO PROPRIO QUANDO IL TERRITORIO ITALIANO SI IMPOVERISCE PER LA CRISI.
B) LEI HA SCELTO DI VENDERE LE FABBRICHE DI PRODOTTO PREFERENDO ACQUISTARE I PRODOTTI DA ALTRI. COSI' FACENDO HA SVUOTATO DI COMPETENZE LA BANCA E DEVE SOLO INTERMEDIARE, IN UN MOMENTO IN CUI LA SPESA DEGLI ITALIANI SCENDE...L'INTERMEDIAZIONE NON PAGA. IL COSTO DEI PRODOTTI (DOVENDO GUADAGNARE IN DUE) E' TROPPO LATO.

Strategicamente, il suo piano industriale si è rivelato un fallimento. Non crede?

14) Lei ha dichiarato, piu' volte in questi anni, che se ne sarebbe andato via se non avesse portato la banca a guadagnare 2,2 miliadi di utile netto nel 2011. Oggi la banca chiude l'ultimo trimestre con una perdita di 180 milioni. Non le sembra evidente che ha fallito. Potrebbe quindi chiedere scusa alla banca e dare le dimissioni?


15) Con che coraggio ha accetato la candidatura a presidente dell'ABI? non le sembra che tale incarico debba esere dato a una persona che ha dimostrato grandi capacità manageriali? Inoltre l'immagine dell'Abi e delle banche italiane sarebbe messa in discussione con la sua elezione. La già scarsa fiducia da parte delle persone verso il mondo bancario, con la sue elezione sparirebbe. Non crede?

16) Mancini è il capo della Fondazione. Ma Mancini non sembra un grande stratega. E' lei che muove le scelte della Fondazione? Chi ha costretto la Fondazione a vendere i miliardi di obbligazioni sicure per sottoscrivere l'aumento di capitale del Montepaschi, facendo perdere flussi di reddito certi, flessibilità finaziaria, e possibilità di mantenere flussi di denaro verso il territorio?

17) INFINE CARO MUSSARI, ma a Roma chi la difende ancora? Quanti santi ha in paradiso, che ENORMI CREDITI ha da riscuorere nei palazzi romani? Caltagirone la difenderà fino a quando? e Casini, e Tremonti, e Berlusconi, e d'Alema, e Colannino, e.....

GLI ARTICOLI COMPLETI DI MERCATO LIBERO SU MPS

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26 marzo 2010

MONTE DEI PASCHI DI SIENA, UTILE IN FORTE CALO NEL 2009




La distribuzione di un dividendo simbolico di un centesimo di euro per ogni azione di risparmio permetterebbe di salvare la cedola dei bond subordinati





Nel 2009 Monte dei Paschi di Siena ha realizzato un utile netto di 220,1 milioni di euro, in forte calo rispetto ai 953 milioni ottenuti nell’esercizio precedente. Il risultato di gestione è sceso del 14,2%, passando da 4,89 miliardi a 4,2 miliardi di euro, mentre il margine di intermediazione primario si è ridotto da 6,06 miliardi a 5,53 miliardi di euro (-8,6%).

A fine anno il Tier 1 si attestava al 7,5%, sulla base di un patrimonio netto in crescita da 14,8 miliardi a 17,18 miliardi di euro. Considerando gli effetti derivanti dalle cessioni degli sportelli a Banca Intesa e a Banca Carige, il Tier 1 si sarebbe attestato sopra il 7,7%. Alla stessa data il total capital ratio era pari all’11,9%. Sempre a fine 2009 gli impieghi alla clientela ammontavano a 152,4 miliardi di euro, in aumento del 4,9% rispetto ai 143,4 miliardi di inizio anno.
Alla stessa data i crediti in sofferenza erano pari al 3,05% dell’ammontare degli impieghi, mentre la quota degli incagli era salita dall’1,77% al 2,47%.

I vertici di Monte dei Paschi di Siena hanno evidenziato che nei primi mesi del 2010 ci sono stati segnai positivi sui volumi commerciali e sulla redditività e hanno confermato la probabile contrazione dei costi nel 2010 rispetto allo scorso anno. Il management ha precisato che è stata completata la prima fase di razionalizzazione del patrimonio immobiliare non strumentale, segnalando che a oggi sono pronte per la vendita attività per 500 milioni di euro. Parallelamente proseguono iniziative connesse al portafoglio immobiliare strumentale per 2,5 miliardi.

Alla luce di questi risultati, il management di Monte dei Paschi di Siena ha proposto la distribuzione di un dividendo di 0,01 euro per azione, ma solo per i titoli di risparmio.

26 marzo 2010

Edoardo Fagnani

Soldionline

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UNIPOL AUMENTO DI CAPITALE DA 500 MILIONI





Unipol ha annunciato a sorpresa un aumento di capitale da 500 miloni di euro. I dati 2009 hanno evidenziato una perdita consolidata di 769 milioni di euro, molto peggiore delle attese (che erano per un utile limitato).

Nonostante la perdita a livello consolidato la capogruppo ha chiuso il 2009 con un utile di 128,8 milioni. Sara' quindi distribuito un dividendo da 0,04 euro per le ordinarie e 0,0452 euro per le privilegio.

26 marzo 2010

La Stampa.it

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UNIPOL PULISCE IL BILANCIO? NO

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25 marzo 2010

L'ISTAT, CROLLANO LE VENDITE DI PRODOTTI ALIMENTARI



Secondo l'istituto di statistica sono diminuite del 3,3% rispetto al gennaio 2009

In sofferenza soprattutto la grande distribuzione, ipermercati e supermercati



Le vendite al dettaglio dei prodotti alimentari sono diminuite a gennaio dell'1% rispetto a dicembre e del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2009. Lo rileva l'Istat precisando che il dato congiunturale è il peggiore da aprile 2007 mentre quello tendenziale è il peggiore dal marzo 2009, quando segnò il -5,2%. Nel complesso le vendite al dettaglio a gennaio sono diminuite dello 0,5% rispetto a dicembre e del 2,6% rispetto a gennaio 2009. Lo rileva l'Istat precisando che il dato congiunturale è il peggiore da dicembre 2008 (allora segnò -0,7%).

Secondo l'istituto di statistica il calo delle vendite su dicembre (-0,5%) è la sintesi tra il -1% delle vendite alimentari (il dato peggiore da aprile 2007) e dello 0,3% dei prodotti non alimentari. Rispetto a gennaio 2009 le vendite alimentari sono diminuite del 3,3% (il calo più consistente da marzo 2009) mentre quelle dei prodotti non alimentari sono diminuite del 2,3%. Il calo tendenziale è stato forte soprattutto nelle imprese della grande distribuzione (-3,1%) mentre le imprese operanti su piccole superfici hanno segnato un -2,2% su gennaio.

Nell'alimentare le imprese della grande distribuzione hanno segnato un calo delle vendite del 3,5% mentre le imprese operanti su piccole superfici hanno registrato un calo delle vendite del 3,1%. Nel comparto non alimentare le aziende della grande distribuzione hanno segnato un calo delle vendite del 2,9% a fronte del calo del 2% dei piccoli negozi. Nell'alimentare gli ipermercati e i supermercati hanno perso il 3% del fatturato al livello tendenziale mentre i discount alimentare hanno segnato un -2,9%. Sul calo complessivo del 2,6% delle vendite a gennaio spicca quello dei prodotti farmaceutici (-4,2%) e delle dotazioni per l'informatica (-4,3%). Reggono meglio la crisi l'abbigliamento e le calzature (-1,2% per entrambi i comparti) la foto ottica (-0,6%) e il settore dei giocattoli, sport e campeggio (-0,9%).

25 marzo 2010

La Repubblica.it

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23 marzo 2010

TESTIMONIANZA SHOCK DI UN SOCIO-LAVORATORE COOP. "SFRUTTATI CON STIPENDI DA FAME"





‘’Sicurezza? Ispezioni preannunciate.
Formazione? I corsi li passano anche gli extracomunitari che non sanno l’italiano’’





Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera di un socio lavoratore Coop, iscritto alla Lega Nord.


Egregio Direttore,
questa lettera la dedico a Marco Carini, candidato del Pd alle prossime regionali. Sfogliando Libertà del 9 marzo scorso leggo che le coop sono fondamentali in Emilia Romagna. Mi domando: a cosa? Da pochi mesi sono un socio lavoratore in una cooperativa di Piacenza e posso dire di aver capito a cosa servono le cooperative e gli extracomunitari.

Le coop sono spesso usate dalle grandi imprese (della logistica, ad esempio, tanto decantata dalla giunta Reggi) per svolgere lavori di bassa manovalanza e non solo. Tramite appalti al ribasso le coop si aggiudicano questi lavori e le grandi imprese si tolgono il peso e l’onere di costi di manodopera, licenziando i propri dipendenti.

I soci lavoratori, come il sottoscritto, di conseguenza si devono accontentare di lavori veramente sottopagati (parlo di 6,10 – 6,50 euro euro lorde all’ora), senza neanche avere la garanzia di 40 ore settimanali: se c’è lavoro si fanno anche 12 ore al giorno, se non c’è ti lasciano a casa senza retribuzione.

Ho provato a lamentarmi, mi è stato detto che se non mi andava bene potevo restarmene a casa perché domande di lavoro di extracomunitari ce ne sono a decine (e poi si dice che certi lavori gli extracomunitari non vogliono più farli). In questo strano mondo non si sentono né si vedono sindacati né partiti politici, forse perché il silenzio fa comodo a tutti.

Parlando di sicurezza: corsi ad hoc vengono fatti a tutti i soci lavoratori, anche a chi non parla né scrive italiano, ma si dimostra miracolosamente in grado di rispondere in modo sufficiente ai quiz.

Le ispezioni degli organi preposti? Siamo avvertiti il giorno precedente e informati sulle risposte da dare per accontentare gli ispettori. Per ovvi motivi rimango anonimo, ma vorrei dire a Marco Carini che se la coop sei tu, io non ti voto.

Un esponente della Lega Nord


23 marzo 2010

Jennifer

Piacenza Day

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22 marzo 2010

TRE ANNI DI BLOG




OGGI FESTEGGIAMO IL NOSTRO TERZO COMPLEANNO






E così il Blog Lavoratori Unicoop dei magazzini festeggia la terza candelina.

All'inizio nessuno di noi pensava che questo spazio potesse avere una tale prospettiva nel tempo.
Questo blog nacque essenzialmente per dar voce a quei lavoratori dei magazzini Unicoop di Scandicci, che non trovavano appoggio alcuno nei sindacati (in particolare Cgil-Filcams, la rappresentanza nettamente maggioritaria) per avere una visibilità negata al cospetto di veri e propri soprusi da parte di Unicoop Firenze che, nel corso degli ultimi anni, dopo il trasferimento dei magazzini da Sesto Fiorentino nella nuova struttura di Scandicci, aveva fatto salire la conflittualità a livelli altissimi. L'azienda non rispettava accordi, ci obbligava a turni con ordini di servizio, ecc.
Il sindacato rimaneva immobile, come se non esistessimo.
Tutta la vicenda è riportata qui.

Ovviamente, nessuno di questi tutori dei diritti dei lavoratori si voleva scontrare con Unicoop, quindi eravamo vessati dall'azienda e abbandonati dai sindacati. Cornuti e mazziati, direbbero in altre zone.

La soluzione che trovammo fu relativamente semplice, ma paradossalmente rivoluzionaria in questa situazione che ormai era un canovaccio consolidato: Unicoop imponeva, il sindacato taceva o compiaceva e noi subivamo. Questo era lo schema da sempre. Poi, Unicoop premiava i sindacalisti che avevano "ben svolto" (si fa per dire) il loro ruolo. Un caso su tutti: Paolo Palmerio passato da Coordinatore sindacale per il CED e magazzini Unicoop Firenze a direttore del personale di Unicoop Tirreno. E poi i conflitti di interesse ce li ha solo Berlusconi...

In ogni caso, quella volta la pretesa di Unicoop era quella di imporre ai lavoratori del turno pomeridiano di lavorare solo sul turno di mattina, al fine di ampliare l'appalto al pomeriggio. Questo fu eseguito senza nessuna contrattazione con l'inutile sindacato, che gli avrebbe concesso tutto facilmente (che errore Covelli, eh?) ignorando gli accordi precedenti e una turnazione consolidata da molti anni. Ci furono spediti invece, tramite telegramma, degli ordini di servizio il sabato che ci indicavano il nuovo forzoso orario per il lunedi. Eravamo solo pacchi da spostare per far posto a manodopera meno costosa.

Era davvero troppo. Cominciammo a girare per studi legali. Capimmo ben presto che dovevamo evitare avvocati che in qualche modo erano legati ai sindacati o alla sinistra. Le ragioni sono ovvie. Alla fine, ne trovammo uno molto competente e demmo vita ad una vertenza collettiva che in Unicoop Firenze non si era mai vista.
Non solo, ma la vincemmo.

Poi il magazzino ha continuato ad essere di fatto l'unità produttiva più conflittuale di tutta Unicoop, perché i lavoratori dell'appalto (CFT di Novoli) lavoravano senza tutele, con turni massacranti e spesso senza alcun rispetto da parte dei loro responsabili. Questo ci disturbava assai, perché la dignità e il rispetto di un lavoratore, anche se viene dal Senegal o dal Perù (quasi tutti i lavoratori dell'appalto sono extracomunitari, o migranti come si usa dire ora) è la cosa più importante da tutelare. Inoltre, attraverso la loro salvaguardia, tuteliamo la nostra.

In seguito l'altro grande casino: la storia dei prodotti prelevati da alcuni nostri colleghi dalla gabbia della merce rotta e non riutilizzabile per la vendita, filmati dai Carabinieri e per questo licenziati. Vicenda che ha portato Unicoop Firenze a nuove sconfitte legali, perché i lavoratori ingiustamente licenziati sono stati tutti riammessi al lavoro .

Inoltre Unicoop, non ancora sazia di figuracce, ne fece una bruttissima, ma bellissima invece per i nostri colleghi, nella mitica trasmissione televisiva Mi manda rai tre del dicembre 2008, che di fatto li riabilitò agli occhi di tutti e dimostrò in modo inequivocabile che Unicoop è un'azienda in netta contraddizione con i decantati principi solidaristici.

Infine l'ennesima vertenza persa da Unicoop sui controlli a distanza nei confronti di alcuni dipendenti fatta dai terminali.

Insomma, tre anni vissuti pericolosamente, se ci passate l'espressione un pò ardita, ma che ci hanno fatto crescere da molti punti di vista, con una maggiore consapevolezza dei nostri mezzi e migliore capacità analitica nel capire ed affrontare i problemi.

In questo processo ci ha aiutato anche il blog. Non ci siamo limitati ad occuparci solo di Unicoop o di Coop, ma ci siamo interessati anche di altre aziende, come chi ci segue avrà potuto notare.

Vogliamo dunque ringraziare tutti quelli che ci leggono, ci scrivono, che ci danno una mano ed invitarli a darci nuovi stimoli per andare avanti.

Grazie a tutti.







21 marzo 2010

PER I ROSSI SOLIDARIETA' SOLO ALLA COOP




La Coop sei tu, anche quando magari tu non vorresti ma non hai scelta.






Succede a Zola Predosa, 18mila abitanti in provincia di Bologna. Anche qui, a causa della crisi, il comune guidato dal Pd Stefano Fiorini è intervenuto per sostenere i consumi delle famiglie bisognose, offrendo buoni spesa.

Ma la Lega Nord locale - scrive L’Informazione di Bologna - ha contestato il sistema di utilizzo dei buoni comunali. «Abbiamo scoperto che i buoni - ha dichiarato Francesco Lari, capogruppo a Zola - erano spendibili solo alla Coop e inoltre non hanno avuto nessuna applicazione di sconto».

Secondo gli uomini del Carroccio infatti l’unica ragione per cui si poteva preferire la Coop piuttosto che altri esercizi sarebbe stata se la cooperativa avesse offerto degli sconti, rinunciando, nell’ottica della solidarietà, a una parte del proprio guadagno. «Ma così non è stato. Riteniamo inaccettabile - conclude Lari - che l’amministrazione non abbia provato a chiedere ad altri negozi se avrebbero accettato dei buoni emessi dal Comune».

20 marzo 2010

Il Giornale.it

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IGD: NEL 2009 UTILE DIMEZZATO

Nonostante il crollo dell'utile, la società controllata da Coop Adriatica (41,5%) e Unicoop Tirreno (15%), vede crescere il fatturato e aumenta il dividendo per conservare l'appeal sul titolo.
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Da inizio anno ha perso l'8%



Il consiglio di amministrazione di Immobiliare Grande Distribuzione (Igd) (IGD.MI: Quotazione) ha approvato il bilancio 2009 della Siiq, società di investimento immobiliare quotata, attiva nel segmento commerciale.

I ricavi di Igd, l'unica Siiq presente sul listino italiano, sono saliti a 119,6 milioni di euro, dai 101,4 del bilancio 2008, si legge nella nota della società. Un incremento che - viene spiegato - dipende soprattutto dalle acquisizioni e dalle nuove aperture realizzate nel coso dell'anno

L'utile netto è pari a 20,4 milioni di euro, più che dimezzato rispetto ai 43,4 milioni dell'esercizio precedente, come conseguenza della valutazione del patrimonio immobiliare della società che ha risentito della congiuntura economica negativa.

Il patrimonio immobiliare del gruppo, preosegue il comunicato, ha raggiunto un valore di mercato di 1,724 miliardi di euro, da 1,423 miliardi del 2008.

Il dividendo proposto è di 5 centesimi ad azione (+42,86% rispetto al 2008).

Il cda propone inoltre la modifica di alcuni termini del bond convertibile 2012 da 230 milioni di euro. La data di scadenza viene differita al 28 dicembre 2013 dal 28 giugno 2012; il coupon è incrementato al 3,50% dal 2,50%; il prezzo di conversione è portato a 2,75 euro da 4,93 euro.

11 marzo 2010

Reuters


Comunicato stampa IGD bilancio 2009

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20 marzo 2010

MPS: FORTE PRESSING BANKITALIA, CDA VERSO DIVIDENDO ZERO



Dismissione immobili, ancora in stand-by
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Paghera' i T-bond





Il Monte dei Paschi gia' lo scorso anno aveva meditato a lungo la possibilita' di non dare la cedola, ma dopo un'analisi approfondita aveva deciso la distribuzione della cedola che per la Fondazione si e' tradotta (grazie anche alle altre categorie di azioni Mps in portafoglio) in un assegno appunto da 65 milioni che utilizzera', in parte, per l'attivita' erogativa di quest'anno.
Un anno di dividendo zero in ogni caso dovrebbe consentire all'ente guidato da Gabriello Mancini di proseguire nella sua attivita' secondo le linee strategiche fissate, limitando le erogazioni alla soglia dei 100 milioni.

Sul fronte della banca, la 'grande prudenza' chiesta dal Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nella distribuzione del dividendo gia' nell'incontro con i grandi istituti a fine gennaio, e' stata poi esplicitata nelle scorse settimane con le indicazioni date dalla Vigilanza di dedicare la massima parte dell'utile al rafforzamento patrimoniale.
Un'indicazione che non e' stata del tutto recepita dalle altre big del sistema che pero' lo scorso anno non diedero la cedola o si limitarono allo script dividend mentre il Monte distribui' un dividendo cash.

Ora invece tocca al Monte dei Paschi un anno di magra. La difficile congiuntura del 2009 e i costi una tantum della riorganizzazione del gruppo, oltre alla prudente politica di rettifiche e accantonamenti, si faranno del resto sentire sul risultato di quest'anno che difficilmente sara' superiore alla 'forchetta alta' del consensus attorno ai 200 milioni dopo gli oltre 950 milioni di utile netto del 2008.

In piu' il Monte dei Paschi, quest'anno, da un lato potra' beneficiare delle plusvalenze per le cessioni degli sportelli a Intesa Sanpaolo e Carige ma dall'altro dovra' iniziare a pagare le cedole dei Tremonti Bond: 160 milioni e' il conto per il 2010.

Un esborso che potrebbe essere coperto dai proventi dell'operazione di dismissione degli immobili strumentali ancora in stand-by, in attesa della revisione della normativa prudenziale su queste operazioni da parte della Banca d'Italia.

19 marzo 2010

Ggz

Il Sole 24 Ore Radiocor

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Il mancato dividendo farebbe saltare anche la cedola delle obbligazioni subordinate MPS
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Le obbligazioni MPS che rischiano di non staccare la cedola
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Le casalinghe scoprono l'Upper Tier II
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COOP E PUBBLICITA' INGANNEVOLE: L'ANTITRUST ACQUISISCE LA DENUNCIA DELL'ADUC









Lo scorso due marzo avevamo denunciato all'Antitrust la pubblicita' di UniCoop Firenze che ha questo slogan: “Contro il carovita per sempre. Una diminuzione dei prezzi di vendita fino al 20% per sempre”, che ancora campeggia sul sito della cooperativa.
Ora ci e' giunta comunicazione che l'Antitrust verifichera' la rilevanza dei fatti segnalati, e che la pratica e' la numero PS5720.

Riteniamo tale pubblicita' ingannevole, perche' fa una promessa praticamente impossibile da mantenere. Cosa vuol dire uno sconto del 20% per sempre? Rispetto a cosa, quanto e quando? Sembra proprio che questo “per sempre” non sia e non possa essere vero, e infatti e' gia' stato oggetto di condanna dell'Antitrust, con queste argomentazioni:

“... termini enfatici e categorici possono essere utilizzati nella comunicazione pubblicitaria solo quando corrispondono alle reali condizioni dell’offerta che si intende promuovere e (l'Autorita': ndr) ha ritenuto la dicitura 'per sempre', cosi' perentoria ed accattivante, idonea ad indurre in errore i consumatori sul carattere permanente delle condizioni delle offerte.

In conclusione, l’espressione 'per sempre' così come riportata negli spot in contestazione, non essendo corredata da elementi idonei a circoscriverne la portata, lascia di per se' intendere che le condizioni economiche pubblicizzate rimarranno invariate nel tempo rischiando di ingenerale la convinzione in una condizione impossibile... l’espressione si traduce, piuttosto, in una rassicurazione generica ed incontrollabile circa l’invariabilita' delle condizioni...”.

19 marzo 2010

Aduc.it

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18 marzo 2010

UNICOOP FIRENZE: 400 CLIENTI, TRASPARENZA SU FILIERA PRODOTTI


L'idea è partita da alcuni rappresentatnti dei gruppi di acquisto solidale
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Una lettera 'aperta', sottoscritta da oltre 400 persone tra soci e clienti della provincia, per chiedere a Unicoop Firenze quali sono i meccanismi di controllo messi in atto per garantire che i prodotti presenti nei propri punti vendita "provengono da una filiera controllata" e, comunque, da aziende che "non sfruttano in maniera illegale il lavoro dei braccianti".
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L'idea è partita da un alcuni rappresentanti dei gruppi d'acquisto solidale (Gas) che hanno raccolto le firme (418) nelle ultime tre settimane. L'iniziativa, spiegano i promotori, ha preso 'spunto' anche dai fatti di Rosarno, ovvero "dallo sfruttamento, per la raccolta delle arance, fino al limite della schiavitù, di uomini senza un contratto di lavoro regolare, con paga oraria risibile, costretti a vivere in baracche fatiscenti in condizioni veramente indegne".
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Per i promotori, poi, "non sono esaustivi" i chiarimenti forniti da Unicoop attraverso il proprio mensile 'L'Informatoré nel numero di marzo. Nella lettera si evidenzia un'esplicita richiesta a Unicoop per ottenere "trasparenza nella filiera dei prodotti" e la certezza che "non vi sia nessun tipo di connivenza con aziende che sfruttano il lavoro nero". Infine, si chiede anche quali siano le "contromisure che Coop Italia assume nel caso in cui venga a conoscenza che un'azienda da cui si rifornisce sia resa complice di tali situazioni"
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17 marzo 2010
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CAMPAINI RILANCIA IL "NO" A NUOVE APERTURE DOMENICALI E CHIEDE AIUTO ALLA CULTURA



Il Presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze lancia un progetto che riporti l'arte, la musica, il teatro, il cinema al centro dell'attenzione della gente e delle istituzioni, coinvolgendo i massimi operatori culturali toscani



UN MESE fa ha detto no ad ulteriori aperture domenicali di centri commerciali e outlet: «Non è utile continuare a lanciare messaggi secondo cui l'attività più ludica ed educativa sia lo shopping». Turiddo Campaini, presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop e dunque imprenditore proprio nel settore della grande distribuzione, adesso va oltre: «E' arrivato il momento di sviluppare un vero e proprio pensiero sugli stili di vita e sulla crescita culturale della Toscana, un'idea il più possibile fuori dalla rincorsa dello sviluppo per lo sviluppo messa in moto dalla crisi».
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Ieri Campaini ha chiamato a raccolta 44 operatori culturali toscani (tra gli altri Maggio Musicale, Pergola, Stensen, Mandela Forum, Saschall, Ex3, Agis, Teatro del Sale, Teatro di Pisa, Sergio Staino, l'attrice Daniela Morozzi, il regista Federico Bondi) per elaborare un progetto condiviso che riporti l'arte, la musica, il teatro, il cinema al centro dell'attenzione della gente e delle istituzioni: «La continua, eccessiva velocità nella ricerca di soluzioni ai problemi ha stravolto il mondo - dice - e fa sì che ci manchi il tempo. Siccome siamo stressati, andiamo a passarlo dove possiamo non pensare. Ma la nostra identità nonè data dalla somma di ciò che consumiamo, come qualcuno pensa. Bensì è il risultato di ciò che siamo». «LA CRISI si affronta meglio se i cittadini sono più attrezzati dal punto di vista culturale - prosegue Campaini - Per questo cerchiamo persone, organizzazioni ed enti disposti a spendersi per un recupero di valori. Qualcuno dirà che faremo la fine di Don Chisciotte, ma noi siamo fortemente convinti delle nostre idee».
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Il dibattito è serrato. Lorenzo Cinatti del Puccini auspica «la nascita di una Fondazione, emanazione della Coop, che sia espressione di tutte le valutazioni messe in campo da Campaini»;
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Riccardo Ventrella (Pergola) invita a far breccia nell'immaginario dei neofiti «portando la cultura nei luoghi da loro frequentati.
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No alla demonizzazione dei centri commerciali», casomai «diamo alla gente gli strumenti culturali per scegliere» dice Stefania Ippoliti di Sistema Toscana Cinema, che aggiunge: «Basta col dover giustificare i nostri investimenti come se fossero colpe. La cultura non va motivata».
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Daniela Morozzi critica lo snobismo degli intellettuali: «Se fatto bene, l'intrattenimento è un ottimo veicolo culturale. Pratichiamolo nelle tivù locali».
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Tutti sono concordi nel sottolineare come l'iniziativa di Unicoop denunci il silenzio assordante della politica in questo settore, «è inquietante che un'impresa faccia ciò che le amministrazioni pubbliche non fanno» dice Cinatti;
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per Staino l'idea di Campaini «è espressione di una crisi a cui non si possono dare risposte tradizionali». Fabio Picchi è colpito «dalla critica violenta che Campaini fa sul consumismo e che è quindi anche autocritica, visto il suo ruolo imprenditoriale. Da oggi parte una vera e propria alleanza emotiva della cultura»;
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Susanna Colombo del Maggio Musicale, che auspica sì un avvicinamento dei giovani ai temi culturali «ma anche degli anziani, spesso chiusi nelle loro case come monadi», elogia il tono del summit, «finalmente non siamo qui per piangere sull'assenza di soldi».
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Campaini conclude: non c'è niente di strano se è un privato a prendere una posizione così netta. «Quando sono nate, le cooperative di consumo avevano il compito di vendere, ma anche di organizzare attività culturali, ricreative, sportive. Noi attualizziamo quel modo di operare».
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16 marzo 2010
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Fulvio Paloscia
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La Repubblica

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14 marzo 2010

PERCHE’ CAMPAINI FECE FUORI ARMANDO VANNI?


E se le cose fossero andate così?



Questo tema, per i dipendenti di Unicoop Firenze più attenti alle questioni interne della cooperativa e per gli “appassionati” alle vicende di una delle più grandi aziende della toscana, è rimasto un enigma.

Proviamo a dare la nostra interpretazione.

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LA VERSIONE UFFICIALE

“L'addio precoce di Vanni sarebbe legato a forti dissensi sulla linea di gestione dell'azienda che in toscana detiene il primato del fatturato e un organico di quasi 8.000 dipendenti.
Divergenze dovute in gran parte alla particolarissima natura dell'Unicoop, che pure essendo un colosso della grande distribuzione ha radici profonde nel territorio e una mission sociale che la rende diversa da altre imprese.
La differenza di vedute tra Vanni e gli altri consiglieri e tra Vanni e lo stesso Campaini rischiavano, raccontano alla Coop, di paralizzare una serie di decisioni operative legate alla campagna per la diminuzione dei prezzi e ad altre iniziative che non potevano essere rimandate.”

(La Repubblica, 20 marzo 2008)

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QUELLO CHE NON CONVINCE

2 gennaio 2008 - Unicoop Firenze “annuncia” un cambiamento epocale nella governance della cooperativa. Dal classico sistema aziendale ad una sola testa (ovviamente quella di Campaini), si passa al cosiddetto sistema duale, un metodo gestionale innovativo che stride assai con l’attitudine ultraconservatrice di Unicoop.

Questo tipo di governance permette di scegliere i manager a cui affidare la gestione (Consiglio di Gestione) e tenere il controllo tramite l’altro ramo – il Consiglio di Sorveglianza - che risponde alla proprietà (i soci) e che nomina il Consiglio di Gestione e quindi i manager.

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3 gennaio 2008 - Il geometra Armando Vanni, già presidente del Consorzio Etruria, società legata a doppio filo con Unicoop, diventa presidente di Unicoop Firenze.

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30 novembre 2008 - Questa che segue è un’intercettazione telefonica antecedente al 30 novembre 2008, data della pubblicazione del “Corriere Fiorentino”, intercorsa tra Armando Vanni e l’allora assessore Graziano Cioni, all'epoca lanciatissimo per diventare il futuro sindaco di Firenze:

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“Sempre di liste si parla. C'è una conversazione intercettata tra Armando Vanni (uno dei massimi quadri del Consorzio Etruria e attuale presidente del consiglio di gestione di Unicoop Firenze) e Graziano Cioni.

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Cioni: «Abbiamo un sindaco pazzo!».
Vanni: «Diciamo che mi meraviglio».
Cioni: «La follia al potere».
Vanni: «Mi meraviglio che te ne sei accorto ora. Dopo avergli salvato cento volte...».
Cioni: «No, no, io ho tenuto il segreto professionale fino a ora».
Vanni (ride): «L'hai salvato troppe volte».
Cioni: «Eh ho tenuto il segreto professionale. Ascolta, mi fai incontrare qualcuno?».
Vanni: «Lunedì o martedì?».
Cioni: «No, come vuoi te, dai!»,
Vanni: «L'importante deve essere... deve esserci la lista, i numeri di telefono, le persone».”

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Come si può intuire, sono tutti indaffarati per le liste delle primarie, ma non emerge nulla di penalmente rilevante. Tuttavia, è possibile che alle orecchie di Campaini qualcosa, tramite qualche canale riservato sia arrivato, magari in anticipo e che l’abbia inquietato.

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Campaini, uomo da sempre prudente e probabilmente con un fondo di onestà, nonostante l’adesione al Partito Comunista, avverte un pericolo. Si sa che chi lavora con gli appalti è spesso a contatto con assessori, che ci sono scambi di favori dei quali solo una piccola percentuale ha un seguito penale.

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Ma perché silurare Vanni dopo solo 14 mesi? Se c'erano delle "divergenze di vedute" tali da inficiare la sua gestione appena dopo un anno, come sostiene la versione ufficiale data alla stampa, non si potevano evitare questi malintesi? Qualcosa non quadra. E se Campaini fosse stato avvertito che Vanni poteva essere coinvolto, anche indirettamente, in qualche affare non chiaro? D’altra parte le intercettazioni con Cioni (poi inquisito per lo scandalo Fondiaria nell’area di Castello) e la notevole confidenza che anche noi possiamo evincere da quelle poche righe trascritte, non lascerebbero certo dormire sonni tranquilli.

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20 marzo 2009 - Le dimissioni di Armando Vanni dal Consiglio di Gestione di Unicoop Firenze.

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Se leggiamo le dimissioni imposte da Campaini a Vanni con questa lente, tornerebbe tutto.

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Per ora, abbiamo il lieto fine.




ARTICOLO 28: IL BABAU CHE NON SPAVENTA LA COOP


Quando ci sono gli estremi per applicare l'art. 28/300 contro la Coop, CGIL lo minaccia spesso, ma non vi ricorre mai.


Che siano, anche loro, in conflitto d'interessi?


L' articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, sta diventando per gli eroici sindacalisti della Filcams-Cgil, come il Babau per i bambini, quel mostro immaginario paventato ai pargoli per farli star buoni, ma che i bambini capiscono in fretta non esistere.

Invece l'art.ex 28/300 (Repressione della condotta antisindacale) esiste eccome e il caso dello sciopero del 12 marzo nelle Coop della provincia di Siena, è proprio uno di quei casi lampanti in cui va applicato, ma che la Cgil contro Coop si guarda bene dal fare, però dichiara alla stampa che "valuteranno le possibili azioni per procedere ad una denuncia di condotta antisindacale".

Ma che volete valutare? L'azienda ha sostituito personale scioperante con contratti a 10 giorni. Più condotta antisindacale di così !!!
Che volete vi prendano a cannonate la sede Filcams di Siena?

Intanto i precedenti NON sono confortanti ...

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13 marzo 2010

COOP CENTRO ITALIA, COMPORTAMENTO ANTISINDACALE? CGIL MEDITA LA DENUNCIA



Secondo Cgil la Coop Centro Italia avrebbe assunto lavoratori a termine, dall'11 al 20 marzo, evitando parzialmente le chiusure per sciopero


Nella giornata che ha visto lo sciopero proclamato dalla Cgil, lo stesso sindacato denuncia la "Coop Centro Italia", diventata "protagonista in negativo". Secondo la Cgil "a fronte di una forte partecipazione del personale dei punti vendita della provincia di Siena", l'azienda "si è attivata assumendo dei lavoratori a termine dall'11 al 20 marzo, riuscendo così a chiudere solo parzialmente le attività provinciali".

I delegati Rsu Coop Centro Italia della provincia di Siena e la Filcams Cgil di Siena, "oltre a denunciare questo comportamento lesivo nei confronti dei lavoratori, valuteranno le possibili azioni per procedere ad una denuncia di condotta antisindacale (art. 28 della Legge 300/70) al fine di ristabilire il principio del legittimo e fondamentale diritto di sciopero".

Inoltre i delegati Rsu Coop Centro Italia e la Filcams Cgil di Siena "denunciano il non rispetto del C.I.A (Contratto Integrativo Aziendale) in materia di assunzioni del personale, in quanto lo stesso prevede la norma dell'anzianità di servizio; ricordiamo, tra l'altro, che il contratto è stato sottoscritto con i presupposti e la volontà delle parti di operare per la stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari. Nel ribadire che non devono essere in alcun modo prevaricati i diritti dei lavoratori che hanno maturato lunghi periodi di precariato in Azienda, la Filcams Cgil di Siena valuterà tutte le azioni sindacali e legali possibili per tutelare il rispetto della norma".
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12 marzo 2010

Valdelsa.net


COMUNICATO CGIL SIENA: COOP CENTRO ITALIA: GRAVE COMPORTAMENTO ANTISINDACALE

Sciopero a metà nella Coop, ma la Cgil è soddisfatta

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12 marzo 2010

RUMORS SU AVVICENDAMENTI DI ALCUNI RESPONSABILI UNICOOP FIRENZE




Si parla di alcuni cambiamenti dopo l'uscita della Latini. I nomi che circolano sono sempre quelli dei soliti ultrasessantenni, nel solco di una consolidata tradizione conservatrice



Per ora sono solo voci di corridoio non confermate, quindi prendetele col beneficio del dubbio.
Qualche giorno fa si sarebbe riunito il Consiglio di Gestione di Unicoop Firenze, che, in seguito alla dipartita di Maura Latini (attuale vicepresidente di Coop Italia) la quale in Unicoop svolgeva la funzione di Responsabile commerciale per il canale ipermercati, avrebbe provveduto ad alcuni avvicendamenti.

Il posto della Latini sarebbe stato preso da Piero Forconi che era il responsabile delle Risorse Umane (nonché membro del Consiglio di Gestione), questo ruolo sarebbe ora ricoperto da Golfredo Biancalani ad interim con la sua carica di Presidente del Consiglio di Gestione (subentrò al silurato Armando Vanni, ora presidente della tormentata BPT di Riccardo Fusi). Si parla anche dell'entrata di Marco Covelli (Respondabile della Logistica) nel Consiglio di Gestione di Unicoop.
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11 marzo 2010

LICENZIATA DOPO TRENT'ANNI INIZIA LO SCIOPERO DELLA FAME














Un'ex cassiera della Coop ha cominciato lo sciopero della fame sui gradini del palazzo di giustizia di Genova. Teresa Bruzzese, 57 anni, è stata licenziata dopo quasi 30 anni. Nel 1988 aveva chiesto e ottenuto di trasformare il suo contratto in un part time, per accudire i figli piccoli. Nel 1992 aveva chiesto di ritornare a lavorare a tempo pieno, venendo esaudita però solo dopo anni. Per questo fece causa ottenendo circa 40 mila euro. A quel punto, secondo la donna, sono scattate umiliazioni e vessazioni, fino al licenziamento, nel 2007. “Non mi resta che lottare così, per ottenere quello che mi spetta", dice oggi la donna.

10 marzo 2010

cittàdigenova.com
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10 marzo 2010

MPS: MOODY'S CORREGGE IL RATING



L'agenzia internazionale corregge il rating su capitale subordinato junior da A2 a Baa3






Moody's ha corretto il rating sul capitale subordinato junior di dei Paschi di Siena a Baa3 da A2. Lo comunica l'agenzia di rating spiegando che la correzione deriva dal fatto che era stato erroneamente classificato come debito subordinato junior e che quindi e' stato riclassificato. Lo scorso novembre, infatti, Moody's aveva tagliato il rating su titoli ibridi e di debito subordinato delle banche a seguito della revisione della metodologia per l'assegnazione dei rating a questi titoli.

10 marzo 2010

06 marzo 2010

MUSSARI ALL'ABI? BAZOLI LASCIA LA PAROLA A SALZA


Giuseppe Mussari
alla guida dell'Abi? «Mi rimetto alla decisioni e agli orientamenti di chi rappresenta la nostra banca, che è l'amico Enrico Salza»


Potrebbe sembrare un via libera (anche se implicito) alla candidatura del presidente del Monte dei Paschi di Siena quello di Giovanni Bazoli. Intervistato a margine dell'inaugurazione di un restauro di affreschi all'Abbazia di Chiaravalle, il presidente del consiglio di sorveglianza ha dichiarato: «Non faccio parte forse per la prima volta del comitato dei saggi su questo punto - ha detto - mi rimetto alla decisioni e agli orientamenti di chi rappresenta la nostra banca, che è l'amico Enrico Salza». Salza aveva affermato nei giorni scorsi che il presidente Mps potrebbe essere un "bravissimo" presidente dell'Abi così come pure il numero uno in scadenza Corrado Faissola. [...]

5 marzo 2010

ILSOLE24ORE.COM


Intanto a Siena c'è chi contesterà, dati alla mano, la disastrosa gestione Mussari


La storia del "Monte" in breve

La "Siena dissidente"

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04 marzo 2010

"LAVORATORI PIU' DEBOLI E RICATTABILI, RICORREREMO ALLA CORTE COSTITUZIONALE"

Epifani: noi falsi? Il governo dica solo se abbiamo ragione o no.

Sacconi non dice la verità.
In questo nuovo schema, imboccata la strada dell'arbitrato, non si può più rivolgersi al giudice

La contrattazione servirà per definire le procedure, non a modificare quello che stabilisce questa legge

Un lavoratore "più debole e "ricattabile"": sarà questo - dice Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil - l'effetto della nuova legge sul processo del lavoro voluta dal governo. E contro questa legge annuncia che la Cgil ricorrerà alla Corte costituzionale.
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Perché la Cgil ritiene ancora più grave questa iniziativa legislativa rispetto a quella del 2002 sull'articolo 18 che scatenò la protesta?
"Perché è una norma di carattere generale che interviene sul complesso delle procedure per la difesa dei diritti dei lavoratori. Nella prima versione della legge era addirittura prevista l'obbligatorietà del ricorso all'arbitrato che poi è diventato facoltativo. Tuttavia il punto vero è che nel momento dell'assunzione il datore di lavoro può chiedere a un lavoratore di rinunciare alla via giudiziale per la tutela dei propri diritti. E, in quel particolare momento, il lavoratore è più debole e più "ricattabile". Per questo potrebbe accettare la proposta precludendosi per tutta la durata del rapporto di lavoro di ricorrere al giudice".

Il ministro del Lavoro Sacconi ha parlato di una polemica da parte dei "soliti noti" (tra questi sicuramente la Cgil) che confermerebbe "la malafede di chi vuole sempre accendere la tensione sociale". Lei sta cercando lo scontro sociale?
"Non capisco perché Sacconi parli di malafede. Questa non è una questione di malafede e buonafede. Sacconi dovrebbe dire se ciò che sostiene la Cgil è vero o meno".

Comunque maggioranza e governo spiegano che spetterà ai contratti fissare i paletti per l'accesso all'arbitrato. Non crede che in sede contrattuale potranno essere apportati miglioramenti?
"La contrattazione servirà per definire le procedure ma non certo a modificare quello che stabilisce la legge. Sarà una contrattazione molto vincolata e, dunque, non libera".

Ma il ricorso all'arbitrato non è per i lavoratori un'opportunità in più per difendersi? "Lo era prima di questa legge. In questo nuovo schema una volta imboccata la strada dell'arbitro non si può più andare dal giudice. Sacconi non dice la verità".

La legge è in Parlamento da quasi due anni: perché non ve ne siete accorti prima? "Non è vero che non ce ne siamo accorti. Abbiamo sollevato il problema molto tempo fa. Intorno alle nostre posizioni si sono ritrovati giuristi moderati come Romagnoli e Treu. La stessa Associazione nazionale dei magistrati ha condiviso le nostre preoccupazioni. È il ministro Sacconi che non vuole rendersi conto che la sua scelta renderà più deboli i lavoratori. Tanto più - e in questo ha ragione Bersani - in una fase di crisi come l'attuale. La legge non solo è sbagliata ma è anche fuori tempo".

Farete ricorso alla Consulta? "Lo stiamo valutando. L'impressione è che ci sia più d'una norma in contrasto con la Costituzione".

Non trova che l'opposizione sia stata un po' assente in questa vicenda? Aver portato a casa un dibattito parlamentare sulla crisi economica è un buon risultato. Certo su questa legge non c'è stata quella forza, anche sul piano culturale, che sarebbe stata necessaria".

La prossima settimana, il 12 marzo, ci sarà lo sciopero generale della Cgil. Non ha provato a coinvolgere anche Cisl e Uil visto che nelle ultime settimane hanno alzato i toni critici nei confronti del governo?" Sul fisco avevamo lavorato a una proposta comune poi Cisl e Uil hanno organizzato un'iniziativa col governo e gli imprenditori. Ora sento che Angeletti, Bonanni e pure la Marcegaglia chiedono un cambio di fase. È quello che chiediamo noi che, però, siamo anche conseguenti e facciamo lo sciopero per l'occupazione, per una diversa politica sul fisco e sui migranti".

4 marzo 2010

Roberto Mania

La Repubblica

IL TESTO DEL DDL APPROVATO AL SENATO (Vedere art. 33 - Conciliazione e arbitrato)

PRINCIPALI NORME DEL DDL SUL LAVORO

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03 marzo 2010

LICENZIAMENTI, ARRIVA L'ARTICOLO PER AGGIRARE LA LEGGE 18




Previsto un arbitrato invece del giudice per risolvere le controversie fra lavoratori e datori di lavoro.
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Cgil: "E' peggio che nel 2002"


Aggirare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello che tutela dal licenziamento senza giusta causa, e anche altre norme della nostra legislazione sul lavoro. Ma senza dirlo, almeno direttamente. La nuova legge sul processo del lavoro presentata dal governo è ormai a un passo dall'approvazione: questa settimana dovrebbe concluderne l'esame la Commissione Lavoro di Palazzo Madama, subito dopo sarà l'Aula a dare il via libera definitivo dopo quasi due anni di navetta tra Camera e Senato.

In quel testo (il disegno di legge 1167-B) c'è scritto che le controversie tra il datore di lavoro e il suo dipendente potranno essere risolte anche da un arbitro in alternativa al giudice: o l'uno o l'altro. Un cambiamento radicale rispetto alla tradizione giuridica italiana, dove c'è sempre stata una forte diffidenza nei confronti dei lodi arbitrali di stampo anglosassone. Un affievolimento di fatto delle tutele a favore del lavoratore, la parte oggettivamente più debole in questo tipo di controversie. E anche, appunto, un superamento dell'articolo 18, come di altri vincoli legislativi. Perché di fronte a un licenziamento l'arbitro deciderà "secondo equità". "Secondo la sua concezione di equità, non secondo la legge", commenta preoccupato Tiziano Treu, senatore del Pd, ex ministro del lavoro, giuslavorista non certo un massimalista visto che porta il suo nome il primo pacchetto sulla flessibilità. Eppure Treu è tra i firmatati di un appello ("Fermiano la controriforma del diritto del lavoro") contro il disegno di legge del governo giudicato "eversivo rispetto all'intero ordinamento giuslavoristico". Tra i firmatari il giurista di Bologna Umberto Romagnoli, il sociologo torinese Luciano Gallino, l'ex presidente dell'Inps Massimo Paci. Un appello che però resterà nel vuoto.

La norma è davvero complessa. In sostanza - modificando l'articolo 412 del codice di procedura civile - si prevedono due possibilità tra loro alternative per la risoluzione delle controversie: o la via giudiziale oppure quella arbitrale. Già nel contratto di assunzione, anche in deroga ai contratti collettivi, potrebbe essere stabilito (con la cosiddetta clausola compromissoria) che in caso di contrasto le parti si affideranno a un arbitro. Strada assai meno garantista per il lavoratore che in un momento di debolezza negoziale (quello dell'assunzione, appunto) finirebbe per essere costretto ad accettare. E il giudizio dell'arbitro sarà impugnabile esclusivamente per vizi procedurali.

"Questa volta - sostiene Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil - è peggio rispetto al 2002: allora l'attacco all'articolo 18 fu diretto ed era semplice spiegarlo ai lavoratori. Ora l'aggiramento va ben oltre l'articolo 18 impedendo addirittura di arrivare al giudice del lavoro". Di "approccio chirurgico", parla l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano (Pd). "Si fanno le "operazioni" - aggiunge - senza andare allo scontro frontale". Preoccupata anche la Cisl, dice il segretario Giorgio Santini: "Non abbiamo pregiudizi nei confronti dell'arbitrato, ma ora spetta alla contrattazione fissare i paletti di garanzia per l'esercizio dell'arbitrato". La legge infatti rinvia a un accordo tra le parti che però se non arriverà entro un anno lascerà spazio a un decreto del ministro del Lavoro. Ma per Giuliano Cazzola (Pdl), relatore del disegno di legge alla Camera: "bisogna smetterla di considerare i lavoratori come dei "minus habens", incapaci di scegliere responsabilmente e consapevolmente un percorso giudiziale o uno stragiudiziale (l'arbitrato, ndr), per dirimere le loro controversie di lavoro".

3 marzo 2010

Roberto Mania

La Repubblica

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Articolo 18: insorgono PD e sindacati, ma il senato approva

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